Caro Alberto, sono la tua pantegana, umile ex-studente (ormai più di dieci anni fa...) ed oggi succhiatore di sangue...delle vecchiette. Complimenti per il blog, per i temi trattati e per il taglio degli articoli.
Che dirti, sul tuo articolo sulla finanza e sulla così detta "deregulation" o pseudo-problema. Ne ho diverse di osservazioni ma a dirti la verità non so se avrò la disciplina di argomentare in ordine di importanza come riesci a fare tu (tra l'altro complimenti perché sei fertilissimo in termini di alimentazione del blog....davvero strabiliante, neanche Sant'Agostino scriveva con questa profusione...beato te).
Tutto vero il discorso sugli animal spirits degli investitori, sulla deregulation intrinseca al sistema. Però è tutto vero da cento anni a questa parte, chi non ha chiare queste cose (e parlo in generale a chi legge di mercati, di notizie, di politica e di cose che succedono in giro) forse si accosta al mondo con animo un po' troppo verginello...e vergine non è né la politica, né la finanza, né il sistema di potere che domina le università (compresi corridoi, stanze illuminate e non, stampanti e fotocopiatrici, e diritti di posto privilegiato nel portaombrelli....). Io sostengo una tesi molto semplice (forse troppo, ma in questo mondo "barbellizzato", i1 cervello pensante ogni 10.000 beoti, bada bene io sono tra i beoti ovviamente) può essere interessante porre sul tavolo qualche idea:
PRIMO TEMA
Regolare i mercati dovrebbe significare innanzitutto esigere che le banche (gli intermediari per eccellenza) decidano cosa "fare da grandi": o si prestano soldi agli imprenditori ed al mercato retail oppure si fanno le banche d'affari, ovvero asset manager, ovvero private equity, ovvero prop trading desks, etc. etc. Se un imprenditore vuole intraprendere l'attività di intermediario bancario deve scegliere ed in base alla scelta otterrà diverso trattamento, diverse tutele in virtù di un ruolo diverso all'interno dell'economia... inutile dire a quale dei due lo Stato riconosca un ruolo chiave funzione di cerniera tra creditori e debitori. Tutto ciò in America esisteva già in base ad una legge che è tornata agli onori della cronaca proprio durante la crisi Lehman... (Glass-Steagall) poi però gli americani (di cui tessi le lodi a livello accademico sovente nei tuoi articoli) col piffero che sono andati avanti.
D'altronde è chiaro quali lobby alimentino la stanza dei bottoni negli stati uniti... non certo i politici o i pagliacci che vanno ai caucus sventolando le bandierine e deglutendo mostarda. Se hai visto Wall Street 2 (ma tu non l'hai visto perché fa poco accademia e molto rampolletto che mastica frasi fatte sul valore delle cose...) c'è un tizio vecchietto e gobbo di una nota banca d'affari che muove le cose da una regia in backstage (muove la Fed, muove la politica, muove tutto). So che sai di chi parlo perché non parlo di una persona né di una lobby generica... Lehman, Morgan Stanley etc etc. hanno alimentato la bolla vendendo Corporate Default Swap su sottostanti di cui non sono e non potrebbero essere mai garanti, (puoi vendere un CDS sul debito degli Stati Uniti?? Fa ridere.. e se fallisce chi paga Goldman...? "ma mi faccia il piacere..." diceva Totò (come vedi le mie citazioni sono by far più grossolane e rozze delle tue...facciamo che gioco sul difensivo understatement).
Dunque la bolla immobiliare si è propagata a dismisura trasmettendosi all'economia reale proprio perché gli istituti di credito di tutto il mondo erano pieni di questa roba... ma che c'entra col credito erogato al bravo imprenditore di Pistoia? Nulla, appunto. Il buon Gandolfo, in appendice al suo libro di Economia internazionale di 12 anni fa scriveva che dai recenti studi accademici sul tema (a partire dalla crisi asiatica e, se non ricordo male quella russa) le crisi nascono ormai sovente dal settore bancario, cioè le crisi sull'economia reale hanno un legame molto stretto con l'attività di intermediazione creditizia... (del resto non è cosa difficile da concepire per un Goofynomist di razza che legga il tuo sito...).
SECONDO TEMA
La leva. Che parola altisonante....che roba strana... (c'è tutto il male del mondo). Se tu realizzi attività di gestione del risparmio o di intermediazione creditizia non puoi arrivare ad impieghi pari al 300/400/1000% del tuo patrimonio... c'è una normativa (la UCITS) che regola la capacità di esporsi ai rischi per un certo tipo di operatori/prodotti (cioè a quei famosi rapporti tra creditore e debitore che tu spieghi in maniera cristallina nei tuoi articoli) che impedisce assunzioni di rischio in eccesso a delle soglie ben definite. Di qui tra l'altro la genesi degli aumenti di capitale osservati a profusione nello scenario europeo (e soprattutto italiano) degli ultimi giorni. Proprio l'utilizzo della leva deve distinguere gli operatori di tipo istituzionale da quelli più speculativi con diverse tutele, diversi regimi fiscali e via dicendo.
Le crisi non dipendono dal fatto che io compri Unicredit e la rivenda dopo un giorno o due...assolutamente no. Questa è una tesi non completa, il problema è che se io con 1.000.000 di Euro assumo una posizione pari a 10 volte su Unicredito di tipo short, e se insieme a me lo fanno 1000 individui... allora sì che i mercati assumono una potenza distruttiva (anche se alimentati da quattro o cinque grossi player organizzati...).
TERZO TEMA
I prodotti di risparmio non sono più quelli semplici semplici che troviamo nei libri del 1936, il problema qui è che la regione X, con l'autorizzazione di un assessore regionale incaricato della finanza negozia un collar bond per qualche centinaia di milioni di euro non avendo capito una beneamata fava dei rischi che corre e che fa correre, tanto non è un suo problema che succede all'Euribor tra tre anni, lui è alle Maldive con la moglie spesato dal broker compiacente.
I prodotti devono essere chiari al pubblico, più semplici, fit for purpose. La maggior parte di coloro che hanno sottoscritto i bond a cui erano collegate delle cartolarizzazioni non avevano capito una mazza di quello che c'era dentro e del fatto che il debitore finale fosse inserito in una catena infernale...ed infatti alla fine non ha pagato nessuno (anzi si, uno si, la tua adorata vecchietta).
I mercati finanziari saranno sempre soggetti a bolle, hai ragione, ma chi deve sapere sa benissimo cosa andrebbe fatto, ciò che potrebbe incidere pesantemente sui meccanismi perversi e ridare un po' di senso alle cose... ma non lo farà mai perché alla fine del giro debitore / creditore c'è un creditore di ultima istanza (cioè il creditore super-senior) che poi è il vecchietto di wall street "2"... che non permetterà ma di porre una cesura tra economia reale ed economia finanziarizzata... a meno che non sia sull'orlo di perdere tutto il sistema (cosa a cui siamo arrivati nel 2008...e si stava appunto per realizzare rivitalizzando la Glass-Steagall). Qui si entra in un tema più Trotzkista che mai...sulla pervasività del capitalismo in senso lato....
Ma la vuoi sapere l'ultima...il capitalismo vecchio stile è morto, gli americani sono dei morti di fame che domani (con il Quant easing 3 più prima che dopo) avranno il debito/Pil al 150%... se qualcuno smette di comprare dollari diventano il Burkina Faso. Ormai c'è il comunicapitalismo. Quello Cinese, cioè un gruppo comanda, fa soldi a palate ma preferisce reinvestirli al 100% impiegando nuove risorse e ruotando così il ciclo alla velocità della luce. Poi se qualcuno non è d'accordo... be’ diciamo che gli si fa cambiare idea, con le buone o con altri mezzi. E dove stanno le minigonne del capitalismo? Quelle degli anni 60? E' tutto finito, il capitale non è libero, vince la politica (quella dei dazi, dei cambi rigidi, dello sfruttamento dei lavoratori e della propaganda forzata).
A differenza della Cina in Italia riesci a fare questo anche senza violare i diritti dell'uomo, basta rimbambire per 20 la popolazione con la televisione che alla fine crede a quello che dice chiunque basta che lo dica in maniera autorevole.... (roba da pazzi, lo so che con te sfondo una porta aperta...)
FINE DELLA PARTE SUI MERCATI, IL RESTO CHE AVREI DA DIRE ANNOIEREBBE PARECCHIO E SAREBBE INUTILMENTE TECNICO.
Sugli articoli dell'Euro ne avrei parecchio da dire, non per difendere il buon Milton Friedman, le cui tesi non mi pare di aver letto nel dettaglio nei tuoi articoli... ma ammetto di non essere riuscito a leggere ancora tutto il sito. Quindi so che mi "blasterai” sul tema, ma dico che nel tuo blog domina una letteratura un po' unilaterale...(mi dirai, io scrivo quel che cavolo mi pare sul mio blog...e hai ragione....). Comunque da che parte stai diciamo che si capisce (il tutto ben corredato da argomentazioni grafici e numeri per carità). Nulla da obiettare sul piano tecnico-scientifico (io al contrario di Dana74 non ho neanche lo standing di accostarmi al simposio scientifico trattato dal sito...tuttavia qualche idea ce l'avrei, un punto di vista. Tanto per gettare un po' di benzina e fare la fine di Dana74, mi raccomando mi devi letteralmente distruggere alla fine delle mie parole...alla fine Dana deve sembrare una privilegiata)...Galeazzo Impicciatore, nella sua "r" moscia incomprensibile al corso di Economia 1 sentenziò che l'euro era una roba che non lo convinceva affatto per evidenti rischi di togliere ai sistemi economici partecipanti al progetto "Euro" quel grado di elasticità nell'assorbire i disequilibri di bilancia dei pagamenti che avrebbero portato a conseguenze a tutti note...roba che mi sembra far parte ormai del tuo contro-mainstream....
Io sono convinto che una volta ancora l'economia (e la rigorosa speculazione scientifica che vede contrapposti monetaristi e keynesiani) debba fare un passo indietro rispetto alla politica. Ho l'impressione che l'Euro sia un progetto politico prima ancora che un progetto economico. L'Europa nel quadro mondiale si è sentita di non avere le carte per sedere al tavolo con altre potenze emergenti da una parte ed i noti incumbent dall'altra...Sicuramente lo stimolo tedesco non è stato quello di regalare la propria produttività e rigore fiscale ai membri dell'eurogruppo (sposo a pieno il fatto che con l'euro la Germania si sia garantita un mercato bello ampio senza problemi legati al tema del cambio....anche se con te ho un questione aperta su quanto incida sulla bilancia tedesca il mercato interno rispetto al resto del mondo...).
Insomma penso che si debba guardare un po' in là dello stato di fatto. Le rigidità del mercato del lavoro, che forse sono il vero nodo di Gordio da sciogliere per poter davvero immaginare una Europa unita in grado di funzionare potrebbero essere nel tempo riassorbite da politiche di integrazione (lingua nelle scuole obbligatoria, una lingua ufficiale condivisa e d'obbligo, facilitazione per lo spostamento delle risorse, incentivi per la casa, fiscali...insomma politiche che riducano le rigidità di spostamento e permettano maggiore integrazione in maniera da assorbire meglio le crisi regionali che potrebbero generare squilibri nella così detta OCA....so di non stare procedendo con il tuo rigore scientifico ma credimi, passo la giornata ad invertire matrici e fare ottimizzazioni con MatLab e VBA, non ho un problema di numeri, passo la giornata a fare modelli di ogni tipo... ma credo fermamente che un gruppo di persone funzioni non in base ai parametri macro ma a scelte condivise...).
Getto una provocazione di nuovo avocando le tue invettive, ma quando hanno unito le due Germanie non erano forse evidenti differenziali di crescita, di inflazione e organizzazioni sociali diverse?... E' stata una scelta politica o economica? Qui sto davvero chiedendo perché mi pare tu abbia già trattato il tema da qualche parte e sicuramente hai un contributo assai più robusto del mio. Credere nell'Europa è innanzitutto una volontà politica, o c'è o non c'è ma non si può avanzare il pregiudizio che i parametri di base debbano rientrare in un quadro specifico, se si parte così allora la volontà politica non esiste...
Dunque l'idea di Europa e di costruzione di una realtà politica deve (se ne sussiste la coscienza dell'opportunità) partire da basi più solide. Che oggi non ci sono, ed è questo il problema, non credo siano i differenziali di inflazione o la produttività. Cioè è chiaro che dopo secoli di divisioni non si parte da economie simmetriche e con parametri in banda...ma sinceramente se questa è la condizione mi sembra che partiamo un po' poveri di aspettative, di idee, di aspirazioni.
Tutto questo oggi è in crisi perché manca la volontà politica, la coscienza di un vero vantaggio per tutti, o meglio i leader pensano che i costi per avviare la vera unificazione non siano "convenienti" per i partecipanti ricchi. Vero ma tutto qui? Questa è la nostra capacità di vedere al futuro? Stiamo incorporando gli scenari futuri? Vogliamo fare le svalutazioni competitive della lira per vendere più TodS??? Ma domani le Tods le faranno in Burundi molto meglio di noi....se facciamo leva sugli investimenti in istruzione dell'Italia tra qualche hanno possiamo costruire i pallottolieri per gli indiani (che poi ce li rivendono come asset per le scuole).
Accetto l'ipotesi dello scioglimento dell'euro. Non penso sia un problema di miopia economica, penso sia la manifestazione di una coscienza collettiva dell'inutilità politica dell'accordo. Ma non sono convinto che stiamo fattorizzando tutte le opportunità che da questo progetto potrebbero emergere.
UN’ULTIMA RIFLESSIONE SULLA GERMANIA
Che gli stimoli monetari siano parte integrante di una sana politica di adattamento al ciclo, ok. Che permettano di smussare le inevitabili fasi difficili e dare flessibilità al sistema, ok. Tuttavia in un interessante capitolo del buon libro di Guido Carli (quello che propina il Prof. De Cecco all'esame), c'è una interessante analisi sugli effetti degli accordi negoziali che hanno sull'economia e sulla crescita aspettative di inflazione crescenti. Non riprendo il libro in mano perché non voglio accanirmi sulla singola tesi, in sostanza lì si dice che la stabilità delle aspettative di inflazione nell'economia salariale (sindacati-imprenditori) così come in tutte le negoziazioni contrattuali pluriennali che alimentano l'economia e scandiscono la crescita dei prezzi è di fondamentale importanza. Aspettative di crescita di inflazione bastano ad adeguare le negoziazioni ed autorealizzare le aspettative. Non diceva Lucas una cosa del genere? (e qui aspetto la mannaia del buon Albertone che mi subisserà di articoli contro Lucas e tutto il cucuzzaro di Chicago....). Tra l'altro un bel libro chiamato "processo agli economisti" pubblicato uno o due anni fa autore "Petrini") argomenta una interessante tesi contro Friedman, scuola di Chicago e tutti i filistei... (se no mi dici che faccio il partigiano....). Ma il motivo per cui la Germania oggi fa la prima della classe non è (a mio avviso) solo perché ha sfruttato l'euro per riequilibrare lo sbilancio delle partite correnti che la vedevano un forzato importatore netto in carenza di compratori per via del marco troppo forte....ma soprattutto una economia dominata dalla produttività e dalla disciplina sociale: il tedesco va in azienda in ciabatte, però lavora bene, lo fa in base a regole condivise e chiare al gruppo con cui lavora, sa progettare, sa pensare, sa anche fare pubblicità (da qualche tempo a questa parte...) insomma il fattore produttività è essenziale. Dominano in prodotti ad alta tecnologia e meccanica, è gente che scrive paper e fa ricerca, insomma sono fissati con l'economia reale.
Forse un po' troppo talebani sul lato monetario però da un certo punto di vista dicono: "perché" hai bisogno di stimoli se fai le cose fatte bene? Se ti sai organizzare, inventare, coordinare, scrivere e fare di conto? La metto facile per dire che è un monetarismo focalizzato sulla produttività e sulla qualità (non è il prodotto cinese che costa un caz...e si scassa subito, oppure è fatto con vernice tossica, oppure è prodotto con gente che respira biossido di carbonio in uno scantinato.....). So che queste cose non le devo raccontare a te che le sai meglio di me, ma quando disegni il quadro fatto di "cambi"/bilancia dei pagamenti e altre variabili macro mi viene voglia di inneggiare ad una micro-fondazione delle dinamiche che a mio modo contano parecchio nella big picture. Detto questo i cinesi ormai pubblicano come matti, fanno ricerca alla grande e sono sicuramente degli ingegneri eccezionali. Domani saranno una potenza anche intellettuale del pianeta. Domani presto, intendo. Gli manca un pizzico di creatività....chissà col tempo. Un giorno Marchionne disse "se i giapponesi si mettono a fare macchine che siano anche belle esteticamente allora siamo finiti...."
Ora ho un po’ di sonno, e dopo aver bevuto l'ennesimo litro di sangue dell'ennesima vecchietta mi ritiro nella mia bara, levati i denti aguzzi dall'apparecchio, e pregando perché Mario Monti permetta a mio figlio di prendere un taxi in pace nel 2032.....
Sei grande prof.
E come si dice a Livorno: ora ti caa l'orso... Dedicato a quella santa donna di tua moglie, cui troppo tempo sottraesti con la tua lettera... Quando i Goofynomist ti avranno sbranato (se no ci penso io) mi prenderò cura di lei e delle tue creature... E dire che suonavi così bene il piano jazz... Quid non mortalia pectora coegis, auri sacra fames!