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mercoledì 14 giugno 2023

Il certificato

(...oggi è una giornata non per tutti lieta, perché alcuni ricordano un uomo cui l'umanità non difettava. Allietiamola con un esempio di quel particolare derivato dell'umanità che è la romanità...)

(...scrivo oppresso da un rombo continuo e no, non è uno stormo di B52 - per fortuna - ma un unico tuono che mi arriva, senza soluzioni di continuità, dai Lucretili, interrotto solo dal fragore dei rovesci d'acqua, quando il secondo riesce a sovrastare il primo. Nel caso incontraste la siccità, salutatemela. Deve essere brutto avercela quasi fatta, veder baluginare di fronte a sé un futuro da superstar, e ritrovarsi in un niente fradicia e negletta, abbandonata dai titolisti e rinnegata dagli ecoscemi, per colpa di questi eventi "eccezionali", sulla cui eccezionalità ci intratterremo al #goofy12. Perché ci sarà un #goofy12 e cercheremo, questa volta, di avere più poltrone che... iscritti!...)

Per qualche motivo che vi dirò quando sarà il momento mi occorreva un certificato.

Dice: "Ma tu ce l'hai lo SPID?" Eh, sì, lo SPID ce l'avevo, ma siccome non lo usavo praticamente mai pare sia scaduto. Insomma: l'identità digitale sarà anche una cosa pratica, ma è un po' effimera. D'altra parte, se ci dicono che nulla sarà più come prima, e che gli eventi eccezionali, e che le alluvioni, ecc., una persona prudente non può che preferire l'analogico al digitale.

Ma, soprattutto, l'esperienza dell'ufficio pubblico, riavvicinandoti alla tua fragilità, alla tua kafkiana impotenza di fronte alle indecifrabili logiche delle burocrazia, fa nascere nuove solidarietà, spinge quel brandello di umanità che alberga in ognuno di noi, sbigottito nella contemplazione del non senso, a ritrovare il senso più autentico della condivisione, costretti dall'ansia della sopravvivenza a un comune nemico, spietato, inflessibile, e soprattutto imprevedibile. E poi, se ti piace "er popolo", ti deve piacere anche "la circoscrizzione": un seminario perenne di antropologia (criminale), un manuale di (anti)estetica e di (anti)architettura, un caso (umano) da studiare con passione per capire perché restiamo i migliori (perché sopravviviamo ai nostri uffici), e quanto potremmo ancora migliorare (radendo al suolo quegli stessi uffici)...

Però, per uscire da questa esperienza arricchiti e non defedati, bisogna prenderla con lo spirito giusto, che è questo: lasciarsi compenetrare (ho detto "compenetrare"!) da una granitica, irrevocabile certezza: quella che, per quanto ci si sforzi, dall'ufficio si uscirà a mani vuote, senza aver combinato nulla. Bisogna disporsi serenamente, cristianamente alla rinuncia, alla privazione, al rifiuto delle proprie pulsioni disordinate, come quella di avere, appunto, un certificato che ti spetta avere. Deponi la superbia, utente! Chi sei tu per giudicare del tuo diritto di avere un foglietto gualcito che attesti che tu sei tu, e non un altro? Nessuno! Quindi disponiti alla rinuncia al sé (cioè al te). Solo al termine di questo percorso ascetico, solo dopo aver attraversato il deserto di corridoi fuligginosi e di androni graveolenti, solcati da altri miserabili, inebetiti e assorti nella propria traiettoria, pochi, i più meritevoli, o forse i meno (chi può dirlo?), vedranno sbocciare, quando meno se lo aspettano, quando ormai si sono arresi, e proprio perché si sono arresi, l'agognato fiore cartaceo del certificato!

Io ovviamente ero in questa disposizione d'animo: sapevo che avrei trovato il certificato tanto quanto Livingstone le sorgenti del Nilo. Anzi, per non sbagliare, per acquisire la più tombale certezza di non riuscire a compicciare nulla di nulla, mi ero caricato di un fardello di ben due cose da non volere: un certificato, e una nuova carta d'identità (sì, l'orrendo chip satanista voluto dal WEF e da quello che i coatti chiamano "Sciuàb", ma anche di questo parliamo un'altra volta)! Fortemente risoluto a non ottenerle, e conseguentemente a non inquinare con l'ansia di un desiderio irrealizzabile il piacere di un'esperienza paranormale, imbocco l'androne affollato di varia postulanza, rivolgendomi col consueto sorriso e con la mia connaturata intrepidezza al più elusivo e potente abitante dell'antro: la portinaia.

"Buongiorno, io dovrei fare il certificato tale, e dovrei anche rinnovare la carta d'identità!"

Ben disposta, più che indispettita, dal mio ardire (il mondo è controintuitivo), la padrona di casa benignamente mi risponde: "Per i certificati deve prendere un appuntamento con noi telefonando a quel numero" (e indica un foglio di carta plasticato che un esile scotch assicurava malamente al vetro sbreccato di un malfermo infisso in alluminio) "oppure può andare all'edicola di Piazza Gerundio, mentre per la carta di identità deve andare al primo piano che i ragazzi di Roma facile le spiegano tutto!" Un po' perplesso sul perché mai dovessi prendere appuntamento per telefono, visto che ero lì, chiedo trasognato: "Ma posso chiamarvi da qua dentro o devo uscire?" E lei: "No, può farlo da dove vuole, ma qua dentro c'è poco campo!"

Ringrazio, e vado dai ragazzi di Roma facile, nome che è tutto un programma.

Arrivo al primo piano (che in realtà è il secondo, perché c'è un ammezzato, ma ai miei vigili sensi questo dettaglio non era sfuggito...), busso a Roma facile, e naturalmente non c'è nessuno. Ma io, che sono venuto sapendo che non avrei ottenuto niente, non mi spazientisco nel non trovare nessuno. Nessuno è esattamente la persona che ti serve quando sai che non devi volere niente! Il segreto, posso dirvelo, è tutto lì: è un po' come in un videogame: se non ti spazientisci, si sblocca il livello, altrimenti resti piantato. Mi giro con un bel sorriso, e il livello si sblocca: da una porta anonima esce una donna delle pulizie che mi indica dove sono i ragazzi di Roma facile: nell'altra porta con su scritto Roma facile, quella nascosta da un angolo dell'ettagono concavo in cui l'architetto aveva sublimato il suo ideale di armonia rinascimentale (o qualche atroce violenza sessuale patita in tenera età). Aggiro l'angolo, ribusso, e mi ritrovo in una stanza dove metà dell'età la mettevo io e l'altra era ripartita fra tre antropomorfi.

Mi rivolgo al viciniore, e gli dico: "Buongiorno! Io dovrei rinnovare la carta d'identità, scade a dicembre, penso di dover fare quella elettronica...". E lui: "Guardi, io da qui il primo appuntamento posso darglielo il 9 gennaio". E io: "Ma quindi se la mia carta scade a dicembre resterò un mese senza sapere chi sono?" E lui mi trascina nel gorgo di una narrazione scombinata: "No, lei può chiedere l'appuntamento online, ma deve andare sul sito del Comune a mezzanotte, perché due volte a settimana si rilasciano 40 appuntamenti, oggi avevo quelli per il 5 luglio, se invece vuole venire di mattina deve aspettare a prenotarsi subito dopo la mezzanotte del giovedì, perché gli appuntamenti del martedì sono per il pomeriggio..." (potrei aver dimenticato qualcosa: me lo guardavo affascinato, e gli avrei tanto voluto dire: "Amico, io i click day li faccio, non li subisco!", ma mi piaceva ascoltarlo e pensare a quante domande ovvie avrei potuto porgli...).

Senza averci capito un gran che (me lo farò spiegare da qualcuno al Minint), prendo un foglietto di carta che riassume questa storia e esco, perché, come forse ricorderete, avevo un appuntamento telefonico. Discendo in disordine e senza speranza (che non avevo mai avuto) le scale scalene che avevo risalito con l'orgogliosa sicurezza che non sarebbe servito a un cazzo (e infatti...), varco la soglia, e appena fuori telefono al numero. Mi risponde una signora, cui chiedo: "Buongiorno, sono qui da voi e vorrei prenotarmi per avere il certificato tale...". Risposta: "Guardi, io qui il primo appuntamento posso darglielo il 10 luglio". E io: "Ma a me servirebbe un po' prima!" E lei: "Beh, allora deve andare a Via Dai Piedi 35 la mattina presto e prendere il numeretto!" E io: "Ma perché, da voi il numeretto non si può prendere?" E lei: "No, da noi no!"

Il cielo cominciava a incupirsi, a brontolare, quindi mi avviavo verso il parcheggio pensando a quante possibilità mi si aprivano, in quello che una volta sarebbe stato lo one-stop shop del Comune, e che oggi è l'hub di un groviglio di deliranti alternative: prendere appuntamento in situ per avere la carta d'identità troppo tardi, oppure partecipare a notte fonda a una specie di asta del pesce online per prendere un appuntamento in cui forse ti spiegano come andare avanti, e per il certificato, anche qui, o averlo in ritardo, o alzarsi in questo caso (per simmetria) ante lucem per andare a Via Dai Piedi e aspettare in piedi con altri reietti...

Metto in moto, parto, poi, al primo incrocio, provvidenzialmente un autobus incastrato fra due macchine parcheggiate in doppia fila mi obbliga a cercare un'alternativa: la trovo meccanicamente, mentre soppeso fra me e me le possibilità che mi sono state offerte, quando trasalisco: ma... ma... ma... sono a Piazza Gerundio, quella presso la cui edicola si possono fare i certificati! Quindi, forse, ce l'ho fatta!

L'edicola c'è, il parcheggio pure, quindi è matematico che il certificato non ci sarà (nei giochi c'è tanta matematica: pensate agli scacchi, ma anche al tresette...). Posto quindi che non ci sarà, sarebbe sciocco dubitarne, mi interessa però sapere come non ci sarà: la soluzione, vedrete, è di una intuitività quasi offensiva: ci sarei potuto arrivare subito. Scendo dalla macchina, mi avvicino circospetto, l'edicola sembra deserta, e qui mi sovviene il primo modo in cui avrei potuto mancare di ottenere l'agognato papiro: forse l'edicolante è stato rapito dagli alieni?... No: al mio buongiorno qualcosa emerge dalla penombra, e io: "Vengo da lì..." e lei: "E le hanno detto che qui si fanno i certificati!" E io: "Sì. Ma li fate?" E lei: "Che je serve?" E io: "Questo!" E lei: "Sì, questo lo facciamo!" E io: "Ma io devo darle qualcosa, la carta d'identità, un documento..." E lei: "No, no, io nun vojo sapè ggnente, nun devo vedé ggnente, mica sò l'ufficiale dello stato civile". E io: "Beh, sì, questo l'ho capito. E quanto costa?" E lei: "Un euro e cinquanta". E io: "Va bene, allora se possiamo procedere...". E lei: "Certo!"

Ma...

Da dietro a una catasta di riviste interviene il marito: "Guarda che nun lo pòi fa, perché oggi er sito der Comune è in manutenzione!" E io: "Lo davo per scontato. Ma quanto dura la manutenzione?" E lei: "Ma, dipende: qualche volta poche ore, qualche volta mesi...".

(...d'altra parte, in un Comune retto da un incompetente, come volete che funzionino le cose? Ah, se Claudio riuscisse a portarlo in Tribunale...)

giovedì 22 giugno 2017

Roma-Bruxelles-Roma

(...fischia! Me ne ero dimenticato uno, quello imminente... Meno male che la mia assistente, che è la mia assistente, di io me, di io stesso mestessissimo me, e non la vostra - quindi non gli dovete chiedervi di accreditarvi, non deve farlo nessuno, perché gli indirizzi per farlo sono nelle locandine e su Internet e a/simmetrie non è un call center - me lo ha ricordato, a io, a io me stesso, al legittimo centro del mio fottuto mondo, di cui voi siete la periferia, come io lo sono del vostro, e me ne faccio una ragione con relativa scioltezza...)

(...just so you know: sto andando a Pescara per il Consiglio di Dipartimento. Poi rimbalzo a Rona, da cui parto subito dopo aver parlato perché sono convocato nel bunker di Musica Perduta. Un consiglio disinteressato: non mettetevi sulla mia traiettoria...)









(...non è colpa mia se sono un animale territoriale - vedi alla voce: io non sono la vostra segretaria e la mia assistente è l'assistente di io me. Il nazzionalismo non c'entra niente. Sono il primo di tre figli maschi, il che significa, in buona sostanza, che al tempo t=0 mi sono trovato con due tette a disposizione, e al tempo t+5 me ne erano rimaste solo due terzi. Ora, considerando che due sono sei terzi, capite bene che io la deflazzzzione l'ho vissuta sulla mia pelle, da piccolo. Due cialtroncelli che frughicchiavano fra le mie cose, possibilmente rovinandole e comunque contaminandole, che mi svuotavano il frigo... Eh, io, che già sono tedesco dentro - perché sono Gonzalo dentro: tre di voi sanno a che pagina penso: l'indugiare sull'uscio, quanto, quanto mi infastidisce... - ho immediatamente dato una dimensione estremistica al concetto di Lebensraum. Da qui, una serie di miei orrendi difetti. Esempio: se ti trovo seduto alla mia scrivania, ti posso volere bene, e ti posso anche sorridere, ma nella mia anagrafe sei registrato come "Deceduto il giorno in cui si è seduto alla mia scrivania". E io mi sarò anche crocefisso da solo a questa battaglia quixotic (che non è una parola azteca, anche se ricorda Quetzalcoatl: ha più a che fare con i mulini a vento che con le piramidi a gradoni), ma non pertanto ho acquisito il potere di resuscitare i morti. Non è personale: è ancestrale. La deflazione della tetta, inutile girarci intorno, ti forma il carattere, come quella dei salari deforma il carattere della nazione...)

mercoledì 21 giugno 2017

Prossimamente (Parlamenti)





(...gentile utente: se stai leggendo questo post, vuol dire che sei su Internet, che hai degli occhi, e forse anche delle mani col pollice opponibile. Quindi per tutto il resto - accrediti, orari, logistica - c'è Google - per il quale ti bastano gli indici. Sappi che questo è per te un gioco a somma negativa, perché se vieni mi fai un favore, ma se non vieni me ne fai due, e se usi me come se fossi la tua segretaria mi dai un fastidio, ma se usi lo staff come fosse la tua segretaria me ne dai due. Chiaro così? Bene, non c'è risposta che non sia sussunta dalla prima legge della termodidattica. Dopo di che, posso solo dirti che, se sei qui, il tema di questi incontri lo conosci già. Il resto è solo scambio di germi e sebo. Cosa della quale, pur essendo vaccinato, faccio anche a meno...)

(...questo post è offerto dal Comitato Nazionale per un Uso Autonomo e Responsabile della Rete...)

(...p.s.: ovviamente non stavo parlando con te! Come spiega bene il Pedante, il problema sono sempre #glialtri, no!?...)
























































































































































(...No.)

sabato 25 luglio 2015

Chomsky ad Acilia: le privatizzazioni spiegate al cittadino

(...la trasmissione odierna di Omnibus La7 ha sollevato diversi temi, tutti molto interessanti. La trovate qui. L'esegesi sarebbe lunga, e la affido a voi. Mi dispiace per gli imbecilli (ma anche gli intelligenti) che volevano veder scorrere il sangue. Non ditemi mai cosa devo fare: avrete l'incertezza che io faccia il contrario. L'incertezza, perché se fosse certezza, allora vi sarei subalterno: decidereste voi, dicendomi il contrario di quello che volete. Invece decido io cosa fare, e oggi ve lo avevo detto prima. Che ne dite, ci sono riuscito? Bene. Ora sapete che quando sarò primo ministro potrò tranquillamente andare da Frau Merkel, e persuaderla (nella sua lingua) che in effetti è meglio per tutti che questa storia finisca. Una guerra è fatta di molte battaglie, di imboscate, di ritirate, di sconfitte, di armistizi, di terrorismo, di eroismo, di viltà. Il nostro alleato è il tempo. Quelli che "Monti è criminale" nel 2012 sono riusciti a dirlo solo in una trasmissione che visibilmente la buttava in vacca e non saranno mai considerati interlocutori autorevoli nemmeno da chi li pagava per non sembrarlo.

Questo è un altro campionato.

Chiusa questa breve nota metodologica, passiamo rapidamente al contenuto di questo post, che vi esorterei a condividere il più possibile perché chiarisce alcuni concetti sui quali forse sarebbe il caso che attiviate l'attenzione del prossimo vostro. Se poi quel prossimo è anche, o pretende anche, di essere minimamente evoluto intellettualmente (cioè è un piddino), potrete dargli come quadro di riferimento Crisi finanziaria e governo dell'economia: un articolo scritto per i colleghi giuristi, quindi non tecnico, ma sufficientemente rigoroso nell'analisi. Quando lo scrissi non avevo idea di come la pensasse Chomski, ma mi sembra abbastanza chiaro che su quali siano gli scopi, e soprattutto le regole, del gioco abbiamo comunanza di vedute...)

Noam Chomsky sulle privatizzazioni



Traduzione per diversamente europei a cura di Christian Rosso




Dove sono gli utili idioti?

Non ne ho idea, ma non sono preoccupato, e non dovreste esserlo nemmeno voi. Ho scoperto che sono diventati inutili, non solo perché chi ha un problema, oggi, se ha le palle come Christian, può fare da sé, con non minore impatto drammaturgico, ma anche perché loro, i professionisti della denuncia, hanno un'elevata elasticità di sostituzione rispetto al capitale (che inconsapevolmente - ? - difendono, porelli). Quindi, come dire, per fare a meno di certi difensori della vedova e dell'orfano basta un minimo input di capitale.

Allora, vi chiarisco un concetto: Chomsky è bravo, ma quell'altro, Christian, sta facendo la stessa, stessissima, identica cosa che ho fatto io e non hanno fatto tanti altri: denunciare le storture della propria professione, essendo però lui (Christian) molto, ma molto, ma molto meno tutelato di me (per non parlare di Gallino).

Nel filmato si vede che ha paura, cioè che ha coraggio, perché se non avesse avuto paura sarebbe semplicemente stato un incosciente (come me), non un coraggioso. Chissà se ora capite perché sono così incazzato verso tante persone la cui libertà di espressione è tutelata (per ora) dall'ordinamento, i cui globi oculari sono provvisti di regolare retina, le cui orecchie sono provviste di adeguata staffa, ma che apparentemente sono privi di laringe, o forse di qualcos'altro.

Pretendo che gli facciate sentire almeno la vostra solidarietà, perché è estremamente probabile che non se la passerà bene.

Dixi.


(non torno sull'argomento dei giullari di regime. Quello lo affronteremo a tempo debito. Sarà mia cura illustrar loro alcuni proverbi ghanesi. Indovinate un po' quali...)

lunedì 17 dicembre 2012

La tabellina dello zero










(il resoconto dell'incontro di giovedì 13 dicembre 2012 ai Magazzini Popolari di Casal Bertone, con un grazie a ecodellarete)


Me ne sono andato via con la tristezza di quando sei stato a visitare un parente in ospedale, sapendo benissimo (tu) che lui da lì non uscirà (perché il cancro è come le corna: l'unico a non saperne niente è quello che se lo porta addosso), ma per un quarto d'ora, parlando del più e del meno, hai sostenuto la conversazione sui progetti futuri del morituro, sfuggendo il suo sguardo, avido di una conferma che era oltre il tuo potere dargli...

Sì, sì, aspettiamo la Linke... o anche l'apocalisse Maya, che in fondo è un evento più probabile... e intanto giochiamo alla politica, che è un bel gioco di società, cervellotico, esclusivo e inutile, come il bridge...


(p.s.: può darsi che eco abbia in serbo qualche altro video dell'evento, lo posterò qui. Il video di Milano - Camera del Lavoro - sta subendo qualche ritardo per problemi tecnici, ma arriva, tranquilli, ci pensa il grande byoblu)

Addendum del 18/12: ho aggiunto gli ultimi due video. Purtroppo non sono in serbo, ma in italiano, e quindi, come giustamente nota istwine, non è che ci si capisca molto. Resta la tristezza.