giovedì 19 dicembre 2024

L’esegesi di Draghi, parte prima

Ed è finalmente apparso il testo di LVI, sul quale credo che dovremo soffermarci a più riprese.

Oggi è stata una giornata molto lunga, perché alla Camera, a differenza di quanto accade al Senato, per non so quale motivo che approfondirò nel mio testo di antropologia parlamentare comparata, non è possibile scegliere la fascia oraria in cui si preferisce intervenire, né tantomeno saperla prima di aver varcato la soglia dell’AVLA. Quando ieri la capogruppo in commissione bilancio Silvana Comaroli mi ha chiesto se volessi intervenire in discussione generale ho  accettato immediatamente, non per presenzialismo ma per liberare le colleghe e i colleghi della commissione, che si erano tanto spesi nelle notti precedenti, da un impegno ulteriore. Ciò comportava essere lì alle 8:00, Ma questo non è un problema, perché, come sapete, io mi sveglio presto. Per qualche disguido organizzativo però, il governo non era presente in aula e senza governo (cioè senza un sottosegretario - di solito - o un ministro - nelle occasioni particolari) i lavori parlamentari non possono svolgersi. Mettici l’attesa del sottosegretario, mettici le giuste rimostranze dell’opposizione sull’ordine dei lavori (sull’ordine dei lavori può intervenire un rappresentante per gruppo, e quindi: misto, PD, 5 Stelle, Italia Viva, e un altro), Mettici lo svolgimento della relazione, che la relatrice di maggioranza ha semplicemente depositato per tagliare corto, io, che alle 7:55 avevo appreso che avrei parlato intorno alle 9:30, mi sono ritrovato a parlare alle 10:57. Poi c’è stato un giro di auguri di Natale, poi c’è stato un giro di disbrigo di corrispondenza, poi c’è stato un giro di sindaci del territorio (a uno il vento ha scoperchiato una chiesa, e non è una cosa bella; ad altri l’ANAS riprenderà in carico una provinciale che li collega e che la provincia, grazie alla riforma Delrio, non riesce a tenere in ordine, e questa invece è una cosa positiva, non tanto la centralizzazione, quanto il fatto che di una strada che una volta era statale e poi è stata declassata a provinciale, torni ad occuparsi lo Stato che ha un po’ più di risorse della provincia), poi sono passate a visitarmi delle persone, poi mi hanno telefonato altre persone, insomma: la sintesi è che ho dimenticato il pc in ufficio e quindi vi sto scrivendo dal telefonino per cui la faccio molto corta, nel mio perenne scrupolo di essere severo, sì, ma giusto.

L’agenzia che ho citato nel post precedente, infatti, riportava il pensiero del nostro omettendo una parte potenzialmente rilevante, che vorrei utilizzare a suo discarico. Il virgolettato giornalistico (perifrasi per: menzogna) era, lo ricorderete: “tutti i governi disponevano di uno spazio fiscale per contrastare la debolezza della domanda interna, ma almeno fino alla fine della pandemia, hanno preferito non utilizzare questo spazio“. 

Messa così suona veramente assurda, perché, come abbiamo imparato, al punto di intestargli una associazione scientifica che qualcosa ha prodotto, la situazione europea è caratterizzata da asimmetrie rilevanti, per cui suona strano di per sé che tutti i governi possano trovarsi nella stessa posizione. Il testo, in realtà, comincia un rigo sopra. Il virgolettato è tradotto bene, insomma, ma ne manca il primo pezzo, che provo a tradurvi io: “e squilibri commerciali globali molto grandi producevano una pressione al ribasso sui tassi di interesse reali che faceva sì che tutti i governi, ecc.”.

Ora, se dovessi dirvi, io così, a mente, il nesso fra squilibri commerciali (di quale segno?) e pressione al ribasso sui tassi di interesse non riesco a spiegarmelo. Se ci rifacciamo al modello che abbiamo spesso considerato, quello del ciclo di Frenkel, il paese importatore è tale anche perché in esso l’inflazione è più alta, il che determina:

1. uno svantaggio di prezzo dei suoi beni rispetto a quelli dei concorrenti (un apprezzamento del cambio reale);

2. Un tasso di interesse nominale più alto, che ha il duplice scopo di cercare di raffreddare l’inflazione da un lato, e dall’altro di attirare i capitali esteri necessari per finanziare il saldo negativo della bilancia dei pagamenti.

Possiamo immaginare che un discorso uguale e contrario valga per il paese esportatore, che intanto riesce ad esserlo in quanto controlla i prezzi, controllando i salari (e questo pezzo del ragionamento Draghi non riesce più a nasconderlo e lo svolge molto bene), il che gli consente di tenere bassi i tassi di interesse e quindi, in ipotesi, di creare spazio fiscale, cioè, spazio di manovra per la politica di bilancio (posto che questo spazio non si crea solo con bassi tassi di interesse, ma anche con alti tassi di crescita).

Insomma: nella versione abbreviata il discorso di Draghi non gira ed ha anzi il sapore acre di una atroce beffa a chi ha subito un danno superiore a quello di un conflitto mondiale. Nella versione estesa, però, non è che giri molto meglio. A mio sommesso avviso, ma può darsi che mi sbagli, girerebbe meglio se fosse scritto così: “surplus molto grandi di bilancia dei pagamenti producevano in alcuni Stati una pressione al ribasso sui tassi di interesse reale, che creava uno spazio fiscale per contrastare la debolezza della domanda, ma almeno fino alla pandemia in Europa gli Stati in surplus hanno fatto la scelta deliberata di non utilizzare questo spazio”.

Così il discorso fila, e diventa quello a noi ben noto del partigiano Joe, ma anche di quello che, all’inizio del Blog, chiamavamo affettuosamente l’hidalgo de la Sierra, e che il senatore Garavaglia all’epoca chiamava il “ragioniere Monti”. Un discorso meno beffardo (perché accusare l’Italia di non aver speso da parte di chi gli aveva proibito di spendere sarebbe oggettivamente un’atroce beffa), ma non meno fallace sotto almeno due ordini di considerazioni.

Intanto, la storia che abbiamo sentito più volte, anche dall’Hidalgo, secondo cui la Germania avrebbe dovuto, dovrebbe, dovrà, spendere di più per sostenere la crescita europea, è abbastanza futile sotto il profilo politico, rientrando in quella categoria di fallacie logiche che in questo blog abbiamo definito pinball theorem (il teorema del flipper: se mio nonno avesse cinque palle sarebbe un flipper). L’Hidalgo, se ricordate, la enuncia nel famoso video sulla distruzione della domanda interna. Dice, l’Hidalgo: “Abbiamo distrutto domanda interna per ristabilire la competitività e quindi ci dovrà essere un rilancio della domanda europea”. Ora, esistono 200 casi di poliorchia attestati in letteratura, ma non si va oltre le quattro palle. Mi affretto ad aggiungere che non è solo per questo, e non è neanche principalmente per questo, che un nonno non è un flipper. Di converso, sappiamo che esistono molti tedeschi generosi: lo sono, ad esempio, quelli che generosamente finanziano le navi delle ONG al nobile scopo di destabilizzare politicamente il nostro paese. Tuttavia, desumere da questo che la Germania possa avere una fiscal stance generosa sarebbe da ingenui, per restare in argomento. Di ingenui ne conosciamo almeno due: uno è il partigiano Joe, e l’altro è l’Hidalgo. Se ci dovessimo aggiungere anche Draghi, sarebbe poliorchia. Una posizione fiscale austera serve al capitalismo tedesco a regolare i conti coi propri lavoratori, e quindi difficilmente la prenderà indipendentemente dal fatto che al governo ci siano socialisti, democristiani, verdi, gialli, neri, rossi o blu. Semplicemente, i loro rapporti sociali di produzione funzionano in quel modo lì, da secoli, e chi tentasse di contrastare una tendenza simile manderebbe il sistema in una contraddizione tale da restare stritolato (e fra un po’ avrete conferma di quello che vi sto dicendo).

Supponiamo, però, che il ragionamento di Draghi sia effettivamente questo, che lui abbia voluto fare quello che in realtà non ha fatto, cioè rimproverare alla Germania quello che praticamente tutti gli altri le hanno rimproverato, cioè di essere la causa della crisi europea, il tumore del nostro sistema economico e politico. Se fosse così, il suo pensiero odierno non andrebbe in contraddizione con la sua lettera del 2011, perché andrebbe letto nel senso che l’Italia, essendo un paese in deficit estero, spazio fiscale non ne aveva, e quindi non doveva usarne. Ma questo aprirebbe a due altre considerazioni. Intanto, si chiarirebbe una volta per tutte che la misura dello spazio fiscale non è il deficit pubblico ma quello estero: posso spendere, e quindi spingere sulla crescita, finché non vado in deficit di bilancia dei pagamenti. Significherebbe cioè dare ragione a chi proponeva, nei lontani anni 10 di questo secolo, un external compact come cardine della politica di bilancio degli Stati membri. Cioè, a me. Qualcosa (compresi gli sguardi a 0 K) mi dice che non fosse questa la principale motivazione dello scritto del presidente Draghi. 

Di converso, però, sappiamo che il ragionamento secondo cui chi è in deficit deve tirare i remi in barca, vale solo in determinate circostanze. Siccome, con buona pace degli economisti della troika, il moltiplicatore keynesiano esiste, l’idea di tirare i remi in barca quando si è in deficit estero funziona solo finché il rapporto debito/Pil è inferiore a uno. Se il rapporto debito/Pil è una frazione impropria, invece, questa idea è sbagliata, come io vi dissi nel 2012 in un post che vale sempre la pena di rileggere e far leggere, e che ha ricevuto dal Fondo monetario internazionale una autorevole conferma (di cui 11 anni dopo non ci facciamo un cazzo di niente): i riferimenti estesi li trovate in questo post sugli spingitori di austerità.

Insomma, tiriamo le somme che domani è un’altra giornata lunga: o non capisco io, e ci può stare, perché la bibliometria non è una scienza esatta, oppure il discorso che Draghi conduce è spiacevolmente reticente e ambiguo. Lo spazio fiscale ce l’avevano tutti gli Stati (ma allora perché hai fatto quel cazziatone a noi?) o solo quelli in surplus? E se l’interpretazione è quest’ultima, siamo sicuri che gli Stati in deficit non avessero spazio per fare politiche espansive, visto che impedirgli di farle ha portato il loro debito a crescere, nel nostro caso dal 120% al 135% del Pil?

Insomma, come la metti la metti, in questo discorso c’è sempre qualcosa che non torna, e solo due cose sono assolutamente nitide ed evidenti: la prima è che tutte queste seghe mentali argomentazioni sono solo un gigantesco spot pubblicitario per la CMU. La seconda è che da quest’ultima dovremmo stare ben distanti in base al principio timeo Danaos et dona ferentes. Niente di personale, naturalmente, ma se chi ci dice di mettere nella cassa comune i nostri risparmi è la stessa persona che ci dice che seguendo i suoi consigli abbiamo determinato una massiccia fuga di capitale all’estero, se chi ci chiede di mobilitare la nostra liquidità oziosa è la stessa persona che quando ci diceva di tirare i remi in barca, sbagliava, che ne fosse consapevole o meno, allora forse è meglio che i nostri risparmi ce li teniamo per noi e la nostra liquidità la mobilitiamo se ci va e quando ci va e agli scopi che decidiamo noi.

E, ancora una volta, se sbaglio certamente mi correggerete. Ma, come vi dicevo, su questa seconda parte dovremmo intrattenerci un po’ più.

Per questa sera è tutto, ci vediamo domattina a Coffee Break.


32 commenti:

  1. Il discorso sul legame tra gli squilibri esterni e il livello dei tassi di interesse mi fa venire in mente il tema del cosiddetto global savings glut (eccesso di risparmio globale), introdotto anni fa nel descrivere i rapporti tra Stati Uniti e Cina (ma anche altri Paesi emergenti) (ricordo uno speech del 2005 di Bernanke, l'allora governatore della Fed).
    In pratica, sperando di non dire inesattezze o sciocchezze (la invito a correggermi nel caso), l'idea era che il forte disavanzo delle partite correnti degli Stati Uniti era compensato dal forte afflusso di capitali esteri da quegli stessi Paesi rispetto ai quali gli Stati Uniti erano in deficit, il quale finiva per tenere i tassi di interesse bassi per via della forte domanda di attività finanziarie statunitensi (oltretutto questo ragionamento vale probabilmente anche per i Paesi europei per descrivere il calo dei tassi reali da circa la metà degli anni '90 in poi).
    Nel caso dell'eurozona però la situazione sembra un po' diversa se la si guarda negli anni post crisi finanziaria globale. Cioè, il Paese che ha beneficiato di tassi di interesse reali molto bassi è stato il Paese in surplus, ossia la Germania (ma anche i Paesi Bassi), che ha beneficiato di afflussi di capitale negli anni post-crisi (la famosa divaricazione dei saldi Target2 dovrebbe riflettere, almeno in parte, anche questo fenomeno), mentre gli altri Paesi, quelli della cosiddetta periferia, hanno avuto tassi reali più alti.
    In questo modo si andrebbe a cadere sull'interpretazione che ha suggerito anche lei delle parole di Draghi, ossia che quest'ultimo intendesse dire che la Germania doveva fare politiche fiscali maggiormente espansive sfruttando questa condizione favorevole in termini di tassi di interesse e quindi di costo dell'indebitamento pubblico.

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    1. Dell’ipotesi del global savings glut ci siamo ovviamente occupati a suo tempo, perché era centrale nel ragionamento sugli squilibri finanziari globali, che erano il mio tema di ricerca centrale prima di soffermarmi sulla disastrosa situazione europea. Un esempio è qui:

      https://goofynomics.blogspot.com/2012/07/cesena-goofy-e-qui-quo-e-qua.html

      (Metto il link “passivo” perché non sono più tanto sicuro di come funzionino i link attivi e non ho tempo di ripostare il commento in caso qualcosa vada storto). Il ragionamento sottostante era che in fondo anche se gli Stati Uniti avevano un deficit estero monumentale, stava andando tutto bene, perché quel deficit segnalava un afflusso di capitali dal resto del mondo. C’è però una differenza sostanziale, anche nel caso in cui volessimo trascurare le asimmetrie regionali, fra Europa e Stati Uniti. Il savings glut si riversava negli Stati Uniti, perché questi emettono la valuta che è il principale strumento di liquidità internazionale e sono un paese sostanzialmente privo di rischio politico. Come ho sempre fatto notare, invece, la situazione dell’euro è totalmente diversa. La previsione fatta nel Tramonto dell’euro che l’euro non avrebbe soppiantato, e nemmeno scalfito, il ruolo del dollaro negli scambi internazionali si è sostanzialmente verificata e dopo la weaponization del dollaro a seguito della crisi ucraina le cose sono andate ancora peggio, perché è apparso chiaro agli investitori dei paesi emergenti, quelli dove si forma l’eccesso di risparmio, che l’euro non consente di diversificare il rischio politico rispetto agli Stati Uniti (banalmente se ti bloccano il conto negli Stati Uniti te lo bloccano simultaneamente, o magari un po’ prima, anche in Europa). Quindi, non capisco proprio le parole del presidente Draghi.

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    2. Intendo dire, per maggior chiarezza, che il tuo riferimento è del tutto pertinente, e che probabilmente dietro la retorica di Draghi ci sono reminiscenze di quell’argomento, che aveva un fondamento e delle funzioni politiche del tutto in conferenti con la situazione in cui ci troviamo in questo momento.

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  2. Si può ipotizzare che:
    - la bolla immobiliare del nord Europa sia stata favorita dai troppo bassi tassi di interesse in quei paesi ?
    - il bonus 110% sia in parte collegato all'IMU e ad una politica dei redditi repressiva ?

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    1. Sul primo punto, ti do assolutamente ragione, e del resto questo è un punto di vista condiviso da molti osservatori: https://wolfstreet.com/2024/03/22/prices-of-existing-homes-in-germany-tank-14-so-far-as-ecb-fueled-housing-bubble-turns-into-housing-bust/.

      Il 110% era legato all’idea dei 5 Stelle di creare una moneta fiscale, “un minibot fatto peggio” (©️ Borghi), e all’altra idea dei 5 Stelle di favorire il green deal. Non vedo il legame diretto con l’IMU, vedo quello con la politica dei redditi relativamente restrittiva, che siamo costretti a fare per colmare il buco di 40 miliardi l’anno per i prossimi quattro anni. Senza questa zavorra si potrebbe fare di più.

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    2. Ringrazio per la risposta; colgo l'opportunità di contatto per porgerLe i più sentiti auguri di buone feste.

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  3. Si può ipotizzare che i fondi del PNRR non miglioreranno la situazione economica delle famiglie italiane ?

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    1. Mi sembra che le stime dei benefici siano relativamente irrisorie.

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    2. Qui: https://www.upbilancio.it/wp-content/uploads/2024/10/Impatto-macro-PNRR_SIE24_Monteforte.pdf trovi le stime. Lo 0,7% di crescita cumulata in più entro il 2026 non sono tantissimi soldi (se li spalmi sul periodo).

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  4. Sarebbe anche forse il caso di scrivere qualche appunto sull'eterno "revenant"... a distanza di un anno dalla legnata del 21 dicembre 2023. Adesso è diventato "in the army now" (cito gli Status Quo)... Letta così ha evocato il ritorno manu militari di un Morto E Sepolto...

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  5. La prima delle due cose nitide ed evidenti potrebbe infatti essere propagandata come: "Il timoniere della barca tedesca è in difficoltà. Per non lasciare che il timone sia conteso da estrema destra ed estrema sinistra, portandoci ai disastri di 100 anni fa, dobbiamo offrire i nostri risparmi al timoniere usato-sicuro targato CDU-CSU. Vedrete che qualcosa farà anche per noi" ....
    Piergiorgio Rosso

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    1. Forse. Sinceramente, non sto seguendo così da vicino la politica tedesca e non sono in grado di fare un pronostico sulle prossime elezioni. Sicuramente avremo un inizio di 2025, molto interessante.

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    2. Degli amici tedeschi abbastanza ben inseriti in certi ambienti mi dicono che è probabile che a questo giro elettorale AfD prenda sì tanti voti, ma che in ogni caso tutti quanti gli si coalizzeranno contro e faranno una nuova grande ammucchiata ... che però servirà a continuare a fare la politica di prima, dunque aggravando i problemi del paese. Così al successivo giro AfD prenderà davvero una valanga di voti e potrebbe esserci un svolta. Questi stessi amici, che sono più o meno tutti elettori della CDU, dicono che in realtà, per disattivare AfD, occorrerebbe farla governare già al prossimo giro, possibilmente in un governo di coalizione, in modo da diluirne l'immagine di movimento capace di risolvere i problemi del paese. Io ho detto loro che mi pare improbabile che accada perchè CDU e socialisti temono che AfD potrebbe accettare di andare al governo, ma solo per farlo cadere qualche mese dopo e puntare ad elezioni anticipate. Quindi in pratica i partiti tradizionali sono costretti a fare l'ennesima "coalizione omnibus" che però rafforzerà ulteriormente la base elettorale di AfD.

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    3. Sì, questo ormai lo abbiamo capito. La conventio ad excludendum contro le forze critiche ci mette di fronte a un bivio: risposta repressiva delle forze conservatrici, o vittoria a valanga (70%) delle forze rivoluzionarie, o naturalmente entrambe le cose. In Francia è in corso uno processo storico simile. Quelli preoccupati per il fascismo sono quelli che lo porteranno al 70%.

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  6. Nel merito economico non mi azzardo a commentare, non avendone le capacità. Volevo solo segnalare che per me Draghi è stata la peggiore delusione politica della mia vita. Per qualche strana ragione, dopo il discorso fatto da Draghi a Rimini qualche anno fa, mi ero illuso che - trattandosi di personaggio così blasonato, che aveva ben poco da chiedere ancora in termini di cariche importanti e che le questioni di economia politica le capisce - potesse fare davvero qualcosa per il paese in termini keyneisani. Alla fine dell'esperienza del governo Draghi, mi sono ritrovato nell'alternativa tra dare ragione a Cossiga e pensare che, in fondo, Draghi è stato solo uno dei tanti frontmen della finanza globale, che non si azzarda mai a cantare fuori dal coro temendo che, come l'hanno creato, lo distruggono. Ma alla sua età e con il cursus honorum che aveva, poteva almeno provarci. E' brutto da dire, ma l'altro Mario (Monti) ha mostrato più carattere di Draghi, perché almeno è stato sempre sincero e coerente, a costo di essere antipatico.

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    1. Posso dire per esperienza diretta, e senza violare alcuna particolare riservatezza, che Monti esprime, ovviamente ex post, una certa amarezza per essere stato mandato sul fronte dell’austerità avendo da un lato un piano di battaglia molto dettagliato, e dall’altro nessuna copertura (non c’è stata nessuna “demand operation throughout Europe”). Questa amarezza qualche volta prende i colori del risentimento verso chi Il Manifesto pro austerità lo ha scritto. A differenza di te, però, non sono mai stato particolarmente deluso da Draghi. Draghi è uomo dei fondi: siete voi che per anni lo avete insegnato a me (non so da quanto sei qui e quindi non so se anche tu hai fatto parte del corpo docente). Non c’è nulla di strano, e neanche nulla di male, nel fatto che si schieri risolutamente e coerentemente dal lato del capitale. Mi stupisce un po’ che qualcuno possa attribuirgli intenzioni diverse.

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    2. Sono qui da poco e, prima di essere qui, ero all'oscuro di un sacco di cose (tipo le famose clausole ballerine di certi investimenti fatti dal ministero del tesoro con tassi alti). Dunque sapevo che Draghi proveniva dai fondi, ma ho scoperto solo dopo (e anche grazie al blog) quanto fosse "uomo dei fondi". Meglio tardi che mai. Anche per queste cose devo ringraziare te.

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  7. PS: mi riferisco al discorso di Rimini del 2020, non a quello del 2022

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    1. Mi vergogno un po’, ma non me ne ricordo nessuno dei due. Uno dei due probabilmente è quello del “debito buono/debito cattivo”. Penso che fosse quello del 2020, giusto? Ma non devi disturbarti a rispondere: se la cosa mi interessasse, la cercherei da me.

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  8. Leggendo il discorso integrale di Draghi ci sono tanti punti che non capisco. In particolare a pagina 3 si lamenta contemporaneamente sia che il mercato interno ha "troppe barriere interne" (equivalenti a dazi del 45% per il settore manifatturiero e del 110% per il settore dei servizi... perbacco!) sia del fatto che è "troppo aperto" (commercio equivalente al 55% del PIL) e ciò riduce l'efficacia del moltiplicatore fiscale perché se ne va in importazioni.

    Non capisco: commerciamo troppo? Commerciamo troppo poco? Commerciamo "male"? Il commercio "interno" è buono ma non ne facciamo abbastanza, mentre il commercio "esterno" è cattivo e ne facciamo troppo? Com'è fatta un'economia che è al contempo troppo aperta e con troppe barriere interne? Se siamo troppo aperti allora perché spendiamo 25 anni a negoziare un accordo commerciale col Mercosur?

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    1. Semplice: è un’economia fatta di Stati nazionali che si fanno concorrenza gli uni con gli altri. Quello che a me ha stupito di quel passo è che Draghi, che pure è uno scolarizzato nel XX secolo, non si renda conto che mentre gli americani parlano l’americano, gli europei non parlano l’europeo. Supera sta barriera!…

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  9. " Posso dire per esperienza diretta, e senza violare alcuna particolare riservatezza, che Monti esprime, ovviamente ex post, una certa amarezza per essere stato mandato sul fronte dell’austerità avendo da un lato un piano di battaglia molto dettagliato, e dall’altro nessuna copertura (non c’è stata nessuna “demand operation throughout Europe”). Questa amarezza qualche volta prende i colori del risentimento verso chi Il Manifesto pro austerità lo ha scritto..."
    Detto con le parole del mio amico Giorgio, praticamente Monti esprime amarezza per avere fatto la figura dell'utile idiota o più esattamente dell'utile coglione; grazie ar cazzo ce ne ha messo a ca... pirla

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  10. Eh certo, in questo momento la nostra liquidità è "oziosa" perché non c' è più modo di farla "fluire" nelle tasche dei suoi "virtuosi" referenti usando i trucchetti di prima.

    Ma a me la cosa che più mi inquieta non è vedere volatilizzati i miei SUDATI risparmi di una vita di "onesto lavoro" ( i risparmi li perderemo TUTTI comunque , non appena i suoi colleghi riusciranno finalmente ad accendere un terzo "fuocherello" in €uropa)
    Mi inquieta invece di più l' idea che LVI stia ancora "su piazza" perché gli è stata promessa ( e quindi ancor la vuole) la successione a l' attuale "regnante".
    Cavolo, col "danno" anche " la beffa" ?

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  11. Onorevole,
    il suo accenno alla CMU mi ha ricordato il problema da lei sollevato e costituito dal fatto che gli enti previdenziali investono fuori dal nostro paese, alla ricerca di maggior guadagno cifre che, se non ricordo male, superano i 100 miliardi.
    Ammesso che non ci siano impedimenti di tipo geopolitico, visto che il grosso è investito negli USA, potrebbe essere auspicabile l'acquisizione di tali enti da parte dello stato che così avrebbe a disposizione dette somme per investire nelle sviluppo del paese?

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  12. Egregio Onorevole,

    riporto di seguito i links a due discorsi di Draghi del 2012, relativi alla competitività interna ed esterna dell'EA:

    https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2012/html/sp120313.en.html

    https://www.ecb.europa.eu/press/key/date/2012/html/sp121130.en.html

    Dal secondo link emerge chiaramente il ragionamento di Draghi:

    "The crisis has made one thing absolutely clear: large imbalances within the euro area can become a fundamental issue for the stability of economic and monetary union.

    Why do I say this? Because it is inevitable that a union of sovereign states can become fragile if some states are permanent creditors and others are permanent debtors. This is particularly true if the imbalances are on a large scale.

    Such a situation undermines mutual trust. It can then damage the overall functioning of the union, which will in turn spill over to all members. It can also make the conduct of monetary policy much more challenging."

    "So how can these severe divergences within the euro area be addressed? Certainly, there has been some recent progress in the convergence of relative costs and of internal and external imbalances.

    This reflects to a large extent stronger policy action in the fields of fiscal consolidation and structural reforms as well as deleveraging in the private sector. Trade balances have also improved in most euro area countries, which had experienced excessive domestic demand and substantial losses in price and cost competitiveness before the crisis.

    In most cases, this improvement has resulted from a combination of relatively strong export growth (particularly in Spain or Portugal) and very weak or negative import growth (notably in Greece).

    The contraction of domestic demand continues to play a role in this adjustment. Part of this is cyclical, but it also reflects rebalancing away from previously unsustainable domestic demand growth. Demand has to be contained and supply has to increase, it is only that the supply adjustment takes more time."

    Quindi:
    1) I gravi squilibri della bilancia dei pagamenti all'interno dell'EA minavano la tenuta dell'EA stessa e potevano ridurre l'efficacia della politica monetaria BCE;
    2) Per sanare questi squilibri, si è puntato a ridurre la domanda interna dei paesi in deficit, anche perché migliorare l'offerta avrebbe richiesto più tempo;
    3) Per ridurre la domanda interna sono stati necessari i consolidamenti fiscali e le famose "riforme".

    Ora, Draghi vorrebbe dire che, relativamente al punto 2, sarebbero stati efficaci anche delle politiche di incremento della domanda interna nei paesi in surplus.

    Un saluto,
    Fabio

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    1. Beh, ma se voleva dirlo, perché non lo ha detto? Non è una tesi arcana o sibillina. Ci ha scritto un libro Stiglitz…

      Domattina su La Verità trovate scritto quello che ne penso. Ben inteso, questo non sminuisce il valore della tua analisi. Dal punto di vista economico, il ragionamento che fai è impeccabile, però mi sembra che non tenga dal punto di vista retorico e politico. Retorico, perché non vedo quali ostacoli impedirebbero di essere più espliciti su un punto così banale. Politico perché (ma questo lo sai anche tu) quello che secondo te tra chi vuole sappiamo essere impossibile.

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    2. Non lo ha detto per un motivo retorico ed uno politico.

      Quello retorico riguarda il fatto diffuso di menzionare il debito pubblico anziché il debito estero come motivazione per il consolidamento fiscale e le riforme strutturali.
      Ciò è legato alla volontà di mantenere vivo il "Vincolo esterno", di cui Draghi è stato uno dei principali fautori:
      https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/13608749608539475

      Il motivo politico è dato dalla volontà di favorire una certa classe sociale, quella che controlla il "Ceo capitalism".
      Il modello mercantilista tedesco si basa, infatti, sulla crescente diseguaglianza di reddito e ricchezza tra i lavoratori/consumatori e gli imprenditori/risparmiatori:
      https://www.imf.org/-/media/Files/Publications/CR/2019/1DEUEA2019002.ashx
      Draghi, essendo sostenuto da questi ultimi, non potrà mai chiedere la fine del modello mercantilista tedesco.

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    3. Sì, su questo siamo ovviamente allineati, tant’è che, come dirò domattina su La Verità, il pressante appello alla CMU ad altro non è indirizzato che ha un disperato tentativo di tenere in piedi quel modello, ovviamente a spese nostre. Tuttavia, se questa linea di ragionamento, che è quella che seguivo all’inizio di questo post, fosse corretta, allora che senso avrebbe sottolineare che lo spazio fiscale era stato aperto agli Stati membri dagli squilibri esterni? Se ti fa comodo la narrazione alla Oscar Giannino per cui l’unico debito è il debitopubblico, allora gli squilibri esterni ti conviene proprio non menzionarli. Mi dispiace non aver stabilito un rapporto cordiale perché alla fine, data la rilevanza che gli accordiamo, mi interesserebbe chiedere direttamente alla Fonte qual è il suo ragionamento!

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  13. Draghi menziona gli squilibri esterni solo per aggiornaci sul fatto che Cina e USA non saranno più in grado di assorbire il surplus dell'EA:

    "Overall, policymakers revealed a preference for a particular economic constellation: one based on exploiting foreign demand and exporting capital with low wage levels. But this constellation no longer appears sustainable.

    For some time now, the Chinese market has been become less favourable for European producers as growth slows and local operators become more competitive and move up the value chain. Exports to China have stagnated since 2020.

    The slowdown has increased our reliance on the US market, with EU goods exports growing by 13% in this period. But the new US administration looks unwilling to act as our buyer of last resort. We will have to contend with a deliberate US strategy to rebalance global demand and suppress trade surpluses in its major trading partners.

    The challenge Europe faces now is that neither macroeconomic policies nor the structure of private credit are well placed to fill the gap left by external demand. And an important factor connecting these weaknesses is the lack of key reforms in the structure of goods, services, and financial markets."

    Quindi, se non possiamo più basarci sulla competitività esterna per crescere, ci vuole più mercato unico per incrementare la domanda interna.
    Il problema, aggiungo io, sarà spostato nuovamente sulla competitività interna. Ai tedeschi, banalmente, serve un mercato di sbocco.

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    1. Sì, che ai tedeschi serva un mercato di sbocco è abbastanza risaputo almeno a chi legge questo blog, o a chi studia la storia europea degli ultimi 12 secoli più o meno. Ci feci il post sui banchieri filantropi, che forse ricorderai. È giusta la sottolineatura che fai circa le intenzioni di Draghi: attribuire il suo cambio di orientamento a uno stato di eccezione causato da una fantomatica ridotta capacità della Cina di assorbire il nostro surplus. Tuttavia è piuttosto chiaro che argomenti di questo tipo sono fallaci. Ne parlammo 12 anni fa commentando Lucrezia Rachlin, che ci voleva spiegare che i virtuosi esportavano in Cina. La Germania è sempre stata una importatrice netta dalla Cina, quindi il punto non è questo. Il punto è che Draghi è stato l’esecutore materiale della mossa che ha spinto gli Stati Uniti a reagire schiacciando la Germania: la svalutazione competitiva di oltre il 30% dell’euro con cui la Germania ha cercato di conquistare i mercati esteri dopo aver distrutto il mercato interno. La vera cosa da cui draghi vuole ripulirsi la coscienza è questa.

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  14. Concordo in toto!
    A tal proposito, rimando al seguente link:
    https://www.youtube.com/watch?v=tUJxE_a03xg

    Il "We don't target the exchange rate" di Mario Draghi, fa il paio con il "We are not here to close spreads" della Lagarde.
    Il primo è servito alla Germania, il secondo servirà alla Francia.

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