giovedì 6 giugno 2024

Aridatece Aristotele!

Condivido rapidamente con voi il mio intervento di ieri a Chieti:


che potrebbe interessarvi, mentre a chi avesse bisogno di rimettere le lancette del calendario ricordo che il 2014:

viene prima del 2015:


Ci sono gli #ionondimenticooh, e c’è chi non dimentica! Tutte le tappe sono importanti, se le sai collocare al posto giusto. E la morale della favola, non scontata, è che senza Matteo Salvini lo sbocco politico che mi avete chiesto fin dall’inizio di questo percorso non sarei mai stato in grado di offrirvelo (non se ne dolgano i famoerpartitisti).

Quindi, vi aspetto alle 18 in Piazza Santi Apostoli.

lunedì 3 giugno 2024

Ancora sul cerimoniale

 (…scritto col sorriso sulle labbra a bordo di un FrecciaRossa 1000 per Milano Rogoredo, da dove mi sposterò per raggiungervi a Piacenza…)


Visto che una sciocchezza di cui avevamo parlato è diventata un caso politico ad opera degli operatori informativi del Corsera, mi preme tornarci sopra per dirvi la verità dei fatti, che purtroppo, non essendo io più in Senato, non è quella che mi era stata inizialmente riferita. Parva res, ma non possiamo sottrarla a quello scrupolo di esattezza che è la cifra di questo blog che non esiste.

Resta ovviamente fermo che gli operatori informativi dicono sciocchezze:

Da responsabile economia e membro del comitato per il programma delle europee credo di appartenere un po’ allo “stato maggiore”. Tuttavia il motivo della mia assenza non era alcuna oscura congiura ai danni del Capo dello Stato: semplicemente, questi non mi aveva invitato, e a differenza degli intellettuali di sinistra io non credo che esista un diritto universale di entrare a casa di chi non ti invita!

Il non invito è un fatto.

Quella che va rettificata è la sua spiegazione.

Come vi ho detto, avevo sollecitato indirettamente fonti qualificate della Camera (Ufficio del Cerimoniale) da cui avevo saputo quanto vi avevo riferito qui, ovvero, in sintesi, che da dopo la pandemia i Presidenti di Commissione non venivano più invitati al Quirinale per la Festa della Repubblica. Mi duole dire, e spero che non sia letto come una mancanza di rispetto, che nonostante la sua oggettiva enormità (in un ricevimento con oltre 2000 persone che senso aveva non invitare le alte cariche parlamentari?) una simile notizia non mi aveva sorpreso, mi era sembrata plausibile. L’avevo inserita nel quadro del generale discredito e della progressiva e non sempre meritata mancanza di considerazione che l’istituzione parlamentare subisce in questo tornante storico, e non ci avevo fatto caso più di tanto, anche perché avevo un concomitante invito, quello del Sindaco di Magliano de’ Marsi (luogo dell’infanzia di SAR) a partecipare all’infiorata del Corpus Domini:


(nota bene: mi sto adeguando alla vulgata degli operatori informativi che parlano di ricevimento del 2 giugno: in realtà il ricevimento ha luogo il primo giugno e io ero a Milano, ma tant’è…).

Fatto sta che l’indomani, alla parata del due giugno, una collega mi ha chiesto come mai io non avessi partecipato al ricevimento del Quirinale, dandomi ampio resoconto del numero e della qualità dei colleghi presenti. Ne desumevo, anche qui, mi duole dirlo, senza soverchia sorpresa, che le qualificate fonti Camera da me sollecitate mi avevano preso per scemo raccontandomi una storiella qualsiasi pur di togliermisi di torno. Può capitare (mi ci dovrò abituare). Io, che ho fatto dell’esercizio della pazienza (non quella di Giobbe: quella di Hathcock) uno stile di vita, con grande semplicità ho richiamato le sullodate fonti esprimendomi questa volta in bagnaiese, e segnalando che se non avessi avuto una spiegazione esauriente di che cosa fosse effettivamente successo, visto che questo increscioso inconveniente era diventato un caso politico, avrei dovuto necessariamente segnalarlo al vertice politico dell’istituzione, il Presidente Fontana.

Potenza del bagnaiese!

Improvvisamente, la versione cambia, e salta fuori che sono stati invitati gli Uffici di Presidenza di tutte le Commissioni permanenti, e di tre organismi bicamerali: antimafia, vigilanza RAI, e COPASIR.

A questo punto coinvolgo direttamente il Presidente, non per altro, ma per sapere, atteso che, come vi ho più volte specificato, nel Cerimoniale della Repubblica le bicamerali hanno rango più alto delle permanenti, si fosse deciso di escludere proprio la bicamerale di più antico lignaggio (istituita niente meno che con RD 453/1913)! Se e quando saprò che cosa è successo ve lo farò sapere, ma intanto abbiamo ribadito un punto: se è su un quotidiano (ma anche se è su un periodico) è una falsità! Nessuna congiura, nessun attacco premeditato. Saremmo mica così scemi, nel caso volessimo attaccare qualcuno, da far cose che potessero metterlo in allarme!?

Ma noi non volevamo attaccare nessuno.

Non sono tuttavia in condizione di affermare che valga la reciprocità. Secondo me qualcuno vuole attaccare noi, per espropriarci del primo e più fondamentale dei nostri diritti: quello di essere arbitri del nostro destino, quello di scegliere. Non sarà mica un caso se in economia, quando si parla della capacità del consumatore di influenzare le strategie aziendali tramite le proprie scelte di consumo, si definisce questa capacità “sovranità del consumatore”!? La sovranità è scelta, e se non scegliamo noi, sceglie qualcun altro. Il tema di queste elezioni europee è tutto qui: vogliamo scegliere noi, o vogliamo che per noi scelgano altri?

Ma vedo che siete molto attenti e quindi mi tranquillizzo. Ricordatevelo: per quanto le cose siano andate molto oltre, siamo ancora in una fase in cui le apparenze vanno preservate. Avete quindi ancora il diritto di scegliere di voler scegliere, di scegliere di non lasciare che la vostra sfera decisionale venga obliterata da entità sovranazionali distanti, opache, e di dubbia legittimazione democratica, come avverrebbe ad esempio se il “più Europa” si traducesse nel principio del voto a maggioranza in sede europea! Per opporvi sapete come fare: votare per l’unico partito che ha da sempre deciso di conformarsi al dettato dell’art. 1 Cost., il partito che ha deciso di coinvolgere me e Claudio (cosa non scontata e troppo spesso rimossa).

Sugli altri, non se ne dolgano, qualche dubbio è lecito averlo.


(…io non chiedo mai niente, io rispetto sempre tutte le linee gerarchiche, io cerco di non abusare mai, per prevaricare, del patrimonio di relazioni accumulato in tanti anni di dibattito… ma se quando chiedo una cosa, una sola, mi si risponde in modo inconferente, posso smettere quando voglio di essere cortese e corretto! Se ho smesso di essere di sinistra, posso smettere tante altre cose. Pigé?…)


domenica 2 giugno 2024

Festa della Repubblica

E come potevamo noi cantare

con il piede straniero sopra il cuore,

fra i morti abbandonati nelle piazze

sull'erba dura di ghiaccio, al lamento

d'agnello dei fanciulli, all'urlo nero

della madre che andava incontro al figlio

crocifisso sul palo del telegrafo?

Alle fronde dei salici, per voto,

anche le nostre cetre erano appese,

oscillavano lievi al triste vento.


(…scritto nella tribuna presidenziale: tanto Quasimodo lo hanno arruolato loro, quindi non possono immaginarsi che parli… di loro!…)

sabato 1 giugno 2024

Il cerimoniale

 















































































































(…di questi tempi aspettavo il consueto invito da parte della Presidenza della Repubblica al ricevimento che abitualmente si tiene in occasione della Festa della Repubblica. Si è tenuto anche lo scorso anno, quando, ovviamente, non mi aspettavo nessun invito, non rivestendo alcun ruolo. Ero stato invitato a giugno 2019 in quanto Presidente della Commissione Finanze del Senato, dopo di che ne erano successe tante, che ricorderete, e il mio incarico successivo lo avrei assunto a settembre 2023 con l’elezione a Presidente della bicamerale Enti Gestori - un incarico di rango superiore nel Cerimoniale della Repubblica. Settembre è ancora dopo giugno, anche se forse non lo si può dire per non offendere qualche minoranza etnica o religiosa dal calendario diverso dal nostro, e quindi ci stava che io non fossi stato invitato, come pure non mi aspettavo, né desideravo, invito alcuno sotto COVID! Anche quest’anno la cosa, per dirvela tutta, non mi interessava più di tanto: non sono un presenzialista. Queste occasioni hanno talora un interesse turistico - i giardini del Quirinale meritano una visita - talaltra un interesse relazionale - sono un’opportunità per mantenere “tiepidi” con un singolo giro di strette di mano tanti rapporti che comunque possono servire. Tutte cose rinunciabili, tuttavia, in nome dell’ovvio principio che se conti qualcosa sono gli altri a cercarti, e se non conti nulla è controproducente farsi vedere in giro! SAR aveva però espresso il desiderio di essere presente, e così avevo detto alla mia segreteria di prestare attenzione. Fatto sta che l’agognato - si fa per dire! - invito non arriva, e nonostante da un lato il mio interesse molto relativo, e dall’altra la mia assoluta fiducia nel mio staff, sotto data mi informo presso coloro che sanno - consiglieri parlamentari di lungo corso - onde appurare cosa fosse successo, non per l’ansia di andare, ma per il giusto scrupolo di non mancare di rispetto nel caso l’invito eventualmente speditomi fosse andato disperso e conseguentemente io non avessi risposto! Torna costernato l’alto funzionario cui mi ero rivolto e mi spiega, un po’ imbarazzato, che dopo la pandemia - cioè, incidenter tantum, dopo l’elezione dell’attuale Presidente della Repubblica - i Presidenti di Commissione non vengono più invitati a festeggiare la Repubblica. Pare, dico pare, che negli augusti penetrali vi sia stato un dibattito se spingere questa mancanza di riguardo fino a escludere i Presidenti delle bicamerali. Dibattito presto risolto all’insegna del vecchio adagio: “passata la festa, gabbato lo santo”. Mi sembra evidente che la discontinuità in questa prassi di cortesia istituzionale sia totalmente allineata a una lettura della Costituzione in cui l’unico ruolo rilevante del Parlamento sia quello di eleggere in seduta comune il Presidente della Repubblica. A tutto il resto, poi, pensa lui (caro lei!). Come sapete, io sostengo da tempo che per allineare la Costituzione formale a quella materiale occorrerebbe che l’elezione del Presidente della Repubblica fosse diretta. Più si va avanti, e più me ne convinco! Del resto, una Repubblica in cui si ha per il Parlamento una considerazione simile può scarsamente essere classificata fra le repubbliche parlamentari. O no? Io sorrido. Domani, dopo la parata del 2 giugno, cui assisto principalmente per sentire il grido di guerra del Corpo Speciale Militare Ausiliario dell’Esercito Italiano dell’Associazione dei Cavalieri Italiani del Sovrano Militare Ordine di Malta - ma se gridassero “Località teatro dell’omonima battaglia navale” per non urtare sensibilità altrui non sarei sorpreso! - andrò a Magliano dei Marsi per l’infiorata del Corpus Domini: il sindaco mi ha invitato, ed è stato un grande piacere, oltre che uno spontaneo gesto di cortesia, accogliere il suo invito. Affacciarsi sulla pianura che più di tante altre ci ricorda che cosa sia l’Europa - i Piani Palentini - è sempre un’opportunità da non perdere…)













La fabbrica degli idioti

(...si gira per il mondo e si conosce la community di Goofynomics. Max Tuna mi è sembrato uno sufficientemente strutturato da comprendere che magari in campagna elettorale il suo commento avrebbe aspettato un po’. Quelli che “non mi pubblichiiiiii1!!1!1” finiscono inesorabilmente in spam, salvo essere talora recuperati in modalità vilipendio di cadavere quando i fatti validano la mia percezione istintiva dell’inopportunità di pubblicare - spesso a tutela del commentatore! Di queste cose - quelle di cui parla Max, non le mie prassi di gestione dei commenti - parleremo il 10 luglio a Roma…)


Max Tuna ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Il capolavoro":


Alberto, ieri a Sassuolo hai detto che la Scuola è diventata, per interposta UE, preda delle lobby dell'informatica, che ingrassano sui soldi (tanti!) che vengono assegnati alle scuole, ma solo per fare cose sbagliate e dannose. Confermo, è così. Poiché l'argomento era collaterale rispetto alla pessima allocazione delle risorse finanziarie che stavi evidenziando, e anche più tardi, quando ci siamo stretti la mano a Formigine, stavi parlando di questioni economiche e sociali, lì per lì non ho aggiunto altro.

Quindi lo scrivo qui, perché rimanga a verbale, nel Dibattito. Il problema non è solo economico: il digitale a scuola fa proprio dei danni, e gravi. Chiunque insegni ha notato empiricamente che i ragazzi hanno sviluppato deficit cognitivi da abuso di tecnologia, smartphone e social network; deficit che con sommo sfregio vengono medicalizzati e attribuiti alle vittime stesse (con le inflazionate certificazioni sui Disturbi Specifici dell'Apprendimento), cristallizzando i problemi. C'è anche una letteratura scientifica, su questi temi: a parte il classico Demenza Digitale di Manfred Spitzer, segnalo anche il più recente The Anxious Generation: How the Great Rewiring of Childhood Is Causing an Epidemic of Mental Illness di Jonathan Haidt. Per chi vuol farsi rapidamente un'idea della gravità della situazione, con grafici esplicativi (coerenti con quelli presentati da Giorgio Matteucci in questo post), c'è anche, dello stesso autore, questo video: smartphones vs. smart kids. Tra le proposte: niente smartphone prima delle superiori; scuole libere da smartphone; niente social media prima dei 16 anni.

Insomma, il digitale a scuola è nocivo: lo sappiamo empiricamente e gli specialisti ci hanno anche spiegato il perché e come provare a rimediare. La solfa è sempre la stessa: "Il digitale a scuola non funziona, quindi ci vuole più digitale". Il fatto è che i ministri dell'Istruzione, l'attuale ma anche tutti i suoi predecessori, sembrano in balia del loro stesso ministero, che pare avere vita propria e, a prescindere dal colore dei governi, fa dai primi anni 2000 quello che vuole l'Associazione TREELLLE (con un leggerissimo problema di democrazia: perché anche la scuola dovrebbe essere "al riparo dal processo elettorale"?). Questo sottobosco ministeriale che pensa cose completamente sbagliate e agisce anche peggio, contro le evidenze scientifiche e sperimentali, andrebbe rimosso e sostituito piano piano con gente diversa e consapevole che la strada della digitalizzazione forsennata della scuola è una strada totalmente sbagliata. O vogliamo aspettare di vedere medici intontiti dall'abuso di ninnoli digitali, magari laureati con una tesi scritta dalle presunte Intelligenze Artificiali, per accorgerci del problema?

Non mi aspetto che salvare la Scuola dal suo triste declino (e a seguire l'Università) sia un compito facile o di breve periodo. Mi aspetto però che un governo come quello attuale inizi il processo di inversione di rotta, infiltrando il ministero di personale pensante, che -- sì -- valorizzi anche le bistrattate lingue classiche, per forgiare i ragazzi a quell'attenzione al dettaglio che si va perdendo. Ma non c'è molto tempo: quando andranno in pensione coloro che sono stati formati in una Scuola che tutto sommato funzionava, si perderà persino il ricordo di come si possano fare bene le cose.



(…una breve considerazione: potrete pensare, non senza un accettabile grado di plausibilità, che siccome io sono un martello ogni problema mi sembri un chiodo, eppure credo che non solo a me, ma anche a quelli di voi dall’occhietto un po’ più vispo, potrebbe essere apparsa con evidenza la radice del problema, anche perché è sempre quella: l’offertismo. Dietro questo nefasto e pericoloso delirio campeggia tetra l’idea di una scuola che deve inseguire “er monno der lavoro” perché la disoccupazione dipende dal fatto che l’offerta di lavoro - cioè chi un lavoro lo cerca - non “meccia” la domanda - cioè chi un lavoro lo offre. Insomma, se c’è disoccupazione la colpa è del disoccupato che non sarebbe occupabile in quanto non sufficientemente awanagana (digital, sustainable, ecc.). Ora, che le cose non stiano così oggi lo dice perfino Draghi: i problemi del mercato del lavoro sono dal lato della domanda, sbriciolata dalla deflazione competitiva. Duole che si approfitti di questa situazione per sdoganare l’idea che le soluzioni vadano cercate nella direzione sbagliata per i nostri figli, ma, ovviamente, giusta per i produttori di costosi gadget tecnologici. Non è sull’offerta di lavoro che dobbiamo agire, dementizzandola, ma sulla domanda, rianimandola, e questo tutto è tranne che “luddismo”: è solo l’ennesima cosa che scritta qui dodici anni prima verrà riscoperta altrove dodici anni dopo…)