domenica 20 ottobre 2024

La crisi dei salari e la produttività

Sempre preparando il mio prossimo intervento, dopo aver riesumato il grafico del 2012 su salari e produttività:


tratto da Svalutazione e salari (ad usum piddini), sono andato a vedere se fosse possibile replicarlo con le versioni odierne delle relative base dati, e se altre basi dati evidenziassero il medesimo fatto stilizzato.

Nel 2012 lavoravo con il CD delle International Financial Statistics (IFS) era tutto molto più semplice (detto fra noi). Ora si fa tutto online accedendo a questa pagina, lentissima, i codici delle variabili sono cambiati, ma insomma, prendendo l'indice dei salari (wage index) e dividendolo per l'indice dei prezzi  al consumo (consumption price index all items) quello che viene fuori è questa roba qui:


Nota bene: qui si vedono molti più dati che nel grafico del 2012: si comincia dal 1950, anziché dal 1970, e si termina nel 2019, anziché nel 2009. Se restringiamo il grafico alla finestra considerata nel 2012 l'ultimo database IFS ci dà questa rappresentazione:


ovvero, a distanza di dodici anni i dati sono rimasti gli stessi (la storia non è stata riscritta, e di questi tempi non è poco): la tendenza crescente del salari si appiattisce nel 1981, l'elettrosalariogramma piatto parte negli anni '80, quando la produttività cresceva.

Per la produttività, all'epoca, avevo usato l'indice della produttività media del lavoro dell'OCSE. Sono sicuro che sia ancora da qualche parte nel loro sito, ma nel frattempo anche lì il CD non è più di moda, l'interfaccia è cambiata, e quindi mi sono rivolto a un altro database, AMECO, che fornisce il Pil per persona occupata (variabile RVGDE). Tuttavia, siccome vorrei portare evidenze coerenti, prodotte con basi di dati uniformi, prima della produttività ho cercato in AMECO una misura dei salari reali, per vedere se "si parlasse" con quella riportata dalle IFS. Questo anche perché i dati IFS terminano nel 2019, e a me interessa arrivare al 2024 (AMECO arriva al 2025 perché per default riporta la previsione per l'anno successivo). AMECO misura il salario reale con una variabile che si chiama Real compensation per employee (RWCDV) e usa come deflatore il deflatore del Pil anziché l'indice dei prezzi al consumo (a beneficio di chi sa la differenza). Per l'Italia, questa variabile si presenta così:


e stringendo al campione considerato nel post ad usum piddini (1970-2009) si presenta così:


La storia parzialmente coincide con quella che sapevamo dall'IFS: il trend dei salari reali si arresta nel 1981. Qui però vediamo una ripresa fra la metà e la fine degli anni '80, e poi l'arresto definitivo. Sarebbe interessante ragionare sul perché e il per come di queste differenze, ma il punto fondamentale che ci interessa, il fatto stilizzato che vogliamo portare a casa, è: questo arresto (con o senza eventuale ripresa) del salario reale è associato a (e quindi potenzialmente dipende da) un arresto (con o senza eventuale ripresa) della produttività?

La risposta è desolantemente la solita: no!


Fatta base 100 nel 1960, gli indicatori vanno avanti di conserva per due decenni, poi all'inizio degli anni '80 si appiattisce l'elettrosalariogramma, e alla fine dei '90 (altri vent'anni dopo) si appiattisce anche l'elettroproduttivigramma.

La stasi dei salari precede quella della produttività, indipendentemente dalle basi dati utilizzate per misurare questi due fenomeni.

Quanto mi fanno pena quelli che si indinniano perché in televisione e sui giornali sono state dette tante fregnacce sul COVID! Da quarant'anni ci mentono su una cosa leggermente prioritaria, perché non averla teoricamente uccide: il salario. Quelli che si stupiscono e si indinniano (sic) per menzogne di parecchi ordini di grandezza inferiori sinceramente mi fanno un po' pena. Quello che avete subito è figlio di quello che avete accettato e state accettando. Qui è da un po' di tempo che sconsigliamo di accettare dati (cioè menzogne) dagli sconosciuti, e quelle che abbiamo smascherato dovrebbero averci indotto a un sano scetticismo, così sano che a qualcuno è servito per restare sano.

Ma non parliamo di questo, anche se oggi a tavola se n'è parlato, perché tanto si va sempre a finire lì. Eppure, con buona pace di chi monta la panna (anche a fin di bene, per carità...), il grafico più importante, politicamente, resta quello che vi feci vedere nel 2012 e vi ho fatto rivedere qui. Tanto importante, quanto misconosciuto e incompreso. Ma questo, forse, è un bene, perché ha evitato che ci fosse un incentivo a riscrivere la storia: una storia che resta quella a distanza di decenni e che nella sua brutale semplicità smonta ictu oculi le tante cretinate che ci sentiamo dire sulla stasi della produttività  come "causa" della crisi salariale. Se lo fosse, il crollo della produttività non verrebbe dopo, ma prima. Invece viene dopo. Quindi le cose sono un po' più complicate di così, un po' più complicate dell'idea (giusta) che non puoi distribuire quello che non viene prodotto. In economia, ahimè, tutto dipende da tutto, e capita quindi anche che quanto produci dipenda da quanto distribuisci.

Ma di questo non parliamo stasera, altrimenti... al #goofy13 che vi racconto?

(...un grazie ai reduci e ai nuovi ingressi della colonna genovese che si sono trovati coinvolti in un cocktail di manager e consiglieri di amministrazione: ma la focaccia di Recco era buona, vedersi è stato piacevole e rinfrancante, e almeno avete visto uno spicchio di mondo che comunque esiste, ed è, e considera se stesso, rilevante. Rixi, peraltro, ha fatto un bellissimo discorso...)

Sul metodo (preparando il #goofy13)

Qualche volta si va per esclusione.

Direi anzi che molto spesso si va per esclusione, soprattutto invecchiando, e questo verosimilmente deriva dall'azione combinata di due forze eterne e incontrovertibili: da un lato, con l'età il mondo circostante ti appare in preda a un degrado progressivo e inarrestabile; dall'altro, sempre l'età ti suggerisce che trovare una soluzione è sempre meglio che non trovare nessuna soluzione, e l'esperienza ti sconsiglia fortemente di lasciarla trovare a qualcun altro (soprattutto se sei in politica).

Sul degrado del mondo circostante qualche dubbio ce l'ho: può darsi che quello che osserviamo noi anziani sia solo un riflesso del nostro degrado, o semplicemente della nostra riottosità ad adattarci a metriche più consone allo Zeitgeist. Può darsi. Possiamo documentare che da un po' meno di tre millenni chi viene prima si lamenta di chi è venuto dopo: se quello che la letteratura ci trasmette fosse minimamente fondato su dati oggettivi, probabilmente oggi abiterei la Grotta del Cavallone, invece di un attico ai Parioli. Di contro, però, l'economista qualche riscontro oggettivo ce l'ha (il reddito pro capite, per dirne uno), e quindi può (se vuole) articolare un discorso meno impressionistico sulle (pretese) magnifiche sorti e progressive da un lato, e sulla  (supposta) inarrestabile decadenza morale dei giovani dall'altro.

Sul fatto che trovare una soluzione sia meglio che lasciarla trovare a un altro non mi dilungo: mi appello alla prima legge della termodidattica (ci sono cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate), e percepito o reale che sia il degrado, soprattutto quando devi scegliere persone, ma anche strategie di comunicazione, ma anche un piatto al ristorante, quello della riduzione del danno, del male minore, della scelta per esclusione resta il criterio principe in un'età in cui hai rinunciato a illuderti che il mondo possa mai non dico piegarsi al tuo anelito di perfezione, ma anche semplicemente comprenderne l'essenza e le ragioni.

E così, dovendo scegliere se buttare dalla torre Sergio Cesaratto, con il suo sconsolato, un po' sprezzante e molto condivisibile "chi voleva capire ha capito, a chi non vuole capire è difficile imporgli le cose più di tanto", emesso dieci anni fa:


o Claudio Borghi, che continua a dire che c'è un gap generazionale da riempire, e quindi dobbiamo ricominciare a spiegare tutto da capo, il procedimento per esclusione mi ha convinto a buttare di sotto Sergio (Claudio mi serve di più, oggettivamente), nonostante la pensi in fondo come Sergio (cioè pensi che chi non ha capito nel 2024 è ancora più coglione e inutile di chi non aveva capito nel 2014, il che frustrerebbe in nuce l'ottimismo della volontà del sornione Borghi), e per il prossimo #goofy13 sto preparando una relazione che riprende il discorso da capo, ragionando su grafici come questo:


(tratto da qui). Dodici (o tredici, o quattordici) anni dopo queste serie si sono allungate di altrettanti anni e il loro tracciato ha sicuramente qualcosa da insegnare a chi era qui dodici (o tredici, o quattrodici) anni fa e pensava o pensa di aver capito tutto. Ma questi grafici, il tanto lavoro fatto, hanno implicazioni immediate, anche prendendoli così come sono, sic et simpliciter, per chi arriva qui oggi, o magari è qui da pochi mesi o pochi anni.

Un esempio banale: ci dicono che l'Italia ha un problema di salari perché ha un problema di produttività. Ma noi sappiamo che non è vero, perché da dodici anni (tanti quanti ne ha questo grafico) abbiamo visto che il problema dei salari in Italia preesiste al problema di produttività. Ricorderete la stucchevole polemica con "er Melanzana" sull'opportunità di articolare o meno il dibattito in termini di quota salari: l'amico aveva qualche problema con la definizione delle variabili, non capiva, in tutta evidenza, che la quota salari altro non è che il rapporto fra le due variabili rappresentate nel grafico:



(lo spiegammo poi qui), e quindi il nostro approccio, che era più analitico (perché presentava le due variabili separatamente anziché il loro rapporto), era anche, ovviamente, più informativo.

E quale informazioni traiamo da questo grafico: ma semplicemente che, come vi ho detto sopra, è un po' sconclusionato attribuire a una cosa che è venuta dopo (la flessione della produttività) una cosa che è arrivata prima (la stagnazione dei salari). Capisco l'evitare il post hoc propter hoc, ma anche propalare un ante hoc propter hoc non mi sembra molto più rigoroso in termini scientifici! E infatti la scienza su queste e altre dinamiche ci dice cose diverse da quelle che gli economisti "de sinistra" e "de destra", nella loro pervicace volontà di girare intorno al problema, continuano a raccontarci: dal tir di faldoni del buon Zingy, alla piccola impresa familistica e amorale tanto vituperata anche a sinistra!

Ma, appunto, di questo parleremo esattamente fra una settimana, e quindi ora mi rimetto a slidificare (se siete a Genova però ci vediamo alle 18 alla Caravella - e dove se no?).

venerdì 18 ottobre 2024

Appunti

(...ho 21 minuti di discussione generale sul PSB - Piano Strutturale di Bilancio. Lascio qui qualche dato che vorrei commentare...)


Ci hanno detto che dovevamo fare l'Europona della monetona perché "fuori" c'era la Cina. Ce lo hanno detto quelli che la Cina ce  le stanno portando in casa con le politiche "green", e questo è il segno più eloquente della transizione ideologica da una sinistra amica di Marx a una sinistra nemica di Aristotele. La domanda però è: ha funzionato? La risposta è nei numeri: no!

La quota della Cina sul Pil mondiale si è espansa di 17 punti dal 1975 al 2023, e di questi 3 gliene ha lasciati il Giappone, quattro gli Stati Uniti, e 11 l'Eurozona. Dal 1999 il declino è quasi raddoppiato: fra 1975 e 1999 i punti persi sono 4, fra 1999 e 2023 sono 7. 

Un pezzo di questo suicidio è l'assurda risposta alla crisi finanziaria globale:


L'Eurozona, che negli anni '80 aveva un flusso di investimenti del tutto comparabile a quello degli USA, ha risposto a questa crisi diminuendo il flusso di investimenti, anziché facendolo decollare come negli USA, o almeno sostenendolo come in Giappone. La dinamica è più evidente se la si analizza in percentuale degli investimenti fissi lordi mondiali:


Le politiche di austerità sono chiaramente leggibili. Esse si sono tradotte nel tagliare gli investimenti di chi li faceva, e chi li faceva, contrariamente al racconto che ci è stato fatto per anni, non era la Germania. Fra 2008 (inizio della crisi) e 2014 (anno in cui il Pil europeo recuperò il livello del 2018) la dinamica degli investimenti nei quattro principali Paesi fu questa:


e non necessita di ulteriori commenti per chi è familiare con l'argomento: si vede come la Germania tradizionalmente abbia sottoinvestito, e come abbia suicidato il continente forzando tagli degli investimenti ovunque. Ma in questa follia c'era un metodo: il metodo mercantilista. Tutti ormai sanno e dicono che il problema del debito pubblico è un problema di crescita, e se il problema fosse stato questo, la risposta sarebbe stata più investimento. Ma il problema era drammaticamente un altro: era l'accumulo di debito estero causato dall'impostazione mercantilista della Germania, di un Paese incapace di sopravvivere senza praticare una qualche forma di dumping, senza truccare le carte, condizione necessaria (ma non sufficiente, come i fatti dimostrano) per campare coi soldi di chi ti compra i tuoi prodotti.

Questi erano gli appunti per questo discorso:


Domani sono a Sky Agenda, e sto prendendo altri appunti:


(fonte Eurostat), dove si vede bene come la Germania negli anni '90 fosse in difficoltà e riuscisse a decollare solo dopo la riforma del mercato del lavoro, cioè la sua svalutazione interna, e come all'interno dell'Unione monetaria shock quali la crisi finanziaria abbiano provocato una divergenza delle economie reale.

Possiamo però zoomare nel post-Dieselgate (cioè dopo che gli americani hanno preso i tedeschi a sportellate, stanchi delle svalutazioni competitive dell'euro ingegnerizzate per tenere i cocci insieme...). Facendo base 100 al primo trimestre del 2016 le cose si presentano in una luce un po' diversa:


e naturalmente questo si riflette anche sul Pil.

L'ultimo dato riportato dall'Eurostat per l'Italia (455,4 milioni) è superiore al livello del terzo trimestre 2007 (453,1 milioni), anche se inferiore al massimo storico di 456,8 milioni toccato nel primo trimestre del 2008:


(...or ci dormo sopra, fate così anche voi...)



martedì 8 ottobre 2024

Grazie!

Scusate l'assenza: tutti i vostri suggerimenti sono stati utilissimi e sono stati condivisi con chi si è incaricato di concepire il nuovo sito. Alcuni, poi, mi sono stati molto utili per il lavoro che devo fare in Commissione Morte. A forza di sentire i troll ortotteri ripetere nel social nero cloaca (già azzurro cesso) che non avevo fatto niente, mi ero dimenticato di quanto avevo fatto. Molto, e in non esuberante compagnia. Torno appena posso per parlarvi di altro... 

martedì 1 ottobre 2024

Ancora sui contenuti: i testi

 (...sono rimasti 54 posti. Sembrano molti, ma sono pochi, perché i relatori e gli invitati da qualche parte dovremo pur metterli. Il convegno è fra 25 giorni, nell'ultima settimana la media è stata di sette prenotazioni al giorno, per me se non venite è meglio, così vinco la scommessa, ma il piagnucolo dopo quello che è successo ad aprile non sarà consentito...)

Dal lavoro sui video sono uscite tante belle proposte, tanti contenuti di cui avevo perso la memoria. Devo dire però che forse il più impressionante è proprio il primo, che mi sono riascoltato oggi facendo la consueta "prova del moribondo":


Era stato girato il 22 ottobre 2011 all'ormai mitologica assemblea di Chianciano Terme del movimento SollevAzione, cui avevano partecipato anche Sergio Cesaratto, che probabilmente ricorderete, e Marino Badiale, che ho perso di vista. Quindi, due mesi esatti (per la precisione, 61 giorni) dopo il noto articolo sul manifesto, e 25 giorni prima del 16 novembre 2011, data in cui aprii questo blog con un articolo dal titolo profetico: "I salvataggi che non ci salveranno", la cui storia vi scrissi poi parlando di un anno vissuto umoristicamente (perché non dobbiamo dimenticare che una delle chiavi di comunicazione che vi hanno tenuto qui è stato, appunto, il registro umoristico, satirico, che fosse usato per descrivere l'incapacità dei governanti della Ruritania nel gestire le frazioni improprie - quali un debito pubblico superiore al 100% del Pil - o l'inqualificabile disonestà intellettuale di chi, facendo il più prevedibile e abusato dei cherry picking, cercava di dimostrarci che NSGC è morto di ipotermia e le rivalutazioni sono espansive).

In quel video c'era sostanzialmente già tutto: il fallimento del modello tedesco, il cui apparente successo era dovuto esclusivamente a politiche di svalutazione salariale e allo sfruttamento di una domanda estera (la nostra) che sarebbe presto venuta a mancare a causa della distorsione moralistica della stessa politica tedesca (punire il debitore, dimenticando che si è indebitato per sostenere la tua economia, cioè segare il ramo su cui sei seduto); la futilità della teoria del grande pennello (metafora dell'idea cretina che esistano economie di scala politiche rese necessarie dalla scala dei due grandi Stati nazionali che si fronteggiano sullo scacchiere internazionale: USA e Cina); ma soprattutto la Goofynomics: strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita, strano come un'esportazione tedesca vista dalla Grecia somigli a un'importazione greca, ma soprattutto strano che si accusi il greco di essere cattivo perché importa, visto che, se lui fosse bravo, il bravo tedesco non potrebbe esportare. Sostanzialmente era tutto lì.

Nel video rinvio, per i dettagli, al primo articolo di una certa ampiezza, quello, appunto, del manifesto, che però cito come "articolo di sbilanciamoci", perché il forum su La rotta d'Europa, promosso da Rossana Rossanda, era stato curato dalla redazione scientifica del blog sbilanciamoci, in cui militava il collega Mario Pianta (detto Mario Piantala), quello che mi suggerì di attenuare i toni della critica a Rossanda, ed era uscito in simultanea sul blog e sull'edizione online del manifesto.

Ecco, in una ipotetica collezione di articoli da riporre nel mausoleo quello avrebbe posizione di preminenza, non fosse che per il fatto di essere stato la causa del risveglio di molti di voi (almeno, di quelli che essendo di sinistra leggevano roba sinistra). Non saprei se considerarlo "divulgativo" o "mediatico", ma in qualche modo lo renderei visibile dalla home del sito, per il semplice motivo che come ha svegliato voi, può svegliare altri. Certo, resta il problema dell'elettore "dedestra" puro e duro di comprendonio, dell'ingenuo che chiama "comunisti" i comparuzzi del "vile affarista", e che magari può sentirsi respinto da un articolo apparso sul manifesto. Sono io il primo a dire che i numeri servono, ma i numeri, la storia lo dimostra, li avevamo quando ce ne fottevamo di chi ragiona così...

Comunque, nel caso dei testi (non scientifici) le metriche mancano, almeno quelle quantitative. Ci sono delle metriche qualitative implicite, date dal prestigio della testata, per cui uscire sul Sole 24 Ore non è come uscire sul Fatto Quotidiano (potete immaginare che il prestigio sia inversamente proporzionale alla veridicità ma ora il punto non è questo)! Non sono quindi in grado di proporvi, come nel caso dei video, una selezione basata su metriche, ma magari potrebbe aiutarvi ad aiutarmi avere un inventario almeno parziale dei miei scritti. A far data dal primo gennaio 2012 fino ad oggi la rassegna stampa parlamentare riporta 81 miei interventi (nel 2012 non c'è nulla perché non ero ancora abbastanza autorevole):

  1. 05/04/2013, STAMPA, GRAZIE MA NON SONO CANDIDATO PREMIER, BAGNAI ALBERTO
  2. 05/04/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, SOLO TORNANDO INDIPENDENTI SI PUO' RIPARTIRE, BAGNAI ALBERTO
  3. 12/06/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, L'EUROPA SI SALVA SOLO SE BERLINO LASCIA L'EURO, BAGNAI ALBERTO
  4. 08/08/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, L'OTTIMISMO DI LETTA? OVVIETÀ E DECIMALI, BAGNAI ALBERTO
  5. 04/09/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, ADDIO ALL'EURO, I PERICOLI DELL'ALTERNATIVA TEDESCA, BAGNAI ALBERTO
  6. 11/09/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, ALEMANNO I PERICOLI DELLA CONVERSIONE ANTI-EURO, BAGNAI ALBERTO
  7. 18/09/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, DEBITO, SOLO BERLINO PUÒ TRUCCARE I CONTI, BAGNAI ALBERTO
  8. 22/09/2013, LIBERO QUOTIDIANO, ALL'ITALIA PERÒ CONVIENE ANCORA USCIRE DALL'EURO, BAGNAI ALBERTO
  9. 07/10/2013, TEMPO, ORA INVESTIAMO A LUNGO RAGGIO, BAGNAI ALBERTO
  10. 07/11/2013, SECOLO XIX, MA LA REGOLA DEL DEFICIT NON FUNZIONA BAGNAI ALBERTO, 
  11. 03/01/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LA FINTA EUROFESTA DELLA LETTONIA, BAGNAI ALBERTO
  12. 22/01/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'INEVITABILE CADUTA DELLA FRANCIA DI HOLLANDE, BAGNAI ALBERTO
  13. 28/01/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'INSOSTENIBILE PESO DEL PESO CHE HA RI-AFFOSSATO L'ARGENTINA, BAGNAI ALBERTO
  14. 26/02/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'EURO FUNZIONEREBBE SOLO SE FOSSE... LA LIRA, BAGNAI ALBERTO
  15. 06/03/2014, LIBERO QUOTIDIANO, PERCHÉ SIAMO PREDE COLPA DELLE REGOLE EUROPEE SE IL PAESE È IN SVENDITA, BAGNAI ALBERTO
  16. 26/03/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LA SINISTRA È CIECA, LA DESTRA NO, BAGNAI ALBERTO
  17. 09/04/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, IL FMI DIFENDE L'EURO PERCHÉ GLI DÀ LAVORO, BAGNAI ALBERTO
  18. 23/04/2014, LIBERO QUOTIDIANO, L'AUSTERITÀ BLOCCA IL RISANAMENTO E LE RIFORME NEI PAESI DEL SUD, BAGNAI ALBERTO
  19. 30/04/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LE CONTRADDIZIONI INSANABILI DELL'EURO BAGNAI ALBERTO, 
  20. 21/05/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, EURO LA TRAPPOLA NASCOSTA NEL CAMBIO FISSO, BAGNAI ALBERTO
  21. 28/05/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, LE PEN & CO. SONO LE URNE, ALTRO CHE POPULISMO, BAGNAI ALBERTO
  22. 09/07/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, CARI FAN DELL'AUSTERITÀ, GIÙ LE MANI DALL'ISTAT, BAGNAI ALBERTO
  23. 23/07/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'EUROZONA E LA LEZIONE DI BRETTON WOODS, BAGNAI ALBERTO
  24. 26/07/2014, TEMPO, SONO I DANNI DELLA MONETA FORTE IN UN PAESE DEBOLE, BAGNAI ALBERTO
  25. 30/07/2014, TEMPO, TAGLI SBAGLIATI SE C'È LA CRISI, BAGNAI ALBERTO
  26. 07/08/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, SE VOLETE L'EURO, VOLETE LA RECESSIONE, BAGNAI ALBERTO
  27. 20/08/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, "DA MONTI IN POI SIAMO GOVERNATI DAI CREDITORI", BAGNAI ALBERTO
  28. 22/09/2014, TEMPO, SAN MATTEO ONORA IL DEBITO, BAGNAI ALBERTO
  29. 22/10/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, GERMANIA, L'ACQUA CALDA DEL FINTO BOOM, BAGNAI ALBERTO
  30. 26/10/2014, TEMPO, NESSUNA LEZIONE DA BRUXELLES, BAGNAI ALBERTO
  31. 21/11/2014, TEMPO, IL NEGAZIONISMO È ACQUA PASSATA, BAGNAI ALBERTO
  32. 26/11/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, L'ITALIA PUÒ FARCELA, MA SOLTANTO SENZA EURO, BAGNAI ALBERTO
  33. 31/12/2014, IL FATTO QUOTIDIANO, DRAGHI FLOP, BAGNAI ALBERTO
  34. 06/01/2015, TEMPO, MA LE LEGGI DA SOLE NON SERVONO A NULLA, BAGNAI ALBERTO
  35. 14/01/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, BENZINA, CADE UN ALIBI A DIFESA DELL'EURO, BAGNAI ALBERTO
  36. 17/01/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, FRANCO SVIZZERO, LA SOTTILE LINEA TRA PROTEZIONE E BOLLA SPECULATIVA, BAGNAI ALBERTO
  37. 23/01/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, UN'AMMISSIONE DI DEBOLEZZA CHE NON RISOLVE I PROBLEMI, BAGNAI ALBERTO
  38. 07/02/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, BATTAGLIA NOBILE MA SPOT SBAGLIATO, GLI ERRORI DELLA TAVERNA SULL'EURO, BAGNAI ALBERTO
  39. 24/02/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, TSIPRAS HA PERSO E NON POTEVA FARE ALTRO: IL PROBLEMA DI ATENE È L’EURO, BAGNAI ALBERTO
  40. 18/04/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, TSIPRAS SI CREDE FURBO E PUNTA A FARSI CACCIARE, BAGNAI ALBERTO
  41. 20/05/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, SORPRESA: L’ECONOMIST SCOPRE IL DEBITO PRIVATO, BAGNAI ALBERTO
  42. 24/05/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, I POTERI SONO INDIPENDENTI, LA BCE DI PIÙ. E INFATTI GOVERNA, BAGNAI ALBERTO
  43. 24/06/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, SALVINI HA RAGIONE SOLO SULL'EURO (MA IL RESTO CONTA MOLTO MENO), BAGNAI ALBERTO
  44. 28/06/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, IL PREZZO DELLE BUGIE SUL RIGORE, BAGNAI ALBERTO
  45. 04/07/2015, TEMPO, DEMAGOGIA E MENZOGNE, BAGNAI ALBERTO
  46. 07/07/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, DA LEONIDA A PIRRO IL PASSO È BREVE, BAGNAI ALBERTO
  47. 01/08/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, L'ACQUA CALDA DELLA BCE, BAGNAI ALBERTO
  48. 12/08/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, TAGLI ALLA MUSICA, RENZI FA QUELLO CHE B. NON SI SOGNAVA NEMMENO, BAGNAI ALBERTO
  49. 14/08/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, LA GUERRA DELLE MONETE L'HA INIZIATA LA BCE, LA CINA RISPONDE, BAGNAI ALBERTO
  50. 15/08/2015, TEMPO, CONTIAMO TROPPO POCO PER RISALIRE, BAGNAI ALBERTO
  51. 02/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, LE SCUSE DELL'IKEA PER TAGLIARE I SALARI DEI DIPENDENTI DEL 30%, BAGNAI ALBERTO
  52. 16/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, IL PENTIMENTO DEL PROF. GIAVAZZI È IL FALLIMENTO DEI "BOCCONIANI", BAGNAI ALBERTO
  53. 18/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, L'AMNESIA DI GIAVAZZI: E IL CAMBIO?, BAGNAI ALBERTO
  54. 25/09/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, GALLINO, È TARDI PER CAPIRE CHE L'EURO NON VA, BAGNAI ALBERTO
  55. 11/11/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, STATI UNITI D'EUROPA? MEGLIO DARE UN'OCCHIATA AI PRECEDENTI, BAGNAI ALBERTO
  56. 18/12/2015, IL FATTO QUOTIDIANO, BANCHE, IL TEMA NON È LA MALAGESTIONE, BAGNAI ALBERTO
  57. 10/02/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, IL PROFESSOR PADOAN HA CONFESSATO CHE IL MINISTRO NON CAPISCE NIENTE, BAGNAI ALBERTO
  58. 27/04/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, HELICOPTER MONEY? TUTTO PER NON FARE LA COSA GIUSTA: GLI INVESTIMENTI PUBBLICI, BAGNAI ALBERTO
  59. 04/05/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, LA VERA STAGNAZIONE SECOLARE È NEI SALARI, BAGNAI ALBERTO
  60. 01/06/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, CARO ZINGALES, LA TROIKA NON È L'UNICA POSSIBILITÀ, BAGNAI ALBERTO
  61. 16/06/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, BREXIT, A SPAVENTARE LA UE È LA DEMOCRAZIA, BAGNAI ALBERTO
  62. 25/06/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, IL VERO SMACCO È CHE SI RIVELI FRUTTUOSA, BAGNAI ALBERTO
  63. 06/07/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, BREXIT, IL RIMEDIO DELL'ECONOMIA ALLE FALSE ISTERIE DEI GOVERNANTI, BAGNAI ALBERTO
  64. 10/08/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, PRODUZIONE INDUSTRIALE I NUMERI DI UN DISASTRO CHE NON HA PRECEDENTI, BAGNAI ALBERTO
  65. 13/08/2016, TEMPO, IL VICOLO CIECO DEL GOVERNO, BAGNAI ALBERTO
  66. 17/08/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, DUEMILA MILIARDI DI PIL ANDATI IN FUMO DAL 2008, BAGNAI ALBERTO
  67. 05/10/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, INAUDITO! C'È UN DIBATTITO SULL'EURO ANCHE A SINISTRA, BAGNAI ALBERTO
  68. 19/10/2016, IL FATTO QUOTIDIANO, L'USCITA DALL'EURO: I DATI SMENTISCONO I SOLITI CATASTROFISTI -EURO-EXIT E CATASTROFISTI QUALCHE DATO SUL DEBITO,  BAGNAI ALBERTO, NORDVIG JENS
  69. 03/01/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, RIECCOLI DI NUOVO A FAVORIRE LA DESTRA, BAGNAI ALBERTO
  70. 21/01/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, QUADRIO CURZIO È POST-VERITIERO: SI SCUSI, BAGNAI ALBERTO, CARLUCCI FRANCESCO
  71. 01/02/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, NON È IL LIBERO COMMERCIO CHE FAVORISCE I LAVORATORI, BAGNAI ALBERTO
  72. 13/05/2017, SOLE 24 ORE, I SALARI E LA QUESTIONE IRRISOLTA DELL’EURO, BAGNAI ALBERTO
  73. 17/08/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, I DISOCCUPATI "VERI" IN ITALIA SONO IL 30%: PIÙ CHE IN GRECIA, BAGNAI ALBERTO
  74. 24/08/2017, IL FATTO QUOTIDIANO, ORLANDO PRIVATIZZA LA GIUSTIZIA ONLINE, BAGNAI ALBERTO
  75. 07/05/2018, CORRIERE DELLA SERA, «ITALIA-ARGENTINA, IL PARAGONE IMPOSSIBILE. E NON GRAZIE ALL'EURO», BORGHI AQUILINI CLAUDIO, BAGNAI ALBERTO
  76. 11/06/2020, FOGLIO, ITALIETTA NO, GRAZIE, BAGNAI ALBERTO
  77. 25/11/2021, LA VERITA', LA LEGGE DELEGA RESTA UN FANTASMA, BAGNAI ALBERTO
  78. 06/04/2022, VERITA'&AFFARI, SOTTO CONTROLLO? IL GOVERNO DRAGHI ORA RIPROVA A ADDOMESTICARE LE AUTHORITY, ALBERTO BAGNAI
  79. 14/05/2022, VERITA'&AFFARI, PER FARE BUONE LEGGI SI DEVONO ASCOLTARE ANCHE I LOBBISTI, ALBERTO BAGNAI
  80. 26/08/2022, VERITA'&AFFARI, MERCATI NERVOSI SCOMMETTONO CONTRO L'ITALIA MA IL MALATO È BERLINO (QUINDI LA BCE INTERVERRÀ), ALBERTO BAGNAI
  81. 22/12/2023, RIFORMISTA, SÌ, È UN TRATTATO IRRIFORMABILE CHE MERITEREBBE UNA DECENTE SEPOLTURA, ALBERTO BAGNAI

di cui uno sul Corriere con Claudio, uno sul Sole 24 Ore, la stragrande maggioranza (58) sul Fatto Quotidiano, e poi frattaglie sparse fra testate minori (non le corazzate, intendo). L'articolo sul Sole in effetti meriterebbe, non so se lo ricordate.

Oltre a questi 81 articoli, la rassegna stampa dal 2012 a oggi conta anche 52 interviste:

  1. 04/04/2013, GIORNALE, "FINORA CI HANNO GUADAGNATO SOLO I TEDESCHI", DE FRANCESCO GIAN MARIA
  2. 04/04/2013, ITALIA OGGI, IL PD MOLLI L'ORTODOSSIA DELL'EURO, DI SANTO GIAMPIERO
  3. 04/04/2013, IL FATTO QUOTIDIANO, "PER SALVARCI DOBBIAMO TORNARE ALLA LIRA", PALOMBI MARCO
  4. 05/04/2013, REPUBBLICA, IL PROF ANTI - EURO, CANDIDATO PREMIER A SUA INSAPUTA "MA SE BERSANI SI SCHIANTA, IO SALVO I NAUFRAGHI", CUZZOCREA ANNALISA
  5. 08/06/2013, LIBERO QUOTIDIANO, «TORNIAMO AL MARCO E POI ALLA LIRA», DE DOMINICIS FRANCESCO
  6. 18/06/2013, LIBERO QUOTIDIANO, «SGARRARE? MOSSA DA GRANDE PAESE», DE DOMINICIS FRANCESCO
  7. 01/08/2013, ITALIA OGGI, LA FRANCIA È MESSA PEGGIO DI NOI, ALBRICCI PIERPAOLO
  8. 21/11/2013, PADANIA, BAGNAI, PROF ANTI-EURO «L'ITALIA PUÒ FARCELA CON LA NUOVA LIRA», BONINI ALESSANDRO
  9. 22/03/2014, ITALIA OGGI, LA GERMANIA VIOLA QUATTRO REGOLE, VERNIZZI PIETRO
  10. 15/04/2014, LIBERO QUOTIDIANO, «ANCHE SE USCIAMO DALLA MONETA UNICA LA BENZINA NON VOLERÀ ALLE STELLE», ANTONIO CASTRO
  11. 26/06/2014, ITALIA OGGI, CI SIAMO LEGATI LE MANI DA SOLI, DA ROLD GIANLUIGI
  12. 30/10/2014, PADANIA, BAGNAI: IL GOVERNO DALL’EUROPA PRENDE SOLO SCHIAFFI, BONINI ALESSANDRO
  13. 07/11/2014, LIBERO QUOTIDIANO, «SALVINI IL NUOVO CAV? UN BENE PER L'ITALIA», CERVO MARTINO
  14. 12/02/2015, TEMPO, BAGNAI: «LUI LO HA CAPITO L’EURO VA SMANTELLATO», P.D.L.
  15. 22/02/2015, GIORNO CARLINO -NAZIONE, UE IN PANNE, C'È UNA TERZA VIA «L'EURO TOGLIE POTERE AGLI STATI», ARMINIO SIMONE
  16. 26/06/2015, LIBERO QUOTIDIANO, «L'ACCORDO GRECO SI FA, MA DURA 6 MESI», SUNSERI NINO
  17. 05/07/2015, CORRIERE DELLA SERA, «SQUILIBRI INTERNI RISOLTI IMPOVERENDO I LAVORATORI», SENSINI MARIO
  18. 20/09/2016, LIBERO QUOTIDIANO, «FUORI DALL'EURO L'ITALIA RINASCE», CASTRO ANTONIO
  19. 24/01/2018, GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, CRESCE IL FRONTE ANTI-EURO LA LEGA CANDIDA BAGNAI, PETROCELLI LEONARDO
  20. 25/01/2018, STAMPA, «POSSO ESSERE IO IL MEDIATORE TRA IL CARROCCIO E I GRILLINI», ILARIO LOMBARDO
  21. 14/02/2018, NAZIONE, BAGNAI, L'ANTI RENZI «SERVE BUONSENSO TORNARE A COMANDARE IN CASA PROPRIA», CIARDI LISA
  22. 07/03/2018, MF, BAGNAI: LA PRIORITÀ È LA CRESCITA, CABRINI ANDREA
  23. 25/07/2018, LA NOTIZIA SPEZZATO L'ASSE FRANCO-TEDESCO L'ITALIA ORA È CENTRALE IN EUROPA, GATTA FEDERICO, 50
  24. 26/07/2018, IL FATTO QUOTIDIANO, "BENE LE BCC, SULLE BANCHE BASTA AUTOGOL,  CARLO DI FOGGIA
  25. 05/08/2018, REPUBBLICA, BAGNAI (LEGA) "INVESTITORI PRUDENTI MA NON È SOLO L'ITALIA A FARE PAURA", CUZZOCREA ANNALISA
  26. 07/08/2018, ITALIA OGGI, E-FATTURA A PASSO VELOCE, BARTELLI CRISTINA
  27. 27/08/2018, IL FATTO QUOTIDIANO, "IL TETTO DEL DEFICIT AL 3% DEL PIL È SENZA BASI SCIENTIFICHE", FELTRI STEFANO
  28. 10/09/2018, MATTINO, «DIFFICILE PROCEDERE, MA DOPO LE EUROPEE RINEGOZIEREMO REGOLE FISCALI E MONETARIE», SANTONASTASO NANDO
  29. 24/09/2018, LA VERITA', «AI MERCATI IL DEFICIT AL 2% VA BENISSIMO, CERVO MARTINO
  30. 29/09/2018, SOLE 24 ORE, AI MERCATI INTERESSA LA CRESCITA, TROVATI GIANNI
  31. 12/01/2019, MILANO FINANZA, IL SOCCORSO? PRONTISSIMO, SATTA ANTONIO
  32. 21/01/2019, LA VERITA', «C'È UN NAZARENO ANCHE A BRUXELLES», CAPEZZONE DANIELE
  33. 15/06/2019, CORRIERE DELLA SERA, «IO MINISTRO? VALUTEREI ORA IL MIO OBIETTIVO È RIFORMARE BANKITALIA», TROCINO ALESSANDRO
  34. 17/06/2019, LA VERITA', «UNA PROCEDURA D'INFRAZIONE FAREBBE PEGGIO ALL'UE CHE A NOI», CERVO MARTINO
  35. 28/10/2019, LA VERITA', «RENZI VORREBBE UN PRESIDENTE SENZA IL CONSENSO DEGLI ITALIANI», CAPEZZONE DANIELE
  36. 04/03/2020, CORRIERE DELLA SERA, «NOI IN DISACCORDO SUL METODO CI VORREBBE UN PIANO MARSHALL», CREMONESI MARCO
  37. 06/04/2020, LA VERITA', IL PD DICE CHE IL MES È SUPERATO MA LO ACCETTA CON ALTRO NOME», CAPEZZONE DANIELE
  38. 05/05/2020, GIORNALE, ALBERTO BAGNAI «L'ESECUTIVO IN EUROPA È GREGARIO E REMISSIVO», SCOT
  39. 06/06/2020, SOLE 24 ORE, «SÌ AL MAXIPIANO SANITÀ, MA SENZA MES», FIAMMERI BARBARA
  40. 23/07/2020, MATTINO, «FREGATURA SIGNIFICA CHE NON È UN REGALO E I SOLDI CERTO NON ARRIVERANNO SUBITO», DI GIACOMO VALENTINO
  41. 30/11/2020, REPUBBLICA, BAGNAI "SVOLTA MODERATA? IL LEADER A DESTRA È SALVINI E FI NON ANDRÀ AL GOVERNO", LAURIA EMANUELE
  42. 05/02/2021, STAMPA, LA RETROMARCIA DI BAGNAI "L'HO CRITICATO SULLE BANCHE MA È PRAGMATICO COME NOI", AME. LAM.
  43. 26/11/2021, STAMPA, PER LE PARTITE IVA FATTO SOLO IL PRIMO PASSO LA NOSTRA BATTAGLIA SULLA FLAT TAX CONTINUA", L.MON.
  44. 21/02/2022, LA VERITA', «LA LEGA HA IL PIENO DIRITTO DI DISSENTIRE DAL GOVERNO», DRAGONI FABIO
  45. 01/08/2022, LIBERO QUOTIDIANO, «SULLE TASSE ENRICO È IL VENTRILOQUO DELLA UE», RUBINI FABIO
  46. 05/09/2022, LA VERITA', «MEGLIO FARE ALTRO DEBITO ORA O SBORSEREMO 100 MILIARDI», DRAGONI FABIO
  47. 31/10/2022, LA VERITA', «LO DICE PURE LA BCE: IL CONTANTE SIGNIFICA LIBERTÀ, NON EVASIONE», NOVELLA FEDERICO
  48. 23/02/2023, LIBERO QUOTIDIANO, «LA LEGA DIFENDERÀ LE IMPRESE DAI DANNI DEL GOVERNO PD-M5S», RUBINI FABIO
  49. 20/03/2023, LA VERITA', «SE I SALARI SONO BASSI È COLPA DI SINDACATI E GOVERNI DI SINISTRA», NOVELLA FEDERICO
  50. 11/11/2023, GIORNO CARLINO NAZIONE, BAGNAI (LEGA) «SUPERATA LA LEGGE FORNERO. PIÙ FLESSIBILITÀ IN USCITA», ROSSI COSIMO
  51. 23/11/2023, SOLE 24 ORE, LA CRESCITA GARANTISCE SOSTENIBILITÀ ED EQUITÀ INTERGENERAZIONALE, PRIOSCHI MATTEO
  52. 23/04/2024, SOLE 24 ORE, «L'AUTONOMIA È UN EQUILIBRIO RESPONSABILE E SOLIDALE», PRIOSCHI MATTEO

anche se naturalmente mancano quelle rilasciate alla stampa estera (per esempio, a Reuters, o al Financial Times). Anche qui, dovrebbe far fede l'autorevolezza (lasciamo stare...) della testata. Segnalo tre interviste al Corriere, quattro al Sole, tre alla Stampa, ecc. L'occasione mi torna buona per specificare qui una cosa che agli operatori informativi proprio non entra in testa: quelli che mi avvicinano da quando sono costretti a farlo, a causa della mia posizione parlamentare rilevante, tendo a disprezzarli, mentre tendo a essere riconoscente verso quelli che mi hanno avvicinato prima che entrassi in Parlamento, incuriositi dalle mie idee (che comunque non erano in grado di capire: ma la buona volontà va apprezzata). Questa cronologia aiuta a districarsi.

Chissà se il vostro entry point nel Goofyverso è stato una di queste interviste o di questi articoli, e quale? Sarebbe interessante saperlo.

Questo per la parte "stampa" (ed è una rassegna non completamente esaustiva). Poi, naturalmente, c'è la parte di produzione scientifica (che si trova anche sul mio profilo Scholar):

  1. Bagnai, A., Carlucci, F., Dassori, C., Simonetti, S. (1992) “Simulazioni di politica monetaria con un modello reale e finanziario dell’economia italiana”, in E. Giovannini (a cura di), I mercato monetari e finanziari nel breve periodo – Modelli per l’analisi e la previsione, Milano: Il Sole 24 Ore Libri.
  2. Bagnai, A. (1995) “Sostenibilità del debito e spiazzamento in un modello keynesiano dinamico”, Giornale degli Economisti e Annali di Economia, 54, 129-136.
  3. Bagnai, A. (1996) “La sostenibilità del debito pubblico: definizioni e criteri di verifica empirica”, Economia Politica, anno XIII, n. 1 (April), 13-52.
  4. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1996) “Un’indagine empirica sulla mobilità dei capitali nei paesi in via di sviluppo”, Studi e Note di Economia, n. 1, 161-186.
  5. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1996) “Unit root tests of capital mobility in the less developed countries”, Welt-wirtschaftliches Archiv, 132, 544-557.
  6. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1999) “Current-account reversals in developing countries: the role of fundamentals”, Open Economies Review, 10, 143-163.
  7. Bagnai, A., Manzocchi, S. (1999) “Current-account reversals in developing countries: a perspective on Asian crisis”, International Journal of Development Planning Literature, 14, 1999 (con S. Manzocchi).
  8. Bagnai, A., Carlucci, F.  (2001) “Economic convergence of countries with a common European identity”, in M.G. Melchionni (ed.), L’identità europea alla fine del XX secolo, Firenze: Biblioteca della Rivista di Studi Politici Internazionali.
  9. Bagnai, A., Carlucci, F. (2002) “Sentieri dinamici dell’economia europea nelle simulazioni di un modello aggregato”, in De Cecco, M., Garofalo, G. (eds.) Moneta unica europea – Crescita e finanza, Roma: Donzelli, pp. 249-272.
  10. Bagnai, A., Carlucci, F. (2003) “An aggregate model for the European Union”, Economic Modelling, 20, 623-649.
  11. Bagnai, A. (2004) “Dynamic paths of the European economy: simulations with an aggregate model of the EMU as a part of the world economy”, chap. 9 in Deardorff, A. (ed.), Past, present and future of the European Union, London: Macmillan.
  12. Bagnai, A. (2005) Modelli empirici di aggiustamento e crescita – Appunti per un corso di macroeconomia dello sviluppo, Roma: Aracne, pp. 223, ISBN 88-548-0097-X.
  13. Bagnai, A. (2006) “Structural breaks and the twin deficits hypothesis”, International Economics and Economic Policy, 3, 137-155.
  14. Bagnai, A., Carlucci, F., Schiattarella, R., Tancioni, M. (2006)  “FGB-STEP: un modello di simulazione per l’analisi del mercato del lavoro”, in Economia&Lavoro, n. 3, 123-149.
  15. Bagnai, A., Galli, S., Pierucci, P., Raimondi, S. (2007) “Narrowing the US twin deficits: simulations with a world macroeconomic model”, chap. 3 in Tavidze, A. (ed.), Global Economics: New Research, Hauppauge (NY): Nova Science Publishers.
  16. Bagnai, A., Carlucci, F., Schiattarella, R., Tancioni, M. (2007) “Il modello FGB-STEP in prospettiva comparativa”, Economia&Lavoro, n. 1, 193-196.
  17. Bagnai, A. (2009) “The role of China in global external imbalances”, China Economic Review, 20, 508-526.
  18. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2009b) “China’s structural changes and transition process”, Chap. 1 in Z. Wu (ed.), China in the world economy, Routledge.
  19. Bagnai, A. (2009a) “Gli scenari economici dopo la crisi”, chap. 1 in Manzocchi, S. and Quintieri, B. (eds.) Il mondo è cambiato - Le opportunità per il Made in Italy, Soveria Mannelli: Rubbettino, 2009.
  20. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2010) La crescita della Cina – Scenari e implicazioni per altri poli dell’economia globale, Milano: Franco Angeli, pp. 254, ISBN 978-88-568-1737-9.
  21. Bagnai, A. (2010) “Structural changes, cointegration, and the empirics of Thirlwall’s law”, Applied Economics, 42, 1315-1329.
  22. Bagnai, A. (2010) “Twin deficits in CEEC economies: evidence from panel unit root tests”, Economics Bulletin, 30, 1071-1081.
  23. Bagnai, A. (2011) “Crisi finanziaria e governo dell'economia”, Costituzionalismo.it, http://www.costituzionalismo.it/articoli/406/.
  24. Bagnai, A., Sarra, A. (2012) “Small business industrial clusters in China and Italy”, China Economic Review, 23, 591-592, DOI: j.chieco.2012.05.003.
  25. Bagnai, A. (2012) “Le aporie del più Europa”, in Cesaratto, S., Pivetti, M. (eds.) Oltre l’austerità, Roma: Micromega, ISBN 9788898114030.
  26. Bagnai, A., Rieber, A., Tran, A.-D. (2012) “Generalised balance-of-payment constrained growth and South-South trade in Sub-Saharan Africa”, in Soukiazis, E., Cerqueira, P. (eds) Models of Balance of Payments Constrained Growth: History, Theory and Empirical Evidence, Houndmills, Basingstoke: Palgrave McMillan; ISBN: 9781137023940.
  27. Bagnai, A. (2012) Il tramonto dell’euro, Reggio Emilia: Imprimatur, pp. 414, ISBN 978-88-97949-28-2.
  28. Bagnai, A. (2013) “Unhappy families are all alike: Minskyan cycles, Kaldorian growth, and the Eurozone peripheral crises”, in Dejuan, O., Febrero, E., Uxo, J. (ed.) Post-Keynesian views of the Great Recession and its remedies, Houndmills, Basingstoke: Palgrave McMillan.
  29. Bagnai, A. (2013) “Introduction to the symposium: The euro, manage it or leave it!”, Comparative Economic Studies, 55, 381-386, DOI: 10.1057/ces.2013.23.
  30. Bagnai, A., Mancuso, A., Marra, A.. Mazzocchitti, M., Quaglione, D., Sarra A. (2013) “Il contributo dei centri di ricerca allo sviluppo locale: il caso dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise «G. Caporale»”, L’Industria, 3, 557-582.
  31. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2014) “The Impact of an Exchange Rate Realignment on the Italian Trade Balance: Euro vs. National Currency”, Applied Economics Quarterly, 60, 273-291, DOI: 10.3790/aeq.60.4.273.
  32. Bagnai, A. (2014) L’Italia può farcela, Milano: Il Saggiatore, pp. 496, ISBN 8842820482.
  33. Bagnai, A. (2015) “Un external compact per salvare l’Eurozona”, in Paganetto, L. (ed.) Ripensare Maastricht, Roma: Eurilink, ISBN 9788895151113.
  34. Bagnai, A. Mongeau Ospina, C.A. (2015) “Long- and short-run asymmetries and hysteresis in the Italian gasoline market”, Energy Policy, 78, 41-50, DOI: 10.1016/j.enpol.2014.12.017.
  35. Bagnai, A. (2015) “Europe’s paradoxes”, Phenomenology and Mind, 8, 94-126, DOI: 10.13128/Phe_Mi-17737 
  36. Bagnai, A., Rieber, A. Tran, A.D. (2015) “Economic growth and balance of payments constraint in Vietnam”, Journal of Post-Keynesian Economics, 38, 588-615. DOI: 10.1080/01603477.2015.1087806
  37. Bagnai, A., Rieber, A. Tran, A.D. (2016) “Sub-Saharan Africa's growth, South-South trade, and the generalised balance-of-payments constraint”, Cambridge Journal of Economics, 40, 797-820, DOI:10.1093/cje/bev020.
  38. Bagnai, A. (2016) “Austerità, democrazia e dottrina della Chiesa: riflessioni su una crisi evitabile”, cap. 4 in Lucchese, V. (a cura di), Quale Europa? Crisi economica e partecipazione democratica, Todi: Tau editrice, pp. 71-119.
  39. Bagnai, A. (2016) “Union monétaire : un point de vue italien”, in Sapir, J. (ed.) L’Euro est-il mort ?, Paris: Editions du Rocher.
  40. Bagnai, A. (2016) “Italy’s decline and the Balance-of-Payments  constraint: a multicountry analysis”, International Review of Applied Economics, 30, 1-26. DOI: 10.1080/02692171.2015.1065226
  41. Bagnai, A., Turcu, C. (2016) “Recent Monetary and Financial Developments in Europe”, Comparative Economic Studies, 58, 147-151. DOI:10.1057/ces.2016.8.
  42. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2016) “Asymmetric asymmetries in the Eurozone markets gasoline pricing”, Journal of Economic Asymmetries, 13, 89-99. DOI: 10.1016/j.jeca.2016.03.004
  43. Bagnai, A. (2017) “La décentralisation en Italie: le parcours du régionalisme italien entre crise économique et crise de la Constitution”, in Calmes-Brunet, S., Sagar, A. (ed.), Fédéralisme, décentralisation et régionalisation de l’Europe : perspectives comparatives, Toulouse, Rouen: L’Epitoge, vol. 1, p. 229-247.
  44. Bagnai, A., Granville, B., Mongeau Ospina, C.A. (2017) “Withdrawal of Italy from the euro area: Stochastic simulations of a structural macroeconometric model”, Economic Modelling, 64, 524-538. DOI: 10.1016/j.econmod.2017.04.010
  45. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2017) “Neoclassical versus Kaldorian explanations of Southern Europe’s productivity slowdown”, Acta Œconomica, 67(s1), 113-135. DOI: 10.1556/032.2017.67.S.9
  46. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2017) “Monetary integration vs. real disintegration: single currency and productivity divergence in the euro area”, Journal of Economic Policy Reform, DOI: 10.1080/17487870.2017.1403755
  47. Bagnai, A., Mongeau Ospina, C.A. (2018) “Asymmetries, outliers, and structural stability in the US gasoline market”, Energy Economics, 69, 250-260. DOI: 10.1016/j.eneco.2017.11.014
  48. Bagnai, A., Rieber, A. (2018) “Killing two birds with one currency: Income and fiscal policies in a growth model of a currency union”, Journal of Post Keynesian Economics, 1-25, DOI: 10.1080/01603477.2018.1458630.

dove si trovano cose accessibili anche ai laici, come Crisi finanziaria e governo dell'economia, che credo si lasci leggere anche oggi, o Le aporie del più Europa (ripubblicato nel blog), cose solo un filo più tecniche come "Unhappy families are all alike", e cose incomprensibili per i profani come l'ultimo articolo. Anche qui, sarebbe utile sapere da voi se c'è qualcosa che ha colpito la vostra fertile immaginazione. Con l'occasione, ricordo che questo è l'unico esempio di blog divulgativo i cui post, prima discussi coi lettori, sono diventati articoli scientifici, qualche volta pubblicati anche molto bene. Ricordo ad esempio il "benza paper", che nasce qui per confutare le affermazioni di un cialtrone, e alla fine è stato pubblicato qui, o la mia analisi keynesiana del declino dell'economia italiana, che nasce qui come post del primo maggio, e alla fine è stato pubblicato qui. Non conosco altri esempi di ricerca che nasca da una domanda condivisa con una community di lettori "laici", perché non credo ce ne siano...

E poi, naturalmente, ci sarebbe il blog, rispetto al quale ci siamo posti più volte il problema di trovare un percorso di lettura, e che probabilmente potrebbe essere trasportato in Wordpress e integrato in qualche modo nel sito. Quando ne parlammo l'ultima volta avevo pensato a un percorso di questo tipo:

  1. I “salvataggi” che non ci salveranno
  2. L'uscita dell'euro redux: la Realpolitik colpisce ancora
  3. Euro: una catastrofe annunciata
  4. Premi Nobel
  5. L'Europa senza l'euro
  6. Eurodelitto ed eurocastigo
  7. Accorati appelli e tecnologia tedesca
  8. L'aritmetica del debito pubblico
  9. Lo scopo inconfessato della riforma del mercato del lavoro
  10. One(labour) market, one money.
  11. Svalutazione e salari (ad usum piddini): il mio 25 aprile
  12. Lavoro mobile o scala mobile?
  13. Mi ha scritto Claudio Borghi...
  14. Ortotteri e anatroccoli
  15. Un anno vissuto umoristicamente
  16. Il romanzo di centro e di periferia
  17. Mi faccio un regalo
  18. L'importante è desistere
  19. Il silenzio, la morte
  20. Menzogna e verità (prove tecniche di interclassismo)
  21. QED 22: il metodo Juncker e il "bail-in"
  22. Due anniversari e una nascita
  23. Mi faccio un altro regalo
  24. Audizione informale alla Commissione Finanze: il miodiscorso di fine anno
  25. Se non conosci puoi giudicare...
  26. Renzie e Priapo
  27. Non mi guardi in faccia! (il mio 24 marzo)
  28. Milano ladrona, Berlino non perdona!
  29. Perché le donne non fanno più figli (una storia europea)
  30. Azincourt (una storia europea)
  31. La lezione greca e la Sinistra Italiana: Tsipras vs.Aristotele
  32. Più guerra: la Security and Defence Union
  33. La fenomenologia di Maastricht e di Schengen
  34. Brexit: qualche cifra
  35. Renxit: perché (non) votare PD (per ora).
  36. Il piddino e l'euro: la parola al neurologo
  37. La dignità
  38. Fantapolitica
  39. Mentre guardo mio padre morire...
  40. Il ritorno delle SS
  41. @ v@zz@ d@ll@ s@n@str@
  42. Nazismo e mercantilismo
  43. La medicina non è una scienza
  44. La "political economy" dell'onorevole Boldrini secondo Michéa
  45. Aspettando godo (2)...
  46. Lascienza (tratto da una storia vera)
  47. Due domande ai giuristi
  48. La sinistra e l'istruzione
  49. La Grecia non esiste (QED 87).
  50. Sul conservatorismo
  51. La porta principale
  52. La scienza inesatta
  53. Settanta anni di pace
  54. Verso l'infimo e oltre!
  55. Come (non) funziona - prima lezione
  56. Europa e democrazia
  57. Sovranismo
  58. La fiducia

Sarebbe potuto uscire per il decennale del blog, poi qualcosa andò storto. L'editor disse qualcosa di diverso dall'unica cosa che voglio sentir dire a un editor dopo l'esperienza massacrante de L'Italia può farcela, ovvero: "Sì, buana!", mi feci rodere il chiccherone, e un altro editore (nel senso di publisher) perse un po' di soldi (il più coglione fu quello che si perse L'Italia può farcela: non mi ricordo chi fosse, forse Mondadori. Vado a Milano, in periferia, in un enorme palazzone, arriva una sciura dall'allure colta, coi fogli sciolti della bozza, fa una cosa del tipo: "Sì, è interessante, ma non si capisce molto bene lei come la pensi...". E io "me la so guardata" [cit.] e le ho detto: "Ma è semplice! Io sono un uomo di fede: credo molto in me stesso!" Mi alzai e me ne andai, e il best seller lo pubblicò il Saggiatore...). Ora forse dovrei aggiungere qualcosa, ad esempio il post sulla Fattoria delle discriminazioni. Ma insomma, anche qui, lo scopo è capire se ci sono dei contenuti che trovate particolarmente accattivanti. Ai soliti geni saputelli non spiegherò, in ossequio alla prima legge della termodidattica, che ovviamente da qualche parte ci sarà anche un cronologico di tutto quanto. Ma altrettanto ovviamente un sito deve avere una home, non può presentarsi come una enorme lista di cose sostanzialmente senza capo né coda (basta leggere questo post per capire che non funziona così!), e la home generalmente presenta qualche contenuto per aiutare il lettore a orientarsi, e magari è meglio se quei contenuti avvicinano, invece di allontanare.

Ecco: ora cominciate ad avere un'idea approssimativa di quanto voglio portare nel mio mausoleo, e di come penso debba essere la sua facciata.

Si accettano commenti, integrazioni, ecc.

(...nel frattempo i posti residui sono 53...)

lunedì 30 settembre 2024

Ancora sui contenuti: i video

 (...vi vedo poco reattivi. Eppure ci siete! Il #goofy è quasi esaurito, a un mese di distanza, devo informarmi se è possibile ampliare la capienza senza rimetterci un occhio della testa - la struttura ha cambiato proprietà e questo determina qualche naturale e assolutamente legittima rigidità, ma il sostegno economico ad a/simmetrie non è più quello di una volta - ma tutti voi, anzi, tutti noi, siamo attratti dalla latrina di Twitter, da quel repertorio di casi umani, e abbiamo poco tempo per ritrovarci qui, a casa nostra, nella casa della community, che in tanto esiste in quanto qualcuno le ha offerto un luogo fisico in cui riconoscersi e avere coscienza di sé. Trasmettere il senso di questa esperienza ad altri credo sia impossibile, ma ragionare su come provarci non credo sia inutile...)

Sto ragionando su quali contenuti video potrebbe avere un senso evidenziare nel percorso di lettura di albertobagnai.it.

Intanto, nella categoria "video divulgativo" metterei senz'altro l'intervista di byoblu, che all'epoca ebbe un discreto risalto (purtroppo con la rimozione del canale YouTube di byoblu si sono perse le metriche e i commenti al video, che ebbe oltre 200.000 visualizzazioni), e che ora si trova qui, dietro paywall, ma anche qui, grazie ad Alessia:

Questa fu effettivamente la madre di tutte le interviste, l'equivalente in video di quello che l'articolo del manifesto (che trovate qui) era stato undici mesi prima sulla stampa, e già da questi due esempi vedete alcune delle difficoltà pratiche in cui ci si imbatte nel costruire il mausoleo di Bagnai (l'Albertinum): di alcuni materiali non ho la proprietà intellettuale né la disponibilità fisica. A mero titolo di esempio: non ho nella mia disponibilità il file col video dell'intervista di byoblu, potrei chiederlo ad Alessia ma dovrei chiedere a Claudio il permesso di usarlo sul mio sito possibilmente ricaricandolo, per evitare che se tirano giù byoblu un'altra volta il mio video scompaia dal mio mausoleo (ormai possiamo aspettarci di tutto); non so se ho il mio file dell'intervista al manifesto, il .doc su cui la scrissi, la pagina su cui venne pubblicata all'epoca attualmente è reperibile solo su archive.org, il che pone, fra l'altro, un problema di credibilità nella corretta attribuzione delle date, dato che oggi tutti dicono quello che tredici anni fa dicevo solo io, e che quindi quando la fonte originale manca si corre il rischio di sembrare millantatori attribuendosi correttamente pensieri che all'epoca erano rivoluzionari e che oggi sono alla portata di tutti.

Altra questione, oltre a quella dei "metadati" (la data, la fonte originale, ecc.) è quella, non banale, di scrivere un breve testo per contestualizzare il contenuto, per guidare l'autore a comprenderne il significato. In alcuni casi, ad esempio, potrebbe essere utile una breve rassegna di che cosa stessero dicendo i giornali in quel periodo, o di quali avvenimenti politici si stessero svolgendo o preparando, ecc. Certo però che non si dovrebbe scrivere un saggio per ogni contenuto, se non altro perché sarebbe materialmente impossibile.

Comunque: il video "divulgativo" top per me è senz'altro "Ce lo chiede l'Europa", e lo sarebbe anche in termini di metriche oggettive se il canale YouTube di Claudio non fosse stato tirato giù dagli squadristi di Google.

Un altro video che secondo me dovrebbe assolutamente esserci, e che verosimilmente, essendo un'intervista a Rai2, rientra nella categoria "video televisivo", è questo:


Sono, del resto, i due video che avevo pubblicato nel mio sito quando lo misi su nel 2018.

Per tornare alle metriche, può essere interessante vedere quali siano i primi due video più visti sui canali che rilanciano la mia attività (dai quali dobbiamo ahimè escludere il canale di Fausto, tirato giù pure lui), indipendentemente dalle categorie che abbiamo definito (divulgativo, istituzionale, mediatico).

Su L'anticonformista questo:


con 76.522 visualizzazioni (categoria: "video divulgativo") e questo:


con 26.447 visualizzazioni (categoria: "video televisivi" - in realtà è un'intervista a RadioRadio).

Me li ero dimenticati entrambi!

Sul canale di a/simmetrie (quello, almeno, è sotto controllo, per ora!), i due video più visualizzati, entrambi nella categoria "video divulgativo", sono questo:


con 84.567 visualizzazioni e questo:


con 57.065 visualizzazioni (li ricordo entrambi molto bene: il primo ha, fra l'altro, in comune con "Ce lo chiede l'Europa" il fatto di essere stato ripreso a casa di quella che dal 28 ottobre scorso a ieri è stata mia suocera).

Sul canale di Pupia News (non ho idea di chi siano, ma un aiuto lo danno in termini di diffusione) i due video più visti sono questo:

con 137.047 visualizzazioni (lo ricordo bene) e questo:


con 42.956 visualizzazioni (me l'ero dimenticato), entrambi nella categoria "video istituzionale".

Sul canale di Agenzia Italia News (che vira un po' più al "fraterno"), sono questo, istituzionale:


con 22.074 visualizzazioni e questo, televisivo:

con 15.664 visualizzazioni (per un video comunque paradigmatico del mio particolare modo di gestire gli operatori informativi).

Sul canale di Lanfranco Palazzolo sono questo:


con 23.238 visualizzazioni e questo:


con 21.347 visualizzazioni (entrambi interviste - "video televisivo"...).

Sul canale di RadioRadio questo:


con 239.405 visualizzazioni (sull'ordine di grandezza di quelle che fece "Ce lo chiede l'Europa"), da sommare alle 137.047 fatte su Pupia News, e questo:


con 125.540 visualizzazioni (bisogna essere grati a RadioRadio che ha veramente un'ottima diffusione e peraltro mi diede voce in tempi non sospetti, quando non era costretta a farlo perché in termini pubblici non ero nessuno).

Ecco: questi sono alcuni contenuti video rappresentativi secondo l'insondabile ma insindacabile giudizio dei numeri. Non conosco altri canali che riportino miei contenuti con numeri ad almeno cinque cifre (e quindi costituiscano in qualche modo un campione significativo), ma se ce ne sono vi chiederei di indicarmeli. Il catalogo completo, aggiornato ad oggi, dei miei interventi in video conta 1508 video dal 22 ottobre 2011:


al 26 settembre 2024:


(sarebbe utile che vi iscriveste al nuovo canale de L'Insorto, peraltro...). Sarebbe utile sapere se in questo corpus qualcosa ha catturato la vostra attenzione: aspetto suggerimenti, e... alla prossima per parlare di testi (quelli che piacciono a me - di uno abbiamo già parlato - e quelli che piacciono a voi)!

domenica 29 settembre 2024

Ancora sul sito: i contenuti

(...due giorni fa, per dare un ordine al giro dei gazebo, avevo deciso di cominciare da Roccamorice, e poi giù a scendere - Manoppello ecc. - fino a Pescara, per risalire eventualmente a Lanciano, e da lì a Pennapiedimonte - altro posto dove dovreste andare. Mi sono cercato un posto per dormire a Roccamorice, consigliato dal nostro consigliere comunale - rigorosamente di opposizione, essendo Roccamorice situato nel Dalfonsistan - ho ben mangiato e ben dormito, e mi sono svegliato presto, come al solito, e con le idee piuttosto chiare su che cosa volessi fare: il sentiero che arriva a Mamma Rosa, fin dove sarei riuscito a percorrerlo nel tempo che avevo: due ore. Naturalmente la colazione alle 6 non me la faceva nessuno, e da quelle parti è anche difficile farsi lasciare un po' di caffè in un termos, che di solito non c'è - devo comprarmene uno e tenerlo nello zaino - ma le cose rinunciabili sono tante, anche il caffè della mattina, quando altre urgenze premono, e la mia urgenza era ascendere. Mi metto così in cammino nella luce pastello dell'aurora


verso il Colle dell'Astoro per un versante erboso, punteggiato di tolos:


da cui si apriva una vista sempre più nitida dei Tre Portoni, l'incubo della via normale Nord per il Monte Amaro:


sinché, arrivato nei pressi del Colle dell'Astoro, mentre salivo, sottovento e in silenzio, per una verde traccia erbosa verso l'obiettivo che mi ero dato:


a una svolta del sentiero incontro loro:


Il mondo è decisamente di chi si sveglia presto. Volgendo i passi indietro, constatavo che si stava mettendo al peggio:


In Val Pescara già stava piovendo, presto sarebbe piovuto anche in altura. Gambe in spalla, per aggiungere allenamento ad allenamento, mi son fatto di corsa in mezz'ora la strada che mi ero fatto camminando per un'ora in salita - ma che ora somigliava stranamente a una discesa - e son rientrato asciutto in albergo. Dopo di che si è scatenato il diluvio, ma io ero sotto la doccia, felice per aver incontrato i lupi...
)


Giulia ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Memorie dal territorio (il sito)":

Me lo immagino suddiviso in quattro sezioni fondamentali:

- il Bagnai accademico: sezione dedicata alla tua esperienza di insegnamento e di pubblicazione per chi lavora in questo campo, quindi paper, articoli scientifici, ma anche testi specialistici che ti sono stati utili/di riferimento e che consiglieresti a uno studente o collega;

- il Bagnai divulgatore: sezione dedicata ad articoli (quelli che non sono stati censurati!) e ai libri, magari con link a video / interventi di presentazione su YouTube, eventualmente inserendo 1-2 capitoli salienti di anteprima (soprattutto per L'Italia può farcela). In questa sezione ovviamente inserirei un collegamento diretto al blog e scorciatoie a post fondamentali.

- il Bagnai politico: focus sulle tue iniziative parlamentari (proposte legislative, attività nelle varie commissioni, etc., magari suddivise per tematiche), video di interventi significativi in aula e in commissione, attività all'interno del partito (cosa comporta il tuo ruolo di responsabile economico, quali sono i punti fondamentali del programma economico, eventuali aggiornamenti su eventi di partito nel tuo collegio e altrove). Inserirei anche i link ad alcune dirette dello sfortunato periodo pandemico sul funzionamento degli organi parlamentari. Anche qui dei consigli di lettura non guasterebbero (es. Io sono il potere), ma forse sarebbe più sensato metterli sotto la sezione dedicata alla divulgazione.

- il Bagnai musicista. Dettagli sulla tua formazione musicale, repertorio di riferimento, pubblicazioni, notizie su concerti.

Sono indecisa su dove inserirei riferimenti e rimandi ad Asimmetrie: starebbero bene sia sotto al Bagnai scientifico, per ovvi motivi, che sotto al Bagnai divulgatore, per altrettanto ovvi motivi.

Tralascerei aspetti privati e personali perché 1. chi vuole può trovarli in questo blog e 2. non siamo awanagana.

Giulia

Pubblicato da Giulia su Goofynomics il giorno 25 set 2024, 17:29


Non so quanto sarebbe stato utile portare l'idea dei quattro Bagnai a chi verosimilmente e legittimamente ne aveva già abbastanza di uno! Un cliente scomodissimo, che chiede un prodotto che altri non chiedono (o non ottengono: fatto sta che in giro non c'è) e per motivazioni opposte a quelle consuete (la ricerca del consenso - vostro o altrui - non è mai stata una mia priorità, ma chi fa siti li fa perché vengano guardati, perché generino engagement)...

La categorizzazione proposta dall'adorata Giulia offre anche qualche difficoltà pratica, forse non immediatamente evidente, ma che provo a segnalarvi. Ad esempio, ognuno dei quattro Bagnai si muove, agisce, e per avere in sito che gli stia dietro, o magari, meglio, che lo preceda, annunciando quello che farà ogni Bagnai, servirebbe uno staff di parecchie persone! La sezione "Eventi" (o meglio le sezioni eventi: quella del politico, quella del divulgatore, quella del musicista, ecc.) chi la curerebbe? Per questo tipo di comunicazione non so se userei il sito: forse continuerei a usare gli altri canali social, e anche lì ci sarebbe da fare un discorso, visto che in ognuno ho una linea editoriale diversa (ma forse dovrei, come Daniele, usare più canali per un medesimo contenuto): le dirette le faccio su Facebook, dove altresì riferisco degli eventi di partito, con testi piuttosto succinti, e dove l'ufficio stampa della Lega pubblica in diretta finta le mie apparizioni televisive; su Instagram metto solo le mie foto che per qualche motivo mi piacciono, per lo più di opere d'arte o di natura, soprattutto abruzzese; su Twitter perculo la gente; su Telegram annuncio i miei eventi e fornisco documentazione parlamentare...

Ho cercato di far ordine mettendola in un modo diverso, e quindi partendo, anziché dai Bagnai, dalle categorie di contenuti che questi tanti, troppi Bagnai hanno creato e continuano a creare nel tempo.

Sono partito da una summa divisio: contenuti video, e contenuti testuali. Entrambi questi contenuti sono eventualmente trasformabili in podcast (quindi in contenuti audio, come auspicato da una di voi), e entrambi ricadono (con qualche eccezione) in tre "cassetti": l'attività divulgativa, quella politica, quella sui media tradizionali.

Non so se questa categorizzazione vi convince, non so nemmeno se mi convince, ma provo a spiegarla, dando per ovvia la differenza fra un video e un testo (dai, so che posso fidarmi, forse...).

In ordine inverso: le apparizioni sui media tradizionali, cioè giornali o reti televisive, hanno una loro importanza perché nella mente delle genti semplici fanno opinione! Quindi la raccolta di interviste ed editoriali usciti in rassegna stampa (da un lato) e di interventi in trasmissioni televisive (dall'altro) bisognerebbe metterla nel sito. Almeno gli interventi sulla stampa quasi tutti i colleghi (intesi come politici) tendono a citarli nei loro siti.

I contenuti "politici" sono piuttosto ovvi: mi riferirei essenzialmente all'attività istituzionale, quella in AVLA (in Commissione non c'è stenografico), e forse, pensandoci meglio, anche a qualche comizio, come quello a Piazza San Giovanni, o quello a Beinasco. Anche qui, l'intervento nasce "parlato" (con un video), ma poi è scritto (sullo stenografico). Mentre scrivo, mi viene in mente una ovvia eccezione, perché c'è almeno un intervento in Commissione che è meritatamente entrato nella leggenda:


(ed è sia in video che in stenografico, a quanto mi risulta).

I contenuti divulgativi dovrebbero essere tutto il resto: le centinaia di miei interventi a incontri precedenti il mio impegno politico, i miei interventi ai convegni di a/simmetrie, gli articoli del blog, gli interventi in riviste "non in rassegna stampa" (ad es., Micromega), o in altro blog (lavoce.info, sbilanciamoci, Il Fatto Quotidiano, il Giornale, ecc.).

Entrambi i cassetti, quello dei video e quello dei testi, prevedono una "bonus track", una categoria che nell'altro cassetto non troviamo, ma che sarebbe sbagliato non considerare.

Nei video andrebbero compresi quelli riferiti alla mia attività musicale, che ovviamente non ha una controparte "scritta". Nei testi andrebbe ricompresa la mia produzione scientifica, che reciprocamente non ha una controparte "video". Non ci sono gli stenografici dei miei concerti (c'è qualche recensione), così come non ci sono i video dei miei paper (potrebbe forse esserci da qualche parte qualche video di mie presentazioni a convegni scientifici).

Tanto per chiarire subito ai partner che avevano a che fare con un matto, ho anche esplicitato la dialettica fra i due ipotetici usi del sito. Sapere a che cosa serve (o si desideri serva) una cosa in effetti è abbastanza indispensabile per progettarla! Ora, nella mia mente il sito (che non è questo blog, anche se un domani i due strumenti potrebbero integrarsi, altro tema su cui vorrei sollecitarvi, ma sufficit diei malitia sua) ha due funzioni: quella di mausoleo, e quella di spot elettorale.

Nel mausoleo Bagnai verrà sepolto con tutte le cose che gli sono care (e con la sua servitù, che ha già firmato una apposita liberatoria): insomma, idealmente nel sito dovrebbe esserci, o comunque dal sito si dovrebbe poter arrivare a, tutto quello che ho fatto negli ultimi quattordici anni. Considerando che solo di video siamo oltre i 1100, che i post di questo blog sono 2458 (con questo 2459), che in rassegna stampa sono finito un centinaio di volte, ecc., il mausoleo rischia di essere un po' labirintico. Tuttavia, riprendendo un'osservazione del post precedente, io prima o poi me ne andrò, e da qualche parte una testimonianza di tutto quello che ho fatto vorrò lasciarla, posto che ci sia, se ci sarà, qualcuno che voglia tenerla in vita. Per cui il mausoleo serve.

Lo spot elettorale, forse, serve anche quello, non solo e non tanto in vista delle prossime elezioni (non so nemmeno se mi candideranno, cioè se ci sarà il presupposto fondamentale per organizzare una qualche cattura di consenso), quanto ora, durante l'esercizio del mandato, per far capire rapidamente a chi mi incontrasse per strada, al telegiornale, in televisione, chi è questo tipo che si esprime in una lingua desueta: l'italiano.

Insomma, si torna al problema da voi mille e una volta sollevato del "percorso facilitato", dei "sottotitoli per non vedenti" (sic).

Metodologicamente, un primo passo da fare per trovare la sintesi dialettica fra la tesi mausoleo e l'antitesi spot è riempire i cassetti di cui parlavo sopra, riflettere su quanto materiale contengano, e individuare per ogni categoria (video divulgativo, video istituzionale, video di trasmissione televisiva, testo divulgativo, testo istituzionale, testo di intervista o editoriale) quelli dove mi sono spiegato meglio, o dove sono sembrato più convincente, o che comunque a vostro giudizio possono meglio impressionare le anime semplicette che non sanno nulla.

Nel fare questo catalogo emergono una serie di difficoltà e bisogna fare una serie di scelte che qui vi anticipo, prima di farvi qualche proposta e di accogliere le vostre. Intanto, c'è da capire se e quanto sia possibile "embeddare" nel sito video provenienti da altri canali o siti. Idealmente, a tendere metterei tutto in un mio canale YouTube, contando sulla collaborazione di Fausto e degli altri che negli anni mi hanno seguito, ma è chiaro che in certi casi abbiamo problemi di diritti d'autore (per le trasmissioni televisive, ad esempio), ed è ovvio che ogni riferimento a siti esterni rischia di creare problemi nella gestione del sito (ad esempio, se La7 fallisse me ne farei con grande sforzo una ragione, ma al contempo dovrei gestire una serie di link morti alle mie apparizioni nelle loro trasmissioni - o di rogne di diritti d'autore se embeddassi i vostri video: c'è da ragionarci...). Per i testi è tutto molto più semplice (anche se resta il tema di come e quanto rinviare alla fonte originale).

Consegno quindi alle vostre riflessioni notturne questa domanda, alla quale forse (ma non è detto) saprei come rispondere: quali sono i contenuti che considerereste più rilevanti in ognuna di queste categorie:

1) video televisivo (trasmissione);

2) video istituzionale (intervento in aula o in comizio);

3) video divulgativo (tutto il resto)

4) intervento sulla stampa (editoriale o intervista);

5) intervento istituzionale (stenografico di discorso in AVLA o simili);

6) intervento divulgativo (articolo di blog, mio o altrui, o simili);

senza dimenticare le bonus track:

7) video di performance musicale;

8) testo di intervento scientifico.

Ecco: se volete "fare qualcosa", ora avete un modo per farlo. Io ci dormo sopra, e voi lavorateci un po', così domattina mandiamo avanti il progetto...

#goofy13: il programma (parte seconda)

(...la seconda parte. Ultimamente mi capita di pensarci: sono del '62, ho sessantadue anni, e per quanto una volta potessi avere fiducia nella scienza, e per quanto sia prudente, riconosco che sconfiggere questo record è un'impresa a probabilità molto bassa, e tra l'altro spostarsi in Abruzzo è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per riuscirci. Sono quindi nella seconda parte della mia vita, e del programma del #goofy13...)


Il fallimento del progetto europeo porta con sé una serie di non imprevedibili conseguenze sulle quali qui da tempo ci siamo interrogati e dalle quali (spero) ci siamo almeno in parte premuniti. La più ovvia è la svolta autoritaria, quella di cui i "punturini" si sono accorti solo grazie al lockdown, ma che qui abbiamo visto anzitempo, mettendola al centro della nostra riflessione da quando ha fatto un salto di qualità: nel 2016, dopo la triplice sconfitta (Brexit, Trump, Renzi) di quel sistema che aveva nel 2015 massacrato la Grecia, destando meno indignazione di quando avrebbe dovuto, ma, evidentemente, sempre più di quanto avrebbe voluto!

Benedetto Ponti aprirà la giornata di domenica parlando di "Disinformazione contro libertà di espressione". La repressione della libertà di espressione del pensiero inizia quando nel dibattito si fa strada la categoria di "disinformazione". Come ho sempre sostenuto in questo blog, commentando capolavori di giornalismo come questo o questo, la libertà di espressione include anche la libertà di menzogna, di propaganda, insomma: di disinformazione. Nessuno ha contestato questo principio finché a disinformare erano il Corriere (vi ho riportato due esempi), il Sole, ecc., insomma: tutto il clero dei media ufficiali.  Appena i social hanno consentito di smascherare le bufale più evidenti, ma soprattutto appena si è visto che il discorso unico e accettato non teneva, che la menzogna di Stato non arginava il malcontento e la sua espressione nelle urne (ricorderete lo sfogo tanto sincero quanto ingenuo della povera Botteri: "non si è mai vista una stampa così compatta e unita contro un candidato..."), è iniziata la solfa della lotta alla disinformazione e dei debunker, quella corte dei miracoli di zero tituli convocata e legittimata, come spero ricordiate, nientemeno che dalla collega Boldrini! Si è così palesato l'animo intrinsecamente aristocratico della sinistra, che se proprio non può attribuire direttamente a quei pezzenti degli elettori la colpa dei propri insuccessi, ripiega sull'attribuirglieli indirettamente, incolpando i "disinformatori" (che poi sarebbero quelli che dicono qualche mese o anno prima quanto i giornal-oni dicono qualche mese o anno dopo). Succede insomma per il controllo del discorso politico quello che è successo per il controllo dell'emissione monetaria, come vi ho spiegato a Pizzoferrato al termine della presentazione de "La forbice e l'ago": finché erano nelle mani dell'aristocrazia, nessuno li ha contestati. Quando il popolo ha provato a riappropriarsene, ci si è accorti che sarebbe stato più opportuno consegnare quei poteri a un'autorità prepolitica, indipendente, al riparo dal processo elettorale: la banca centrale, o i fact chekers, che hanno in comune il rinvio, posticcio, pretestuoso, ridicolo, a una norma o a una verità "tecnica" asseritamente sottratta al giudizio politico. Sarà interessante ascoltare Benedetto.

A seguire, Maddalena Loy, che pure da quel mondo viene (Unità, Rai, ecc.), ma è poi stata a sua volta, in una seconda vita, oggetto dell'attenzione dei debunker, modererà un panel su "Il tribunale della verità" (un tribunale che andrebbe abolito se non altro perché nessuno ha la certezza di esserne per sempre giudice...). Al panel, insieme a Benedetto, parteciperanno Carlo Magnani, che già conoscete, e un'altra new entry, Antonio Nicita, docente alla LUMSA, ora senatore del PD, illo tempore membro dell'AGCOM che consentì simili vette di informazione (vi sblocco un ricordo...), all'epoca in cui, come ci siamo detti sopra, i fact checkers non erano ancora di moda.

I popoli europei non si sono svegliati perché toccati nel deltoide (ricordo che la stragrande maggioranza era ed è favorevole a offrire il deltoide alla Patria), ma perché toccati nel portafoglio (la stragrande maggioranza è sempre stata sfavorevole a far frugare la Patria nel proprio portafoglio)! Inevitabile quindi, nel discutere delle possibilità di successo dell'Europa, affrontare la questione salariale, soprattutto ora che Draghi, come sapete, l'ha messa come la mettevamo noi quattordici anni fa (in una unione monetaria gli shock negativi di domanda estera si scaricano sul salario). Lo faranno per noi Savino Balzano, che conoscete, e Pasquale Tridico, che altresì conoscete ed è una new entry. Da economista sono stato a convegni organizzati da lui, è stato così cortese da accettare il mio reciproco invito ("verrai tu a cenar meco?").

Infine, dato che parlare di salari, in Europa, è parlare di integrazione monetaria (per i motivi succintamente accennati sopra), concluderò io, per ragionare con voi su quanto l'integrazione monetaria stia continuando a disintegrarci, riprendendo il titolo di un mio paper pubblicato online nel mio cinquantacinquesimo compleanno, trentotto giorni prima che Matteo Salvini mi offrisse una candidatura da indipendente. Vedremo insieme qualche numero e ne trarremo le conclusioni, che sono piuttosto scontate.

Ricordate sempre quello che ci ha insegnato Jacques Sapir sulla fine dell'URSS: "Tutti erano convinti che non potesse durare, ma nessuno si immaginava come potesse terminare". Insomma, la dialettica fra irreversibilità e insostenibilità sulla quale qui ci siamo tante volte interpellati. Quando gli uomini non hanno abbastanza fantasia, le soluzioni le trova la storia, anzi, la SStoria, che da qualche secolo in qua regolarmente ci dimostra di avere meno fantasia dei suoi protagonisti.

Ma non voglio ripetermi: sono sì nella seconda parte della mia vita, e del programma, ma non mi sono abbastanza inoltrato da rendere scusabile il tornar sempre sullo stesso soggetto.

Ora sapete che cosa vi aspetta.

A presto!