sabato 1 agosto 2020

"Caduta grave ma gestibile"

Ieri sono usciti i dati sul Pil trimestrale. Si tratta, per la precisione, delle cosiddette stime "flash", le stime preliminari che dovranno poi essere confermate il 2 ottobre (tanto tempo ci vuole a consolidare il dato). I nostri cari amici informatori, come sempre coraggiosamente schierati dalla parte del potere costituito, avevano un ovvio interesse a minimizzare il disastro (per tutelare lo storico Gualtieri) e quindi hanno fatto ricorso all'abituale espediente che ormai può trarre in inganno solo i gonzi: quello di prendere come termine di paragone implicito il primo dato pubblicato (qui il tentativo più noto e meno riuscito).

Questo il lancio di agenzia:

== Pil: Istat, nel II trim -12,4%, ai minimi dal 1995 = 
 (AGI) - Roma, 31 lug. - E' salato il conto della pandemia di
 coronavirus sull'economia. Il Pil ha fatto registrare nel II
 trimestre il valore piu' basso dal primo trimestre 1995, periodo
 di inizio dell'attuale serie storica: il calo e' stato del 12,4%
 congiunturale cioe' rispetto al I trimestre, e del 17,3% in
 termini tendenziali cioe' rispetto al II trimestre del 2019. Lo
 rende noto l'Istat. 
 Nel I trimestre, il Pil si era contratto del 5,4%. (AGI)Pit
 311001 LUG 20
 NNNN ********

A leggerlo così, distrattamente, il flusso trimestrale di Pil sembrerebbe così tornato indietro di 25 anni: al 1995. In effetti, sarebbe già un dato impressionante, tale da promuovere svariate riflessioni. Perché queste riflessioni siano proficue, bisogna però mettere il dato in prospettiva, cosa che nell'intero panorama dell'informazione italiana avete purtroppo visto fare solo qui (motivo per cui vi siete fermati qui, e avete mandato gli altri dove meritavano di andare). Vi ricordo alcuni esempi: questo, questo, questo, questo, ecc. Tutte cose che vi consiglierei di andare a riguardare, anche se avete avuto modo di rileggerle da chi le ha copiate (ovviamente senza citare la fonte).

Sul sito dell'ISTAT ci deve essere qualcosa che non capisco. La serie storica del Pil trimestrale a prezzi concatenati del 2015, edizione maggio 2020 (la più recente, e quella su cui si innestano i dati diffusi ieri) in effetti mi pare inizi nel 1995 (almeno, è possibile selezionare questa data):


ma cliccando su "Visualizza dati" riesco a vedere solo i valori fino dal 1996:


Poco male.

A differenza di altri colleghi politici, mi occupo di macroeconomia dalla metà degli anni '80. Fra i presidenti dell'ISTAT ci sono stati due miei professori e un mio compagno di stanza alla Sapienza. Fra quelli che questi dati li fanno materialmente ci sono miei amici di famiglia, compagni di scuola, o allievi. Il dato trimestrale del Pil era il mio pane quotidiano decenni prima che la crisi economica vi spingesse a occuparvi di questa roba qui. I dati quindi li ho, e li ho da quando esistono (cioè dal 1970). Ve li mostro fra brevissimo ma prima vorrei farvi notare che le stime flash danno per il secondo trimestre 2020 un valore di 356647 milioni (356,6 miliardi) di euro. Nel primo trimestre del 1996 (il più remoto che, per motivi misteriosi, il sito dell'ISTAT mi consente visualizzare) il dato era di 379,6 miliardi, cioè nel primo trimestre del 1996 stavamo messi meglio del 6.4%, o, se volete, nel secondo trimestre del 2020 stiamo del -6.1% sotto al Pil del primo trimestre 1996.

E allora intervengo a togliervi subito la sorpresa (scusatemi): per trovare un trimestre con un flusso di Pil (cioè di reddito prodotto) attorno ai 356,6 miliardi bisogna risalire non al 1995, ma al secondo trimestre del 1990:


Si capisce, vero, che quello che è successo dall'inizio dell'anno è qualcosa di un tantino fuori scala? E quanto alle "riprese a V", vedete bene che precedenti in tal senso non ce ne sono, anche perché, come è ormai chiaro a tutti, il cosiddetto aiuto europeo sarà accompagnato da misure di austerità, per cui il precedente più prossimo, a quanto possiamo intuire finora, è quello del 2012-2019. A vederla non sembra una "V". Somiglia più a una "L", ma forse non abbiamo abbastanza fantasia.

Come qui abbiamo riscontrato più volte, un grosso problema di chi governa e di chi informa è il non avere alcuna idea degli ordini di grandezza dei dati economici. Una variazione a due cifre di un dato trimestrale di contabilità nazionale non s'è mai vista. Punto. Inutile fanfalucare di riprese a "V", a "U", a "W", e chi più ne ha più ne metta.

Comunque, sempre per avere un'idea degli ordini di grandezza, vediamo che cosa occorrerebbe affinché il Pil annuale calasse solo dell'8%, come il Governo si ostina a promettere. In questa tabella vi faccio vedere i profili trimestrale e annuale corrispondenti al cosiddetto "acquisito" e ai sogni del Governo:



La crescita acquisita è quella che si avrebbe se il Pil trimestrale crescesse dello 0% (cioè restasse costante) nei prossimi due trimestri (restasse quindi a 356647 milioni in estate e in autunno). In questo caso il dato annuale del 2020 sarebbe uguale a 1476877 milioni, inferiore del -14.27% al dato del 2019, e questa è la (de) crescita acquisita ad oggi come riportata dall'ISTAT.

Per ottenere una (de)crescita annuale del solo -8% bisognerebbe invece, supponendo un tasso di crescita uniforme nei prossimi due trimestri, che il Pil trimestrale crescesse per due trimestri di seguito al 9,78%. Allargando lo zoom, si dovrebbe vedere una cosa simile:


La famosa "V" (qui in arancione), che, come capite da voi osservando i dati e la loro inerzialità, semplicemente non è nelle cose!

Molto banalmente, il terzo trimestre del 2020 comprende anche il mese di luglio 2020, e quindi anche la giornata di ieri, in cui mi sono recato a pranzo in un locale che ai bei tempi era pieno, e di cui ieri ero l'unico cliente. Devo veramente spiegarvi perché non ci sarà nessuna "V"? Ognuno di voi ha intorno a sé esempi di locali chiusi, di laboratori con su il cartello "affittasi", di palestre in cui non si tengono più corsi, di teatri vuoti, ecc. Certo, alcune attività sono ripartite: ma nessuno restituirà loro quanto hanno perso e per onorare i loro debiti con lo Stato che non le ha aiutate hanno contratto debiti con le banche. Ma soprattutto il clima di terrore alimentato dal governo che "non è affatto facile il contagio" (ricordate?) spinge chiunque possa a un elevato risparmio precauzionale. Anche chi può non spende. Perché in questa grande confusione una sola cosa è veramente chiara: che questo Governo, ove mai dovessero presentarsi ulteriori problemi, non sarebbe minimamente in grado di tutelare le famiglie e le imprese economicamente fragili, anche perché non ritiene che questo sia suo dovere. Anzi! Questo Governo si ritiene investito dalla sacra missione di purgare l'economia italiana delle scorie.

E le scorie siete voi: i professionisti, i piccoli imprenditori, gli artigiani, i ristoratori, gli artisti, ecc.

Altre categorie si aggiungeranno: la dialettica tutelati/non tutelati con un Governo simile perde rilevanza: nessuno è al sicuro da una simile mistura di subalternità e dilettantismo.

Diciamo che se ci va di lusso, ma veramente di lusso, e da questo trimestre cresciamo al 5% per due trimestri, l'anno si chiuderà al -11% (cioè tre punti sotto a quanto il Governo si ostina a propagandare). Ma affinché da questo trimestre crescessimo così, non dovremmo avere i locali e i centri storici vuoti, non dovremmo vedere i negozi chiusi, ecc. Quindi non credo che andrà così. Il che, peraltro, non smentisce la nota affermazione del ministro secondo cui la caduta sarebbe stata grave (oh, se lo è stata!), ma gestibile.

Tutto vero.

Sarebbe in effetti stata gestibile da chiunque: ma non da lui.







Nota metodologica


Un doveroso cenno a come sono stati ricostruiti i dati. La serie attualmente disponibile sul sito dell'ISTAT è quella in arancione, che, nel tratto terminale, è stata sostituita con gli ultimi dati pubblicati in questo pdf (quelli che certificano il tonfo), riportati in giallo. Prima del 1996 ho utilizzato la release 1996q3 dei conti economici trimestrali ISTAT, che è quella riportata in blu. Ovviamente quei dati non sono direttamente confrontabili con gli ultimi dati pubblicati, per diversi motivi: è cambiata la base dei prezzi utilizzata per "valorizzare" il prodotto (nel 1996 si usavano i prezzi 1990, nel 2020 si usano i prezzi 2015), sono cambiati i criteri di contabilità nazionale col passaggio al Sistema Europeo dei Conti 2010, e ci sono state altre revisioni minori. Tuttavia, quando si interviene con simili revisioni, si cerca nella misura del possibile di preservare la dinamica della serie storica, cioè di evitare che dopo la revisione anni di buona crescita si trasformino in anni di drammatica recessione. Diciamo che le revisioni dei sistemi di contabilità nazionale si fanno per ottenere misure più precise dei fenomeni analizzati, non per riscrivere la storia (o almeno non si dovrebbe), e quindi ci si aspetta che i tassi di crescita siano preservati, o comunque non siano troppo alterati, dalle revisioni.

Per questo motivo, fin dalla mia più tenera età all'ISTAT mi spiegavano che sì, certo, la revisione numero settordici della serie storica non era direttamente confrontabile con la precedente, ma volendo si poteva "retropolare" la seconda coi tassi di crescita della prima e non si sarebbe andati troppo lontani dal vero (che peraltro in statistica non esiste, come credo sappiate). Mi sono regolato così per ricostruire i dati dal 1970q1 al 1995q4. Può anche darsi che presso l'ISTAT qualcuno abbia fatto un lavoro più raffinato, e magari che questo sia disponibile online. Se lo trovate, fatemelo sapere. Non credo che cambierà molto il senso del post: magari gli anni di ritardo non sono 30, ma solo 27, o magari 31. Direi che di questo non vale molto la pena discutere. Sarebbe invece utile discutere di come uscirne, e se questo non si può fare in un paese colonizzato, lo si può però fare in un paese libero...