"Vorrei prendere una via di mezzo, una terza via fra Bagnai e Veronica, che probabilmente avrebbe preso anche Stefano, se avesse parlato di più delle politiche di stabilizzazione nell'area euro. Ovviamente premetto subito che condivido all'ottanta per cento quello che dice Veronica, per nulla gli errori e le confusioni dell'altro".
(al minuto 2:01:15)
Gentile dottoressa,
nel sentirla pronunciare una valutazione così liquidatoria del mio intervento nel convegno de cujus sono rimasti alquanto dispiaciuto: non tanto per me, che, come mi appresto a mostrarle, ho decisamente altrove i miei tribunali (sarà un po' arduo spiegarle quali siano, perché vedo che non facciamo esattamente lo stesso lavoro, ma tenterò), quanto per Giorgio La Malfa, e un po' anche per lei.
Per Giorgio La Malfa, perché Giorgio, come lei forse sa, mi ha chiamato a far parte del Comitato di indirizzo della Fondazione Ugo La Malfa, comitato al quale anche lei appartiene. Povero Giorgio! Come ci rimarrebbe male se sapesse di aver coinvolto in quella veste una persona che commette "errori e confusioni"! Suppongo che Giorgio, cooptando un cialtrone quale lei mi ha dipinto, si sia profondamente screditato ai suoi occhi, e se mai ha visto il filmato, se ne sarà reso conto e ne soffrirà: avere la disapprovazione della Bartoli gli avrà certamente tolto il sonno.
Ma sono rimasto male anche per lei.
Vede, io non so come dirglielo, ma con quella sua frasetta sbrigativa lei ha attirato la mia attenzione: chi sarà mai questa gentile signora che incontro solo in questi augusti consessi romani, un po' polverosi e molto autoreferenziali, e della quale mai mi è capitato di leggere una riga nel corso di trent'anni di attività di ricerca scientifica? Da dove trae presso gli astanti, e da dove crede di trarre presso di sé, questa elegante signora, l'autorevolezza che le consente di liquidare un docente universitario come fosse un cialtrone qualsiasi, e questo mentre riserva parole di sostanziale approvazione a persone pressoché prive di titoli scientifici? Un attacco così diretto ("errori e confusioni") in un talk show sarebbe normale. Ma al di fuori di simili sedi (che lei non frequenta, o almeno non mi risulta, perché temo che la sua opinione non interessi a molti...), e in particolare in sedi scientifiche, capita molto di rado che una persona contesti un'altra senza fornire uno straccio di argomento. Un simile atteggiamento paternalistico se lo potrebbe permettere, ma solo in contesti provinciali, e sbagliando, solo chi fosse al culmine della carriera accademica (professore ordinario, magari anche direttore di dipartimento, e magari anche presidente di qualche importante società scientifica), o chi avesse in ogni caso una comprovata esperienza di ricerca nel campo in cui si esprime, attestata da decine di pubblicazioni scientifiche, soggette a peer review, o almeno da qualche saggio che abbia avuto un minimo di impatto, se non scientifico, almeno sull'opinione pubblica.
Ora, vede, dicono di me che io abbia un pessimo carattere.
In realtà, non è così, perché la risposta al suo attacco era lì, sulla punta della lingua. Certo, io posso aver fallato, nei miei lavori. Il modo più sicuro per non sbagliare, del resto, è non agire. Una rapida consultazione al database accademico più autorevole, Scopus della Elsevier (che ho presentato ai miei lettori in questo post) ci chiarisce immediatamente da dove Ella tragga la sua adamantina certezza di poter giudicare i vivi e i morti:
La trae da un antico e saggio detto popolare: chi non fa non falla. E lei, che fino a quando ci siamo incontrati deve evidentemente essere stata una persona molto avversa al rischio, ha risolutamente scelto di non sbagliare, non facendo (in termini di ricerca scientifica: ma di cosa stavamo parlando?).
E c'è riuscita benissimo (complimenti!), tant'è che per Scopus pare lei non esista!
Per carità, Mondo Cinese, o Bancaria, le riviste dove lei scrive, saranno senz'altro delle oneste riviste di rilevanza locale. Non credo però che nessun essere senziente le metterebbe sullo stesso piano, poniamo di China Economic Review o del Cambridge Journal of Economics, no?
Nulla di grave.
Questo non le impedisce di insegnare Prospettive Macroeconomiche Globali (?) in una prestigiosa università romana, suppongo a contratto, perché non la trovo nemmeno nel database dei docenti di ruolo:
Il problema, eventualmente, sarà dell'ateneo, che avrà giustamente soppesato la sua congrua esperienza professionale come consulente di quei governi che (non solo per merito suo) hanno condotto l'Italia sul ciglio del baratro, ritenendo che questa potesse più che compensare una sostanziale assenza di titoli scientifici. A me piace il sistema anglosassone, quello dove le università scelgono, e poi raccolgono i frutti (più o meno maturi) delle loro scelte...
Il freddo dato bibliografico ci spiega, fra l'altro, come mai lei si trovasse così a suo agio con certe persone che profferivano teorie economiche superate e favolistiche (austerità buona e austerità cattiva...). Chi si somiglia si piglia (oggi parlo per proverbi, così ci capiamo):
E certo che anche la dott.ssa De Romanis rischia di non aver fatto molti errori, o, più esattamente, di non averli messi per iscritto...
(...per vostra conoscenza - i miei lettori già lo sanno - uno che fa ricerca somiglia a questa cosa qua:
e a fine anno ci saranno altre due pubblicazioni in lista...)
Fatto sta che oltre alla scarsa familiarità con la buona educazione (scientifica) e con la scrittura (scientifica), il suo intervento dimostrava anche una certa qual distanza dalla pratica della lettura (scientifica). Eh, sì: perché al termine di un breve resoconto nel quale avevo citato, nell'ordine: Bruno Frey, Giandomenico Majone, Dani Rodrik, Rudiger Dornbusch, Paul De Grauwe, Willem Buiter, Wolfgang Streek, Kevin Featherstone, e Peter Bofinger, il fatto che lei parlasse di errori miei, quando di mio, in quanto avevo detto, non c'era nulla, trasmetteva con plastica evidenza la sensazione che lei non avesse mai frequentato gli scritti di questi signori, che invece sono familiari ai lettori del mio blog, nonostante fra questi ultimi molti (non tutti) abbiano con lei una cosa in comune: il fatto di non essersi mai sottoposti a una peer review (e quindi di non essere su Scopus).
Se avesse seguito con più attenzione, avrebbe notato che il nano Bagnai non era venuto da solo in così augusta sede: aveva portato con sé, per sicurezza, una squadra di giganti. Si sarebbe così spiegata per quale motivo Vincenzo Visco, persona lucida e colta, si fosse sentito in dovere di intervenire per difendermi: per il semplice motivo che mi era stato a sentire, e sapeva che io, in quella sede di divulgazione alta (o come tale percepita), avevo semplicemente svolto il mio compito di divulgatore di verità scientificamente accertate. Ma lei ha preferito non ascoltare, salvo poi esibirsi in un attacco di stampo televisivo.
Ecco, gentile Gloria: senza rendersene conto, agendo così, la terza via l'ha presa: e ora sa anche dove porta.
Quando mi rivede, in FULM, accetti un consiglio: faccia tranquillamente finta di non riconoscermi, e così farò io, senza eccessiva difficoltà. Ma la sconsiglio di commentare qualsiasi cosa mi accada di dire, perché io posso essere gentile una volta sola: quella in cui, per umanità, lascio che sia l'uomo a prevalere sullo scienziato. Poi, però, deve parlare lo scienziato, anche a costo di dire cose che non tutti possono intendere (cosa che a me, invero, capita di rado, perché mi capiscono sempre tutti molto bene, e certamente mi ha capito anche lei, nevvero?). Mentre sarò disponibile a confrontarmi con chiunque voglia portare argomenti, non tollererò altri attacchi apodittici di questa portata da chi oggettivamente non ha titoli scientifici pari ai miei, e questo non per tutelare la mia persona, che non ne ha bisogno, ma il mio ruolo come docente di politica economica abilitato da ordinario. Questo desidero sia chiaro. L'università italiana è una cosa seria, nonostante tutto. Questo probabilmente sfugge a chi non la vive dall'interno, ma l'importante è che non sfugga il messaggio principale: simili atti di teppismo verbale non saranno più tollerati.
(...e due...)