venerdì 30 giugno 2017

Mon discours à Bruxelles (avec images)


(...Taquin le Superbe dans toute sa splendeur...)

Dalla quinta colonna ricevo, e volentieri pubblico (fra le risate...):



Ciao, non potevo venire mercoledì mattina al Parlamento, però sono riuscito a seguire in streaming solo un po' del tuo intervento, giustamente rivolto ai francesi...
Adesso ho sentito Salvini:



però devo dire che non mi ha sorpreso: sono tre anni che trovo condivisibile quello che dice.
Se avessi avuto modo di incontrarlo, avrei voluto dire a lui e a Borghi questo:
La Lega si trova in una situazione di incoerenza di fondo simile, ma opposta, a quella dei vari partitini di sinistra.
Come fai ad essere liberista, a sostenere la necessità di limitare il ruolo dello stato nell'economia, a voler favorire il libero mercato rispetto all'intervento statale, a prediligere misure economiche pro-business ed essere contro l'euro?
L'euro, come tu insegni, è lo strumento più efficace per ottenere esattamente quegli obiettivi, in termini di politica economica.
Quindi delle due l'una: o non sei così "liberista", e allora quanto prima lo chiarisci, meglio per te. Oppure non puoi essere contro l'euro, e anche qui urge chiarezza.
Come vedi è esattamente la condizione opposta della sedicente sinistra.
Altra cosa che gli avrei detto, stando così le cose, oggi in Italia c'è una prateria, anzi due, per due forze politiche che volessero in modo coerente sostenere gli interessi contrapposti delle diverse classi sociali, lavoro vs capitale.
(Non voglio invitarti a fare un partito, sia chiaro).
Una vera destra, conservatrice, che difende gli interessi del capitale senza vergognarsene, che quindi si fa paladina dell'UE e dell'euro, diciamo una destra einaudiana, un po' meno imbranata, improvvisata e ignorante rispetto a quella di Mario Monti, avrebbe subito un ruolo centrale, sbaragliando PD, Berlusconi, e centristi vari.
Una vera sinistra, che difende gli interessi del lavoro, senza complessi, quindi capace di proporre protezione per i più deboli, indipendenza dal vincolo esterno, e redistribuzione, una sinistra "bagnaiana" (ancora una volta, il riferimento è ideologico, non operativo) sarebbe il punto di riferimento di tutti gli "sconfitti" di questi ultimi decenni, dei veri progressisti, e di chi semplicemente crede in un paese egualitario e capace di emanciparsi dallo stato di sottomissione attuale.
Se ci fossero queste due forze politiche, esse farebbero piazza pulita di tutti i partiti esistenti, Lega compresa.
Finché però non ci sono, la rappresentatività, la partecipazione al voto sarà necessariamente bassa, e vincerà chi sa fare meglio il gioco delle tre carte, che per ora è il M5S.
Vediamo se riusciamo a incontrarci quest'estate,
Un abbraccio,
Philip


Dunque dunque dunque...

Vi dico come la penso.

Intanto, come sapete, fondare il PBI (Partito Bagnaiano Italiano) è esattamente in testa alle mie aspirazioni... anche Philip lo sa benissimo, tant'è vero che per evitare una ogiva termonucleare si è affrettato subito a dire che stava scherzando!

Il progetto presenta svariate criticità, come direbbe un economista: la prima è che la politica, a differenza del pericolo, non è il mio mestiere, forse anche e soprattutto perché il pericolo non è il mestiere dei politici, tutti molto "conservativi", tutti molto tesi a intercettare e conservare il consenso che hanno, anziché quello che non hanno (e su questo Philip sfonda con me e non solo con me una porta aperta). Il problema fondamentale però è di brand: del mio nome non c'è bisogno. Io sono solo uno che ha letto Keynes e lo prende sul serio, quindi non ha bisogno né di mettere il proprio nome sull'acqua calda altrui, né di mettere il caro e sacro nome di Keynes sulla propria acqua sporca (due diversi modi di essere un poraccio: chi segue il dibattito sa a chi mi riferisco).

Poi, mi toccherà rileggere il programma economico della Lega. Quando mi capitò di farlo, ne parlai sul Fatto Quotidiano trovandolo mediamente più post- che pre-keynesiano (l'articolo è qui), valutazione peraltro condivisa a denti stretti e con una certa invidia anche da un esponente della sinistra "de sinistra" che poi forse è tornato nell'ala sinistra della sinistra "de destra", che a sua volta si sta dividendo in un'ala di destra e un'ala di sinistra, fra chi, patetico Achab ebbro dei propri risentimenti, vede capodogli nel bicchiere, mucche nel corridoio, o suricati nella giberna (perché no?), e chi, intellettuale della Magna Magna Grecia, sprezzante mi ribatteva "allora dovremmo dividere anche gli Stati Uniti d'America", salvo poi prenderla lì per sopravvenuta e manifesta obsolescenza...

Questo però non vuol dire che il simpatico chiasmo ravvisato dalla quinta colonna non ci sia, ma credo sia opportuno metterlo a fuoco un po' meglio.

A fronte di una sinistra che compatta, con l'unica eccezione di Marco Rizzo, vuole difendere il lavoro con l'euro, abbiamo in effetti una destra che vuole attaccare l'euro difendendo le misure liberiste di Renzi. Questa destra, però, mi sembra più quella della Meloni che quella di Salvini (anche se ci sono margini di interpretazione).

Qui si aprono due ordini di considerazioni. La prima deriva dall'ennesima discesa in campo del Berlu cocchiere, spuntato fuori dopo la vittoria per intestarsela: lui oggi vuole fare il polo moderato, dal che istintivamente traiamo una lezione: che ci sarebbe bisogno, invece, di una destra che facesse la destra (difendendo il capitale), e di una sinistra che facesse la sinistra (difendendo il lavoro). Questo è quello che auspica anche Philip, perché in teoria la democrazia funzionerebbe così, no?

No.

Direi di no.

Per il semplice motivo che se la democrazia funzionasse, e funzionasse così, al governo ci sarebbe sempre e solo la sinistra (intesa come partito che difende gli interessi del lavoro), e questo perché siccome un'azienda con 100 amministratori delegati e un dipendente non si è mai vista, difendere il lavoro significa tutelare gli interessi della maggioranza! In altre parole: se la democrazia funzionasse, essa sarebbe già, in re ipsa, dittatura del proletariato!

Solo che... l'economico non esaurisce il politico. Nel politico c'è qualcosina in più: c'è, ad esempio, il Fogno, che non è un'invenzione della Finiftra progreffifta, ma, prima (guarda caso, o meglio: cafo) un'invenzione del liberismo (il poliziotto cattivo dello stesso regime). L'illusione che, liberi di lacci e lacciuoli, si riesca a pervenire, può essere molto ma molto appealing per chi avrebbe in realtà bisogno di essere tutelato dallo Stato: il Pedante ha fatto su questo un lavoro magistrale, che vi esorterei a consultare con più assiduità. E poi ci sono questioni valoriali, e via dicendo.

Quindi, l'idea che lo spettro politico possa essere scisso dal prisma dell'economia in due bande: un partito laburista e un partito capitalista, dobbiamo metterla in soffitta. Non funziona così. Un lavoratore spesso è (cioè si sente) un capitalista che non ce l'ha fatta, anche perché tale gli viene insegnato a considerarsi, per l'ovvio motivo che così si distrugge la sua coscienza di classe, con tutto quello che ne consegue.

Questo, in effetti, viene incontro al discorso di Philip.

Poi c'è un altro ordine di considerazioni. Sinistra e destra sono incapaci di un atto di coraggio, che consiste nel capire che oggi non vinci parlando "ai tuoi", ma "ai loro", a quelli degli altri (come già ci siamo detti). A sparigliare non sarà tanto chi saprà delimitare in modo netto il recinto dei propri referenti di classe, ma chi saprà scavalcarlo in modo intelligente.

Chiarisco.

Per anni mi sono dovuto intenerire, ho dovuto ascoltare compunto le querimonie degli esponenti della sinistra della sinistra di destra, poi passati alla destra della sinistra di sinistra, e ora persi nello spazio, secondo i quali era impossibile dire certe cose, perché i "loro" non volevano ascoltarle, ed era impossibile far tacere certi personaggi, come il simpatico "pangolino nel bidet", perché "però erano tanto onesti!" o perché "però orientano il consenso". Quindi anche chi era perfettamente cosciente delle criticità dell'euro, rinunciava a parlarne per opportunismo.

Viceversa, mi dicono, a destra sono razzisti! E quindi, su loro deve cadere l'interdetto. Solo che... anche questo preteso razzismo, se e dove c'è, e nell'attesa di essere sorpassato a destra dai provvedimenti del governo (come regolarmente avviene), è frutto di un mal di pancia interno: frutto dell'idea che si debba parlare ai "propri", ai simpatici valligiani, o ai veneti fuuuuuurbi, fieri della propria pretesa supremazia etnica, anziché affrontare i temi economici, che coinvolgono tutta la collettività nazionale.

Allora: io devo sorvolare sopra le sparate dadaiste e razziste (verso di noi) del simpatico "casuario nella bistecchiera", perché sai, lui è fatto così... però devo indignarmi quando Salvini fa qualche post su Facebook lievemente fuori luogo (dai, Matteo: facciamo finta che a destra ci possa essere dialogo: io in effetti ogni tanto eviterei...). E perché dovrei trattare in modo asimmetrico comportamenti che sono sostanzialmente simmetrici, perché derivano dalla stessa identica esigenza: parlare ai "propri"?

Nel merito, oggi ve lo ha detto anche Macron che i migranti economici non hanno diritto di asilo (che spetta ai rifugiati, per definizione), e non è che sia una grande novità, né un'affermazione particolarmente fascista: lo dice anche quel noto fascioleghistxenofobnazionalista di Mario Nuti, in un lavoro che ha presentato all'ultimo workshop organizzato da a/simmetrie:


(e che ora è submitted in una rivista "de passaggio"... L'intero slideset è qui).

Mi avvio a concludere, come dicono i veri politici prima di trifolarvi le gonadi con altri quindici minuti di vacuità.

Se alla mia età non avessi capito che niente è semplice, e che gli altri di tutto hanno bisogno tranne che dei miei consigli, forse direi anch'io due cose a Salvini: la prima (che in effetti gli ho già detto) è di non cadere nella trappola dei media. Inutile fare sparate sugli immigrati, e questo non perché il problema non esista, ma perché gli italiani ormai hanno capito benissimo chi, come e perché sta speculando su questo tremendo fenomeno. Il "lavoro (politico) sporco" sull'immigrazione è inutile: lo fa la Merkel, lo fa Macron, lo fa Gentiloni. La cosiddetta destra il punto lo ha marcato: ora la cosiddetta sinistra su questi temi deve mettersi all'inseguimento: i suoi intellettuali il problema lo espongono chiaramente (vedi sopra Nuti), e i suoi elettori lo vivono sulla propria pelle (vedi amministrative). Quindi, meglio evitare toni controproducenti, concentrandosi invece sull'economia, per il duplice motivo che è la prima preoccupazione di molti, e che l'analisi delle dinamiche economiche consente di arrivare a quella delle dinamiche demografiche con eleganza, efficacia, semplicità e umanità.

Per un camuno che perdi, trovi dieci marchigiani. Secondo me lo scambio è vantaggioso, visto che in politica, mi dicono, quello che conta non è la qualità (eccellente in entrambi i casi) ma il numero...

La seconda cosa è che sì, siamo d'accordo che il nostro mondo è orwelliano. Non sono completamente d'accordo sul fatto che la rete abbia (solo) aperto spazi di libertà. Questa è stata la mia esperienza (altrimenti voi non sareste qui), ma non posso non vedere che in realtà la rete è il completamento del progetto orwelliano. La televisione diffonde il verbo, ma la rete traccia i nostri movimenti. Nel mondo di Orwell bastava un solo apparato, nel nostro ce ne vogliono due, e la rete non è solo un pezzo della soluzione: è anche un grossissimo pezzo del problema. Ciò posto, da chi fa un discorso sostanzialmente condivisibile come quello che avete ascoltato qua sopra (essendo poi liberi di non condividerlo, anzi: la discussione sarà aperta, ovviamente escludendo Cocucci, Serendippo e Yanez, che lasciamo nel limbo dei castori), mi aspetterei che trovasse l'intruso nella lista di firmatari di questo simpatico DDL. Aiutino: penso che Nunziante abbia bisogno di un buon consiglio! Se non gli viene dato, io mi trovo in una situazione un po' paradossale (che può anche non fregar nulla a nessuno): ho tolto il saluto a quel cuor di leonessa di Fassina, semplicemente perché non ha preso posizione contro le sparate della terza carichessa dello Stato a favore della censura (a suon di consulenti svizzeri), e poi, però, non trovo nessuna firma di SI sotto al decreto della vergogna, mentre ci trovo questo signore che non conosco e che non so quindi perché ce l'abbia con me.

Perché chi firma quel DDL, anche se non lo sa, è un mio nemico, perché vuole togliermi la libertà di espressione...

Ecco: le contraddizioni che vedo io sono queste, più che quelle delle quali parla Philip. Ma sono contraddizioni sulle quali, come la lettera della quinta colonna dimostra, a sinistra molti sono ormai disposti a sorvolare, concentrando gli sforzi sulla contraddizione principale.

Certo, può essere un rischio, può essere un errore. Io non sono un politologo (per fortuna) quindi...

E voi come la vedete?

giovedì 29 giugno 2017

Ah, a proposito...

...mi sa che su Piigs ci avevo preso. Parola di Donald!












































(...ognuno porta in sé un pezzo di verità, e spesso è difficile discernerla. Il signal/noise ratio non è sempre favorevole. Tuttavia, abbiamo una serie storica di sette anni di osservazioni a cadenza oraria, dalla quale possiamo trarre una conclusione univoca: in Italia, se qualcuno fa sul serio, passa da questa community. Se non passa da questa community, o non fa sul serio, o ha altri obiettivi. Punto. Non mi interessa una discussione con chi non rispetta i miei lettori. Grazie...)

(...a prescindere da qualsiasi considerazione sul valore dell'opera e intenzione degli autori, ora che avete il disegnino, gentilissimi, lo capite che le scelte sbagliate sono sbagliate?...)

(...peraltro, il punto nodale dello sclero del nostro simpatico Donaldo furioso è assolutamente condivisibile: con tutte le realtà imprenditoriali che sono andate in pezzi, mi vai a prendere la cooperativa a paradigma della distruzione indotta dalle regole europee? E poi, ragazzi: il medium è il messaggio. Va bene tutto, ma Varoufakis no... In Grecia ci sono anche persone nobili e dignitose, che non hanno tradito, e che sono ugualmente in grado di raccontare lo strazio di un popolo, con competenze non inferiori a quelle di certi buffoni dal percorso singolarmente anglosassone. Come quello della simpatica rete MMT, che a quanto mi pare di intuire è dietro a questa opera finanziata col crowdfunding. A proposito: perché qui non ne avevamo sentito parlare? Eppure c'era. Non rivolgersi a questa community, numerosa e generosa, significa non aver bisogno di soldi...)

mercoledì 28 giugno 2017

Beyond the EU...

Claudio ed io stiamo asfaltando i francesi in sala, spiegando loro che forse potevano farsi capire meglio. Per questo motivo ho voluto parlare in francese. Lo streaming era europeo, e quindi non ha funzionato (mi dicono), ma mi sembrava stupido dire a voi le cose che già sapete. Dovevo dirle a chi non le aveva capite. Vedo che alcuni esponenti del FN abbandonano l'aula durante l'intervento di Claudio. Mi spiace, ma qui bene amat, bene castigat. Se poi, come nel mio caso, non amat, allora castigat ridendo blondes.

Comunque, le slides sono qui.

Enjoy, cioè: buona lettura!

martedì 27 giugno 2017

Gioia

Maurizio ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Tristezza": 

Pensa...io a 50 anni, nel 2007, letteralmente scappai dall'Italia (No...dall'Europa, in Italia mica ci stavo male...) approdando agli antipodi, con qualche bella speranza, e consapevole che qualcosa di particolarmente brutto si preparava. Il 2008, arrivo', puntuale, la Storia a volte e' lenta ma inesorabile, e tu lo sai bene, ma qui ce la sfangammo, come ? ma con rapido riallineamento del cambio della valuta piu' volatile del pianeta, il NZD. Poi, ho scoperto un blog di un allora sconosciuto professore di Pescara, e tutto quel che avevo visto e previsto, ha preso una forma e un'articolata motivazione, quasi come imparare la musica dopo aver suonato per anni a orecchio. Adesso ho 60 anni, sono sempre agli antipodi, ma ho 4 dipendenti, fatturo 11MM di $NZ, EBIT dell'11% all'ultimo bilancio, certificato, tasse, ovviamente, pagate fino all'ultimo cent, e un socio NZ che non capisce bene perche' con il know how e gli skills (lui parla cosi' da bambino, non per fare il fenomeno...) non sono rimasto a fare le stesse cose a casa mia, che per lui resta l'inarrivabile mito di dove si vive davvero una vita da favola, e sia venuto qui ad arricchire anche lui...e quando rispondo che sono scappato per l'euro...lo vedo che non mi crede, che anche lui, figlio miracolato del $NZ, crede che l'euro sia solo una moneta. Io sono scappato intuendo...adesso so' perche', e mi accontento di cercare di educare chi vuole stare a sentire...e chi non vuole, lo evito. Ma capire, e saper articolare quel che si capisce...e' una soddisfazione inarrivabile.Se passerai mai di qui, aragoste e ostriche, in stagione, le metto io, e il vino non e' disprezzabile, affatto. Grazie mille Prof. 




(...a te ho dato solo la soddisfazione intellettuale di ricondurre a un quadro ordinato e coerente le sensazioni che ti avevano spinto a fare la cosa giusta. Insomma, a riconoscere nel tuo istinto il suggello della ragione. È un'intima gioia quella di trovare da soli la soluzione di un problema. Tu ti sei salvato da solo. E anche questa è una gioia. Ma quanta amarezza nel pensare che tu sei lì, con questa capacità imprenditoriale e di analisi, e qui restano quelli che ben altri strumenti di analisi avrebbero a disposizione, ma si limitano a biascicare luoghi comuni intrinsecamente razzisti...)







lunedì 26 giugno 2017

Tristezza

"Il tasso di cambio reale non conta. Ma noi dobbiamo diventare più produttivi. La produttività dipende dalla domanda. Ma il problema è l'evasione." "Ma le esportazioni non sono domanda? E quindi non influiscono sulla produttività?" "Tu vendi facili paure! Io ho studiato per tanti anni e so che il cambio non influenza la crescita." "Ma Rodrik? Edwards? Levi Yeyati? Non hanno studiato?" "Le facili ricette del Fmi: in Giappone hanno dovuto ammettere di non capirci nulla. Il problema è l'Italia...". 

Applausi. 

Tristezza. 

Sono brave persone, ma... proprio non riescono a capire che stanno parlando della vita di loro simili! E io mi infervoro, ma poi mi dispiace. Parlano dell'euro come se decidessero loro, invece della SStoria, e parlano degli italiani come se loro fossero lussemburghesi. 

"Cittadino del mondo...". 

E io che registro per una casa discografica olandese la musica che ho suonato a un festival in Germania sulla strada di un convegno in Francia dove portavo un paper che mercoledì presento a Bruxelles?...

Un provinciale, uno che la fa facile, uno che vende paure, uno che parla alla pancia. 

E invece calare l'asso piglia niente dell'evasione, dei millantamila miliardi che il tuo vicino, sì, quello disonesto, corrotto, e magari anche col naso un po' adunco (non ci avevi fatto caso?) sottrae alla collettività costringendo te a sobbarcarti la sua quota delle odiose tasse? Questi argomenti razzisti (per ora contro gli italiani, domani chissà...), questo banalizzare l'analisi dei fondamentali rinviando a una pretesa inferiorità etnica del nostro popolo, a cosa parla? Certo non al cervello...

Vorrei non reagire. Ma non ci riesco. Io amo la mia gente. Non avrei mai pensato di trovare in me, in un fottuto aristocratico, imbevuto del proprio suprematismo culturale, impastato nella superbia, tirato su a Bach (partita in do minore), Schubert (Winterreise) e Proust, questo amore per il prossimo, per l'altro. Soprattutto, non avrei mai creduto che a me, così poco umano (tale era il verdetto della mia prima - o seconda? - compagna) potesse fare tanto orrore un progetto così apertamente nemico dell'umanità, intesa non come insieme di bipedi implumi, ma come simpatia per il prossimo, un progetto articolato sulla violenza (la competizione, la concorrenza, che funziona solo se qualcuno perde) e sulla sopraffazione (il cambio rigido, che funziona solo se qualcuno si fa tagliare i salari).

Nessuna solidarietà, nessuna pietà (quella che i giornalisti chiamano piètas...).

Alla fine, però, non c'è nulla di strano. Stendhal, Balzac, Proust (questi ostacoli sulla strada della ragazza der Palla verso le vacanze) ci insegnano che solo gli aristocratici amano il popolo. Questo disprezza se stesso, ed è disprezzato dalla borghesia, cioè dai piddini.

Quando ci ripenso, mi sembra che avrei dovuto incazzarmi di più. Ma il mio corpo mi dice che mi sono incazzato troppo. 

Conclusione: loro sono il male, ma io non sono la cura. A furia di dire agli italiani che sono delle merde, verrà presto il giorno in cui qualcuno terrà un diverso discorso, e succederà quello che deve succedere.

Il grande vecchio, difficilmente intelligibile da un orecchio fiorentino, diceva che Roosevelt aveva risolto la crisi svalutando il dollaro.

La crisi venne risolta da una guerra mondiale.

Blut ist ein ganz besondrer Saft...





(...i cittadini del mondo non avranno bisogno di googlare...)

domenica 25 giugno 2017

PD DELENDVS EST (addendum)

Per completezza: a mio avviso ci sarebbe stato un altro partito da mandare sotto, per richiamarlo alla difesa dell'interesse nazionale. Non lo ho nominato, e non lo nomino, perché ha fatto tutto da solo. Anni di ambiguità e cattiva informazione sul tema hanno avuto le conseguenze che non potevano non avere, il che mi spiace (per loro). Tuttavia constato che quando si perde si comincia a ragionare, e quando la "distrazione di massa" si usura, come strategia, ecco che come per magia si riportano sul tavolo i temi veri.

Motivo di più per esortarvi a schiantare il PD.

sabato 24 giugno 2017

PD DELENDVS EST (dichiarazione di voto)

Mi ero ripromesso di non parlare di banche, avendolo fatto quando si sarebbe potuto evitare la catastrofe. Era il 30 giugno del 2013, quasi esattamente quattro anni fa, quando spiegavo a una lettrice, forse ancora fra noi, come avevo capito che la normativa sul bail in sarebbe senz'altro stata applicata in Italia: mi bastava, per capirlo, osservare la particolare strategia di comunicazione seguita dalla cosiddetta Europa, una strategia del tutto conforme a quello che avevo definito il metodo Juncker. Chi è qui da sufficiente tempo sa di cosa si tratta, chi non è qui da sufficiente tempo invece di farmi la solita lezioncina per dire a me e a voi cose che sappiamo, usi pure l'indice per cliccare sui link (l'ipertestualità il sale di Internet), perché poi alla fine mi secco anch'io, che sono tanto paziente.

Comunque, il QED arrivò il 12 dicembre dello stesso anno e venne commentato dal Sole 24 Ore il 13 dicembre dello stesso anno: accordo storico, diceva Saccomanni.

Saccomanni... chi era costui? Mi dicono che fosse quello della luce in fondo al tunnel, il ministro dell'Economia nel sessantaduesimo governo della Repubblica Italiana, quello di Enrico "stai sereno" Letta, del Partito Democratico.

E cosa diceva Enrico "stai sereno" dell'accordo sulla cosiddetta "Unione Bancaria"? Credo che tutti ricordino questo scambio di battute:

Ora è facile per tutti capire chi avesse ragione. Allora lo era per pochi, e quei pochi, guarda caso, sono finiti tutti nel comitato scientifico di a/simmetrie (cosa per la quale li ringrazio).

Veniamo al punto. Poco fa uno di voi mi ha scritto un DM al quale ho risposto così:


(...se potete non mandatemi DM, ma questo è un altro discorso. Nel mio tweet citato dall'amico commentavo un tweet in cui Aureliano Ferri diceva che invece di "unione" occorrerebbe separazione bancaria: parole sante, ma anche questo è un altro discorso...)

Allora: sui giornali di oggi state leggendo la prima pagina de Il tramonto dell'euro, come ha fatto notare poco fa su Twitter uno di voi. Vi parlo con l'autorevolezza che mi conferisce il poter documentare di aver visto venire esattamente questa crisi, e di aver tentato in tutti i modi di aprire un percorso di soluzione politica ad essa. Quel libro era stato scritto, come ricorderete, pensando di risvegliare a sinistra una coscienza sopita in anni di collusione con la prassi e la logica del capitalismo finanziario. La risposta è stata quella che sapete e che i fatti documentano. Non mi aspettavo certo che il PD di Enrico "stai sereno", e nemmeno quello di Fassina "chi?" (o di D'Attorre "dove?") diventasse sensibile agli interessi del paese (essendo messo lì a difendere quelli dei creditori esteri). Non mi aspettavo che questo succedesse nemmeno quando si fosse arrivati, come si è arrivati, a una catastrofe che rischia di travolgere tutto e tutti.

Mi sarei però aspettato che, se non gli scemi di Rifondazione, almeno altri politici progressisti, nonostante avessero lordato la loro coscienza con affermazioni infondate e grottesche (tipo: "Monti ha salvato l'Italia perché nel 2011 non c'erano i soldi per pagare gli stipendi..."), colti da una tardiva ma fattuale resipiscenza, si dessero da fare per diffondere il messaggio che, a loro dire, aveva aperto loro gli occhi. Non è stato così: di vergogna in vergogna, di fallimento in fallimento, di frantumazione in frantumazione, hanno reso la sinistra cosiddetta critica credibile un filo meno dell'Albertine di Proust, condannandola a una fine analoga: brutta.

Ora il PD di Napolitano (che ha messo al governo Letta), di Letta (che ha voluto l'Unione Bancaria), di Saccomanni (che non si è opposto sapendo benissimo a cosa si andava incontro) si presenta (con quale faccia?) alle elezioni amministrative in un certo numero di comuni. I dettagli non li so e non mi interessano. L'unica cosa che mi interessa farvi capire è che se desiderate mantenere un barlume di fiducia nel funzionamento della democrazia, domani dovete schiantare il PD, cioè l'artefice della più colossale e protratta distruzione del benessere dei cittadini italiani di tutta la storia dell'Italia unita. Il PD, che si è piegato ai diktat della Bce (come vi ho dettagliatamente spiegato qui), il PD, che per favorire i propri mandanti italiani (i soliti noti della grande finanza e della grande industria) si è fatto schermo della subalternità all'Europa, ripetendo il solito mantra secondo cui "le regole sono sbagliate ma dobbiamo rispettarle perché così diventiamo credibili". Sì, insomma, l'ala di destra di quelli che ho chiamato le SS, le sinistre subalterne.

Ma come "le regole sono sbagliate, ma le rispettiamo"!? Ma che discorso è da parte di governanti, di persone che hanno il dovere morale e politico di assicurare la prosperità di una nazione? Mica stiamo giocando a burraco! Adottare regole sbagliate, per un paese, significa indebolire il proprio tessuto produttivo e sociale, e diventare quindi ancora meno autorevoli, ancor più sprovvisti di potere negoziale. E questo durante quella che ormai si qualifica apertamente come un'aggressione economica senza precedenti, nella quale i nostri governanti, ai quali è stato negato di salvare con pochi soldi (peraltro non pubblici) le quattro banche nel 2015 (sarebbero bastati meno di quattro miliardi), si troveranno a dover gestire una situazione almeno dieci volte più onerosa.

Non vi ricorda qualcosa? A me ricorda quello che è stato fatto con la Grecia: tirare avanti, lasciando che la situazione si incancrenisse, evitando di risolvere un problema piccolo, e facendolo ingigantire, per condannare un paese gestito da una classe politica subalterna e collusa con gli interessi finanziari esteri a una schiavitù perenne.

Questa è la strada sulla quale il PD ci ha avviato.

E a fronte di questo pensate di regolarvi a simpatie?

Non è un problema di simpatie, cari amici: è semplicemente una questione di vita e di morte, come ora capiranno a loro spese i veneti fuuuuuurbi, ai quali con tanta amarezza mi rivolsi qui (e spero che qualcuno si sia messo in salvo).

Voglio essere molto chiaro. Qui, purtroppo, non si tratta di scegliere chi preferiamo. Il maggioritario, o le sue caricature, ci impediscono di farlo: l'unico voto che ci rimane è quello contro, e dobbiamo usarlo bene, pur sapendo che votando "contro" si possono risolvere problemi tattici, ma non raggiungere obiettivi strategici. D'altra parte, questo abbiamo. Mentre come paese potremmo, e anzi dovremmo, disobbedire a regole dalla dubbia legittimità, disattese da chi ci fa lezioncine, e certamente contrastanti con spirito e lettera della nostra Costituzione, come cittadini non possiamo e non dobbiamo sovvertire le regole che disciplinano l'esercizio dei nostri diritti politici.

Il dato è molto semplice: in questo momento governa il PD, ed è in questo momento che devono essere prese delle scelte molto dolorose, dal potenziale distruttivo elevato per il nostro paese. Peraltro, questa situazione durerà ancora per un bel po', verosimilmente tramite una bella alleanza coi nostri amici ortotteri. Avete un'unica (flebile) speranza tattica di costringere il PD a non tradire completamente i nostri interessi, a difendere in Europa il diritto garantito dall'art. 47 della Costituzione, ed è fargli capire che per il partito di Letta, del boia delle nostre banche (e dei loro risparmiatori) non c'è storia in questo paese.

Di cosa e di chi hanno paura è fin troppo chiaro.

A me, e credo anche a voi, è bastato constatare che di queste elezioni amministrative i loro media non hanno parlato. Le temevano, e i primi risultati ci fanno capire perché: perché sapevano che rischiavano di perderle. Devono perderle, e perderle male. L'occasione è preziosa: a febbraio arrivano le politiche (quando sarà possibile ringraziare questi traditori come meritano). Se li mandiamo a stendere a giugno, nel secondo semestre dell'anno eviteranno di aggredirci, nella speranza di non venire sbriciolati nel 2018. Schiantando il PD alle amministrative non comprate la certezza di un mondo migliore: semplicemente, mettete un argine alla tracotanza di chi si sente superiore a questo paese, in tale veste in diritto di spogliarlo per soddisfare gli appetiti altrui.

Sono anche un pochino stanco di ascoltare, da sinistra, la solita solfa: "Sai, devo dirti che quello lì mi ha convinto, che effettivamente l'euro... che in fondo l'immigrazione... io lo voterei, ma poi, cosa dico a mia moglie!?..." Gentile amico, quando a tua moglie metti le corna - perché gliele metti, lo so - come ti regoli? Non glielo dici. Bene: sappi che fa così anche lei (non chiedermi come faccio a saperlo):  regolati così anche ora che si tratta non di assicurarsi un piacere effimero (per quanto intenso), ma di evitare che il tuo futuro e quello dei nostri figli venga compromesso per sempre.

Sono grandemente aduggiato quando, sempre da sinistra, mi si propone la solfa del "eh, ma quelli non sono preparati...". Oh, la bella superiorità culturale "de sinistra", il primo dei miei miti che pochi mesi di militanza nel dibattito hanno mandato in frantumi! Lo avete visto il tweet sopra? Chi era quello culturalmente preparato? Il piddino Letta, o quello che poi sarebbe diventato il leghista Borghi? Siamo sicuri che a sinistra ci sia, o ci voglia essere, o ci possa essere, tutta questa preparazione? Siamo sicuri che chi nega l'esistenza di un problema, e quindi si rifiuta di studiarlo, sia più preparato a gestirlo di chi per lavoro doveva speculare sui problemi altrui (e ci faceva bei soldini)?

Sono anche molto stanchino di ascoltare, sempre da sinistra, l'altra solfa "eh, ma certe parole sono inaccettabili...". Allora, cari compagni: io per tre cazzo di anni, contrito e compunto, sono andato ad audiendum verbum da "ecce homo" (come lo chiama un mio fidato collaboratore), da quello che "i sordi pe pagà gli stipenni nun ce staveno più", e mi son dovuto sorbettare l'infinito rotolo delle giustificazioni più assurde e fantasiose del perché non fosse possibile dire, a sinistra, una parola chiara sul tema: perché se dici così, se ne va quello, se dici cosà, si storce quell'altro, e via dicendo... Ogni partito, ognuno, ha al suo interno una certa percentuale, più o meno ampia, più o meno rumorosa, di persone che non hanno capito, e spesso non hanno capito per gli stessi motivi per i quali molti di voi non avevano capito. Meno complottismo e più umiltà. E in ogni partito qualcuno dice cose "inaccettabili" per qualcun altro allo scopo di tener buona questa maggioranza (o minoranza) silenziosa (o rumorosa). Il punto, per me, è molto semplice: se da una parte mi si è potuto chiedere di compatire e accettare le sparate di Bersani, che "crede che le liberalizzazioni siano di sinistra", sulla base del fatto che "è tanto onesto" (leggi: porta voti), e che "i processi politici sono lunghi", e che "i nostri non sono ancora pronti", ecc. allora non vedo perché dall'altra parte dovrei trovare inaccettabili sparate ugualmente incompatibili coi miei valori. Insomma: ogni partito ha i suoi mali di pancia, la sua necessità di traghettare vecchi catorci verso i nuovi assetti politici senza perdere troppi bacini di consenso. E, attenzione, la situazione non è completamente simmetrica, perché Bersani le "lenzuolate" (come le chiama lui) le ha fatte sul serio. Dall'altra parte, invece, se andate a vedere, certe frasi sono pura invenzione dei media (che sanno perché e per chi inventano le loro fake news).

Dopo di che, ci sono anche sparate delle quali sinceramente non si sentirebbe la mancanza. Quando chi consiglia di farle rinsavirà, i risultati si vedranno, anche perché la situazione oggi è esattamente quella dipinta da Federico Nero: "La sinistra accusa la destra di fare la destra perché non può accusare se stessa di non fare la sinistra". Non mi sembra molto intelligente, da parte di una certa destra, dare a una certa sinistra l'unico argomento che questa usa. Non dandoglielo, la si eliminerebbe dal dibattito.

Io posso testimoniare di aver lottato per anni affinché la sinistra evadesse dalla gabbia concettuale che si era costruita. Sto continuando. Continuo, in particolare, a credere che il nostro paese possa emanciparsi compiutamente dal progetto imperialistico tedesco solo se al potere andasse una forza politica progressista, veramente decisa ad attuare il primo articolo della Costituzione (stiamo quindi escludendo quei quattro pagliacci voltagabbana che attualmente cercano di occupare questa nicchia di mercato).

Ma questo non è il tema di oggi.

Il tema di oggi è mandare sotto il PD nei ballottaggi, in qualunque luogo, con qualunque mezzo, a qualunque costo: PD DELENDVS EST.

Fargli molto, ma molto male, è l'unico modo che abbiamo per evitare che loro continuino a farne a noi. I partiti della sinistra "de sinistra", essendo un simpatico vivaio di poracci, credo che ai ballottaggi non ci siano andati, e comunque non nelle realtà importanti. Lasciamoli convergere a zero, e cerchiamo di risolvere i nostri problemi con gli strumenti che abbiamo a disposizione, un passo dopo l'altro.

Mi affligge dovervi dire cose così semplici. Da una parte, mi sembra di insultare la vostra intelligenza. Dall'altra, mi costringe a confrontarmi con i miei dubbi. Ne ho tanti, e non posso discuterli tutti con voi. Ma di una cosa sono sicuro: una forte sconfitta del PD (e una affermazione del partito che sull'euro ha informato e parlato chiaro) avrebbe un valore progressivo, nell'attuale situazioni in cui i Poveri Deficienti pensano che la vittoria di Macron abbia risolto tutti i problemi (in particolare, quelli francesi, che Hollande ha lasciato come erano...).

Mandate sotto il PD, o rassegnatevi.

Voi: perché io non mi rassegno.

A domani.

giovedì 22 giugno 2017

Roma-Bruxelles-Roma

(...fischia! Me ne ero dimenticato uno, quello imminente... Meno male che la mia assistente, che è la mia assistente, di io me, di io stesso mestessissimo me, e non la vostra - quindi non gli dovete chiedervi di accreditarvi, non deve farlo nessuno, perché gli indirizzi per farlo sono nelle locandine e su Internet e a/simmetrie non è un call center - me lo ha ricordato, a io, a io me stesso, al legittimo centro del mio fottuto mondo, di cui voi siete la periferia, come io lo sono del vostro, e me ne faccio una ragione con relativa scioltezza...)

(...just so you know: sto andando a Pescara per il Consiglio di Dipartimento. Poi rimbalzo a Rona, da cui parto subito dopo aver parlato perché sono convocato nel bunker di Musica Perduta. Un consiglio disinteressato: non mettetevi sulla mia traiettoria...)









(...non è colpa mia se sono un animale territoriale - vedi alla voce: io non sono la vostra segretaria e la mia assistente è l'assistente di io me. Il nazzionalismo non c'entra niente. Sono il primo di tre figli maschi, il che significa, in buona sostanza, che al tempo t=0 mi sono trovato con due tette a disposizione, e al tempo t+5 me ne erano rimaste solo due terzi. Ora, considerando che due sono sei terzi, capite bene che io la deflazzzzione l'ho vissuta sulla mia pelle, da piccolo. Due cialtroncelli che frughicchiavano fra le mie cose, possibilmente rovinandole e comunque contaminandole, che mi svuotavano il frigo... Eh, io, che già sono tedesco dentro - perché sono Gonzalo dentro: tre di voi sanno a che pagina penso: l'indugiare sull'uscio, quanto, quanto mi infastidisce... - ho immediatamente dato una dimensione estremistica al concetto di Lebensraum. Da qui, una serie di miei orrendi difetti. Esempio: se ti trovo seduto alla mia scrivania, ti posso volere bene, e ti posso anche sorridere, ma nella mia anagrafe sei registrato come "Deceduto il giorno in cui si è seduto alla mia scrivania". E io mi sarò anche crocefisso da solo a questa battaglia quixotic (che non è una parola azteca, anche se ricorda Quetzalcoatl: ha più a che fare con i mulini a vento che con le piramidi a gradoni), ma non pertanto ho acquisito il potere di resuscitare i morti. Non è personale: è ancestrale. La deflazione della tetta, inutile girarci intorno, ti forma il carattere, come quella dei salari deforma il carattere della nazione...)

Ambasciatore porta (tanta) pena

Avvertite anche voi un senso di smarrimento, di vuoto? Siete anche voi oppressi da un'angoscia indefinibile, che non sapete a cosa attribuire? Vi opprime, lancinante, la subitanea appercezione del non senso di questa nostra esistenza travagliata e fragile, della precarietà che insiste su di noi, tre volte periferici: alla periferia dell'Europa (per colpa vostra; #fateskifen), del Sistema solare (per colpa di Copernico), e della Galassia (qui non saprei dirvi di chi è la colpa, perché non mi ricordo chi se ne sia accorto...)? Vi siete sorpresi a ripetere fra voi, senza particolare motivo, questi versi immortali:

O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge: e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D'alcun dolor: beata
Se te d'ogni dolor morte risana.

quegli stessi versi che io e il neoborbonico recitiamo a mo' di giaculatoria ogniqualvolta Natura matrigna Inc. (sponsor di Musica perduta) allieta le maggesi odorose con una bella adacquata, di quelle che solo lei sa dispensare, e regolarmente dispensa quando c'è da scaricare il clavicembalo e trasportarlo per trenta metri all'aperto, fino alla porta (sprangata) della sala da concerto?

No, non credo che sia stata la peperonata di vostra suocera (anche se...).

Il motivo di tanto ennui sospetto sia un altro, questo:


Ci ha lasciato (dice lui, perché l'account è sempre lì...) un uomo al quale saremmo stati degni di legare insieme i lacci dei calzari: il "goodwill ambassador" dell'UNHCR, l'artista, e figlio di artista (una catena di affetti e di talenti...).

Le motivazioni?

Bè, diciamo che si dividono in due: le sue, e quelle vere.

Per le sue, vi rinvio alla mielosa apologia nella quale il nostro caro amico si dipinge quale uomo di mondo animato da tanta buona volontà, e per questa ingiustamente vilipeso da una torma di dissennati e primitivi teppisti (voi). Se vi interessa, Google sarà il vostro pastore (e io - o la mia assistente - non siamo la vostra segretaria): quaerendo invenietis.

In verità (come esordisce sempre Uga) credo che l'apologia gliel'abbia scritta qualcuno (e non credo fosse Platone), perché la cosa si era fatta un tantinello delicata.

Come mai?

Perché animato dalla sacra presunzione di potersi permettere qualsiasi cosa, inquantonato dalla parte giusta dell'universo (quella sbagliata essendo quella di tutti gli altri), il nostro amico aveva espresso valutazioni lievemente discutibili, se non altro in termini di opportunità, perché squadernavano all'universo mondo la sua (infondata) certezza dell'altrui inferiorità, come ci aveva fatto notare l'avatar più sexy del web (anche se personalmente non bacerei mai un portacenere: l'ho fatto una volta a 17 anni ma poi ho smesso...):


Ora, io non so se l'ambasciatore fosse effettivamente "pagato". Credo di no, ma se così fosse sarei veramente l'ultimo a scandalizzarmi. In un tempo in cui il capitale vede come unica soluzione dei suoi problemi quella di prendersi tutto, non pagando il lavoro, figuratevi se mi spiace che una persona, per quanto possa non averne bisogno (che poi, chi siamo noi per giudicare i bisogni di un ottimate?) pretenda un giusto guiderdone? Quindi il problema non è l'esser "pagato", notazione poco elegante (in effetti io Cristina regolarmente la blocco proprio per questa sua rusticità, meno sexy dell'avatar).

Viceversa, sul fatto che andar fuori di melone quando si occupa una posizione apicale, in particolare quando si è responsabili dell'immagine di un organismo che per sua vocazione dovrebbe rivolgersi all'umanità intera, e in particolare di quella più vilipesa e sofferente, sul fatto che questo sia un grave e preoccupante errore, ecco: su questo, purtroppo, Cristina proprio non posso bloccarla. Fra l'altro, non è mica la prima volta che un figlio (nel caso in specie, figlia) d'arte abbia messo l'arte da parte per delirare sui social...

Credo che Platone abbia affrontato questo tema ne La Repubblica, appunto (non ditemi come faccio a ricordarmelo: sono noto per essere uno che non sa di cosa parla, ma fa finta di saperlo con grande dignità...).

Comunque, siccome sono anche uno che i problemi cerca di risolverli, mi ero permesso quanto meno di indicare a chi di dovere la potenziale criticità, essendo io, per vocazione e per professione, un praticante del constructive criticism:


La soluzione, poi, è arrivata spintaneamente da sé, come avete visto (questo mi ricorda il caso di un altro focoso assertore delle proprie ragioni, dipendente di un noto paradiso fiscale).

Se non fossi stato io (il più lurido dei pronomi) a formulare la prima legge della termodidattica (ci sono cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate), se pensassi di non perdere tempo nel rivolgermi a una persona che gira con la verità in tasca e si sente in dovere di usarla come una clava, meglio, come il gladio infuocato dell'arcangelo Michele, farei notare al sanguigno difensore della vedova e dell'orfano che l'umanità è ovunque: perfino in lui (e sì che questo richiede uno sforzo di immaginazione)! Certo, è in chi, scacciato dalle bombe statunitensi, francesi, inglesi, presto tedesche, ecc., ha visto distrutta in un istante un'esistenza, e cerca rifugio. Ma è anche in chi questo rifugio lo ha perso, o teme di perderlo, per altri motivi, solo apparentemente meno violenti.

Io non credo che l'uomo rifiuti soccorso all'uomo, se non sotto la costrizione di una qualche forma di violenza. Non credo che sia sempre razzismo chiedersi cosa dividere con chi non ha nulla, quando ogni giorno si ha di meno, e il nulla è all'orizzonte: potrebbe anche essere pragmatismo. Se in tutta questa storia, che ho seguito con l'attenzione che meritava (quasi nulla), dovessi individuare uno che si sentiva migliore degli altri, e in quanto tale in diritto, anzi, in dovere di vilipenderne le paure, i dubbi, le angosce, insomma: l'umanità!, bè, credo che saprei chi designare per questo spiacevole ruolo.

E forse lo sapete anche voi.

Comunque, non è del tutto un male che le agenzie della Nazioni Unite si siano lasciate andare, se non altro tollerandola troppo a lungo, in questo come in altri casi (che non ho avuto il tempo di sviscerare, anche se mi sarebbe piaciuto tanto), a una comunicazione intimidatoria, aggressiva, arrogante e soprattutto sciatta. La loro è stata l'arroganza del loro padrone di casa (gli Usa), ed ha contribuito a fare chiarezza. Ci ha ricordato che questa agenzie nascono per gestire il progetto imperiale americano, la pax americana. Dove sono state messe seriamente alla prova (in Ruanda, a Srebrenica,...) hanno fallito, a un punto tale che forse solo l'appartenenza a una certa banca che doveva vigilare e non l'ha fatto (e ora passa il tempo sui social a farsi i complimenti da sola) può essere considerata un più avvilente marchio se non di infamia, quanto meno di inettitudine. Va anche detto che nei tragici scenari che vi ho ricordato i morti sono stati molti di più. Tuttavia, questa storia dell'aritmetica della morte non mi convincerà mai molto: almeno, non fino a quando saremo riusciti a capire quanto valga una vita umana. Fino a quel momento, il suo valore è infinito, con tutti i paradossi che ne conseguono, e dopo quel momento non è detto che il mondo sarebbe un posto migliore: non sarà per caso che lo starets Zosima si inginocchia di fronte a Dimitri, no?

Con la scomparsa dai social dell'ambasciatore che portava tanta pena, invece, mi sento di poterlo dire: il mondo è migliorato. Lui ha emesso un segnale chiaro (l'arroganza dei potenti, a vari livelli: da quella della superpotenza che vince una guerra mondiale e giustamente poi si regola come crede, mostrando - ovviamente - il volto buono, fino all'arrivo del testimonial sbagliato, a quella di chi è nato dalla parte giusta), ma poi anche tanto rumore. Dell'averci dato il primo gli siamo grati, anche se non era sua intenzione farlo. Dell'aver intermesso, speriamo definitivamente, il secondo, pure, anche se il gesto certamente non è stato spontaneo.

Agli amici delle Nazioni Unite (qualcuno che fa qualcosa di buono ci sarà, come ovunque: da Casapound a Rifondazione...) va la mia solidarietà: a differenza che in Ruanda, o in Jugoslavia, questa volta le vittime sono state loro. E di fronte a una vittima, un homo non si chiede se se la sia cercata: prima esprime solidarietà. I conti si fanno dopo, possibilmente alla fine, ed è inutile infierire con chi, dopo aver fatto la cosa sbagliata, ha verosimilmente corretto il tiro.

Ora, sgombrato il campo dai guappi di cartone, vorremmo che gli amici dell'UNHCR ci dicessero una cosa. La loro missione, mi sembra di capire (io, si sa, vengo dalla provincia) è occuparsi dei rifugiati.

Bene.

Siamo d'accordo che se qualcuno (non mi interessa chi, il mio è un discorso puramente ipotetico: io, loro, un altro?), se qualcuno, dicevo, inducesse i rifugiati dei quali loro si occupano ad affrontare un viaggio pericoloso, ad esempio ad attraversare un mare non sempre tranquillo su imbarcazioni di fortuna, farebbe un'opera non esattamente conforme allo spirito di questa missione?

La risposta può essere un sì, un no, o anche, come certamente sarà, un eloquente silenzio. In ogni caso, temiamo che molti, dopo il capolavoro di comunicazione qui attestato, la troverebbero superflua.

D'altra parte, Oscar Wilde vi aveva avvertito: "Ignorance is like a delicate exotic fruit; touch it and the bloom is gone". Il fiore della nostra ignoranza su cosa siano le organizzazioni non governative e su come agiscano le agenzie delle Nazioni Unite è stato un pochino più che toccato. Diciamo che è stato preso a randellate (dall'ambasciatore), dopo esser stato calpestato da un altro social media manager che ricorderete, e che un certo giornale acclamò "eroe".

Now the bloom is gone.

E un exotic fruit senza bloom ho proprio timore che non se lo compri nessuno.

Per restare nei paraggi di Wilde, anch'io sono come Keynes... no, non nel senso che sono come Wilde (magari!): nel senso che I am a liberal. Quindi il mercato è sempre e comunque il mio pastore.

Ma a voi che importa? Vi finanziano gli stati, cioè noi con le nostre tasse, quindi, siamo pur franchi: il rischio che correte insultandoci è minimo.

Ciò rende tanto più apprezzabile, perché dettato da disinteressata eleganza, e non da motivi venali, il consiglio affettuoso e fraterno dato a quel brandello di umanità che, in tutta evidenza, ne aveva tanto bisogno.

E a noi piace ricordarlo così...