martedì 22 febbraio 2022

Leggi e regole di Twitter


(...correva l'anno 2015...)

Se siete qui probabilmente non siete lì, e quindi riassumere qui le regole e le leggi di Twitter potrebbe sembrarvi una perdita di tempo. Penso invece che enunciarle in un singolo post possa avere una sua utilità, e comunque ci porta via poco tempo.

La premessa è che non mi interessa se avete ragione o se avete torto, se mi date ragione o se mi date torto, se siete veri o finti, se mi insultate o mi adulate. Se interagite con me e violate le regole sarete bloccati, perché questo contribuisce a rendere Twitter un posto (per me) migliore. Voi ovviamente fate come vi pare e applicate tutta la reciprocità che ritenete di applicare.

La regola del "chennepenZa"

Alla rituale domanda "Senatore (un tempo: Professore) che ne pensa?" (preferibilmente pronunciato in crasi: chennepenZa) la risposta non può essere che un click (cioè un blocco: ma il termine click lo abbiamo coniato qui, all'epoca degli sciocchi che "creiamo moneta col click del mouse" - da cui la mia risposta: "col click del mouse ti blocco"), e questo per due motivi non negoziabili:

  1. il mio desiderio di essere libero di decidere io di che cosa voglio parlare;
  2. la mia esigenza di non alimentare polemiche inutili indugiando nel commento di frasi altrui riportate fuori contesto dai migliori amici dell'uomo che si vuole informare.

Il "chennepenZa" sarà sempre da me percepito come un attacco alla mia libertà o come una provocazione più o meno deliberata. Seguirà inevitabile click. Ovviamente ci sarà un certo tasso di falsi positivi, ma che ci volete fare? La vita è ingiusta, e ogni tanto dovrà pur dimostrarlo.

La regola del "guarda che dicono di te!"

Chi mi riporta giudizi altrui su di me, i miei scritti, il mio operato, verrà spietatamente bloccato. Non mi interessano né gli insulti né i complimenti altrui, so farmeli entrambi meglio da solo, e non mi interessa litigare. Do per scontato che il mondo (soprattutto, illo tempore, quello accademico) sia popolato da una percentuale fisiologica di cretini (diciamo il 79% - in Parlamento sono molti di meno o imparano a nascondersi molto meglio), la cosa non mi ha mai preoccupato, ho molta pazienza, e a nessuno di voi deve mai venire in mente di fare di me il ventilatore di qualsivoglia escremento.

Io non voglio farlo, e se voi volete farmelo fare vi blocco.

La regola dello "stampare moneta"

Amici cari: questo è un blog tecnico. Qui si è disquisito ad altissimi livelli dell'endogenità della moneta, si è ragionato su come funzionano le banche centrali, si sono analizzate le dinamiche della creazione monetaria sotto vari profili tecnicamente rigorosi.

Poi ci sono i vari bar radiotelevisivi dove la moneta si "stampa". Il dilettante cretino secondo cui la moneta è una merce che trae valore dalla propria scarsità ce lo risparmiamo, e quindi click.

Scienza

...uguale click. Nel 2015 sicuramente non avrete capito perché. Ora (o comunque dopo la pubblicazione del post che nel 2017 definì Lascienza) vi sembrerà evidente. In realtà le motivazioni del click sono leggermente cambiate nel tempo, muovendo però da una comune radice, il mio invalicabile rispetto delle competenze altrui, che è una delle tante sfaccettature della mia profonda umiltà. C'è una scienza che si occupa di scienza: è l'epistemologia. Sapete Kuhn, Lakatos, Popper? Ecco: quella roba lì. Che il primo (o anche l'ultimo) pirla che passa, ancorché assistito da cariche pubbliche o da posizioni accademiche altisonanti, usurpi di fronte a me il ruolo di epistemologo è una cosa che mi fa immediatamente girare le scatole, con inevitabile epilogo: click.

Voglio però segnalarvi in che modo la motivazione del click è cambiata nel tempo. Nel 2015 mi veniva il sangue agli occhi quando vedevo alcuni "colleghi" economisti che per deresponsabilizzarsi da quel disastro annunciato (e da loro voluto) che era stata l'austerità calciavano la palla in tribuna argomentando che "l'economia non è una scienza" e quindi il risultato di una politica sbagliata non sarebbe stato prevedibile col determinismo proprio di quella che secondo loro, nella loro concezione paleo-ottocentesca del pensiero scientifico, sarebbe stata "la scienza". La frase trigger era "l'economia non è una scienza (esatta)". Ma siccome io non sono un chiromante, e utilizzando esattamente la scienza economica avevo previsto il disastro che quei cialtroni ignavi conformisti dei miei colleghi stavano apparecchiando, a chi cercava di sottrarsi così alle sue responsabilità (una in particolare: quella di non essere uno scienziato intellettualmente onesto) applicavo immediatamente il click.

Dici: ma non potevi dialogarci, argomentare?

Ah, ma allora non è chiaro!? Ricordatevi sempre la prima legge della termodidattica: ci sono cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate, e ricordatevi il noto aforisma di Upton Sinclair: è difficile spiegare una cosa a qualcuno se il suo stipendio dipende dal non capirla.

Non so che idea abbiate voi del vostro tempo, ma il mio per me è prezioso, perché, come ho sentito dire oggi a un collega, durante un momento altissimo di fruttuosa dialettica con un esponente di spicco del deep state, "i soldi si perdono e si guadagnano, il tempo si perde e basta e io ho tanti interessi". Quindi le persone impreparate o in cattiva fede me le risparmio: sono una perdita di tempo. Da cui il click.

Oggi, poi, che la scienza è diventata la foglia di fico di una politica incapace di prendersi le sue responsabilità (l'ho detto in aula, lo ripeto qui), che viene confusa con la sua cugina puttana (Lascienza, quella praticata dai piazzisti da show), che viene invocata come ideologia (lo scientismo) anziché applicata come metodo critico, capirete bene che, quando la sento menzionare, essendo un pacifista non porto la mano alla metaforica fondina, ma il click ci sta tutto. La fase trigger è "credo nella scienza" (una confessione di ignoranza e incultura sublime nella sua ingenuità).

Quindi occhio.

Poi ci sono le leggi...

La legge di Guerrato o prima legge

Il legislatore ha ritenuto che chi interloquisce avendo meno di 100 follower vada bloccato, e io, che sono uomo rispettoso delle leggi, mi regolo così. Quindi, occhio: ripeto, non è il discorso "non sopporti le criticheeeehhh!!11!". Non sopporto nemmeno, anzi, detesto i complimenti. Chi ha solo 100 follower o non ha abbastanza amici (e un motivo ci sarà!), o non dice cose abbastanza interessanti (e allora perché viene a dirle a me?), o è attivo da troppo poco tempo (e allora la netiquette gli impone di stare muto e lurkare).

Quindi: follower<100 = click.

Spiace.

La seconda legge, o sindrome di Linkedin, o legge del baio (che non è un cavallo)

Il legislatore ha ritenuto che chi interloquisce con te avendo la bio in inglese (cioè la baio in inglisc, che non è un cavallo ma spesso un somaro) vada bloccato. A Roma dicono "parla come magni", e tutto sommato ci potremmo anche fermare qui. Gli "awanagana" ci hanno dato tante soddisfazioni, come ricorderete. Normalmente non sono interlocutori interessanti, per una serie di motivi socioantropologici  sui quali non mi addentro per pietà e solidarietà (vera, profonda) umana: io li evito come posso, voi fate come credete.

La terza legge, o legge di Pennetta

Il legislatore ha ritenuto di fornire un criterio universale per la classificazione degli epic fail su Twitter: quando il numero delle repliche eccede quello dei "like" (i cuoricini), il tweet è un epic fail (e quindi chi l'ha scritto avrebbe fatto meglio a risparmiarselo). Non è un buon motivo per bloccarlo (infatti qui non c'è click), ma è un buon motivo per riflettere. Il dato è che soprattutto in questo momento chi ti replica lo fa per insultarti (perché gli animi sono abbastanza accesi, per motivi che io, che vivo nella mia bolla, proprio non riesco a capire...). Quindi se il rapporto fra repliche e cuori (il Pennetta's ratio) supera uno, tecnicamente si può dire che col tuo tweet hai pestato un merdone. Capita a tutti, ed è utile avere un indice sintetico per accorgersene.

Introducing: la quarta legge, o legge pandemica, o legge di Bagnai

Il legislatore, che in questo caso sono io, ha ritenuto di stabilire che chi interloquisce con te essendosi iscritto dal febbraio 2020 in poi (e quindi è un iscritto "pandemico"), vada bloccato fino al marzo 2023. La ratio legis è quella della prima legge, cui aggiungerei anche una sottolineatura: da quando è iniziata questa storia (la pandemia) la stretta del potere sui social si è fatta piuttosto soffocante. Agenti provocatori di varia natura, umani o meno, pullulano. Io blocco. Voi fate come vi pare, ma se vi siete accostati a Twitter con animo puro negli ultimi due anni e mi incontrate sul vostro cammino ignoratemi. Questo sempre che vi interessi seguirmi.

Conclusione

Ma allora nessuno ti può dire niente!? Ma allora er dialogo, er confronto, er dibbattito!?

Bè, no, non siate ingiusti! Possono dirmi quello che vogliono un sacco di persone! Tutte quelle iscritte prima di febbraio 2020, che hanno più di 100 follower, non hanno la baio in inglisc, non sono pettegole e non parlano di cose che non capiscono.

Di persone così mi pare che ce ne siano molte, anzi: troppe! Quasi quasi vado a bloccarne qualcuna...



domenica 20 febbraio 2022

QED 97: l'inflazione da offerta esiste

Flash back: correva l'anno 2020, era il mese di marzo, eravamo rinchiusi in casa e questo mi dava l'opportunità di intrattenermi con voi in diretta Facebook e qui sul blog. Il 29 marzo scrissi questo post, di cui vi riporto l'estratto che qui interessa:



Flash forward: quando ormai per me la pratica era chiusa (come sempre quando succede quello che scrivo su questo blog) un cortese funzionario parlamentare mi segnala questo pregiato studio prodotto tre giorni fa da una nota ditta (molto attiva nel ramo dei fallimenti degli Stati, nel senso che con le sue politiche ne ha fatti fallire parecchi):


"Strozzature dell'offerta: dove, perché, quanto, e che succederà?" 

Il FMI compie un accurato studio e ci spiega che:


"i vincoli all'offerta hanno compromesso la ripresa e spinto l'inflazione nel 2021... globalmente, le chiusure spiegano il 40% dello shock di offerta complessivo". Sì, perché nel ragionamento che facevamo a marzo 2020 mancava in effetti un pezzo: la sconnessione delle catene del valore e delle catene di approvvigionamento globali, che, grazie a noti episodi come quello della Ever Given (e tanti altri meno noti), ha dato un contributo certamente importante e secondo il FMI superiore a quello della distruzione di capacità produttiva.

Ma la forza del nostro argomento resta, come la lettura del paper vi confermerà. Magari chi è qui da un po' non sarà stupito. Immagino anche la reazione di neofiti e livorosi: "Bagnai, chi si loda s'imbroda, lo sappiamo che sei bravo, puoi anche fare a meno di raccontarcelo...". No, cari amici, vedo che non avete capito, pardon: che non mi sono espresso bene! Qui il problema non è certo quello di illustrare a voi quanto io sia bravo, perché, con tutto il rispetto, difficilmente sareste in grado di comprenderlo (così come io non sono in grado di apprezzare l'abilità di altri in altre professioni).

Più in generale, il nostro problema non è quanto sono bravo io, ma quanto sono scarsi gli altri.

Perché il ragionamento assolutamente limpido e elementare che facevo due anni fa in linea di principio non avrebbe dovuto essere solo alla mia portata, nel 2020. Di conseguenza, non solo il Governo, ma anche i consigli di amministrazione di tante partecipate (per dirne una) avrebbero dovuto coprirsi contro uno scenario che era chiaramente inflazionistico. Il modo per farlo, secondo me, sapete qual era, perché ve lo dissi all'epoca: usare la politica monetaria per spingere sulla crescita senza far aumentare il debito, evitando di distruggere offerta (cioè di far chiudere imprese, ecc.). Una strada che anche il compianto David Sassoli aveva provato a indicare.

Ma questa soluzione all'epoca sembrava inflazionistica, e a chi la pensava così (praticamente tutti gli altri) mi viene da dire: potevate scegliere fra il rigore e l'inflazione, avete scelto il rigore, avrete l'inflazione!

Più in generale, dovremmo tutti porci (con la "o" chiusa) l'affascinante tema intellettuale di una classe dirigente "tecnica" che, abituata da tre decenni a contenere l'inflazione reprimendo la domanda con politiche di austerità, è ormai entrata in un mindset totalmente inadeguato ai tempi: quello secondo cui l'inflazione è determinata solo dalla domanda (perché reprimere la domanda ha aiutato in una certa fase a contenerla), da cui scaturisce l'idea che in qualsiasi contesto la si possa contrastare solo tagliando i redditi per scoraggiare la domanda di beni di consumo, o, al limite, innalzando il tasso di interesse per scoraggiare la domanda di beni di investimento (macchinari, attrezzature, beni strumentali in genere, capannoni e fabbricati). Purtroppo quando l'inflazione è da offerta la politica monetaria è più facile che crei problemi, piuttosto che li risolva. Perché se l'inflazione è da offerta, il problema non si risolve reprimendo la domanda, ma promuovendo l'offerta, il che richiede più, non meno, investimenti. Un innalzamento dei tassi di interesse, quindi, potrebbe avere l'effetto paradossale (ma in realtà ovvio) di portarci in una situazione di stagflazione: stagnazione della crescita e inflazione dei prezzi.

Scommettiamo che finirà così?

Ci rivediamo fra un paio d'anni, che passano in fretta quando (non) ci si diverte!

Per ora godiamoci la soddisfazione di essere arrivati con due anni di anticipo, usando i 1350 grammi di cervello in dotazione e un notebook comprato al supermercato, dove una prestigiosissima istituzione, dotata di mezzi infinitamente superiori ai miei (per scrivere il paper citato sono stati usati oltre sette chili di cervello e non so dirvi quante migliaia di dollari - ma tante!) è arrivata con due anni di ritardo.

Questa è la forza di noi italiani, ed è per questo che il mondo ci ama... o almeno ama i nostri risparmi!

(...ma di questo parliamo un'altra volta...)

Il trenino dei decreti

(...scusate, vi ho trascurato per troppo tempo - quasi un mese! - ma diciamo che da fare ce n'è stato. Torno qui con un post che dovrebbe aiutarvi a capire perché non ho da dedicarvi tutto il tempo che vorrei...)

Come forse saprete, il processo legislativo europeo è talmente farraginoso e pletorico che per consentire agli stessi addetti ai lavori di seguirne tutte le articolazioni il Parlamento si è inventato il "trenino legislativo": un'infografica impostata come i tabelloni delle stazioni ferroviarie attraverso cui ci viene consentito di addentrarci (con l'intenzione di farci perdere) nel groviglio di direttive e regolamenti in corso di elaborazione. Ad oggi, su questa bella d'erbe famiglia e di regolamenti, un'unica certezza è stato possibile maturare: che di quelli che riguardano la Commissione Finanze il ministro Franco non verrà mai a parlarci in Commissione (il ministro Tria lo faceva controvoglia, il ministro Gualtieri lo faceva di buon grado, il ministro Franco non lo fa per nulla: il Governo è bello perché varia).

In memoria di questa best practice, mi viene spontaneo chiamare "trenino dei decreti" il documento che il nostro ufficio legislativo aggiorna per tenerci al corrente su quanti e quali decreti sono in conversione in Parlamento, e a che stato di elaborazione si trovano. Bisogna partire da lì per pianificare il lavoro parlamentare, per il semplice motivo che, come vi ho spiegato diverse volte anche se in teoria dovreste saperlo (ma non lo sapete), l'art. 77 della Costituzione stabilisce che "i decreti [legge] perdono efficacia fin dall'inizio se non sono convertiti entro 60 giorni dalla loro pubblicazione". Insomma: il metodo di legiferare esclusivamente per decreto è la cristallizzazione del "fate presto"! Bisogna sempre fare presto, e quindi non bisognerebbe mai leggere le carte, perché si è sempre sotto la pressione di evitare che un decreto decada (con tutto il bailamme conseguente dalla perdita di efficacia e dalla necessità di intervenire per salvaguardare o meno i rapporti giuridici da esso creati).

Giusto per far capire che non si tratta di ipotesi astratte, l'esempio più recente che ricordi è quello del DL 209 del 10 dicembre 2021 "Misure urgenti finanziarie e fiscali", la cui legge di conversione è rubricata come Atto Senato 2470. Questo decreto è decaduto 10 giorni fa, ma i suoi effetti giuridici sono stati fatti salvi dall'art. 1, c. 656, della Legge 234/21, Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2022 e bilancio pluriennale per il triennio 2022-2024, che recita:


Come vedremo, altri decreti in lavorazione sono destinati a decadere, cioè erano stati emessi per non durare, ma per produrre solo effetti temporanei: sono i cosiddetti decreti "a perdere".

Per darvi un'idea, in questo momento sono in conversione cinque decreti, di cui due al Senato:

  1. il decreto-legge 21 gennaio 2022, n. 2, recante "Disposizioni urgenti per consentire l'esercizio del diritto di voto in occasione della prossima elezione del Presidente della Repubblica", la cui legge di conversione è rubricata come Atto Senato 2501, incardinato presso la 1a Commissione (Affari costituzionali);
  2. il decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, recante "Misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19, nonché per il contenimento degli effetti degli aumenti dei prezzi nel settore elettrico", per gli amici "Sostegni ter", la cui legge di conversione è rubricata come Atto Senato 2505, incardinato presso la 5a Commissione (Bilancio)

e tre alla Camera:

  1. il decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante "Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi", per gli amici "Milleproroghe", la cui legge di conversione è rubricata come Atto Camera 3431, assegnato alle Commissioni riunite I Affari Costituzionali e V Bilancio e Tesoro;
  2. il decreto-legge 7 gennaio 2022, n. 1, recante "Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza COVID-19, in particolare nei luoghi di lavoro, nelle scuole e negli istituti della formazione superiore", la cui legge di conversione è rubricata come Atto Camera 3434, assegnato alla XII Commissione Affari sociali;
  3. il decreto-legge 4 febbraio 2022, n. 5, recante "Misure urgenti in materia di certificazioni verdi COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività nell’ambito del sistema educativo, scolastico e formativo", la cui legge di conversione è rubricata come Atto Camera 3457, assegnato alla XII Commissione Affari sociali;

ma siamo in una fase di bassa marea!

In Senato la prossima settimana ne arriveranno altri due: il "Milleproroghe", che ci arriverà "blindato" dalla Camera (quindi senza possibilità di emendarlo ma con la necessità di incardinarlo, dare i pareri, portarlo in Assemblea, votare la fiducia, ecc.), e un decreto correttivo dell'infelice (diciamo così) art. 28 del Sostegni ter, quello che ha gettato nel panico migliaia di operatori del comparto edilizio; alla Camera ne arriverà un altro, il "decreto energia". Non poca roba...

Per tornare all'unico argomento che vi interessa, di decreti "pandemici" ne abbiamo tre: i numeri 1, 2 e 5 del 2021. Di questi il DL 2/2021, che è al Senato, è "a perdere": sostanzialmente spiegava cosa doveva fare per votare chi, come me, era positivo all'epoca delle votazioni del Presidente della Repubblica. Ora le votazioni si sono concluse e il decreto può morire.

Più interessanti i due decreti alla Camera, i DL 1/2022 e 7/2022. Il primo, in particolare, è quello che reca una quantità di norme assurde e sorpassate dai fatti, fra cui l’obbligo vaccinale per tutti i soggetti che abbiano compiuto i 50 anni di età, il green pass rafforzato per l'accesso al luogo di lavoro degli ultracinquantenni, l'estensione dell’obbligo vaccinale al personale universitario, l'uso del green pass base per accedere ai servizi alla persona e a pubblici uffici, servizi postali, bancari e finanziari, attività commerciali, e la differenziazione, a seconda del ciclo di istruzione e del numero di casi positivi, delle condizioni in cui si ricorre alla didattica a distanza. Non vi so dire in questo momento che ne sarà del secondo, cioè del DL 7/2022: confluirà nel primo come emendamento del Governo? Morirà? Verrà convertito?

Pertanto i due provvedimenti più "caldi", per i temi trattati e perché sono ancora in Commissione (e quindi potenzialmente emendabili) sono senz'altro il Sostegni ter al Senato (perché il DL 2/2022 è a perdere), e il "Green pass lavoro/scuola", cioè il DL 1/2022, alla Camera (perché il DL 228/2021, cioè il milleproroghe, è stato licenziato dalla Commissione).

Circa il "green pass lavoro/scuola" (cioè obbligo vaccinale per gli ultracinquantenni), lunedì dalle 10 dovrebbe proseguire la votazione degli emendamenti.

Sempre lunedì, viceversa, scade il deposito in Commissione degli emendamenti al Sostegni ter. La discussione degli emendamenti avrà quindi luogo dopo che questi saranno stati numerati e fascicolati, verosimilmente già in settimana.


(...se vi siete annoiati voi a leggere, figuratevi io a scrivere! Ma #aaaaabolidiga è fatta anche di queste cose. Ad esempio, se vuoi dire la tua, o almeno provarci, su un decreto, devi sapere quando e dove viene discusso, entro quando depositare gli emendamenti, ecc. Tutte cose piuttosto noiose, ma il nostro lavoro è anche quello di seguirle. Non so come faremo quando saremo in 200, ma sicuramente, come sostenevano i fautori della riduzione del numero dei parlamentari, il provvedimento di riduzione, come per magia, migliorerà la qualità degli eletti superstiti e della produzione legislativa del Governo. Voi ci credete?...)