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martedì 9 aprile 2019

The awanagana approach to monetary theory and policy (chapter 2)

(...la settimana è iniziata in salita. Approfitto di un'oretta di pausa in aeroporto, di ritorno dalla Morte Nera, per aggiungere un'altra pennellata al quadro abbozzato nel post precedente. Poi sarà il decreto Brexit: audizioni, emendamenti, ecc. Non so quando potrò riprendere il tema, che è più importante di quanto l'umorismo involontario di chi ce lo ha proposto possa lasciar supporre. Direi che è il tema. La genesi dell'inflazione è tema politico per eccellenza, perché incide direttamente sulla distribuzione del reddito e della ricchezza. Un tema un po' troppo serio per essere gestito in modalità awanagana su Twitter, ne converrete. Allora, prima di andare avanti, vediamo un po' meglio come stanno le cose accettando la metrica insensata del nostro gentile interlocutore: la correlazione fra tasso di crescita della massa monetaria e tasso di crescita di un indice dei prezzi...)

Nel primo capitolo abbiamo visto che il metodo usato dagli economisti meno raffinati (che non vuol dire più cialtroni) per dimostrare che la moneta causa i prezzi, ovvero la correlazione campionaria semplice fra i tassi di crescita della massa monetaria e dei prezzi, presenta una ovvia debolezza: questo coefficiente di correlazione è una statistica intrinsecamente fragile, perché è molto influenzabile da osservazioni estreme (outliers). Questa critica è preliminare rispetto a una critica più radicale, che faremo nel prossimo capitolo: correlazione non è causazione (ci tornerò dopo).

Prima di andare avanti, però, vorrei rafforzare il mio argomento facendovi vedere che cosa succede alla correlazione campionaria se winsorizziamo il campione. "Winsorizzare? E che d'è?", si chiederanno i miei 20 (mila) lettori... (perché il mondo è ingiusto: condanna i seguaci del mercato e del merito a vedere che il mercato premia me e castiga loro, che ritengono di avere tanto merito...).

Bè, amici, non so come dirvelo... Io sono sì un politico che sa fare il politico (ascolto tutti con rispetto, cosa che a Essex devono ancora imparare a fare, cerco la mediazione, coinvolgo tutta la maggioranza, valorizzo le opposizioni, evito incidenti inutili col governo, riferisco ai miei superiori, ecc.), ma sono anche un tecnico. Di statistica ne ho fatta e studiata tanta, e con dati veri, quindi mi sono dovuto confrontare spesso con problemi pratici, come è appunto quello della gestione degli outliers. Ora, non accusatemi di essere anch'io un awanagana: se è del tutto superfluo dire "E' tuo modo di dirmi che nonneutrality of money and growth effects of countercyclical fiscal policy sono ipotesi assurde?", perché si può tranquillamente dire: "è il tuo modo per dirmi che la non neutralità della moneta e gli effetti sulla crescita di politiche anticicliche sono ipotesi assurde?", winsorizzare si può dire solo così: uinsorizzare.

Voglio essere preciso, perché i Kindersoldaten della moneta merce, avendo visto che qui c'è pane per i loro denti, si trasformeranno in precisazionisti, previa visita al coautore che sa la statistica. Qui abbiamo a che fare con una distribuzione fortemente asimmetrica (di fatto, ci sono solo outliers positivi), quindi la metodologia standard di rimozione degli outliers non avrebbe molto senso. Semplicemente, desidero farvi vedere cosa succede se invece di tutti i paesi per i quali i World Development Indicators ci forniscono dati, ci conteniamo considerando solo quelli che hanno storicamente manifestato un processo inflattivo in media "normale". Per capirci, quelli che nel lungo periodo hanno avuto un tasso di crescita medio della massa monetaria nominale e dell'indice dei prezzi al consumo contenuti al di sotto del 20%.

Succede questo:


Come vedete, vicino all'origine la nuvola appare molto più dispersa. Il coefficiente di determinazione della retta interpolante scende a 0.26 e la correlazione semplice scende a 0.51 (è comunque sempre positiva e statisticamente significativa). Diciamo che la vita vera sembra un po' diversa da una successione di punti allineati lungo quella che in un altro ambito definimmo la legge di Travaglio (non so se ve la ricordate). Tenete presente che vale il solito caveat: queste statistiche sono molto rough. I punti rappresentano medie prese sul perodo 1960-2016, e ovviamente in alcuni casi mancano dati, in altri il campione in cui viene osservato l'indice dei prezzi non è esattamente allineato con quello sul quale sono disponibili i dati dello stock di moneta, ecc. Tuttavia, questo vale soprattutto per i paesi patologici, per gli outliers: se l'iperinflazione consegue a un evento bellico, è anche probabile che nelle statistiche ci siano "buchi". Sotto i bombardamenti la gente ha di meglio da fare che rispondere ai questionari degli istituti "domestici" di statistica (unsurprisingly enough). Nei paesi con un processo inflattivo "normale" il flusso di dati è molto più regolare, e comunque i dati ve li ho forniti nel post precedente: non escludo che con un po' di pulizia e soprattutto con molto cherry picking si possano far saltar fuori correlazioni più impressionanti.

Correlazioni di princisbecco, però, per due motivi: il primo è che anche in questo scatter stiamo mischiando la lana con la seta (che cosa abbia a che fare la Norvegia con lo Yemen mi andrebbe spiegato bene, ma molto bene...), e il secondo è che "endogenità della moneta" significa che invece di essere la moneta a causare i prezzi, potrebbero tranquillamente essere i prezzi a causare la moneta. Voi, che avete letto L'Italia può farcela, sapete benissimo come ciò potrebbe accadere (se lo avete dimenticato, rileggetevi il paragrafo Moneta e inflazione in pratica, alle pagine 132 e seguenti, in particolare pagina 138).

Per concludere, visto che abbiamo citato lo Yemen, questo paese in effetti una cosa particolare ce l'ha: è l'unico fra quelli inseriti nel campione ristretto in cui lo scarto fra tasso di crescita della massa monetaria e tasso di inflazione sia inferiore a uno. In tutti gli altri i due tassi sono più distanti (e in media la crescita della massa monetaria è maggiore della crescita dei prezzi). Può essere utile andare a vedere come vanno le cose in questo paese così allineato al modello concettuale dei Kindersoldaten, esaminando i dati nel time domain, cioè visualizzando inflazione e crescita della massa monetaria anno per anno, nel periodo in cui i dati sono disponibili (dal 1991):


Eccovi serviti! Notate nulla? Forse no, ma non è colpa vostra: non siete del mestiere, non siete cresciuti come me a pane e dati, e questo vi rende molto simili al nostro amico awanagana (che però ha su di voi il vantaggio di avere due paper top ten). Bene, vi svelo l'arcano. Si vede che in Yemen c'è stato un problemino nel 1995, giusto? Se non ve lo ricordate, potete recuperare qui: una simpatica guerra civile che, come simpaticamente accade, ha generato uno spike nei tassi di inflazione e offerta di moneta (se devo spiegarvi perché siete lettori del 24 Ore). Quindi anche qui c'è stato un visibile outlier, determinato da una contingenza storica.

Ora: il tasso di correlazione su tutto il campione è pari a 0.57: positivo e significativo. Se invece escludiamo l'evento bellico e calcoliamo la correlazione dal 1997 in poi, il tasso (si vede a occhio, ma per chi come voi è inesperto e per chi come awanagana vaga nell'iperuranio occorrerà il numeretto) è -0.33 (trovate tutto nel foglio linkato al post precedente).

Cosa ne dovremmo concludere? Che quando non ci sono guerre l'espansione di massa monetaria causa deflazione? Bè, se ci guardiamo intorno questo modello concettuale sembra decisamente più plausibile della "legge di Travaglio" applicata all'inflazione (cioè: un punto di crescita della moneta si traduce in un punto di inflazione...). Ma ovviamente le cose non stanno così: semplicemente, il mondo è un po' più complicato di come ce lo vuol far sembrare chi mette nelle stesse summary statistics il paese più povero e quello più ricco del mondo.

Ci sono più cose fra moneta e prezzi, Daniele, di quante ce ne siano nella tua matematica. So che non ho bisogno di dirti che è una parafrasi... o almeno spero di non dovertelo dire!

Stay good (stammi bene) e cortesemente aspetta il terzo capitolo: la ciccia è lì...

The awanagana approach to monetary theory and policy (chapter 1)

Tutto nasce da questo mio tweet. Nella discussione si inserisce, senza nemmeno che me ne accorga, il nostro eroe, che elargisce varie perle di saggezza, fra cui segnalo questa:


che in un primo momento non collego nemmeno al mio tweet iniziale.

Mi colpisce però immediatamente un dato: l'autore del tweet sa poco di moneta, ma in compenso non sa molto di asset pricing. In effetti, l'idea che il prezzo delle azioni sia correlato al capitale fisico da esse rappresentato (?) non l'avevo mai incontrata nei miei studi. Nei modelli il valore fondamentale di un'azione è associato al flusso prospettico di dividendi futuri (più esattamente, è il valore attuale medio di questo flusso di dividendi): basta aprire il Blanchard-Fischer o qualsiasi altro testo post-graduate. In pratica contano anche altri fattori, come lo stato delle aspettative, che può determinare fenomeni di bolla speculativa (lo "scollamento" del prezzo dal suo valore fondamentale, dovuto al fatto che gli investitori per qualche motivo si aspettano che il prezzo cresca, innescando un ciclo di aspettative autorealizzanti: una parte della spiegazione è qui).

Più in generale, l'idea di associare le banconote (anzi, scusate: i soldi...) alle azioni muove al sorriso, ne converrete, soprattutto se la si motiva con l'ipotesi che l'emissione di azioni sia legata all'esistenza di un sottostante (il capitale fisico dell'azienda), e questo per il semplice motivo che l'emissione di moneta invece non è (mai stata) legata a un sottostante (le riserve auree o qualsiasi altra cosa avesse in mente l'autore del tweet). Sappiamo infatti che il gold standard è morto con la Seconda guerra mondiale e che il gold exchange standard è stato sotterrato da Nixon nel 1971. Andrebbe anche aggiunto che pochi sanno come funzionasse effettivamente il gold standard: perfino in quel sistema l'offerta di moneta non era esogena (cioè predeterminata dallo stock fisico di oro disponibile nei forzieri della banca centrale), come ci spiegò a suo tempo uno di voi, e i cambi non erano rigidi (perché predeterminati dal contenuto aureo delle monete), ma avevano un discreto grado di flessibilità nominale che rendeva il sistema meno assurdo di quello in cui viviamo, come ci ricordano Catao e Solomou. Quindi la prima legge del gold standard è che se uno vi parla del gold standard quasi certamente non sa di cosa vi stia parlando (a meno che non sia un lettore di goofynomics): è un po' come per Adam Smith: se ve lo citano, non lo hanno letto.

Ma questa è accademia, per voi, che avendo avuto l'umiltà di seguirmi in tanti anni e di leggere i testi che vi proponevo, come io ho letto i testi che mi proponevate voi, siete ormai degli specialisti. Un percorso di arricchimento comune che ha innalzato il livello culturale del dibattito, a un punto tale che capisco che chi oggi vi si affaccia da turista possa trovare qualche difficoltà.

Comunque, la faccio breve: a questo sproloquio reagisco sconsolato così:


Perché, sinceramente, tutto va bene: ma uno che identifica la moneta con "i soldi" sinceramente a me sembra che farebbe meglio ad esprimersi in ambiti del pensiero prudentemente distanti dall'economia monetaria, e forse dall'economia tout court.

Non mi ero reso conto del fatto che le cose stavano molto peggio di così.

Piccato, il nostro esperto ingaggia una discussione, che io tronco subito, senza fare attenzione a un dettaglio:


In effetti, da uno che dice castronerie simili non potevo aspettarmi che fosse un collega (e invece lo è, e anche bravo, come poi vi mostrerò: ma bravo come il dottor Cottard, naturalmente...). Eppure, il "marker awanagana", come lo chiamerebbe il nostro amico Pedante, avrebbe dovuto mettermi in guardia: "analogia con equity è parziale", cioè: "l'analogia con le azioni è parziale"...

Perché dire in inglese, o meglio in ingliano, una cosa che potresti dire in italiano? L'amico mi incuriosiva, e così vado a curiosare nella sua TL, che si rivela un'autentica miniera di perle:




La mia prima riflessione è stata: "Ecco un poraccio che si ammanta di un po' di termini gergali per conferire a se stesso un'autorevolezza che non possiede!" Una riflessione condivisa da alcuni di voi:


che con una certa leggerezza, e con l'amabilità di chi ha letto qualche libro senza figure, ironizzavano sul nostro nuovo amico:

(facendosi riprendere dai tanti precisazionisti in agguato sulla mia TL...). Tant'è che le mie risposte si facevano un pochino più affilate...



...stimolando il nostro nuovo amico a cacciare l'argomentone: le correlazioni di Mervyn King, tratte da No woman no cry... anzi, no: No money no inflation! (C'è un po' di confusione, ma doesn't matter, come direbbe Daniele: sono solo due canzonette, una particolarmente priva di senso...).

A questo punto mi viene un dubbio: cerco meglio, e mi accorgo con raccapriccio di essermi sbagliato: Daniele Condorelli pare sia questa roba qui, ed è oggettivamente roba buona. Journal of Political Economy e Review of Economic Studies sono due fra le riviste top 10 in economia, il che significa che Daniele, che fra l'altro è più giovane di me, potrebbe meritatamente diventare un professore ordinario molto prima di me.

Una buona notizia per lui: una pessima per noi, e più specificamente per la reputazione del mondo accademico, quando vi avrò fatto capire che cosa non capisce: una cosa che voi capirete, perché è piuttosto intuitiva, e che lui non ha capito, anche se non gliela ho nascosta (strano, per uno così bravo).

In un modo un po' sfilacciato, a causa dei miei impegni, la discussione infatti proseguiva:


(vorrei dire a Daniele che non deve chiamarmi Prof. Dott. Sen., ma semplicemente Presidente: solo che uno che non capisce cosa sia una correlazione spuria cosa volete ne capisca di etichetta!?).

Le mie obiezioni circa la validità di "silver bullet" di questo tipo (le correlazioni fra tasso di crescita della massa monetaria e tasso di crescita dei prezzi, cioè inflazione) sono di due ordini, e sono chiaramente espresse: la prima è che la natura endogena della moneta le rende particolarmente prive di senso, nel senso che impedisce di stabilire se il comovimento osservato dipenda dal fatto che una delle due variabili causi o meno l'altra. Ma di questo parliamo un'altra volta: sono concetti troppo raffinati per lui - non per voi - e non vale la pena di sprecarsi troppo (ho incontrato venti persone in dodici ore, sono piuttosto stanco). La seconda obiezione è che correlazioni di questo tipo sono verosimilmente influenzate da osservazioni anomale (outliers). Questo, invece, voi potreste non capirlo immediatamente, perché qui non ne abbiamo mai parlato. Tuttavia, a capirlo non ci vuole molto. Prendetevi il grafico 1 di Bob Marley:

e leggetevi la didascalia: le osservazioni in cui una o l'altra delle variabili eccedessero il 100% di crescita sono state espunta dal grafico. Certo, perché storicamente si sono presentati casi di paesi con inflazione (o crescita della moneta) anche a quattro cifre!

Volete vedere com'è fatto il grafico "completo"? Basta prendere i dati e rifarlo. La fatica l'ho fatta io, mentre volavo verso la Morte Nera:


I dati sono dall'edizione 2017 dei World Development Indicators (li trovate qui, mi scuso per il disordine, ma almeno c'è tutto) e dovrebbero quindi coincidere sostanzialmente con quelli di Bob Marley, a parte il fatto che 16 anni dopo ci sono 16 dati in più. Ma visto che il nostro amico Awanagana tiene molto al long run, questo non dovrebbe essere un particolare problema! In effetti, la retta interpolante ha un R-squared di 0.68 e la correlazione semplice fra le variabili è un bello 0.83. Risultati sostanzialmente analoghi a quelli di Marley. Apprezziamo anche il fatto che Bob King (o Mervyn Marley) abbia espunto le osservazioni eccedenti 100 dai suoi grafici. Ciò li rende molto più leggibili.

Tuttavia, il mio punto (come direbbe Awanagana) resta, ed è il seguente: quando un campione di osservazioni ha anche una sola osservazione anomala, cioè posta molto al di fuori della nuvola di punti, è facile che i dati manifestino una correlazione, anche se sono per costruzione stocasticamente indipendenti (e quindi linearmente indipendenti, e quindi incorrelati: questo voi non lo capite, ma lui dovrebbe capirlo: però non lo capisce, ma questo però è un problema suo - e dei suoi coautori!). Guardate ad esempio quest'altro grafico, la cui struttura, un po' stilizzata, ricalca abbastanza da vicino quella dei grafici di Mervyn Marley (o Bob King):



Sapete qual è la correlazione campionaria fra i dati qui rappresentati? 0.92... Una correlazione almost perfetta, vero, Awanagana? Solo che c'è uno little problema, my friend, e ora provo a spiegartelo. La correlazione in the population, Awanagana, è zero by construction, perché i data rappresentati sono stocastically indipendenti by costruzione, my dear. Surprise, surprise! Se non ci credi, guarda come è stato costruito il grafico (hint: con la funzione CASUALE() di Excel). L'esistenza di un unico outlier basta a produrre una correlazione miracolosa, che però non significa una mazza di niente, visto che le variabili sottostanti sono del tutto incorrelate: fra di esse non esiste alcuna particolare associazione, come del resto non ne esiste, nei grafici del monetarista reggae, fra paesi in via di sviluppo piagati da iperinflazione e paesi capitalistici avanzati caratterizzati da un normale processo inflazionistico.

Mettere in uno stesso grafico paesi in cui il processo inflazionistico ha origini così diverse (dell'iperinflazione abbiamo parlato in altra sede, e comunque che l'Argentina non è l'Italia altri hanno dovuto impararlo a loro spese) è una sottile forma di disonestà intellettuale: consente di drogare la correlazione fra due variabili che da dirsi hanno meno di quanto si creda, semplicemente introducendo osservazioni anomale che "gonfiano" il coefficiente di correlazione campionario per un mero artefatto statistico.

Got it?

Non credo.

Ci sono cose che se potessero essere capite non dovrebbero essere spiegate, e se devo spiegare una cosa così banale a un tronfio giovincello di Essex non posso però illudermi che lui possa capirlo.

Ci vuole tanta umana pietà, e io l'ho dimostrata:



Ho riconosciuto la sua eccellenza (su cui fra un po' torno), ho chiarito il punto, e ho ricevuto solo un modesto ammontare di dileggio, e l'accettazione di un rischio che con me è una certezza: il rischio del ridicolo, perché voi, cari amici neoclassici, un po', ridicoli, lo siete.

Ma siete bravi.

Ed è appunto con una riflessione sull'eccellenza, sulla meritocrazia, che vorrei concludere questa breve nota, scritta al termine di un viaggio nella Morte Nera. Non ci sono dubbi: per i correnti standard di valutazione della ricerca scientifica Daniele è uno scienziato brillante. Perché allora non capisce una cosa così semplice? C'è l'effetto Cottard, e c'è forse anche l'effetto Flaiano: la specializzazione, in effetti, genera mostri. Ma la spiegazione non può esaurirsi qui, con una reminescenza letteraria o con un tagliente aforisma. Daniele è sicuramente accecato dall'ideologia: la moneta merce è un caposaldo del liberismo. E Daniele è anche giovane: io non so tante cose, ma mediamente me ne rendo conto, e non vado a sfottere chi le sa. Quando non so chiedo: è il principale beneficio di possedere un ego dolorosamente strutturatosi.

Tuttavia, anche questo non basta. La giovane età conserva le asperità del carattere: c'è chi rispettoso ci nasce, e chi ci diventa con tante brutte esperienze (c'è anche chi non lo diventa mai, ma non fa molta strada e sono certo che questo non sarà il suo caso). A me però sembra evidente il problema principale: questa sovrabbondanza di competenze, anzi, di coNpetenze, si associa nel nostro amico a un forte isolamento culturale. Gli mancano alcune letture, gli mancano i classici, gli mancano #lebbasi, e non mi riferisco a Proust (non sia mai: troppo lungo, troppo noioso e non abbastanza nazista per Marco Basilisco), non mi riferisco a Flaiano (un oscuro scrittore di provincia), no, no: mi riferisco a lui:


...ecco: sarebbe bastato aver visto un film che tutti hanno visto per capire che quando fai l'ammeregano a sproposito le cose rischiano di finire male. La cultura, dicono, non si mangia... ma intanto ti salva dalle randellate! Le hai cercate, le hai volute, te le ho date, e ora vai nella tua tweet line a spiegare ai tuoi diciotto follower che hai ragione tu. Oppure fatti uomo, cerca di capire quello che ti ho spiegato, e cresci. Il secondo capitolo dipenderà da come reagirai: sta a te renderti ridicolo, screditando la professione. Io ho cercato di evitartelo. Buona notte!




(...sì, lo so, è desolante: questi sono quelli bravi! Non parlo solo del dato scientifico, ma anche e soprattutto di quello umano. La cecità ideologica, l'argomentare solo ad auctoritatem e ad personam, la prosopopea... Questo è il sistema che abbiamo creato. Ma guardate il bicchiere mezzo pieno: per la prima volta nella storia della Repubblica c'è un Presidente di commissione finanze che sa riconoscere una correlazione spuria quando la incontra. E ce lo avete messo voi! Potete essere fieri di voi stessi, anche se non parlate come nel Kansas City!...)