giovedì 7 agosto 2025

Breve nota tecnica sull'impatto dei dazi

Premesso che chi si è esibito in performance simili:


forse farebbe meglio a lasciar passare qualche secolo in dignitoso silenzio, nella speranza di farsi dimenticare, ma riconosciuto altresì che un minimo di imbonimento da fiera paesana è comunque connaturato alla rappresentazione degli interessi ed è da considerarsi fisiologico, voglio fare ammenda su una mia valutazione errata riportata in questo post. Il delitto mio non è, direbbe Leporello, ma è dei soliti noti, dei nemici della democrazia, degli operatori informativi. Sono loro ad aver titolato:


e questo mi ha indotto a pensare che al CSC avessero seri problemi col concetto di elasticità al prezzo (che con ordini di grandezza simili sarebbe stata del 200%: una cosa mai vista in natura, come spiegavo appunto nel post sull'impatto dei dazi).

In realtà, la valutazione del modello CSC (pubblicato dove?) è coerente con quella del modello di Bagnai et al. (2017) (pubblicato su Economic Modelling), perché, come spiegato da una civile & resiliente esponente della nota associazione di categoria nel corso di questo pacato & costruttivo dibattito:


l'impatto di 23 miliardi è calcolato tenendo conto anche della rivalutazione nominale dell'euro, stimata al 15%, e quindi è riferito a un incremento complessivo del 30% sul tasso di cambio reale. A incremento doppio, impatto doppio, e pari elasticità (sempre intorno a 1).

Tuttavia qualcosa mi lascia supporre che questi impatti siano sempre sovrastimati, e pesantemente, e se volete vi spiego subito perché. Il fatto è che i tassi di cambio reali (che sono il prezzo relativo dei beni nazionali rispetto a quelli esteri) sono costruiti con riferimento a due classi di indicatori: o gli indici dei prezzi al consumo, o il costo del lavoro per unità di prodotto. Lo vedete ad esempio qui, nel database dell'Eurostat, che vi consente appunto di scegliere l'indicatore che preferite:


Non entro ora nella ratio di questa scelta, cioè nel perché si usi l'uno o l'altro indicatore e su quale sia preferibile per quale analisi (a richiesta ve lo spiego). Voglio solo far notare che quello che riusciamo a misurare econometricamente è la reazione dei volumi venduti alla variazione del prezzo finale, quello al consumo. Ora, il fatto è che, come sa chiunque abbia un minimo di cervello, il famoso 15% non si applica allo scaffale, ma in dogana. Per capirci, con qualche approssimazione: non si applica al prezzo al dettaglio (che è quello che confluisce nella valutazione del tasso di cambio reale e quindi nella stima dell'elasticità di prezzo), ma al prezzo all'ingrosso, con riflessi proporzionalmente inferiori sul prezzo al dettaglio.

Credo capiate dove voglio arrivare, anche perché è sempre la stessa storia. Quelli che oggi dicono che all'aumento dei dazi del 15% conseguirà un apprezzamento del cambio reale del 15% sono della stessa pasta marrone (che non è cacao) di quelli che dicevano che a un deprezzamento reale del 20% sarebbe conseguita un'inflazione del 20% (ne abbiamo parlato qui, come ricorderete, analizzando le leggende metropolitane bipartisan - perché il non cacao è assolutamente trasversale, c'è in versione socialisteggiante e c'è in versione #verolibberale...). Ci vuole più di un neurone per capire che l'attività economica è fatta di tanti snodi, e che fra ognuno di questi c'è un pass-through: esattamente come un deprezzamento di x% non comporta una inflazione del x%, e esattamente per gli stessi motivi (perché il pricing in regimi oligopolistici o imperfettamente concorrenziali si basa sull'applicazione di mark-up sui costi, mark-up che possono essere ridotti per assorbire shock di prezzo allo scopo di mantenere quote di mercato), un dazio di x% non comporta un aumento del prezzo finale di x% e quindi un apprezzamento del cambio reale misurato sul prezzo finale di x%.

Morale della favola?

Dopo tanto stracciavestismo e espertonismo un tanto al mazzo (di cui fra un po' avrete un esempio all'Aria che tira) non è escluso che, come già accadde nel primo mandato Trump, e prese tutte le debite cautele rispetto al fatto che qui si parla di un dazio generalizzato e comunque il clima internazionale è improntato a una maggiore conflittualità, alla fine le esportazioni italiane verso gli Usa possano in realtà crescere, se l'effetto reddito (maggiore crescita negli Usa) prevarrà sull'effetto prezzo (minore competitività del prodotto europeo), tanto più che il prodotto italiano è solo italiano, e quindi in re ipsa difficilmente sostituibile.

Quindi calma!

Il vero problema è un altro: il fallimento industriale europeo del green deal, e il nostro fallimento politico nel realizzare quella che è e resta una nostra legittima ambizione: essere arbitri del nostro destino sganciandoci da chi regolarmente ci porta a combattere battaglie in guerre che non sono la nostra guerra. Sì, finora non siamo riusciti a renderci indipendenti, ma qualche passo lo abbiamo fatto (vedi riforma MES) e continuiamo a spingere in quella direzione. Ci vediamo fra un po' in TV con chi lo desidera...

Dal nido del falco

Sono arrivato. Domattina collegamento a l'Aria che tira, non in Zoom ma con lo "zainetto" (mandano una troupe, il che mi consacrerà definitivamente come personaggio qui in paese). Dopo pranzo riunione col coordinatore provinciale. Dopodomani (ma in realtà ormai domani, cioè venerdì) sveglia prestissimo, perché bisogna essere dalla parte opposta della gigantesca montagna, a Manoppello, all'ora in cui qualcosa andò storto a Marcinelle. Poi gommista, poi due incontri coi militanti, poi si torna in quota. Dopodomani (cioè sabato) per ora è previsto solo un concerto d'organo a Carunchio, ma andrò almeno un'oretta prima per fare due chiacchiere col sindaco, e poi non so se tornare al nido del falco, o proseguire verso un non luogo che non esiste.

Non che siano proprio vacanze, ma almeno ci sono dodici gradi.

Il primo giorno libero è domenica, ma è il giorno libero di tutti, e quindi dovrò scegliere bene la montagna in cui andare da solo (e un'idea ce l'ho, ma... non la dico, per restare solo!).

Il problema più serio, quello del collegamento Internet, alla fine mi sembra risolto. Ora, per tre settimane, guarderò il mondo da questo oblò:


(sì, quello che vedete è Roio del Sangro, a sud della linea Gustav).

Se non esagererò coi grafici riuscirò anche a restare in contatto con voi. Di cose da dire ne avrei, e magari cominciamo domani, dopo la riunione di coordinamento, a meno che lo spirto guerrier ch'entro mi rugge non mi spinga verso il bosco o verso l'alto, in cerca di altri animali asociali.

Intanto, buona notte! Domani si parlerà di dazi. La cronaca ha più fantasia dei cronachisti, ma essere in squadra significa anche cercare di rendere divertenti delle cose noiose. Il gap che separa chi è qui da chi guarda la TV è incolmabile, temo, e sinceramente fra divertire voi e tentare di istruire chi nel 2025 ancora non ha capito non ho esitazioni! La vita è troppo breve per annoiarsi. Le vacanze, poi, sono brevissime (per chi ce le ha) e quindi scusandomi per aver abusato del vostro tempo mi congedo.


(...nella migliore delle tradizioni, il 10 partono le iscrizioni al goofy...)