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martedì 1 ottobre 2024

Ancora sui contenuti: i testi

 (...sono rimasti 54 posti. Sembrano molti, ma sono pochi, perché i relatori e gli invitati da qualche parte dovremo pur metterli. Il convegno è fra 25 giorni, nell'ultima settimana la media è stata di sette prenotazioni al giorno, per me se non venite è meglio, così vinco la scommessa, ma il piagnucolo dopo quello che è successo ad aprile non sarà consentito...)

Dal lavoro sui video sono uscite tante belle proposte, tanti contenuti di cui avevo perso la memoria. Devo dire però che forse il più impressionante è proprio il primo, che mi sono riascoltato oggi facendo la consueta "prova del moribondo":


Era stato girato il 22 ottobre 2011 all'ormai mitologica assemblea di Chianciano Terme del movimento SollevAzione, cui avevano partecipato anche Sergio Cesaratto, che probabilmente ricorderete, e Marino Badiale, che ho perso di vista. Quindi, due mesi esatti (per la precisione, 61 giorni) dopo il noto articolo sul manifesto, e 25 giorni prima del 16 novembre 2011, data in cui aprii questo blog con un articolo dal titolo profetico: "I salvataggi che non ci salveranno", la cui storia vi scrissi poi parlando di un anno vissuto umoristicamente (perché non dobbiamo dimenticare che una delle chiavi di comunicazione che vi hanno tenuto qui è stato, appunto, il registro umoristico, satirico, che fosse usato per descrivere l'incapacità dei governanti della Ruritania nel gestire le frazioni improprie - quali un debito pubblico superiore al 100% del Pil - o l'inqualificabile disonestà intellettuale di chi, facendo il più prevedibile e abusato dei cherry picking, cercava di dimostrarci che NSGC è morto di ipotermia e le rivalutazioni sono espansive).

In quel video c'era sostanzialmente già tutto: il fallimento del modello tedesco, il cui apparente successo era dovuto esclusivamente a politiche di svalutazione salariale e allo sfruttamento di una domanda estera (la nostra) che sarebbe presto venuta a mancare a causa della distorsione moralistica della stessa politica tedesca (punire il debitore, dimenticando che si è indebitato per sostenere la tua economia, cioè segare il ramo su cui sei seduto); la futilità della teoria del grande pennello (metafora dell'idea cretina che esistano economie di scala politiche rese necessarie dalla scala dei due grandi Stati nazionali che si fronteggiano sullo scacchiere internazionale: USA e Cina); ma soprattutto la Goofynomics: strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita, strano come un'esportazione tedesca vista dalla Grecia somigli a un'importazione greca, ma soprattutto strano che si accusi il greco di essere cattivo perché importa, visto che, se lui fosse bravo, il bravo tedesco non potrebbe esportare. Sostanzialmente era tutto lì.

Nel video rinvio, per i dettagli, al primo articolo di una certa ampiezza, quello, appunto, del manifesto, che però cito come "articolo di sbilanciamoci", perché il forum su La rotta d'Europa, promosso da Rossana Rossanda, era stato curato dalla redazione scientifica del blog sbilanciamoci, in cui militava il collega Mario Pianta (detto Mario Piantala), quello che mi suggerì di attenuare i toni della critica a Rossanda, ed era uscito in simultanea sul blog e sull'edizione online del manifesto.

Ecco, in una ipotetica collezione di articoli da riporre nel mausoleo quello avrebbe posizione di preminenza, non fosse che per il fatto di essere stato la causa del risveglio di molti di voi (almeno, di quelli che essendo di sinistra leggevano roba sinistra). Non saprei se considerarlo "divulgativo" o "mediatico", ma in qualche modo lo renderei visibile dalla home del sito, per il semplice motivo che come ha svegliato voi, può svegliare altri. Certo, resta il problema dell'elettore "dedestra" puro e duro di comprendonio, dell'ingenuo che chiama "comunisti" i comparuzzi del "vile affarista", e che magari può sentirsi respinto da un articolo apparso sul manifesto. Sono io il primo a dire che i numeri servono, ma i numeri, la storia lo dimostra, li avevamo quando ce ne fottevamo di chi ragiona così...

Comunque, nel caso dei testi (non scientifici) le metriche mancano, almeno quelle quantitative. Ci sono delle metriche qualitative implicite, date dal prestigio della testata, per cui uscire sul Sole 24 Ore non è come uscire sul Fatto Quotidiano (potete immaginare che il prestigio sia inversamente proporzionale alla veridicità ma ora il punto non è questo)! Non sono quindi in grado di proporvi, come nel caso dei video, una selezione basata su metriche, ma magari potrebbe aiutarvi ad aiutarmi avere un inventario almeno parziale dei miei scritti. A far data dal primo gennaio 2012 fino ad oggi la rassegna stampa parlamentare riporta 81 miei interventi (nel 2012 non c'è nulla perché non ero ancora abbastanza autorevole):

  1. 05/04/2013, STAMPA, GRAZIE MA NON SONO CANDIDATO PREMIER, BAGNAI ALBERTO
  2. 05/04/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, SOLO TORNANDO INDIPENDENTI SI PUO' RIPARTIRE, BAGNAI ALBERTO
  3. 12/06/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, L'EUROPA SI SALVA SOLO SE BERLINO LASCIA L'EURO, BAGNAI ALBERTO
  4. 08/08/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, L'OTTIMISMO DI LETTA? OVVIETÀ E DECIMALI, BAGNAI ALBERTO
  5. 04/09/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, ADDIO ALL'EURO, I PERICOLI DELL'ALTERNATIVA TEDESCA, BAGNAI ALBERTO
  6. 11/09/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, ALEMANNO I PERICOLI DELLA CONVERSIONE ANTI-EURO, BAGNAI ALBERTO
  7. 18/09/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, DEBITO, SOLO BERLINO PUÒ TRUCCARE I CONTI, BAGNAI ALBERTO
  8. 22/09/2013, LIBERO QUOTIDIANO, ALL'ITALIA PERÒ CONVIENE ANCORA USCIRE DALL'EURO, BAGNAI ALBERTO
  9. 07/10/2013, TEMPO, ORA INVESTIAMO A LUNGO RAGGIO, BAGNAI ALBERTO
  10. 07/11/2013, SECOLO XIX, MA LA REGOLA DEL DEFICIT NON FUNZIONA BAGNAI ALBERTO, 
  11. 03/01/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LA FINTA EUROFESTA DELLA LETTONIA, BAGNAI ALBERTO
  12. 22/01/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'INEVITABILE CADUTA DELLA FRANCIA DI HOLLANDE, BAGNAI ALBERTO
  13. 28/01/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'INSOSTENIBILE PESO DEL PESO CHE HA RI-AFFOSSATO L'ARGENTINA, BAGNAI ALBERTO
  14. 26/02/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'EURO FUNZIONEREBBE SOLO SE FOSSE... LA LIRA, BAGNAI ALBERTO
  15. 06/03/2014, LIBERO QUOTIDIANO, PERCHÉ SIAMO PREDE COLPA DELLE REGOLE EUROPEE SE IL PAESE È IN SVENDITA, BAGNAI ALBERTO
  16. 26/03/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LA SINISTRA È CIECA, LA DESTRA NO, BAGNAI ALBERTO
  17. 09/04/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, IL FMI DIFENDE L'EURO PERCHÉ GLI DÀ LAVORO, BAGNAI ALBERTO
  18. 23/04/2014, LIBERO QUOTIDIANO, L'AUSTERITÀ BLOCCA IL RISANAMENTO E LE RIFORME NEI PAESI DEL SUD, BAGNAI ALBERTO
  19. 30/04/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LE CONTRADDIZIONI INSANABILI DELL'EURO BAGNAI ALBERTO, 
  20. 21/05/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, EURO LA TRAPPOLA NASCOSTA NEL CAMBIO FISSO, BAGNAI ALBERTO
  21. 28/05/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LE PEN & CO. SONO LE URNE, ALTRO CHE POPULISMO, BAGNAI ALBERTO
  22. 09/07/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, CARI FAN DELL'AUSTERITÀ, GIÙ LE MANI DALL'ISTAT, BAGNAI ALBERTO
  23. 23/07/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'EUROZONA E LA LEZIONE DI BRETTON WOODS, BAGNAI ALBERTO
  24. 26/07/2014, TEMPO, SONO I DANNI DELLA MONETA FORTE IN UN PAESE DEBOLE, BAGNAI ALBERTO
  25. 30/07/2014, TEMPO, TAGLI SBAGLIATI SE C'È LA CRISI, BAGNAI ALBERTO
  26. 07/08/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, SE VOLETE L'EURO, VOLETE LA RECESSIONE, BAGNAI ALBERTO
  27. 20/08/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, "DA MONTI IN POI SIAMO GOVERNATI DAI CREDITORI", BAGNAI ALBERTO
  28. 22/09/2014, TEMPO, SAN MATTEO ONORA IL DEBITO, BAGNAI ALBERTO
  29. 22/10/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, GERMANIA, L'ACQUA CALDA DEL FINTO BOOM, BAGNAI ALBERTO
  30. 26/10/2014, TEMPO, NESSUNA LEZIONE DA BRUXELLES, BAGNAI ALBERTO
  31. 21/11/2014, TEMPO, IL NEGAZIONISMO È ACQUA PASSATA, BAGNAI ALBERTO
  32. 26/11/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'ITALIA PUÒ FARCELA, MA SOLTANTO SENZA EURO, BAGNAI ALBERTO
  33. 31/12/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, DRAGHI FLOP, BAGNAI ALBERTO
  34. 06/01/2015, TEMPO, MA LE LEGGI DA SOLE NON SERVONO A NULLA, BAGNAI ALBERTO
  35. 14/01/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, BENZINA, CADE UN ALIBI A DIFESA DELL'EURO, BAGNAI ALBERTO
  36. 17/01/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, FRANCO SVIZZERO, LA SOTTILE LINEA TRA PROTEZIONE E BOLLA SPECULATIVA, BAGNAI ALBERTO
  37. 23/01/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, UN'AMMISSIONE DI DEBOLEZZA CHE NON RISOLVE I PROBLEMI, BAGNAI ALBERTO
  38. 07/02/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, BATTAGLIA NOBILE MA SPOT SBAGLIATO, GLI ERRORI DELLA TAVERNA SULL'EURO, BAGNAI ALBERTO
  39. 24/02/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, TSIPRAS HA PERSO E NON POTEVA FARE ALTRO: IL PROBLEMA DI ATENE È L’EURO, BAGNAI ALBERTO
  40. 18/04/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, TSIPRAS SI CREDE FURBO E PUNTA A FARSI CACCIARE, BAGNAI ALBERTO
  41. 20/05/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, SORPRESA: L’ECONOMIST SCOPRE IL DEBITO PRIVATO, BAGNAI ALBERTO
  42. 24/05/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, I POTERI SONO INDIPENDENTI, LA BCE DI PIÙ. E INFATTI GOVERNA, BAGNAI ALBERTO
  43. 24/06/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, SALVINI HA RAGIONE SOLO SULL'EURO (MA IL RESTO CONTA MOLTO MENO), BAGNAI ALBERTO
  44. 28/06/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, IL PREZZO DELLE BUGIE SUL RIGORE, BAGNAI ALBERTO
  45. 04/07/2015, TEMPO, DEMAGOGIA E MENZOGNE, BAGNAI ALBERTO
  46. 07/07/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, DA LEONIDA A PIRRO IL PASSO È BREVE, BAGNAI ALBERTO
  47. 01/08/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, L'ACQUA CALDA DELLA BCE, BAGNAI ALBERTO
  48. 12/08/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, TAGLI ALLA MUSICA, RENZI FA QUELLO CHE B. NON SI SOGNAVA NEMMENO, BAGNAI ALBERTO
  49. 14/08/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, LA GUERRA DELLE MONETE L'HA INIZIATA LA BCE, LA CINA RISPONDE, BAGNAI ALBERTO
  50. 15/08/2015, TEMPO, CONTIAMO TROPPO POCO PER RISALIRE, BAGNAI ALBERTO
  51. 02/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, LE SCUSE DELL'IKEA PER TAGLIARE I SALARI DEI DIPENDENTI DEL 30%, BAGNAI ALBERTO
  52. 16/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, IL PENTIMENTO DEL PROF. GIAVAZZI È IL FALLIMENTO DEI "BOCCONIANI", BAGNAI ALBERTO
  53. 18/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, L'AMNESIA DI GIAVAZZI: E IL CAMBIO?, BAGNAI ALBERTO
  54. 25/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, GALLINO, È TARDI PER CAPIRE CHE L'EURO NON VA, BAGNAI ALBERTO
  55. 11/11/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, STATI UNITI D'EUROPA? MEGLIO DARE UN'OCCHIATA AI PRECEDENTI, BAGNAI ALBERTO
  56. 18/12/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, BANCHE, IL TEMA NON È LA MALAGESTIONE, BAGNAI ALBERTO
  57. 10/02/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, IL PROFESSOR PADOAN HA CONFESSATO CHE IL MINISTRO NON CAPISCE NIENTE, BAGNAI ALBERTO
  58. 27/04/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, HELICOPTER MONEY? TUTTO PER NON FARE LA COSA GIUSTA: GLI INVESTIMENTI PUBBLICI, BAGNAI ALBERTO
  59. 04/05/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, LA VERA STAGNAZIONE SECOLARE È NEI SALARI, BAGNAI ALBERTO
  60. 01/06/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, CARO ZINGALES, LA TROIKA NON È L'UNICA POSSIBILITÀ, BAGNAI ALBERTO
  61. 16/06/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, BREXIT, A SPAVENTARE LA UE È LA DEMOCRAZIA, BAGNAI ALBERTO
  62. 25/06/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, IL VERO SMACCO È CHE SI RIVELI FRUTTUOSA, BAGNAI ALBERTO
  63. 06/07/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, BREXIT, IL RIMEDIO DELL'ECONOMIA ALLE FALSE ISTERIE DEI GOVERNANTI, BAGNAI ALBERTO
  64. 10/08/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, PRODUZIONE INDUSTRIALE I NUMERI DI UN DISASTRO CHE NON HA PRECEDENTI, BAGNAI ALBERTO
  65. 13/08/2016, TEMPO, IL VICOLO CIECO DEL GOVERNO, BAGNAI ALBERTO
  66. 17/08/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, DUEMILA MILIARDI DI PIL ANDATI IN FUMO DAL 2008, BAGNAI ALBERTO
  67. 05/10/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, INAUDITO! C'È UN DIBATTITO SULL'EURO ANCHE A SINISTRA, BAGNAI ALBERTO
  68. 19/10/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, L'USCITA DALL'EURO: I DATI SMENTISCONO I SOLITI CATASTROFISTI -EURO-EXIT E CATASTROFISTI QUALCHE DATO SUL DEBITO,  BAGNAI ALBERTO, NORDVIG JENS
  69. 03/01/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, RIECCOLI DI NUOVO A FAVORIRE LA DESTRA, BAGNAI ALBERTO
  70. 21/01/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, QUADRIO CURZIO È POST-VERITIERO: SI SCUSI, BAGNAI ALBERTO, CARLUCCI FRANCESCO
  71. 01/02/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, NON È IL LIBERO COMMERCIO CHE FAVORISCE I LAVORATORI, BAGNAI ALBERTO
  72. 13/05/2017, SOLE 24 ORE, I SALARI E LA QUESTIONE IRRISOLTA DELL’EURO, BAGNAI ALBERTO
  73. 17/08/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, I DISOCCUPATI "VERI" IN ITALIA SONO IL 30%: PIÙ CHE IN GRECIA, BAGNAI ALBERTO
  74. 24/08/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, ORLANDO PRIVATIZZA LA GIUSTIZIA ONLINE, BAGNAI ALBERTO
  75. 07/05/2018, CORRIERE DELLA SERA, «ITALIA-ARGENTINA, IL PARAGONE IMPOSSIBILE. E NON GRAZIE ALL'EURO», BORGHI AQUILINI CLAUDIO, BAGNAI ALBERTO
  76. 11/06/2020, FOGLIO, ITALIETTA NO, GRAZIE, BAGNAI ALBERTO
  77. 25/11/2021, LA VERITA', LA LEGGE DELEGA RESTA UN FANTASMA, BAGNAI ALBERTO
  78. 06/04/2022, VERITA'&AFFARI, SOTTO CONTROLLO? IL GOVERNO DRAGHI ORA RIPROVA A ADDOMESTICARE LE AUTHORITY, ALBERTO BAGNAI
  79. 14/05/2022, VERITA'&AFFARI, PER FARE BUONE LEGGI SI DEVONO ASCOLTARE ANCHE I LOBBISTI, ALBERTO BAGNAI
  80. 26/08/2022, VERITA'&AFFARI, MERCATI NERVOSI SCOMMETTONO CONTRO L'ITALIA MA IL MALATO È BERLINO (QUINDI LA BCE INTERVERRÀ), ALBERTO BAGNAI
  81. 22/12/2023, RIFORMISTA, SÌ, È UN TRATTATO IRRIFORMABILE CHE MERITEREBBE UNA DECENTE SEPOLTURA, ALBERTO BAGNAI

di cui uno sul Corriere con Claudio, uno sul Sole 24 Ore, la stragrande maggioranza (58) sul Fatto Quotidiano, e poi frattaglie sparse fra testate minori (non le corazzate, intendo). L'articolo sul Sole in effetti meriterebbe, non so se lo ricordate.

Oltre a questi 81 articoli, la rassegna stampa dal 2012 a oggi conta anche 52 interviste:

  1. 04/04/2013, GIORNALE, "FINORA CI HANNO GUADAGNATO SOLO I TEDESCHI", DE FRANCESCO GIAN MARIA
  2. 04/04/2013, ITALIA OGGI, IL PD MOLLI L'ORTODOSSIA DELL'EURO, DI SANTO GIAMPIERO
  3. 04/04/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, "PER SALVARCI DOBBIAMO TORNARE ALLA LIRA", PALOMBI MARCO
  4. 05/04/2013, REPUBBLICA, IL PROF ANTI - EURO, CANDIDATO PREMIER A SUA INSAPUTA "MA SE BERSANI SI SCHIANTA, IO SALVO I NAUFRAGHI", CUZZOCREA ANNALISA
  5. 08/06/2013, LIBERO QUOTIDIANO, «TORNIAMO AL MARCO E POI ALLA LIRA», DE DOMINICIS FRANCESCO
  6. 18/06/2013, LIBERO QUOTIDIANO, «SGARRARE? MOSSA DA GRANDE PAESE», DE DOMINICIS FRANCESCO
  7. 01/08/2013, ITALIA OGGI, LA FRANCIA È MESSA PEGGIO DI NOI, ALBRICCI PIERPAOLO
  8. 21/11/2013, PADANIA, BAGNAI, PROF ANTI-EURO «L'ITALIA PUÒ FARCELA CON LA NUOVA LIRA», BONINI ALESSANDRO
  9. 22/03/2014, ITALIA OGGI, LA GERMANIA VIOLA QUATTRO REGOLE, VERNIZZI PIETRO
  10. 15/04/2014, LIBERO QUOTIDIANO, «ANCHE SE USCIAMO DALLA MONETA UNICA LA BENZINA NON VOLERÀ ALLE STELLE», ANTONIO CASTRO
  11. 26/06/2014, ITALIA OGGI, CI SIAMO LEGATI LE MANI DA SOLI, DA ROLD GIANLUIGI
  12. 30/10/2014, PADANIA, BAGNAI: IL GOVERNO DALL’EUROPA PRENDE SOLO SCHIAFFI, BONINI ALESSANDRO
  13. 07/11/2014, LIBERO QUOTIDIANO, «SALVINI IL NUOVO CAV? UN BENE PER L'ITALIA», CERVO MARTINO
  14. 12/02/2015, TEMPO, BAGNAI: «LUI LO HA CAPITO L’EURO VA SMANTELLATO», P.D.L.
  15. 22/02/2015, GIORNO CARLINO -NAZIONE, UE IN PANNE, C'È UNA TERZA VIA «L'EURO TOGLIE POTERE AGLI STATI», ARMINIO SIMONE
  16. 26/06/2015, LIBERO QUOTIDIANO, «L'ACCORDO GRECO SI FA, MA DURA 6 MESI», SUNSERI NINO
  17. 05/07/2015, CORRIERE DELLA SERA, «SQUILIBRI INTERNI RISOLTI IMPOVERENDO I LAVORATORI», SENSINI MARIO
  18. 20/09/2016, LIBERO QUOTIDIANO, «FUORI DALL'EURO L'ITALIA RINASCE», CASTRO ANTONIO
  19. 24/01/2018, GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, CRESCE IL FRONTE ANTI-EURO LA LEGA CANDIDA BAGNAI, PETROCELLI LEONARDO
  20. 25/01/2018, STAMPA, «POSSO ESSERE IO IL MEDIATORE TRA IL CARROCCIO E I GRILLINI», ILARIO LOMBARDO
  21. 14/02/2018, NAZIONE, BAGNAI, L'ANTI RENZI «SERVE BUONSENSO TORNARE A COMANDARE IN CASA PROPRIA», CIARDI LISA
  22. 07/03/2018, MF, BAGNAI: LA PRIORITÀ È LA CRESCITA, CABRINI ANDREA
  23. 25/07/2018, LA NOTIZIA SPEZZATO L'ASSE FRANCO-TEDESCO L'ITALIA ORA È CENTRALE IN EUROPA, GATTA FEDERICO, 50
  24. 26/07/2018, IL FATTO QUOTIDIANO, "BENE LE BCC, SULLE BANCHE BASTA AUTOGOL,  CARLO DI FOGGIA
  25. 05/08/2018, REPUBBLICA, BAGNAI (LEGA) "INVESTITORI PRUDENTI MA NON È SOLO L'ITALIA A FARE PAURA", CUZZOCREA ANNALISA
  26. 07/08/2018, ITALIA OGGI, E-FATTURA A PASSO VELOCE, BARTELLI CRISTINA
  27. 27/08/2018, IL FATTO QUOTIDIANO, "IL TETTO DEL DEFICIT AL 3% DEL PIL È SENZA BASI SCIENTIFICHE", FELTRI STEFANO
  28. 10/09/2018, MATTINO, «DIFFICILE PROCEDERE, MA DOPO LE EUROPEE RINEGOZIEREMO REGOLE FISCALI E MONETARIE», SANTONASTASO NANDO
  29. 24/09/2018, LA VERITA', «AI MERCATI IL DEFICIT AL 2% VA BENISSIMO, CERVO MARTINO
  30. 29/09/2018, SOLE 24 ORE, AI MERCATI INTERESSA LA CRESCITA, TROVATI GIANNI
  31. 12/01/2019, MILANO FINANZA, IL SOCCORSO? PRONTISSIMO, SATTA ANTONIO
  32. 21/01/2019, LA VERITA', «C'È UN NAZARENO ANCHE A BRUXELLES», CAPEZZONE DANIELE
  33. 15/06/2019, CORRIERE DELLA SERA, «IO MINISTRO? VALUTEREI ORA IL MIO OBIETTIVO È RIFORMARE BANKITALIA», TROCINO ALESSANDRO
  34. 17/06/2019, LA VERITA', «UNA PROCEDURA D'INFRAZIONE FAREBBE PEGGIO ALL'UE CHE A NOI», CERVO MARTINO
  35. 28/10/2019, LA VERITA', «RENZI VORREBBE UN PRESIDENTE SENZA IL CONSENSO DEGLI ITALIANI», CAPEZZONE DANIELE
  36. 04/03/2020, CORRIERE DELLA SERA, «NOI IN DISACCORDO SUL METODO CI VORREBBE UN PIANO MARSHALL», CREMONESI MARCO
  37. 06/04/2020, LA VERITA', IL PD DICE CHE IL MES È SUPERATO MA LO ACCETTA CON ALTRO NOME», CAPEZZONE DANIELE
  38. 05/05/2020, GIORNALE, ALBERTO BAGNAI «L'ESECUTIVO IN EUROPA È GREGARIO E REMISSIVO», SCOT
  39. 06/06/2020, SOLE 24 ORE, «SÌ AL MAXIPIANO SANITÀ, MA SENZA MES», FIAMMERI BARBARA
  40. 23/07/2020, MATTINO, «FREGATURA SIGNIFICA CHE NON È UN REGALO E I SOLDI CERTO NON ARRIVERANNO SUBITO», DI GIACOMO VALENTINO
  41. 30/11/2020, REPUBBLICA, BAGNAI "SVOLTA MODERATA? IL LEADER A DESTRA È SALVINI E FI NON ANDRÀ AL GOVERNO", LAURIA EMANUELE
  42. 05/02/2021, STAMPA, LA RETROMARCIA DI BAGNAI "L'HO CRITICATO SULLE BANCHE MA È PRAGMATICO COME NOI", AME. LAM.
  43. 26/11/2021, STAMPA, PER LE PARTITE IVA FATTO SOLO IL PRIMO PASSO LA NOSTRA BATTAGLIA SULLA FLAT TAX CONTINUA", L.MON.
  44. 21/02/2022, LA VERITA', «LA LEGA HA IL PIENO DIRITTO DI DISSENTIRE DAL GOVERNO», DRAGONI FABIO
  45. 01/08/2022, LIBERO QUOTIDIANO, «SULLE TASSE ENRICO È IL VENTRILOQUO DELLA UE», RUBINI FABIO
  46. 05/09/2022, LA VERITA', «MEGLIO FARE ALTRO DEBITO ORA O SBORSEREMO 100 MILIARDI», DRAGONI FABIO
  47. 31/10/2022, LA VERITA', «LO DICE PURE LA BCE: IL CONTANTE SIGNIFICA LIBERTÀ, NON EVASIONE», NOVELLA FEDERICO
  48. 23/02/2023, LIBERO QUOTIDIANO, «LA LEGA DIFENDERÀ LE IMPRESE DAI DANNI DEL GOVERNO PD-M5S», RUBINI FABIO
  49. 20/03/2023, LA VERITA', «SE I SALARI SONO BASSI È COLPA DI SINDACATI E GOVERNI DI SINISTRA», NOVELLA FEDERICO
  50. 11/11/2023, GIORNO CARLINO NAZIONE, BAGNAI (LEGA) «SUPERATA LA LEGGE FORNERO. PIÙ FLESSIBILITÀ IN USCITA», ROSSI COSIMO
  51. 23/11/2023, SOLE 24 ORE, LA CRESCITA GARANTISCE SOSTENIBILITÀ ED EQUITÀ INTERGENERAZIONALE, PRIOSCHI MATTEO
  52. 23/04/2024, SOLE 24 ORE, «L'AUTONOMIA È UN EQUILIBRIO RESPONSABILE E SOLIDALE», PRIOSCHI MATTEO

anche se naturalmente mancano quelle rilasciate alla stampa estera (per esempio, a Reuters, o al Financial Times). Anche qui, dovrebbe far fede l'autorevolezza (lasciamo stare...) della testata. Segnalo tre interviste al Corriere, quattro al Sole, tre alla Stampa, ecc. L'occasione mi torna buona per specificare qui una cosa che agli operatori informativi proprio non entra in testa: quelli che mi avvicinano da quando sono costretti a farlo, a causa della mia posizione parlamentare rilevante, tendo a disprezzarli, mentre tendo a essere riconoscente verso quelli che mi hanno avvicinato prima che entrassi in Parlamento, incuriositi dalle mie idee (che comunque non erano in grado di capire: ma la buona volontà va apprezzata). Questa cronologia aiuta a districarsi.

Chissà se il vostro entry point nel Goofyverso è stato una di queste interviste o di questi articoli, e quale? Sarebbe interessante saperlo.

Questo per la parte "stampa" (ed è una rassegna non completamente esaustiva). Poi, naturalmente, c'è la parte di produzione scientifica (che si trova anche sul mio profilo Scholar):

  1. Bagnai, A., Carlucci, F., Dassori, C., Simonetti, S. (1992) “Simulazioni di politica monetaria con un modello reale e finanziario dell’economia italiana”, in E. Giovannini (a cura di), I mercato monetari e finanziari nel breve periodo – Modelli per l’analisi e la previsione, Milano: Il Sole 24 Ore Libri.
  2. Bagnai, A. (1995) “Sostenibilità del debito e spiazzamento in un modello keynesiano dinamico”, Giornale degli Economisti e Annali di Economia, 54, 129-136.
  3. Bagnai, A. (1996) “La sostenibilità del debito pubblico: definizioni e criteri di verifica empirica”, Economia Politica, anno XIII, n. 1 (April), 13-52.
  4. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1996) “Un’indagine empirica sulla mobilità dei capitali nei paesi in via di sviluppo”, Studi e Note di Economia, n. 1, 161-186.
  5. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1996) “Unit root tests of capital mobility in the less developed countries”, Welt-wirtschaftliches Archiv, 132, 544-557.
  6. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1999) “Current-account reversals in developing countries: the role of fundamentals”, Open Economies Review, 10, 143-163.
  7. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1999) “Current-account reversals in developing countries: a perspective on Asian crisis”, International Journal of Development Planning Literature, 14, 1999 (con S. Manzocchi).
  8. Bagnai, A., Carlucci, F.  (2001) “Economic convergence of countries with a common European identity”, in M.G. Melchionni (ed.), L’identità europea alla fine del XX secolo, Firenze: Biblioteca della Rivista di Studi Politici Internazionali.
  9. Bagnai, A., Carlucci, F. (2002) “Sentieri dinamici dell’economia europea nelle simulazioni di un modello aggregato”, in De Cecco, M., Garofalo, G. (eds.) Moneta unica europea – Crescita e finanza, Roma: Donzelli, pp. 249-272.
  10. Bagnai, A., Carlucci, F. (2003) “An aggregate model for the European Union”, Economic Modelling, 20, 623-649.
  11. Bagnai, A. (2004) “Dynamic paths of the European economy: simulations with an aggregate model of the EMU as a part of the world economy”, chap. 9 in Deardorff, A. (ed.), Past, present and future of the European Union, London: Macmillan.
  12. Bagnai, A. (2005) Modelli empirici di aggiustamento e crescita – Appunti per un corso di macroeconomia dello sviluppo, Roma: Aracne, pp. 223, ISBN 88-548-0097-X.
  13. Bagnai, A. (2006) “Structural breaks and the twin deficits hypothesis”, International Economics and Economic Policy, 3, 137-155.
  14. Bagnai, A., Carlucci, F., Schiattarella, R., Tancioni, M. (2006)  “FGB-STEP: un modello di simulazione per l’analisi del mercato del lavoro”, in Economia&Lavoro, n. 3, 123-149.
  15. Bagnai, A., Galli, S., Pierucci, P., Raimondi, S. (2007) “Narrowing the US twin deficits: simulations with a world macroeconomic model”, chap. 3 in Tavidze, A. (ed.), Global Economics: New Research, Hauppauge (NY): Nova Science Publishers.
  16. Bagnai, A., Carlucci, F., Schiattarella, R., Tancioni, M. (2007) “Il modello FGB-STEP in prospettiva comparativa”, Economia&Lavoro, n. 1, 193-196.
  17. Bagnai, A. (2009) “The role of China in global external imbalances”, China Economic Review, 20, 508-526.
  18. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2009b) “China’s structural changes and transition process”, Chap. 1 in Z. Wu (ed.), China in the world economy, Routledge.
  19. Bagnai, A. (2009a) “Gli scenari economici dopo la crisi”, chap. 1 in Manzocchi, S. and Quintieri, B. (eds.) Il mondo è cambiato - Le opportunità per il Made in Italy, Soveria Mannelli: Rubbettino, 2009.
  20. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2010) La crescita della Cina – Scenari e implicazioni per altri poli dell’economia globale, Milano: Franco Angeli, pp. 254, ISBN 978-88-568-1737-9.
  21. Bagnai, A. (2010) “Structural changes, cointegration, and the empirics of Thirlwall’s law”, Applied Economics, 42, 1315-1329.
  22. Bagnai, A. (2010) “Twin deficits in CEEC economies: evidence from panel unit root tests”, Economics Bulletin, 30, 1071-1081.
  23. Bagnai, A. (2011) “Crisi finanziaria e governo dell'economia”, Costituzionalismo.it, http://www.costituzionalismo.it/articoli/406/.
  24. Bagnai, A., Sarra, A. (2012) “Small business industrial clusters in China and Italy”, China Economic Review, 23, 591-592, DOI: j.chieco.2012.05.003.
  25. Bagnai, A. (2012) “Le aporie del più Europa”, in Cesaratto, S., Pivetti, M. (eds.) Oltre l’austerità, Roma: Micromega, ISBN 9788898114030.
  26. Bagnai, A., Rieber, A., Tran, A.-D. (2012) “Generalised balance-of-payment constrained growth and South-South trade in Sub-Saharan Africa”, in Soukiazis, E., Cerqueira, P. (eds) Models of Balance of Payments Constrained Growth: History, Theory and Empirical Evidence, Houndmills, Basingstoke: Palgrave McMillan; ISBN: 9781137023940.
  27. Bagnai, A. (2012) Il tramonto dell’euro, Reggio Emilia: Imprimatur, pp. 414, ISBN 978-88-97949-28-2.
  28. Bagnai, A. (2013) “Unhappy families are all alike: Minskyan cycles, Kaldorian growth, and the Eurozone peripheral crises”, in Dejuan, O., Febrero, E., Uxo, J. (ed.) Post-Keynesian views of the Great Recession and its remedies, Houndmills, Basingstoke: Palgrave McMillan.
  29. Bagnai, A. (2013) “Introduction to the symposium: The euro, manage it or leave it!”, Comparative Economic Studies, 55, 381-386, DOI: 10.1057/ces.2013.23.
  30. Bagnai, A., Mancuso, A., Marra, A.. Mazzocchitti, M., Quaglione, D., Sarra A. (2013) “Il contributo dei centri di ricerca allo sviluppo locale: il caso dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise «G. Caporale»”, L’Industria, 3, 557-582.
  31. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2014) “The Impact of an Exchange Rate Realignment on the Italian Trade Balance: Euro vs. National Currency”, Applied Economics Quarterly, 60, 273-291, DOI: 10.3790/aeq.60.4.273.
  32. Bagnai, A. (2014) L’Italia può farcela, Milano: Il Saggiatore, pp. 496, ISBN 8842820482.
  33. Bagnai, A. (2015) “Un external compact per salvare l’Eurozona”, in Paganetto, L. (ed.) Ripensare Maastricht, Roma: Eurilink, ISBN 9788895151113.
  34. Bagnai, A. Mongeau Ospina, C.A. (2015) “Long- and short-run asymmetries and hysteresis in the Italian gasoline market”, Energy Policy, 78, 41-50, DOI: 10.1016/j.enpol.2014.12.017.
  35. Bagnai, A. (2015) “Europe’s paradoxes”, Phenomenology and Mind, 8, 94-126, DOI: 10.13128/Phe_Mi-17737 
  36. Bagnai, A., Rieber, A. Tran, A.D. (2015) “Economic growth and balance of payments constraint in Vietnam”, Journal of Post-Keynesian Economics, 38, 588-615. DOI: 10.1080/01603477.2015.1087806
  37. Bagnai, A., Rieber, A. Tran, A.D. (2016) “Sub-Saharan Africa's growth, South-South trade, and the generalised balance-of-payments constraint”, Cambridge Journal of Economics, 40, 797-820, DOI:10.1093/cje/bev020.
  38. Bagnai, A. (2016) “Austerità, democrazia e dottrina della Chiesa: riflessioni su una crisi evitabile”, cap. 4 in Lucchese, V. (a cura di), Quale Europa? Crisi economica e partecipazione democratica, Todi: Tau editrice, pp. 71-119.
  39. Bagnai, A. (2016) “Union monétaire : un point de vue italien”, in Sapir, J. (ed.) L’Euro est-il mort ?, Paris: Editions du Rocher.
  40. Bagnai, A. (2016) “Italy’s decline and the Balance-of-Payments  constraint: a multicountry analysis”, International Review of Applied Economics, 30, 1-26. DOI: 10.1080/02692171.2015.1065226
  41. Bagnai, A., Turcu, C. (2016) “Recent Monetary and Financial Developments in Europe”, Comparative Economic Studies, 58, 147-151. DOI:10.1057/ces.2016.8.
  42. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2016) “Asymmetric asymmetries in the Eurozone markets gasoline pricing”, Journal of Economic Asymmetries, 13, 89-99. DOI: 10.1016/j.jeca.2016.03.004
  43. Bagnai, A. (2017) “La décentralisation en Italie: le parcours du régionalisme italien entre crise économique et crise de la Constitution”, in Calmes-Brunet, S., Sagar, A. (ed.), Fédéralisme, décentralisation et régionalisation de l’Europe : perspectives comparatives, Toulouse, Rouen: L’Epitoge, vol. 1, p. 229-247.
  44. Bagnai, A., Granville, B., Mongeau Ospina, C.A. (2017) “Withdrawal of Italy from the euro area: Stochastic simulations of a structural macroeconometric model”, Economic Modelling, 64, 524-538. DOI: 10.1016/j.econmod.2017.04.010
  45. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2017) “Neoclassical versus Kaldorian explanations of Southern Europe’s productivity slowdown”, Acta Œconomica, 67(s1), 113-135. DOI: 10.1556/032.2017.67.S.9
  46. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2017) “Monetary integration vs. real disintegration: single currency and productivity divergence in the euro area”, Journal of Economic Policy Reform, DOI: 10.1080/17487870.2017.1403755
  47. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2018) “Asymmetries, outliers, and structural stability in the US gasoline market”, Energy Economics, 69, 250-260. DOI: 10.1016/j.eneco.2017.11.014
  48. Bagnai, A., Rieber, A. (2018) “Killing two birds with one currency: Income and fiscal policies in a growth model of a currency union”, Journal of Post Keynesian Economics, 1-25, DOI: 10.1080/01603477.2018.1458630.

dove si trovano cose accessibili anche ai laici, come Crisi finanziaria e governo dell'economia, che credo si lasci leggere anche oggi, o Le aporie del più Europa (ripubblicato nel blog), cose solo un filo più tecniche come "Unhappy families are all alike", e cose incomprensibili per i profani come l'ultimo articolo. Anche qui, sarebbe utile sapere da voi se c'è qualcosa che ha colpito la vostra fertile immaginazione. Con l'occasione, ricordo che questo è l'unico esempio di blog divulgativo i cui post, prima discussi coi lettori, sono diventati articoli scientifici, qualche volta pubblicati anche molto bene. Ricordo ad esempio il "benza paper", che nasce qui per confutare le affermazioni di un cialtrone, e alla fine è stato pubblicato qui, o la mia analisi keynesiana del declino dell'economia italiana, che nasce qui come post del primo maggio, e alla fine è stato pubblicato qui. Non conosco altri esempi di ricerca che nasca da una domanda condivisa con una community di lettori "laici", perché non credo ce ne siano...

E poi, naturalmente, ci sarebbe il blog, rispetto al quale ci siamo posti più volte il problema di trovare un percorso di lettura, e che probabilmente potrebbe essere trasportato in Wordpress e integrato in qualche modo nel sito. Quando ne parlammo l'ultima volta avevo pensato a un percorso di questo tipo:

  1. I “salvataggi” che non ci salveranno
  2. L'uscita dell'euro redux: la Realpolitik colpisce ancora
  3. Euro: una catastrofe annunciata
  4. Premi Nobel
  5. L'Europa senza l'euro
  6. Eurodelitto ed eurocastigo
  7. Accorati appelli e tecnologia tedesca
  8. L'aritmetica del debito pubblico
  9. Lo scopo inconfessato della riforma del mercato del lavoro
  10. One(labour) market, one money.
  11. Svalutazione e salari (ad usum piddini): il mio 25 aprile
  12. Lavoro mobile o scala mobile?
  13. Mi ha scritto Claudio Borghi...
  14. Ortotteri e anatroccoli
  15. Un anno vissuto umoristicamente
  16. Il romanzo di centro e di periferia
  17. Mi faccio un regalo
  18. L'importante è desistere
  19. Il silenzio, la morte
  20. Menzogna e verità (prove tecniche di interclassismo)
  21. QED 22: il metodo Juncker e il "bail-in"
  22. Due anniversari e una nascita
  23. Mi faccio un altro regalo
  24. Audizione informale alla Commissione Finanze: il miodiscorso di fine anno
  25. Se non conosci puoi giudicare...
  26. Renzie e Priapo
  27. Non mi guardi in faccia! (il mio 24 marzo)
  28. Milano ladrona, Berlino non perdona!
  29. Perché le donne non fanno più figli (una storia europea)
  30. Azincourt (una storia europea)
  31. La lezione greca e la Sinistra Italiana: Tsipras vs.Aristotele
  32. Più guerra: la Security and Defence Union
  33. La fenomenologia di Maastricht e di Schengen
  34. Brexit: qualche cifra
  35. Renxit: perché (non) votare PD (per ora).
  36. Il piddino e l'euro: la parola al neurologo
  37. La dignità
  38. Fantapolitica
  39. Mentre guardo mio padre morire...
  40. Il ritorno delle SS
  41. @ v@zz@ d@ll@ s@n@str@
  42. Nazismo e mercantilismo
  43. La medicina non è una scienza
  44. La "political economy" dell'onorevole Boldrini secondo Michéa
  45. Aspettando godo (2)...
  46. Lascienza (tratto da una storia vera)
  47. Due domande ai giuristi
  48. La sinistra e l'istruzione
  49. La Grecia non esiste (QED 87).
  50. Sul conservatorismo
  51. La porta principale
  52. La scienza inesatta
  53. Settanta anni di pace
  54. Verso l'infimo e oltre!
  55. Come (non) funziona - prima lezione
  56. Europa e democrazia
  57. Sovranismo
  58. La fiducia

Sarebbe potuto uscire per il decennale del blog, poi qualcosa andò storto. L'editor disse qualcosa di diverso dall'unica cosa che voglio sentir dire a un editor dopo l'esperienza massacrante de L'Italia può farcela, ovvero: "Sì, buana!", mi feci rodere il chiccherone, e un altro editore (nel senso di publisher) perse un po' di soldi (il più coglione fu quello che si perse L'Italia può farcela: non mi ricordo chi fosse, forse Mondadori. Vado a Milano, in periferia, in un enorme palazzone, arriva una sciura dall'allure colta, coi fogli sciolti della bozza, fa una cosa del tipo: "Sì, è interessante, ma non si capisce molto bene lei come la pensi...". E io "me la so guardata" [cit.] e le ho detto: "Ma è semplice! Io sono un uomo di fede: credo molto in me stesso!" Mi alzai e me ne andai, e il best seller lo pubblicò il Saggiatore...). Ora forse dovrei aggiungere qualcosa, ad esempio il post sulla Fattoria delle discriminazioni. Ma insomma, anche qui, lo scopo è capire se ci sono dei contenuti che trovate particolarmente accattivanti. Ai soliti geni saputelli non spiegherò, in ossequio alla prima legge della termodidattica, che ovviamente da qualche parte ci sarà anche un cronologico di tutto quanto. Ma altrettanto ovviamente un sito deve avere una home, non può presentarsi come una enorme lista di cose sostanzialmente senza capo né coda (basta leggere questo post per capire che non funziona così!), e la home generalmente presenta qualche contenuto per aiutare il lettore a orientarsi, e magari è meglio se quei contenuti avvicinano, invece di allontanare.

Ecco: ora cominciate ad avere un'idea approssimativa di quanto voglio portare nel mio mausoleo, e di come penso debba essere la sua facciata.

Si accettano commenti, integrazioni, ecc.

(...nel frattempo i posti residui sono 53...)

domenica 5 dicembre 2021

La storia insegna

...ma non ha allievi.

Al termine di una giornata tecnicamente molto faticosa, quella in cui abbiamo redatto la fatidica lista dei "segnalati" alla legge di bilancio (ne abbiamo parlato qui), fra mille e uno sclero in cui evito di addentrarmi, sia per rispetto dei ruoli istituzionali, che per rispetto del vostro tempo (ma sarebbe anche divertente intrattenersi a descrivere le mille astuzie degli avversari e le diecimila degli alleati), vorrei riprendere con voi il filo del discorso, perché intuisco che ce n'è bisogno. Voi direte: quale discorso? Qui si è parlato delle cose più disparate: della pittura di El Greco, delle tattiche militari medioevali, di Rabelais, Proust, Tolstoj, Dostoevskij, e altri minori, e naturalmente siccome si è parlato di letteratura, si è parlato anche di giornalismo, e siccome si è parlato di giornalismo si è parlato di conflitti di interessi, ma si è parlato anche di politica, sia nella sua dimensione più concreta, quella delle tecniche parlamentari, che in quella più astratta, la fantapolitica (e se non del tutto giusto, quasi niente era sbagliato); si è parlato anche di processi stocastici, di sostenibilità del debito pubblico, di teorema di Balassa-Samuelson, di bilancia dei pagamenti, di saldi settoriali, e quindi di Francia, ma anche di Spagna, ma anche di Slovenia, e via discorrendo, e poi si è parlato di retorica musicale (un po' in fondo, ma se n'è parlato...), di referendum, di montagna: insomma, di tante cose.

Mi rendo conto quindi che possa essere difficile trovare un filo in questo discorso tumultuoso e apparentemente sconnesso. Eppure, un filo deve esserci stato, in questo profluvio di mie e vostre parole, altrimenti ci saremmo tutti persi per strada (e invece si è perso solo qualcuno).

Il filo è presto trovato, ed è nel post zero, quello che non uscì qui, ma sul Manifesto: era l'indignazione verso l'atteggiamento di oligarchico disprezzo verso il popolo (in particolare, quello italiano) di una certa sinistra, era la constatazione di quale sbalorditiva mancanza di empatia, di compassione, sorreggesse una certa visione politica, quella che qui abbiamo sempre criticato e sempre criticheremo, era, in buona sostanza, l'amore per i penultimi, dato che gli ultimi, come sappiamo, sono appannaggio de iBuoni, che però non si fermano mai a parlare con loro, altrimenti imparerebbero qualcosa...

Ora, c'è una cosa che dovrebbe stupirmi, ma non credo riesca a farlo, del percorso che abbiamo fatto insieme, e cerco di illustrarvela partendo da una constatazione: il dibattito che oggi tanto vi interessa, e che mi guardo bene dal nominare, per il semplice motivo che siamo in un regime e non voglio far tirare giù questo blog (regolatevi anche nei commenti), altro non è che una pallida ripetizione del Dibattito che qui si è svolto per quasi un decennio.

Potrebbe venire da pensare che il dibattito attuale esista anche perché nel Dibattito precedente siamo stati sconfitti, come ci ha ricordato con affascinante veemenza Nello Preterossi al #goofy10, ma non sarebbe del tutto esatto. Mi sembra indubitabile che non abbiamo (ancora) vinto, ma, come ho cercato di spiegare qui, in tanti anni dovremmo aver imparato a diffidare dei miti irenici gemelli, quello dell'età dell'oro e quello dell'apocalisse. Non c'è mai stato un periodo privo di conflitti, e non ci sarà mai una disclosure della verità rivelata (quale?) che ricomponga i conflitti attuali e futuri. La vita è lotta nel piccolo, anzi, nel piccolissimo (non siamo tutti diventati esperti di anticorpi?) come nel grande, anzi, nel grandissimo. Disponiamoci quindi serenamente a una vita di conflitto, ricordando che se esistessero sconfitte (e quindi vittorie) definitive la storia sarebbe finita nel quarto capitolo della Genesi: consurrexit Cain adversus Abel fratrem suum et interfecit eum.

La verità è che le dinamiche cui assistiamo oggi nel nostro Paese, e più in generale nell'Unione cui apparteniamo, sono, in vario grado, comuni alla maggior parte dei Paesi dell'orbe terraqueo (con alcune felici, mitiche eccezioni quali la Svezia... di cui qui ci siamo occupati per altri motivi, che forse sono lo stesso motivo). E visto che un po' ovunque i termini del dibattito attuale sono gli stessi, quand'anche noi avessimo (già) vinto, e fossimo quindi (già) dotati di una maggiore autodeterminazione, dubito che saremmo in grado di gestire la situazione in modo più razionale o meno irrazionale.

Torno quindi al punto: il dibattito di oggi altro non è che una pallida ripresa del Dibattito, un eterno ritorno dell'uguale. Sono tutte cose che abbiamo già visto: abbiamo già visto la scienza, quella vera, proporre e argomentare inascoltata tesi interiormente coerenti e intimamente consonanti con il buonsenso e con la nostra esperienza diretta; abbiamo visto questa scienza conculcata su media dalla sua cugina puttana, Lascienza, con argomenti totalmente sconclusionati, fragili, labili, contraddittori; abbiamo visto i sullodati media vilipendere (o in un caso, il mio, tentare senza riuscirci di vilipendere) intellettuali portatori di visioni scientificamente fondate, e li abbiamo visti, questi media, alterare tendenziosamente i dati statistici per occultare verità scientifiche a vantaggio di messaggi propagandistici; abbiamo visto denigrare le vittime, così come, simmetricamente, abbiamo visto esaltare i carnefici.

Tutto già visto.

La cosa che dovrebbe stupirmi, ma purtroppo non riesce a stupirmi, è quindi: perché voi, che siete qui, che avete avuto l'opportunità di veder già accadere tutto questo tante e tante volte, che avete avuto il privilegio di prendere prima degli altri coscienza dell'ordine di grandezza di certi problemi, ora vi stupite di quanto sta accadendo? E perché non riuscite a gestire il dibattito, avendo partecipato al Dibattito?

Che si stupisca qualche cotonata giornalista di provincia, giungendo oggi all'inaspettata conclusione cui Balzac era giunto un paio di secoli fa (ovvero, che la stampa orienta il dibattito compiacendo i grandi interessi economici) ci può anche stare: ognuno ha i suoi tempi e non tutti hanno gli stessi libri senza figure in giro per casa. Ma che voi, proprio voi, cui ho dedicato ore e ore del mio tempo, di cui ho raccolto e ricambiato le confidenze più intime e dolorose, che ho cercato di sorreggere con l'esempio e con la parola nei tanti momenti difficili che abbiamo attraversato da quando ci siamo conosciuti, che proprio voi non riusciate a orientarvi, ecco: questo dovrebbe stupirmi, ma in fondo non mi stupisce.

Ho ormai capito che la forza del messaggio di questo blog sta, come dialettica vuole, nella sua debolezza. Per arrivare ai vostri 1300 grammi di cervello spesso sono passato dai vostri 300 grammi di cuore, e in tanti casi il messaggio è rimasto ingolfato lì, fra un atrio e un ventricolo, senza riuscire a perforare la vostra riverita dura madre. Capita. Probabilmente vi siete accontentati della vostra percezione istintiva, quella di avere di fronte una persona che, in effetti, aveva più da perdere che da guadagnare a esporsi come si stava esponendo, che aveva un interesse genuino e sincero a far crescere consapevolezza e coinvolgimento, perché credeva sinceramente nella democrazia. Mi sembra sufficientemente ovvio che chi arriva ora qui, partendo dal presupposto di avere davanti "er senatore d'a a Lega", non sia minimamente in grado di rendersi conto di queste dinamiche: ma di chi vive di preconcetti non devo occuparmi io, bastano i giornali. Io devo occuparmi di voi, di voi che nella maggior parte dei casi avete preferito fidarvi di me piuttosto che capirmi, per il semplice motivo che fidarsi era l'opzione meno faticosa. Paradossalmente, vi siete fidati di me proprio perché avete visto che io desideravo che capiste e ve lo dimostravo cercando di guidarvi attraverso gli argomenti tecnici più impervi. In fondo, vi siete affezionati a questo blog anche perché i suoi post tecnici vi offrivano gratis quel bene tanto prezioso, così prezioso che le migliori università lo mettono in vendita a caro prezzo: l'appagante (tanto più quanto più infondata) sensazione di aver capito tutto! 

Ora, però, avete dieci anni, e un po' di capacità di astrazione credo vi possa essere chiesta.

Vorrei allora attirare io, visto che voi da soli non ci riuscite, su due lezioni che dovreste aver tratto dal Dibattito.

La prima è che la Verità, e in particolare quella sua declinazione ammantata di oggettività spesso posticcia che va sotto il nome di "i Dati", non è di alcun aiuto in un dibattito. Quello che governa le sorti dei dibattiti, piaccia o no, non è "la Verità", ma sono i rapporti di forza. Ne consegue, in particolare, che la Verità che avete in tasca voi non vi serve proprio a nulla, atteso che voi siete una minoranza soccombente.

Qui abbiamo riportato tutti tuttissimi i dati del Dibattito, quelli che vengono oggi riscoperti dagli economisti "bravi" con i consueti quattro o cinque anni di ritardo. A che cosa ci è servito? Perché non ci pensate un attimo su? Certe verità si affermano quando è il momento, arrivare prima è più un limite che un vantaggio, occorre molta pazienza e molta determinazione. Questo non significa esortare al cialtronismo metodologico o al relativismo culturale. Tutt'altro! Approfondire l'analisi, alla luce del Dubbio, è sempre un'operazione opportuna di igiene mentale e spirituale che qui vi ho insegnato a compiere e insieme abbiamo compiuto decine e decine di volte. Significa però che esultare perché il Chattanooga Journal of Clinical Fuffology ha pubblicato lo studio definitivo ("ma come, Alberto? Non ci credi? Qui ci sono le prove! Questo lavoro è una bomba, è de-fi-ni-ti-vo!"), che come lo scudo di Perseo lascerà medusés i vostri avversari, ecco, questo sinceramente potreste risparmiarvelo e dovreste risparmiarmelo, così come vi pregherei di evitare di intasarmi il telefonino (e le gonadi) con i soliti grafici delle solite curve che dimostrano... ecco, appunto: che dimostrano?

Tenete per voi i vostri fottuti pdf: se è roba buona, mi è già arrivata da altri (da Ioannidis in giù), e se è letame ne posso fare a meno: non ho rose da concimare. Quante volte vi ho visto, nel mio campo di indagine scientifica, esaltarvi per articoli di "scienziati" inesistenti? Per quale motivo adesso dovrebbe essere diverso? Il confirmation bias scorre potente in voi, cari amici, e credo sia giunto il momento di scrollarselo di dosso.

Vengo ora alla seconda lezione che il Dibattito dovrebbe avervi appreso: uniti si perde.

Se io sono sopravvissuto, mentre tanti cari amici si sono persi (grazie a Dio) per strada, non è solo perché sono nato a Firenze, parlo qualche lingua incluso l'italiano (vedi alla voce: Firenze), suono un paio di strumenti e ho un h-index dignitoso per il mio ruolo e il mio settore scientifico-disciplinare. Credo sia anche perché il mio orecchio musicale mi ha messo in guardia dalle cattive compagnie. Vi ricordate, vero, quanta gente che "la pensava come noi", quanta gente che "Alberto, non devi essere divisivo perché queste è una battaglia trasversale", quanta gente che "famo er comitato de libberazzione nazzionale", mi esortava a non essere divisivo? Eppure, in questi bei ragionamenti, che apparentemente collimano con quanto vi dicevo sopra (i rapporti di forza, la forza dei numeri) c'era qualcosa che non mi tornava.

Io mi ricordavo che c'era un tipo, un blogger del primo secolo dopo se stesso, CEO di un'azienda che macina consensi e profitti da due millenni, che vedeva il tema del proselitismo in un modo un po' diverso: non veni pacem mittere sed gladium.

Ora, per carità: spero sia chiaro che non mi sto avventurando in un confronto blasfemo! Sto solo cercando di riflettere, e invitarvi a riflettere, sulla Parola (quella vera). Forse la "divisività" ha un suo valore che gli "inclusivi" non capiscono, e questa riflessione meriterebbe di essere sviluppata. Ma  non facciamola difficile e atteniamoci semplicemente alla storia del Dibattito. Vi ricordate di quando presi le distanze da Donald? Era qui. Vi ricordate di quando presi le distanze dagli ortotteri? Era qui. E vi ricordate come è andata a finire? Siete proprio sicuri che la nostra causa comune avrebbe tratto beneficio da una simile compagnia? E non vi vergognate un pochino per avermi tanto esortato a restare in buoni rapporti con quelli che si sono rivelati decisivi, e se ne sono vantati?

Non so se io avessi ragione a prendere le distanze: sicuramente avevate torto voi a rimproverarmi di essere divisivo. Se non lo fossi stato, non sarei qui. E siccome ho intenzione di esserci anche fra dieci anni, non ho alcuna intenzione di cambiare un metodo che finora ha funzionato.

Perché c'è una cosa che riconcilia l'apparente contraddizione fra la mia serena obbedienza ai rapporti di forza e la mia totale noncuranza verso posizioni che spezzano il fronte "comune", ed è questa: da che parte si sta è meno importante del perché ci si sta, o, se volete, come cerco (invano) di farvi capire, il motivo per cui si acquista (o si crede di acquistare) consapevolezza non è irrilevante. Detta ancora in un altro modo: il fatto che uno la pensi "come noi" non è tanto importante quanto il perché la pensa come noi. Il collante ideologico che lega un gruppo di persone, la nitidezza della loro visione, conta quanto e più della loro massa critica. Con tutto il bene che posso voler loro, e con tutta la vera e profonda solidarietà umana, con la comprensione anche scientifica delle loro ragioni, e con la ferma determinazione di tutelare i loro diritti nel modo che mi sembrerà più efficace e che non necessariamente sarà quello che i Soloni da tastiera verranno a suggerirmi, mi permetto di dirvi qui quello che vedo da qualche mese e che voi vedrete fra qualche anno: con quelli che si svegliano perché arriva l'aghetto sul braccino non si farà molta strada. Banalmente, quando questa vicenda finirà (e nonostante tutta la buona volontà per tenerla in piedi sconfiggerla i precedenti ci insegnano che ormai siamo agli sgoccioli), quando l'aghetto si sperderà nel pagliaio della storia, tutti i fieri oppositori del grande complottone globale, tutti i profeti dell'Aggendaaah, torneranno a farsi i fatti propri, tutta la dolorosa e indignata protesta contro questa insanabile "rottura" di sistema svaporerà, tutti questi accorati appelli al presidio permanente sfumeranno, lasciando solo un po' di morchia antipolitica di cui qualcuno si approprierà. E quindi, scusatemi, ma continuo a pensarla come l'ho sempre pensata e come vi ho già detto di pensarla: la minaccia esistenziale è un collante molto labile per la costruzione di una coscienza di classe, e se anche non fosse labile, dobbiamo ricordarci che la gestione delle emozioni è in mano al potere, non a noi. Se un intellettuale evoca paure, è un terrorista o un cattivo maestro. Se lo fa un telegiornale, è informazione. A questo gioco saremo sempre perdenti, su questo campo di battaglia siamo svantaggiati, ed è quindi interesse nostro sottrarcene, sceglierne un altro, e soprattutto scegliere bene gli alleati.

"Sì, vabbè, però non puoi essere divisivo!"

Ecco, appunto: buonanotte!

(...il mucchio di lettere di quelli che mi hanno scritto dopo che avevo ragione prima è alto quanto un fascicolo di emendamenti della legge di bilancio. Non significa che dobbiate darmi ragione subito: mi diverto di più quando mi date torto. Ma non pubblicherò alcun commento che contenga parole sanitarie, semplicemente perché, come vi ho già detto, voi regolatevi come credete, ma io non voglio farmi tirare giù. Ri-buonanotte!...)

lunedì 26 novembre 2012

Fuggi, dolente core...

(0, 1... Accipicchia, questa volta a contare ci ho messo veramente poco...)

Quanti cambiamenti in così poco tempo!

Mi hanno detto che il prof. Boldrin, da qualche parte, ha riferito di una possibile svalutazione al 20% in caso di uscita dall'Eurozona. Ma come, proprio lui, uno di quelli che "l'Italia è come la Grecia e se esce finisce come lo Zimbabwe!", uno dei profeti dell'iperinflazione... Non ci son più i liberisti di una volta, quelli che la moneta è una merce, ma il suo prezzo deve essere fisso! Ci piace ricordarlo così...

E ho visto con i miei occhi, in quel blog il cui nome suona come l'invito ad alleggerirsi di un dolce peso, un articolo che, mirabile visu, si pone il vero problema, quello che qui ci poniamo da sempre, insofferenti, e ce ne scusiamo, verso gli stolti che da sinistra e da destra cercano di farci capire che in fondo è solo un problema di dimensioni delle imprese e di elasticità delle esportazioni (lorde) al prezzo.

Per carità, noi poi avremo anche torto, sicuramente i fatti ci smentiranno, ma avremo la soddisfazione intanto di essere smentiti in buona compagnia (Meade, Mundell, Fleming, Kaldor, ecc.), e poi di aver assistito all'esilarante spettacolo dei topolini che abbandonano la nave che affonda. Spettacolo che diventerebbe ancor più esilarante, lo capite bene, se alla fine si capisse (Dio non voglia) che i topolini semplicemente credevano che la nave affondasse...

E prima delle classiche navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, quale spettacolo che noi umani non avremmo mai potuto immaginare ci viene oggi offerto dalla stampa italiana? Non lo sapete? Ve lo dico io: Rossana Rossanda abbandona il Manifesto, rifugiandosi dentro Sbilanciamoci. Dobbiamo quindi supporre che si sia infranto il glorioso Sbilifesto, che tante soddisfazioni ci ha dato, e che Sbilanciamoci abbia deciso di fare un passettino a sinistra (ma il goniometro l'ho perso in quarto ginnasio, non son sicuro di saper misurare centesimi di radiante a occhio, quindi lasciamo perdere). Un altro studio di caso per la nuova branca della scienza politica, la politica delle particelle: la scissione di Fermare il declino, la scissione del Manifesto... il bosone Boldrin (attenzione alle vocali), il muone Rossanda...

Vi ricordate quando parlai dei piccoli bandwagoner che crescono? Il riferimento era, evidentemente, alla redazione del Manifesto. Questa, nel pubblicare l'articolo di Cavallaro, sembrava aprirsi a una ricostruzione più equilibrata della storia economica recente, ma restava ancora lordata dalla vergogna di aver propugnato sull'attualità un dibattito spacciato come aperto, ma poi orientato, per ammissione della direttrice stessa, in senso eurista. Incredibile, no? Che un quotidiano comunista si fosse schierato a favore di un regime nel quale a pagare sono strutturalmente sempre i lavoratori, come all'estero comunemente si ammette, era decisamente più sorprendente del balenare dei raggi B di fronte alle porte di Tannhäuser. Tanto più che gli amici "comunisti" non potevano non saperlo. Mi ero, umilmente, permesso di farglielo notare due anni prima, quando illustri colleghi ancora si baloccavano con gli accorati appelli dei quali la Merkel fa l'uso gargantuesco che sapete, e che oggi mi si rimprovera di non aver firmato (non considerando che avevo di meglio da fare).

Eh, ma che volete, io non ero autorevole, giustamente non mi si ascoltava. "Ma chi è questo Bagnai, da dove salta fuori? Nei nostri tinelli non si è mai visto. E poi non è marZiano, la sua militanza dov'è? Orsù, venga negletto, e si ascoltino invece i nostri padri nobili, ci si abbeveri alle verità che essi defecano notte e dì, e ci si rafforzi così nel nostro senso di appartenenza".

Povera R.R.!

La tua trista parabola ci è di ammonimento, ci rammenta quanto breve sia la strada che separa un padre nobile da un vecchio malvissuto. Per varcare questo guado non c'è bisogno di prendere la rincorsa.  Con la tua memorabile intervista a Giuliano Amato, capolavoro di ipocrita piaggeria, lo hai varcato d'un sol balzo, e a noi (dis)piace ricordarti così. La tua tardiva presa di distanza temo non laverà l'onta di essere stata collaborazionista di questo regime di fascismo finanziario. Di autocritica, lo so, a sinistra nemmeno se ne parla, e poi, chissà, forse l'autocritica è come l'età: non sta bene chiederla a una signora...

Fuggi, dolente core...


Troppo tardi per imparare la differenza fra collaboratore e collaborazionista. Quella differenza, sai, ci devi nascere, e forse ha ragione il mio amico Guerani quando mi fa notare che se appartieni a una parte che in Italia ha da sempre tifato per una potenza straniera, non sei esattamente nelle migliori condizioni per apprezzare certe sottigliezze. Dai carrarmati russi a Budapest, ai capitali tedeschi ad Atene: cinquanta anni di ininterrotto peana a celebrare il più prepotente. Una tradizione da rispettare, sperando che siano tempi di memoria corta. Ma purtroppo non lo sono.

Ah, e già che ci siamo, facciamo chiarezza su un altro punto. Sì, perché voi non lo sapete, ma dopo il post sui bandwagoner, cosa mi arriva per interposto collega "de sinistra"? Questo:




Ti rubo due minuti per una quaestiuncula che concerne il tuo collega Alberto Bagnai.

Premetto di non conoscerlo personalmente, ma frequento - ancorché saltuariamente - il suo blog, di cui ho spesso apprezzato l'intelligenza delle analisi e la salacia dei giudizi. Proprio per ciò, mi ha francamente stupito vedermi ridotto al rango di "bandwagoner" a causa di un mio articolo pubblicato sabato sul manifesto (vedi qui: http://goofynomics.blogspot.it/2012/10/piccoli-bandwagoner-crescono.html).

Come sai, collaboro con il manifesto dal 1999 e almeno da allora ho sempre sostenuto coerentemente le stesse posizioni sulla crisi, sull'euro, sul cosiddetto intervento pubblico nell'economia ecc.,[omissis...]. Naturalmente Bagnai non è tenuto a saperlo, così come non è tenuto a sapere che negli ultimi undici ho scritto alcuni libri e diverse decine di articoli e papers per provare a reinterpretare in chiave marxista il problema del rapporto stato-mercato. Ma prima di dar retta a chi - un po' incautamente - mi addita a bandwagoner suo (e anche tuo), magari un piccolo sforzo d'informarsi su chi sia il sottoscritto lo potrebbe fare, non credi?

Scusa il piccolo sfogo. Lascio a te la scelta se dire a Bagnai di questa mia sommessa doglianza (eventualmente anche girandogli questa mia) o meno. Attizzare polemica con un commento sul suo blog non è nelle mie corde.



Caro Cavallaro,

Beati mites, quoniam ipsi possidebunt terram (attenti alla patrimoniale, però...).

Detto questo, mi permetta di scusarmi con un intellettuale di sinistra che può esibire un curriculum di tutto rispetto (detto senza alcuna ironia), e di fare ammenda per la mia ignoranza. Sa, come dice mia suocera, paga il giusto per il peccatore, e io da molti anni, diciamo da qualche anno prima del 1999, ho smesso di interessarmi ai giornali italiani e a chi ci scrive per i motivi che dovrebbero essere chiari leggendo questo post. Evidentemente l'ho coinvolta nel mio giudizio un po' sommario e superficiale verso una categoria che tante soddisfazioni ci ha dato e ci sta dando, alla quale lei magari nemmeno appartiene, e ovviamente me ne scuso.

Devo però chiarire che il bandwagoner non si riferiva strettamente a lei. Anzi, come la discussione in quel post chiarisce, sulla sua analisi nessuno ha quasi nulla da obiettare. Mi riferivo più strettamente alla redazione, quella redazione dalla quale credo di non essere il solo ad aspettare in gesto di autocritica per lo scandaloso e squallido atteggiamento tenuto un anno e mezzo fa. Basterebbe dire: è stata una goffaggine e un errore spiattellare che a sinistra si tengono dibattiti orientati (in qualsiasi senso). In un quotidiano comunista il minimo che ci si aspetterebbe sarebbe che la redazione cacciasse a male parole un direttore che si esprime in tal senso. Ma io di giornali italiani so poco, e voglio sapere di meno, quindi passons. Dovremo pur lasciar qualcosa alla pattumiera della Storia.

Il "quasi" sopra si riferisce al fatto che, per motivi che forse sono negli omissis, stranamente nel suo articolo mi pare non si citasse lo Sme. Pareva, ad alcuni miei lettori, che lei non volesse infrangere certi tabù. Che il divorzio fosse conseguenza dello Sme, che l'ademocraticità del fascismo finanziario nel quale viviamo fosse diretta conseguenza dell'adozione di un cambio rigido, lo diceva perfino Andreatta nel 1991 (certo, con parole diverse: ma il nesso di causalità era ben esplicitato). E allora perché non unire i puntini? Per non parlar male del cambio fisso in un giornale eurista?

Ecco, chiariamoci: io ovviamente non ho nulla contro di lei, però c'è un problemino: siamo in guerra, sa? E allora, vede, mi ripeto: in guerra chi lavora per chi è dall'altra parte non è un collaboratore: è un collaborazionista. Questo è il mio forte motivo di dissenso da lei e dal comune amico che ha fatto da tramite. Mi sembra sfugga, sicuramente in buona fede, che chi ha credibilità (come lei ha, tant'è che le credo sulla parola) e autorevolezza scientifica, deve smettere di legittimare con la propria presenza gli organi di disinformazione di regime. Come questo blog dimostra, se si ha coraggio e tenacia c'è modo di farsi ascoltare senza venire a compromessi, senza patire ostracismi. E infatti l'amica direttrice cosa diceva, sarcastica, nella sua sdegnata lettera di dimissioni: "che mille blog fioriscano!" Certo: mille blog fioriranno, e verranno su proprio bene, sul letame delle vostre menzogne, cari compagni del Manifesto!

Prevengo due obiezioni: l'unità della sinistra, e la foglia di fico.

"Ma Alberto, noi dobbiamo rivolgerci al nostro popolo, quello resta un giornale di riferimento". No, non è vero: quello è un giornale di destra e se ne sono accorti tutti. Perfino la Rossanda! Capisce? La Rossanda! Quindi la storia dell'unità della sinistra e del parlare al nostro popolo non attacca. Anzi: proprio ora è giunto il momento di dare un segnale di forte dissenso da questi organi, di isolare e di attaccare chi uccide la democrazia facendo disinformazione di regime.

"Ma Alberto, anche tu ti esprimi su organi più o meno di regime, vai in televisione, scrivi sul Fatto Quotidiano". Certo! Anch'io quindi mi offro, come dire, nel ruolo di foglia di fico, di piano B, se vogliamo, o per lo meno questo mi è stato rimproverato all'inizio: "perdi purezza, ti comprometti...". Mettiamo sia così. Ma ci sono due problemini. Il primo non potete verificarlo, ma ve lo dico io: né in televisione né sul Fatto né da nessuna parte nessuno si è mai permesso di dirmi quello che dovevo dire, e chi lo ha fatto è stato mandato in un certo posto subito (ed è successo solo due volte, e solo a sinistra estrema: una ve l'ho raccontata, l'altra ve la racconterò fra un anno come promesso). Il secondo problemino, invece, potete verificarlo: quando scrivo sul Fatto sarò anche una foglia di fico, ma almeno parlo a decine di migliaia di persone e promuovo dibattiti ampi. Forse mi "prostituisco" (intellettualmente, perché nessuno mi paga), ma non me ne accorgo (perché nessuno mi censura), e certo non è per parlare a quei quattro gatti confusi che ancora si fanno abbindolare dal titolo di "quotidiano comunista". Anche così ho aumentato la visibilità del mio messaggio.

Io non mi permetto di darle alcun consiglio.Veda lei il da farsi, e mi scusi: non volevo urtare la sua sensibilità. Rimane il fatto che, fino all'improbabile autocritica, o al più probabile, meritato, collasso, per me chi si affaccia da quelle colonne lavora per il nemico. Certe cose le accetto se le dice il Sole 24 Ore, non le accetto se le dice il Manifesto. E a quest'ultima frase applico la prima legge della termodidattica: ci sono cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate.

Son certo che lei mi capisce senza bisogno che io mi spieghi. Come capirà che se parlo di nemico, e non semplicemente di avversario, è perché a causa di certe scelte economiche abbiamo già visto i primi morti.





(Ultimo sassolino: G., tu sei piddino dentro, però in fondo ti voglio bene perché suoni. Detto questo, hai contezza del fatto che da un paio d'anni c'è un tuo archetto sul mio pianoforte? Che faccio, lo regalo ar Palla, che vuole seguire le tue orme? O ti serve?)