...e non mi riferisco al fatto che dopo quattro secoli un politico fiorentino (questa volta vivo) si aggirava per le stanze della nobile dimora sul Canal Grande ragionando dei massimi sistemi del mondo (che nel frattempo sono diventati più di due, per via di una serie di anomalie succintamente descritte qui).
Mi riferisco invece all'ansia, che qui all'inizio abbiamo tutti provato e condiviso, dei portatori di una verità tecnica in contrasto con la narrazione unica e accettata di dare alla propria visione del mondo uno sbocco politico rivoluzionario (in senso proprio, non epistemologico). La verità tecnica può essere un qualsiasi banale dato misurabile, come ad esempio il fatto che la crisi del 2010 non potesse essere da debito pubblico ma evidentemente fosse da debito estero (lo dicevano le dimensioni relative di questi due tipi di debito e la loro dinamica), o il fatto che l'inoculo di una certa sostanza non si arresti nel deltoide ma circoli per il corpo umano. Le conseguenze di simili, banali, misurabili dati di realtà tendono ad essere naturalmente "disturbanti", potenzialmente "devastanti" per un insieme di assetti istituzionali costituiti (dalle Banche centrali agli Ordini professionali ai Governi alle multinazionali), il che spiega ovviamente la resistenza che si incontra nel portarli all'attenzione del pubblico e del cosiddetto decisore cosiddetto politico.
La fortuna di ContiamoCi è che Dario Giacomini è una persona tenace, posata e intelligente, che ha avuto l'opportunità, tramite Elisabetta, di confrontarsi con me e Claudio e avere un rapido primer sulle cose da non fare per assicurare al proprio progetto un minimo di sopravvivenza. In qualche modo siamo riusciti a trasmettergli un po' della nostra esperienza. Il Dibattito (cioè questo blog) non è stato del tutto inutile: sta aiutando i suoi nipotini, i dibattitini, a non sbattere il capino a qualsiasi spigolo e a non sbucciarsi le ginocchia ad ogni inciampo. Noi moriremo, loro cresceranno, e se ci sarà travaso di conoscenza cresceranno più sani e più forti. Certo, molte previsioni del Dibattito, come quella che non si può costruire una coscienza di classe sulla base di una minaccia esistenziale individuale e diretta, si stanno rivelando drammaticamente corrette (l'ho appena condivisa col Prof. Frajese, mi interesserebbe sapere che ne pensa e mi sembra abbastanza smaliziato da essere giunto autonomamente a certe conclusioni, esattamente come Giacomini). Gli studenti contro il greenpass si addormentarono leoni e non si sono più svegliati (e se si svegliassero farebbero rima, probabilmente obnubilati dall'odio estetico verso Salveeneeh...), in generale l'adesione ai movimenti che si proponevano di difendere la libertà è rapidamente decelerata al riapparire di una parvenza di libertà, ma anche qui si vede l'intelligenza di ContiamoCi, che ha spostato il piano del conflitto là dove esso è situato, nei rapporti fra capitale e lavoro, costituendo un sindacato. Ci sono forme di vita associativa intelligente su questo pianeta...
Riporto quindi qui a caldo qualche considerazione politica sulle osservazioni politiche fatte a margine del dibattito, da alcuni astanti e da alcuni relatori.
Intanto, era da parecchio tempo che non sentivo più a tavola la parola "proporzionale".
Son dovuto tornare indietro di anni, ai tempi dei dibattiti cor Nutella o cor Melanzana (ve li ricordate? Ogni tanto riaggallano...), ai tempi in cui anche noi, o meglio voi, pur avendo io rifiutato in radice la prospettiva "famoerpartitista", vi ponevate, nella vostra lecita ansia per la salute del Paese, lo stesso problema che oggi si pongono altri, nella loro lecita ansia per la salute delle persone: portare in Parlamento qualcuno che sapesse la (nostra) verità e potesse dirla in quella sede! Il ragionamento era: con un sistema proporzionale puro (e un migliaio di parlamentari), se anche fossimo l'un per cento della popolazione ci sarebbe possibile portare in Parlamento un drappello di eroi (magari due deputati e un senatore), mentre col sistema attuale il consenso viene drenato dalle coalizioni, negli uninominali non c'è speranza, e nella quota proporzionale i candidati vengono messi in ordine di priorità dalle segreterie dei grandi partiti (per cui il portatore di una battaglia ideale può solo aspirare ad essere un riempilista).
Questa nostalgia del proporzionale mi appariva sbalorditiva, incongruente, alla luce della consapevolezza, diffusa nel mio partito, che il sacrificio fatto sostenendo Draghi fosse servito, fra l'altro, proprio ad evitare che il PD ursuleggiasse o nazzareneggiasse imponendo... una legge elettorale proporzionale! Eh sì, perché nel pacchetto, insieme allo jus soli, alla legge Zan, alla revisione del catasto, c'era anche questa roba qua, vista dal centrosinistra come uno strumento per garantire la propria sopravvivenza, impedendo al centrodestra di difendere le proprie posizioni nei collegi uninominali. La formula del "centrodestra di governo" impediva a FI di cedere alle sinistre sirene del PD: lo strappo sarebbe stato troppo visibile per i loro stessi elettori. Capite bene, tuttavia, che, dopo essere passati da un trauma simile, vedere persone tendenzialmente di destra e affezionate alla propria libertà considerare come liberatoria una prospettiva che per il centrodestra sarebbe stata suicida (e per scongiurare la quale ci eravamo letteralmente dissanguati) era piuttosto shoccante!
Ma ancor più devastante era il riandare con la memoria ai giorni ormai lontani in cui questa prospettiva era la nostra, o meglio la vostra, perché il mio radicale dissenso dal famoerpartitismo mi rendeva piuttosto freddo rispetto ai dibattiti su tecnicismi che avrebbero potuto agevolarne il percorso.
Può essere di qualche utilità ricapitolare i ragionamenti che mi portavano a ritenere un simile percorso pericoloso ex ante e mi portano a ritenerlo futile ex post (togliendo quindi qualsiasi appeal alle riflessioni sulla legge elettorale, anche al netto della inesorabile legge bronzea della riforma elettorale:
Qualsiasi legge elettorale si risolve in una catastrofe per chiunque la proponga nel tentativo di avvantaggiarsi sull'avversario
...gli esempi portateli voi!).
Ex ante ero terrorizzato dal fatto che il nostro movimento culturale venisse infiltrato da persone il cui scopo fosse screditarlo o appropriarsi delle risorse che il consenso portava con sé, estromettendo chi questo consenso lo aveva, involontariamente, costruito. Non era un'ipotesi così assurda: qualcuno si ricorderà la storia di Badiale sprangato fuori dal suo blog, ad esempio, e molti ricorderanno personaggi un po' ambigui e oggettivamente pericolosi come quel simpatico operatore informativo che qui ribattezzammo Donald. Ero anche sconcertato dalla diffusa inettitudine dei più sfegatati sostenitori del famoerpartitismo, e non lo nascondevo (non a caso i due protagonisti di quel post sono diventati cheerleaders della squadra delle amanti tradite!). Il colpo di grazia alla dimensione famoerpartitista lo dette una cena organizzata in Emilia, il cui scopo era quello di esaminarne l'agibilità con dei volenterosi, resi autorevoli da esperienze parlamentari relativamente fresche. Alla mia semplice domanda: "Va bene, allora supponiamo di andare avanti: quante firme bisogna raccogliere e come si fa?" nessuno seppe rispondere. RIP famoerpartito! Esporsi con una simile armata Brancaleone era ovviamente pericoloso, molto pericoloso, senza contare che, ancora una volta, avrei dovuto fare tutto io, sottraendo altro tempo non tanto alla famiglia (cui non ne dedicavo già più, ma al Dibattito e al lavoro). Tra l'altro, quanto potenti fossero i miei nemici voi forse non lo sapevate, ma io lo sapevo (e oggi viene raccontato anche in pubblico): non gli sarebbe parso vero di far fare un bel bagno di ridicolo a uno che li umiliava intellettualmente in qualsiasi confronto!
Quel tipo di obiezione è superata dai fatti: ex post, più che la pericolosità del percorso, mi demotiva la futilità dell'obiettivo, sotto due profili:
1) va bene, porti alla Camera un deputato, e poi?
2) ma soprattutto, come scegli l'eroe da portare al fronte?
Svolgiamo brevemente il punto (1): sull'effettivo impatto delle battaglie di pura testimonianza credo di non avere più nulla da spiegarvi. Il bottone rosso in faccia al MES l'ho schiacciato io, non Paragone, come pure il suggerimento di usare il milleproroghe come veicolo per l'abrogazione delle multe l'ho dato io, non la Cunial! Questo per il semplice fatto che loro non c'erano, e io invece sì, e il mio esserci non era frutto del caso, ma del non aver voluto fare una battaglia di pura testimonianza narcisistica (al costo di prendermi, quando necessario, le mie badilate di tiepido e fumante letame in faccia, e di deludere l'inconsolabile Silvia). Nulla contro queste tre persone sul piano umano, s'intende, ma la testimonianza non basta. Avere uno "speakers' corner" nel fritto Gruppo misto è meno rilevante che averlo ad Hyde Park, in tutta sincerità: tempi contingentati, esclusione dalle riunioni di maggioranza, difficoltà a seguire i lavori di Commissione, impossibilità di avere un qualsiasi tipo di incarico (e conseguentemente di avere staff)... Sapete bene che io non sono un alfiere del gigantismo come elemento catalizzatore della produttività (per uno strano caso del destino, proprio in questo momento un simile alfiere si siede di fronte a me), ma è indubbio che nell'ecosistema della politica le microimprese non trovano spazio. Qui i casi sono due: o sei totalmente sprovveduto, o sai positivamente che il voto che chiedi non servirà a nulla. In entrambi i casi, con che faccia vai dall'elettore a chiederlo? Abbiamo anche la controprova: la storia dimostra che se si creano le condizioni di agibilità politica il Rosatellum molto più del proporzionale consente di coinvolgere in Parlamento portatori di battaglie ideali. Oggi ne avete uno in Senato (Claudio) e uno alla Camera (io). Ovviamente questo coinvolgimento presuppone certe doti sia nel coinvolto che nel coinvolgente! Non è facile realizzare questa doppia coincidenza di interessi e di visione. Ma è sempre molto più facile che trovare l'unicorno politico che dai banchi del Gruppo misto, dicendo rigorosamente "la veritah" e lavorando alacremente, riesca a polarizzare il consenso attorno alla sua singola battaglia ideale, in un mondo in cui centinaia di persone si aggirano animate da un perenne moto browniano sospinto verso obiettivi estemporanei da sollecitazioni individuali randomiche (l'emendamento tale, l'ordine del giorno talaltro, la direttiva X, il regolamento Y, Confquesto, Assoquello, ecc.).
Chiaro, no?
Come pure l'idea, ancillare rispetto a questa, di "partire dal basso" prendendo "anche solo un consigliere in un Comune", per poi "crescere sul territorio" e infine espugnare la Bastiglia. Alla precisa domanda: "ma avere un vostro tesserato come sindaco che vantaggi vi sta dando in termini operativi o politici?" non c'è stata risposta e non ci poteva essere risposta, come io sapevo, perché anche questa è stata una declinazione del Dibattito (ricorderete la storia di Gianluca, un amico di Goofynomics che ha voluto tentare questa avventura, e sta insistendo con ammirevole pervicacia, nel quadro di quelle esperienze che qui abbiamo affettuosamente chiamato zerovirgoliste: ho grande affetto e rispetto per lui, ma la sua esperienza ci deve essere di insegnamento).
Svolgiamo ora il punto (2): posto comunque che anche una battaglia di testimonianza abbia una sua utilità e una sua dignità (in realtà l'unica utilità che ha - per le forze conservatrici - è quella di screditare chi come me cerca di orientare in una certa direzione l'azione delle forze potenzialmente rivoluzionarie), chi mandi a combatterla? Come lo scegli? Indipendentemente dalla legge elettorale, ci saranno sempre posizioni in cui ce la si gioca e posizioni in cui si è pressoché certi di andare a battere una musata. Ed è proprio qui, in questa fase genetica, che generalmente i movimenti zerovirgolisti esplodono (mi sembra di aver intravisto dinamiche simili in qualcosa cui partecipò il nostro amico Marco Basilisco): è infatti strano come persone così strenuamente disposte a combattere una battaglia di testimonianza dai banchi del Gruppo misto siano così risolutamente restie a combatterla nella trincea del territorio! Detto in altre parole, è strano come un idealista per cui l'importante è partecipare alla prova dei fatti si riveli come un opportunista che corre solo per vincere!
Questo per quanto riguarda le start-up: discorso che ora, in termini politici (ma anche di gestione del dibattito) non ci riguarda più.
Il dibattito sul proporzionale però deve essere condotto, se non altro per sottolineare come esso sia comunque mal posto, anche qualora si astragga dalla prospettiva opportunistica di chi non vuole rinunciare al privilegio dei propri rotten borough (che era, non ho difficoltà a confessarlo, la nostra).
In termini apparentemente più alti, il tema viene di solito declinato secondo uno dei tanti frutti dell'albero avvelenato del grillismo: la dialettica fra "bobolo" buono e "bolidiga" cattiva. La politica, si dice, sarebbe migliore se potesse drenare dal popolo, che è buono, le sue migliori energie. Ci vogliono, si sostiene, politici veramente rappresentativi, non professionisti della politica (il primo grillino fu Berlusconi, in questo senso), ma rappresentanti della "società civile" (una delle tante espressioni vuote di senso, come "scienza umana" e "bene comune"), per moralizzare (o arricchire di competenze) la classe politica. Insomma: il vincolo di rappresentanza visto come un concorso per titoli ed esami, ma anche il lavoro parlamentare visto come un perenne "Sò Dieco, ti scpieco!" dove il "competente" e "civile" e "non professionista della politica" di turno chiama a sé l'avversario o (meglio mi sento!) l'alleato, gli spiega come va il mondo, e quello si compiega, il mondo in cui il miglior ingegnere di Milano, l'ingegner Fanfulletti, eletto nelle liste del "Partito della verità vera", convince con la sua competenza il miglior biologo di Teramo, il Prof. Di Giovanguidalberto, eletto nelle liste del "Partito dell'onestà competente" a votare l'emendamento 34.056, perché è in materia di ingegneria e il competente è lui, il Fanfulletti, per cui "stammi a sentire, bisogna fare così"...
Ma dove esiste questo mondo fiabesco? Dove esiste questa caricatura della (totalitaria, come da ieri sapete) Repubblica dei filosofi? L'avete visto voi?
Io, vi confesso, no...
E allora vado dritto al punto, che il viaggio volge al termine: non ha senso parlare di legge proporzionale se prima non si fa un ragionamento serio sul finanziamento pubblico dei partiti, perché i partiti, in quanto possano funzionare come tali (cioè avere una rete territoriale, con sedi e luoghi di dibattito), sono l'unico corpo intermedio che può garantire che le persone coinvolte nelle liste abbiano, oltre alle loro competenze professionali specifiche (che contano il giusto, perché per quanto possano essere dei bravi tecnici di qualsiasi materia, la competenza legislativa dei tecnici ministeriali è comunque superiore), anche quella meta-competenza che è l'arte regia, l'arte politica, come la chiama Platone nel Politico (dandole invero un significato un po' diverso, ma insomma ci siamo capiti). Altrimenti, meglio che scelgano i segretari, credetemi.
Non è un caso se prima di sferrare un attacco alla nostra economia si è sferrato un attacco alla "partitocrazia": demonizzare (per demolire) i partiti era uno snodo strategico sulla strada dell'indebolimento dei Parlamenti, unico contrappeso solido all'azione del Governo e della Presidenza della Repubblica.
Credo che questo percorso sia retrospettivamente leggibile per molti, e tutti quelli che sono in grado di leggerlo capiscono anche bene quanto sia difficile invertirlo. Dobbiamo però sapere che la strada per il nostro riscatto passa da lì: finanziamento pubblico, immunità parlamentare, separazione delle carriere, e altre due o tre riforme che restituiscano dignità e incisività ai vostri rappresentanti.
Altrimenti sarete rappresentati male (o, in caso di zerovirgolismo, per niente).
Ma l'avrete voluto voi.
(...al termine della giornata il Prof. Prodi mi si avvicina e fa: "Ma come fa ad avere questa preparazione fisica?" E io: "Semplice: vado a correre tutti i giorni. Sa, con la vita che facciamo è indispensabile mantenere l'efficienza...". E lui: "No, mi riferivo alla preparazione in fisica. Si vede che lei è appassionato di storia della scienza...". E io: "Sono un uomo del Rinascimento, contemporaneo di questo edificio. Come dice Flaiano: oggi il cretino è specializzato. Io mi rifiuto di specializzarmi per illudermi di non essere un cretino."...)
(...a cena ho chiesto: "Ma secondo voi quante auto blu ha la Camera?" Grillismo ovunque. Poi ho preso Google Maps e ho fatto vedere - perché si vede - dal satellite quanto è grande il parcheggio delle nostre auto blu, chiedendo in francese: "E secondo voi qui quaranta macchine come cazzo c'entrano?" Così non si poteva non capire, anche se non sono poi così convinto di aver dissipato ogni dubbio. Il dogma dei privilegi della casta prevale sul dato fisico dell'impenetrabilità dei corpi. Ma allora, gentili amici, dove vogliamo andare?...)