C'è una cosa che mi fa sinceramente impazzire, che mi "manda ai matti", come si dice qui da dove vi scrivo, nella storia dei "dazi di Trump" che tante querimonie suscita a sinistra. Una cosa di così solare evidenza che molti, evidentemente, non la vedono. Vi aiuto a metterla a fuoco con un semplice disegnino che in linea di principio non dovrebbe aggiungere molto alle vostre conoscenze:
Qui avete il saldo della bilancia dei pagamenti dell'Unione Europea a 27 verso il resto del mondo (barre, scala di sinistra, dati annuali) e il cambio euro/dollaro (spezzata, scala di destra, dati medi annuali).
Dal 2008 al 2024 il saldo della bilancia del pagamenti aumenta di 649.8 miliardi di euro. Di converso, il tasso di cambio scende da 1,47 a 1,08 (svalutazione del 26,4%, che vista dagli Stati Uniti è una rivalutazione del 35,8% - se non vi è chiaro chiedete e vi spiego).
Che cosa non funziona in questo grafico?
Semplicemente il fatto che, per come avvengono gli scambi internazionali, acquisti (netti) di beni europei implicano acquisti (netti) di valuta europea. Un forte surplus estero implica cioè una forte domanda di euro per comprare beni prodotti nell'Eurozona. Logica vorrebbe quindi che, per la legge della domanda e dell'offerta, il cambio dell'euro si rivalutasse, cioè che un euro comprasse più, non meno dollari (e di converso un dollaro comprasse meno, non più euro). Insomma: in un mondo normale le due variabili si dovrebbero muovere insieme (vai in surplus, il cambio sale, vai in deficit, il cambio scende).
Il grafico mostra invece che mentre nel 2008 con un euro compravi quasi un dollaro e mezzo, oggi compri poco più di un dollaro, cioè che l'euro si è svalutato. Il contrario di quello che dovrebbe accadere: una correlazione negativa e piuttosto forte: - 0,7. Ne consegue aritmeticamente che mentre nel 2008 con un dollaro compravi 0,67 euro, oggi compri 0,92 euro, cioè che il dollaro si è rivalutato.
Questo significa, ad esempio, che oggi noi a noi l'energia costa il 26,4% di euro in più di quanto ci costerebbe se non avessimo svalutato. Certo, sappiamo bene che il problema sono le oscillazioni selvagge del prezzo in dollari sui mercati internazionali, da cui l'euro non può proteggerci: resta il fatto che poi alla fine a noi per comprare l'energia occorre prima comprare dollari, e quindi se oggi l'euro fosse forte come nel 2008 pagheremmo l'energia molto di meno.
Di converso, la stessa cosa significa che agli Usa oggi i nostri beni costano molto meno, perché mentre nel 2008 con un dollaro si compravano solo 67 centesimi, oggi si compra quasi un euro (0,92 centesimi), e quindi a parità di prezzo in euro il prezzo in dollari dei beni europei è sceso (per comprare lo stesso euro ci vogliono meno dollari).
Visto dall'altra parte, naturalmente, questo significa che, a parità di prezzo in dollari, il prezzo in euro dei beni americani è salito, cioè che la svalutazione dell'euro ha nei fatti messo un dazio a tutti i beni prezzati in dollari: non solo le fonti di energia, come abbiamo detto, ma anche tutti i beni e servizi esportati dagli Stati Uniti.
Qual è il punto? Il punto è che l'euro si è svalutato, invece di rivalutarsi, proprio mentre esplodeva il surplus estero dell'Eurozona. Questa cosa ha due sole spiegazioni possibili, tra l'altro compatibili:
- o l'esplosione del surplus estero europeo è dovuta alla svalutazione dell'euro (che quindi si qualificherebbe come una svalutazione competitiva piuttosto aggressiva)
- oppure la non rivalutazione dell'euro in presenza di una esplosione del surplus dovuta ad altre cause (ad esempio, alla svalutazione del salari europei, candidamente confessata da Draghi al Senato) evidenzia una manipolazione della valuta da parte della Bce.
Insomma, i casi sono due:
- o la Bce ha manovrato il cambio per dare alle aziende europee un ingiustificato vantaggio competitivo;
- o la Bce ha manipolato il cambio per impedirgli di riflettere le forze di mercato (mantenendo alle aziende europee un vantaggio competitivo raggiunto in altro modo).
Non c'è nulla di scandaloso quindi nelle parole pronunciate da Trump il 27 febbraio scorso:
che, come vedete, non solo riflettono la logica economica (l'Unione Europea è una manipolatrice del mercato valutario), ma sono perfettamente compatibili con gli ordini di grandezza riflessi dai dati (tu mi fotti svalutando del 26% quando invece dovresti rivalutare? E io ti metto un dazio del 25%: uno pari e palla al centro!).
Scandalizzarsi di una misura simile, insomma, significa non sapere nulla di economia o non conoscere i dati (o entrambe le cose, cioè essere un operatore informativo).
Peraltro, e concludo, che la Bce fosse una manipolatrice del mercato valutario, o meglio che gli Stati Uniti la considerassero tale, per noi non è una assoluta novità. La schiuma di Twitter non consente di tenerne memoria, ma il blog, che è più notarile, ha messo più volte questa verità agli atti: tutta la storia ve l'avevo fatta qui nel 2019, e se andiamo a controllare che cosa è cambiato nel frattempo, anche l'ultima edizione del rapporto sulle politiche macroeconomiche e valutarie dei principali partner commerciali degli Stati Uniti accende un faro sulla nostra zona (pur non accusandoci più esplicitamente, come era fino a pochi anni fa, di manipolazione di valuta):
Il deficit degli Usa verso l'Eurozona è comunque il terzo per ordine di grandezza, e se per parlare in senso stretto di manipolazione occorre che nel periodo di riferimento siano state fatte politiche di intervento sul mercato dei cambi, che nell'ultimo anno non risultano, che questo deficit abbia risentito dell'aiutino che il Migliore ha dato alla Germania (e onestamente anche a noi) svalutando non credo sia contestabile. L'euro è decisamente e artificialmente sottovalutato. Quindi, in questo come in altri campi, prima di sbraitare contro il "cattivo" Trump, per giustificare reazioni isteriche e antieconomiche come i controdazi sul bourbon (!), sarebbe utile riflettere sulla causa degli squilibri. Io ve l'ho illustrata qui:
e "the best one" ve l'ha confermata qui:
Occorre altro?
Il problema non sono i dazi di Trump: questi sono al più una risposta ai dazi implicitamente messi da Draghi pilotando al ribasso l'euro per tenere insieme i cocci di un'Eurozona distrutta dalle sue politiche, quelle che oggi rinnega.
Questo a voi è chiaro perché lo sapete da quando abbiamo aperto il blog, ed è chiaro anche a una forza politica. Sta a tutti noi creare una più larga condivisione di questa consapevolezza, che si basa su un principio che tutti conoscono: la legge della domanda e dell'offerta!
Buona domenica!