L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
Questa mattina, verso le ore 11, da qualche parte attorno al punto di coordinate 41.916, 12.453, si è stabilito un principio di civiltà: insultare un politico di destra perché di destra non è ammesso dall'ordinamento.
I dettagli non ve li dirò, non perché sono un signore, ma perché li ha spiattellati illo tempore sui social la controparte, così come non vi dirò che la somma verrà devoluta in beneficenza, non perché la vera beneficenza si fa in silenzio, ma perché questa somma intendo spenderla per me.
Infatti, da persona veramente di sinistra (a differenza della controparte), reputo la beneficenza una "infame carità di cristiano borghese" (cit.).
Tanto vi dovevo per allietarvi la serata.
(...e ora sotto a chi tocca! Purtroppo questa storia chi la deve sapere la sa, e quindi credo sia difficile che qualcun altro voglia provarci: tuttavia, mai dire mai...)
Questa volta non è stata la piccola vedetta lombarda: questa volta lo sproloquio europeista è stato intercettato dal piccolo scrivano fiorentino (nero di capelli e bianco di viso, figliuolo maggiore di un impiegato…).
Ma è più questione di fortuna che di merito: Essi™️ sono ovunque, escono dalle fottute pareti, sempre pronti a farti ricominciare nel modo peggiore una serata che sembra finalmente in fase di atterraggio. La storia comincia così: l’opposizione fa lecitamente sentire la sua voce con un perentorio e tonitruante atto di indirizzo, che le norme regolamentari a sua tutela le consentono di incardinare in aula.
Il regolamento, in effetti, pensa a tutelare le minoranze, ed è giusto che sia così. La maggioranza, cioè voi, sarebbe in effetti tutelata dal numero, e le cose funzionerebbero così se si decidesse che quando l’opposizione dice le sue amenità, noi gli si vota contro e finisce lì. Purtroppo le cose non stanno così, perché nonostante non vi sia, a quanto mi consta, un preciso obbligo di presentare una mozione per gruppo o per schieramento quando qualcuno si sveglia e presenta la sua, generalmente alla mozione di opposizione si deve contrapporre una mozione di maggioranza. “Bene!” direte voi: “così almeno alle loro stronzate possiamo contrapporre delle tesi corrette e avere la soddisfazione di votarcele! Facciamo così vedere che non siamo ideologici, che non ci limitiamo a dire di no, ma che siamo propositivi e costruttivi, come una sana maggioranza deve essere!”.
Peccato che inevitabilmente l’esito sia il seguente: a una loro stronzata si finisce per contrapporne una nostra ancora peggiore. Come si arriva a questo esito infausto? Ma è molto semplice, benedetti figliuoli: il fatto è che qualsiasi bozza di atto di indirizzo governativo viene invariabilmente scritta da un tecnico di qualche ministero, e, come voi sapete, la tecnica è la prosecuzione del PD con altri mezzi. Insomma, il motivo per cui noi ci ritroviamo a presentare delle stronzate più grosse delle loro è che le nostre stronzate non le scriviamo noi: le scrivono Essi™️, nella loro veste non di politici (sottoposti al voto degli elettori), ma di tecnici (giustamente tutelati dal diritto del lavoro).
Sul cinema che parte quando il filtro politico di maggioranza intercetta simili parti della mente malata di un tecnico (che in quanto tale non può che essere di opposizione, ovviamente se la maggioranza è di centrodestra) per il momento non vi ragguaglierò. Mi affido alla vostra fertile immaginazione e alla vostra pazienza: un giorno uscirà “Trent’anni di patriottismo” (con tutte le chat in appendice) e quel giorno, chi ci arriverà, si farà delle gran risate.
Mi limito per ora a una considerazione, la più banale. Questo simpatico circo è anche una macchina per distruggere tempo, il tempo che ci servirebbe per raccogliere le idee, il tempo che ci servirebbe per capire con chi sostituire dei funzionari ideologizzati ed infedeli (anche se forse non è corretto parlare di infedeltà, un po’ perché ho il sospetto che a qualcuno siano fedeli, anche se quel qualcuno non siamo noi, e un po’ perché il piano probabilmente è diverso: sono persone che leggono il giornale e credono al mondo descritto dal giornale, un mondo in cui “l’Europa è il nostro destino“).
D’altra parte, non è così chiaro a favore di chi giochi il tempo, se a favore nostro o a favore di Essi™️. Non è nemmeno chiaro di quanto tempo noi (o essi) disponiamo. Il nostro tempo dipende da voi e dal Padreterno. Il loro solo dal Padreterno. In questo senso stanno senz’altro meglio loro (senza offesa)!
(...ieri sera ero abbastanza usurato, dopo una lunga giornata, iniziata a Venosa, da cui ero risalito fino a Pizzoferrato, per poi scendere ad Ateleta per partecipare a un raduno, per poi risalire, finalmente, nelle mie highlands. Nicola si era maternamente raccomandato di non tenere la finestra aperta, perché di notte rinfresca, e io filialmente l'avevo quindi spalancata, tirando giù la zanzariera, non tanto per difendermi dalle zanzare, che qui non si sa cosa siano - altro motivo per venirsene via da Roma, dove ormai imperversano da marzo a dicembre - quanto per ostacolare l'ingresso a qualche creatura mitologica tutta elitre e aculei, di quelle di cui in città invece s'è persa la memoria - magari perché qualche immigrato clandestino ne ha occupato la nicchia ecologica. Mi sono quindi andato spegnendo lentamente, nella lunga dissolvenza del crepuscolo, immaginando che alle 5:26, come da effemeridi, il Sole mi avrebbe svegliato, essendo io piuttosto insofferente - o se volete reattivo - alla luce, ed essendo la mia finestra esposta a ostro. Fatto sta che siccome la finestra davanti ha un bell'albero, io forse ero più stanco del solito, e la temperatura era ideale, mi sono svegliato solo alle 6:30, e insomma, fra una chiacchiera e un altra col mio ospite, mi son trovato all'imbocco del sentiero per il Porrara alle 8:45. C'erano già sette macchine, ma era un po' troppo tardi per andare in cerca di solitudine - che comunque non avrei trovato - più avanti, sul Monte Amaro, un monte che non cessa di darci soddisfazioni [qui e qui], dove mi preoccupava non tanto la neve o il ghiaccio, che ancora in quota c'è, quanto il fatto di dover risalire la valle di Fondo di Majella col sole negli occhi [per evitarlo devi partire almeno alle 7:30]. Così, mi sono messo in marcia, e fedele al motto "mai niun davanti", pur con un passo che non è ancora dei miei migliori, mi sono lasciato dietro una dozzina abbondante di escursionisti, riguadagnandomi rapidamente la tanto agognata solitudine. Non è solo spirito agonistico: diciamo che è anche prudenza. Quando vado da solo, preferisco che dietro di me ci sia qualcuno che, se le cose vanno storte, possa raccattarmi da terra. Ma perché lui sia dietro di me, non devo spiegarvi, dopo tanti anni di Goofynomics, che io devo stare davanti a lui! L'unico modo per essere veramente solo in montagna è andare per montagne che nessuno frequenta perché non hanno nome o reputazione, quindi in generale perché non hanno quota: lì la solitudine può essere un problema serio, anche perché lo spazio che l'uomo non riempie, lo riempie Natura matrigna Inc., lo sponsor di Musica Perduta, rappresentata in zona da lupi e soprattutto orsi. Ma in una domenica di giugno un qualsiasi duemila degli Appennini tutto è tranne che un posto solitario, il che ovviamente non ne fa di per sé un posto sicuro - vedi sopra! Alle 8:45 nel lato occidentale della montagna, quello verso il Quarto Santa Chiara e Roccaraso, per capirci, e all'ombra degli alberi, si poteva andare, il caldo ancora si sopportava. E così, mentre salivo col mio passo geriatrico, mi immaginavo i due cicli che si intersecavano al mio andare: quello del carbonio 6CO2 + 6H2O + luce → C6H12O6 + 6O2, e quello di Krebs acetil-CoA + 3 NAD+ GDP + FAD + Pi + 2 H2O → CoA + 3 NADH + 3 H+ + FADH2 + GTP + 2 CO2 [ovviamente non questo Krebs, ma questo Krebs, e altrettanto ovviamente non questo GDP, che se qualcuno capisse veramente cos'è tutti staremmo meglio, ma questo GDP, di cui, confesso, fino a oggi ignoravo l'esistenza: il che non gli ha impedito di fare finora il suo lavoro per me...]. Sotto i miei occhi quello che gli scemi chiamano inquinamento stava diventando glucosio attraverso la fotosintesi, come nelle mie cellule, da qualche parte e in qualche modo per me misterioso, attraverso la beta-ossidazione stavano diventando glucosio - o qualcosa di simile - gli acidi grassi, di cui in questo momento ho oggettiva disponibilità [se mi fate un buon prezzo ve ne posso cedere almeno quattro chili!]. Insomma, il mio metabolismo finalmente andava a un regime tale da garantirmi un minimo di benessere, e in questo stato di beatitudine emettevo tanta CO2, che però non sembrava disturbare i faggi e i tassi sul mio cammino, lieti anzi di assorbirla [naturalmente parliamo di questi tassi, non di questi tassi, che sono anch'essi emettitori, e anch'essi si incontrano da queste parti - ma non alle 9 del mattino: l'ultimo l'ho incontrato alle 23 di una serata dell'agosto scorso scendendo da Rosello]. Così, di sorpasso in sorpasso, su per la cresta, arrivavo in cima, dove trovavo quattro persone, fra cui un poliziotto in congedo, da cui ho imparato tante cose: che alla Rava del ferro la scorsa settimana c'era ancora un metro e mezzo di neve ghiacciata, lui era andato coi ramponi, aveva visto altri in "lieve difficoltà"; che una volta in servizio di polizia stradale era intervenuto sul luogo di un incidente, il responsabile dell'incidente senza alcun segno che potesse lasciar presagire una simile reazione gli aveva sparato al braccio [il buco si vede ancora] e poi l'aveva buttato a terra cercando di finirlo, ma la pistola gli si era inceppata per tre volte, e dopo tutta questa bella storia lui, che non aveva nemmeno fatto in tempo a estrarre l'arma, si era dovuto pagare l'avvocato; e altre varie ed eventuali del territorio e delle sue montagne. Inutile dire che dopo un episodio simile [quello del buco e dell'avvocato] se non sei leghista lo diventi, e infatti abbiamo salutato dalla vetta il comune amico Gianni Tonelli. Ah, il più anziano lassù non ero io: c'era un signore del '46, quasi ottantenne, con un suo amico settantacinquenne. Il loro passo era più geriatrico del mio [alla fine ci avevo messo due ore e cinque minuti rispetto a un tempo tabellare di 2:10], ma chissà se fra vent'anni avrò ancora voglia di andare lassù?
Questione - anche - di metabolismo.
Occupiamoci allora di un prodotto del metabolismo, cioè di un pdm...)
Anonimo Keynesiano ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Storia di un referendum":
L'Italia ha recuperato il livello di Pil del 2007 solo nel 2023. Calcolando i livelli di crescita del PIL nel 2024 e 2025 fanno 18 anni di sostanziale stagnazione economica. Tra il 1990 ed il 2023 i salari sono diminuiti. La produttività continua a non crescere. I neolaureati continuano ad andarsene. A fronte di tutto questo la diminuzione del tasso di disoccupazione dice ben poco sull'andamento complessivo del paese, soprattutto se si considerano le tipologie di posti di lavoro creati (in settori a basso valore aggiunto, con salari di conseguenza mediamente bassi).
In sintesi: il paese continua serenamente a declinare e questo governo non ha fatto (e continua a non fare) nulla per invertire il trend (d'altronde non può farlo, non avendo il controllo delle leve fondamentali della politica economica). Siete stati al governo in 5 degli ultimi 7 anni e ci siete in pianta stabile ormai da 3: le battute sono simpatiche, ma a un certo punto dovreste spiegare - e rendere conto - della situazione complessiva del paese.
Ps: 12 milioni di voti contronon sono esattamente pochissimi, e io non sputerei in faccia a chi è andato a votare perché costoro potrebbero ricordarsene. Per ulteriori informazioni, vedasi il "ciaone" di Renzi.
Pubblicato da Anonimo Keynesiano su Goofynomics il giorno 9 giu 2025, 23:51
Alberto Bagnai 10 giugno 2025 alle ore 06:36
Grazie per avermi spiegato le dinamiche macroeconomiche che avevo annunciato ex ante. Così facendo ti sei reso ridicol* e quindi mi sollevi dal compito di risponderti. Coí keynesiani pro-euro ci abbiamo lastricato il nostro percorso, ignoravo che esistessero ancora…
Anonimo Keynesiano 10 giugno 2025 alle ore 09:07
Onorevole, ero contro l'euro da prima che lei "scendesse in campo". E lo sono rimasto mentre lei votava la fiducia a Draghi. Invece che insultare, potrebbe (forse dovrebbe) rispondere nel merito. Ripeto: siete al governo, e dovreste cominciare a rispondere della situazione che - nonostante la diminuzione del tasso di disoccupazione - resta terribile. Cordiali saluti!
Alberto Bagnai 10 giugno 2025 alle ore 10:11
No, guarda, tu non eri niente perché non sei nessuno, sei solo uno che ha paura di metterci la faccia, e devo dirti che in questo solidarizzo con te (ho appena scritto una lettera a un collega per dirgli di stare attento, perché siamo ancora nel regime di Vichy messo su dalla sinistra), ma solidarizzare non significa autorizzarti a venire qui a farmi lezioncine di cui onestamente non c’è bisogno, non ne ho bisogno io, e non ne hanno bisogno gli altri lettori, anche perché le condisci con cose fattualmente false. Tu non hai dovuto votare la fiducia a draghi perché non conti un cazzo. Goditi il tuo non contare un cazzo, ma rivolgiti in un altro modo a chi da tanti anni sta lottando per cambiare le cose, mettendoci la faccia.
Anonimo Keynesiano ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Storia di un referendum":
Di seguito le fonti delle cose “fattualmente false”:
2) Sulla diminuzione dei salari dal 1990 al 2023, i dati sono tratti dal Rapporto Annuale OCSE sul lavoro e sono stati ripresi abbondantemente dalla stampa negli ultimi mesi, basta usare Google:
5) Sull’inversione del trend del declino italiano:
Credo che dedurla dal grafico sull’andamento del rapporto tra Pil pro-capite ITA/WLD e ITA/EMU contenuto nel post da lei citato sia un filo azzardato. Se guardiamo all’insieme dei dati che abbiamo a disposizione (quelli di cui sopra e altri che si potrebbero aggiungere) quello che emerge chiaramente è che il declino è vivo e lotta insieme a noi.
6) Sui posti di lavoro prodotti:
Confesso che questa era più che altro una deduzione fatta mettendo insieme: a) scarsa crescita del PIL nel post rimbalzo-covid (2023,2024,2025) b) calo della produttività c) diminuzione dei salari d) aumento dell’occupazione over-50.
I dati settoriali non me li sono guardati, ma se mi smentisce dimostrandomi che stiamo producendo posti di lavoro in settori ad alto valore aggiunto sono ben contento.
Con immutata stima,
Dunque...
Intanto sgombriamo il campo da un equivoco, o almeno proviamoci, perché mi sono ormai rassegnato all'evidente impossibilità di riuscirci, per circostanze oggettive che comprenderete.
Tutti qui ci ricordiamo quando e come abbiamo conosciuto Giorgia Meloni: undici anni fa in questa tavola rotonda:
nel convegno intitolato al mio saggio cui venne riconosciuto lo status di best seller (ma insomma, che cosa ne penso lo sapete...), convegno a margine del quale la Meloni rilasciò questa intervista:
Erano, naturalmente, altri tempi.
Avevo conosciuto la Meloni circa un anno prima, grazie a un uomo buono e coraggioso di cui molti parlano ma che credo nessuno conosca, perché penso di essere l'unico, essendo stato lì, avendo respirato quell'aria, avendo ascoltato i deliranti sproloqui degli organizzatori, che sembravano provenire dritti dritti da un ciclostile della militanza armata "comunista" anni '80 (negriani, credo fossero...), penso, dicevo, di essere l'unico a poter valutare e apprezzare il coraggio che Antonio ebbe nel venirmi ad ascoltare qui:
Per me Antonio non è una bandiera o un hashtag (come lo è diventato nella cloaca): è carne della mia carne viva, è la persona che è riuscita, nel 2013, dodici anni fa, col suo coraggio, col suo umorismo, con la sua mitezza, insomma: con la sua umanità, a farmi fare quell'operazione di igiene intellettuale di cui tanto ci sarebbe bisogno in questo Paese, ma che a sinistra temo di aver fatto solo io e vedo preclusa agli altri (il che mi ha reso peraltro indispensabile schierarmi a destra): apprezzare le ragioni dell'avversario politico, ammetterlo come interlocutore su un piano paritario di reciproco rispetto. Tanti sono i ricordi di Antonio, ma uno commovente e doloroso su tutti: quello di una volta che era venuto a trovarmi in Senato, e che per qualche motivo avevamo deciso di andare alla Camera (probabilmente per raggiungere l'infido Borghi). Passiamo i varchi e io mi avvio col passo spedito del parlamentare abituato a rimbalzare freneticamente da un palazzo all'altro, sospinto dalla spasmodica brama di raggiungere la prossima stanza con aria condizionata. Dopo un attimo lui non era più accanto a me, realizzo che era in affanno, lo guardo e mi prega di rallentare, ricordandomi che in fondo era vivo grazie a un intervento, e che non gli avevano dato tantissimo tempo. Me ne aveva parlato, ma me ne ero dimenticato. Lui sapeva di avere un tempo limitato, il che non gli impediva di spendersi.
Se non avessi imparato da Antonio che anche le ragioni dell'altro hanno pari dignità di esistere e di essere rappresentate, non avrei mai accettato nel 2013 l'idea di incontrare una "fascista" come la Meloni. Antonio non fu quindi soltanto il tramite di quell'incontro, cosa che gli fu possibile grazie al suo ruolo nell'organizzazione di quel partito: ne fu anche e soprattutto l'indispensabile presupposto culturale. Per Claudio parlare con Salvini fu piuttosto facile, nonostante che all'epoca non credo che questi avesse ancora letto Il tramonto dell'euro per i buoni uffici di Lorenzo Fontana: erano entrambi milanesi, erano entrambi conservatori. Il salto che dovetti fare io all'epoca era lievemente più ampio, ma insomma si fece, con la consueta liturgia: "Mi raccomando, sii conciso e concentrato, perché ha pochissimo tempo, potrà ascoltarti solo un quarto d'ora!" E poi l'incontro durò quasi due ore, al palazzo dei gruppi, che ora è casa mia, e che allora mi sembrava il distante, kafkiano e labirintico palazzo del Potere (che ovunque risiede tranne che in quelle stanze logore)...
Vedendo ora la frustrazione del mio assistente quando uno dei tanti postulanti riesce a catturare la mia attenzione e si trattiene più del previsto, mandando all'aria un'agenda fatta di incastri giapponesi, e costringendolo a entrare in modalità disaster recovery annullando e spostando quello che viene dopo, posso solo immaginare l'incazzatura di Arianna (se era lei il capo segreteria) di fronte a un evento simile. Va detto però che quando ci incontriamo mi sorride, quindi non porta rancore (o la mia esondazione non fu disastrosa)...
Era, o sarebbe, stato così con tutti, del resto, da Berlusconi in giù. Evidentemente succede in alto quello che succede in basso: ai primi come ai penultimi piace ascoltare quello che ho da dire. Una discreta soddisfazione personale che però solo in un caso ha avuto un riscontro politico:
(n.b.: tanto per essere chiari, ricordo - e ricorderà chi mi era vicino - che all'epoca questa foto non mi fece assolutamente piacere, perché significava la morte del dialogo con gli interlocutori che cercavo di coinvolgere, che poi sono gli stessi che a partire da qui, per l'igiene del Paese, oggi preferisco estirpare...).
Io continuavo (e continuo) a essere convinto che la battaglia in difesa della teoria delle aree valutarie ottimali sia una battaglia "di sinistra", pro labour, mentre il negazionismo di questa teoria sia evidentemente "di destra", contro il lavoro (per il semplice fatto che è contro il salario)! Tuttavia, è pur vero che bisogna fare il pane con la farina che si ha. La Meloni era piaciuta molto a molti di noi (ad esempio a Marco Basilisco, che pure stingeva anche lui sul negrismo - nel senso di Tony). Nel tempo ci ho mantenuto un rapporto non fittissimo ma cordiale: non ho consigli da darle, non è il mio ruolo e non ce n'è bisogno, come mi pare dimostrino i fatti. Credo che nessuno la ritenga una persona stupida, anche se probabilmente pochi si aspettavano (e molti me lo confessano) quello che invece forse qui ci potevamo aspettare, direi, visto che avevamo conosciuto la persona nella sua verità.
Ma insomma, per farla breve, quello che voglio dire è che avrei più di un pregiudizio positivo nei riguardi della Meloni e naturalmente di Matteo: sono persone che hanno voluto conoscermi quando non ero nessuno (vero è che a quei tempi a consenso forse stavo meglio io...), che hanno manifestato genuino interesse e rispetto per il mio pensiero, che stimo e con cui sono in rapporti cordiali (in un caso direi di amicizia). Poi naturalmente sono anche il premier e il vicepremier di un Governo che sostengo col mio voto (anche perché il vicepremier è il Segretario federale del mio partito). Ma soprattutto sono due bimbi grandi che non hanno bisogno che io li difenda, e per questo mi secca la dialettica idiota di chi viene qui a rompere i coglioni "ar parlamentare da 'a Lega" con atteggiamenti di sterile polemica. Non è questo (cioè la militanza leghista, che è arrivata dopo per me e non vi chiedo di condividere) quello che ci unisce qui. Ma capisco anche che non posso sottrarmi, che oltre a essere impossibile forse non è neanche opportuno (veramente non riesco a valutarlo) che io tenga separati i piani, e quindi all'anonimo keynesi-
ano voglio rispondere, e naturalmente risponderò su base fattuale. Mi ero tenuto indietro il suo commento perché avendomi lui fornito dei link pensavo che ci fosse da studiare e approfondire. Invece no: come vedrete, il suo compitino da pieiccdì expat in qualche università scandinava di terz'ordine è totalmente inconferente. Sinceramente, credevo meglio: invece è solo diversamente brillante, e come tale lo gestiremo, sempre fedeli alla nostra linea sui prodotti del metabolismo, dettata dal cantore di un altro importante ciclo, quello dell'azoto. Da ogni nostro interlocutore, per quanto azotato sia, e anzi tanto più quanto più azotato è, può nascere il fiore della conoscenza.
Difendo quindi la mia tesi: il vile usurpatore del caro nome di un genio che qui vi ho insegnato ad apprezzare perché ve ne ho riportato i testi, quelli che nessuno conosce, e tanto meno i sedicenti keynesi-
ani (vi ricordate quel soggetto di Iodice? Circola ancora per i tubi del dibattito?) fa affermazioni fattualmente false, diluendole in una serie di affermazioni non originali e inconferenti, perché non sono oggetto di disputa sul blog che le ha anticipate di alcuni lustri.
Prima affermazione fattualmente falsa: semo mijoni!
"12 milioni di voti contro non sono esattamente pochissimi, e io non sputerei in faccia a chi è andato a votare perché costoro potrebbero ricordarsene."
Allora: innanzitutto non vedo dove avrei sputato in faccia a dodici milioni di persone. Non che non voglia o che reputi sbagliato farlo! Semplicemente, non ho sufficiente saliva per farlo. Se chi dimentica come il PD lo ha massacrato ricorda che Bagnai gli ha sputato in faccia è perché se ne vuole ricordare. Potrei anche blandirlo, un poveraccio simile: voterebbe comunque PD. Si chiama sindrome di Stoccolma e non mi interessa: non sono uno psichiatra. Tanto vale quindi dire le cose come stanno.
Fino a qui però siamo nell'ambito delle opinioni. Ma in questa frase del diversamente brillante c'è un dato fattualmente falso: i "dodici mijoni" semplicemente non ci sono!
I milioni sono nove (il 25% in meno, per capirci), e la fonte è questa. Di quello che ti ha detto tucuggino o la tua pravdetta provinciale a noi qui non ce ne frega un cazzo (perdonami, ma anche qui siamo cultori dell'ermetismo...), per cui, a meno che tu non intenda accusare di brogli il Ministro dell'Interno e sostanziare la tua accusa, forse è meglio che ti dai una regolata. Sul tema vero (il resto era un fumogeno, quello che interessa alla sinistra non sono i diritti dei lavoratori ma il voto degli immigrati) la sconfitta è stata cocente.
Quindi abbasserei le penne.
Seconda affermazione fattualmente falsa: "il Paese continua serenamente a declinare"
Il nostro amico diversamente brillante a giugno 2025 ci produce una serie di fonti:
che, basta leggerne l'URL, si fermano al 2023, per dimostrarci che un Governo insediato a fine 2022 non ha arrestato il declino del Paese.
Ora, qui non si sa se sia più la scioccaggine o la malafede (hai altri due anni di dati: perché non li guardi, gioia bella?), ma propenderei per la seconda. Vero è che la scioccaggine e la malafede non si escludono, in particolare perché se sei in malafede devi anche essere molto sciocco ad affacciarti su un blog dove non solo l'autore, ma anche i lettori conoscono i dati! Quello che però mi fa propendere per la seconda è lo scombiccherato discours sur la méthode del nostro amico keynesi-
ano: "credo che dedurla dal grafico sull’andamento del rapporto tra Pil pro-capite ITA/WLD e ITA/EMU contenuto nel post da lei citato sia un filo azzardato. Se guardiamo all’insieme dei dati che abbiamo a disposizione (quelli di cui sopra e altri che si potrebbero aggiungere) quello che emerge chiaramente è che il declino è vivo e lotta insieme a noi."
Ora, premesso che sono io il primo a dire che non sta andando tutto bene, e che ovviamente chiunque in qualsiasi condizione può serenamente e tautologicamente argomentare che sarebbe meglio se le cose andassero meglio (invoco su di me la Grazia di Graziella!), innanzitutto segnalo che nella letteratura sul declino del Paese si considera uniformemente come variabile il Pil, semplicemente perché questa è la variabile riassuntiva dell'andamento economico generale del Paese. Di che cosa pensi uno che non capisce di che cosa parla sinceramente non so quale conto dovremmo tenere! Qui siamo al livello di chi, portando dal medico le analisi del sangue, dica: "Dottore, i livelli di colesterolo non mi interessano, perché ho un'ottima vitamina D!" Ma gioia mia, il rischio cardiovascolare si misura con certi parametri, e la recessione (o la crescita) con altri, e se sono quelli un motivo ci sarà. Se non ti piacciono, prenditi un Nobel per l'economia come Kuznets rifondando la contabilità nazionale e dopo (ma solo dopo) vieni qui a rompere i coglioni. Posto quindi che la variabile da osservare è in primo luogo il Pil, contesto la frase sinceramente stupefacente secondo cui non avrebbe senso valutarne il declino in termini relativi rispetto alla media europea. Questa frase del nostro amico diversamente brillante evidenzia una profonda, profondissima ignoranza della teoria della crescita. Come vi ho spiegato partitamente parlandovi dei cialtroni del declino (a volta ritornano!) è assolutamente fisiologico che il tasso percentuale di crescita di un Paese avanzato esibisca un rallentamento, tant'è che in Europa (ma direi nel mondo) nell'ultimo mezzo secolo questo succede più o meno a tutti (i Paesi avanzati). Di declino all'interno del consesso dei Paesi avanzati si può quindi parlare solo in termini relativi, cioè valutando se il rallentamento della crescita di un Paese (fatto fisiologico dovuto al catch-up) è maggiore o minore di quello dei Paesi consimili. Il senso del grafico della vergogna, quello che ultimamente ha rispolverato Milanovic, e che vi proposi nel 2014, è esattamente questo, e se una cosa che Milanovic trova corretta non piace al primo presuntuoso di passaggio capite bene che posso farmene, e forse anche voi potreste farvene, una ragione.
Ora, tanto per essere chiari, i dati trimestrali dicono questo:
dove il pallino rosso indica l'arrivo del Governo Meloni e nello spazio fra le due rette verticali tratteggiate è stata applicata la clausola di sospensione generale del Patto di Stabilità. Non mi sembra di vedere, dal quarto trimestre del 2022 in avanti, una derapata simile a quella che i dati mostrano dal 2002 al 2018. Voi la vedete? E vi rendete conto del fatto che, piaccia o meno, senza il Superbonus questo Governo non avrebbe un buco di oltre un punto di Pil da tappare ogni anno (dettagli qui)? Anche al nostro interno c'è stato un dibattito su quanto fosse possibile e opportuno adottare una stance più espansiva, ma con un buco da 100 miliardi (l'ordine di grandezza è quello) da tappare in cinque comode rate vedrai che fare più di quello che è stato fatto non è così ovvio.
Mi chiedo anche se ci sia qualcuno di così imbecille da rimproverare al Governo Meloni di non aver fatto una cosa simile:
perché se è questo che viene rimproverato, allora mi arrendo! Per tornare sul tendenziale a fine 2025 saremmo dovuti crescere del 10% l'anno nel triennio 2023-25, ma questo spero si capisca che è impossibile, giusto? E quindi, anche con una vigorosa crescita reale al 2%, al massimo avremmo ottenuto questo:
Tanto è il disastro ereditato dal PD e dai suoi anonimi...
Quanto al fatto che i salari siano diminuiti rispetto al 1990 (?) e che si sia tornati al livello del Pil pre-crisi solo nel 2023, le osservazioni da fare sarebbero due.
Primo, lo vieni a dire a noi? Il tuo primo commento su questo blog è del 2021, per venire a rompermi i coglioni in un momento particolarmente complesso (magari se avanza tempo ne parliamo sotto). Forse dovresti tornare indietro e leggerti qualche post fondamentale sui salari, come questo, per capire che da insegnarci hai veramente poco.
Secondo: ma ti sembra intelligente rimproverare a questo Governo una dinamica insufficiente dei salari quando i dati dicono questo:
Se volessi attaccare il mio Governo, sceglierei qualsiasi fronte tranne quello dei salari! La questione salariale è stata creata dal PD entrando nell'euro, questo è il dato. Che oggi la scopra cercando di addossarla al centrodestra sarebbe già ridicolo di per sé. A fronte di questi dati, credo che chi ha venduto il Paese farebbe meglio a starsene zitto, non trovi?
Terza affermazione fattualmente falsa: "questo Governo non ha fatto nulla"
E raschiamolo, il fondo del barile! Qualsiasi deputato di provincia è in grado di vociferare tonitruante in qualche "Tele Provincia Profonda" che "il Governo non ha fatto nulla! Bisogna fare di più!", e via tautologizzando... Perché togliere anche a te questo innocente piacere, gentile amico? Poi però ci sono i fatti, e non te la faccio lunga (se vuoi i dettagli cercati le audizioni alle leggi di bilancio), per cui te ne ricordo solo alcuni:
1) il taglio del "cuneo fiscale" esteso e reso strutturale nel 2025 (spiegazioni qui), con un importo in legge di bilancio pari a 13.214 milioni di euro di indebitamento netto, comprensivi dell'effetto della revisione delle aliquote IRPEF, nella legge di bilancio per il 2025;
2) l'esonero contributivo totale o parziale per le lavoratrici madri (i dettagli sono qui);
3) le deduzioni fino al 130% del costo del lavoro dall'imponibile IRES per le aziende che assumono particolari categorie di dipendenti (giovani under 30, donne disoccupate da oltre sei mesi, eccetera: i dettagli sono qui);
e ovviamente potrei continuare. Questo ci porta al punto successivo...
Quarta affermazione fattualmente falsa: l'occupazione non aumenta e se aumenta è precaria e se non è precaria è nei settori a basso valore aggiunto
Naturalmente raggiunto il fondo del barile si può scavare.
L'occupazione che non aumenta suppongo sia questa qui:
il precariato sono pressoché certo che sia questo qui:
dove si vede che l'incidenza dei contratti a termine sul totale dei contratti di lavoro dipendente è tornata ai valori pre-jobs act (il che contribuisce a spiegare perché coi referendum ve la siete presa nel keynesiano), e la prevalenza di creazione di posti di lavoro in settori a basso valore aggiunto suppongo sia questa qua:
anche se a me sembra di vedere che ICT e ricerca abbiano avuto una dinamica superiore alla media, mentre ce l'abbia avuta inferiore il settore primario, per dire. Ma sarò un po' stanco dopo una lunga escursione...
Concludendo
Non sto difendendo Giorgia o Giancarlo perché sono amici o perché dalla loro tenuta dipende la famosa poltronaaaah!11! (che lascerò volentieri, ora che so quali sono i lavori pagati veramente bene!). Sto semplicemente enunciando i fatti. E attenzione: enunciare i fatti non significa dire che questo Governo sia particolarmente bravo. Nonostante io creda che Giorgetti sia un ottimo ministro, metterei la cosa in altri termini. In fondo, non è questo Governo a essere bravo: è il PD ad aver fatto un disastro, rispetto al quale anche un normodotato avrebbe potuto fare la differenza. O, se volete, potremmo metterla anche in un altro modo: la configurazione particolarmente favorevole dei fondamentali macroeconomici di cui questo Paese gode secondo le metriche di Bruxelles è senz'altro dovuta al diligente lavoro dei volenterosi carnefici del PD, al loro fiscal overkill che ha senz'altro scosso dall'albero le mele marce, alla medicina amara e velenosa che se non ti uccide ti rende più forte!
Oh, gran virtù dei governanti antiqui!
Peccato però che gli elettori siano ingrati. C'è tanta ingiustizia e tanta cattiveria, signora mia... Ma soprattutto c'è, qui, tanta insofferenza verso i saccenti pretini di sinistra tutti presunzione e distintivo che vengono ad elargirci ex cathedra le loro verità pezzotte da analfabeti dell'economia. Ne abbiamo i coglioni pieni di uomini di scarse o pessime letture che si credono il sale della Terra ma ignorano i dati statistici e la logica elementare. Lo dico con ermetismo ma anche con affetto.
Un suggerimento: le tue controdeduzioni tienile per te. Riparliamone nel 2027. Se avrai avuto ragione, a quel punto, sarà impossibile non dartela. Oggi, purtroppo per te, è impossibile dartela, e le ributtanti contorsioni logiche con cui cercheresti di prendertela sinceramente vorremmo che tu ce le risparmiassi.
Con immutata stima (quella che questa analisi dimostra ti meriti).
Che poi alla fine, la domanda è una e una sola, semplice, essenziale: ma se qui ci sono voluti venire i longobardi (per non farla lunga), e poi i normanni (con vari interludi a base di bizantini e saraceni), e poi gli svevi, e poi gli angioini, eccetera (la storia la sapete), ma un motivo ci sarà, o no?
In queste strade lastricate di pietra bianca, come a Montescaglioso, o a Conversano, spira lo stesso vento tiepido e secco, si palesano allo svoltare di un angolo gli stessi torrioni, le stesse facciate di cattedrali, testimonianze di un passato vivo e glorioso su cui forse si è voluto distendere il manto dell’oblio, nel deliberato intento di non accoglierlo nell’alveo della storia patria.
Ma io qui sto bene, meglio di dove si potrebbe supporre che io possa stare bene, cioè in quella Toscana dove sono nato, ma che, anche secondo i toscani che ci sono rimasti, purtroppo non esiste più. L’acqua del fiume di Eraclito non si è limitata a scorrere: è stata anche inquinata profondamente e irrimediabilmente. Qui, forse, sarà anche successa la stessa cosa, ma il mio vantaggio è che non me ne accorgo, perché, anche se a casa degli Altavilla mi sento come a casa mia, questa non è casa mia. I beni informati, peraltro, fra cui il prezioso Mauro, sostengono che esistano da queste parti insospettabili oasi di autenticità, sfuggite ai turisti e agli antropologi (ma non sempre ai prefetti, che nel sacro nome della sicurezza abrogano con un tratto di penna tradizioni millenarie - quando forse la soluzione più corretta sarebbe tenere fuori dai coglioni i turisti, soprattutto quelli attirati dai social).
La guida del castello mi spiegava Carlo Gesualdo, ed io, che sono persona di buon cuore, me lo lasciavo spiegare, salvo che, a sentirlo collocare nel tardo Seicento, non potevo trattenere un “forse un pochino prima…”.
Naturalmente, siccome siete ovunque, siete anche qui, e quindi c’era qualcuno che aveva visto la slide del post precedente, e che ha fatto la domanda dello studente (quella di cui sapeva la risposta). Ma io ho parlato prevalentemente di altro, sono partito dal grafico di Wolff, ho fatto notare che il gap fra produttività e salario reale va riempito con tanto debito, ho raccontato un po’ di storia del debito, e siamo andati avanti per un paio d’ore e oltre, con tante domande.
Ma forse la cosa che mi porterò dietro di questa giornata è un’altra, anche perché legata a un ricordo particolarmente tenero, quello di una vacanza fatta con Uga giù in Puglia da amici (li conoscete entrambi). Il legame in realtà è abbastanza tenue: un autogrill sulla Telesina dove avevamo mangiato bene e dove da allora mi fermo ogni volta, anche oggi, quando passo da queste parti. Mi siedo e sto per ordinare, quando da un tavolo si avvicina una signora poco più che mia coetanea, molto distinta e ammodo, che direttamente mi chiede: “Ma lei è Bagnai?”
Una delle tante agnizioni che hanno punteggiato la storia di questa bella d’erbe famiglia e di lettori, fra le quali resta insuperata quella del maestro Iacomini a Scurcola Marsicana: “Ma tu somigli a Bagnai!” “Ma io sono Bagnai!” (e l’un l’altro abbracciava).
Comunque, oggi ho risposto semplicemente: “Sì!”, e la signora ha proseguito: “La seguo su Facebook, lei fa i video dalla macchina!” (e io pensavo: per forza, il blog non esiste! Ma quanta gente vede questi video che a giudicare dalle statistiche sono così poco virali?…), aggiungendo: “Di che partito è?” Ovviamente, io che non mi tolgo la cravatta neanche in piscina, come dice il mio capo, non mi tolgo l’Albertino neanche in spiaggia, come non mi sarei tolto le spalline da sottotenente quando ero in servizio, però, siccome evidentemente oggi ero di buon umore, invece di indicare il marchio della bestia come faccio di solito, benignamente rispondevo: “Sono nella Lega, sono con Salvini!” E la signora, accorata ma misurata, dignitosa, composta, affidandosi, aprendosi, mi ha detto: “Mi raccomando tre cose: le ZTL, il gender nelle scuole, e il lavoro delle donne.” E mentre le prime due cose mi erano abbastanza chiare, sulla terza forse si intuiva che avevo bisogno di qualche delucidazione: “Io ho sei figli, mio marito è già pensionato, il lavoro nelle donne dovrebbe essere organizzato diversamente, dovrebbe almeno tener conto degli orari delle scuole”.
E insomma questa signora, che molto evidentemente non era community, che stava andando per motivi che comprenderete a Pietrelcina con due amiche altrettanto distinte e molto più che mie coetanee, e che per motivi imperscrutabili la mattina mi ascolta parlare su Facebook delle cose di cui parlo con voi, dopo un percorso più che decennale, cose che non sempre sono immediatamente intuitive per chi il percorso non lo ha seguito, e che possono legittimamente sembrare prive di attinenza con la realtà, astratte, fumose, per qualche motivo che ignoro, ma che mi ha commosso, ha sentito il desiderio di condividere con me queste preoccupazioni tanto concrete.
E qui ci sarebbero tante considerazioni da fare, ma ne faccio due. La prima è: perché io? E la seconda è: ci siamo abituati a considerare centrali dei temi che strutturalmente lo sono, ma che rispetto a quelle che tante persone perbene percepiscono come minacce immediate sono oggettivamente laterali (a meno di non dedicare un tempo che forse nessuno ha a ricostruire il percorso che conduce da una certa organizzazione dei rapporti sociali di produzione alle ZTL, al gender, alla negazione della maternità).
Le persone non vogliono spiegazioni, vogliono soluzioni e hanno tutto il diritto di volerle. Alla fine è anche per questo che Claudio e Massimiliano ci misero un bel po’ a convincermi…
Scusate, la risposta ai prodotti del metabolismo è ulteriormente ritardata. Ieri sono tornato a casa crepato dopo una giornata di sedute e incontri, e ho dormito dalle 21 alle 7, ora sto preparando slides per Venosa, che per me è soprattutto cromatismo espressionista:
ma effettivamente sarebbe anche un culmine del classicismo. Tutta roba comunque che all'estero non hanno (avuto). Comunque, in attesa della mia risposta, i prodotti del metabolismo hanno avuto quella della cronaca, cioè dell'agenzia del loro regime (non del mio), che purtroppo li smentisce:
Strano, eh?
Mica tanto, in effetti...
Ma dato che oggi sono di slides (in quindici anni di dibattito pubblico, che parlassi a braccio o che preparassi un discorso, non sono mai riuscito a riciclare nulla, per il semplice motivo che visto che chi mi ascolta comunque non mi capisce, ho preferito utilizzare queste occasioni per provare a capire qualcosa io, studiando...), volevo condividere con voi una cosa che era sotto i miei occhi, e che non avevo mai visto. Questa:
Per i diversamente vedenti, sottolineo che quello che non avevo mai realizzato era questo:
Nel nostro (mio, me ne prendo la responsabilità) discorso abbiamo sempre concettualizzato l'austerità come la correzione di uno squilibrio di flusso, come uno sforzo per riportare sui valori positivi in cui si trovava attorno al 1996 (prima che iniziasse il percorso verso l'euro) il saldo delle partite correnti, cioè l'indebitamento estero netto (barre azzurre), che si era andato deteriorando fino a raggiungere un minimo intorno al 2010 (freccia verde). In effetti, se invece consideriamo lo stock, cioè la posizione finanziaria netta sull'estero (spezzata rossa), si vedono due cose: la prima è che lo squilibrio, cioè il progressivo accumularsi di debito estero netto, è in effetti qualcosa che comincia da molto prima. Il massimo della posizione netta sull'estero è stato raggiunto nel 1980 all'8% (nel 2023 eravamo quasi lì: 7.5%) e il progressivo deterioramento era andato avanti per oltre trent'anni, fino al -23.2% del 2013 (quindi non per un quindicennio: per il doppio di un quindicennio). Ne consegue (ed è questa la seconda cosa che volevo segnalarvi) che l'austerità nei fatti è stata chiamata a correggere uno squilibrio di stock molto più grave e risalente di quello che appare dai dati di flusso. Questa analisi quadra con quello che vediamo nel famoso grafico della sconfitta (presentato qui):
Se infatti accostiamo lo scostamento del tendenziale (in verde) all'evoluzione delle partite correnti non vediamo particolari ragioni per il disastro che dalla B di Bagnai ci ha portato alla D di depressione anziché alla C di crescita:
All'inizio degli anni '90, ad esempio, c'era stata una correzione degli squilibri di flusso di entità simile (le barre azzurre erano tornate positive) senza bisogno di uccidere il Pil. Se invece confrontiamo lo scostamento dal tendenziale con gli squilibri di stock il quadro è diverso:
e in effetti l'entità epocale dello scostamento dal tendenziale è abbastanza in linea con l'entità epocale della correzione dello squilibrio di stock (le barre rosse che tornano in territorio positivo).
Possiamo anche metterla in un altro modo, che forse ci può aiutare a capire. La flessibilità del cambio ci ha aiutato a correggere (senza farci troppo male) il saldo delle partite correnti, ma non ci ha impedito di accumulare comunque una posizione netta sull'estero negativa. Ovviamente questo racconto va circostanziato, possibilmente non con osservazioni idiote del tipo: "Ma la correzione dello squilibrio di stock inizia alle 13 del 14 febbraio 2014 mentre lo scostamento del Pil dal tendenziale alle 14 del 13 febbraio 2012!" (se un terremoto è di magnitudo 8 quello che c'è dopo la virgola non interessa nemmeno ai sopravvissuti), o con il grande classico "correlazione non significa causazione!" (non sto - ancora - parlando di nessi causali). Quella che propongo è dichiaratamente una rappresentazione suggestiva di un fatto stilizzato, il cui principale messaggio è farci capire l'entità dello stress che il Paese ha subito nel lodabile empito di rimborsare in tutta fretta i propri creditori esteri.
Poi si può entrare nei dettagli, cosa che vi lascio fare volentieri, perché ora devo guidare per quattro ore...
(...mi sa che questa slide a Venosa non la faccio vedere...)
Il gentiluomo di quella nobil patria natio alla quale io forse fui troppo molesto si era espresso così sui dieci rotoli di morbidezza del 10 maggio scorso: “ La moneta europea ha recentemente attratto un rinnovato interesse da parte degli investitori internazionali, anche a causa delle turbolenze geopolitiche verificatesi negli Stati Uniti, che hanno determinato flussi di capitali significativi verso l’Europa.” Insomma, baluginava all’orizzonte il coronamento del sogno bagnato degli europeisti, quello di scalzare il dollaro dal ruolo di global safe asset, sembrava ormai a portata di mano (conferendo in extremis una rivincita all’astro nascente della sinistra di destra).
Ma oggi il destino cinico & baro, in un imprevedibile (🤭) colpo di coda, si accanisce a maramaldeggiare sugli euristi. Il FT ci fa infatti sapere che “Gold overtakes euro as global reserve asset”.
Insomma, quando le cose si mettono male nessuno si fida di un esperimento sociale senza capo né coda, e ci si regola invece secondo le parole di Verdi: “Torniamo all’antico, sarà un progresso!”
Un saggio avviso, che dovremmo seguire anche noi, possibilmente prima di essere costretti a farlo…
(…no way!…)
(…devo rispondere ad alcuni prodotti del metabolismo (pdm), ma voglio farlo con calma e difficilmente ne avrò prima del weekend. Questa però era troppo gustosa per non condividerla con voi…)
Vi rifaccio in tre punti la storia dell'ultimo referendum, tragicomicamente conclusasi oggi.
Il punto giallo (agosto 2011) è quello in cui Draghi, nella sua famigerata lettera scritta in quanto Presidente entrante in Bce, chiedeva al Governo italiano "una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti" (le altre richieste sono dettagliate qui).
Il punto verde è quello in cui un sindacato giallo ammantato in una bandiera rossa ha preso una sonora musata, non riuscendo ad arrivare nemmeno al 30% di partecipazione (amen).
Ieri la mia Uga (semper laudetur) mi chiedeva del referendum, argomento che giustamente interessa ai giovani. Mia risposta: "Un referendum con cui il PD, che ha tolto diritti ai lavoratori quando la disoccupazione era al 13% e in crescita, vuole restituirglieli ora che la disoccupazione è al 5.9% e in calo. Poi fai tu...".
Sono stato unemotionally factual, come direbbe Capezzone. Che cosa lei abbia fatto poi non lo so, ma francamente me ne infischio.
Continuo a ricevere graditi segni di apprezzamento per l’intervento che ho svolto ieri a Rapallo e che trovate nel post precedente. Qualcuno ha anche chiesto che vengano pubblicate le slide e lo farò senz’altro, ma prima vorrei evidenziare rapidamente qui due cose che non sono nelle slide, ma che ho detto e sulle quali secondo me è importante fissare l’attenzione.
Un falso trade-off
La prima cosa sulla quale vorrei farvi riflettere è una evidente limitaziine della teoria economica standard, secondo la quale gli investimenti pubblici sono in qualche modo alternativi rispetto agli investimenti privati, nel senso che, per usare il linguaggio degli economisti, li “spazzerebbero” (il termine inglese utilizzato è: crowding out). Questa visione deriva dall’idea molto stilizzata secondo cui l’unica determinante del volume degli investimenti è il tasso di interesse. Se le cose stessero così, allora avrebbe un senso pensare che qualora lo Stato effettui investimenti finanziandoli in deficit, cioè con emissioni di debito pubblico, e ipotizzando che queste emissioni facciano innalzare il tasso di interesse, allora l’investimento pubblico determinerebbe una contrazione di quello privato attraverso il canale del tasso di interesse. In realtà, come ho cercato di spiegare ieri (ma non solo ieri) fra le determinanti complessive della redditività di un investimento ci sono anche le condizioni complessive della domanda aggregata e lo stato delle infrastrutture. Nessuno investe per portare al mercato con una strada che non c’è un bene che nessuno domanda. Voi (ad eccezione di Corrado) lo fareste? Io no, ma io non faccio testo: il problema è che non lo fa nessuno. Bisognerebbe quindi parlare di crowding in (non out) dell’investimento privato da parte di quello pubblico. Se lo si facesse, si capirebbe anche perché in un periodo in cui i tassi di interesse sono stati tenuti molto bassi, l’investimento privato in effetti non è esploso. Il motivo è semplice: perché in contemporanea sono stati tagliati gli investimenti pubblici, deteriorando lo stato della domanda aggregata complessiva e lasciando andare in malora le infrastrutture. La teoria economica corretta è quella che meglio si adatta ai dati: quello che vi ho detto spiega perché può succedere che l’acqua ci sia, ma il cavallo non beva.
Un vero trade-off
Un’altra cosa che non vorrei passasse inosservata nelle pieghe del discorso è riferita a una effettiva difficoltà alla quale un livello elevato di debito pubblico può esporre. Questo sfugge ancora a molti, ma è importante che noi, che preferiamo anticipare gli eventi (umilmente consapevoli del fatto che comunque non siamo in grado di influire più di tanto su di essi), ci mettiamo la testa. Livelli elevati di debito pubblico determinano un trade-off fra stabilità macroeconomica (intesa come controllo dell’inflazione) e stabilità finanziaria. Il motivo è molto semplice: dato che l’inflazione dipende dalla legge della domanda e dell’offerta, e che, conseguentemente, l’unico strumento che una banca centrale ha per controllarla è abbattere la domanda innalzando i tassi di interesse, quando le posizioni debitorie sono molto elevate c’è il rischio che un innalzamento dei tassi di interesse motivato dal desiderio di contrastare l’inflazione renda troppo oneroso rifinanziare le posizioni debitorie in essere. Detto in un altro modo, e pensando al debito pubblico, quando agli inizi degli anni ‘80 Paul Volcker avviò la sua politica di tassi di interesse elevati per combattere l’inflazione, il livello medio di debito pubblico nei paesi avanzati si situava attorno al 40%, e l’innalzamento dei tassi reali di circa quattro-sei punti avviò in molti paesi una spirale per cui ci si indebitava per pagare gli interessi sul debito. Ora il debito medio è oltre il doppio, cioè oltre l’80%, e quindi anche innalzamenti più contenuti dei tassi di interesse potrebbero farci entrare in una spirale simile, che potrebbe mandare fuori controllo le esposizioni debitorie pubbliche, ma soprattutto private. Per questo motivo sarebbe importante che queste venissero in qualche modo diluite, spingendo sulla crescita nominale, cioè sulla crescita reale e sull’inflazione.
Ecco: queste due cose nelle slide non c’erano, ma erano forse le due cose più importanti che avevo da dire ieri. Spero vi abbiano aperto delle prospettive utili.
Qui c’è il motivo per cui non sono riuscito a rispondervi (e ora sto per imbarcarmi):
Dovevo preparare questo intervento. Sono sempre le stesse cose, ma non negli stessi tempi e non alle stesse persone. Il risultato si è visto, il messaggio è passato (ascoltate i commenti degli altri, nei loro interventi tutti molto interessanti), stiamo portando la nostra voce in altri ambienti e piano piano ci costruiamo spazi di ascolto e di reputazione che ci saranno utili.
Ci vediamo più tardi per i commenti a questo e agli ultimi post, ma intanto volevo condividere un’osservazione che mi è venuta in mente lavorando a questo intervento: è strano come quelli secondo cui lo Stato è come una famiglia (una tribù variopinta che a quanto abbiamo visto annovera anche miliardari “visionari”) chiedano allo Stato di non comportarsi come si comporta una famiglia quando deve acquistare un bene capitale (un’automobile, una casa)! Le famiglie (o le aziende) per acquistare macchinari o edifici si indebitano. Secondi i gianninizzeri, lo Stato, invece, non dovrebbe indebitarsi mai, nonostante che sia ormai chiaro come chi sta alimentando una pericolosa catena di Sant’Antonio sia il settore privato: è quest’ultimo a indebitarsi per pagare dividendi, non il settore pubblico, e lo dice l’OCSE!
Questa è la consistenza dei nostri interlocutori social. Sono decisamente migliori e fortunatamente più rilevanti quelli in carne ed ossa. Spiaze per Serendippo! 😢