mercoledì 10 aprile 2024

“Ma lei è Totti?”

Ieri ero di turno al TG per annunciare la lieta novella del DEF. Solito circo di fronte a Montecitorio, sotto all'obelisco, selva di microfoni, telecamere, e telecamerine.

Un'apoteosi di spontaneità, in 20 secondi.

Pronti via, faccio la mia dichiarazione, ma... un microfono non parlava con la sua telecamera. L'operatore ferma tutto, si riparte.

Pronti via, mi impapero (strano ma vero, può capitare anche a me).

Ri-pronti ri-via, dico quello che devo dire (anche se in modo meno liberatorio di quanto avrei a quel punto desiderato), mi congedo con un sorriso, faccio due chiacchiere con la cortese ed efficiente accompagnatrice dell'ufficio stampa (loro sono convinti che in loro assenza i giornalisti mi mangerebbero e io apprezzo la loro premura - e anche se loro non lo sanno, la apprezzano anche i giornalisti!), e mi allontano verso nuove avventure (leggere noiosi paper sulle criptovalute per farvi divertire un po' sabato prossimo).

Mentre dribblo vari gruppetti e gruppuscoli di turisti e astanti vari, impedimento abbastanza gravoso a chi deve rimbalzare da un palazzo all'altro, sento uno: "Scusi, ma lei è Totti?"

Un giovine (molto giovine) con due amiche era di passaggio di fronte a Montecitorio, e suppongo fosse colpito da tanto interesse delle televisioni (addirittura!) per uno che non sapeva assolutamente chi fosse, con lo spirito disincantato e ironico del romano probabilmente voleva capirne di più.

Io mi avvicino, mostro la suola delle mie francesine d'ordinanza, e con un sorriso accogliente replico: "Sì, sono io, vedi i tacchetti? Ora scusa che vado ad allenarmi...".


(...mi aveva punto vaghezza di spiegargli un po' meglio la situazione, ma dovevo dedicare il mio tempo a voi, e quindi è andata così. Di una cosa sono certo: lui, il TG, non l'avrà visto. E voi? E vi ricordate di quanto: "Non andrai mai in televisione perché il potere sono cattivi e tu non hai dietro nessuno!11!1!" Beh, io avevo dietro la mia libreria, o voi, a seconda delle interpretazioni, e il problema della televisione ora non è andarci, ma evitare la seccatura, nonostante che a volte mi riservi dei faticosi momenti di ilarità, come questa mattina:


Il tempo passa, i problemi restano, le soluzioni cambiano, ma nemmeno tanto...)


domenica 7 aprile 2024

Il MES e l'OMS

Un paio di giorni fa, affacciandomi alla cloaca nera, mi sono imbattuto casualmente in questo tweet degli amici di RadioRadio, fra i pochi con cui parlo volentieri perché mi hanno dato voce quando non erano costretti a farlo:


Mi è venuto spontaneo commentarlo:


citando un episodio di cui ero stato protagonista, verosimilmente dimenticato da molti dei pochi che lo conobbero all'epoca. Non da tutti, però, tant'è che Sherpa810 mi rispondeva così:


facendomi trasalire: quello che vedevo era un tweet di una mia chat! Com'era possibile?

Era possibile perché il 3 dicembre 2019 Claudio era andato a Omnibus a raccontare, appunto, quello che mi era capitato il 12 giugno di quell'anno, e lo aveva fatto con dovizia di particolari, al punto da fornire alla regia un mio Whatsapp, su mia autorizzazione conferitagli alle 19:13 del giorno prima (come risulta dagli archivi), che ovviamente mi ero dimenticato di avergli dato, e che sarebbe comunque stata superflua. Dell'intuito di Claudio mi fido abbastanza!

La gravità dell'evento però non sconvolse nessuno: i migliori amici dell'uomo (che si vuole informare) non fecero titoloni né allora né dopo per evidenziare che il testo di un Trattato così importante era stato scrupolosamente sottratto al vaglio parlamentare, prima di approvarlo in sede europea, facendo strame di quanto l'ordinamento prevede sulla partecipazione del parlamentari nazionali al processo legislativo europeo, disciplinata dalla cosiddetta "Legge Moavero", e in particolare dal suo articolo 5:


"Il Governo informa tempestivamente" non si traduce con "il Governo ti rinchiude in una stanza con un giovane e brillante consigliere parlamentare degradato al ruolo di bidello durante il tema di italiano delle scuole medie"...

Perfino i giornaletti de l'asinistra, quelli che tanto si erano commossi per le vicende del memorandum greco (approvato come poi qui è stato approvato il PNNR), o del TTIP (sottratto allo scrutinio parlamentare in modalità analoghe a quelle qui applicate alla riforma del MES), non avevano fatto nemmeno "pio" di fronte a cotanta enormità, del tutto ingiustificata. In effetti, quando Alessandro Rivera, un altro dei protagonisti di questa vicenda, in un incontro a margine di una delle mie tante visite al MEF, il primo aprile del 2019, mi aveva opposto l'obbligo di segreto professionale stabilito dall'art. 34 del Trattato, io ancora non sapevo, perché ancora non me lo aveva detto Alessandro Mangia, che me lo avrebbe detto il 7 gennaio del 2020, che per esplicita clausola della dichiarazione interpretativa stipulata in sede di ratifica:


a un parlamentare il segreto non poteva essere opposto!

Che questa cosa non la sapessi io era abbastanza grave: evidentemente non avevo studiato abbastanza. Che non la sapesse Rivera, però, era un po' difficile, o forse no, considerando i tanti "successi" collezionati nella sua carriera di civil servant.

Ma questo è il passato.

Una legge non assistita da sanzioni tranne quelle di tipo politico e reputazionale non è, nei fatti, una legge (non se ne dispiaccia l'ottimo Prof. Moavero Milanesi): praticamente tutti i rapporti fra il nostro Parlamento e il Parlamento europeo avvengono in violazione o disapplicazione di quella legge, senza che si sappia a che santo rivolgersi (alla Corte Costituzionale?... Lasciamo stare...), e quindi possiamo dire che la prassi regna sovrana (e va bene così). La sanzione politica di questa scorrettezza abominevole c'è stata: il voto del 21 dicembre scorso contro la ratifica. Questo conta, e il resto lo lasciamo alle nostre memorie.

Fatto sta che io il passaggio televisivo del 3 dicembre 2019, che peraltro faceva seguito anche a un passaggio parlamentare in cui Claudio, sempre consultandosi con me, mi aveva chiesto (il 29 novembre) di citare l'episodio, me lo ero perso, e questo mi ha dato spunto per rivedere e mettere in sicurezza un po' di cosette.

Ad esempio, la chat in cui quel Whatsapp era stato diffuso. 

Trattasi di uno dei 64 gruppi in comune con Claudio, cui se ne aggiungono almeno altri 37 cui Claudio non partecipa (come lui ne avrà cui non partecipo io), tutti creati per il coordinamento delle attività parlamentari a vario livello (con membri di Governo, senza membri di Governo, con gli alleati, senza gli alleati, circoscritte o non circoscritte agli uffici di Presidenza, circoscritte o non circoscritte a un ramo del Parlamento, congiunte con più Commissioni, dedicate a un particolare provvedimento - ad esempio la legge di bilancio - o a una particolare area tematica, ecc.). E qui sto parlando, ovviamente, della legislatura precedente, dalla quale non tutti i gruppi sono stati ereditati (alcuni sono stati rifatti tenendo conto dei nuovi ruoli e della nuova composizione dei gruppi, altri sono caduti in desuetudine, ecc.). Per dire, e per far capire che cosa fa un "capo dipartimento economia", dei 64 gruppi in comune con Claudio 35 li ho messi su io, 3 lui, e 26 sono stati tirati su da una ventina di altri soggetti vari (otto sono stati creati da membri di Governo, quattro da collaboratori, altri da colleghi parlamentari...). Quando qualcuno rimarca che c'è tanto lavoro che non si vede, ha ragione! E la parte più ingrata ma essenziale del lavoro è coordinare il lavoro degli altri, cosa che si fa prevalentemente per messaggio: il modo più pratico di tenere tutti allineati, di commentare la rassegna stampa, di condividere bozze di documenti, di darsi appuntamenti volanti nei ritagli del tempo di aula, ecc. Sono le tre ore al giorno che passo su Whatsapp di media, a "giocare" col telefonino (secondo i fascisti delle statistiche), spesso per alzare le palle che altri schiacciano: l'uomo macchina vive nell'ombra, e va bene così. Questo, del resto, è uno dei tanti motivi per cui la retorica del "proporzionale puro" con cui "erbobolobuonogiustoesando" eleggerebbe "erijorerappresentanteviscinoarderidorio" non mi convince particolarmente. Un simile meccanismo crea un sistema di incentivi che spinge a fare casino inutile (per avere visibilità sul "deridorio"), non lavoro utile.

Ma di questo parleremo in altre occasioni.

Ho così ripercorso la storia di quel gruppo ristrettissimo (quello che era finito sullo schermo di Omnibus):

scoprendo una cosa che avevo dimenticato: quel gruppo lì, che è ancora oggi il più attivo, era stato creato nel pomeriggio del 12 giugno 2019 in risposta a una condizione di emergenza: sapevamo che Conte si accingeva a approvare una riforma di cui non conoscevamo i contenuti e dovevamo gestire questa situazione incresciosa. Ricordo l'angoscia di quei giorni, la rabbia con cui sperimentavamo l'impossibilità di indirizzare il "nostro" Governo, di assicurare la fedeltà di Conte nelle sedi europee (difficoltà ampiamente esemplificata da questo episodio), l'imbarazzo dei funzionari, lo sforzo per mantenere freddezza di fronte a un dissimulatore pericoloso...

Ecco, nel pensare a quei momenti, alle riunioni nel salottino giallo di Chigi, ai sussurri scambiati in anticamera, allo sconcerto degli alleati, a tante concitate emozioni, al fatto che su quella roba lì, cinque anni fa, avevamo fatto cadere Conte (perché quello che i coglioni chiamano il Papeete in realtà era stato il discorso di Pescara, e dietro quel discorso c'era anche questo episodio, che aveva convinto alla fine, buoni ultimi, anche me e Claudio che si dovesse passare con gli "staccaspinisti", che erano la stragrandissima maggioranza, e direi la totalità dei membri di Governo...), nel pensare a tutto questo mi veniva da fare qualche riflessione sul tempo, sui frutti che porta, e sull'usura che procura.

Partiamo da qui.

Quando, il 21 dicembre dell'anno scorso, intervenni in aula:

restituendo a tanti piccoli Efialte quanto gli dovevo, quando schiacciai la testa del serpente premendo il tasto rosso, non provai quella gioia, quel sentimento di liberazione, che cinque anni prima, se mi fossi potuto immaginare quel momento, avrei pensato di provare. La sensazione era quella nota a chi legge Proust:

Mais tandis que, une heure après son réveil, il donnait des indications au coiffeur pour que sa brosse ne se dérangeât pas en wagon, il repensa à son rêve, il revit, comme il les avait sentis tout près de lui, le teint pâle d'Odette, les joues trop maigres, les traits tirés, les yeux battus, tout ce que – au cours des tendresses successives qui avaient fait de son durable amour pour Odette un long oubli de l'image première qu'il avait reçue d'elle – il avait cessé de remarquer depuis les premiers temps de leur liaison dans lesquels sans doute, pendant qu'il dormait, sa mémoire en avait été chercher la sensation exacte. Et avec cette muflerie intermittente qui reparaissait chez lui dès qu'il n'était plus malheureux et que baissait du même coup le niveau de sa moralité, il s'écria en lui-même : « Dire que j'ai gâché des années de ma vie, que j'ai voulu mourir, que j'ai eu mon plus grand amour, pour une femme qui ne me plaisait pas, qui n'était pas mon genre ! »

Sì, va bene, avevo, avevamo vinto, ma poi? Tante passioni, tanti sforzi, a quale pro?

Nei 1653 giorni passati da quel 12 giugno 2019 avevamo lasciato per strada tanti amici che avrebbero voluto assistere a quel momento: da Antonio a Emanuele (e Marco ce l'ha fatta per un soffio), ma oltre a questi assenti giustificati avevamo perso per strada tanti... non so come definirli: grillini? Imbecilli? Vigliacchi? Sicuramente tanti deboli (di intelletto e di tempra) incapaci di capire che per schiacciare quel tasto il 21 dicembre, al 21 dicembre bisognava arrivarci, e che tante scelte da loro non capite una sola logica avevano: quella di resistere, di tenere la posizione.

Sì, per schiantare il MES (e Draghi) bisognava cuccarsi Draghi: un altro percorso non c'era, e se chi non lo capiva ex ante era giustificato, perché ex ante anche noi abbiamo avuto tanti dubbi e tante esitazioni, chi non vuole capirlo ex post è solo uno spregevole elminto. E la tristezza, in questo caso, non è tanto nell'aver perso per strada una simile viscida zavorra, quanto nel non essersi accorti di averla caricata a bordo, nell'essersi illusi di aver aggregato, parlando con razionalità e sincerità fin da quando avevo tutto da perdere nel farlo, persone ugualmente razionali e sincere. Non era così. Le contumelie degli sciocchi una certa usura l'avevano provocata. Era, più che altro, il dispiacere di non poter condividere il raggiungimento di un obiettivo anche con chi apparentemente lo aveva condiviso, ma non era arrivato, con la sua testa, a condividere i mezzi per conseguirlo. Questi mezzi non li avevamo scelti noi! Con una Lega al 40% le cose sarebbero andate in modo diverso, ovviamente. Questi mezzi li avevate largamente scelti voi, e c'era qualcosa di ingiusto, e anche di logorante, nel fatto che veniste a rinfacciarceli. Tanto per essere chiari, se avessimo lasciato libera di operare in Italia la maggioranza Ursula, anche la riforma del MES sarebbe passata subito in carrozza.

Usura, quindi, e incapacità di godersi, sia pure per un attimo, a livello emotivo, l'obiettivo raggiunto.

Certo.

Ma intanto l'obiettivo era raggiunto, e questo ci diceva che 1653 giorni dopo non eravamo nella stessa condizione di 1653 giorni prima: avevamo portato a casa, scegliendo l'unico percorso che la SStoria ci aveva reso praticabile, un obiettivo che voi ci avevate chiesto di portare a casa. Vi avevamo dimostrato che votare, e aspettare, serve. Anche perché, per dirla tutta, quella storia non era iniziata il 12 giugno del 2019, ma molto prima. La storia della riforma del MES per noi era iniziata con questo scambio di messaggi in un'altra chat di coordinamento con Bruxelles:


(ovviamente messa su dal solito noto), ma la nostra attenzione era molto risalente, risaliva a quella telefonata dal 2012 ("Professòòòòòòre!"), e insomma un po' di lavoro fatto lo trovate qui.

Dodici anni di lavoro per una vittoria di cui non ho potuto gioire quanto avrei immaginato, ma che indica pur sempre un progresso, il che, detto fra noi, mi rende incomprensibile l'atteggiamento di molti che vogliono negare che delle vittorie siano state conseguite, e che si abbandonano allo sconforto e al disfattismo.

Mi veniva anche da fare un'altra riflessione.

Il famoso tweet di Claudio sul MES, pubblicato il 28 giugno del 2023, il 19 luglio, cioè 21 giorni dopo, aveva fatto un milione di visualizzazioni. Il tweet sull'OMS, pubblicato l'11 febbraio di quest'anno, è ancora a un milione oggi, cioè 56 giorni dopo (nella giornata mondiale della salute, peraltro). Insomma, il tema OMS viaggia a metà della velocità. Eppure, ad affacciarsi nella cloaca nera, per un po' sembrava che a nulla teneste più che a difendervi dall'OMS e dalla sua gestione della sanità globale!

Anche da qui, secondo me, ci sono un paio di lezioni da trarre, e sono contrastanti.

La prima è che non bisogna darvi retta: gli strepitanti sono una minoranza, per lo più nella stragrande maggioranza dei casi animata dall'unico desiderio di sottrarci voti, non di risolvere problemi, e quindi meglio non curarsene e non darle guazza. Tanto, se i numeri non ci sono, poi non si vedono: esattamente come non si stanno vedendo sotto al tweet dell'OMS (per carità, un milione è un milione, ma se hai molti follower e tieni fissato un post prima o poi ci arrivi:


Il punto è in quanto tempo ci arrivi: se ci sono numeri ci arrivi in fretta, come nel caso del MES, se invece i numeri sembra che ci siano, ma non ci sono, perché gli strepitanti sono i soliti quattro gatti per di più nemici, non ci arrivi in fretta).

La seconda è che bisogna darvi retta, bisogna dedicarvi tempo. La riforma MES riguarda il vostro portafogli, ed è una cosa abbastanza esoterica (single limb CACS, maggioranze qualificate, capitale sottoscritto e versato, SRF backstop: siete sicuri di sapere tutti di che cosa stiamo parlando?). L'OMS riguarda la vostra pelle ed è una cosa abbastanza esplicita: "al prossimo starnuto vi chiudiamo in casa e buttiamo la chiave" (banalizzo, ma insomma ci siamo capiti: lockdown è parola più intelligibile di backstop). Ci siamo spesso chiesti perché la riforma del MES catalizzasse tanta attenzione. Non ci siamo ancora chiesti, forse lo faremo domani dopo aver letto questo post, perché l'OMS, che in fondo è un pericolo più grave ma anche più arginabile (dato che non riscontra a livello mondiale l'unanimità che il MES aveva riscontrato a livello europeo) non riesce a mobilitare altrettanta attenzione, per di più in un pubblico che dovrebbe essere galvanizzato dal fatto di aver appena conseguito una vittoria importante, quella sul MES (ma galvanizzato non è: lo dimostrano i numeri del #midterm e quelli del tweet OMS). Credo che la risposta sia, appunto, che bisogna darvi retta, che bisogna dedicarvi tempo. Dietro al tweet sul MES c'erano oltre dieci anni di lavoro, fatto in particolare qui, in tante discussioni, poi in tutti gli incontri organizzati da a/simmetrie, in infiniti nostri incontri pubblici in giro per l'Italia. Il tema OMS nasce su Twitter, un Goofynomics sanitario non c'è (ci sono tanti bravi ragazzi, ma...), il lavoro sottostante in termini divulgativi è quindi relativamente inferiore, al di là degli strepiti di qualche Erinni strepitante spesso sul nulla... sul nulla e dal nulla nasce il nulla, o almeno il poco. E questa forse è un'altra spiegazione del perché certi temi appassionino più di altri: perché hanno radici più lunghe.

Ma forse ce n'è un'altra ancora: quello che ci ha riuniti qui è stata la coscienza di quanto fossero pericolose, oltre che odiose, le istituzioni europee, e il MES appartiene al loro infausto novero. Non è stato semplice, ahimè, forse perché ci si è investito poco (io ci ho scritto un libro e qualche post, ma evidentemente il core business era un altro) trasmettere la consapevolezza che il problema è un pochino più ampio, che le istituzioni che esercitano un potere invasivo sulle nostre vite, tanto più difficilmente arginabile quanto più indiretto e sottile, sono tutte quelle della globalizzazione, e quindi l'OMS, ma anche l'OCSE (che tanto ha da dire e consigliare ad esempio sui nostri figli o sulle nostre pensioni), l'IEA (che tanto ha da dire sul nuovo feticcio della sinistra, il clima), ecc.

Per ritornare a essere arbitri del nostro destino è tanto necessario liberarsi dal cappio europeo quanto dalla rete di questo soft power. Senz'altro un vaste programme, non lo discuto. Ma se siamo riusciti a liberarci del MES, potremmo anche liberarci dall'OMS. Le condizioni sono due: crederci, ed essere presenti.

Per questo motivo, chi ancora non l'ha fatto vada a sostenere il tweet di Claudio, e si ricordi che al #midterm c'è ancora posto: sta a voi dare il segnale, e il primo errore da non fare è pensare che "tanto lo darà un altro".

venerdì 5 aprile 2024

Chi di sussidio ferisce, di sussidio perisce

Cominciamo da un disegnino, questo:


Tutto questo rosso, il colore del sangue e degli ipocriti, trasferisce una certa inquietudine, vero? Non diminuirà quando vi avrò spiegato che cosa significa.

LOLE è Loss Of Load Expectation, definita come numero atteso di ore all'anno in cui una quota parte della domanda attesa di energia elettrica non è coperta dal sistema, per vincoli dal lato della produzione o del trasporto (la rete elettrica).

Lo standard di affidabilità (reliability standard) del sistema, fissato dal DM 28/10/2021, è definito come LOLE<3:


ovvero la rete viene considerata affidabile se il numero atteso di ore in cui non tutta la domanda viene soddisfatta resta inferiore alle tre ore in un anno.

La figura è riferita all'anno 2028 e indica che in tutte le regioni italiane si avranno valori di LOLE superiori a 100, cioè che nel 2028 la rete sarà pericolosamente inaffidabile, con elevato rischio di black out. Attenzione: è uno scenario, e dopo vi dirò quali siano le ipotesi e chi ne sia l'autore. Prima però permettetemi una considerazione. L'ultimo black out serio in Italia lo ricordiamo tutti: Uga aveva un mese esatto! Ventuno anni dopo la nostra vita dipende molto più intensamente da una fornitura stabile di energia elettrica, e questo perché siamo diventati tutti "digitali". Una quantità di funzioni di estrema rilevanza pratica, come comunicare, effettuare pagamenti, entrare in casa (o uscirne), utilizzare elettrodomestici ecc., dall'analogico sono state trasferite al digitale, il che ci rende enormemente vulnerabili a un distacco di corrente.

La figura qua sopra è tratta dal Rapporto Adeguatezza Italia 2023 di Terna, uscito a dicembre e ampiamente commentato sulla stampa specializzata. Vi consiglio di leggere l'originale, perché i commentatori, ovviamente, ne hanno colto i messaggi che i paraocchi dello Zeitgeist consentivano, o imponevano, loro di cogliere. Così, ad esempio, per Energia Italia il rapporto dice (e in effetti lo dice) che il sistema elettrico italiano "risulta essere a oggi ‘adeguato’" (oggi sì!), e poi sottolinea la "necessità di una più forte crescita delle rinnovabili in un momento in cui il cambiamento climatico pone davanti delle sfide importanti da affrontare". Quindi: ci vogliono più rinnovabili! Per Energia Oltre il sistema elettrico italiano è "adeguato, ma attenzione alle temperature estreme" (il colpevole è quindi il global warming, e in effetti il rapporto descrive molto bene i problemi che le temperature estreme creano: scarsa disponibilità di acqua, superamento delle soglie di temperatura ammissibili per l'immissione in natura delle acque di raffreddamento, ecc.). Uno sguardo un po' più libero lo offre la rivista più autorevole del settore, Staffetta Quotidiana, secondo cui "Terna conferma rischi da caldo/siccità e dismissione impianti a gas".

Ecco, qui ci avviciniamo al punto. La "dismissione della generazione economicamente non sostenibile" di cui parla la didascalia della Figura 17 qua sopra...

Perché in effetti qualcuno (tipicamente il mio nuovo amico Il Comico) potrebbe chiedersi: "ma perché mai, visto che stiamo procedendo a vele spiegate sul glorioso percorso delle rinnovabili, visto che le ingentirisorsedelpienneerreerre  finanziano la transizione ecologica, e che quindi nel 2028 si stima che la potenza rinnovabile raddoppi a 71 Gw dai 35 Gw e spicci attuali, perché mai dovremmo trovarci in simili difficoltà, con oltre 100 ore all'anno di fabbisogno elettrico non coperto dalla "bodenza di vuogo" rinnovabile installata?"

In effetti, lo scenario tecnico al 2028, rappresentato nella Figura 13, dice che non ci troveremo in difficoltà:


e ci restituisce l'immagine di un mondo in verde, con LOLE ovunque sotto soglia. Ma allora il catastrofico scenario della Figura 17 da dove salta fuori?

Salta fuori da questo:


All'aumentare delle FRNP (fonti rinnovabili non programmabili), in teoria aumenta la capacità installata complessiva, ma in pratica la capacità programmabile, cioè quella da fonti fossili, viene messa fuori mercato. Le centrali termiche dovranno essere dismesse perché quando operano a regimi ridotti e intermittenti il loro esercizio diventa antieconomico, non consentendo la copertura dei costi fissi. Nel medio periodo (al 2028) si stima che circa 15 Gw di capacità termoelettrica dovrebbero andare in decommissioning, il che, considerando che la CDP (capacità disponibile in probabilità) da rinnovabili all'epoca sarà intorno 10,6 Gw (Figura 8 del rapporto), spiega facilmente perché lo scenario tecnico-economico al 2028 ci dice che il LOLE esploderà. Fra chiusure già previste e chiusure prevedibili la capacità termica scenderà da circa 60 Gw a circa 40 Gw, quindi dismetteremo o dovremo dismettere più generazione termica di quanta generazione rinnovabile potremo installare, e buona notte ai suonatori!

Naturalmente ogni problema ha una soluzione.

Se sei un europeista, la soluzione ovviamente è aggravare il problema in base al noto schema "ci vuole più...": ci vogliono più rinnovabili, o bisogna disporne più in fretta (congestionando i mercati e aggravando i costi), o roba del genere (in effetti il Fit for 55 obbedisce a una logica simile)...

Tuttavia, se il problema è economico, è facile che la soluzione, nella mente di alcuni, prenda spontaneamente la forma di un sussidio.

La scelta, così, non sarà più fra pace o condizionatori, ma fra sussidiare la generazione termica o boccheggiare dal caldo.

E quindi sussidieremo l'inquinante generazione termica!

Del resto (e sotto ve ne do una testimonianza diretta) mica crederete che gli Usa abbiano investito tanto nel gas per non venderlo? E meno male! Dovendo scegliere fra due imperialismi, per restare a galla meglio non lasciare la via vecchia per la gialla...

Spero apprezziate l'ironia del paradosso: dopo aver sussidiato, per lo più a vostra insaputa, le rinnovabili attraverso il meccanismo degli oneri di sistema, una volta raggiunto il paradiso degli ingenui, quel mondo tutto rinnovabile dove in teoria sole e vento ci liberano dal Male e ci consegnano al Paradiso dell'energia gratuita, in pratica continuerete a sussidiare. Solo che questa volta invece del rinnovabile "pulito" dovrete sussidiare il termico, che è sì "sporco", ma senza la cui stabilità e programmabilità la rete elettrica diventerebbe pericolosamente inadeguata. Dovremo farlo perché il "ci vogliono più rinnovabili", nella totale assenza di un ragionamento complessivo sulla gestione delle reti, nel frattempo avrà messo fuori mercato un elemento essenziale per la stabilità delle reti stesse.

Potremmo insomma concludere che mentre un investimento genera un rendimento, un sussidio genera un altro sussidio, magari di segno opposto, perché ogni distorsione della razionalità economica, e qui ne abbiamo viste tante, è sempre foriera di squilibri e di sventure.

Le retorica del green, che per affermare se stessa ha usato l'arma del sussidio, verrà maciullata dalla stessa arma, che non potrà che rivolgersi contro di lei. Triste destino per i tanti "verdi" che imperversano nei parterres televisivi essere costretti a finanziare in bolletta l'odiato fossile!

Il merito immediato di tutto questo, ovviamente, è della geniale von der Leyen, eletta grazie ai voti grillini, e destinata all'oblio a una velocità ancora superiore a quella della sua mentore Merkel. Un'anatra (o altro volatile) zoppa che verrà tenuta ancora un po' sulla graticola aspettando che bruci (destino inevitabile delle candidature precoci, come ben sa chi si occupa di nomine).

Ma il problema non è circoscritto a noi, non dipende solo dalla pessima qualità della nostra leaderhip, ha anche una dimensione più ampia, e coinvolge una nostra vecchia amica, la governance sovranazionale. Guardate ad esempio che letteraccia si è visto arrivare il direttore dell'International Energy Agency (l'OMS dell'energia) Faith Birol da due di passaggio:


"Perché fai propaganda, invece di fare il tuo lavoro?", gli chiede il presidente della Commissione Energia e Commercio, Cathy McMorris Rodgers. Saremo curiosi di vedere la risposta, e credo che in ogni caso convenga leggersi bene le domande poste da questa parlamentare statunitense (anche perché, come vi annunciavo sopra, spiegano molto bene perché lu grin s'ha mort, cioè perché non è nelle cose che noi si rinunci ex abrupto al fossile: non lo è per motivi fisici, e non lo è per motivi geopolitici).

Di questo e di altre cose parleremo al midterm, di cui è uscito il programma.


(...ecco: quando vi chiedevo qualche grafico significativo da commentare in effetti pensavo più a roba così. Ma evidentemente non riesco più a farmi capire...)

(...a poche settimane dalle elezioni europee a/simmetrie propone, a Roma, un incontro sui vari eurodisastri, e la risposta, devo dirvelo, è fiacca. Credo sia la prima volta che non andiamo subito in sold out. Sono sorpreso? Forse no. Il precedente del 28 luglio 2021 era stato, a modo suo, eloquente. Quando avevamo chiesto sostegno, non l'avevamo avuto, e se non l'avevamo avuto, verosimilmente, è perché non c'era, e che non ci fosse in quel caso potevamo aspettarcelo, ascoltando i colleghi più esperti che ci ammonivano su come certe battaglie fossero "minoritarie". In effetti, i numeri e l'evidenza di tutti i giorni, all'epoca, mostravano una schiacciante maggioranza di persone che correvano a fare (salvo poi pentirsene) quello che una minoranza non voleva fare. Non entro nel merito delle scelte: la mia battaglia, condivisa con pochi altri che conoscete e molti che non conoscete, era per tutelare la libertà di tutti, ma era, in tutta evidenza, una battaglia persa, perché era innanzitutto una battaglia di ragionevolezza in un mondo di persone possedute da una simmetrica e simmetricamente irrazionale paura. In tanta simmetria, purtroppo, erano i numeri a essere asimmetrici. La nobile difesa del nobile principio era quindi destinata a schiantarsi. Ovviamente si combatte perché ci si crede. Se fossi della razza di quelli che combattono solo per vincere non avrei mai aperto questo blog: ex post mi ha portato in Parlamento, ma ex ante poteva solo stroncarmi la carriera accademica! Quindi il punto non è tanto, per me, che la battaglia fosse "minoritaria" o maggioritaria. Le mie riflessioni erano concentrate su altri punti. Ad esempio: com'è possibile, mi chiedevo, che la nostra, di noi insider, e la vostra percezione di quale fosse un momento decisivo per manifestare, per manifestarsi, fossero così disallineate? Certo, voi non vedevate tutto quello che vedevamo noi, non potevate cogliere nelle sfumature del dibattito interno l'incrinarsi di certe certezze, non potevate vedere le crepe del dubbio, e quindi non potevate intuire che quello fosse il momento per insinuarvisi. Le nostre informazioni erano asimmetriche. Ma il punto era un altro: se non rispondevate alla nostra chiamata era perché evidentemente non vi fidavate di noi. Non ho difficoltà né a capirlo, né ad accettarlo. Non mi offendo di certo, anche perché ormai sapete che nemmeno io mi fido di voi: la prima forma di rispetto è la reciprocità! Del resto, stiamo appunto discutendo di quanto i fatti mi diano ragione... E poi c'è il tempo, che è un fattore importante, non solo nella sua dimensione puntuale (è sufficientemente ovvio che per segnalare l'importanza del tema europeo il momento giusto sono le elezioni europee: se il segnale non lo si dà probabilmente è perché non lo si vuole dare, e ci sta), ma anche nella sua dimensione estensiva. Passano gli anni e immagino che aumenti la stanchezza. E anche qui c'è reciprocità: sono stanco io, capisco benissimo che possiate essere stanchi voi! Forse potrebbe aiutarci a resistere la constatazione dei progressi che pure ci sono stati. La loro comprensione, tuttavia, è offuscata da tanti elementi oggettivi, inclusa la stessa durata del percorso, il tempo, appunto. Dato per assodato l'obiettivo, che è quello di liberarci, alcuni progressi, come il fatto che persone di cui pensavate che mai vi avrebbero avuto accesso ora sono all'interno delle istituzioni, per chi non ha vissuto quella fase, ma anche per chi l'ha vissuta, può sembrare un progresso meramente personale (er senatore d'a a Lega voleva a portrona), non politico (stiamo creando classe dirigente con esperienza di legislativo e magari anche di esecutivo). Questo, ovviamente, perché se non si sa come funzionano le istituzioni (ma per spiegarvelo abbiamo fatto tanto) non si può apprezzare l'importanza di avere con sé persone che sanno come funzionano e che hanno una reputazione all'interno di esse. Eppure, i risultati si vedono, o almeno che volesse vederli potrebbe facilmente farlo. Ad esempio, fra questo e questo:


sono passati 1611 giorni, 38664 ore, che non sono state facili per voi come non lo sono state per noi, ma che hanno portato dove volevamo che si arrivasse. Lo vedete o no il progresso fra queste due posizioni? Intuite o no che dietro c'è stato tanto lavoro paziente, tanta prudenza, ma tanta tenacia, per non perdere di vista l'obiettivo, e per ricordarlo al momento giusto a chi di dovere? Ricordate, o no, quando tutti davano il nostro migliore amico per Presidente della Repubblica? Capite, o no, che quella sarebbe stata una pietra tombale sul nostro anelito di libertà? Ecco, qui si situa una particolare insidia, che mina alla radice il meccanismo di rappresentanza: l'incapacità di ragionare per scenari alternativi, assistita dalla scarsa memoria storica, che porta regolarmente a dimenticare quale fosse lo scenario
ex ante più probabile, soprattutto in chi più ha strepitato per scongiurarlo. Difficile accontentare i professionisti dello strepito! Nel momento in cui scongiuri quello per cui strepitavano, fatalmente essi dimenticano cosa fosse... D'altra parte, pericolo scampato? Non ancora. Obiettivo raggiunto? Sì. Prezzo? Altissimo, per voi, lo so. Ma le nostre divisioni erano quelle schierate a Piazza del Popolo il 28 luglio del 2021, non altre, e con quelle abbiamo fatto quanto potevamo in questa che è e resta una guerra di logoramento. In un combattimento di questo tipo la nostra unica speranza, per influire sui rapporti interni ed esterni, era aspettare che il tempo ci desse ragione. E, mi spiace dirlo, con tutta la compassione che provavo per voi, purtroppo in termini politici se eravate troppo pochi, o vi palesavate - come state facendo - in pochi, la colpa non era degli altri, era vostra! A noi non restava altra tattica che quella del logoramento, l'alternativa essendo quella di diventare una meteora come un Pancho Pardi o una Sara Cunial qualsiasi! Massimo rispetto umano, ma la battaglia politica si combatte non abbandonando la posizione. Certo, questo esigeva tanta persistenza, e in tutti questi anni, dal 2011 a oggi, è nella vostra presenza, nella vostra vicinanza che ho trovato la forza e la motivazione di continuare a combattere, anche nei momenti più bui - che non sono stati quelli della mia vita parlamentare. Ve ne ringrazio. Di converso, immagino che anche voi abbiate trovato forza e motivazione nella mia presenza, che ora non potete più avere, perché se al momento buono vorrete contare su qualcuno che sappia come comportarsi e a chi rivolgersi, dovete dargli il tempo di fare l'uomo macchina, di entrare negli ingranaggi, possibilmente senza restarne schiacciato, e il tempo richiesto è tanto, tantissimo, e così per voi ne resta poco, pochissimo. Soffro nel non poter sempre ricambiare, restituendovi la motivazione che avete dato a me. Il dibattito fra noi si sfilaccia e si degrada, lo si vede dalla qualità dei commenti, che è direttamente proporzionale al tempo che vi dedico. Ma la soglia di tempo necessaria per attivare un dibattito che sia fruttuoso, che aiuti voi a capire, che mi arricchisca con le vostre segnalazioni, è sempre più inattingibile. In questo preciso momento dovrei fare altro, purtroppo. Recupererò domattina. Ma più di una vita non riesco a vivere, e forse questa esperienza, che tanto mi ha dato e nella quale ho cercato di darvi il massimo, è anche giusto che giunga, come sta fatalmente e fisiologicamente giungendo, a un termine. Da questa esperienza esco trasformato in un modo che mai avrei potuto sospettare: per il fatto di essermi così a lungo confrontato con voi, di aver dovuto gestire le vostre paure e le vostre rabbie, di essere stato partecipe delle vostre gioie, dei vostri dolori, delle vostre vicende familiari (dei vostri matrimoni, dei vostri battesimi,...), ne esco trasformato in animale sociale. Ma ora la comunità che riesco a seguire, cui riesco a dedicarmi, cui è giusto che mi dedichi, perché è mio dovere istituzionale, con cui mi sento più in contatto, e in un contatto più vero, progressivamente non siete voi, ma sono i miei elettori, i miei sindaci, i giovani del mio partito. Persone che spesso ignorano chi io sia - c'è anche qualcuno che guarda la televisione meno di me, vivaddio! - persone con cui ho condiviso infinitamente meno di quanto ho condiviso qui con voi, ma anche persone per cui posso fare qualcosa, qualcosa di concreto, nel mio nuovo ruolo, e farlo in tempi umani, e alle quali, in mancanza, spesso, di una comune visione ideologica, mi lega qualcosa di meno identitario ma più forte: la comune appartenenza all'umanità. Forse, è un'ipotesi, in questa fase della mia vita mi appaga di più bermi un bicchiere di vino con un pastore o un operaio che di me non sa niente (non sa chi sono, che lavoro faccio, e se lo sapesse non saprebbe in che cosa consista...) che estenuarmi per tenere unita, per alimentare una fiammella di speranza in voi, che invece, a sentirvi, sapete tutto, di me e del mondo, e venite a spiegarmelo. Non vi offendete, vero, se però a me interessa più quello che non so (ad esempio, quando e come si seminano le patate in montagna) di quello che già so e accanitamente tornate a insegnarmi (o anche di quello che mi accanisco a spiegarvi e risolutamente non volete comprendere)! Non posso affermarlo con certezza, ma ho qualche dubbio sul fatto che chi ha firmato la Pace di Vestfalia abbia anche dichiarato la Guerra dei Trent'anni (lo svedese senz'altro no, aveva sette anni quando è iniziata!). Forse una conseguenza talmente ovvia da sfuggire all'attenzione delle guerre lunghe è che difficilmente chi le dichiara può vederne la fine. Anche questo, che vale per voi come per me, è un dato da tenere in considerazione. Insomma, anche per l'energia politica c'è un problema di programmabilità - o, se volete, di intermittenza - e di costi! Certo, a fronte di risposte così scarse, non credo sia più ergonomico per me né di qualche beneficio per voi che io mi sbatta tanto per escogitare eventi di qualità, per portare avanti una battaglia culturale. L'esperimento che mi tentava, perché abbiamo visto che funziona, era quello di mostrare a una certa classe dirigente che cosa interessa "ar popolo", e quello di mostrare "ar popolo" che cosa sa la classe dirigente. In autunno era riuscito, sono certo che la strada sarebbe utile e feconda, ma se non volete percorrerla io non voglio costringervi. Ai miei amici, a quelli con cui condivido il cruccio per il nostro Paese conculcato, né più né meno di sempre, da potenze fisiologicamente ostili, dico sempre che non possiamo rimproverarci di non aver avuto successo dove Keynes aveva fallito! "Le conseguenze economiche di Mr. Churchill" restano la migliore descrizione della nostra situazione, ma non servirono, appunto, a evitare le conseguenze economiche di Mr. Churchill, così come non sono servite, oggi, ad aprire tante menti. Capisco quindi il vostro disamoramento e non vi chiedo di forzare la vostra natura. Almeno questo, a sessantadue anni, cioè quando sono stato costretto, l'ho capito: la natura va assecondata. D'altra parte, però, se riunirvi come community non vi interessa più, se a/simmetrie o questo blog non riescono più a motivarvi e a coinvolgervi, non posso che conformarmi a quel principio di realtà cui auspico che si conformino i miei avversari politici! Ne prenderò atto, e mi risparmierò tanto lavoro inutile. Volevo riscrivere ad Ashoka Mody per il Goofy13, ma prima volevo sentire il segretario della Farnesina per sapere la data del G20 dello sviluppo (che si terrà a Pescara), ecc. Dietro ogni evento c'è lavoro, e quel lavoro non si vede. Organizzare cose per un po' mi è piaciuto. Ma se non c'è risposta, posso fare altro: ricominciare a suonare, ricominciare a leggere, fare una passeggiata... Mi tocca perfino organizzare gli eventi che organizzate voi! Non più tardi di un paio d'ore fa Claudio mi ha detto di non sapere nulla di uno dei nostri prossimi incontri, forse perché quello di voi che mi aveva coinvolto mi vedeva più come suo segretario che come relatore! Succede anche questo, e succedono tante altre cose: possiamo anche prenderci un sabbatico. Succede anche che è tardi, e me ne vado a dormire. Questo post, per la parte in tondo, stampatelo: è il nuovo "I salvataggi che non ci salveranno". Potremmo chiamarlo "L'energia pulita che ci inquinerà". Tenetelo da parte, perché non ce ne saranno più molti. Lavorerò perché il midterm abbia la qualità di sempre, e poi passerò ad altro, come state facendo voi...)

giovedì 4 aprile 2024

Un altro problema della sinistra (i salari)

I commenti sotto al post precedente rivelano un esilarante eccesso di beatitudine in questa eletta schiera di happy few: vedo molto "tu fai trionfalismo perché sei un politico de #aaaaalega e quindi siccome sei #aaaaacasta nun te ne frega ggnente che li salari nun aumenteno e ssi li salari nun aumenteno è normale che o'ccupazzione cresce...", ecc.

Ora, se, come ricorda Céline, pour que dans le cerveau d'un couillon, la pensée fasse un tour, il faut qu'il lui arrive beaucoup de choses et de bien cruelles, la mia umanità profondamente vissuta e sofferta dovrebbe spingermi ad augurarvi di non capire mai perché una simile reazione è fuori luogo. D'altra parte, i tours della vostra pensée (se c'è) non dipendono né da me né da voi, ma dalla logica dei fatti, ed è da quando sono qui che ogni giorno sfido la prima legge della termodidattica:


nel generoso, ma spesso vano, sforzo di farvi capire le cose prima che siano i fatti a farvele capire.

Mi rendo conto che per gli ultimi (ma anche per molti fra i primi) arrivati questo oggettivamente non sia più il blog di un economista "controcorrente" (cioè allineato alla letteratura scientifica e non al liquame fognario che popola i nostri studi televisivi e la nostra saggistica), ma il blog di un "politico" (sarebbe: di un parlamentare, per la precisione, ma la categoria di #aaaaabolidiga ha fritto l'encefalo un po' a tutti, è tardi e non voglio entrare in infinite precisazioni). Aggiungo che è oggettivamente difficile realizzare che mentre questo blog è rimasto fermo, il mondo gli è girato intorno, per cui le critiche che ora faccio da #aaaaabolidigo di destra sono e restano quelle che facevo da economista di sinistra, per il semplice motivo che i problemi sono gli stessi e le soluzioni sarebbero le stesse. Il riflesso pavloviano di chi arriva qui pensando di essere di sinistra, o che io sia di destra, posso immaginarmelo. Tuttavia, vi assicuro, nonostante che io abbia e voglia continuare ad avere un buon rapporto verso chi ha avuto parole cortesi per me, che la mia intenzione di mantenere buoni rapporti non potrebbe mai tradursi in "trionfalismo" (mah...)! A me non interessa il vostro consenso (non mi interessava quando eravate lettori, tantomeno ora che siete elettori: liberi voi di crederlo o meno...), come non mi interessa fare propaganda qui, nel blog che non c'è. Se dico che l'incremento del tasso di occupazione è una (positiva) anomalia statistica lo dico per il semplice fatto che esso lo è. Non faccio del trionfalismo perché io non so da oggi che laggente stanno male: lo so dal 2011, quando ho cominciato a sgolarmi perché a sinistra qualcuno capisse questo:


Quindi, come dire, esprimetevi, sentitevi liberi, qui siamo in un gigantesco e diffuso confessionale laico, dove voi, protetti non da una grata, ma dall'anonimato digitale, potete aprirvi, e quindi apritevi e chiaritemi: cosa diamine pensate di poter insegnare sulla deflazione salariale a uno che ve l'ha descritta tredici anni fa?

Il discorso, tuttavia, non si esaurisce qui, naturalmente, come sa chi il percorso l'ha fatto. E allora, se volete inveire contro er #aaaaabolidigo accomodatevi pure. Se invece volete capire che cosa sta succedendo, cominciate dal

Glossario

Retribuzione lorda: salari, stipendi e competenze accessorie, in denaro e in natura, al lordo delle trattenute erariali e previdenziali, corrisposti ai lavoratori dipendenti direttamente e con carattere di periodicità, secondo quanto stabilito dai contratti, dagli accordi aziendali e dalle norme di legge in vigore.

Occupati: vedi il post precedente.

Retribuzione lorda pro capite: retribuzione lorda divisa per il numero di occupati dipendenti.

Deflatore dei consumi: rapporto tra consumi nominali, cioè espressi ai prezzi correnti, e consumi reali, cioè espressi ai prezzi di un anno assunto come base.

Retribuzione lorda pro capite in termini reali ("potere d'acquisto dei salari"): rapporto fra retribuzione lorda pro capite e deflatore dei consumi.

Nota: si potrebbe anche usare un diverso indice dei prezzi al consumo (e magari se interessa vi faccio vedere che cosa cambia), ma preferisco usare queste definizioni di contabilità nazionale perché così, se interessa, possiamo tornare indietro fino al 1970 con dati più o meno coerenti in termini statistici.

I fatti

Indubbiamente gli ultimi anni hanno visto un tracollo del potere d'acquisto, ma:

1) non è la prima volta che succede;

2) in almeno un'altra occasione precedente questo tracollo è stato accompagnato da una diminuzione, non da un aumento del tasso di occupazione;

3) gli ultimi trimestri (quelli del Governo attuale) hanno visto un'inversione di tendenza.

Aggiungo subito che siamo molto lontani dall'aver recuperato il livello dell'ultimo tracollo (quindi ancor più lontani dall'aver recuperato il penultimo) e che la strada sarà lunga e dolorosa, ma passa per la crescita, non per il salario massimo (quello che gli altri chiamano "minimo" perché non sanno come funziona il mercato del lavoro) né per il reddito della gleba.

E ora vediamo i dati.

Il monte salari (retribuzioni lorde totali) in termini nominali (a prezzi correnti) è qui:


Credo vediate bene in quali occasioni (tre) le retribuzioni complessivamente erogate sono scese e di quanto, e che sappiate tutti intuirne il perché (crisi Lehman, austerità, pandemia, con la diminuzione più prolungata causata dall'austerità e la diminuzione più visibile causata dalla pandemia.

Vedete anche che dopo la pandemia, alla fine (cioè a destra) del grafico la crescita dei salari nominali è particolarmente rapida, ma... in quel periodo era molto rapida anche l'inflazione! Se dividiamo per gli occupati dipendenti e poi ancora per il deflatore dei consumi (vedete sopra il glossario) otteniamo questo profilo delle retribuzioni pro capite in termini reali:


e qui è ben evidente che l'austerità aveva riportato le retribuzioni lorde in termini reali di fine 2012 al livello di quelle di inizio 1996, con un tracollo di circa 411 euro pro capite a trimestre (137 euro pro capite al mese), mentre l'inflazione post-pandemia (quella di cui parlavamo qui, se ricordate...), ha falcidiato ben 449 euro pro capite a trimestre (circa 150 euro al mese), fra il terzo trimestre del 2021 e il primo del 2023, portandoci ancora più indietro nel tempo. Dal primo trimestre 2023, cioè dall'entrata in vigore della prima legge di bilancio di questo governo, la situazione sta migliorando, sempre troppo lentamente (il recupero, in quattro trimestri, è stato di 72 euro al trimestre), ma meno lentamente dell'ultima volta (il recupero nei quattro trimestri successivi all'ultimo tracollo era stato di 6 euro pro capite a trimestre (cioè due euro pro capite al mese) nel periodo dal terzo trimestre 2013 al terzo trimestre 2014. Per un recupero percettibile bisogna aspettare gli effetti del "bonus Renzi", introdotto nel secondo trimestre del 2014.

Però...

Non avevate detto che il tasso di occupazione aumenta perché i salari sono diminuiti?

E allora come me lo spiegate questo?


I salari reali, il potere d'acquisto trasferito alle famiglie, sono diminuiti quasi altrettanto con l'austerità, ma allora il tasso di occupazione era anche lui in caduta libera. La correlazione fra tasso di occupazione e livello salariale è stata praticamente sempre positiva: al crescere dell'occupazione cresceva il livello salariale. Fra il 1996 e il 2021 la correlazione è di 0.34. Non è un risultato così strano: se al crescere della disoccupazione i salari diminuiscono, è normale che al crescere dell'occupazione i salari aumentino! Fra il 2022 e il 2023, invece, la correlazione diventa fortemente negativa: -0.66. Questa anomalia in realtà si concentra nel periodo di discesa del salario reale, fra il terzo trimestre 2021 e il quarto 2022 (correlazione: -0.77). Dall'inizio del 2023 la correlazione ridiventa positiva, cioè le retribuzioni ricominciano a obbedire alla legge della domanda e dell'offerta (correlazione: 0.89).

Perché al tempo dell'austerità il calo dell'occupazione (aumento della disoccupazione) portava con sé un calo dei salari (come in effetti dovrebbe essere), mentre al tempo della crisi energetica un uguale calo dei salari è stato associato a un aumento dell'occupazione (diminuzione della disoccupazione)? Perché al tempo della crisi energetica la curva di Phillips non ha funzionato? Un pezzo di questa spiegazione va cercato, probabilmente, nel fatto che al tempo dell'austerità quella che si muoveva era la curva di domanda aggregata, mentre al tempo della crisi energetica si è mossa senz'altro la curva di offerta di breve periodo. Il modello standard, però, quello che vi spiegai qui, non dà pienamente conto di questa dinamica, perché in quel modello una fiammata di inflazione fa diminuire, non aumentare, il Pil e l'occupazione. In termini tecnici la spiegazione va cercata probabilmente tenendo conto della dinamica degli scambi commerciali, ma insomma ora sono veramente cotto e non voglio rivoluzionare la scienza economica (accetto vostre proposte).

A me per ora basta aver portato a casa due punti:

1) se dico che una cosa è anomala, che non si è mai verificata, lo dico a ragion veduta, e infatti un aumento del tasso di occupazione in presenza di un crollo delle retribuzioni reali come quello visto fra 2021 e 2022 prima non si era mai visto;

2) se dico che la sinistra ha un problema, la sinistra ce l'ha, perché una ripresa delle retribuzioni, per quanto insufficiente, rapida come quella verificatasi sotto il Governo di destra sotto la sinistra non si era mai vista.

E questa non è propaganda: è un fatto, e non sto dicendo che il merito sia del Governo: sto dicendo che è così.

Accetto vostre interpretazioni, ma basate sui fatti, non sulla vostra presunzione che chi vi parla voglia convincervi di qualcosa: il mondo in cui vivo è già sufficientemente complesso perché io voglia aggiungervi questo ulteriore livello di complessità...

mercoledì 3 aprile 2024

ll problema della sinistra

 (...uno dei tanti, forse neanche il più importante da quando ha smesso di occuparsi di certe cose. Cominciamo con un breve:)

Glossario

Disoccupati (o "in cerca di occupazione"): Le persone non occupate tra i 15 e i 74 anni che hanno effettuato almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro nelle quattro settimane che precedono la settimana a cui le informazioni sono riferite e sono disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive; oppure inizieranno un lavoro entro tre mesi dalla settimana a cui le informazioni sono riferite e sarebbero disponibili a lavorare (o ad avviare un’attività autonoma) entro le due settimane successive, qualora fosse possibile anticipare l’inizio del lavoro.

Forze di lavoro: Persone di 15 anni e più, occupate e disoccupate.

Inattivi: Persone che non fanno parte delle forze di lavoro, cioè quelle non classificate come occupate o in cerca di occupazione (disoccupate). Rientrano nella categoria coloro che non hanno cercato lavoro nelle ultime quattro settimane e non sono disponibili a lavorare entro due settimane dall'intervista (cioè, in buona sostanza, gli scoraggiati), chi non è disponibile a iniziare un lavoro nelle due settimane successive, e altre frattaglie.

Occupati: Persone tra 15 e 89 anni che nella settimana di riferimento hanno svolto almeno un’ora di lavoro a fini di retribuzione o di profitto, compresi i coadiuvanti familiari non retribuiti (ci rientra anche chi è in malattia, in congedo parentale, in assenza per periodo inferiore a tre mesi e altre frattaglie).

Tasso di disoccupazione: Rapporto percentuale tra i disoccupati in una determinata classe d’età (in genere 15 anni e più) e l’insieme di occupati e disoccupati (forze di lavoro) della stessa classe d’età.

Tasso di inattività: Rapporto percentuale tra le persone non appartenenti alle forze di lavoro (inattivi) in una determinata classe di età (in genere 15-64 anni) e la corrispondente popolazione residente totale della stessa classe d’età.

Tasso di occupazione: Rapporto percentuale tra gli occupati di una determinata classe d’età (in genere 15-64 anni) e la popolazione residente totale della stessa classe d’età.

(fonte: ISTAT).

Esempio


(...così sappiamo di che cosa stiamo parlando...)

La situazione

Oggi sono usciti gli ultimi dati e la situazione è questa:


occupati sempre più su,


disoccupazione sempre più giù.

La relazione allegata al comunicato stampa rappresenta graficamente solo gli ultimi cinque anni, ma il comunicato rinvia a un foglio Excel con gli ultimi venti anni, quindi si riesce a capire un po' meglio com'è andata:


l'occupazione ha sofferto della crisi finanziaria globale (e al governo c'era la destra) e poi dell'austerità (e al governo c'era la sinistra). Oggi è oltre il massimo storico.


La disoccupazione aveva ovviamente risentito della crisi globale, ma è stata portata in doppia cifra dall'austerità per i motivi mille volte ripetuti (necessità di comprimere i livelli salariali al fine di recuperare competitività di prezzo rispetto ai partner commerciali europei) ed è comunque ora vicina ai minimi storici, pur non avendoli raggiunti, come abbiamo ricordato qui.

I posti di lavoro creati sono per lo più a tempo indeterminato, quindi non precari, come si vede qui:


Attenzione: gli occupati permanenti (a tempo indeterminato) sono misurati sulla scala di destra (che va da 11 a 18 milioni), e quindi il grafico non vi dice che ci sono tanti lavoratori permanenti quanti indipendenti (cioè tanti dipendenti a tempo indeterminato quanti autonomi), perché i primi vanno per i 16 milioni (scala di destra) e i secondi per i 5 (scala di sinistra). La scala di destra però è solo slittata e non compressa (quella di sinistra va da zero a sette milioni e 7-0 = 18-11 = 7), il che significa che le variazioni delle serie sono confrontabili. I contratti a tempo indeterminato stanno aumentando rapidamente, quelli a tempo determinato diminuendo lentamente, gli autonomi sono stati falcidiati dalla crisi pandemica ma ora sono stabili o in impercettibile ripresa.


Ovviamente non va tutto bene. Ad esempio, la disoccupazione femminile, purtroppo, resta sempre più alta di quella maschile. Lo scarto fra le due, però, che era di cinque punti nel 2004, ora è a due punti, livello al quale si è attestato fra 2016 e 2017.

La disoccupazione giovanile resta un serio problema, ed è anche quella su cui ha "morso" proporzionalmente molto di più l'austerità. Va notato però che anche il ritorno ai livelli pre-crisi (nel senso di crises) è più rapido che per le altre classi di età.

Ma il dato più outstanding, proprio nel senso che "sta fuori" dal range dei valori storici, è quello del tasso di occupazione, proprio lui, proprio quello che fin dall'inizio di questo blog gli espertoni citavano (non senza buoni motivi) quale indicatore più significativo rispetto al tasso di disoccupazione. I dati sono questi:


e qui si nota un progresso strutturale del dato riferito alla popolazione femminile:


che è sì più basso della media, ma è significativamente aumentato dal 45% a circa il 53%, mentre quello maschile è semplicemente tornato al 70% dove era all'inizio del periodo.

Per chiarire che non abbiamo a che fare con un dato in qualche modo transitorio, possiamo utilizzare le serie trimestrali, che ci riportano ai favolosi anni '70:


Le serie sono due: quella ricostruita dall'ISTAT indietro fino al 1977, e quella attuale, calcolata con nuovi criteri che però, come vedete, non differisce sostanzialmente nel livello, e tantomeno nell'andamento, da quella storica. Vedete quindi che il tasso di occupazione non solo non è mai mai mai stato così alto in Italia (quindi si stava peggio quando si stava meglio...), ma anche che non è mai mai mai cresciuto così in fretta!

E questo, quand'anche non fosse un merito di chi è ora al governo, è oggettivamente un bel problema per la sinistra.

Spiaze.

Ma solo per lei...

(...dichiaro aperta la discussione generale...)

lunedì 1 aprile 2024

Creazione di moneta ed eutanasia del contribuente

Contravvenendo ai miei saggi propositi, anche questa mattina, al risveglio, mi sono affacciato alla cloaca nera, imbattendomi in questa peerla:


Il più autorevole economista monetario europeo, nel senso di: studioso dell'unione monetaria europea (con tanto di manuale di riferimento giunto alla quattordicesima edizione), dice una cosa che capisco (ma non condivido del tutto), e una che non capisco (ma, come vedrete, il limite è certamente mio).

La cosa che capisco è quella che dice per prima: quando i tassi di interesse salgono, normalmente le banche incorrono in perdite, perché le loro passività (cioè i nostri depositi) sono a breve, mentre le loro attività (cioè i nostri mutui) sono a lungo. In astratto, quindi, al crescere dei tassi praticati dalla Banca centrale dovrebbe corrispondere una crescita dei tassi sui depositi (che significa maggior esborso di interessi per le banche), mentre i tassi sui mutui, essendo stipulati in contratti a lungo termine, dovrebbero adattarsi più lentamente (che significa uguale incasso di interessi per le banche), con danni per il loro conto economico.

La lista di elementi che questo ponzoso (il giavazzometro esplode!) ragionamento trascura è breve ma significativa.

Intanto, si trascura che i mutui, oggi come ieri, vengono proposti prevalentemente a tasso variabile, che è il motivo per cui qui qualcuno mi ringrazia per avergli detto prima di altri che l'inflazione avrebbe morso, e con lei i tassi: mi ringrazia perché combattendo una dura battaglia col proprio istituto è riuscito a farsi dare un tasso fisso, che all'epoca era più costoso, e pressoché subito dopo ha cominciato a fargli risparmiare un sacco di soldi. Ma questo lo hanno fatto gli happy few: i piddini, quorum nomen est legio, hanno ovviamente fatto tasso variabile, e quindi il ragionamento del ponzoso ponzatore non tiene tantissimo: per verificarlo, basta guardare i dati (cosa che i ponzosi ponzatori non fanno, noi sì):


In Banca d'Italia ragionano un po' a modo loro, questo ormai lo sappiamo, quindi la tavola (che è qui) va letta come fosse arabo: da destra (2020) verso sinistra (2022): nel 2020 gli interessi attivi (quelli percepiti sui mutui) erano 42 miliardi, nel 2022 dieci miliardi in più (effetto del tasso variabile), mentre gli interessi passivi (quelli pagati sui depositi), che nel 2020 erano 11 miliardi, nel 2022 erano 14 miliardi (solo tre miliardi in più).

Le cose quindi sono andate un po' al contrario di come il ponzoso ponzatore ponzava, e se vi ho spiegato come mai sono andate così dal lato degli interessi attivi (i mutui sono prevalentemente a tasso variabile), non devo spiegarvi perché sono andate così dal lato degli interessi passivi, cioè di quelli che percepiamo sui nostri depositi! Il motivo è semplice: il mercato bancario non è concorrenziale. Da un lato siamo tutti obbligati a detenere un deposito bancario, a pena di morte civile. Dall'altro, però, ormai in Italia le banche significative si contano sulle dita di una mano e fanno evidentemente cartello: la saggia regola del "cane non morde cane" impedisce che si facciano politiche commerciali "aggressive" (innalzando il tasso di interesse) per sottrarsi clientela offrendole un tasso più alto, considerando che poi, finita la manna dei tassi di interessi (attivi) alti, il correntista ridiventerebbe, per la banca, quello che a Roma si dice "un accollo", cioè un peso, una perdita, una zavorra!

Ma non c'era un Commisariu alla Concorrenzu?

Ma certo che c'era: la signora Vestager, condannata in primo e secondo grado dai tribunali dell'Unione per aver attivato con una decisione che ora tutti possono tranquillamente definire illecita (noi lo avevamo fatto anche ex ante), quella sulla banca Tercas, la catena di eventi che portò alla tragedia delle quattro cosiddette "popolari" (solo una lo era), la vendita delle due venete, ecc. Ma chissà se i GenZ o i punturini, chissà se le varie neoplasie del Dibattito, si ricordano, nel loro delirio livoroso e autocentrato, di questi fatti non irrilevanti? Verosimilmente no. Viceversa, chi invece c'era, e ci stava con la testa, avrà capito che la "concorrenza" per l'UE è solo la continuazione di una politica di aggressione al nostro sistema economico con altri mezzi: cioè con la complicità del PD. PD che, non a caso, è l'espressione e il braccio secolare di quegli interessi che da sempre in Italia fomentano il conflitto intergenerazionale diffondendo la balla del futuro negato ai giovani dalla prodigalità dei padri (mentre gli è stato negato dalla innecessaria austerità del PD).

Ora, se non c'è concorrenza (fatto salvo il caso in cui invocarla a razzo serve a metterci in difficoltà), c'è cartello, e per questo motivo i rendimenti dei depositi sono rimasti al palo e il margine di interesse (percepito dal sistema bancario) è aumentato di circa sei miliardi.

Sinceramente, i 140 miliardi che la Banca centrale avrebbe trasferito al sistema bancario secondo De Grauwe non so che cosa siano né come entrino in questo ragionamento. Vuole forse dire che le banche hanno potuto tenere bassi i tassi passivi, quelli che pagano sulla raccolta, perché la banca centrale le ha massicciamente rifinanziate a tassi più bassi? Sarà... Comunque i tassi praticati dalla Bce sono aumentati, quelli sulle operazioni di rifinanziamento al sistema bancario sono oltre il 4% da un bel po', mentre i tassi sui depositi sono ancora ampiamente al disotto:


e quindi non vedo (io) come il rifinanziamento della Bce, che avviene a tassi più alti, avrebbe contribuito a tenere bassi i tassi sui depositi. Ma evidentemente qui c'è qualcosa che non capisco io, o forse lo capisco: bisogna dire che #hastatolaBCE perché non si può dire che #hastatolUE.

E va bene così.

La cosa che però veramente non capisco è un'altra: cazzocentra il contribuente? L'affermazione secondo cui in questo modo (cioè rifinanziando un sistema bancario che secondo lui avrebbe dovuto essere in perdita, mentre secondo la concreta evidenza dei fatti era in profitto) la Bce avrebbe spostato le perdite dal settore bancario al contribuente sinceramente non la capisco!

I livelli di possibile lettura di questa affermazione sono due, secondo me (se ce ne sono altri, sentitevi liberi di aggiungerli).

Primo: si può immaginare che De Grauwe voglia dire che favorendo coi suoi trasferimenti il mantenimento di tassi passivi bassi la Bce avrebbe consentito l'abnorme ampiamento del margine di interesse. Sì, d'accordo: ma in questo caso avrebbe senso dire che le perdite sono state trasferite al cliente, via aumento dei tassi attivi non compensato da un aumento dei tassi passivi (strano come un profitto bancario visto dal lato del cliente somigli a una fregatura!). Ora, il cliente è anche un contribuente (quasi sempre), ma in questo ragionamento entra in quanto cliente, perché i soldi di cui si parla (quelli entrati nelle casse delle banche) non vengono dalle sue tasse. Parlare di "taxpayer" in questo caso ha tanto senso quanto ne avrebbe dire che venendo giù l'American Airlines 587 ha posto fine alla vita di 260 contribuenti.

Cazzocentra?

Secondo: visto che parla di contribuenti, mi sorge l'orrido sospetto che De Grauwe voglia suggerirci, o magari addirittura creda, che l'emissione di moneta, e in particolare dei 300 miliardi secondo lui dati dalla Bce alle banche, sia direttamente o indirettamente finanziata dal gettito fiscale. Questo sarebbe particolarmente grave, e per voi non è difficile rendervene conto.

Le parole più dirompenti pronunciate nella legislatura precedente non sono infatti queste:

(come probabilmente avranno pensato punturini e altre neoplasie), ma queste:


"Tutto qua!" I soldi della Bce non vengono dalla raccolta fiscale, sono moneta emessa dalla Banca centrale, la Banca centrale crea moneta, tutto qua!

Perché è così dirompente questo concetto, tanto eversivo da essere riportato in ogni manuale di macro? Semplicemente perché ci ricorda un dato ovvio: il bilancio dello Stato potrebbe essere finanziato con emissione di moneta. Del finanziamento con base monetaria (par. 11.3.3 del manuale di Acocella):


abbiamo parlato in lungo e in largo per oltre dieci anni (qui un post dedicato). Nessuno pretende che sia la panacea, ma oggi la communis opinio dei giornal-oni è che sia una iattura, anche se poi, al momento del bisogno, è inevitabile ricorrere ad esso in forme travisate e per ciò stesso inefficienti. Pensate al quantitative easing: per non finanziare poche decine di miliardi di investimenti pubblici con creazione di moneta, si sono riversate parecchie centinaia di miliardi di finanziamenti sul sistema bancario che li ha allocati in nome dei fatti propri, per lo più facendo carry trading o altre operazioni sostanzialmente neutrali per l'economia reale!

Chest'è!

Su questo semplice dato tecnico (la Banca centrale crea moneta) dovremmo articolare un minimo di riflessione politica. Perché punturini, ggiovani, e simili sono tossici? Perché sono egoticamente confinati in una dimensione epifenomenica della realtà: io non trovo lavoro, mio padre ce l'aveva, quindi mio padre ha rubato il lavoro a me; io vengo soggetto a un obbligo, quindi ora c'è un problema, prima tutto andava bene! La parola metodologicamente sbagliata, quella che genera uno scollamento temporale (il lavoro del padre si è svolto al tempo del padre e non era quindi, a meno di avere la DeLorean in garage, in concorrenza con quello del figlio; il problema c'era anche prima, e svegliarsi prima forse avrebbe contribuito a evitare che al Governo ci andasse chi lo aveva causato), è, naturalmente, io, che prima di essere un raglio è, come sanno le persone colte, il più lurido dei pronomi.

Tutto, incluso i problemi percepiti dagli egotisti tossici, nasce da una decisione che non è italiana, ma globale, perché riflette il rovesciamento a livello globale dei rapporti di forza fra capitale e lavoro: il divorzio fra Tesoro e Banca d'Italia (qui trovate tutti i post dedicati all'argomento, se suggerirei di ripassarli). L'esplosione del debito pubblico italiano è strettamente connessa a quella decisione, come sappiamo. Per chi si fosse messo in ascolto solo ora, ricordo che la decisione della Banca centrale di non intervenire a sostegno delle emissioni di titoli del debito pubblico (cioè la decisione di mettere questo finanziamento esclusivamente in mano a risparmiatori e mercati) costrinse il Tesoro a praticare tassi di interesse più alti, e in definitiva a indebitarsi per pagare gli interessi sul debito, che così raddoppiò in un decennio, andando (a spanne) dal 60% al 120% del Pil nel corso degli anni '80. La prodigalità delle generazioni passate c'entra il giusto: queste generazioni sono anche quelle che poi avevano riportato il rapporto al 100% prima della crisi, per dire. Il dato determinante è la sconfitta del lavoro e la vittoria della rendita finanziaria: il capitale finanziario, "i mercati", resi arbitri del destino dello Stato, contitolari (con la magistratura) della funzione di indirizzo politico, da decenni si pappano l'avanzo primario dello Stato, un avanzo che va, appunto, a remunerare l'abnorme crescita del debito determinata da quella lontana decisione.

Come vi spiegai tanto tempo fa, qui il problema non è nemmeno Leuropa. Certo, il Trattato di Maastricht ha consolidato in una norma di livello (secondo alcuni) sovracostituzionale quello che finora era un semplice gentlemen [si fa per dire] agreement o poco più, iscrivendolo in quello che alla fine è diventato il comma 1 dell'art. 123 del TFUE (prima era l'art. 101 del Trattato di Maastricht). Ma in questo senso Leuropa, come nella sua migliore tradizione, semplicemente eseguiva gli ordini, recependo nell'ordinamento eurounitario la Grundnorm, unica e totalizzante, della Terza globalizzazione: l'egemonia dei mercati sugli Stati, realizzata attribuendo ai mercati (per un supposto interesse superiore, quello della "stabilità" e della lotta alla corruzione) il ruolo di finanziatori unici degli Stati, che venivano così privati di una delle loro ragioni costitutive, quella di battere moneta. Certo, al disopra di questa decisione, come antecedente logico e politico, c'è l'affermazione di un mondo unipolare, la "sconfitta del comunismo", che già all'inizio degli anni '80 arrancava visibilmente. Il punto che però ai newcomers sfugge è che una cosa che loro danno per scontata, cioè che lo Stato debba rivolgersi al mercato per "avere i soldi" che "non ci sono", tanto scontata non è: è una decisione politica ed è uno snodo determinante, lo snodo da loro non percepito da cui derivano i problemi che loro riescono a percepire!

Se il ggiovane deve fare una vita di merda è perché allora, nel 1981, non i suoi genitori, ma Ciampi e Andreatta, decisero di mettersi al vento e di far esplodere il costo del finanziamento del debito pubblico. Quindi "Ciampi e Andreatta brutti cacca pupù!", come si legge in tanti blog di altre neoplasie (gli zerovirgolisti tutti imparaticci e distintivo)? Ma, insomma, sarei più attenuato: il fenomeno è stato globale, come tanti dati a voi noti mostrano:


ed è difficile valutare se sarebbe stato possibile all'epoca fare altrimenti. Il GenZino potrebbe dire: "Sì, però papà ha votato per Ciampi e Andreatta!" (per Ciampi no, ma lasciamo stare). Beh, anche questo ragionamento non tiene semplicemente perché la decisione, imposta dalla violenza dei fatti, è comunque stata presa al difuori di un circuito democratico. Certo, se la decisione fosse stata esplicita, fosse stata dibattuta in Parlamento, si sarebbe potuto fare un discorso di onestà: "Cari lavoratori, avete perso, quindi ora o tiriamo i remi in barca, o ne pagheremo le conseguenze nei lunghi anni a venire!" Sì, è ovvio che nessun politico potrebbe mai fare un discorso del genere, ma ci siamo capiti: una serie di cose che si sono dovute fare dopo si sarebbero potute fare prima (tenendo per un momento da parte l'allettante ipotesi di fare la guerra "ar monno", tanto cara ai Rodomonti da sei preferenze...).

Resta però il fatto che se oggi il povero GenZino non ha un futuro, non è perché suo padre ha una pensione (la gestione INPS è squilibrata dal lato dell'assistenza, quindi, ad esempio, del reddito di divananza o reddito della gleba, non dal lato pensionistico, come potrete apprendere qui se non lo sapete), ma perché lo Stato ha dovuto tagliare gli investimenti pubblici per pagare quegli interessi sul debito la cui abnorme esplosione è stata concausata da una decisione che con la pensione dei genitori non ha nulla a che fare. Anzi! I GenZini sono vittime, porelli, di una decisione presa per togliere ai genitori quel poco di pensione che avrebbero potuto avere, per costringerli a rivolgersi al circuito finanziario (secondo pilastro and all that) onde assicurarsi un minimo di reddito dopo l'attività lavorativa. Il nemico dei GenZini non sono i loro genitori: è il nemico dei loro genitori, quello che ha voluto un mondo dove occorressero due stipendi (quello del genitore 1 e quello del genitore 2) per farne uno, e due pensioni (la pubblica e l'integrativa) per farne una (incidentalmente, qui vedete come una certa retorica dell'emancipazione e una certa retorica del conflitto generazionale sono entrambe funzionali al discorso del capitale finanziario: il che non significa che la realtà dell'emancipazione e del conflitto generazionale non siano positive, ma che a retoriche loro stanno messi molto meglio di noi!).

Se mai gli arriverà in testa, ai GenZini, questa cosa ci metterà molto tempo, perché abbiamo capito che per arrivarci non passerà dal meato uditivo esterno ma dal retto: dieci metri e oltre più lunghi e più dolorosi da percorrere di due centimetri e mezzo.

Spiaze tantissimo, anche perché di tempo non ne abbiamo molto, ma tant'è...

Analogamente, il punturino che ci racconta quello che sapevamo, cioè che in Svezia la gestione è stata più efficiente, magari dovrebbe porsi una domanda: non sarà mica che la Svezia è meno ricattabile?

Ma capisco che non si può chiedere agli altri uno sforzo di astrazione, di faticosa risalita della catena causale: gli altri vogliono soluzioni, possibilmente prescindendo dalla conoscenza del problema. Il problema, per come lo pongono nelle loro rivendicazioni, è quello che sento IO: e tanto basti!

Peccato che chi ragiona così sia, appunto, un pezzo del problema...

Concludo tornando al ponzante ponzatore: da De Grauwe può nascere un utile ripasso. Spero che vi sia stato utile, e vi lascio con una domanda. La Banca centrale può condizionare l'attività economica regolando direttamente o indirettamente l'offerta di moneta (cioè la concessione di credito) attraverso il tasso di interesse. Se il tasso di interesse praticato dalla Bce sale, salgono quelli praticati dalle banche per concedere credito, la domanda di mutui scende, l'economia rallenta, ecc. In questo modo si manda in recessione l'economia, che è l'unico modo che la Banca centrale abbia per controllare l'inflazione, visto che essa non dipende dalla moneta ma dalla domanda (altra ammissione epocale passata inosservata ai più).

Bene.

Questo però presuppone che di moneta, e di annesso circuito del credito, ce ne sia una: credo in unum eurum (ma anche in unam liram: per quello che voglio dirvi non cambierebbe molto).

Bene.

Tuttavia la transizione digitale porta con sé una transizione monetaria, che ha generato, via Fintech e altre innovazioni, un florilegio di varie monete, e quindi di ulteriori canali di raccolta ed erogazione del credito. Che impatto ha l'esistenza di queste alternative sulla capacità della Banca centrale di condizionare l'attività economica, di mandarla in recessione quando occorre, cioè, in termini più asettici, sul "meccanismo di trasmissione" della politica monetaria?

Su questa domanda che, mi rendo conto, sembra molto "tecnica" (dormite tranquilli!) ci confronteremo al #midterm.

Per tutti gli altri, ovviamente, ci sono i mutui a tasso variabile...