sabato 1 aprile 2023

Per Non Rendersi Ridicoli...

 ...i nostri gentili interlocutori dovrebbero pesare le parole quando si esprimono in pubblico, far precedere le loro valutazioni da uno studio attento, e se ne avessero l'opportunità consultare o almeno ascoltare i colleghi più esperti.

A questo proposito, cioè a proposito di PNRR, vi riporto una succinta antologia dei miei interventi in merito, ordinati per data, virgolettando i messaggi essenziali. Sono convinto che servirà, che potrà essere una tappa importante del nostro percorso, fino al 2026 e oltre. Sono anche convinto che se queste parole, dette in luoghi abbastanza pubblici (l'aula del Senato, reti televisive nazionali, primarie emittenti locali, testate giornalistiche...), fossero state ascoltate anche da altri, sarebbero potute essere loro di qualche utilità, avrebbero potuto scongiurare certi goffi turbamenti, certe sorprendenti sorprese cui assisto in questi giorni, e che presumo si faranno più frequenti a mano a mano che il quadro si preciserà e che l'alluvione della propaganda, che aveva esondato dagli argini del buonsenso, rientrerà nell'alveo del reale, che era quello descritto dai documenti ufficiali e da noi fedelmente riportato nei suoi non molti pregi e nei suoi non pochi limiti, molto prima che scoppiasse la guerra. 

Date un'occhiata...

20 maggio 2020: diretta dal Senato

"Il fondo del problema è che non si tratta altro che di prestiti per lo Stato italiano, prestiti che arriveranno tardi... Il testo è abbastanza esplicito sul fatto che al di là delle condizionalità macroeconomiche, che potrebbero comportare rimettere in discussione Quota 100, il fondo sarà soggetto alle solite regole del bilancio europeo... La verità è che tutto il discorso dei fondi europei andrebbe rivisto per capire che tutto sommato non abbiamo un grande interesse a dare 15 per riottenere 10 con in più aggiunta la condizione che dobbiamo spendere questi 10 nei campi che ci vengono indicati dall'Europa".

27 maggio 2020: diretta dal Senato

"Si tratta di centinaia di miliardi teorici, che arriveranno, se arriveranno, solo a partire dal 2021, che sono a fondo perduto solo in teoria, perché poi nella proposta è chiaramente spiegato che dovremo restituirli direttamente o indirettamente fino all'ultimo centesimo, e che per di più non potremo neanche spendere non solo rapidamente, ma neanche per quelle che noi consideriamo le priorità del nostro Paese perché essendo inseriti nel quadro del cosiddetto semestre europeo questi soldi andranno avviati alle riforme che l'Europa si proporrà di attuare, e quindi si parlerà del solito verde e del solito digitale, che sono le due parole d'ordine dietro le quali si nasconde fondamentalmente il bisogno di Francia e Germania di convertire la loro industria automobilistica dal diesel all'elettrico. Questa novità, che non è una novità, non ci lascia particolarmente soddisfatti, dal momento che noi, Paese fondatore e contribuente netto al bilancio europeo, ci saremmo aspettati dei gesti veramente "ambiziosi". Oggi l'unico gesto veramente ambizioso sarebbe lasciare che la Banca Centrale Europea funzionasse da Banca centrale [NdCN: un po' come la Banca Centrale Svizzera, per darvi un esempio di attualità] anziché far indebitare i Paesi membri con prestiti più o meno camuffati da elargizioni, ma tutti sottoposti al principio che i soldi vengono dati solo se qualcun altro, che non siano i cittadini residenti nel Paese, decide come spenderli..."

27 maggio 2020: Zapping

"Fondo perduto non suonerebbe malissimo se fosse veramente quella roba lì... Non sono tantissimi, non sono a fondo perduto, e soprattutto che li danno se li spendiamo come dicono loro... Quello che doveva essere un meccanismo di coordinamento fra le politiche è diventato un meccanismo di controllo delle politiche nazionali: quindi questi fondi rientrerebbero in questo quadro... Anche i soldi a fondo perduto vanno restituiti, non direttamente, ma indirettamente sì, e come? Attraverso nuove tasse europee... e in parte attraverso il contributo nazionale al bilancio dell'Unione Europea... Non verrà deciso secondo le priorità nazionali come spendere questi fondi, ma secondo le priorità europee, e le faccio un esempio pratico: il nuovo bilancio europeo toglie risorse alla PAC e alle politiche marittime perché naturalmente verranno destinate nuove risorse alla transizione verde... La proposta italiana... era già un arretramento... noi già ci siamo messi in scia alla proposta tedesca perché lo scopo del Governo era poter dire di aver vinto presentando lui la risposta dell'avversario... I margini andavano costruiti con maggiore fermezza... La mia sensazione continua ad essere che i partiti di sinistra volessero l'accesso al MES perché l'Italia fosse messa sotto tutela qualora un Governo di centrodestra arrivasse..."

29 maggio 2020: RadioRadio

 

"Vedo che dal Messaggero, a Milano Finanza, tutta una serie di organi di stampa generalmente allineati all'Europa mettono in evidenza una serie di criticità fondamentali dell'iniziativa europea... i soldi sono pochi, arriveranno tardi, e ci verrà detto come spenderli... Il Governo, invece di procedere, come poi ha dovuto fare, a collocare titoli sul mercato, un mercato liquido con tassi di interesse molto bassi in questo momento, ha aspettato Bruxelles, e Bruxelles è arrivato in ritardo. Ma Bruxelles, poverino, non può non arrivare in ritardo..."

2 ottobre 2020: Omnibus

"Non ci sta arrivando un effettivo aiuto, è un prestito a condizioni economiche tuttora da specificare, ma le condizioni politiche sono molto chiare: con questo metodo l'Europa ci imporrà le sue priorità, che sono anche rispettabili: il green, il digitale... Io credo che l'approccio green che ci viene proposto dall'Europa... sia semplicemente il desiderio di finanziarie con i nostri soldi la riconversione dell'automotive tedesco dal diesel all'elettrico... A me non preoccupa che in Europa altri Paesi facciano i loro interessi, a me preoccupa che l'Italia continui a non fare i suoi, tutto qui..."

(...in questo intervento apprezzabile il cameo della virostar, che venne costretta ad ammettere in TV che c'era un problemino nella raccolta delle statistiche sulle vittime del COVID, e credo possiate anche notare il mio tentativo di parlare a giugno 2020 di terapie, per motivi che qui non sto a spiegarvi, a voi che credete di sapere tutto prima di me...)

(...ah, naturalmente 390 giorni dopo qualcuno si accorse che l'addio al diesel era un suicidio per l'Europa - cioè per i propri associati! Sempre un filo in ritardo: per forza poi bisogna salvarli... da loro stessi!...)

15 luglio 2020: dichiarazione di voto sulle Comunicazioni sul Consiglio Europeo

"Adesso non voglio ritornare sulle cifre e sui numeri, anche perché queste cifre non le ha nessuno. Lei ci ha spiegato che vuole più grant, più sovvenzioni: ma, la vogliamo fare un'operazione di verità? In ogni caso non sono soldi regalati; in ogni caso sono soldi che vanno rimborsati attraverso i contributi al bilancio comunitario, attraverso risorse proprie che sono nuove imposte, che è nuova taxation without representation. Eh, quanto è dura questa propaganda!" (qui).

21 luglio 2020: conferenza stampa con Matteo Salvini


"Rischio di austerity: non è un rischio, è una certezza: c'è scritto!" (Matteo)

"Scusate, non vorrei togliere l'ultima parola al mio segretario federale, ma vorrei aggiungere un dettaglio. Come avrete capito leggendo le carte, qui il dominus del processo diventa la Commissione, e in particolare la DG ECFIN, quella che si occupa dei fatti economici. Quella direzione è stata per molto tempo di un italiano, Marco Buti, che poi se n'è andato perché fa il capo di gabinetto di Gentiloni. Forse ormai saprete (quando l'ho saputo io il ministro Gualtieri ancora non lo sapeva) che il nuovo direttore di quella direzione economica è un olandese, casualissimamente... quindi questo, a mio avviso, per chi conosce i meccanismi del palazzo come tutti voi che siete giornalisti parlamentari, lascia presagire una pessima aria per come verrà gestito questo processo di assegnazione e di verifica dei fondi..."

21 luglio 2020: intervista a Radio Radicale

"Trovo che sia un po' sleale, e anche una forma di crudeltà nei riguardi degli italiani, illuderli del fatto che domani ci saranno 750 miliardi, come è un po' nel racconto che viene fatto da alcuni (a dire il vero non tutti) i mezzi di stampa... Noi avremmo preferito poche misure, chiare, incisive e finanziate il giusto..."

22 luglio 2020: discussione generale informativa Conte su esiti del Consiglio

"Può anche darsi che questi prestiti aiutino a risolvere un problema di liquidità, ma sono comunque prestiti che paghiamo; nessuno ci sta regalando niente. Un certo tono trionfalistico verso un'Europa che non sarà più come prima risulta, quindi, a mio parere, smentito... Abbiamo quindi un prestito che non risolve i nostri problemi di liquidità, ma questo è anche abbastanza normale, perché il piano che l'Europa propone è intitolato all'Europa della prossima generazione. Quello che noi vorremmo capire è come arriviamo alla prossima generazione nel quadro di disfacimento del tessuto socio-economico del Paese che tanti colleghi hanno evidenziato..." (qui)

29 luglio 2020: discussione generale sul PNRR

"Ieri in audizione è stata data una notizia che non dev'essere passata sotto silenzio: tutte le forme di prestito che arriveranno dall'Unione europea - quindi non solo i fondi del MES, ma anche quelli del Sure (Support to mitigate unemployment risks in an emergency) e della recovery and resilience facility - avranno lo stato di creditore privilegiato... Non è una grandissima novità, perché l'ha evidenziato la letteratura scientifica fin dal 2014, il fatto che, in queste circostanze, i creditori subordinati - quelli che sanno di venir pagati per secondi - chiedono un premio per il rischio (tassi d'interesse più alti). E quindi, come già sostenuto da tanti studiosi anche nel dibattito attuale, in particolare da Daniel Gros e altri autorevoli economisti, questo tipo di struttura del finanziamento e questo andare col cappello in mano in Europa, quando in realtà i nostri titoli hanno mercato, si risolveranno in un tragico aggravio del costo del debito, su quella parte di debito di cui evidentemente si dichiara in modo implicito il declassamento.

Andiamo a ragionare su cosa si dovrebbe fare con i soldi raccolti: nelle pieghe del PNRR è nascosta la patrimoniale, attraverso le Country specific recommendations del 2019 - parlo così perché almeno so di essere compreso dal Governo - che le Country specific recommendations del 2020 recepiscono e che, come sappiamo, dovranno essere recepite dal Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Cosa dice quella raccomandazione (che naturalmente Germania e Francia fanno per il nostro bene, perché la prima è veramente nostra amica)? Che dobbiamo rivedere i valori catastali... Sappiamo allora che in realtà questa revisione maschera il desiderio di aumentare la tassazione sugli immobili, che sarebbe un errore tragico." (qui)

11 novembre 2020: debito senza Stato (discussione generale proroga misure COVID)

"Due giorni fa Mersch, che è un rappresentante del direttorio della Banca centrale europea, ha detto che se gli Stati membri non accetteranno di indebitarsi con la Commissione, prendendo fondi o dal Sure o dal MES, o dal recovery fund, la Banca centrale europea potrà rifiutarsi di acquistare i loro titoli... Le istituzioni europee stanno sfruttando questo momento, questa grave pandemia, per portare avanti il progetto politico con la loro solita logica, quella del ricatto... Come in un altro noto episodio quando si è creata una moneta senza Stato, ora si vuole andare avanti sulla stessa strada, creando un debito senza Stato e il debito senza Stato dovrebbe far sorgere delle domande in ognuno di noi. La domanda è: chi lo gestisce, come e con quali criteri? Questa domanda nessuno se la pone, come nessuno si pone la domanda di quale responsabilità politica abbia un burocrate che vuole dettare, con l'arma del ricatto, le politiche finanziarie e le politiche per lo sviluppo e per la ripresa dei singoli Stati, decidendo lui a quale mix di risorse i singoli Stati debbano ricorrere per finanziarle." (qui

23 dicembre 2020: Video Backlight


1 aprile 2021: relazione sul PNRR

"Vorrei partire, innanzitutto, da una frase che tutti credo apprezzammo, perché era di buon senso, nel discorso del signor Presidente del Consiglio. Cito testualmente, scusandomi se leggo, ma la mia memoria ormai è quella di un anziano: «La quota di prestiti aggiuntivi che richiederemo tramite la principale componente del programma, lo strumento per la ripresa e la resilienza, dovrà anche essere modulata in base agli obiettivi di finanza pubblica»... Avevo inteso, in questa frase del signor Presidente del Consiglio, che egli intendesse dire che, siccome i prestiti del recovery fund sono debiti del nostro Stato e il nostro è uno Stato abbastanza indebitato, ci sarebbe stata una valutazione quantomeno sulla convenienza. Qui fideisticamente si assume che indebitarsi con la Commissione sia necessariamente più conveniente che indebitarsi con i mercati. Può anche darsi che lo sia, almeno nella dimensione molto limitata del tasso di interesse, ma la convenienza di un prestito ha tante sfaccettature e, quindi, le parole del signor Presidente del Consiglio mi sembravano particolarmente sagge. Per questo motivo sono rimasto sinceramente sorpreso dall'acribia, dall'acrimonia, quasi dall'acredine con cui nelle Commissioni riunite, sia al Senato che alla Camera, si è eliminato qualsiasi possibile riferimento alla possibilità di valutare la convenienza dei prestiti erogati dal recovery rispetto alla convenienza dei prestiti disponibili sul mercato.

La richiesta della Lega era semplicemente di fare una valutazione. Teniamo presente un dato banale, che è certamente noto a qualunque economista qui presente che abbia studiato la materia negli ultimi trent'anni e, quindi, conosce il ruolo delle aspettative nell'economia, ovvero che l'Italia finora è l'unico Paese che ha dichiarato di voler accedere a quei fondi. Questo, dal punto di vista del mercato, è il segnale che l'Italia pensa di avere bisogno di una forma di prestito particolarmente agevolato, cioè indirettamente pensa che sul mercato troverebbe delle condizioni peggiori. Questa - lo dico veramente con tutto il cuore e senza voler criticare nessuno - è una ammissione abbastanza pericolosa, perché rischia di generare previsioni autoavveranti. Poi però non diamo la colpa ai sovranisti - tra l'altro è una parola che detesto - se qualcosa va storto: diamola anche a certi meccanismi anche di comunicazione.

Vengo al secondo punto. Prima, dal lato dei puri, mi è giunta la parola "regalo", ci avrebbero regalato non so quanti miliardi. Se è un regalo, desidero capire come mai la Corte costituzionale tedesca il 30 marzo ha detto «No, grazie»... Il semplice fatto che abbia avuto l'idea di farlo vuol dire che regali non sono. Una Corte costituzionale non si muove per rifiutare un regalo e infatti non sono dei regali. Ci sono le famose risorse proprie di cui non si parla. Noi le abbiamo ratificate per decreto, mentre mi risulta che l'Olanda, nella Eerste Kamer - ossia l'equivalente del nostro Senato, perché rivendicando la nostra primazia sulla Camera bassa, diciamo che la loro prima Camera è il Senato - ha aggiornato al 13 aprile la discussione sulla ratifica delle risorse proprie, in quanto aspetta di vedere cosa succede in Germania. Gli olandesi sembrano non essere abbastanza smart da capire che in Germania non succederà niente, ma è anche un gesto di rispetto verso gli elettori aspettare la decisione di un Paese egemone prima di assumere una linea di azione. Come ho già detto, noi possiamo volere tutte le Europe federali del mondo. Ma, finché non le vuole la Germania, dobbiamo stare attenti alla strada che scegliamo - in termini sia di comunicazione che di sostanza - nell'impostare una partecipazione e una comunicazione su questo progetto." (qui)

22 aprile 2021: dichiarazione di voto sul DEF

"Sei giorni fa abbiamo appreso che la sostenibilità del debito pubblico non dipende più, come in passato, dall'andamento dei tassi di interesse che permettono di servire i costi della raccolta, ma dalle prospettive di crescita. Ecco, quest'affermazione, sempre del Presidente del Consiglio, è interessante, anche se tutto sommato mette in evidenza aspetti che finora, nel dibattito sulla dinamica e sulla sostenibilità del debito pubblico, erano stati sottaciuti: per esempio, il ruolo che l'esplosione del costo del debito, verificatasi all'inizio degli anni Ottanta, ha avuto nel determinare il raddoppio del rapporto debito-PIL in circa dieci anni. Eppure, non si tratta di enormi novità, da un punto di vista concettuale.

Voglio fare una citazione: si spera che questo articolo abbia dimostrato che quello dell'onere del debito è essenzialmente il problema della crescita del reddito nazionale. Questa citazione viene da un articolo del 1944 di Evsej Domar, un economista keynesiano. Non abbiamo quindi fatto una grande scoperta, scoprendo che la crescita economica è fondamentale nel garantire la sostenibilità del debito. La domanda, in questo come in altri casi, è perché ora: nel 1944, che è anche l'anno della Conferenza di Bretton Woods (un altro dato storico che spesso viene evocato), si stava concludendo, come sappiamo, una guerra. È veramente triste constatare che, per arrendersi all'ovvio, gli esseri umani prima debbano combattersi tra loro o, come nel caso attuale, essere sopraffatti da catastrofi naturali che nel linguaggio corrente continuiamo a paragonare a un evento bellico: sono ad esso paragonabili non solo e non tanto nel tributo di vittime umane, cui deve andare il nostro ricordo, quanto nelle conseguenze economiche.

Il debito oggi è a volumi postbellici; più esattamente, però, lo era anche prima della crisi pandemica. Pertanto, se, da un lato, non è strano che oggi si riscoprano le ragioni della crescita, come si scoprivano nel 1944, lo è che si sia aspettato fino ad oggi per affermare l'esigenza della crescita e che, per tanti anni, si sia continuato sulla strada dell'austerità.

Va detto - e lo dico con un'amara e sofferta ironia - che in questo senso il Covid-19 ha dato una ragionevole via di fuga ai nemici dell'ovvio, cioè agli amici dell'austerità, perché consente di dire che, siccome oggi è tutto diverso, allora finalmente si può fare quello che in realtà si sarebbe dovuto fare già da prima, però scordiamoci il passato e ci permettiamo di esprimere minime critiche, pur nel giudizio positivo che diamo all'intervento del Governo; infatti - e voglio che rimanga agli atti - a noi sembra che non venga compreso un dato che pure dovrebbe essere evidente. Ricordiamo il tempo in cui si rimproverava ai Governi di avere il pilota automatico e che i mercati li avrebbero costretti a procedere comunque sulla strada delle riforme, che poi erano i tagli (quelli che servivano a consegnare in mani private pezzi crescenti di stato sociale e di intermediazione del risparmio)? Esiste, però, un'eterogenesi dei fini, una nemesi: oggi è la Banca centrale europea ad avere il pilota automatico. Sono sempre i mercati a indurre questo regime e sono sempre loro, in qualche modo, gli artefici del pilota automatico, per il semplice motivo che, ove la BCE smettesse di sostenerli acquistando i titoli del debito pubblico, crollerebbero, il che, oltre a essere un problema per tutti noi, lo sarebbe anche per la BCE, che ha il compito istituzionale di garantire la stabilità finanziaria. Questo meccanismo dovrebbe essere capito e quindi si dovrebbe (perché si può) osare di più." (qui. E voi direte: e che c'entra? C'entra, perché ricorda che un'alternativa c'era: la Banca centrale...)

29 maggio 2021: Coffee Break

"Sono totalmente d'accordo con il direttore Napoletano e anche con il presidente Sileoni su un fatto: qui ci sono diverse riforme da fare, e la più urgente, assolutamente, è quella della, diciamo così, burocrazia: snellire gli adempimenti burocratici. Ed è la più urgente per due motivi: primo, perché credo che sia la meno divisiva; secondo, perché se noi non ci mettiamo presto d'accordo su come spendere i soldi del PNRR, se e quando arriveranno, noi rischiamo di non rendicontarli entro il 2026..." (...poi non dite che non lo avevamo detto...)

2 giugno 2021: TV6 

"Noi manteniamo anche in maggioranza alcune perplessità che avevamo all'opposizione, le manteniamo cercando di gestirle... Per quel che riguarda infrastrutture come viadotti, gallerie, autostrade, strade nel recovery non c'è nulla ma sapevamo che non c'era nulla... In generale la struttura che gestirà questi fondi mi sembra un po' pletorica rispetto all'entità delle risorse... Che si possano fare delle riforme efficienti in fretta e con una maggioranza così variegata è una questione aperta al dubbio... Oggettivamente c'è stata una distorsione propagandistica: bisogna riportare le cose nell'equilibrio e nella verità delle cifre, che sono 30 miliardi l'anno... Il recovery non ci dà risorse per fare la riforma fiscale, come appurato su nostra precisa richiesta ormai da un anno..."

20 agosto 2021: Sky Economia


"Io andrei a interrogarmi sulla filosofia di questo programma di aiuti. Vede, la retorica delle riforme ci suona nelle orecchie da tanti anni, e "le riforme" era uno degli altri nomi dell'austerità, che è figlia di nessun padre oggi, ma che dieci anni fa... quello che manca, secondo me, e di cui i mercati si dovrebbero preoccupare e si preoccuperanno, è: perché questa Europa che chiede tante riforme a noi non ci sta facendo capire come vuole riformare se stessa?..."

21 settembre 2021: Omnibus

Il video è qui (non riesco a "embeddarlo").

"Pongo una domanda sul PNRR: ma voi lo sapete quanti Paesi europei ancora non hanno un PNRR approvato? Nove. E sapete quanti non l'hanno proprio presentato? Due, l'Olanda e l'Estonia. L'Olanda è senza governo da marzo... L'Italia è uno dei quattro Paesi che hanno deciso di prendere soldi in prestito dall'Europa: Italia, Grecia, Cipro e Portogallo... Noi abbiamo cercato di inserire nell'atto di indirizzo al Governo il principio secondo cui si sarebbe potuto valutare caso per caso se sussistevano effettivamente condizioni di convenienza... Scettico una volta era una scuola filosofica, oggi è diventato un insulto: io direi che sono prudente, nel senso che le condizioni di convenienza di un prestito un Paese forse può provare a valutarle. In questo momento le condizioni sono relativamente convenienti, ma bisogna vedere come evolverà la situazione: magari lo saranno di più, magari lo saranno di meno..."

13 ottobre 2021: Accademia dei Lincei

"Effettivamente i fondi del PNRR dedicano all'istruzione una quota consistente, intorno ai 30 miliardi, che poi sono sostanzialmente quello che si sarebbe speso in Italia negli ultimi dieci anni se la spesa per l'istruzione avesse seguito la dinamica dei nostri partner europei... Voi sapete che il tema del capitale umano rispetto al PNRR è proprio il fatto che dieci anni di austerità hanno comportato un depauperamento molto significativo del capitale umano delle nostre amministrazioni locali... Questo ci impone uno sforzo di recupero... Il PNRR, ad avviso di chi vi parla, avviso modestissimo, suffragato dai dati (poi, come per tante altre cose, bisognerà vedere, far passare il tempo, basta avere un po' di pazienza per vedere come stanno le cose) più che essere un'occasione importante dal punto di vista delle risorse che mette a disposizione, su cui tanto prima o poi un'operazione di verità verrà fatta dalla logica dei numeri, dal mio punto di vista è un'occasione importante perché ci impone uno sforzo progettuale, e questo indipendentemente da chi e come lo finanzierà..."

23 dicembre 2021: Senato

"Fra due giorni scarteremo i regali sotto l'albero di Natale e oggi scartiamo in aula questo pacchetto di provvedimenti che giunge in qualche modo anch'esso come una sorpresa, nel senso che con tutta la migliore buona volontà, essendo stati assorbiti dalla legge di bilancio, pochi di noi hanno potuto scrutare al suo interno...

Continuiamo a non ritenere molto opportuno presentare il recovery plan come l'unica soluzione, forse neanche come la soluzione decisiva alla crisi economica scaturita dalla pandemia. Si tratta naturalmente di uno strumento da sfruttare, visto che c'è, ma con piena consapevolezza non solo delle sue opportunità, ma anche dei suoi limiti; questa consapevolezza in Europa esiste.

Continuiamo a essere perplessi sulla scelta fatta dal nostro Paese, con pochissimi altri e non fra i Paesi leader, di accedere allo strumento dei prestiti. La funzione dei prestiti è anticipare spese che non si hanno i mezzi finanziari per sostenere, ma in tutta evidenza - lo riconoscono anche i documenti della Unione europea, come le in-depth analysis sul Piano di ripresa e resilienza, pubblicate dalla Commissione - le tempistiche ridotte del recovery mettono di fronte tutti i Paesi, non solo l'Italia, a un trade-off particolarmente insidioso, quello fra non assorbire tutte le risorse del recovery o farne un uso improprio, con sprechi e malversazioni, nel tentativo di spenderle comunque. Il decreto-legge all'esame incide con intelligenza su questi aspetti. Tuttavia vorrei qui valorizzare l'esigenza espressa dal collega Stefano di evolvere verso una visione programmatica di lungo periodo (lui ha parlato di vent'anni), sottolineando il dato che questa aspirazione, assolutamente legittima e motivata, non può però essere risolta, banalmente, da uno strumento che ha un orizzonte temporale di sei anni. (Applausi).

Quindi, resta il punto che in questa fase il problema per il nostro Paese non è reperire mezzi finanziari, perché l'affidabilità internazionale di questo Governo ci tutela a sufficienza; il problema è spenderli e non è detto che la soluzione a questo problema possa arrivare per decreto-legge. Faccio un semplice esempio: ci sono voluti cinque mesi per trovare una governance alla principale stazione appaltante del Paese, l'ANAS, dopo l'infausto esordio di agosto che ricorderete. Questi sono problemi che oggettivamente incidono anche sulla capacità di spendere. Molto di quanto c'è da fare per sostenere la crescita del Paese, quindi, non dipende dagli altri e dalla loro supposta generosità, se tale è; dipende da noi, dalla nostra capacità di attivare finalmente un dialogo costruttivo e privo di pregiudizi tra la classe politica e la classe dirigente, che alcuni chiamano la classe tecnica del Paese. Un decreto-legge non può risolvere questo problema - che è culturale - ma può essere un'occasione per porlo, come ho fatto in questo intervento, sperando di non aver abusato del vostro tempo.

(qui)

E, fra gli ultimi, quando ormai i nodi stavano venendo visibilmente al pettine, qui:

29 novembre 2022: discussione generale della mozione sul MES

Qui si ignorano le lezioni che abbiamo appreso dalla storia, ma si ignorano anche le lezioni che stiamo apprendendo dall'attualità. Io non so se voi state seguendo la vicenda della collocazione dei bond europei destinati al finanziamento del PNRR. Ve la dico - sperando di non fare la stessa fine - come la disse un altro molto più bravo di me sotto questo profilo: "Ich bin ein Berliner”. Se Christian Lindner, il Ministro delle Finanze tedesco, ci spiega che il debito nazionale è più conveniente del debito comune europeo, forse una riflessione dovremmo farla. E, naturalmente, la prima riflessione quale sarebbe? Lui ha i Bund, che sono così belli e così appetibili, quindi vende a tassi bassi o negativi e non vuole mischiarsi con chi, come noi, ha dei tassi alti. Poi Il Sole 24 Ore ci spiega che perfino i BTP hanno tassi più bassi dei titoli che la Commissione cerca di collocare per finanziare il PNRR e, allora, a me viene in mente una riflessione, che è la seguente. In un contesto sufficientemente turbolento il vero dramma di questi strumenti, su cui noi stiamo esercitando la nostra dialettica, è che diventano tragicamente inutili. In altri termini, noi non possiamo aspettarci che il MES ci offra delle condizioni di finanziamento per i nostri squilibri interni più convenienti di quelle che ci offrirebbe il mercato, per il semplice motivo che già oggi stiamo vedendo che, in contesti meno drammatici, un esperimento di mutualizzazione del debito ci sta offrendo tassi di interesse meno vantaggiosi di quelli che avremmo potuto cogliere, intervenendo con strumenti di debito nazionale. Queste sono le questioni sulle quali dovremmo veramente esercitarci! Poi, volendo, si potrebbe anche fare accademia su tutta una serie di altri aspetti. Ragioniamo sul fatto, per esempio, che la Grecia si è presa i suoi bei miliardi all'1,23 per cento, comincerà a restituirli nel 2032 e in questo momento l'inflazione è a due cifre: noi i soldi ce li abbiamo messi e ce li ridaranno parecchio svalutati. Non lo dico per acrimonia, per acredine, nei riguardi dei fratelli greci; lo dico solo per far capire che gli italiani sono un popolo generoso e che questi meccanismi, però, drammaticamente non funzionano. (qui)

Ma poi, alla rinfusa, anche quiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiquiqui (scusatemi, non ce la faccio a fare un editing più accurato, e tanto poi è sempre la stessa cosa).

Non vi pesi l'indice: cliccate e vi sarà dato...


Riassumendo

Quindi, riassumendo: vi abbiamo sempre detto che il PNRR non era lo strumento adatto, che il suo scopo non poteva (razionalmente) essere quello di salvarci dalla pandemia del 2020, perché sarebbe arrivato nel 2021, che la sua impostazione era fallace, perché non si concentrava, anzi, non poteva concentrarsi, su pochi interventi riferiti ai veri assi strategici prioritari per il Paese (primo fra tutti quello delle infrastrutture stradali), che la sua gestione era troppo farraginosa ed esponeva a serio rischio di ritardi, anche a causa del depauperamento di risorse della Pubblica Amministrazione, cui veniva chiesto di sopportare uno sforzo che non era in grado di sostenere, nonostante i vari poltronifici piddini vagamente denominati "cabine di regia" ecc., che la strada avrebbe dovuto essere un'altra, che prendere tutto il debito teoricamente disponibile era un errore sia in termini di annuncio dato ai marcati, sia in termini di mera valutazione economica, perché nulla garantiva che quel debito sarebbe stato offerto a condizioni realmente vantaggiose, soprattutto qualora si fossero scontati i costi vivi burocratici derivanti dalle rigide tabelle di marcia imposte e quelli derivanti dagli obiettivi prefissati, non funzionali a un reale sviluppo del Paese, ma solo alla follia del "green" che poi è "yellow", è mettersi in mano alla Cina, contro cui non ho nulla di particolare, ma alla quale non può consegnarci mani e piedi legati chi dice di voler essere "atlantico" (c'è una lieve contraddizione, no!?).

Insomma: vi abbiamo detto che il PNRR non serviva a salvare il Paese, ma a qualcos'altro. A che cosa servisse ve lo abbiamo anche detto: a commissariare il Paese, imponendogli delle priorità di politica economica funzionali non alla mitica crescita della produttività (che, come qui sappiamo, non è un fenomeno esclusivamente "di offerta"), quanto alla riconversione di o alla ricerca di mercati di sbocco per alcune filiere produttive dei Paesi del Nord e dei loro amici (scomodi), i Paesi del Lontano Est. L'Italia fa già paura così ai suoi concorrenti! Figuriamoci se funzionasse meglio! L'idea che qualcuno possa spiegare a noi come far funzionare meglio il nostro Paese non conoscendolo, e avendo tutto l'interesse a indebolirlo, è un'idea talmente ridicola che non vale nemmeno la pena di commentarla.

E qui si apre tutto il capitolo del "ma voi eravate al Governo e non avete governato, ma voi eravate all'opposizione e non vi siete opposti!" Un ritornello stucchevole che con me non attacca perché al Governo e all'opposizione ho tenuto sempre lo stesso discorso, quello che vi ho riassunto qua sopra.

Dopo di che, può essere utile ricordare che in democrazia contano i numeri, e quindi si può essere in minoranza anche all'interno della propria maggioranza, che è esattamente quello che è successo a noi nel primo e nel terzo Governo della scorsa legislatura. A mero titolo di esempio, è agli atti parlamentari che nel terzo governo della precedente legislatura noi abbiamo chiesto che non si accedesse a tutto il debito PNRR, ma che si valutasse, se mai, caso per caso l'eventuale convenienza di accedere a quel debito, piuttosto che al mercato (guardate qua sopra il mio intervento in aula di due anni esatti or sono). È altresì agli atti parlamentari che su questa battaglia di mero buonsenso siamo stati sconfitti dal fronte piddino, ansioso di legare al collo del futuro Governo di centrodestra la macina da mulino non tanto del #debbitopeeggenerazzionifuture, quando dei vincoli commissariali sull'utilizzo delle risorse (utilizzo tutto distorto a vantaggio dei loro amici cinesi).

Sia come sia, ad oggi l'eventuale convenienza di questo debito (che come ricorderete era il cavallo di battaglia degli entusiasti del recovery) è semplicemente impossibile da valutare (si accetta con gratitudine la prova del contrario).

Intanto, a differenza di quanto accade in paesi come il Portogallo, il loan agreement fra Italia e Commissione non è pubblico: se vai alla pagina sul recovery plan italiano e provi a scaricare gli accordi operativi:

succede questo:


dal che si evince che un documento controfirmato (dal Governo Draghi) esiste, ma si è ritenuto di non renderlo pubblico in questo Paese, ovviamente non a causa di questo blog (che non esiste) né del suo autore( che "ha traditoooohhh!11!1"). Volendo arrivare per via induttiva ai costi effettivi del debito con la Commissione (costi che in Parlamento non sono mai stati specificati), si può consultare la Decisione di esecuzione (UE, Euratom) 2022/2545 della Commissione del 19 dicembre 2022 che istituisce il quadro per l’attribuzione dei costi collegati alle operazioni di assunzione di prestiti e di gestione del debito nel contesto della strategia di finanziamento diversificata. Una lettura appassionante di cui mi limito a fornirvi uno squarcio:

più informativo sul mio stato d'animo che si quanto ci smeniamo. 

Fatto sta che tutta questa convenienza è facile che non ci sia, o almeno che non sia così determinante se rapportata all'aumento di costi  che il commissariamento e le sue scadenze portano con sé (in termini di necessità di interventi legislativi di "manutenzione" del Piano, di ingolfamento dei vari livelli di burocrazia, di sforzo progettuale sostenuto dalle amministrazioni locali per partecipare a bandi da cui poi sono esclude, ecc.). Il dato è che l'UE, che due anni fa si finanziava allo zero per cento, ora si finanzia a circa a più del 3%, ma quando ci gira queste somme ci carica dei costi di transazione di importo ignoto o comunque estremamente complesso da appurare (come abbiamo visto sopra), ma che presumibilmente portano il costo per lo Stato italiano attorno al 4%. Di converso, se lo Stato italiano accede direttamente ai mercati riesce a spuntare ancora tassi intorno al 4,2%:

col vantaggio, non irrilevante, di non doversi poi conformare alla burocrazia europea, ma semplicemente rapportare col mercato. Resta quindi drammaticamente attuale la domanda (da noi sempre posta) se il gioco valga la candela, considerando che, siano soldi che corrispondiamo al bilancio comunitario, o siano soldi che prendiamo in prestito, alla fine sempre soldi nostri sono, e quello di averli indietro solo se li spendiamo come decide qualcun altro si sta rivelando un onere sempre più insostenibile, a mano a mano che le priorità di quell'altro (siano l'auto elettrica, siano la casa "green" - cioè "yellow") si dimostrano insostenibili per la nostra economia!

E se le cose stanno così già ora, figuriamoci come staranno quando la crisi finanziaria ci costringerà a riorientare ulteriormente le nostre priorità, ricacciando lo "yellow" (pardon: il "green") nel libro dei sogni condivisibili, e influendo sulla credibilità di istituzioni, come quelle europee, che in condizioni di stress hanno ripetutamente dimostrato di non saper dare il meglio di sé!

Ma anche questo era stato detto.

La mela marcia non cade mai lontano dall'albero tarlato. Possiamo (e, per sensibilità istituzionale o per convenienza tattica, in molti casi dobbiamo) raccontarcela come una storia di successo, ma non è colpa nostra se le cose stanno come razionalità economica aveva ampiamente preannunciato, se "er proggetto europeo nun delivera", come dicono i nuovi barbari. Certo, non dobbiamo nemmeno rassegnarci allo stucchevole ruolo di Cassandre. Fatto sta che anche i giganti sulle cui spalle siamo appollaiati hanno condiviso questo triste destino. Non a caso la traduzione italiana degli Essays in persuasion (testo sulla cui attualità ho più volte richiamato la vostra attenzione) è: Esortazioni e profezie. Quello che ha reso ex post calzanti le esortazioni e le profezie fatte ex ante in questo blog è stato semplicemente l'aver approfondito le lezioni della Storia, anche e soprattutto grazie all'analisi proposta da Keynes. Di "senno di poi" in dodici anni di blog ne avete visto poco. Di "senno di prima" molto, a partire da quando nel terzo posto di questo blog segnalammo che il tema del decennio sarebbero state le crisi bancarie aggravate dalle politiche di austerità (perché era evidente che sarebbe stato così, ma nessuno ne parlava perché l'obiettivo era imporre l'austerità).

Visto che le lezioni della storia ci interessano, visto che abbiamo rifiutato la cecità ideologica progressista, quella che guarda avanti per non guardare indietro, quale lezione dobbiamo trarre da questa storia, dalla nostra storia, dalla storia di questo blog che non esistendo non ha potuto influire sulla storia del Paese?

Lo chiedo a voi.

La storia del PNRR è tracciata: diventerà un problema europeo quando diventerà un problema tedesco, e la soluzione che sarà escogitata sarà ulteriormente penalizzante per noi.

E la nostra storia? 


 (...credo di aver dimenticato qualcosa, ma diciamo che se non c'è tutto, c'è abbastanza. A me non interessa più di tanto che il mio ruolo - sia quello di responsabile economia di un partito, sia quello di intellettuale che ha aperto il Dibattito - venga rispettato: metto così tanta attenzione a rispettare il ruolo altrui che non mi resta tempo per verificare la reciprocità. Chi non la applica la fa a suo rischio e pericolo, perché se fa affermazioni trionfalistiche e fuori linea poi sarà costretto a rettificare certo non da me ma dai fatti e non ne uscirà benissimo - considerazioni speculari si applicano al pattume che va in giro a spiegare a me e a voi cose che già sappiamo perché erano tutte scritte qui! A me non interessa che tutti capiscano subito: se non capiscono subito, capiranno dopo. A me non interessa avere nessun consenso e nessun plauso, né il vostro, né quello di altri: a me interessa che mi vengano attribuite solo le mie parole. A me non interessa che chi sbaglia linea comunicativa o politica venga chiamato alle sue responsabilità: non amo i tribunali del popolo. A me interessa che non mi venga attribuita la responsabilità di dichiarazioni altrui. Qui ci sono le mie, di dichiarazioni, e me ne assumo la responsabilità: tutto quello che ho detto dal 2020 in poi su questo tema o si è verificato, o si sta verificando, o si verificherà. Come al solito: non dovreste esserne stupiti, no? Ma quello che vi chiedo di capire, a voi che con tanta entusiastica partecipazione siete pronti a acclamare il primo gallo che sale in cima al pagliaio del gruppo misto per lanciare il suo chicchirichì - generalmente copiato da queste pagine - è che se volete che i problemi si risolvano, dovete avere la pazienza di farci porre i presupposti perché si risolvano. Fare l'outsider è una manna per il proprio narcisismo, ma non aiuta né a conoscere i meccanismi interni, né a costruire un minimo di influenza su di essi. Quindi, al netto del fatto che i tanti "chicchirichì" che ascolto con simpatia e nostalgia non riusciranno, per mancanza di originalità e di carisma nei galletti di turno, a coalizzare un grande consenso, vi chiedo di interrogarvi su che cosa desiderate. Desiderate un partito del 99% capace solo di far rimbalzare la massa del suo enorme consenso sul muro di gomma dei palazzi? In altri termini: desiderate perdere? Beh, non so come dirvelo: qui non siete a casa di uno che ami perdere, quindi forse non siete a casa vostra. Se invece volete avere qualche remota possibilità di contribuire a una minima variazione di rotta del sistema, o anche di avere un minimo controllo sulle sue rotture, dovrete rassegnarvi a capire una cosa molto semplice: il percorso più breve per attraversare il Pamir non è la linea retta - so che non ci credete, voi che siete tanto bravi e che al mio posto avreste fatto questo e quello, ma siccome la vita è ingiusta, è ingiusta anche l'orografia - e il modo più efficace per combattere in Vietnam non è indossare la giubba rossa e segnalare ogni due per tre la propria posizione, ma mettersi la mimetica e stare zitti. Io, sinceramente, non so più come dirvi cose così ovvie. Trovo umiliante per voi, e quindi anche per me, continuare a spiegare l'ovvio e quindi non credo che continuerò. Chi ci arriva farà da sé...)

lunedì 20 marzo 2023

Parigi, o carƏ…

(...giornata di lavoro intensa e proficua a Milano, torno a casa stanco ma non rinuncio a condividere un paio di osservazioni con voi, osservazioni di merito, ma soprattutto di metodo...)

Di Francia qui se n'è parlato tanto. Della sua storia più (Austerlitz) o meno (Azincourt) gloriosa, della sua letteratura, che ci ha aiutato a superare momenti difficili, a comprendere e a compatire, ma soprattutto dei suoi deficit gemelli, che ci consentono di non stupirci di quanto sta succedendo in queste ore.

Hollande oggi nessuno si ricorda più chi sia. Il suo partito è stato piallato dalla Storia. Come nessuno sa che questo esito non era stato previsto, in questo blog che non esiste, fin da quando la sinistra europea tutta congioiva per l'avvento del suo nuovo alfiere!

Ma noi non avevamo detto come sarebbe andata a finire...

Poi arrivò Macron, e noi, se fossimo esistiti, avremmo potuto dire che ci aspettavamo da lui quello che ci eravamo aspettati da Hollande.

Ma insomma, non ve la fo tanto lunga: i post sulla Francia sono tutti qui, se vi va di leggerli, ma la loro sintesi è e resta quella che (non) avevamo scritto un anno dopo la prima elezione di Macron:


I deficit gemelli (pubblico ed estero) non lasciano alcuna via di scampo al Governo francese, a qualsiasi Governo francese: impossibile ridurre quello pubblico senza scatenare una reazione rabbiosa della popolazione, ma impossibile ridurre quello estero senza ridurre quello pubblico.

I tremendi shock del COVID e dell'offerta non cambiano di molto il quadro:


Anche oggi, dal deficit estero rientriamo domani!

Non so se ricordate il quadro roseo che veniva tracciato nel 2018:


Quanta convergenza traspariva dalle previsioni del FMI!

Ma se questa convergenza non c'è stata, la colpa non è della guerra, della carestia, della siccità, delle cavallette. La colpa è di quanto impedisce alla Francia di riequilibrare il prezzo relativo dei propri beni e servizi senza ricorrere a politiche di austerità (ultima fra tante: la riforma delle pensioni).

Ne abbiamo parlato tante volte, non ho ora né il tempo né la forza di spiegare ai neofiti i dettagli di questi grafici, che per gli altri saranno spero sufficientemente leggibili. Il mio lavoro non è più spiegare l'ovvio: è prepararmi per quando sceglierà una strada alternativa, dopo aver inutilmente cercato di ficcarsi in testa alle persone.

(...buona notte!...)

giovedì 16 marzo 2023

Sold out

Sono schienato, dopo una giornata di lavoro convulso, ma non rinuncio a esprimere il mio piacere all’idea di rivedervi in tanti il 15 aprile a Roma. Qualcuno è rimasto fuori, e mi spiace: la sala che potevamo permetterci non era enorme, solo 200 persone, come era da 200 quella in cui tutto cominciò, nel dicembre del 2012, col #goofy1. Per questo nel 2013 decidemmo di costituire a/simmetrie: per allargare gli spazi (anche fisici) del dialogo.

Ne abbiamo passate di tutti i colori: l’autore del Dibattito, del blog nato criticando un’incolpevole Rossanda da sinistra, che prima diventa “de destra”, poi interviene in discussione generale sulla fiducia a Draghi… e poi, naturalmente, abbiamo visto succedere dentro l’euro tutto quello che ci era stato promesso fuori dall’euro: recessione, esplosione del debito, inflazione e, naturalmente, da oggi, crisi finanziaria (e questo vi era stato detto), ma per fortuna senza MES, quel MES che abbiamo bloccato mentre qualche mestatore cialtrone cercava di costruire una coscienza di classe attorno a un tema inesistente in termini politici (e anche questo vi era stato detto), e lo faceva in alcuni casi in buona fede, in altri, selezionati, casi per mero gusto di sfregiare il lavoro fatto qui, per fallo di frustrazione, sparandoci addosso nel vacuo tentativo di dimostrare la propria esistenza, non potendo dimostrarla coi risultati.

Tanta gente si è persa per strada, tanta gente si è aggiunta lungo il percorso, in entrambi i casi per i motivi sbagliati: c’è chi se n’è andato pensando che fosse cambiato qualcosa, e chi è arrivato pensando di capire dove fosse. Ma va bene così.

Volevo vedere 200 persone sveglie, vedrò 200 persone sveglie. Creeremo altre occasioni: saremo il 28 aprile a Siena, il 26 maggio a Corigliano Calabro, ma prima il 24 marzo a Silvi Marina, e poi, a giugno, di nuovo a Roma, ecc.

Sarà invece molto grande la sala del #goofy12, ma dovrete aspettare fine novembre, e avrete una sorpresa…

Intanto, buona notte e a presto!

mercoledì 15 marzo 2023

Click day!

Ieri vi ho ricordato che il click-day è oggi, ma mi sono dimenticato di dirvi l'orario: alle 23:59. Se però come me andate a letto alle 21, non fa niente: recupererete domani.

Voi direte: "Ma perché questo orario infelice?"

Beh, il 15 andava mantenuto, perché pacta sunt servanda. Le regole, come sapete, sono i tedeschi a violarle, non gli italiani (c'è ampia documentazione sul tema).

Le 23:59, perché se al risveglio trovo i messaggi degli anZiosi che mi chiedono: "Come mai nel sito non trovo nulla!?", il minimo che potete aspettarvi dal gestore del Dibattito è che vi tenga un po' sulla corda. Poi, naturalmente, finirà così: che gli anZiosi, essendo anche malfidenti (perché grillini dentro), alle 23:30 getteranno la spugna, e pensando di aver preso una fregatura da #aaaaabolidiga andranno a dormire, per svegliarsi domattina tardi, quando i non anZiosi si saranno accaparrati tutti i posti. E così avremo migliorato la qualità della platea.

Fosse sempre così semplice!

E ora vi lascio, che devo occuparmi di altra comunicazione, quella che io non so fare, perché non sono un comunicatore.

(...tranquilli, il posto c'è. E ci sono anche tanti amici: Daniele, Andrea, Mario, Luciano, Gennaro, Claudio, Lidia, Antonio, Luca, Fiammetta, Marco, e forse ne dimentico qualcuno, ma non posso dimenticare Carlo, e nemmeno voi potete...)

(...siccome non sono troppo cattivo, vi segnalo che il click day lo troverete qui...)

lunedì 13 marzo 2023

Rast!

(...Gast sein einmal usw...)

(...non è un acronimo: volendo, è un Lied: Nun merk' ich erst, wie müd' ich bin, Da ich zur Ruh' mich lege...)

Passo così tanto tempo a occuparmi degli altri che non ho tempo per occuparmi di me, e di quel pezzo di me che siete voi, voi che non siete gli altri. I lettori più attenti dei quotidiani sapranno di che parlo, i lettori disattenti ne sanno quanto quelli attenti (se le feci fossero un alimento avremmo risolto il problema della fame del mondo: così, se gli informatori informassero avremmo risolto quello della democrazia), ma suppongo che anche loro, anche i lettori disattenti, immaginino in che faccende sono affaccendato, senza bisogno dell'aiuto bolso delle altrui immaginazioni:

In sintesi, devo gestire le velleità di chi legge i giornali... e improvvisamente scopre di avermi sempre voluto bene! Tutto comprendere è tutto perdonare, ma, credetemi, di tutto questo, dei media e dei loro willing executioners, delle disordinate pulsioni di pectora caeca che vogliono ad summas emergere opes, dell'arte povera dei nostri prosatori a gettone, di tutta questa roba qui, mi interessa veramente il giusto.

Solo una cosa desidererei: riportare qui il Dibattito, perché quando faccio lo sforzo di provarci, se insisto per qualche giorno, mi tornano da voi quegli stimoli culturali, ma anche semplicemente emotivi, che per tanti anni hanno sorretto e nutrito il mio lavoro. Forse voi avete imparato molto da me, ma certamente io non ho imparato poco da voi, e in questo momento sento più acuto il bisogno di confrontarmi con voi, di capire con voi quale direzione dare al nostro lavoro, su quale linea visibile attestare le nostre difese e in che modo organizzare la nostra resistenza invisibile.

In questo momento, però, ho due problemi: la mancanza di tempo, e l'inadeguatezza dell'interfaccia.

Sul primo non si può fare molto. Essere entrato in una squadra mi ha tolto la disponibilità del mio tempo, che ora non è più mio.

Sul secondo, magari qualcuno ha un'idea. Il mio problema principale è che non voglio tenere commenti aperti sul blog. Qui ci deve essere una moderazione, come c'è sempre stata. Questo spazio non può diventare un'enclave micugginista ("m'ha detto micuggino che er debbitopubblico, #aaaaabolidiga, #aaaaacoruzzione...", e via grilleggiando)! Non possiamo perdere tempo con questa roba qui, abbiamo già dato, e anche se non è servito a nulla (perché tutti, tutti, tutti sono rimasti così nonostante che tutti, tutti, tutti si distanzino dagli ortotteri!), servirebbe ancor meno continuare a perdere tempo con escrezioni simili, come con gli awanagana che "la moneta causa l'inflazione", e via dicendo.

No.

Questa roba non la voglio qui io, e non ce la volete voi, tranne nei rari casi in cui si abbia bisogno dello scemo del villaggio per farcisi due risate su (ma io tempo per ruzzare così non ne ho più). E allora, siccome deve esserci una moderazione, e deve esserci anche un dialogo (perché ci sono commenti che meritano risposta immediata), a me serve - o servirebbe - di poter accedere al blog in mobilità, non solo e non tanto per moderare i commenti, quanto soprattutto per rispondere. Ora, il fatto è che da qualche tempo non riesco a rispondere ai vostri commenti da iPhone.

La sequenza che nel PC mi abilita a rispondervi (accesso al blog con la mia identità Google), se ripetuta su iPhone, determina un fatto insolito. Una volta pigiato su "Rispondi", l'interfaccia mi chiede di autenticarmi nuovamente:


e quando accedo (cioè riaccedo) con la mia identità Google, succede questo:


"Impossibile accedere".

Ovviamente se ritento ritorno a questo punto.

Sto pensando che magari su Android potrebbe andare meglio, e alla fine forse cambierò sistema, ma finché sono su iPhone non ho modo di colloquiare con voi se non in quei rarissimi momenti in cui mi trovo davanti a un PC, come ora. Immagino che sia frustrante per voi postare commenti e non vederli pubblicati, o non ricevere risposta. Tanto quanto è frustrante per me spostare il nostro dialogo sul cesso azzurro, dove è esposto alle incursioni dei tanti, troppi cretini prezzolati o spontanei. C'è stato un brevissimo periodo, una fugace window of opportunity in cui Twitter è servito a qualcosa. Ora se ne trae solo merda purissima, ho sempre meno voglia di passarci del tempo, e non gradisco portare in quel letamaio temi seri. A differenza dei perfetti imbecilli, penso che un perfetto imbecille abbia il diritto di votare, ma il dovere di non seccarmi, e sta naturalmente a me non indurlo in tentazione!

Se qualcuno mi sa dare una soluzione tecnica per gestirvi "in mobilità", sarà tutto più fluido e riusciremo a parlarci più spesso. Altrimenti, lo potremo fare di persona nelle tante prossime occasioni di confronto, come il tour "Politiche per un mondo nuovo", la cui prossima tappa è a Silvi Marina:

(avrete apprezzato anche voi la feccia social di punturini pandemici che è venuta a rognare "Bagnai sorosiano, propugna il nuovo ordine mondialeeeeeh11!!1!"), o il #midtermgoofy del 15 aprile:


e poi naturalmente il #goofy12, del quale avete tutti (indiscriminatamente) toppato la data, non nel senso che non avete azzeccato il giorno, ma nemmeno il mese. Torneremo all'antico, e non sarà questa l'unica sorpresa, anche se l'altra non sarà una sorpresa, ma un'applicazione di una delle milestones del blog: questa.

Sarà una bella edizione, ci divertiremo molto, e sarà, come già tante altre in passato, un'edizione punteggiata dallo schiocco dei ricevitori della traduzione simultanea sul pavimento della sala: si torna all'internazionale, con vecchi e nuovi amici.

Ma un passo alla volta: intanto, chi vuole affacciarsi a Silvi il 24 marzo scriva all'indirizzo riportato nella locandina, perché l'amministrazione Leuropea ci tiene a sapere quanti saranno i partecipanti effettivi. Sarà solo fra 11 giorni e la sala non è enorme, quindi fatevi sotto (tanto è gratis).

Per il #midtermgoofy del 15 aprile il click day sarà dopodomani (il 15 marzo, un mese prima).

Per il #goofy, che sarà il 25 e 26 novembre (torniamo al format tradizionale), il click day proveremo a farlo, secondo una consolidata tradizione, il 10 agosto.


(...e il goofy off? No, quello lo abbiamo lasciato perdere. A giugno faremo qualcos'altro, ma in una sede diversa, più prestigiosa. Sarete sempre e comunque i benvenuti: essere "entrati" a qualcosa dovrà pur servirci: se non altro, a dimostrare che, nonostante questo blog non sia mai esistito e voi non esistiate, qualche ologramma riusciamo ancora a smuoverlo...)

lunedì 6 marzo 2023

Abbiamo la data del #goofy12...

...e il primo che la indovina vince un biglietto gratis!

(...scusate, ho mille commenti in coda, appena posso rispondo...

domenica 19 febbraio 2023

Stiamo riformando le regole. Lo sapevate?

 (...domani abbiamo in Commissione XIV l'incardinamento della COM(2022) 583, la Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, alla Banca Centrale Europea, al Comitato Economico e Sociale Europeo e al Comitato delle Regioni sugli orientamenti per una riforma del quadro di governance economica dell'UE - suggerisco il pdf in inglese qui. Una cosa da nulla: sostanzialmente una riforma della parte più intrusiva del Trattato di Maastricht, le regole di bilancio, fatta senza riformare il Trattato - perché dice che ci vorrebbe troppo tempo - con la solita logica del FATE PRESTO! e con la solita verbosità europeese, che rende così sgradevole approcciare certi testi. Ogni legislatore, del resto, ha le sue peculiarità. I testi del legislatore italiano sono illeggibili per l'eccesso di rimandi - "al comma 6 dell'art 5-quindecies del DL 4 aprile duemilacredici approvato con modificazioni dalla legge settordici ottembre ecc. la parola qualunquemente è sostituita dalla parola quantunquemente" - mentre quelli del legislatore europeo sono più autocontenuti, ma resi forse ancor più illeggibili dall'eccesso di luoghi comuni e di slogan. Il testo a mio avviso non è molto rassicurante. Di cose da dire ne avrei, ma prima vi pregherei di dare un'occhiata e di vedere se tutto vi convince. La scheda dell'iter alla Camera è questa, ci trovate questo dossier, che interpreta e contestualizza la proposta, io domani incardino e poi ne dovremo parlare, qui, visto che altrove nessuno ne parla, e mi sembra che pochi abbiano letto, anche fra gli addetti ai lavori. Sarei proprio curioso se data un'occhiata al testo provaste a raccontarlo con parole vostre. Se i relatori foste voi, se doveste spiegare a qualcuno che cosa c'è scritto, come lo fareste? Attenzione, siamo in un momento come altri ne abbiamo vissuti in questo blog che, ve lo ricordo, nacque nello stesso giorno in cui venivano approvati quattro dei cinque regolamenti del six-pack. Le regole ci hanno visto nascere, le regole ci hanno accompagnato, le regole continuano a seguirci, o perseguirci, o perseguitarci. Ora vado a riposarmi perché domattina si comincia presto. Voi date un'occhiata...)

domenica 12 febbraio 2023

La stampa è veramente vostra amica

(...con disegnino:


tratto da qui, giusto per ricordarci che siamo sempre stati degli ottimi comunicatori, e che abbiamo spesso lavorato per chi non lavorava per noi. Ma per fortuna quel periodo ce lo siamo lasciato dietro le spalle. O no?...)

Secondo la communis opinio non sta bene che un politico critichi la stampa indipendente e sovrana: se lo fa, si sostiene, si espone all'accusa di volerne limitare la libertà. Ora, rivolgere a me una simile  accusa sarebbe più ridicolo che ingeneroso: nonostante questo blog abbia criticato con asprezza la deriva propagandistica della stampa italiana, segnatamente per la sua mancanza di pluralismo (cioè per il fatto che di propaganda ne fosse ammessa una sola), qui abbiamo sempre chiarito che la libertà di espressione del pensiero è e deve essere anche e soprattutto libertà di propaganda.

Quindi, come avrete visto, nel corso degli anni l'operazione di verità che abbiamo cercato di fare qui si è connotata per due elementi specifici, non frequentemente riscontrabili altrove.

Primo, quello che abbiamo sempre contestato alla stampa cosiddetta mainstream (che poi, come vedremo, è tutta la stampa) non era il diritto alle sue opinioni, ma il diritto ai suoi fatti! Ognuno ha diritto alle proprie opinioni, nessuno ha diritto ai propri fatti. L'archetipo di questa constatazione è il noto post sulle lievi imprecisioni del Corsera (utile rilettura per chi non l'avesse letto).

Secondo, quello che ci ha da sempre preoccupato è stata la tendenza, visibile dal 2016 in poi, a censurare la rete, indipendentemente da chi fosse vittima di questa restrizioni. Uno dei primi articoli in questo senso è quello sul regalo alle destre (pubblicato dal Fatto Quotidiano) e uno degli ultimi video è questo sul controllo del discorso politico.

Le nostre valutazioni sono sempre state sorrette da una consapevolezza: le dinamiche che conducono la stampa a disinformare (presentando opinioni come fossero fatti) sono oggettive. Le valutazioni soggettive lasciano il tempo che trovano: quando un giornalista disinforma, nella schiacciante maggioranza dei casi non lo fa per cattiveria d'animo ma per un complesso di altri motivi indipendenti dalla sua volontà e non soggetti al suo controllo, come qui abbiamo lungamente discusso.

Insomma: non esistono giornalisti "cattivi" o "nemici".

Ne consegue ovviamente che non esistono giornalisti "buoni" o "amici", e va bene così.

Meglio quindi evitarli tutti, se possibile, o comunque, se proprio non ci si riesce, evitare di sollevare polveroni o montare polemiche su fatti o dichiarazioni da loro riportati, dato che questi fatti o queste dichiarazioni sono sovente scollati dalla realtà, come vi ho spiegato in questo post con una lunga serie di esempi che mi riguardavano direttamente (e sui quali quindi la fonte primaria ero io).

Ad adjuvandum, vi fornisco due esempi freschi di rassegna stampa: uno proveniente dalla stampa nazionale "de destra", e uno da quella locale "de sinistra". Vi farete, senza animosità e senza clamore, un'idea di che cosa significhi abusare di un inesistente diritto ai propri fatti. Gli episodi sono minori e non ne traggo conclusioni particolari, se non una: quella di reiterare il mio invito ad usare la bontà di non seccarmi più con osservazioni che traggono alimento dal rutilante mondo dei media, perché nella stragrande maggioranza dei casi fatti e dichiarazioni che trovate in quella sede sono scollati dalla realtà.

Procediamo quindi con questi due ulteriori capitoli della nostra Comédie humaine...

Scènes de la via politique (dai giornali nazionali "de destra")


Rinvengo oggi in rassegna stampa questo pregiato contributo cui mi interesso per motivi che potete immaginare. Apprendo quindi con sorpresa che:


Ma tu guarda! Io invece mi ricordavo una cosa un po' diversa e in effetti un rapido riscontro mette in evidenza che:

  1. 18 ottobre 2022:  Proposta di legge: MOLINARI ed altri: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull’operato del Governo e sulle misure da esso adottate per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica del COVID-19" (384)
  2. 24 ottobre 2022: Proposta di legge: BIGNAMI ed altri: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione epidemica del virus SARS-CoV-2 e sul mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale" (446)
  3. 25 ottobre 2022: Proposta di legge: FARAONE ed altri: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione dell’epidemia di COVID-19, sulla gestione dell’emergenza pandemica, sulle misure adottate per la prevenzione e il contrasto della diffusione del virus nonché sulle conseguenze rilevanti per l’organizzazione del Servizio sanitario nazionale" (459)

Mi rifaccio alla cronologia degli atti parlamentari perché ha una sua oggettività e autorevolezza, ma ovviamente voi frequentatori del social azzurro cesso sapete bene che è stato Claudio, non altri, a portare nel Dibattito il tema della Commissione d'inchiesta COVID, con la difficoltà connessa al portarcelo da una posizione di maggioranza (e che maggioranza!); avete anche elementi per immaginare le motivazioni che possono spingere chi, come il collega Faraone, votava Lascienza:


a entrare in una Commissione simile. Quella per la libertà non è certo una battaglia storica della forza politica cui apparteneva (quella cui appartiene ha una storia troppo breve perché possiamo giudicarla), il che lascia supporre in certi gesti politici un intento tattico facilmente leggibile, e se lo diciamo noi e lo scriviamo qui è solo perché altri non lo dicono e da altre parti non lo leggiamo.

Scènes de la vie de province (la stampa locale "de sinistra")

Ieri si è tenuto a Chieti un incontro sul tema annoso del raddoppio della ferrovia fra Roma e Pescara, tema che, come immaginerete, un po' conosco, un po' mi interessa, e un po' riguarda anche la provincia di Chieti, cioè il mio collegio elettorale. L'occasione era la presentazione di questo rapporto indipendente, che valuta la progettualità espressa finora da RFI (altre informazioni sono nel sito della holding FS). Penso che si possa dire, perché è fattuale, che i progetti su cui si discute oggi sono frutto di una stagione politica in cui il centrosinistra è stato egemone, e del resto l'attuale AD di RFI, manager di comprovata reputazione, è stata nominata dal governo giallorosso, così come il suo predecessore era stato nominato dal governo Gentiloni. Questi sono fatti, non valutazioni. Viceversa, è una valutazione (mia) che l'incontro fosse particolarmente importante data la rilevanza del tema, così come ho trovato di estremo interesse gli argomenti che sono stati avanzati.

Ho quindi letto con curiosità il resoconto di questo evento sulla stampa locale, in cui ho riscontrato due pregiatissimi interventi del mio stimato collega D'Alfonso:




(sul Centro)



(sul Messaggero).

Curiosità e, aggiungo, sorpresa. Per motivare quest'ultima, vi devo un minimo di storia teatina. L'incontro si è svolto alla Civitella, l'acropoli della Teate Romana, in un anfiteatro moderno sotto l'anfiteatro antico. Uscendo da lì, mi sono incamminato lungo il cardo della città romana, che oggi è  il Corso Marrucino, perché avevo un appuntamento a San Giustino. E chi ti incontro a Piazza Valignani, cioè a undici minuti di distanza dal luogo da cui ero uscito mentre era in corso l'ultimo intervento?


Ma ovviamente il caro amico D'Alfonso, alla cui amabile domanda: "Tu che ci fai qua?" rispondo con affettuosa ironia: "Il tuo lavoro: ero alla Civitella a difendere i cittadini di Manoppello!" (Luciano è fieramente di Lettomanoppello). Ci lasciamo, e lui si incammina verso la Civitella. Ora: 11+11=22, io ero uscito alle 12:37, e l'evento era finito prima dell'una. Capite quindi bene che la lettura della rassegna stampa locale, aprendomi alla confliggente evidenza di un D'Alfonso compresente in due luoghi non contigui, mi lasciava di fronte a un arduo bivio:

  1. potevo pensare di essere più distratto di quanto non credessi, e che per questo mi fosse sfuggita la presenza dell'on. D'Alfonso all'Auditorium Cianfarani, come pure mi fosse sfuggito il fatto di star convivendo da cinque anni in Parlamento, di cui quattro e mezzo in Commissione finanze Senato e mezzo in Commissione finanze Camera, con un collega dotato del dono mistico della bilocazione, di un epigono di San Pietro d'Alcantara o di San Francesco d'Assisi;
  2. oppure potevo pensare che quelle lette sulla stampa locale fossero parole consegnate ex post in fretta e furia ai giornalisti per colmare un'assenza giustificata da altri impegni istituzionali, ma riportate come se fossero state dette durante l'incontro (cioè, non con un "interpellato/raggiunto telefonicamente sul significato dell'iniziativa l'onorevole ha dichiarato che..." o formula simile).

Dato che al Cianfarani l'amico Luciano non l'ha visto nessuno, e dato che in Abruzzo che sia un santo lo pensa una minoranza (così dicono i risultati delle ultime elezioni, e del resto lui sarebbe il primo a schermirsi, per umiltà intellettuale), "mi viene da pensare" (cit.) che l'ipotesi corretta sia la seconda: una stampa compiacente ha suggerito (senza dirlo esplicitamente) che l'amico ci fosse, per evitare di rimarcare la sua assenza da un evento così rilevante per la sua constituency.

Intendiamoci: qui il punto non è né vuole essere una valutazione dell'azione politica del collega. Questa valutazione spetta ai suoi elettori e per quel che mi riguarda si esaurisce nella costatazione fattuale che se un problema c'è, lui ne è oggettivamente un pezzo, visto che è del PD ed è stato il PD negli ultimi anni a gestire un po' tutta a filiera infrastrutturale ai vari livelli, per il semplice motivo che al PD incombeva farlo in quanto partito di Governo. Questo ovviamente non vuol dire che il collega non si stia adoperando per trovare una soluzione: sono sicuro che lo stia facendo, a modo suo, e aggiungo che la sua presenza o assenza da un incontro non è una metrica particolarmente significativa del suo impegno.

Ma il punto non è questo.

Il punto è che lui non c'era (fatto), ma, come vedete, per la stampa locale c'era (fake)!

Certo, sono piccole miserie della vita di provincia: non dovrei prestargli e non gli presto molta importanza, perché sarebbe sbagliato farlo. Tra l'altro, più della carta stampata, conta, come sappiamo, la televisione (al minuto 10:15). Quindi, nulla quaestio: solo per far vedere che i dettagli, che hanno la loro importanza, non sfuggono neanche a chi ha ben altro di cui occuparsi (e infatti fra un po' ce ne occupiamo insieme: sono relatore in Commissione della COM (2022) 583). Certo, dopo una campagna elettorale giocata dai miei avversari esclusivamente sul tema della mia  presunta assenza dal territorio, e durante la quale la stampa locale mi ha prestato un minimo sindacale di attenzione, dettagli di questo tipo, come dire... divertono!

Se competi contro chi gode di una bilocazione mediatica che gli consente di esserci anche quando non c'è, e se magari la stampa ti ignora quando ci sei ma amplifica il messaggio di chi dice che non ci sei, la strada è tutta in salita, e lo sarebbe soprattutto se non avessi altre vetrine da cui presentare le mie proposte.

Ma io le ho.

Conclusioni

Diceva Leonardo di riprendere l'amico in privato e di lodarlo in palese. E se invece vuoi esprimerti su chi non ti è amico né nemico? Semplice: lo fai su questo blog che non esiste, per una platea di lettori che non sono mai esistiti!

Supponiamo però che qualcuno, in qualche modo, passi da qui (intendo qualcuno di esistente) e si ponga il problema di risolvere certe fastidiose asimmetrie, quelle che impediscono a chi si logora dalla mattina alla sera per risolvere problemi di vedere il suo lavoro riconosciuto sui media. Che cosa gli potrei suggerire di fare, se esistessi (ma io esisto: l'ha detto il giornale!)?

Semplice: di andare a votare.

Perché chi non è né amico né nemico non capisce né lusinghe né minacce: ma i rapporti di forza li capiscono tutti!

Tranne chi ha deciso di non esistere.

Pensateci, e agite.

giovedì 9 febbraio 2023

QED 101: le divergenze parallele

Non c'è voluto molto tempo.

Ormai fra esposizione del tema qui, nel luogo del Dibattito, e conferme da parte dei migliori amici dell'uomo che si vuole informare, passano pochi giorni, qualche volta poche ore.

È il risultato di due forze convergenti: da un lato io non riesco a tener dietro ai "miei" temi, perché coinvolto anche da altro (i mille temi del territorio, i mille incontri per tenere allineate le varie anime della maggioranza, le mille verifiche interne ed esterne sulle mille posizioni da prendere ogni giorno, i mille riassunti da fare per uso interno o di comunicazione, ecc.) e ancor meno riesco a comunicarveli tempestivamente, non solo per gli oggettivi limiti di tempo (sono uno), ma anche perché per comunicare con voi ho bisogno di trovarmi in un clima emotivo favorevole, devo comunque raccogliere delle energie, devo comunque concentrarmi per riprendere il filo del discorso, anche se è lo stesso discorso da dodici anni...

Dall'altro, motus in fine velocior: il susseguirsi degli avvenimenti si fa incalzante, un po' perché le dinamiche elettorali premono (fra un anno il progetto insensato affronterà la sfida esistenziale di dimostrare il proprio senso), e un po' perché forze esogene (il fastidio degli Stati Uniti per le politiche mercantilistiche dell'Eurozona) impongono reazioni rapide.

Alla fine, gli eventi ci sorpasseranno, manifestandosi prima che riusciamo ad annunciarli, ma ce ne consoleremo, perché in tutta evidenza ci stanno sorpassando sulla strada che abbiamo indicato qui.

Quale strada?

Questa:


(era qui).

Ci stiamo in effetti avviando sulla strada di una nuova divergenza: a quella indotta dalla pro-ciclicità delle regole fiscali, su cui vi confesso di non capire se e come si intenda agire (ma mi impegnerò e tornerò a dirvi), si aggiunge quella indotta dalle forzature sugli aiuti di Stato, che aiutano il Nord a decollare, e dalle storture del PNRR, che zavorrano la nostra economia. Ne parla oggi l'amico Massimo D'Antoni sul Sussidiario:

dimenticando solo un piccolo "dettaglio", o forse semplicemente dandolo per scontato, come abbiamo imparato a darlo per scontato noi a partire da qui: finché non verrà abolito dalle regole europee qualsiasi riferimento a quel costrutto teoricamente infondato e operativamente distorto che è il "PIL potenziale", per il nostro Paese non ci sarà speranza di riscatto all'interno dell'Unione Europea (vi ricordo che non ci abbiamo fatto un convegno internazionale, di fronte alla solita platea di inesistenti).

Il motivo è molto semplice.

Se il "potenziale" di un Paese viene calcolato ex post in modo "adattivo", cioè incorporando tutti gli shock recessivi del passato, qualsiasi tentativo di compensare questi shock recessivi con politiche espansive sarà impedito dalle regole, perché verrà visto come un tentativo di spingere l'economia oltre il proprio potenziale, alimentando tensioni inflazionistiche.

Se lo "spazio fiscale" manca, ai Paesi del Sud, è per questo motivo, certo non per il #debbitopubblico (che ovviamente offre una chiave narrativa plausibile, ma che di per sé non appare limitante, atteso che per farlo scendere in fretta... abbiamo dovuto farne di più!).


Ma c'è un paradosso politico: il paradosso politico è che il ricorso al "Pil potenziale" è stato voluto proprio dai Paesi del Sud, come mezzo per aggiungere "flessibilità" alle "regole". I poveri piddini, inviluppati nel loro eurocentrismo tolemaico, hanno aggiunto al sistema un epiciclo tombale: quello che doveva servire a farci spendere "un po' di più" quando le cose fossero andate male, alla prova dei fatti si è rivelato il meccanismo che ci condanna a spendere molto di meno quando le cose vanno peggio! E questo vale in tutti i campi che il Paese dovrebbe tutelare per riprendere a crescere: pubblica amministrazione, infrastrutture, scuola, sanità.

Purtroppo qui non è un problema di colore politico, ma di egemonia culturale. Quella del "gianninismo" è forte e sorretta da progetti di comunicazione ben finanziati: #eggenerazzionifuture, #aspesapubbliga, #castacriccacoruzzione, ecc.

Tutto già visto e rivisto (ma avete visto che ci sono dei cretini che tornano all'attacco con la storia de #igosdidaabolidiga!? Ma come si fa?), tutto confutato, tutto riproposto con una tenacità che suscita disgusto e ammirazione in parti uguali.

Gli uomini e le donne che "sanno di sapere" sono ovunque, sono anche e, ahimè, soprattutto fra di noi.

Sarà una lunga, lunghissima guerra, ma per vincerla abbiamo una soluzione, dolorosa ma efficace: lasciamo fare a loro...

(...within reason, naturalmente...)