L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
(...vi vedo poco reattivi. Eppure ci siete! Il #goofy è quasi esaurito, a un mese di distanza, devo informarmi se è possibile ampliare la capienza senza rimetterci un occhio della testa - la struttura ha cambiato proprietà e questo determina qualche naturale e assolutamente legittima rigidità, ma il sostegno economico ad a/simmetrie non è più quello di una volta - ma tutti voi, anzi, tutti noi, siamo attratti dalla latrina di Twitter, da quel repertorio di casi umani, e abbiamo poco tempo per ritrovarci qui, a casa nostra, nella casa della community, che in tanto esiste in quanto qualcuno le ha offerto un luogo fisico in cui riconoscersi e avere coscienza di sé. Trasmettere il senso di questa esperienza ad altri credo sia impossibile, ma ragionare su come provarci non credo sia inutile...)
Sto ragionando su quali contenuti video potrebbe avere un senso evidenziare nel percorso di lettura di albertobagnai.it.
Intanto, nella categoria "video divulgativo" metterei senz'altro l'intervista di byoblu, che all'epoca ebbe un discreto risalto (purtroppo con la rimozione del canale YouTube di byoblu si sono perse le metriche e i commenti al video, che ebbe oltre 200.000 visualizzazioni), e che ora si trova qui, dietro paywall, ma anche qui, grazie ad Alessia:
Questa fu effettivamente la madre di tutte le interviste, l'equivalente in video di quello che l'articolo del manifesto (che trovate qui) era stato undici mesi prima sulla stampa, e già da questi due esempi vedete alcune delle difficoltà pratiche in cui ci si imbatte nel costruire il mausoleo di Bagnai (l'Albertinum): di alcuni materiali non ho la proprietà intellettuale né la disponibilità fisica. A mero titolo di esempio: non ho nella mia disponibilità il file col video dell'intervista di byoblu, potrei chiederlo ad Alessia ma dovrei chiedere a Claudio il permesso di usarlo sul mio sito possibilmente ricaricandolo, per evitare che se tirano giù byoblu un'altra volta il mio video scompaia dal mio mausoleo (ormai possiamo aspettarci di tutto); non so se ho il mio file dell'intervista al manifesto, il .doc su cui la scrissi, la pagina su cui venne pubblicata all'epoca attualmente è reperibile solo su archive.org, il che pone, fra l'altro, un problema di credibilità nella corretta attribuzione delle date, dato che oggi tutti dicono quello che tredici anni fa dicevo solo io, e che quindi quando la fonte originale manca si corre il rischio di sembrare millantatori attribuendosi correttamente pensieri che all'epoca erano rivoluzionari e che oggi sono alla portata di tutti.
Altra questione, oltre a quella dei "metadati" (la data, la fonte originale, ecc.) è quella, non banale, di scrivere un breve testo per contestualizzare il contenuto, per guidare l'autore a comprenderne il significato. In alcuni casi, ad esempio, potrebbe essere utile una breve rassegna di che cosa stessero dicendo i giornali in quel periodo, o di quali avvenimenti politici si stessero svolgendo o preparando, ecc. Certo però che non si dovrebbe scrivere un saggio per ogni contenuto, se non altro perché sarebbe materialmente impossibile.
Comunque: il video "divulgativo" top per me è senz'altro "Ce lo chiede l'Europa", e lo sarebbe anche in termini di metriche oggettive se il canale YouTube di Claudio non fosse stato tirato giù dagli squadristi di Google.
Un altro video che secondo me dovrebbe assolutamente esserci, e che verosimilmente, essendo un'intervista a Rai2, rientra nella categoria "video televisivo", è questo:
Sono, del resto, i due video che avevo pubblicato nel mio sito quando lo misi su nel 2018.
Per tornare alle metriche, può essere interessante vedere quali siano i primi due video più visti sui canali che rilanciano la mia attività (dai quali dobbiamo ahimè escludere il canale di Fausto, tirato giù pure lui), indipendentemente dalle categorie che abbiamo definito (divulgativo, istituzionale, mediatico).
con 76.522 visualizzazioni (categoria: "video divulgativo") e questo:
con 26.447 visualizzazioni (categoria: "video televisivi" - in realtà è un'intervista a RadioRadio).
Me li ero dimenticati entrambi!
Sul canale di a/simmetrie (quello, almeno, è sotto controllo, per ora!), i due video più visualizzati, entrambi nella categoria "video divulgativo", sono questo:
con 84.567 visualizzazioni e questo:
con 57.065 visualizzazioni (li ricordo entrambi molto bene: il primo ha, fra l'altro, in comune con "Ce lo chiede l'Europa" il fatto di essere stato ripreso a casa di quella che dal 28 ottobre scorso a ieri è stata mia suocera).
Sul canale di Pupia News (non ho idea di chi siano, ma un aiuto lo danno in termini di diffusione) i due video più visti sono questo:
con 137.047 visualizzazioni (lo ricordo bene) e questo:
con 42.956 visualizzazioni (me l'ero dimenticato), entrambi nella categoria "video istituzionale".
Sul canale di Agenzia Italia News (che vira un po' più al "fraterno"), sono questo, istituzionale:
con 22.074 visualizzazioni e questo, televisivo:
con 15.664 visualizzazioni (per un video comunque paradigmatico del mio particolare modo di gestire gli operatori informativi).
con 21.347 visualizzazioni (entrambi interviste - "video televisivo"...).
Sul canale di RadioRadio questo:
con 239.405 visualizzazioni (sull'ordine di grandezza di quelle che fece "Ce lo chiede l'Europa"), da sommare alle 137.047 fatte su Pupia News, e questo:
con 125.540 visualizzazioni (bisogna essere grati a RadioRadio che ha veramente un'ottima diffusione e peraltro mi diede voce in tempi non sospetti, quando non era costretta a farlo perché in termini pubblici non ero nessuno).
Ecco: questi sono alcuni contenuti video rappresentativi secondo l'insondabile ma insindacabile giudizio dei numeri. Non conosco altri canali che riportino miei contenuti con numeri ad almeno cinque cifre (e quindi costituiscano in qualche modo un campione significativo), ma se ce ne sono vi chiederei di indicarmeli. Il catalogo completo, aggiornato ad oggi, dei miei interventi in video conta 1508 video dal 22 ottobre 2011:
al 26 settembre 2024:
(sarebbe utile che vi iscriveste al nuovo canale de L'Insorto, peraltro...). Sarebbe utile sapere se in questo corpus qualcosa ha catturato la vostra attenzione: aspetto suggerimenti, e... alla prossima per parlare di testi (quelli che piacciono a me - di uno abbiamo già parlato - e quelli che piacciono a voi)!
(...due giorni fa, per dare un ordine al giro dei gazebo, avevo deciso di cominciare da Roccamorice, e poi giù a scendere - Manoppello ecc. - fino a Pescara, per risalire eventualmente a Lanciano, e da lì a Pennapiedimonte - altro posto dove dovreste andare. Mi sono cercato un posto per dormire a Roccamorice, consigliato dal nostro consigliere comunale - rigorosamente di opposizione, essendo Roccamorice situato nel Dalfonsistan - ho ben mangiato e ben dormito, e mi sono svegliato presto, come al solito, e con le idee piuttosto chiare su che cosa volessi fare: il sentiero che arriva a Mamma Rosa, fin dove sarei riuscito a percorrerlo nel tempo che avevo: due ore. Naturalmente la colazione alle 6 non me la faceva nessuno, e da quelle parti è anche difficile farsi lasciare un po' di caffè in un termos, che di solito non c'è - devo comprarmene uno e tenerlo nello zaino - ma le cose rinunciabili sono tante, anche il caffè della mattina, quando altre urgenze premono, e la mia urgenza era ascendere. Mi metto così in cammino nella luce pastello dell'aurora
verso il Colle dell'Astoro per un versante erboso, punteggiato di tolos:
da cui si apriva una vista sempre più nitida dei Tre Portoni, l'incubo della via normale Nord per il Monte Amaro:
sinché, arrivato nei pressi del Colle dell'Astoro, mentre salivo, sottovento e in silenzio, per una verde traccia erbosa verso l'obiettivo che mi ero dato:
a una svolta del sentiero incontro loro: Il mondo è decisamente di chi si sveglia presto. Volgendo i passi indietro, constatavo che si stava mettendo al peggio:
In Val Pescara già stava piovendo, presto sarebbe piovuto anche in altura. Gambe in spalla, per aggiungere allenamento ad allenamento, mi son fatto di corsa in mezz'ora la strada che mi ero fatto camminando per un'ora in salita - ma che ora somigliava stranamente a una discesa - e son rientrato asciutto in albergo. Dopo di che si è scatenato il diluvio, ma io ero sotto la doccia, felice per aver incontrato i lupi...)
Giulia ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Memorie dal territorio (il sito)":
Me lo immagino suddiviso in quattro sezioni fondamentali:
- il Bagnai accademico: sezione dedicata alla tua esperienza di insegnamento e di pubblicazione per chi lavora in questo campo, quindi paper, articoli scientifici, ma anche testi specialistici che ti sono stati utili/di riferimento e che consiglieresti a uno studente o collega;
- il Bagnai divulgatore: sezione dedicata ad articoli (quelli che non sono stati censurati!) e ai libri, magari con link a video / interventi di presentazione su YouTube, eventualmente inserendo 1-2 capitoli salienti di anteprima (soprattutto per L'Italia può farcela). In questa sezione ovviamente inserirei un collegamento diretto al blog e scorciatoie a post fondamentali.
- il Bagnai politico: focus sulle tue iniziative parlamentari (proposte legislative, attività nelle varie commissioni, etc., magari suddivise per tematiche), video di interventi significativi in aula e in commissione, attività all'interno del partito (cosa comporta il tuo ruolo di responsabile economico, quali sono i punti fondamentali del programma economico, eventuali aggiornamenti su eventi di partito nel tuo collegio e altrove). Inserirei anche i link ad alcune dirette dello sfortunato periodo pandemico sul funzionamento degli organi parlamentari. Anche qui dei consigli di lettura non guasterebbero (es. Io sono il potere), ma forse sarebbe più sensato metterli sotto la sezione dedicata alla divulgazione.
- il Bagnai musicista. Dettagli sulla tua formazione musicale, repertorio di riferimento, pubblicazioni, notizie su concerti.
Sono indecisa su dove inserirei riferimenti e rimandi ad Asimmetrie: starebbero bene sia sotto al Bagnai scientifico, per ovvi motivi, che sotto al Bagnai divulgatore, per altrettanto ovvi motivi.
Tralascerei aspetti privati e personali perché 1. chi vuole può trovarli in questo blog e 2. non siamo awanagana.
Giulia
Pubblicato da Giulia su Goofynomics il giorno 25 set 2024, 17:29
Non so quanto sarebbe stato utile portare l'idea dei quattro Bagnai a chi verosimilmente e legittimamente ne aveva già abbastanza di uno! Un cliente scomodissimo, che chiede un prodotto che altri non chiedono (o non ottengono: fatto sta che in giro non c'è) e per motivazioni opposte a quelle consuete (la ricerca del consenso - vostro o altrui - non è mai stata una mia priorità, ma chi fa siti li fa perché vengano guardati, perché generino engagement)...
La categorizzazione proposta dall'adorata Giulia offre anche qualche difficoltà pratica, forse non immediatamente evidente, ma che provo a segnalarvi. Ad esempio, ognuno dei quattro Bagnai si muove, agisce, e per avere in sito che gli stia dietro, o magari, meglio, che lo preceda, annunciando quello che farà ogni Bagnai, servirebbe uno staff di parecchie persone! La sezione "Eventi" (o meglio le sezioni eventi: quella del politico, quella del divulgatore, quella del musicista, ecc.) chi la curerebbe? Per questo tipo di comunicazione non so se userei il sito: forse continuerei a usare gli altri canali social, e anche lì ci sarebbe da fare un discorso, visto che in ognuno ho una linea editoriale diversa (ma forse dovrei, come Daniele, usare più canali per un medesimo contenuto): le dirette le faccio su Facebook, dove altresì riferisco degli eventi di partito, con testi piuttosto succinti, e dove l'ufficio stampa della Lega pubblica in diretta finta le mie apparizioni televisive; su Instagram metto solo le mie foto che per qualche motivo mi piacciono, per lo più di opere d'arte o di natura, soprattutto abruzzese; su Twitter perculo la gente; su Telegram annuncio i miei eventi e fornisco documentazione parlamentare...
Ho cercato di far ordine mettendola in un modo diverso, e quindi partendo, anziché dai Bagnai, dalle categorie di contenuti che questi tanti, troppi Bagnai hanno creato e continuano a creare nel tempo.
Sono partito da una summa divisio: contenuti video, e contenuti testuali. Entrambi questi contenuti sono eventualmente trasformabili in podcast (quindi in contenuti audio, come auspicato da una di voi), e entrambi ricadono (con qualche eccezione) in tre "cassetti": l'attività divulgativa, quella politica, quella sui media tradizionali.
Non so se questa categorizzazione vi convince, non so nemmeno se mi convince, ma provo a spiegarla, dando per ovvia la differenza fra un video e un testo (dai, so che posso fidarmi, forse...).
In ordine inverso: le apparizioni sui media tradizionali, cioè giornali o reti televisive, hanno una loro importanza perché nella mente delle genti semplici fanno opinione! Quindi la raccolta di interviste ed editoriali usciti in rassegna stampa (da un lato) e di interventi in trasmissioni televisive (dall'altro) bisognerebbe metterla nel sito. Almeno gli interventi sulla stampa quasi tutti i colleghi (intesi come politici) tendono a citarli nei loro siti.
I contenuti "politici" sono piuttosto ovvi: mi riferirei essenzialmente all'attività istituzionale, quella in AVLA (in Commissione non c'è stenografico), e forse, pensandoci meglio, anche a qualche comizio, come quello a Piazza San Giovanni, o quello a Beinasco. Anche qui, l'intervento nasce "parlato" (con un video), ma poi è scritto (sullo stenografico). Mentre scrivo, mi viene in mente una ovvia eccezione, perché c'è almeno un intervento in Commissione che è meritatamente entrato nella leggenda:
(ed è sia in video che in stenografico, a quanto mi risulta).
I contenuti divulgativi dovrebbero essere tutto il resto: le centinaia di miei interventi a incontri precedenti il mio impegno politico, i miei interventi ai convegni di a/simmetrie, gli articoli del blog, gli interventi in riviste "non in rassegna stampa" (ad es., Micromega), o in altro blog (lavoce.info, sbilanciamoci, Il Fatto Quotidiano, il Giornale, ecc.).
Entrambi i cassetti, quello dei video e quello dei testi, prevedono una "bonus track", una categoria che nell'altro cassetto non troviamo, ma che sarebbe sbagliato non considerare.
Nei video andrebbero compresi quelli riferiti alla mia attività musicale, che ovviamente non ha una controparte "scritta". Nei testi andrebbe ricompresa la mia produzione scientifica, che reciprocamente non ha una controparte "video". Non ci sono gli stenografici dei miei concerti (c'è qualche recensione), così come non ci sono i video dei miei paper (potrebbe forse esserci da qualche parte qualche video di mie presentazioni a convegni scientifici).
Tanto per chiarire subito ai partner che avevano a che fare con un matto, ho anche esplicitato la dialettica fra i due ipotetici usi del sito. Sapere a che cosa serve (o si desideri serva) una cosa in effetti è abbastanza indispensabile per progettarla! Ora, nella mia mente il sito (che non è questo blog, anche se un domani i due strumenti potrebbero integrarsi, altro tema su cui vorrei sollecitarvi, ma sufficit diei malitia sua) ha due funzioni: quella di mausoleo, e quella di spot elettorale.
Nel mausoleo Bagnai verrà sepolto con tutte le cose che gli sono care (e con la sua servitù, che ha già firmato una apposita liberatoria): insomma, idealmente nel sito dovrebbe esserci, o comunque dal sito si dovrebbe poter arrivare a, tutto quello che ho fatto negli ultimi quattordici anni. Considerando che solo di video siamo oltre i 1100, che i post di questo blog sono 2458 (con questo 2459), che in rassegna stampa sono finito un centinaio di volte, ecc., il mausoleo rischia di essere un po' labirintico. Tuttavia, riprendendo un'osservazione del post precedente, io prima o poi me ne andrò, e da qualche parte una testimonianza di tutto quello che ho fatto vorrò lasciarla, posto che ci sia, se ci sarà, qualcuno che voglia tenerla in vita. Per cui il mausoleo serve.
Lo spot elettorale, forse, serve anche quello, non solo e non tanto in vista delle prossime elezioni (non so nemmeno se mi candideranno, cioè se ci sarà il presupposto fondamentale per organizzare una qualche cattura di consenso), quanto ora, durante l'esercizio del mandato, per far capire rapidamente a chi mi incontrasse per strada, al telegiornale, in televisione, chi è questo tipo che si esprime in una lingua desueta: l'italiano.
Insomma, si torna al problema da voi mille e una volta sollevato del "percorso facilitato", dei "sottotitoli per non vedenti" (sic).
Metodologicamente, un primo passo da fare per trovare la sintesi dialettica fra la tesi mausoleo e l'antitesi spot è riempire i cassetti di cui parlavo sopra, riflettere su quanto materiale contengano, e individuare per ogni categoria (video divulgativo, video istituzionale, video di trasmissione televisiva, testo divulgativo, testo istituzionale, testo di intervista o editoriale) quelli dove mi sono spiegato meglio, o dove sono sembrato più convincente, o che comunque a vostro giudizio possono meglio impressionare le anime semplicette che non sanno nulla.
Nel fare questo catalogo emergono una serie di difficoltà e bisogna fare una serie di scelte che qui vi anticipo, prima di farvi qualche proposta e di accogliere le vostre. Intanto, c'è da capire se e quanto sia possibile "embeddare" nel sito video provenienti da altri canali o siti. Idealmente, a tendere metterei tutto in un mio canale YouTube, contando sulla collaborazione di Fausto e degli altri che negli anni mi hanno seguito, ma è chiaro che in certi casi abbiamo problemi di diritti d'autore (per le trasmissioni televisive, ad esempio), ed è ovvio che ogni riferimento a siti esterni rischia di creare problemi nella gestione del sito (ad esempio, se La7 fallisse me ne farei con grande sforzo una ragione, ma al contempo dovrei gestire una serie di link morti alle mie apparizioni nelle loro trasmissioni - o di rogne di diritti d'autore se embeddassi i vostri video: c'è da ragionarci...). Per i testi è tutto molto più semplice (anche se resta il tema di come e quanto rinviare alla fonte originale).
Consegno quindi alle vostre riflessioni notturne questa domanda, alla quale forse (ma non è detto) saprei come rispondere: quali sono i contenuti che considerereste più rilevanti in ognuna di queste categorie:
1) video televisivo (trasmissione);
2) video istituzionale (intervento in aula o in comizio);
3) video divulgativo (tutto il resto)
4) intervento sulla stampa (editoriale o intervista);
5) intervento istituzionale (stenografico di discorso in AVLA o simili);
6) intervento divulgativo (articolo di blog, mio o altrui, o simili);
senza dimenticare le bonus track:
7) video di performance musicale;
8) testo di intervento scientifico.
Ecco: se volete "fare qualcosa", ora avete un modo per farlo. Io ci dormo sopra, e voi lavorateci un po', così domattina mandiamo avanti il progetto...
(...la seconda parte. Ultimamente mi capita di pensarci: sono del '62, ho sessantadue anni, e per quanto una volta potessi avere fiducia nella scienza, e per quanto sia prudente, riconosco che sconfiggere questo record è un'impresa a probabilità molto bassa, e tra l'altro spostarsi in Abruzzo è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per riuscirci. Sono quindi nella seconda parte della mia vita, e del programma del #goofy13...)
Il fallimento del progetto europeo porta con sé una serie di non imprevedibili conseguenze sulle quali qui da tempo ci siamo interrogati e dalle quali (spero) ci siamo almeno in parte premuniti. La più ovvia è la svolta autoritaria, quella di cui i "punturini" si sono accorti solo grazie al lockdown, ma che qui abbiamo visto anzitempo, mettendola al centro della nostra riflessione da quando ha fatto un salto di qualità: nel 2016, dopo la triplice sconfitta (Brexit, Trump, Renzi) di quel sistema che aveva nel 2015 massacrato la Grecia, destando meno indignazione di quando avrebbe dovuto, ma, evidentemente, sempre più di quanto avrebbe voluto!
Benedetto Ponti aprirà la giornata di domenica parlando di "Disinformazione contro libertà di espressione". La repressione della libertà di espressione del pensiero inizia quando nel dibattito si fa strada la categoria di "disinformazione". Come ho sempre sostenuto in questo blog, commentando capolavori di giornalismo come questo o questo, la libertà di espressione include anche la libertà di menzogna, di propaganda, insomma: di disinformazione. Nessuno ha contestato questo principio finché a disinformare erano il Corriere (vi ho riportato due esempi), il Sole, ecc., insomma: tutto il clero dei media ufficiali. Appena i social hanno consentito di smascherare le bufale più evidenti, ma soprattutto appena si è visto che il discorso unico e accettato non teneva, che la menzogna di Stato non arginava il malcontento e la sua espressione nelle urne (ricorderete lo sfogo tanto sincero quanto ingenuo della povera Botteri: "non si è mai vista una stampa così compatta e unita contro un candidato..."), è iniziata la solfa della lotta alla disinformazione e dei debunker, quella corte dei miracoli di zero tituliconvocata e legittimata, come spero ricordiate, nientemeno che dalla collega Boldrini! Si è così palesato l'animo intrinsecamente aristocratico della sinistra, che se proprio non può attribuire direttamente a quei pezzenti degli elettori la colpa dei propri insuccessi, ripiega sull'attribuirglieli indirettamente, incolpando i "disinformatori" (che poi sarebbero quelli che dicono qualche mese o anno prima quanto i giornal-oni dicono qualche mese o anno dopo). Succede insomma per il controllo del discorso politico quello che è successo per il controllo dell'emissione monetaria, come vi ho spiegato a Pizzoferrato al termine della presentazione de "La forbice e l'ago": finché erano nelle mani dell'aristocrazia, nessuno li ha contestati. Quando il popolo ha provato a riappropriarsene, ci si è accorti che sarebbe stato più opportuno consegnare quei poteri a un'autorità prepolitica, indipendente, al riparo dal processo elettorale: la banca centrale, o i fact chekers, che hanno in comune il rinvio, posticcio, pretestuoso, ridicolo, a una norma o a una verità "tecnica" asseritamente sottratta al giudizio politico. Sarà interessante ascoltare Benedetto.
A seguire, Maddalena Loy, che pure da quel mondo viene (Unità, Rai, ecc.), ma è poi stata a sua volta, in una seconda vita, oggetto dell'attenzione dei debunker, modererà un panel su "Il tribunale della verità" (un tribunale che andrebbe abolito se non altro perché nessuno ha la certezza di esserne per sempre giudice...). Al panel, insieme a Benedetto, parteciperanno Carlo Magnani, che già conoscete, e un'altra new entry, Antonio Nicita, docente alla LUMSA, ora senatore del PD, illo tempore membro dell'AGCOM che consentì simili vette di informazione (vi sblocco un ricordo...), all'epoca in cui, come ci siamo detti sopra, i fact checkers non erano ancora di moda.
I popoli europei non si sono svegliati perché toccati nel deltoide (ricordo che la stragrande maggioranza era ed è favorevole a offrire il deltoide alla Patria), ma perché toccati nel portafoglio (la stragrande maggioranza è sempre stata sfavorevole a far frugare la Patria nel proprio portafoglio)! Inevitabile quindi, nel discutere delle possibilità di successo dell'Europa, affrontare la questione salariale, soprattutto ora che Draghi, come sapete, l'ha messa come la mettevamo noi quattordici anni fa (in una unione monetaria gli shock negativi di domanda estera si scaricano sul salario). Lo faranno per noi Savino Balzano, che conoscete, e Pasquale Tridico, che altresì conoscete ed è una new entry. Da economista sono stato a convegni organizzati da lui, è stato così cortese da accettare il mio reciproco invito ("verrai tu a cenar meco?").
Infine, dato che parlare di salari, in Europa, è parlare di integrazione monetaria (per i motivi succintamente accennati sopra), concluderò io, per ragionare con voi su quanto l'integrazione monetaria stia continuando a disintegrarci, riprendendo il titolo di un mio paper pubblicato online nel mio cinquantacinquesimo compleanno, trentotto giorni prima che Matteo Salvini mi offrisse una candidatura da indipendente. Vedremo insieme qualche numero e ne trarremo le conclusioni, che sono piuttosto scontate.
Ricordate sempre quello che ci ha insegnato Jacques Sapir sulla fine dell'URSS: "Tutti erano convinti che non potesse durare, ma nessuno si immaginava come potesse terminare". Insomma, la dialettica fra irreversibilità e insostenibilità sulla quale qui ci siamo tante volte interpellati. Quando gli uomini non hanno abbastanza fantasia, le soluzioni le trova la storia, anzi, la SStoria, che da qualche secolo in qua regolarmente ci dimostra di avere meno fantasia dei suoi protagonisti.
Ma non voglio ripetermi: sono sì nella seconda parte della mia vita, e del programma, ma non mi sono abbastanza inoltrato da rendere scusabile il tornar sempre sullo stesso soggetto.
(…i vostri suggerimenti nel post precedente, sia quelli di chi ha capito che quelli di chi non ha capito, mi sono stati molto utili. Li ho portati in una riunione costruttiva coi partner del nuovo sito, che sicuramente pensano che io sia un matto, ma probabilmente trovano stimolante lavorare con un matto. Sono sicuro che verrà fuori un bel lavoro…)
(…nei corridoi di a/simmetrie si respira l’aria torbida e malsana di una corte bizantina. Il despota ha scommesso: se il pubblico non raggiungerà una certa soglia, l’anno prossimo i cortigiani verranno deportati nei recessi più remoti del feudo. Il fatto è che se quella soglia verrà raggiunta - e ahimè temo che ci siamo! - il despota la sposterà verso l’alto, per deportare i cortigiani e tutti voi nei recessi più impervi ed ascosi del suo feudo. Il despota non ama perdere! Certo, i Monti Pizzi sono un ambiente austero. Ma quasi tutti quelli che riusciranno ad arrivarci li apprezzeranno…)
(…il ramo della Val Pescara che risale fra Morrone e Majella presenta paesaggi sorprendenti: quella che dall’autostrada si percepisce come una dolce salita verso il Passo San Leonardo è un sistema di canyon aspri, profondamente incisi, che ospitano gli eremi di Celestino, e si addentrano nel fianco occidentale della Majella, verso il vallone dell’Orfento. Sono qui da qualche parte, con poco campo. Domani gazebo…)
La risposta breve è: no!
Ma è una risposta per certi versi pleonastica. Non serve a voi, che se siete qui è perché ve la siete già data; non serve agli altri, in particolare a quelli molto preoccupati di quanto rischiano di avere nel deltoide e poco e nulla preoccupati di quanto hanno già nel retto. Ci si abitua a tutto, soprattutto quando si pensa che capiterà agli altri.
L’interesse quindi è nella domanda: l’Europa può farcela?
Questa è la domanda che ci poniamo a dieci anni da quando ci chiedemmo se l’Italia avrebbe potuto farcela. La risposta a quest’ultimo quesito per certi versi è stata affermativa: la strada secondo noi sbagliata (la deflazione salariale) ci ha condotto nel posto secondo gli altri giusto (un attivo nei conti con l’estero), e siccome quella che conta è la metrica altrui, sì, possiamo dire che l’Italia ce l’ha fatta, anche se non ce l’hanno fatta molti italiani. Ma questo noi lo avevamo chiarito prima, e abbiamo la coscienza a posto.
Avevamo anche chiarito che i problemi dell’Italia, per quanto ci stessero a cuore, erano forse quelli meno rilevanti. Molto più inquietante era l’insostenibilità del modello di sviluppo tedesco, che nel palesarsi (“la Germania segherà il ramo su cui è seduta”) avrebbe reso attuali e concrete le prospettive di un conflitto à l’ancienne.
Parafrasando Flaiano: “Io di guerra parlavo nel 2012, adesso ne parlano anche i portieri!”
Non apriremo però i lavori con uno sciatto esegeta del poi, ma con un raffinato analista del prima, Carlo Galli, che ci parlerà di “Europa fra pace e guerra: nuove dinamiche e nuove prospettive”. Io comincio a pensare che si faccia un po’ troppo affidamento sul fatto che oggi non possa combattersi un conflitto guerreggiato sul nostro suolo perché da un lato “Leuropa ci dà Lapace”, e dall’altro se ingaggiassimo un vero conflitto ci sarebbe un’escalation nucleare e quindi “moriremmo tutti”. La stagione dei punturini almeno una cosa dovrebbe averca fatta capire: che l’unica morte che stia a cuore ai nostri cosiddetti simili è la propria, e che per scongiurarla una scommessa che comporti la morte di tutti gli altri in fondo può anche avere una sua razionalità. Quindi non ho mai creduto che l’atomica, più della balestra o della selce scheggiata, potesse esercitare per sempre una significativa deterrenza, e del resto chi non è convinto può citofonare Kiev. Ma sentiremo che cosa ne pensa Carlo.
Difendo la mia posizione, che è quella dell’umiltà. Ho fallito, e ad aver capito qui siete veramente in pochi. Siete però sempre di più di quanti abbiano capito nelle élite, in particolare in quelle tedesche, perché lì sostanzialmente nessuno ha capito che cosa sta succedendo. Ce lo spiegherà Lucio Baccaro, una new entry, parlandoci di “Le élite tedesche e la crisi del modello di crescita export-led”. I tedeschi non hanno ancora capito che se esporti beni importi problemi: questo risulta da una analisi approfondita delle loro mappe concettuali, della loro Weltanschauung, e questo ci conferma ogni giorno di più la cronaca. Il decoupling da quegli ottusi patologici e dai loro indirizzi politici suicidi (tutto il green lo è, e non vuole morire senza prima ucciderci) vi apparirà ancor più necessario dopo aver ascoltato Lucio.
Ma perché la Lue prende certe cantonate? Perché imbocca, acclamandoli come svolte epocali, quelli che in tutta evidenza, a noi normodotati, appaiono quali palesi vicoli ciechi? Che cosa ha causato questa incapacità (se è veramente tale) di pensiero strategico in Europa? Proverà a rispondere Vladimiro Giacché parlandoci de “La fine della strategia”. La mia tesi, lo sapete, è lamarckiana: le élite europee non hanno bisogno di sviluppare un organo che il contesto ambientale, quello del “pilota automatico”, le preserva dall’utilizzare. Non so come la pensi Vladimiro, ma credo in modo non molto diverso.
Ciononostante, come ci ricorda spesso Capezzone, il centrodestra ha “oi strategoi”, i teorici della destra che piace alla sinistra, e che poi è, semplicemente, quella che perde! Noi, non aspirando a tanto, ci accontenteremo di uno che la guerra, anzi, come oggi si dice, la pace, l’ha fatta per mestiere, il generale Boni. A lui e a un membro del Copasir Gianandrea Gaiani chiederà di riflettere su “La sfida della difesa europea”. Il membro del Copasir ve lo ritroverete poi ai capannelli, ma fate attenzione: è venuto a dossierarvi…
“Come siamo arrivati qui: anatomia di una crisi di civiltà” ci verrà spiegato da Nello Preterossi in chiusura della prima serata. Nello è per certi versi un nostalgico dell’esperienza gialloverde, considera la sconfitta di quell’esperienza come la nostra sconfitta, ed è già venuto a dircelo nel 2021. Non contesto che una sconfitta sia una sconfitta: vorrei però riflettere su che cosa quella sconfitta abbia da insegnarci. Secondo me non poco: ad esempio, che un gatekeeper è un gatekeeper; che la potenza non è niente senza controllo (il potere derivante da una forte legittimazione elettorale non è nulla senza la capacità tecnica di esercitarlo); ma anche che quando l’unica, o almeno la più quantitativamente rilevante, energia politica rivoluzionaria è il fascismo dell’antipolitica più becera, siamo già (cioè eravamo già) in una crisi di civiltà, e sarebbe (cioè era) ingenuo pensare che simili rivoluzioni portino altrove che alla restaurazione più plumbea. Ma su questo sarà utile e rigenerante confrontarsi. Come la penso lo sapete, e non voglio rovinarvi la serata.
Seguiranno i capannelli, quest’anno à l’ancienne. Spiaze per chi, non assistito dalla prestanza fisica, resterà escluso dal cerchio della condivisione.
(…di quello che succederà domenica ne parleremo domani. Ora provo a dormire: se mi sveglio presto farò quelle due ore di camminata di cui ho tanto bisogno, altrimenti aggiungerò due ore di sonno di cui non ho meno bisogno. Io come andrà a finire voglio vederlo e lo vedrò, perché me lo merito. Spero altrettanto di voi…)
Nel fine settimana i miei 708 chilometri me li sono fatti: sabato da Roma a Ortona per il gazebo, sede di un'intervista per molti versi memorabile
(peraltro è assolutamente vero che ho particolare devozione alla figura di San Tommaso, il patrono dei non trastatori, tant'è che i meno distratti di voi ricorderanno che andai a trovarlo prima di iniziare la campagna elettorale del 2022); poi da Ortona, dove riposa San Tommaso, a Castiglione a Casauria, dove non riposa più un altro santo, San Clemente (qui un dettaglio dell'omonima abbazia: una volta avreste saputo dirmi di quale famiglia sia questo blasone...):
un santo espressione di un'altra specialità dell'Abruzzo, quella dei papi che abdicano (l'abbazia è sotto al Morrone, gli scolarizzati nel XX secolo vedranno il collegamento), per un convegno sul Parco della Maiella, che prevedeva fra l'altro la presentazione di un progetto di Marco Mazzei:
poi da Castiglione a Casauria a Pennapiedimonte, paese degli scalpellini, dove ho studiato le lingue:
e ho trovato requie nel silenzio di un centro storico impenetrabile alle auto (elettriche o meno), e quindi a misura di gatto:
aspettando che l'aurora:
mi destasse, per addentrarmi nella montagna su per la valle dell'Avello, con le sue viste spettacolari sulle Murelle:
(in previsione di una cena impegnativa da qualche parte fra Garrufo e Sant'Egidio avevo bisogno di andare in deficit...); poi di corsa (compatibilmente coi lentofanti intercettati lungo il cammino) a Tornareccio, la città dei mosaici, per Regina di Miele:
e poi, dopo la premiazione dei migliori mieli d'Abruzzo (e quindi del mondo), su in altura, a Pizzoferrato, per studiare sul mio D'Onofrio preferito
atteso che nel prossimo disco col neoborbonico è stato stabilito che io faccia tre brani solistici, che saranno, in ossequio all'impostazione del progetto, una canzona, un madrigale passaggiato e una fantasia (e qui la vedete e qualcuno la riconoscerà), quest'ultima piuttosto cervellotica e sicuramente da fare sull'organo, che il clavicembalo non renderebbe onore alla sapienza (o al sadismo) del suo contrappunto, poi giù verso il teramano dove mi aspettavano:
(e molto ci sarebbe da dire sui discorsi politici che abbiamo tenuto, dai quali molto ho capito del perché debba necessariamente andare molto peggio prima che possa andare un po' meglio - e questa mattina parlando con Nello Preterossi, che verrà al #goofy13, ho constatato che in fondo su questo punto la pensiamo ahimè tragicamente allo stesso modo), poi su a Civitella del Tronto dove ho riposato, questa volta alzandomi un po' dopo l'alba, il lunedì, per andare al Palazzo della Cultura di Teramo, di cui abbiamo non una diapositiva ma un plastico:
Si scaldano varie poltrone: una è quella della 500L, l'auto blu che l'elettore mediano non si aspetta (anche perché non è blu), ma non c'è nulla da fare...
Il grillismo ha ormai irrimediabilmente corrotto il popolo italiano: la scelta fra tutelare la democrazia o abbandonarsi all'invidia sociale, fra volere dignità per sé o toglierla a un altro, alla fine non è molto più difficile né molto più imprevedibile di quella fra Cristo e Barabba. Ricordo agli scolarizzati nel XXI secolo come andò:
La cena di domenica in questo senso è stata paradigmatica: tutti parlavano male dei grillini, ça va sans dire, era pur sempre una cena di "centrodestra", ma, senza nemmeno accorgersene, tutti usavano gli argomenti dei grillini, a partire dai quelli più stupidi, ma proprio per questo di più facile presa: numero e stipendi dei parlamentari (e dei membri dell'esecutivo)! Per inciso, qui trovate una breve storia dei tagli agli stipendi dei parlamentari: se siete ortotteri, premunitevi di rotolone di Scottex perché potreste averne bisogno. Inutile dire che nel frattempo quelli di chi comanda sono aumentati. Ora, il punto non è che a me questi dettagli non interessano perché non sono importanti. Il punto è che la grillanza è una strada senza uscita e a senso unico: la bavetta alla bocca scatta per chi ti viene additato come casta, e a quel punto lo scoprire che altri hanno ben maggiori privilegi economici e sociali non induce a una se pur minima riflessione! Quindi non sono entrato in questi dettagli, come pure non ho fatto notare che mentre loro azzannavano come una muta di cani rognosi i polpacci dei loro rappresentanti, ogni paio d'anni veniva messa su una nuova "agenzia indipendente" fatta di nominati (non di eletti), con emolumenti superiori e responsabilità nulle: il Governo parallelo del garante dell'unità europea, concepito per mettere i bastoni fra le ruote a un Governo che eventualmente, sorretto da una maggioranza parlamentare, volesse cambiare almeno parzialmente rotta. Quei conti lì la grillanza non li fa mai... E nemmeno la mia linea di attacco ("se considerate i grillini degli scappati di casa, perché continuate a usare i loro argomenti?") faceva presa nelle semplici menti degli astanti.
Aristotele è come il coraggio: chi non ce l'ha, non se lo può dare...
Insomma, questa della cena era la parte più pesante, ma per fortuna era anche quella ipocalorica! Mentre di domenica mattina mi preparavo ad affrontare quella calorica, a un certo punto ho visto in fondo al tunnel la luce:
e ho dovuto ammettere il mio fallimento.
Il fatto è che sì, un po' ci avevo creduto (e penso di averlo anche espresso qui) nel valore performativo della parola e della verità tecnica, diciamo, per usare un termine abusato: della scienza (economica). Anche di questo parlavo con Nello questa mattina: dell'idea che dicendo le cose come stanno (e questo l'ho senz'altro fatto, con coraggio) il pueblo avrebbe preso coscienza e avrebbe chiesto a li politichi di fare la cosa giusta altrimenti #nontivotopiùùùùùh1!!1!
Un'idea abbastanza ingenua, e per quanto questa ingenuità potesse essere scusabile in chi aveva zero esperienza di politica (e questo all'epoca era un vantaggio), nondimeno un po' me ne vergogno. Certo, c'era stato senz'altro un problema di scala, di diffusione del messaggio (tutti ricordiamo come l'editore remò contro), ma questo era inevitabile, se ci si voleva collocare fuori dal perimetro. Quello che non avevo capito, quello che non potevo capire, era innanzitutto che la vostra adesione al mio messaggio di verità tecnica ("in un'unione monetaria uno shock esogeno negativo viene assorbito dai salari"), una adesione che avrei voluto razionale, era invece emotiva. Era del resto questo che vi impediva di promuovere un'adesione razionale nei vostri interlocutori: il fatto che non potevate far capire una cosa che non avevate capito. Vi fu chiara da subito la mia disperazione e la mia verità, ma sicuramente ancora non vi sarà entrato in testa che il soldino che entra in tasca ha segno più e quello che ne esce ha segno meno, e che quando tutti i soldini sono usciti occorre farseli prestare. Sì, sappiamo che grillanza e piddanza sono figlie di un'antropologia minore, ma per quanto svantaggiati antropologicamente essi siano, volete dirmi che non sarebbero in grado di afferrare a livello razionale una cosa così semplice se gli venisse proposta con le debite cautele?
Il fatto è che le cose in testa è difficile farle entrare. Ci si può riuscire col principio di autorità, e questa è la forza del PD: il controllo manu militari degli organi che conferiscono patenti di autorevolezza (tralascio per carità di patria un argomento caro a Daniele: l'insanabile scarsità delle scelte fatte a destra quando si tratta di presidiare questi luoghi). Oppure, si deve aspettare che entrino da un'altra parte. La mia riflessione sconsolata ormai la conoscete e l'ho esplicitata più volte: un popolo marcio di grillanza ha bisogno di un forte shock per ricominciare a desiderare la democrazia, e per violentare sufficientemente la natura di un ortottero, al punto di fargli desiderare la Costituzione del '48, occorre che accada quella cosa così drammaticamente contro l'ordine naturale delle cose che è la morte di un figlio (in guerra). Questo Céline l'aveva capito e in questo senso l'Unione sta lavorando per noi. Inutile dire che tutto il lavoro fatto qui è testimonianza del fatto che io preferirei che non si arrivasse a tanto e ho fatto, ingenuamente, imperfettamente, fallendo, quanto era in mio potere per scongiurarlo. Certo che è difficile immaginare che tocchi anche a noi quello che sta toccando a milioni di persone in giro per il mondo! Consoliamoci pensando che nel gennaio del 1914 sembrava impossibile. Quindi va bene così. Di fronte alla scala di quello che ci aspetta, la scala del mio personale fallimento resta di qualche ordine di grandezza inferiore.
Forse è anche per questo che mi scapicollo da un angolo all'altro del mio collegio, o che mi scervello a decifrare le fantasie di Frescobaldi, o che mi appassiono alle avvincenti vicende della casse professionali: per non pensare a quello che so, che qui tutti noi sappiamo, essere nella logica delle cose.
Ma alla fine non è nemmeno di questo che volevo parlarvi, anche perché non desidero aggiungere fallimento a fallimento, e se posso essermi illuso di promuovere una riflessione sulla razionalità di certe istituzioni (riflessione peraltro non originale), non posso certo illudermi di fermare con le mani il vento della SStoria!
La mia richiesta, oggi, era più semplice e più concreta. Sto ristrutturando il mio sito personale, che vorrei restasse a testimonianza dei miei tentativi (i miei personalissimi Essays in persuasion), ma vorrei anche fosse uno strumento per aiutare i niubbi a orientarsi nelle ramificazioni dei temi e delle analisi stratificatesi nel tempo, o anche semplicemente a partecipare alla vita della nostra community (quindi, in definitiva, a portare qui o al #goofy persone che cercano er sito der senatore de #aaaaaLega...).
Avete suggerimenti? Che cosa vorreste che ci fosse nel sito del vostro guru? Che cosa è servito a distogliervi dal vostro torpore? Di quali contenuti avreste bisogno? Sto guardando i siti di colleghi illustri, e sinceramente non ne trovo uno che mi convinca (mi riferisco ai siti, non ai colleghi).
Se mettete qui qualche suggerimento, magari mi aiutate a fare una cosa utile (cioè inutile, per i motivi che ci siamo detti: ma la speranza, quella, non morrà mai...).
Ieri ero a spasso per i Monti Pizzi con uno di voi (Bagnai concede sempre una seconda possibilità). Si parlava del più e del meno, e in una piega del discorso lui mi chiede: “A proposito: Carmelina [nome di fantasia] vuole sapere qual è la data del #goofy…”.
…e lì ho pensato che questa guerra la perderemo!
Sono settimane e settimane che la data era pubblicata lì dove era naturale aspettarsi che lo fosse: nel sito di a/simmetrie, dove da oggi trovate anche i moduli di iscrizione! Allo staff lo avevo detto: “Fate come vi pare, tanto figuratevi se un’informazione su a/simmetrie vanno a cercarla sul sito di a/simmetrie! Sono troppo abituati ad avere la pappa scodellata da mamma Albertina…”.
Giudizio parzialmente ingeneroso: mentre vi scrivo, fioccano le notifiche di iscrizione di quelli che evidentemente a partecipare ci tengono e quindi hanno deciso di tenersi informati (e farlo è facile: basta iscriversi al profilo Eventbrite dell’associazione per avere una notifica sugli eventi attivi…). Avete sei settimane per iscrivervi. Se il preavviso non vi appare congruo, sapete con chi prendervela.
Io il convegno non volevo nemmeno farlo!
Ma se vi interessano le riflessioni di Carlo Galli sull’attuale contesto storico, se vi incuriosisce l’indagine di Lucio Baccaro sulle mappe concettuali delle élite tedesche, se volete ascoltare l’analisi di Vladimiro Giacché su motivi e conseguenze dell’incapacità di pensiero strategico in Europa, se può appassionarvi un dibattito fra un membro del Copasir e il generale Boni sul tema dell’esercitone unicone, se il tema della libertà di espressione, e quello della censura (facciamo ciao ciao con la manina all’amico Thierry Rosicon), non vi appaiono irrilevanti, se un dibattito fra Savino Balzano e Pasquale Tridico sul tema del salario minimo (e della deflazione salariale) può stuzzicarvi (la lista potrebbe continuare), allora vedrai che in sei settimane riuscirete a organizzarvi!
Bene.
E ora aspetto fiducioso il prossimo rompicoglioni che chiederà a me o allo staff: “Ma quest’anno il #goofy quand’è?” E questo incauto, ovviamente, resterà fuori, perché la sua domanda, dopo questo post, segnalerà che a lui il #goofy non interessa. Se gli interessasse, mi seguirebbe. E allora perché sottrarre il posto a un vero interessato?…
Mi scrive una persona informata dei fatti, commentando questo ritaglio di giornale:
Spettacolare! Vent'anni di sinistra al governo con i pochi che osservavano che forse troppo digitale non faceva bene alla scuola irrisi perché ritenuti antiquati e adesso che un ministro di destra fa qualcosa di reale in tal senso, "ce ne vuole di più"!
All'ultima domanda di Uno De Passaggio (lontano cugino di Uno Normale, l'entità mitica di cui vai in cerca quando devi occuparti di nomine, ben sapendo che nella fisica quantistica delle nomine vale il principio di indeterminazione di Bagnai: "Poiché nominare significa interagire, ciò preclude l'integrità psichiatrica del soggetto nominato"), all'ultima domanda, dicevo, è facile rispondere. Il documento fu approvato il 9 giugno 2021, e quindi il ministro dell'istruzione era lui, l'allievo di Prodi e Quadrio Curzio (e se io che sono del mestiere me lo sono dovuto andare a cercare su Google un motivo ci sarà).
Quelli (pochi) che osservavano che troppo, ma anche poco, digitale non fanno benissimo all'insegnamento, non solo primario, non solo secondario, ma anche terziario, chi è del mestiere se li ricorda, e uno è qui:
e vi spiegava perché e per come aveva voluto tenere quello che poi sarebbe stato il suo ultimo corso di dottorato (ma a settembre 2017 mai avrei pensato di scrivervi un giorno da San Macuto, di cui ignoravo l'esistenza...) utilizzando una lavagna di ardesia, faticosamente inseguita per le aule della D'Annunzio: erano oggetti rari già nel 2017, prima che i barbari dei banchi a rotelle scagliassero dalle finestre delle nostre scuole i pochi esemplari rimasti, mandandoli in frantumi, per obbedire agli scellerati ordini dei loro padroni cinesi.
Che cosa voleva allora il PD? Ve ne ricordate? Voleva ovviamente la modernità e il progresso, coerentemente con l'afflato progressista di cui si sente interprete unico e solo. E naturalmente la modernità era cchiù pilu, pardon: più digitale per tutti, e a tutte le età. Ce ne ha parlato distesamente Giorgio Matteucci, con altri, in questo convegno organizzato da a/simmetrie in Parlamento, ma insomma l'andazzo credo che ve lo ricordiate. Il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD: come potremmo fare a meno di un acronimo? E che acronimo sarebbe, se non fosse impronunciabile?), quel "pilastro fondamentale de La Buona Scuola" (legge 107/2015)", come lo definisce il sito del ministero, era stato licenziato da un altro ministro di cui il ricordo è labile, ma l'appartenenza indelebile: Stefania Giannini, pregiato componente del governo Renzi (#DAR)!
Come avrebbe potuto la mela cadere lontano da cotanto albero?
Lo trovate riassunto qui in appena 35 punti, fra cui troviamo il BYOD (cioè: portati il telefonino in classe!), il registro elettronico (cioè: deresponsabilizzati e disimpara a scrivere), gli standard minimi per la didattica online (cioè: lì volevano andare a parare e non gli è parso vero di avere un motivo cogente per accelerare su quel percorso), insomma: lammerda de lammerda de lammerda (senza offesa per le feci), il tutto proposto da chi? Ma è chiaro: dai referenti politici degli intellettuali engagé che oggi si "indinniano" e perché? Perché qualcuno ha detto basta, ma non l'ha detto abbastanza, tant'è che bisogna colpirlo come la Morte Nera!
Ma come?
Quando il ministro era vostro propugnavate il BYOD, e ora che il nostro ministro si oppone al BYOD di Renzi, mi diventate supinamente (stavo scrivendo suinamente) e subalternamente contro il BYOD anche voi? Così, de bbotto!? Sembrerebbe paradossale, ma il paradosso si spiega se ci si ricorda che qualsiasi cosa facciate, voi la fate, e soprattutto la raccontate, in modo più migliore, il che legittima i vostri più acrobatici voltafaccia (basti pensare al wannabe PdR che con scioltezza è passato dall'austerità agli ottocento miliardi - anzi: mijardi - di investimenti)!
Perché al telefonino in classe aveva aperto la Fedeli nel 2017 (quando io mi dannavo per trovare una vera ardesia e del vero gesso: la mia personale crisi delle materie prime era appena iniziata!), ma voi, cari intellettuali, muti! Tanto, la via di fuga era già pronta: se tutta questa digitalizzazione (che non poteva funzionare) non avesse funzionato, la colpa sarebbe stata degli insegnanti, non vostra o dei vostri strategòi! Esattamente come l'insuccesso dell'euro, che non poteva funzionare, è in tutta evidenza colpa del popolo bue, mica dei raffinati intellettuali che lo concepirono (uno lo abbiamo menzionato)!
Sì, so che il titolo vi lasciava presagire un post sull'UE, ma per chi come me ha una mentalità anticipante quella di "moribondo" non è una categoria applicabile a cotanto progetto politico! No, è solo una rapida comunicazione di servizio. La prova è questa qui e, per la cronaca, da quest'estate la supero in scioltezza. Merito di un po' di disciplina, quella richiesta dalla necessità di durare un giorno più dell'avversario per vedere come andrà a finire. Lo dico a beneficio chi ogni tanto si propone di accompagnarmi in montagna: siccome finora per un motivo o per un altro mi siete esplosi tutti (tranne uno, a dire il vero: ma è un trentenne), a me la compagnia fa senz'altro piacere, ma vi prego di pensarci prima, anche perché è sì vero che il nostro motto è quello dei marines, ma è altrettanto vero che non ci piace perdere tempo, soprattutto ora che le giornate si sono accorciate...
(...la settimana prossima si parte col click day, tenetevi connessi, sarà un bel convegno...)
(...l'UE non è moribonda: non è mai nata. Quindi come andrà a finire lo sappiamo: non è mai cominciata...)
Ogni tanto in questo blog ci siamo dovuti occupare del cretino, quell'essere sulla cui nefasta prevalenza Fruttero&Lucentini ci avevano ammonito nel 1985, e dalla cui tendenza alla specializzazione Flaiano ci aveva messo in guardia nel lontano 1956, nel prefigurare l'avvento del "medioevo degli specialisti" (ma era solo uno sconosciuto scrittore di provincia, no? Eppure, col senno di poi...).
Dico: risostanziare, perché del tema (la pretesa funzione di "traino" esercitata dalla Germania sull'Eurozona) ci eravamo già occupati in modo tombale nel febbraio 2012, cioè oltre dodici (12) anni fa, in due post che suggerisco di rileggere (perché va bene "il giorno della marmotta", ma credo sia vostro interesse crescere culturalmente):
Bene. Quindi ora rileggeteli, visto che stamattina ho perso una mezz'oretta a restaurarli reinserendo grafici e tabelle originali (ho deciso di non combattere la battaglia con gli informatici del mio ateneo: perché affrontare un ostacolo quando gli si può girare intorno?). Buona lettura.
Avete fatto?
No?
Sentite: io mi sono rotto i coglioni di ripetere sempre le stesse cose, per cui quando vedete un link, cioè una porzione di testo evidenziata in questo modo, dovete farmi il cazzo di favore di cliccarci sopra e leggere, perché il Dibattito non è un testo: è un ipertesto, e a chi non lo ha capito verranno le doppie punte, l'alitosi, e ogni notte apparirà in sogno un Padre fondatore per ricordargli quanto sia dolce e decoroso morire per Maastricht. Va bene così? Adesso rileggete quei due cazzo di post e andiamo avanti.
Bene. So che a molti non era chiaro che il Dibattito è ipertestuale, ma sono lieto di avere avuto un'occasione per chiarirlo pacatamente, e altrettanto pacatamente ve ne illustro i vantaggi, che poi sono ovvi: non ricominciare sempre da zero, e quindi procedere più avanti sulla strada della conoscenza.
Perché vedete: il fatto che un Paese che ha fatto del mercantilismo, cioè del vivere di esportazioni, cioè di campare sulla domanda (capacità di spesa) altrui, cioè del sottrarre ai propri partner commerciali domanda interna per rivolgerla verso i propri beni (indebolendo la crescita dei suddetti partner), non possa essere una "locomotiva" dei Paesi cui sottrae domanda, cui vende beni, da cui non compra beni, è piuttosto semplice da capire (e infatti chi non lo capisce è un cretino, e ogni tanto questo gli andrebbe detto, per mera carità cristiana, cioè per evitare che si faccia delle illusioni). Non può essere una "locomotiva" (non può trainare i Paesi dei quali non sostiene la produzione, mi sembra ovvio: non sono così tanto cretino!), e non può nemmeno essere, conseguentemente, una credibile potenza imperiale. Lo sono gli Stati Uniti, che infatti sono strutturalmente compratori netti dei beni altrui, anziché venditori netti dei beni propri, anche perché questo, come spiegato in innumerevoli sedi, comprese quelle scientifiche, è il modo più ovvio per far circolare nella propria area di influenza la propria moneta (scambiarla con gli altrui beni). Ma dei risvolti finanziari potremo parlare (cioè riparlare, da brave marmotte) più diffusamente quando ci saremo scrollati di dosso i fastidiosi cretini!
Tuttavia (e qui si vedono i benefici dell'ipertestualità - per chi vuole approfittarne - e del riprendere i discorsi da dove si erano lasciati, anziché cominciare ogni volta da capo), nonostante che questo dato sia ovvio (un Paese mercantilista esporta deflazione, non crescita), nei dodici anni da cui abbiamo affrontato l'argomento qualcosa potrebbe in effetti essere cambiato. Che so? Magari la Germania potrebbe essere andata in deficit nei riguardi dell'Eurozona, sostanziando così il proprio ruolo di "locomotiva", cioè di acquirente netto? Oppure potrebbe essere andata in surplus nei riguardi della Cina (scemenza sostenuta autorevolmente in uno dei due post che vi ho chiesto di rileggere e che senz'altro avete riletto), avvalorando la tesi di quelli secondo cui grazie all'elevato livello dei suoi investimenti e della sua ricerca la Germania è in grado di competere con la Cina, e di riflesso consente, esportando in quel Paese lontano, a tutti noi di beneficiare dello sbocco su un mercato così importante?
Ecco: a distanza di dodici anni un tagliando a quei due post può valere la pena di farlo, aggiornando gli stessi grafici e le stesse tabelle. Ci servirà a vedere se magari siamo diventati noi cretini, grazie alla nostra proverbiale adorabile supponenza, o se i cretini sono rimasti tali, a causa della loro proverbiale disprezzabile ottusità. La risposta penso di saperla, perché dell'andamento dei surplus tedesco abbiamo già parlato in lungo e in largo (una delle ultime volte nel post sui banchieri filantropi), ma mi dispongo con animo sereno e laico a riscoprirla con voi.
Partirei quindi dal grafico su cui Lucrezia Reichlin aveva spudoratamente costruito una fake news: quella secondo cui "il suo surplus commerciale [della Germania, NdCN] si è accresciuto soprattutto grazie all’export verso i paesi extra Unione: Cina, Paesi del Centro ed Est Europa e Paesi Produttori di Petrolio":
La fonte della Reichlin era il Fmi (che poi vuol dire tutto e niente: nel WEO ad esempio non ci sono i dati per origine e destinazione). All'epoca verificammo sul Data Explorer dell'OCSE, che nel frattempo ha cambiato struttura, diventando meno intuitivo da usare, ma nel frattempo è diventato più intuitivo da usare (ed è espresso in euro) il Data Browser dell'Eurostat, quindi utilizzo lui.
Per prima cosa vediamo se replicando oggi il grafico che sputtanava sbugiardava l'esimia collega, cioè questo:
dodici anni dopo e su un diverso database otteniamo cose diverse:
e no, spiaze (poco), ma quella della Reichlin si dimostra, con poca sorpresa, una fesseria assolutamente resistente alla prova del tempo: si conferma che il suo ponzoso editoriale confondeva le esportazioni extra-Eurozona con quelle mondiali, e che nel periodo da lei considerato le esportazioni verso l'Eurozona erano state sistematicamente superiori a quelle verso l'esterno dell'Eurozona, confutando l'assunto che la Germania crescesse prevalentemente a spese altrui: cresceva invece prevalentemente a spese nostre! Era il noto gioco di prestare (via banche franco-tedesche) ai PIIGS i soldi con cui comprare le automobili e i sommergibili tedeschi (e quest'ultimo dettaglio mi sa che non ve lo ricordavate: pensa che risate si sono fatti i turchi!).
Possiamo quindi fiduciosamente estendere il grafico per vedere se poi le cose sono cambiate in qualche modo e come, cioè se la Germania abbia smesso di crescere a spese nostre, e se magari abbia addirittura contribuito alla nostra crescita, diventando un importatore netto dall'Eurozona per sostenerne le economie, come più o meno in quegli anni chiedeva tanto appassionato quanto inascoltato il partigiano Joe!
Il grafico esteso è qui:
(non si riesce ad andare oltre al 2021), e ci dice quello che già sappiamo e che avevamo visto, ad esempio, qui (dove però consideravamo il saldo delle partite correnti, quindi non esattamente gli stessi dati):
Dopo aver assassinato i suoi mercati di sbocco interni, la Germania è stata costretta a rivolgersi a mercati di sbocco esteri, da cui una esplosione del surplus merci extra-zona e un relativo smorzamento del surplus merci intra-zona.
Ma... vuol dire che la Germania ha cominciato a sostenerci con la sua crescita?
Prima di rispondere togliamoci subito un altro sassolino-ino-ino dalla scarpa. Sarà veramente vero, come dicono i cretini, che la Germania è in surplus con la Cina a causa della sua leadership tecnologica? Ci eravamo esercitati anche su questo, facendo vedere all'epoca che no, non era proprio così:
La Germania era (abbastanza ovviamente) in deficit con la Cina, in quanto principale hub di smercio, via Amburgo, di quella che all'epoca era paccottiglia cinese (magari ribrandizzata Made in Germany) e che oggi sono prodotti a sempre maggior valore aggiunto. Ma le cose sono cambiate? Cerrrrrto che no! In effetti, replicando quel grafico coi dati Eurostat otteniamo questo:
I numeri sono drammaticamente gli stessi, per cui rinvio al commento che feci qui, e prolungando il grafico approdiamo su un #sevedeva:
I tedeschi hanno sì provato a diventare esportatori netti verso la Cina, ma non ci sono mai riusciti, e la greendemia che ci hanno inflitto ha dato loro una bella botta dalla quale difficilmente si riprenderanno, con un decollo delle importazioni associato a un declino delle esportazioni.
Chiara la lezione?
Ma torniamo sull'idea che la Germania ci sostenga con la sua crescita.
Intanto: quale crescita?
Forse conviene aggiornare anche questa tabella:
cioè quella che chiariva qui (cioè in uno dei due post che avete riletto, vero!?) come la Germania avesse sostanzialmente sottoperformato a partire dal Trattato di Maastricht fino al 2010 (quindi locomotiva de che, se andava più lenta dei vagoni?).
Utilizzando i World Development Indicators (cambiati anche loro, ma relativamente agevoli da consultare per chi sa che cosa cerca) la situazione è questa:
I dati medi annui sul sottoperiodo 1992-2010 confermano (e anzi accentuano) il fatto che nel post-Maastricht la Germania ha corso meno del resto dell'Eurozona, e quelli sul sottoperiodo 2011-2023 (da Monti in poi) sostanzialmente non smentiscono. Possiamo immaginare che con le prossime rettifiche della contabilità nazionale quell'1.3% di crescita media annua fra 2011 e 2023, sostanzialmente identico all'1.2% del resto dell'Eurozona, diventi un 1.2% piuttosto che un 1.4%! Non è la prima volta che la Germania evita di dichiarare una recessione truccando le carte, come qui abbiamo evidenziato (chi se lo ricorda)?
Quindi, la Germania non può aver sostenuto l'Eurozona con la sua crescita perché al più è cresciuta quanto l'Eurozona (quando non l'ha ostacolata), cioè perché... non è cresciuta! Vedete che chi parla di locomotiva tedesca è un cretino? Come fa a "tirare" una macchina che non cammina? Ma i dati li guardano, questi imbesuiti, o no?
Indipendentemente dalla sua crescita, che resta asfittica, la Germania non può comunque aver sostenuto l'Eurozona perché è stata venditore, non acquirente, netto dei prodotti dei suoi partner. Ce lo dice il fatto che la Germania è rimasta comunque in surplus nei riguardi dell'Eurozona, anche dopo averla devastata con l'austerità, e per avere un'idea più accurata possiamo spacchettare questo surplus nelle sue principali componenti:
Sopra a tutto avete la linea rossa della Figura 1 e successivi aggiornamenti (cioè il saldo commerciale della Germania verso l'Eurozona) e sotto avete i saldi dei principali Paesi. Non sarete sorpresi di constatare che mentre Spagna, Italia, e tutti gli altri hanno ridotto dopo il 2008-2009 il loro deficit verso la Germania (qui lo vedete come riduzione del surplus della Germania nei loro confronti, che tuttavia resta positivo!), la Francia se n'è andata dritta per la sua strada: il surplus tedesco nei confronti della Francia (deficit francese nei confronti della Germania) lo vedete in grigio, e in effetti... la vedrei grigia (se fossi in loro, come per fortuna non sono)...
Sintesi in dieci minuti, perché tanti ne ho.
1) la Germania non ha mai avuto una performance di crescita tale da giustificare per lei l'appellativo di locomotiva;
2) ove mai l'avesse avuta (ma non l'ha avuta) dal nostro punto di vista avrebbe tirato nella direzione sbagliata, come diceva De Nardis anni prima del partigiano Joe, perché è sempre stata venditrice, non acquirente netta dei nostri beni, e questo vale in particolar modo per la Padania, come abbiamo avuto modo di approfondire in altra sede;
3) l'aggiustamento macroeconomico determinato dall'aver segato il ramo su cui sedeva (la domanda interna dei paesi dell'Eurozona) non ha cambiato in nulla queste circostanze: la Germania ha tentato di campare per un po' sui soldi dei Paesi extra-Eurozona (lo si vede dall'esplosione del surplus merci e anche di quello delle partite correnti nei riguardi dell'extra-Eurozona) ma questo periodo è terminato, perché gli USA si sono seccati (vedi Dieselgate e esplosione dei gasdotti), la Russia è diventato un mercato precluso per motivi geopolitici, la Cina non è mai stato un mercato di sbocco, e gli altri emergenti guardano altrove;
4) più in generale, la Germania ha campato sempre e solo di dumping: fece dumping energetico negli anni '70, quando in risposta allo shock petrolifero si buttò sul proprio carbone, causando un grave danno ambientale a sé e agli altri (ricordate le piogge acide? Ricordate la fiatella tedesca?) ma evitando le conseguenze inflattive dell'aumento dei prezzi del petrolio; fece dumping salariale con le riforme Hartz a inizio secolo, senza che questo la aiutasse a crescere né a farci crescere; ha fatto dumping valutario con l'euro, con l'unico risultato di far incazzare gli Stati Uniti (vedi Dieselgate); ha rifatto dumping energetico concludendo una pace separata con la Russia, senza voler vedere o capire quale strategia l'Alleanza Atlantica stesse perseguendo (eppure non era difficile: l'avevano capito tutti!), e trascinandoci nelle conseguenze della sua hybris.
Questo paese saprofita ci è stato dipinto per decenni da coorti di pisciapenne prezzolati come una potenza che investiva in ricerca e tecnologia (solo qui avevate potuto vedere i dati) e che in quanto tale aveva un vantaggio competitivo che le permetteva di crescere più degli altri (?) grazie al rilevante flusso di esportazioni, quando in realtà il vantaggio competitivo era determinato esclusivamente da una riforma del mercato del lavoro che le consentiva di tenere il tasso di crescita dei salari reali sotto quello della produttività, come altresì vi avevo fatto vedere qui, nel post su Lampredotto:
E quindi, cari amici, di che cosa vogliamo parlare? Con cotanta locomotiva è ovvio che non andremo da nessuna parte. L'euro è irreversibile? Certamente, e chi ha mai detto il contrario!? La prima volta che andai in televisione dissi che non saremmo usciti noi da lui, ma lui da noi, perché il suo essere irreversibile non oblitera, ma anzi rafforza, il suo essere insostenibile!
Quindi calma: ora noi siamo in relativa sicurezza: lasciamo che si divertano fra loro i carolingi, i lotaringi, e i germani (o quel che ne resta).
Il nostro problema non sono loro. Il nostro problema sono i cretini, e quello sì che, come avrete capito, è un problema irrisolvibile, ma meno grave di quanto possa apparire, perché per quanto vogliano ripetersi che la Terra è piatta e la Germania è una locomotiva, la curvatura si vede a occhio nudo, a differenza della crescita tedesca (che non c'è mai stata). I fatti hanno la testa dura, e possiamo tranquillamente lasciare che i cretini li prendano a capocciate. Noi teniamo la barra dritta e non lasciamoci distrarre.
(...la prossima settimana vi annuncio il click day: Giacché, Balzano, Borghi, Galli, Gaiani, ecc....)
(...ah, lo so che tu, che ti credi più fregno degli altri, non hai riletto i due post del febbraio 2012: questa notte ti apparirà in sogno Canne, cioè, scusa: Spinelli! Io ti avevo avvertito...)