L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
giovedì 31 maggio 2012
Persona dalla limitata capacità di comprensione (Devoto-Oli)
martedì 29 maggio 2012
Altre comunicazioni di servizio
Vasto
Giovedì 7 giugno sarò a Vasto per una conferenza sul tema Noi, l'euro e l'Europa, organizzata da SEL. All'incontro parteciperà il coordinatore provinciale di SEL, Alessandro Cianci (un fognatore, ma non posso dirglielo troppo perché è pure un amico: gli ho anche dedicato un post, e chi indovina quale vince il simbolo della Goofynomics). L'incontro si svolgerà alle 18:30 nella Sala Convegni ex Palazzi Scolastici, Corso Nuova Italia.L'incontro fa parte di un ciclo del quale vi allego la locandina.
Napoli
Come sapete, lunedì 11 giugno sarò a Napoli per la presentazione dei libri di Riccardo Bellofiore e Vladimiro Giacchè (con Gennaro Zezza). Bellofiore mi ha scritto una lettera molto spiritosa nella quale mi indica due rettifiche rispetto al precedente annuncio: la prima è che l'incontro dovrebbe svolgersi non alle 16:00 ma alle 16:30 all'Istituto Orientale; la seconda è che in effetti per avere una visione organica del suo pensiero mi tocca leggere ben due libri, anziché uno.Ora, devo dire che lo sapevo, ma il fatto è che faccio una vita talmente stressante che nel dare l'annuncio avevo tirato un po' dritto, indicando solo il libro di cui mi ricordavo il titolo.
Quindi, ricapitolando: Vladimiro presenterà Titanic Europa, Riccardo La crisi globale, l'Europa, l'euro e la sinistra e La crisi capitalistica, la barbarie che avanza. Non mi ha detto in che ordine leggerli, ma suppongo di dover cominciare dal secondo: il capitalismo è in crisi dall'inizio (almeno, per i marZiani), mentre l'euro è arrivato dopo, a dare una mano.
Comunque, due sere fa ho finito i Miserabili, e stasera rockapasso mi porta il pacchettino, quindi arriverò preparato.
Mi scuso pubblicamente con Riccardo al quale non ho ancora risposto, ma mi ero perso la sua lettera nel diluvio di quelle che mi arrivano ogni giorno per darmi del genio o dell'imbecille (anzi, "piuttosto che" dell'imbecille, come dicono gli imbecilli: contento, Claudio?) solo perché ripeto pedissequamente le nozioni assolutamente banali esposte da alcuni premi Nobel su giornali sovversivi come il NYT o il WSJ. Povera Italia!
Se poi il signor G. ci manda una locandina, pubblichiamo pure quella!
L'euro e il nazionalismo
Ma non avevamo risolto tutto?
"Hai visto come la folla ha apprezzato la foga di SuperMario?"
E io:
"No. A quanto stiamo?"
E lui:
"447"
Ragazzaccio... Non possiamo lasciarlo solo un attimo, e lui subito si scatena!
Del resto, ho aperto questo blog proprio per spiegare che i suoi salvataggi non ci avrebbero salvato (ed è solo perché lavoce.info legittimamente non volle pubblicare quel post che aprii il blog), e anche per spiegare che lui (e l'altro Mario) avrebbero necessariamente dato, come molti miei studenti, la risposta giusta alla domanda sbagliata.
Ora sta succedendo, dal che traiamo tre conclusioni: la prima, che se l'ho previsto io non c'era proprio bisogno di un genio per prevederlo (fidatevi); la seconda, che faccio un lavoro veramente triste, dove le uniche soddisfazioni sono quelle di veder realizzate previsioni catastrofiche; la terza, che non tutti i lavori non pubblicati sono cattivi, e quindi non tutti quelli pubblicati sono buoni...
Dedico ai troll liberisti di passaggio la frase che, a me sedicenne, rivolse un settantenne fiumarolo tanti e tanti anni fa: "Beato te che nun capisci un cazzo!" Lo colsi come un costruttivo invito ad aprirmi al dialogo.
lunedì 28 maggio 2012
Frosinone
venerdì 25 maggio 2012
Cartesio vs. Visco (e Monti)
Ricevo da un indignato Fabiuccio:
E ripeto: "ma se per esempio l’Italia dovesse uscire dall’euro e riacquistare libertà sul proprio tasso di cambio e la lira si svalutasse, sarebbe un grosso problema per le esportazioni tedesche".
Questo, unito al commento di Visco di qualche giorno fa sui conti truccati affinché l'Italia entrasse nell'Euro:
"Un’Italia fuori dall’euro, visto il nostro apparato industriale, poteva fare paura a molti, incluse Francia e Germania che temevano le nostre esportazioni prezzate in lire. Ma Berlino ha consapevolmente gestito la globalizzazione: le serviva un euro deprezzato, così oggi è in surplus nei confronti di tutti i paesi, tranne la Russia da cui compra l’energia. Era un disegno razionale, serviva l’Italia dentro la moneta unica proprio perché era debole. In cambio di questo vantaggio sull’export la Germania avrebbe dovuto pensare al bene della zona euro nel suo complesso."
Quindi, ricapitolando: tutti gli scienziati che ci governano sono ben consapevoli del fatto che abbiamo volutamente (addirittura truccando i conti magari) commesso un suicidio, ma nessuno si chiede per quale ragione. A me sta sembrando una situazione Pirandelliana, a volte ci penso e non capisco se tutto ciò sia uno scherzo di cattivo gusto.
Poi ho notato una cosa ultimamente,andando al Bar: le chiacchiera da BAR si sono trasformate dalla lotta Berlusconiani vs Anti-Berlusconiani alla lotta €fili-Anti-€fili. Non riusciamo proprio per una volta ad utilizzare il buonsenso per capire cosa sia giusto e cosa non lo sia?
Una vulgata in sintonia (per adesso) con gli interessi della finanza internazionale, interessi che un esponente del PD può legittimamente pensare di dover difendere. Gli esempi non mancano. Va bene così. Basta saperlo.
lunedì 21 maggio 2012
1992: le "lievi imprecisioni" del Corsera
La bilancia dei
pagamenti in pillole
La bilancia dei pagamenti registra i pagamenti determinati
dagli scambi di merci, servizi e prodotti finanziari fra i cittadini residenti
in un paese e i non residenti. Lo scopo è quello di stabilire se il saldo fra
pagamenti ricevuti e pagamenti effettuati è positivo o negativo (o nullo). Non
c’è nulla di molto strano: ognuno di noi ha una sua personale bilancia dei
pagamenti. Quando lavoriamo esportiamo servizi, e in cambio incassiamo denaro.
Quando facciamo la spesa importiamo merci, e in cambio esborsiamo denaro.
Quando mettiamo i soldi in banca, esportiamo un capitale (e in cambio riceviamo
un pezzo di carta che ci permette di recuperare il capitale con gli interessi).
Quando contraiamo un mutuo, importiamo un capitale (e in cambio firmiamo un
pezzo di carta nel quale ci impegniamo a restituire il capitale con gli
interessi). Tutti capiscono che alla
fine della storia, non si può solo pagare: bisognerà pure incassare qualcosa,
ogni tanto, altrimenti per effettuare gli acquisti occorrerà contrarre debiti.
Semplice, no? Se non lavoro o non mi pagano devo comprare il pane a
credito: cioè a debito.
Lo Sme in pillole
Il Sistema Monetario Europeo, instaurato alla fine del 1979,
era un accordo di cambio fra i principali paesi europei (a geometria variabile
nel tempo), con il quale questi si impegnavano a far oscillare il cambio delle
rispettive valute entro una banda molto ristretta (±2.25%) attorno a una “parità
centrale” definita rispetto a una valuta scritturale, l’Ecu (European Currency
Unit). Insomma, il cambio era praticamente fisso. Per inciso, vi ricordo che
anche nel regime di Bretton Woods il cambio non era esattamente fisso, ma
poteva oscillare di ±1%
intorno alla parità centrale (definita rispetto al dollaro). Insomma: anche i
cosiddetti sistemi di cambi “fissi” un minimo di flessibilità ce l’avevano, a
differenza dell’euro: chiaro, no?
Il 1992
Vi ricordo che nel 1986 aveva avuto luogo l’ultimo
riallineamento importante della lira. E vi ricordo anche che nel 1991 la lira
era entrata nella banda di oscillazione ristretta (cioè era passata da una
banda del ±6%
a una del ±2.5%,
ovviamente più difficile da difendere). E vi ricordo anche che dal 1986 al
1991, cioè nei 5 anni precedenti il 1992, l’Italia aveva avuto in media quattro
punti di inflazione in più della Germania (geniale l’idea di entrare in banda
ristretta con un simile differenziale di inflazione!). Gli ingredienti per un’esplosione
c’erano tutti, e infatti l’esplosione avvenne. Ma sentite come la raccontano
gli amiconi del Corriere.
Asserzione numero 1:
in seguito a un attacco speculativo la lira perse il 25% rispetto al marco fra
maggio e ottobre.
La Fig. 1 riporta un decennio di tasso di cambio lira/Ecu (in blu) e lira/marco (in rosso). I tassi sono quotati “incerto per certo”, cioè misurano quante lire ci vogliono per acquistare un’unità delle altre valute, quindi se aumentano vuol dire che ci vogliono più lire, cioè che la lira si svaluta. Riporto il tasso col marco perché è quello citato dagli autori, e quello con l’Ecu perché era il fulcro del sistema dei cambi. Va da sé che siccome già allora la Germania esprimeva una quota importante del Pil europeo, e per di più le valute di Olanda, Belgio e Austria erano strettamente legate alla sua, ovviamente il “paniere Ecu” seguiva, come dire, le vicende dell’uovo più grosso. Voglio dire che, come si vede nella figura, i tassi lira/marco e lira/Ecu si muovevano di conserva.
La Fig. 2 riporta quello che è successo a questi due cambi fra il maggio e l’ottobre del 1992.
Abbiamo “zoomato” sia in larghezza, considerando solo i sei mesi dei quali gli autori parlano, sia in altezza, rappresentando le due serie su due assi diversi, per far vedere meglio cosa è successo: il cambio con l’Ecu è misurato sulla scala verticale di sinistra, quello col marco sulla scala verticale di destra. A sentire gli autori, sembra che la lira abbia progressivamente perso terreno, in questi sei mesi, sotto le ondate di un attacco speculativo (come sono cattivi, gli speculatori, e la povera liretta non poteva difendersi). Ora, è evidente che le cose non stanno così. Fra maggio e agosto i due tassi di cambio stanno fermi, immobili (variazione media dello 0% al mese). Poi fra agosto e settembre vediamo una fiammata verso l’alto, cioè una svalutazione: ci vogliono 48 lire in più per acquistare un marco (il 6.3% in più) e 74 lire in più per un Ecu (il 4.8% in più). E fra settembre e ottobre, un’altra svalutazione: ci vogliono altre 73 lire in più per un marco, e altre 111 lire in più per un Ecu (rispettivamente, un altro 9% e 6.8%). Quindi, in una sola frase (“Tra maggio e ottobre la lira perse il 25% rispetto al marco tedesco”) ci sono due errori: intanto, la perdita complessiva fra maggio e ottobre fu del 17% rispetto al marco (e del 12% rispetto all’Ecu). Poi, non avvenne “fra maggio e ottobre”, ma “fra settembre e ottobre”.
Questo non è un dettaglio: fa parte del meccanismo dello
Sme, e soprattutto di come si era deciso di gestirlo. Si era, evidentemente,
deciso di gestirlo rinviando il più possibile i riallineamenti, che pure erano
perfettamente previsti, leciti e consentiti dalle regole scritte. Perché? In
teoria per un problema di “credibilità”: la rigidità del cambio, si diceva, avrebbe reso più credibili le politiche antinflazionistiche dei governi periferici.
Ma in pratica il rinvio dei
riallineamenti, a conti fatti, otteneva un unico, meno nobile, scopo: quello di consentire agli speculatori
dei guadagni ingenti e immediati una volta arrivati al punto di rottura.
Se veramente la lira avesse “perso terreno” gradualmente fra
maggio e ottobre, ovviamente gli speculatori avrebbero guadagnato molto di
meno. Perché? Perché certamente non si sarebbero messi in tasca il 7% il 14settembre.
Magari si sarebbero messi in tasca il 2% a maggio, ma il riallineamento avrebbe
ridato fiato all’economia, rinviando riallineamenti futuri, e rendendoli meno
onerosi. Quella di “caricare la molla” fino al punto di rottura era
evidentemente una decisione politica.
Asserzione numero 2 –
“Nel periodo successivo i Bot andarono al 17%”
E vediamoli i tassi di interesse italiani. Per fissare le idee,
ve li faccio vedere nei 24 mesi dall’inizio del 1992 alla fine del 1993.
Secondo i nostri amiconi, a partire da novembre (periodo successivo alla
svalutazione), dovremmo osservare un’impennata dei tassi. E infatti:
Asserzione numero 3 –
“L’inflazione schizzò”
Ah, già, l’inflazione! Certo, certo, lo sappiamo quale
relazione c’è fra svalutazione e inflazione: una relazione che a voler
esagerare potremmo definire tenue, e questo sia sulla base dei dati, che di
precise teorie economiche (ne abbiamo parlato qui). Ma il piddino medio è
educato al terrore dell’inflazione importata. Per lui la svalutazione si
trasferisce sui prezzi con un coefficiente pari a 1 (quello che gli economisti
chiamano coefficiente di pass-through,
sì, proprio quello che in tutti gli studi empirici risulta invece molto più
basso). Tant’è che i nostri autori dicono solo “schizzò”, senza neanche dire
fino a dove, perché si dà per scontato che se il cambio si svalutò del 25%
(anche se era il 17%), l’inflazione sarà salita almeno al 25% (o al 17%). E in
effetti, se l’inflazione fosse “schizzata”, ci saremmo anche potuti aspettare
un incremento dei tassi di interesse (che normalmente si adeguano
all’inflazione). Ma l’incremento dei tassi non c’è stato, e ovviamente non c’è
stato nemmeno lo “schizzo” (metafora poco elegante).Lo abbiamo già visto con dati annuali nella Fig. 2 di questo post, ma rivediamolo con i dati mensili. La Fig. 4 riporta il tasso di inflazione e di svalutazione calcolato mese per mese (la cosiddetta variazione congiunturale).
domenica 20 maggio 2012
Comunicazioni di servizio
Sabato 26 intervengo a Frosinone in un convegno organizzato da Ecodellarete (Fiorenzo Fraioli), un lettore molto partecipe di questo blog, al quale sono grato per l'attenzione che presta alla mia attività di divulgazione. I dettagli li trovate qui. Ho conosciuto Fiorenzo e due dei relatori (Stefano D'Andrea e Moreno Pasquinelli) al convegno di Chianciano nello scorso ottobre e ho colto con piacere questa occasione di rivederli. Non potrò partecipare però al dibattito perché nel pomeriggio devo essere a Roma, cosa della quale mi ri-scuso con Fiorenzo e con tutti gli altri. Vi pregherei di astenervi da domande del tipo "ma perché c'è quello e perché c'è quell'altro" (che già stanno arrivando): siccome gli inviti non li ho fatti io, queste domande fatele a Fiorenzo che vi risponderà come crede. Va assolutamente da sé che io, come ho già detto in molte occasioni, temo di non aver molto da dire a personaggi Donald-ispirati o a portatori di teorie del complotto di varia origine e caratura (anche se stimo e seguo Pietro Valerio che mi sembra su un pianeta completamente diverso dagli altri). Ricordo però a tutti che siamo ancora in una specie di democrazia, ognuno ha il diritto di dire la sua, e ognuno ha il diritto di non ascoltare quella degli altri, anche se ogni tanto ascoltare può presentare sorprese e condurre a progressi. Io purtroppo in questa occasione molto tempo non lo avrò, sarà per un'altra volta.
Poi, per evitare altre stucchevoli e insulse scene di gelosia ("ma perché non ce lo hai detto?"... evidentemente perché ho avuto altro da fare), vi segnalo con congruo anticipo che lunedì 11 giugno interverrò all'Istituto Orientale di Napoli (ore 16, se ho ben capito) alla presentazione dei libri sulla crisi di Vladimiro Giacché (Titanic Europa) e Riccardo Bellofiore (La crisi globale, l'Europa, l'euro, la sinistra). Così ora mi tocca pure leggerli!... Ma trattandosi di colleghi illustri, ho preferito non affidarmi al mio talento di improvvisatore.
Concludendo, come nota metodologica, vorrei farvi partecipi di un principio fondamentale della mia esistenza: chi mi cerca mi fa un piacere e chi non mi cerca me ne fa due. Quindi chi mi cerca per dirmi "ma perché non ce lo hai detto", così come, in generale, chi mi cerca per dirmi quello che devo fare, mi fa quattro dispiaceri, e viene congedato con una pacata esortazione (sperando che il telefono sia libero).
Come dice quello, that's all...
Bene, tutto questo per dirle che nel suo intervento video una cosa che mi ha fatto un po' dubitare è il suo riferimento al fatto che certe politiche economiche sono dettate dal (superficiale) nazionalismo. Mi sembra un po' poco. O no? (non è una domanda retorica, me lo chiedo davvero)
Senza voler fare per forza dietrologie, quali sono secondo lei altri fattori che portano a fare certe scelte economiche un po' allegre?