mercoledì 29 gennaio 2020

Anche gli innocenti vanno in galera!

(...della débâcle, della Caporetto leghista, che, come ognuno sa e tutti possono vedere:



ci ha spazzato via definitivamente dalla civile e benestante terra dell'Emilia-Romagna (fonte Youtrend), cosa che si apprezza soprattutto in prospettiva storica:



(fonte SkyTg24), della soluzione finale del problema Salveenee, unico problema della politica italiana, come già lo fu, ricorderete, Berlusconi - strano che in un paese in cui c'è sempre solo un problema le cose continuino ad andare male, e in modo così complicato - di questo evento lieto per la maggioranza degli Emiliani e soprattutto dei Romagnoli, lievemente meno lieto per la maggioranza degli Italiani, parleremo con calma un'altra volta. Qui abbiamo dovuto elaborare già ben altri lutti, e ce l'abbiamo sempre fatta. Oggi sono stato a un dibattito, e mi interessa che ascoltiate non quello che ho detto io, perché, come al solito, non so se sono stato sufficientemente chiaro, ma quello che hanno detto gli altri, perché quello, ve lo confesso, non sto riuscendo a elaborarlo. Ecco: quello che hanno detto gli altri ascoltatelo, perché esattamente come intelligenza è non dover ripetere la propria esperienza - ricordate la mosca e il vetro? - così umanità è non dover aspettare che capiti a te. E allora, ascoltate...)








(...poi mi dite che cosa vi ha colpito di più. Io quello che mi ha colpito me lo sono segnato...)

sabato 25 gennaio 2020

ICYMI

Dagli atti della Giunta per le elezioni e le immunità parlamentari, l'istruttiva storia del senatore Corti. Quindi:



(...BSTS: better safe than sorry, mentre ICYMI vuol dire?...)

venerdì 24 gennaio 2020

Mafia regionale, ovvero: les illusions perdues

Quando ho deciso di militare in una forza conservatrice l'ho fatto per una motivazione molto esplicita, che vi ho chiarito qui. Sapevo che questa mossa mi avrebbe esposto al ludibrio dei "buoni", degli ottimati, degli aristoi di sinistra, e presagivo le difficoltà che questo avrebbe comportato.

Oh, quanto è facile la vita dei buoni "de sinistra", la vita dei piddini! La più lussuosa comodità che essa offre è quella di trasformare l'appartenenza in criterio morale. Ai "buoni", agli aristoi, ai piddini, ai bellaciao, insomma, a quella roba lì, l'albero del bene e del male cresce in giardino: i cattivi fanno presto a schedarli: sono gli altri, cioè noi.

Certo, ubi incommoda, ibi et commoda. L'abbandono dello schieramento "de sinistra", uno schieramento full optional, con il moralismo di serie, privava la mia fragile personalità di una certezza: quella di essere "buono". Ma per fortuna a puntellare la mia animula vagula blandula intervenivano altri elementi: i miei dischi, le mie pubblicazioni internazionali, il vostro affetto, tutta roba che il "buono" medio si sogna (soprattutto l'affetto altrui, anche perché, stranamente, l'uomo, come ogni altro animale, non si affeziona a chi lo prende a calci).

Ora, però, sono di fronte a un passo particolarmente doloroso, per il quale chiedo a tutti voi, compagni di percorso, solidarietà e affetto. Io nove anni fa vi ho inflitto un Folagra moment:


e ora voi, senza volerlo, per il fatto di avermi chiesto un impegno che ho deciso di prendere, me lo state rendendo con gli interessi.

Credo vi sia noto l'episodio delle minacce di Bonaccini a un sindaco del suo territorio. Immagino che ne siate indignati, ma io, quell'uomo, continuo a difenderlo. Voi non lo sapete capire. Voi non sapete vedere la sensibilità di quell'anima fragile che si nasconde dietro i suoi caratteristici occhiali a 52 pollici e dietro l'assenza del simbolo che tutti odiano, diffondendo di sé foto che a confronto il duce durante la battaglia del grano era un languido Tazio dell'emporio Armani. Di questa ostentazione di virilità fa parte, ad adjuvandum, anche l'assumere atteggiamenti da bullo come quelli che si rinvengono nella registrazione che il sindaco, scommettendo sul voto di domenica, ha fatto.

Ma c'è di più. Voi, immagino, moralisti (perché se siete qui un po' piddini lo siete stati anche voi), articolerete con tono sentenzioso che il pesce puzza dalla testa, che un governatore (sarebbe un Presidente, ma lasciamo stare) che si comporta così dà un pessimo esempio, ecc. Ma che c'entra lui, povero Stefano? Lui, gregario come tutti gli insicuri, come tutti i fragili, si è semplicemente conformato a un andazzo diffuso nel territorio che governerà ancora per poche ore. In questo caso la testa puzza perché il corpo è marcio.

Mi ci è voluto un po' a capirlo, e molto di più ad ammetterlo, ma...

Prima è arrivato un Whatsapp di una collega che si stava occupando di selezionare i rappresentanti di lista:


"Paura? E perché mai?", pensavo io, illuso... Siamo nella terra dei "buoni", del bellaciao, di quelli che puoi pensarla in modo diverso da te ma preferisco spararti alla nuca in un angolo buio per non farti dare la mia vita perché tu possa esprimere il tuo pensiero! E di cosa dovrebbero avere paura?

Poi è arrivato un DM di un amico che stava organizzando un piccolo evento elettorale, di profilo locale:



Minacciato? Come? I "buoni" minacciano? I bellaciao, oltre a voler a giorni alterni privare di diritti politici chi non la pensa come loro per il semplice fatto che non la pensa come loro, vogliono anche impedirgli di andare in trattoria? E che mezzi hanno per imporlo?

Poi, a un incontro in sezione a Parma (perché questa volta ho scelto di stare tra la gente e trai militanti), qualcuno racconta qualcosa:

...e allora diciamo che il quadro si è definito. Dalla Regione, dal nostro amico sensibile (lo immagino ogni sera coricarsi leggendo versi di Verlaine, con cui, ne sono certo, ha più in comune di quanto si desuma dalla sua iconografia maschia e bellicosa...), dipendono tanti enti che devono legittimamente, ça va sans dire, effettuare una serie di controlli per la salute pubblica dei cittadini. Tu mi capisci, niente di personale. D'altra parte, il personale è poco, i controlli da fare sono tanti, perché nel mondo del terrore fiscale e della burocrazia assassina e vigliacca a trazione "europea" di carte si muore (oggi, in una azienda, mi dicevano che di quindici dipendenti cinque sono amministrativi: lo chiede Leuropa), e allora se devi decidere chi controllare, magari viene spontaneo farlo con chi rompe i coglioni ha assunto visibilità a causa di alcune sue legittime prese di posizione, soprattutto se insufflato da dei porci mafiosi vicini premurosi.

Ecco.

Io devo fare una cosa che non ho mai fatto, e che non è facile per nessuno, neanche per me.

Io devo chiedervi scusa.

Cosa fosse la "sinistra" credevo di saperlo: chi opera in ambito accademico dà per scontato questo atteggiamento mafioso (e l'ambito accademico è l'humus, direi anzi proprio il letame, su cui i "buoni" prosperano e si rinsaldano nelle loro convinzioni). Sapevo anche che a Bibbiano e dintorni, per una serie di motivi storici, si era insediato chi poteva dare il cattivo esempio. E, infine, constatavo ogni giorno sui media che i "buoni", i bellaciao, per poter continuare a ripetere a se stessi di essere buoni, si davano a pratiche sul cui fondamento e sui cui risultati ci sarebbe da aprire un appassionante dibattito, quali il traghettamento degli ultimi, rigorosamente a casa dei penultimi (mai a casa dei sullodati buoni, degli ottimati).

Ma mai mi sarei potuto immaginare che i "buoni" riuscissero a sentirsi tali nel momento in cui si facevano, come si stanno facendo qui, agenti di un controllo del territorio di puro stampo mafioso, nel momento in cui si dedicano alla delazione spicciola e vigliacca (finora, l'avevo vista praticare solo da illustri accademici dolicocefali). Roba da far impallidire quello che sappiamo della Francia di Vichy, dove però, si sa, i delatori, i vicini di casa che mandavano i controlli, erano quegli altri, cioè i "cattivi" (e i controlli più efficienti, perché li facevano i tedeschi)!

Ma si sa: per i buoni, per i bellaciao, per i piddini, la bontà non risiede nelle opere. La bontà è un optional che ti compri acquistando l'appartenenza, e acquistarla, l'appartenenza, è facile: la si salda con comode rate quotidiane di conformismo.

Ecco: io devo chiedervi scusa. Sapevo, lo avevo intuito dopo la reazione al mio primo articolo, che la sinistra faceva schifo, ma non potevo immaginare che dove essa era così radicata arrivasse a fare così schifo...

E allora, perdonatemi, ma devo intervenire in dichiarazione di voto.

A tutti quelli che come me hanno creduto a un ideale di solidarietà e di progresso condiviso, che non può prescindere dalla libertà di espressione del pensiero, non può concepire la privazione dei diritti politici, i reati di opinione, gli psicoreati; a tutti quelli che sono stati, magari sentimentalmente, ma onestamente, di sinistra, perché si sono riconosciuti in ideologie che avevano un senso, che rispondevano a istanze di giustizia sociale cui era indispensabile dare forma e voce; a tutti quelli cui è venuto a mancare, per i motivi che tante volte qui abbiamo descritto, un riferimento politico che facesse sinceramente proprie queste istanze, che non si facesse, invece, collaborazionista del grande capitale estero, e conseguentemente delatore spicciolo dei piccoli; a tutti quelli che come me hanno vissuto nell'illusione di essere nati nel giusto, e si sono risvegliati in pessima, squallida compagnia; ecco: a tutti voi chiedo una cosa.

So bene che molti di voi conoscono la Lega che i giornaloni raccontano, e non voglio entrare ora in un'apologia del partito con cui mi sono schierato. Non vi chiedo il voto. Vi chiedo di non votare quella roba là turandovi il naso. A tutti noi, a me, come a voi, serve che risorga una sinistra che abbia un senso. Ma perché essa rinasca, prima deve morire.

Accompagnatela all'estremo passo restandovene a casa: i piccoli delatori, i piccoli mafiosi, non meritano che vi disturbiate. Meritano una lezione, e l'avranno. Poi starà a loro riuscire ad apprenderla e a trarne le conseguenze, come starà ovviamente a noi riuscire a governare col mandato che gli elettori ci daranno.








giovedì 23 gennaio 2020

Verso Bibbiano

(..."ancora una scena, una soltanto, per curiosità, anche questa molto caratteristica, l'ho appena letta in una raccolta di antichità russe, nell'"Archivio" o ne "Il passato", ho dimenticato il nome, devo controllarlo. Era il periodo più cupo della servitù della gleba, ancora all'inizio del secolo; e qui un evviva al Liberatore del Popolo! All'inizio del secolo, dicevo, c'era un generale, un generale con conoscenze importanti, un ricchissimo proprietario terriero, ma uno di quelli (e pare che anche allora non ce ne fossero molti), che ritirandosi a vita privata, quasi quasi erano convinti di essersi conquistati il diritto di vita e di morte sui loro sudditi. Ce n'erano di tipi così a quei tempi. Allora il generale risiedeva nella sua proprietà di duemila anime, viveva nel lusso e spadroneggiava con i poveri vicini come se fossero i suoi parassiti e buffoni. Aveva un canile con un centinaio di cani da caccia e quasi cento custodi, tutti in uniforme e tutti a cavallo. Un giorno un servo, un ragazzino di soli otto anni, mentre giocava, lanciò una pietra e ferì una zampa del levriero preferito dal generale. "Come mai il mio cane è azzoppato?" Gli riferirono che era stato quel ragazzino a lanciargli una pietra e ferirlo a una zampa. "Ah, sei stato tu?", disse il generale squadrando il ragazzino: "Prendetelo!" Lo presero, togliendolo alla madre, e lo rinchiusero in gattabuia per tutta la notte; il mattino dopo, all'alba, il generale uscì in pompa magna per andare a caccia, in groppa al suo cavallo, attorniato dai suoi parassiti, dai cani, dai custodi e dai capocaccia, tutti a cavallo. Tutti i servi erano stati riuniti perché assistessero alla punizione, e davanti a tutti c'era la madre del bambino colpevole. Portano fuori il bambino dalla gattabuia. Era una giornata d'autunno cupa, fredda, nebbiosa, ideale per la caccia. Il generale ordina di spogliare il bambino e quello rimane tutto nudo, annichilito dal terrore, non osa mandare un grido..."Fatelo correre!", ordina il generale, "Corri, corri!", gli gridano i custodi dei cani e il bambino si mette a correre..."Prendetelo!", urla il generale e gli lanciano dietro l'intera muta di levrieri. I cani lo raggiunsero e lo dilaniarono davanti agli occhi della madre!... Credo che in seguito il generale sia stato interdetto. Allora...che cosa si meritava? La fucilazione? Che lo fucilassero per soddisfare il nostro senso morale? Parla, Alëška!"...)

(...i non europeisti sapranno di che si tratta: per loro è Europa, per gli europeisti no...)

Il catalogo è questo

Da uno de passaggio ricevo questo promemoria:


1) Partendo dagli antefatti, segnalo un video che racconta dell'inchiesta "Veleno" che partendo dalle accuse mosse a molti genitori nel 1997/1998 sconvolse Finale Emilia e la bassa modenese.

I figli non sapevano nulla perché i genitori non ne parlavano, perché era un tabù nelle case, perché i genitori avevano paura che venissero a portarglieli via, e quindi non se ne parlava (Pablo Trincia, giornalista).

Continuavano a urlarci: "Finché non dite quello che dicono i vostri figli non li vedrete mai più!" Il paese di Pol Pot, perché io ho risentito questo movimento in cui ti dice: "Io sono lo Stato, io sono padrone di tuo figlio, io comando tuo figlio, io ne faccio quello che voglio, costi quello che costi" (Lorena Morselli Covezzi, condannata nel 2002 a dodici anni, assolta in Cassazione nel dicembre 2014).



2) Dichiarazioni ai media locali dell'Anghinolfi nel 2013 in cui si concentra sul tema omofobia (poi ci torneremo).

Andiamo oltre il tema dell'identità di genere nel rapporto genitoriale [...] (Federica Anghinolfi)



3) Che in Regione, non solo sapessero, ma condividessero il modello, ce lo provano le dichiarazioni del Sindaco di Bibbiano Carletti dell'11/03/2015 rilasciate alla Commissione Parità dell'Emilia Romagna.Nella stessa occasione l'Anghinolfi descriveva l'attività del suo gruppo (i "bambini hanno un altro modo di raccontare...").

Situazioni che prima erano sommerse hanno avuto il coraggio di emergere e sono emerse anche perché sapevano che all'interno di quel determinato territorio potevano contare su competenze, su dei punti di riferimento rassicuranti che potevano accompagnarli in una via di uscita rispetto a una situazione veramente drammatica. Noi, come val D'Enza, ci proponiamo anche a poter sperimentare questa buona pratica (Andrea Carletti, sindaco di Bibbiano).

I bambini hanno altri modi per raccontare quello che provano, quello che vivono nella loro esperienza, quindi ascoltare il trauma non è così immediato: ci sono delle zone d'ombra, delle zone grigie, occorre una specializzazione. Se ci si mette in ascolto i bimbi parlano (Federica Anghinolfi).



4) Video realizzato per il Convegno del 26/27 maggio 2016 col patrocinio della Regione Emilia-Romagna e della provincia di Reggio Emilia in cui Anghinolfi e colleghi magnificano la loro attività.

Penso che l'incertezza abbia sviluppato, come dire, un senso di curiosità, di ricerca, che ci ha permesso di andare oltre, di riuscire a costruire un oltre. Questo oltre appunto è quello di avere messo insieme, pensando al bene della ragazza, a quello che per lei era utile, vista la sua situazione, mettere insieme il meglio possibile (Federica Anghinolfi).



5) L'articolo de La Stampa del 2016 in cui si vantavano di avere 1.900 bambini su 12.000 della Val d'Enza affidati ai servizi sociali (farebbe il 15.8%).

C’è un posto in Italia dove la lotta alla pedofilia è una priorità assoluta. E i risultati si vedono. È un fazzoletto di terra in provincia di Reggio Emilia dove gli otto comuni della Val d’Enza - 62mila abitanti, 12mila minorenni, 1900 in carico ai servizi , 31 seguiti per abusi sessuali - hanno costituito un’Unione guidata dal sindaco di Bibbiano, Andrea Carletti, per tutelare i minori... «Noi la volontà politica l’abbiamo avuta. E nonostante i tagli abbiamo anche trovato i soldi». Come li hanno spesi? Facendo formazione sugli operatori per renderli in grado di leggere in anticipo i segnali di malessere, spesso aspecifici, dei bambini, rivalutando la figura dell’assistente sociale, lavorando con gli ospedali e con le scuole e appoggiando in modo esplicito le vittime della violenza.  (Andrea Malaguti su La Stampa).


6) Curriculum di Claudio Foti da cui si vede che è laureato in Lettere.



7) La mail che identifica e calcola "l'incasso" generato dai bambini:





8) La confessione di un ex collaboratrice dell'Anghinolfi che certificava il falso sulle abitazioni delle famiglie cui si volevano sottrarre il figli.

Finché è rimasta agli ordini di Federica Anghinolfi ha fatto come tutti, certificando che case in ordine erano fatiscenti e piene di muffa, che i panni stesi ad asciugare erano vestiti buttati in giro... E poi c'è il capitolo del denaro che doveva finire per forza al centro studi Hansel e Gretel, e quando l'Unione di Comuni della Val d'Enza non riusciva a pagare i consulenti venivano creati falsi affidi (TG2 del 28 luglio 2019).



9) Intercettazioni che riguardano Daniela Bedogni e Fadia Bassmaji, coppia omosessuale cui era stata data una bimba in affido dalla Anghinolfi che maltrattano la bimba perché si rifiuta di mentire.

Tu non ci scrivi perché hai paura di scrivere, perché le cose che devi scrivere adesso sono talmente profonde che non ti va più di scriverci, non ci vuoi neanche andare vicino. 



10) Due neuropsichiatre dell'AUSL di Montecchio Emilia, Imelda Bonaretti e Flaviana Murru, si propongono di minacciare un carabiniere che indagava nel caso diventasse insistente.

E comunque potevi anche dirgli: "Guardi che lei è sposato, ha figli, cioè, non si sa mai".



11) Dal Tg4 e immagini delle telecamere a circuito chiuso che riprendono il furto di un bambino e la testimonianza della madre e del padre.

Non ci viene detto niente, perché è stata una decisione arbitraria di questi servizi sociali, l'hanno fatto in autonomia, non ci è stata giustificata e non ne sappiamo nulla (la madre).



12) Testimonianza video di un padre cui la Anghinolfi ha tolto i figli con le accuse di omofobia.



13) Puntata documentata di "Chi l'ha visto".



14) Un po' di dati relativi ad un caso analogo in Umbria ("Piccolo Carro") che coinvolge sempre il PD.



15) L'audizione della Autorità garante in Commissione per l'infanzia, in cui si cita, dal minuto 44:30 il documento approvato dalla Commissione il 17/01/2018 e le sue terribili accuse cui non fu dato seguito.



Nella gran parte dei casi trattati in qualità di difensore delle famiglie coinvolte in tali procedimenti, tali allontanamenti vengono predisposti a seguito della richiesta di aiuto di queste famiglie, da parte di chi è preposto ad aiutarle. Una volta che una famiglia fa ingresso nel circuito dei servizi socio-assistenziali difficilmente riesce ad uscirne, per cui prima di consigliare a una famiglia di rivolgersi allo Stato per chiedere aiuto è bene valutarne le conseguenze... Il 63% di questi bambini, come motivo primario o secondario, ha un problema di indigenza economica, abitativa e lavorativa dei genitori... Capita che l'assistente sociale non sia preparato o abbia delle presunzioni del tutto personali del concetto, assolutamente non codificato, di capacità genitoriale (p. 40 segg.)

Il 20% dei giudici onorari è proprietario, direttore, o ha rapporti di cointeressenza con case famiglia (p. 88).




Qualche considerazione

Il tema è delicato: questi sono fatti, ma ci sarebbe anche da interrogarsi su cosa sia un fatto, e a questo proposito filosofi e propagandisti sono qui per aiutarci. Credo però che una cosa si possa senz'altro dire: se lo scopo della dottoressa Anghinolfi era quello da lei rivendicato, ovvero il promuovere un sereno dibattito sull'omogenitorialità, diciamo che i mezzi scelti, almeno a quanto risulta finora, non sono stati i migliori. La sensazione è che a seguito di quanto sta emergendo questo dibattito, lecito in democrazia come tutti i dibattiti, tranne quello che abbiamo condotto qui, e per il quale siamo stati derisi, insultati, ostacolati dai "buoni", nonostante noi partissimo sì da basi scientifiche solide (ma anche per questo ci saranno tribunali), il dibattito che l'Anghinolfi voleva promuovere rischia di arretrare, anziché di procedere, dopo che la realtà ha fatto irruzione nel terreno allucinato dell'ideologia.

D'altra parte, va anche detto, per equilibrio, che chi ha vociferato accuse assurde, come quella del tutto infondata di pedofilia, a carico di amministratori locali, oltre ad aver commesso un illecito perseguibile a querela di parte, non ha aiutato non dico a comprendere, ma nemmeno a scalfire la reale profondità dell'orrore di cui Bibbiano è solo l'ennesima manifestazione.

L'orrore, che emerge nitido dai pochi fatti riportati (tanti se ne potrebbero aggiungere ad adjuvandum), risiede nella solita porca rogna "de sinistra" di ergersi a giudici del bene e del male in virtù di una tanto autopercepita quanto inesistente superiorità morale. In altri termini, non è assolutamente un caso che i signori che, ai punti (3) e (4) del nostro elenco, si proponevano di "sperimentare", beninteso "nell'interesse" del minore, appartengano alla stessa matrice culturale di chi ha esplicitamente rivendicato il fatto che riforme politiche di grande ampiezza, sconsigliate dalla letteratura scientifica, fossero "un esperimento a grandezza naturale", un esperimento in corpore vili. Non solo quello dei nostri figli: anche il nostro corpo, per gli ottimati, per gli aristoi, come il nostro caro amico Aristide, è vilis, senza importanza. Per i suoi sommi sacerdoti, tutti noi siamo sacrificabili sull'altare del Progresso, ovviamente dopo aver pagato direttamente o indirettamente (tramite fondi della regione) un obolo affinché la cerimonia si svolga. Che poi il progresso consista nella finanziarizzazione a oltranza dell'economia, o nella promozione dell'omogenitorialità senza se e senza ma (ma soprattutto senza perché), o in qualsiasi altra cosa passi per la testa agli utili idioti della finanza, a seconda delle contingenze del momento, in fondo è abbastanza irrilevante. Il cuore del problema è nella pertinace volontà di escludere dal processo democratico, dall'indirizzo politico (di una famiglia o di una comunità) gli "altri", i "non (restiamo) umani", cioè noi.

E così, in fondo, l'errore politico fondamentale del PD non è quello di non essere andato a elezioni ad agosto lasciando spazio a Renzi, non è quello di non aver voluto fare una riflessione onesta sul rapporto con l'Unione Europea, non è uno dei tanti errori che politologi più o meno improvvisati gli attribuiscono, nelle analisi che i giornaloni ci propongono al nobile scopo di farci sentire più intelligenti. L'errore fondamentale è quello di essersi palesato come una minaccia esistenziale per i suoi potenziali elettori, per il loro benessere economico, per l'integrità delle loro famiglie. Se mai non fosse bastato, per chiarire il concetto, i loro intellettuali ci hanno dichiarato di essere disposti a privarci dei diritti politici, pur di non veder scalfita l'egemonia della loro parte politica (ricorderete il simpatico dibattito sul suffragio universale con un attore "buono"). E se anche questo non fosse stato abbastanza, con episodi come quello che qui abbiamo ricordato, la loro struttura ci ha dimostrato di non arretrare di fronte a nulla (chiudersi a riccio a difesa di questi abusi non credo sia stata una mossa lungimirante...).

A compimento del capolavoro, dopo che gli elettori hanno preso atto del pericolo, la macchina della propaganda PD ha rovesciato su di essi il suo impotente livore, coprendoli di parole sprezzanti.

Per noi, tanta roba...

Credo quindi che non ci sia molto da aggiungere, se non una banale considerazione. Persone che ironizzavano sul proprio potere di vita e di morte, considerando come una eventualità divertente quella di minacciare un carabiniere, persone che, come riportano gli atti processuali (fuggevolmente apparsi sul web per estratti, poi scomparsi), pare che si ritenessero in diritto di impartire ordini alle "loro" guardie municipali, non credo che avrebbero potuto prendere atteggiamenti simili, che presuppongono, oltre all'illusione della propria superiorità, connaturata alla sinistra, anche la certezza dell'impunità, senza essere più che certe di avere una solida copertura politica. Qui risiedono le responsabilità politiche di chi ha amministrato quelle zone: nell'aver tralasciato i controlli, e conseguentemente nell'aver conferito, magari in modo del tutto involontario, ai soggetti cui era affidato un compito tanto delicato l'illusione di poter operare al di fuori delle regole dell'ordinamento, in modo del tutto arbitrario, di essere padrone della vita e della morte dei figli e dei loro genitori. Il che, sinceramente, in un momento in cui ci accingiamo a votare la messa in stato di accusa di un ministro per un preteso sequestro di persona compiuto nell'esercizio e in obbedienza al suo mandato politico, lascia quanto meno perplessi. Diciamo che se penso a un sequestro mi vengono in mente le immagini al punto (11) del catalogo qui sopra, piuttosto che quelle di una nave in rada. Ma questa è una mia valutazione soggettiva, che esprimo presumendo di poterlo fare.



Epilogo

(..."Ascoltami: ho preso il caso dei bambini perché tutto fosse più evidente. Di tutte le altre lacrime dell'umanità, delle quali è imbevuta la terra intera, dalla crosta fino al centro, non dirò nemmeno una parola, ho ristretto di proposito l' ambito della mia discussione. Io sono una cimice e riconosco in tutta umiltà che non capisco per nulla perché il mondo sia fatto così. Vuol dire che gli uomini stessi hanno colpa di questo: è stato concesso loro il paradiso, ma essi hanno voluto la libertà e hanno rubato il fuoco dal cielo, pur sapendo che sarebbero diventati infelici, quindi non c'è tanto da impietosirsi per loro. La mia povera mente, terrestre ed euclidea, arriva solo a capire che la sofferenza c'è, che non ci sono colpevoli, che ogni cosa deriva dall'altra direttamente, semplicemente, che tutto scorre e si livella - ma queste sono soltanto baggianate euclidee, io lo so, e non posso accettare di vivere in questo modo! Che conforto mi può dare il fatto che non ci sono colpevoli e che questo io lo so - io devo avere la giusta punizione, altrimenti distruggerò me stesso. E non già la giusta punizione nell'infinito di un tempo o di uno spazio remoti, ma qui sulla terra, in modo che io la possa vedere con i miei occhi. Ho creduto e voglio vedere con i miei occhi, e se per quel giorno sarò già morto, che mi resuscitino, giacché se tutto accadesse senza di me, sarebbe troppo ingiusto. Certo non ho sofferto unicamente per concimare con me stesso, con le mie malefatte e le mie sofferenze, l'armonia futura di qualcun altro. Io voglio vedere con i miei occhi il daino sdraiato accanto al leone e la vittima che si alza ad abbracciare il suo assassino. Voglio essere presente quando d'un tratto si scoprirà perché tutto è stato com'è stato. Tutte le religioni di questo mondo si basano su questa aspirazione, e io sono un credente. Ma ci sono i bambini: che cosa dovrò fare con loro? È questa la domanda alla quale non so dare risposta. Per la centesima volta lo ripeto: c'è una miriade di questioni, ma ho preso soltanto l'esempio dei bambini, perché nel loro caso quello che voglio dire risulta inoppugnabilmente chiaro. Ascolta: se tutti devono soffrire per comprare con la sofferenza l'armonia eterna, che c'entrano qui i bambini? Rispondimi, per favore. È del tutto incomprensibile il motivo per cui dovrebbero soffrire anche loro e perché tocca pure a loro comprare l'armonia con le sofferenze. Perché anch'essi dovrebbero costituire il materiale per concimare l'armonia futura di qualcun altro? La solidarietà fra gli uomini nel peccato la capisco, capisco la solidarietà nella giusta punizione, ma con i bambini non ci può essere solidarietà nel peccato, e se è vero che essi devono condividere la responsabilità di tutti i misfatti compiuti dai loro padri, allora io dico che una tale verità non è di questo mondo e io non la capisco. Qualche spiritoso potrebbe dirmi che quel bambino sarebbe comunque cresciuto e avrebbe peccato, ma, come vedete, egli non è cresciuto, è stato dilaniato dai cani all'età di otto anni. Oh, Alëša, non sto bestemmiando! Io capisco quale sconvolgimento universale avverrà quando ogni cosa in cielo e sotto terra si fonderà in un unico inno di lode e ogni creatura viva, o che ha vissuto, griderà: "Tu sei giusto, o Signore, giacché le tue vie sono state rivelate!" Quando la madre abbraccerà l'aguzzino che ha fatto dilaniare suo figlio dai cani e tutti e tre grideranno fra le lacrime: "Tu sei giusto, o Signore!": allora si sarà raggiunto il coronamento della conoscenza e tutto sarà chiaro. Ma l'intoppo è proprio qui: è proprio questo che non posso accettare. E fintanto che mi trovo sulla terra, mi affretto a prendere i miei provvedimenti. Vedi, Alëša, potrebbe accadere davvero che se vivessi fino a quel giorno o se risorgessi per vederlo, guardando la madre che abbraccia l'aguzzino di suo figlio, anch'io potrei mettermi a gridare con gli altri: "Tu sei giusto, o Signore!"; ma io non voglio gridare allora. Finché c'è tempo, voglio correre ai ripari e quindi rifiuto decisamente l'armonia superiore. Essa non vale le lacrime neanche di quella sola bambina torturata, che si batte il petto con il pugno piccino e prega in quel fetido stambugio, piangendo lacrime irriscattate al suo "buon Dio"! Non vale, perché quelle lacrime sono rimaste irriscattate. Ma esse devono essere riscattate, altrimenti non ci può essere armonia. Ma in che modo puoi riscattarle? È forse possibile? Forse con la promessa che saranno vendicate? Ma che cosa me ne importa della vendetta, a che mi serve l'inferno per i torturatori, che cosa può riparare l'inferno in questo caso, quando quei bambini sono già stati torturati? E quale armonia potrà esserci se c'è l'inferno? Io voglio perdonare e voglio abbracciare, ma non voglio che si continui a soffrire. E se la sofferenza dei bambini servisse a raggiungere la somma delle sofferenze necessaria all'acquisto della verità, allora io dichiaro in anticipo che la verità tutta non vale un prezzo così alto. Non voglio insomma che la madre abbracci l'aguzzino che ha fatto dilaniare il figlio dai cani! Non deve osare perdonarlo! Che perdoni a nome suo, se vuole, che perdoni l'aguzzino per l'incommensurabile sofferenza inflitta al suo cuore di madre; ma le sofferenze del suo piccino dilaniato ella non ha il diritto di perdonarle, ella non deve osare di perdonare quell'aguzzino per quelle sofferenze, neanche se il bambino stesso gliele avesse perdonate! E se le cose stanno così, se essi non oseranno perdonare, dove va a finire l'armonia? C'è forse un essere in tutto il mondo che potrebbe o avrebbe il diritto di perdonare? Non voglio l'armonia, è per amore dell'umanità che non la voglio. Preferisco rimanere con le sofferenze non vendicate. Preferisco rimanere con le mie sofferenze non vendicate e nella mia indignazione insoddisfatta, anche se non dovessi avere ragione. Hanno fissato un prezzo troppo alto per l'armonia; non possiamo permetterci di pagare tanto per accedervi. Pertanto mi affretto a restituire il biglietto d'entrata. E se sono un uomo onesto, sono tenuto a farlo al più presto. E lo sto facendo. Non che non accetti Dio, Alëša, gli sto solo restituendo, con la massima deferenza, il suo biglietto".

"Questa è ribellione", disse Alëša sommessamente e a capo chino...
)

(...ribellatevi!...)

QED 90: belli, ciao!

Terminato il post precedente, scendo dal treno a Piddinia, città in cui la mia attività di dibattito mi aveva recato innumerevoli volte (qui una delle ultime, resa immortale da una telefonata in diretta di Marco Rizzo:



Mi avvio lungo i portici, avvolto come una divinità omerica (o come un personaggio di Harry Potter) nella cappa del mio anonimato. C'è un po' di tutto: chi torna a casa immerso nei suoi pensieri, chi fa la spesa, e c'è anche chi discute. Ricorre una parola: "Salvini". Si percepisce il terrore. Io me la rido sotto i baffi, e penso: "Poveri piddini! Per fortuna capite quanto sapete, cioè nulla! Dove sono finiti i tempi in cui con iattanza mi negavate spazio? Ora lo spazio che mi negavate nel vostro Comune me lo sono preso nel nostro Senato, e se voi lo sapeste, se voi capiste che il terrore che vi pervade ha una origine ben precisa: il dibattito svolto in questo blog, che ha convinto tante persone di sinistra come me a prendere atto del fatto che il PD era il male, aveva tradito qualsiasi aspirazione di giustizia sociale, di progresso condiviso, di prosperità diffusa che avesse preteso di incarnare, ecco: se voi lo sapeste, con tutto che siete buoni, mi fareste a brandelli! Ma invece grazie a Dio non sapete nulla, e io me la rido sotto i baffi...".

Poi, evitato soigneusement un invito di Falchieri (pizza all'ananas e semifreddo al cipollotto), mi reco a cena in una casa privata dell'upper class (lavoro behind enemy lines, ma comunque fra un po' sarò schierato sul fronte di Bibbiano, passando per Parma...).

Imprenditori, professionisti, e polenta (gli esperimenti di nouvelle cuisine noi ottimati li lasciamo ai sottoproletari come Davide).

Una delle tante eleganti ed avvenenti compagne della nostra serata a un certo punto lascia cadere nel discorso un paio di Verità che vi riporto per vostra edificazione.

Verità numero uno: "Al circolo tale [concentrato dell'upper class felsinea, NdCN] votano tutti PD". Del resto, per anni il PD li ha difesi contro le rivendicazioni degli operai." Aggiunge un compagno di tavola: "Bè, forse si potrebbe anche dire che il PD ha aizzato gli operai contro gli imprenditori che non lo sostenevano...". Intervengo: "Sì, storicamente sarà anche stato così, ma credo che questo tema ormai sia passato di moda: gli operai sono stati del tutto annientati dal sindacato. Sinceramente non capisco perché chi fa impresa difenda chi in termini macroeconomici, distruggendo la domanda  aggregata con l'austerità, gli ha tagliato l'erba sotto i piedi...".

Verità numero due: "Parlavo con una persona dell'amministrazione tale, dando per scontato che lì tutti votassero PD. La risposta mi ha sorpreso: i dirigenti, naturalmente, saranno grati a chi li ha messi lì, ma molti impiegati voteranno Lega - nel segreto dell'urna Salvini ti vede, Zingaretti no perché non c'è - dato che sono stanchi di essere comandati da persone selezionate con criteri diversi dalla capacità e dal merito".

Vorrei concentrarmi sulla verità numero uno (anche se il turning point è segnalato dalla verità numero due).

Ci stupisce che gli imprenditori votino contro il loro effettivo interesse (che sarebbe quello di operare in un'economia florida)? Dopo tanti anni di dibattito in questo blog direi di no. Aggiungo che non ci stupisce, e non ci preoccupa. L'imprenditore è uno, gli operai, normalmente, un po' di più. Non è vero che non esistono più le classi! La Lega è un partito interclassista, il PD difende gli interessi di una certa borghesia, quella dei rentier miopi, che poi sono quelli che alla fine si trovano a pagare il conto più salato delle scelte economiche irrazionali, per il semplice motivo che quando la Storia tira la linea, i soldi deve metterceli chi ce li ha (che normalmente è chi nel giro di valzer precedente ha preteso di toglierli agli altri...).

D'altra parte, questo approccio di politica economica è perfettamente coerente con l'ethos dell'upper class "de sinistra", cioè del PD: un ceto composto da persone che si sentono superiori alle altre, perché gli è stato raccontato (e ci hanno creduto) che la loro parte aveva vinto una guerra che il Paese aveva perso. Forti di questa legittimazione storica farlocca, hanno assunto il compito che nessuno gli ha dato di porsi come guida di quel popolo bue che intimamente disprezzavano e disprezzano. La triste verità è che il Paese siamo tutti noi: la guerra l'abbiamo persa tutti, e la guerra civile alcuni l'hanno vinta come tutte le guerre che gli italiani hanno vinto in casa contro altri italiani, dal 1494 in poi, cioè giovandosi dell'aiuto di una potenza straniera contro un'altra potenza straniera e contro il proprio nemico interno. Questo nulla toglie, e anzi esalta, il coraggio di chi ha deciso di lasciare la propria famiglia e di combattere per liberare il paese dall'invasore tedesco, nella speranza di restituire se pure in extremis non tanto indipendenza (concetto sul quale ci sarebbe da discutere, visti i risultati), ma almeno dignità al Paese. Proprio perché ormai era chiaro come sarebbe andata a finire, chi invece di aspettare l'inevitabile epilogo si è messo in gioco merita tutto il nostro rispetto. Ma appunto, siamo sicuri che onori la memoria di questi coraggiosi chi continuamente evoca lo spettro di quella che fu una guerra civile, biascicando con dubbia intonazione le loro canzoni (ma "ho trovato l'invasor" non glielo sento mai cantare...), mentre apertamente sostiene le ragioni di quelli che furono al tempo invasori espliciti, e oggi invasori nascosti, subdoli, ma non meno efficaci? Con quale faccia (oltre che con quale intonazione!) quelli che oggettivamente sono quinte colonne (o utili idioti) dell'imperialismo tedesco ci cantano contro "Bella ciao"?

La Storia sta mettendo i fatti in prospettiva, e sta ripianando i conti.

Sta a voi decidere se contrastarla o assecondarla.

Lunedì canteremo: "Belli, ciao!"

mercoledì 22 gennaio 2020

Essi sopravvivono

Il nostro allarme democratico, quello che ci ha raccolto qui in una resistenza che all'inizio sembrava disperata, ma che, contro ogni aspettativa, ha dato vita a un movimento di opinione la cui ampiezza ha nei fatti cambiato il panorama politico del Paese, è stato suscitato, almeno per quanto mi riguarda, da due elementi complementari.

Il primo, in ordine di tempo, è stato l'aristocratico sdegno di Aristide nei confronti del popolino, dei deplorables. Uno sdegno molto ante litteram (correva l'anno 2010, ancora non c'erano state né Brexit né elezione di Trump). Aristide teorizzava come gli intellettuali, cioè "i buoni" (i Saviano, i De Luca, ma su un piano meno pop i Padoa Schioppa, ecc.), in virtù della loro superiorità dovessero guidare il popolo a prescindere dalla volontà di quest'ultimo. Per quanto potessimo cercare di resistere, "eventualmente" (traduzione awanagana di eventually), cioè, in italiano, alla fine, questa esplicita giustificazione dell'oligarchia da parte di chi si professava di sinistra non poteva che spingerci a destra. Ricorderete: "Caro Alberto, i costi dell’euro, come dici, sono noti, tutti i manuali li illustrano. Li vedevano anche i nostri politici, ma non potevano spiegarli ai loro elettori: se questi avessero potuto confrontare costi e benefici non avrebbero mai accettato l’euro. Tenendo gli elettori all’oscuro abbiamo potuto agire, mettendoli in una impasse dalla quale non potranno uscire che decidendo di fare la cosa giusta, cioè di andare avanti verso la totale unione, fiscale e politica, dell’Europa." Parole che al tempo sintetizzai così: il popolo non sa quale sia il suo interesse, ma per fortuna a sinistra lo sappiamo e lo faremo contro la sua volontà.

Imparammo poi, studiando, che queste parole non erano l'allucinato delirio fascista di un docente universitario il cui ego un tantino più ipertrofico del dovuto aveva trascolorato in un superomismo inquietante, ma tutto sommato circoscritto. No, tutt'altro! Erano il precipitato di una ben precisa e ampiamente diffusa dottrina politica, il cosiddetto "federalismo" europeo, sul quale ci intrattenemmo a lungo, ad esempio qui (può anche essere utile un rinvio a questo autorevole saggio). Essi (per usare un termine che altri hanno introdotto nel dibattito) erano veramente così, ed erano tutti così. Questo loro aspetto, questo viscerale disprezzo per il popolo, uscì allo scoperto molto dopo: appunto, dopo il referendum sulla Brexit e dopo l'elezione di Trump. Credo che qui nessuno ne rimase sorpreso: ab uno (Aristide) disce omnes (i piddini).

Il secondo elemento di allarme, e quindi (etimologicamente) la seconda chiamata alle armi, fu quando rinvenimmo in una vecchia intervista di quello che sarebbe poi stato il Presidente della Commissione Europea, la teorizzazione di una esplicita volontà di aggirare il processo democratico, ovviamente simmetrica e complementare all'esaltazione dell'oligarchia. Bisogna infatti che il popolo non corra il rischio di capire quali siano i suoi interessi, e un modo per non farglielo capire è utilizzare il metodo della lettera rubata: sommergerlo di informazioni. Basta un mese di esperienza parlamentare per capirlo, cioè per capire il significato di queste parole, che molti di voi ricorderanno: "Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno".

Nota bene: la teorizzazione di questo metodo aveva infastidito gli stessi buoni, ma solo nella capitale, non nella provincia, dell'Impero, tant'è che noi ci eravamo arrivati attraverso una provocazione di Hans Magnus Enszenberger, che potete trovare sul sito di una ONLUS buona. Ci vuole un po' di contegno! Posto che si sappia ciò che si vuole, cioè comandare imponendo la propria agenda e fottendosene della volontà della maggioranza, non è mica necessario dirlo in giro! Ma tant'è... Il metodo Juncker è stato applicato anche al MES, come avrete visto, solo che questa volta una reazione c'è stata (troppo tardi, ma c'è stata): votare è servito (a poco, ma è servito). Loro ovviamente andranno avanti. Quando smetteranno? Semplice. Smetteranno di farlo quando gli impegni in aula li prenderà un premier che difenda l'interesse del Paese, e che conseguentemente faccia ben capire ai suoi incaricati che eventuali infedeltà al mandato nelle sedi europee verranno valutate ai sensi dell'art. 264 del Codice Penale. Allora vedrai sì come saranno efficienti i vari capi dipartimento e capi segreteria! I capi, insomma, quelli che comandano sul serio, cui oggi non può certo essere rimproverato di non aver rispettato un mandato che il Governo non ha trasmesso loro dopo averlo ricevuto dal Parlamento! In ogni caso le leggi ci sono, basterà applicarle (non mi dilungo su tutta una serie di altri presupposti da attuare per trasformare questa banalità in un'opportunità concreta; torno però a sottolineare che se da un lato il Parlamento, in caso di infedeltà del Governo, può solo sfiduciarlo, come abbiamo fatto, dall'altro il Governo, proprio per tutelarsi verso una sfiducia del Parlamento, in caso di infedeltà dei suoi negoziatori può proporre alla magistratura di rinchiuderli per almeno 5 anni... con il vantaggio di risolvere automaticamente anche il problema delle revolving doors e del pantouflage!).

La bestia totalitaria e antidemocratica è ferita a morte, perde rapidamente pezzi da tutte le parti, torno a dire che votare è servito, e che continuare a votare servirà, ma vorrei oggi porre rapidamente la vostra attenzione su un altro aspetto dell'allarme democratico che dobbiamo fronteggiare. Lo chiamerei, per agganciarmi all'attualità, il metodo PD.

Ve ne fornisco un rapido esempio: l'esperienza è la madre di ogni scienza, e un esempio vale più di mille parole:


Questo anonimo trafiletto, apparso fuggevolmente sul Resto del Carlino del 12 dicembre scorso, riprende quasi integralmente una notizia apparsa il giorno prima su FsNews: roba per addetti ai lavori! La sintesi però credo sia chiara. All'apparir del vero, e prima di cadere misera, la maggioranza consiliare indice una bella gara europea (il magico aggettivo che tutto sana!) per assicurare al management attuale, con qualche minimo elemento di ricambio, la gestione del servizio per i prossimi quindici anni, estendibili a ventidue. Nessuno mette in dubbio, fino a prova del contrario, la competenza degli esperti coinvolti, il punto non è certo questo! Non sono nemmeno sicuro che in questo caso si applichino queste considerazioni, che però hanno un loro peso. Chissà, forse la legge imponeva di farlo adesso (il percorso era stato avviato da un po'), e di farlo per quindici anni (la stabilità, si sa, è un valore, e poi sarà comunque previsto, prima o poi, il rinnovo degli organi di gestione, almeno credo). Non sono un esperto di diritto amministrativo. Il dato è che su un tema di questa importanza per la gestione regionale la futura giunta ai suoi primi passi rischia di confrontarsi con una società (cooperativa) il cui management è sostanzialmente ereditato da una esperienza politica tramontata.

Diciamo che c'è spazio, anche qui, come nel caso del negoziato a Bruxelles, per riflettere sul principio di distinzione: una riflessione tanto più urgente, alla vigilia di un inevitabile ed epocale cambiamento di indirizzo politico a livello dell'intero Paese (cambiamento non effimero, perché riflette il definitivo fastidio delle plebi - cioè nostro - verso la cosiddetta globalizzazione), quanto più viene intralciata dal fatto che oggi l'esercizio di funzioni un tempo affidate ad organi centrali o periferici dello Stato è affidato a una galassia di società partecipate di varia natura e di varie funzioni, offuscando la distinzione fra pubblica amministrazione e settore privato (e, nel caso di Bruxelles, negoziati un tempo condotti dal livello politico - ministri e sottosegretari - vengono oggi affidati al livello tecnico - capi dipartimento e membri rigorosamente anonimi degli High Level Working Groups).

Tutto molto "tecnico", molto "indipendente", molto "efficiente", molto "trasparente" (tant'è che in Emilia Romagna questa cosa la sanno forse in tre, esclusi gli interessati!).

Per una che ne vedi, ce ne sono cento che ti sfuggono: è così che essi sopravvivono, nel sottobosco: il livello politico arretra, quello amministrativo garantisce la continuità: questo è il metodo PD...

Mi ci son trovato anch'io, ad un altro livello, a dover gestire una roba di questo tipo, quando il governo Gentiloni, ormai privo di poteri, a Camere sciolte, nominò in fretta e furia a capo di una importante autorità indipendente una persona di sua fiducia, che poi risultò essere in conflitto di interessi con la Commissione Europea, a detta della stessa Commissione Europea. Fu un caso molto diverso da quello che vi ho sottoposto oggi, con due soli elementi di possibile analogia: le competenze tecniche dei soggetti in questione non erano in discussione, così come non era negabile la volontà del livello politico uscente di assicurare (assicurarsi) una continuità al livello amministrativo (indipendente o meno).

Insomma, per usare una parola che a me personalmente fa ribrezzo, uno dei tanti falsi amici che l'europeese e l'accademichese ci consegnano, concluderei dicendo che i buoni sono inclusivi, sì, ma ovviamente con se stessi! Non c'è nulla di male: prima caritas incipit ab ego!

Basta saperlo...


(...e quindi, per concludere: votare serve, altrimenti il MES sarebbe stato già firmato, ma non basta. Bisogna insistere, perché, come voi credo possiate capire, il vero tema è quello di esercitare un'egemonia culturale sul sottobosco. Ora, il motore dell'egemonia culturale è sempre il solito: il portafogli! Finché il ceto semicolto "de sinistra", che è magna pars della classe dirigente italiana, riterrà fonte unica e vera della conoscenza economica gli editoriali o gli sproloqui radiofonici di qualche nostro variopinto amico, capite bene che sarà molto difficile far intendere loro ragione, metterli di fronte ai reali termini del problema. Con il sedere al caldo, e ben al riparo da qualsiasi responsabilità di ordine politico, come pure dalla riprovazione sociale alimentata ad arte contro la politica - da cui però viene schermato chi il potere attivamente lo esercita - è difficile che essi possano rendersi conto del fatto che negando spazi alla democrazia non si tutelano, ma anzi si condannano a un inevitabile deterioramento del proprio stile di vita. Ha ragione Galli: non è vero che non ci sono più le ideologie: ce n'è una sola, il neoliberismo. Lo Stato come una famiglia, la moneta come risorsa scarsa, le esportazioni come motore principale della crescita, ecc. Tutti i funzionari e gli amministratori con cui vengo in contatto, qualsiasi cosa amministrino e quale che sia la loro autopercepita provenienza politica, sono schiavi di questo polveroso ciarpame pre-keynesiano, e non sono in grado di capire che il confine fra chi da questa visione del mondo trae vantaggio, e chi invece in essa soccombe, si sposta lentamente ma inesorabilmente verso l'alto: molti di loro sono già al di sotto, senza nemmeno saperlo. Uno spettacolo triste e tragico. Un intero ceto dirigente che fa il danno del Paese pensando di fare l'interesse proprio, salvo scoprire, come altresì ci ricordava Galli, di essere rimasto senza pensione "d'oro", o "belinato" in banca, ecc. Naturalmente, come ci siamo più volte detti qui, finché non lo scoprono operano attivamente a favore di chi credono tuteli questo ordine delle cose, il Partito Deflazionista (PD), e quando poi lo scoprono è troppo tardi, per loro e per tutti. Il lavoro da fare è lungo e paziente, ed è, e resta, un lavoro tanto culturale quanto politico: ne ero convinto da intellettuale, ne sono ancora più convinto da politico, e credo sia utile per tutti che ci riflettiate anche voi...)

domenica 19 gennaio 2020

The purloined democracy

Il 19 gennaio del 1809 nasceva a Boston da Elizabeth Arnold (mater semper certa) e da David Poe Jr. (entrambi attori)... bè, non devo dirvi chi: un Poe più famoso dei suoi genitori, se pure per interposto Allan, dal cognome di quel John che di Edgar fu affidatario, non per i motivi venali e sordidi del sistema Bibbiano, ma per più cogenti motivi (la fuga del padre naturale e la morte della madre naturale). Certo, a quei tempi la blockchain non c'era, e non c'era nemmeno la Pubblica Amministrazzzione digggitale,  e quindi ogni tanto si facevano carte false: come quando a 18 anni Edgar si arruolò dichiarando di averne 22, o come quando a 26 anni sposò sua cugina tredicenne (è andata così...), che però nel certificato di matrimonio risultava ventunenne (e morì nel 1847, a 33 anni, cioè, in effetti, a 25, per motivi che stanno tornando di attualità).

Se fossi vissuto quanto lui sarei morto diciotto anni fa. Nei quaranta anni della sua vita terrena, nonostante le tante sventure, o forse grazie ad esse, Edgar Allan Poe ha lasciato opere che hanno segnato la storia della letteratura e di ricasco quella personale di molti di noi. In questo blog lo abbiamo ricordato spesso, in particolare per uno dei suoi capolavori più noti, "La lettera rubata", che ha lasciato una traccia profonda nella storia della letteratura: tradotta da Baudelaire, citata da Proust, ma anche qui, quiqui, qui...

Proprio oggi, in questo anniversario, significativamente rinvengo nella mia email la lettera di un amico che ho ricevuto qualche tempo fa a Roma, al quale ho illustrato in che cosa la prassi politica differisca dal "dimo famo" dei simpatici amici zerovirgolisti (me li sono trovati davanti perfino alla scuola di Siri... lasciamo perdere...). Riflettendo su quanto ci eravamo detti, mi ha scritto una lettera che fornisce una lettura interessante. Ve la vendo come l'ho comprata:


Caro Alberto,

rimuginando su un tema della nostra conversazione romana, l’informazione, sono andato a rileggere il racconto di Poe La lettera rubata (The purloned letter, 1845). Ed è stupefacente come questo racconto contenga una descrizione accurata della lotta per l’informazione all’interno d’una cerchia di personaggi di potere intesa come parte integrante della più generale lotta per il Potere. La lettura che di solito viene fatta del racconto è abbagliata dalla dialettica tra visibile VS invisibile o è debitrice delle contrapposte e relativamente recenti letture lacaniana e derridiana, e, che io sappia, non si è mai soffermata abbastanza sul messaggio “politico” del racconto di Poe. Che cosa è in questione, dunque? C’è una lettera che è stata rubata a un “illustre personaggio” (la Regina) il quale, pur conoscendo l’identità del ladro (il Ministro D.), non può accusarlo del furto giacché si tratta di un documento “della più alta importanza” che, se “rivelato a un terzo personaggio” (il Re) metterebbe in grave pericolo “l’onore e la sicurezza” della stessa Regina Insomma, nel racconto alla lettera sono conferite tutte le stimmate dell’Informazione: “questo foglio – dirà il Prefetto di polizia a Dupin – dà a chi lo possiede un certo potere in un certo luogo in cui questo potere è di valore incalcolabile”. Inoltre, la ricerca e il possesso dell’informazione (la lettera) vengono “giocati” tra personaggi identificabili come “politici” (il Re, la Regina, il Ministro) e come funzionari statali (il Prefetto di polizia). In questo contesto, è il possesso stesso dell’Informazione, più che il suo uso effettivo, a conferire potere a chi la detiene, perché gli altri, concorrenti o rivali, sanno che chi possiede la lettera ne conosce il contenuto e potrebbe usarlo come arma a suo vantaggio.

Per concludere, senza annoiarti troppo, vorrei dire che la letteratura, quand’è vera letteratura, fornisce quel supplemento di conoscenza della realtà che nemmeno un trattato sull’argomento saprebbe dare, e che in tempo di pixel e kbyte la situazione, al netto della specificità di fase, non è poi tanto diversa da quando al loro posto c’era la carta (la lettera).

Perdona se questa mia mail si va ad aggiungere alla carovana di mail che attendono da te udienza, ma gli è che, come c’è chi butta tutto in caciara, io non so che buttare tutto (quel poco che so) in letteratura.


(...ma anche qui ci siamo avvalsi spesso della facoltà di buttarla in letteratura, quindi saremo indulgenti. Il ministro che ci dice di cercare le informazioni dove sono - cioè sui siti del Consiglio - ha ragione (e infatti noi ce le avevamo trovate) ma ci mette anche di fronte al più ovvio dei metodi con cui ci viene rubata la democrazia. A proposito: avete riempito il questionario di cui al post precedente? Perché Leuropa ci tiene, Leuropa è inclusiva! Sarà anche sostenibile? Ai posteri l'ovvia sentenza...)

giovedì 16 gennaio 2020

Consultazione! Consultazione!

Ricorderete l'immortale:



Dunque.

Fra i tanti modi in cui ci prendono in giro tutti quelli che ci prendono in giro (a partire dai negoziatori del MEF, che non hanno mai realmente voluto applicare la "logica di pacchetto" - considerandola come una supercazzola inventata da Conte per liquidare me e Fraccaro - e sottobanco hanno già dato via libera alla "ponderazione del sovrano" - o vorrete dirmi che il gruppo di alto livello di cui i parlamentari non possono sapere la composizione ha lavorato invano per nove mesi?), fra i tanti modi c'è anche quello di ostentare "inclusività" nel processo legislativo. In effetti, per capire quale sarà il prossimo cetriolo europeo, oltre a consultare con una certa regolarità la voce del padrone (anche in questa versione), potete anche iscrivervi alla newsletter delle consultazioni Leuropee, dalla relativa homepage.

Il modo migliore di nascondere informazioni è fornirne troppe, questo in Europa lo sanno e lo mettono in pratica. Ma del resto, quand'anche ci arrivassero tutte e sole le informazioni rilevanti, a che ci servirebbero, atteso che a negoziare mandiamo persone la cui massima aspirazione è compiacere il lituano di turno, nell'attesa della ciotola di pappa (che non arriva mai)? Il pesce puzza dalla testa, per quanto bene acconciata essa possa essere. Io quindi sto studiando, perché so che fra poco la testa cambierà, e diventerà allora effettivamente utile capire che cosa stia succedendo in Europa. Lo diventerà perché a negoziare non andranno più pupazzi subalterni, ma politici e funzionari fedeli all'interesse del Paese (che non è quello di fare bella figura di fronte a quattro sociopatici di variopinta estrazione culturale).

Se volete divertirvi anche voi, l'ultima consultazione di cui mi è arrivata notifica riguarda il quadro normativo in materia di cripto-attività. Poverina: è rimasta annegata nello tsunami di auguri "a strascico" arrivatimi da colleghi sconosciuti, che hanno per prudenza usato le mailing list di senatori e deputati in carica (e dentro ci sono anch'io). Considerate che c'è anche chi risponde a tutta la lista, e immaginatevi come va a finire... Ma siamo ancora in tempo! Se avete qualcosa da dire, come cittadini, potete andare e riempire il questionario (anche in versione per diversamente europei).

Se invece volete che gliela dica io, parliamone qui sotto, ma prima fatevi un giro sulla pagina delle consultazioni. Come vedrete, l'arcangelo Leuropeo annuncia di tutto: dall'etichettatura della carne, alla valutazione del fondo sociale europeo per il sostegno all'istruzione (che non è l'educazione), alle regole sugli interferenti endocrini (perché mai l'UE non dovrebbe metastatizzare anche il sistema endocrino!?). In pagine come queste si può trovare, cercandolo, anche il famoso responso dell'ABI più volte citato da Claudio Borghi, quello in cui, interpellata sul bail in, rispose che le nuove regole (quelle, appunto, che prevedevano l'esproprio delle obbligazioni) andavano applicate a tutte le attività esistenti (comprese quelle di Luigino D'Angelo).

Rispondere non è quindi un esercizio irrilevante, soprattutto quando rispondi quello che loro si vogliono sentir dire.

Certo, li abbiamo proprio abituati male. Ebbri della nostra subalternità, i superuomini procedono spediti di prevaricazione in prevaricazione. Un film già visto, del quale fra breve si celebrerà la ricorrenza dell'epilogo. Una cosa sola sappiamo: che ciò che è insostenibile, per definizione, crolla. Concedetevi il lusso di partecipare al processo legislativo europeo, e vi renderete meglio conto di che cosa intendo...

mercoledì 15 gennaio 2020

iBuòni (tratto da una storia vera).

(...nel post precedente avete evocato alcune lettere della community che ho pubblicato su questo blog, forse perché presumevate, a ragione, che quelle lettere fossero state parte del percorso che mi aveva spinto ad abbandonare il progressismo e tutte le sue seduzioni, per schierarmi col conservatorismo. Non è che di lettere non ne arrivino più, anzi! Le lettere sono aumentate, e in alcuni casi la qualità è quella di quando qui eravamo in pochi, ma buoni. Vi fornisco un esempio di lettera giunta a ottobre, ma di estrema attualità oggi che le contingenze della politica mi portano a fare campagna elettorale nel Paese de iBuoni...)





Gentile Prof. Bagnai,

torno a scriverle per ringraziarla per la sua, la vostra attività parlamentare, e per raccontarle che il sostegno all'azione politica della Lega continua, anche in famiglia, con gli amici, con i colleghi.

Il sostegno, come sa, non è semplice.

Le racconto a tal proposito due episodi e un altro fatto.

IL PRIMO EPISODIO
A luglio, prima della caduta del governo, un pranzo domenicale in famiglia (eravamo noi quattro figli, i miei genitori, più i tre figli di mio fratello maggiore, che a Natale mi ha regalato un libro di Cottarelli!)  si è trasformato in un'arena politica, finita, a causa degli insulti (a condimento di slogan come "il debito pubblico è il nostro problema e solo con il taglio della spesa pubblica lo risolveremo", "se non ci fosse l'euro saremmo già falliti", "la Lega è fatta di  ciarlatani") del sostenitore dell'ex funzionario del FMI e della mia reazione di pari segno (dovrei fare YOGA, come dice il capitano), al primo piatto.

Conseguenza è che non si parla più di politica alle riunioni di famiglia, più frequenti in vista del mio matrimonio nel 2020 .

IL SECONDO EPISODIO
Ieri sera ho detto alla mia mamma, impiegata delle poste in pensione,  che verrò alla festa degli italiani il 19 ottobre a Roma.

Lei ha detto che no, non devo venirci il 19 ottobre a Roma, perché non devo mischiarmi "con quella gente".

Le ho chiesto di darmi delle buone ragioni ma non sono arrivate.

Purtroppo la mia mamma guarda, ultimamente, molta televisione. Conseguentemente è vittima della propaganda che dipinge la Lega e i suoi sostenitori  come i più cattivi dell'universo.

L'ALTRO FATTO
Con la famiglia della mia futura moglie non posso esprimere opinioni politiche, per  ragioni simili a quelle che  mi hanno portato a evitare queste discussioni con la mia ("la Lega e Salvini sono razzisti", "l'accoglienza è doverosa per chi si avventura in mare perché scappa da guerre e blablabla").

Questo è il clima che hanno creato quelli buoni, quelli che dipingono la Lega e i suoi sostenitori come fascisti, sfascisti e con gli altri insulti e falsità che hanno inventato sul nostro conto i mezzi di propaganda di massa. Un clima che impedisce qualsiasi serena discussione politica, un confronto tra opinioni diverse, che dovrebbe portare alla riflessione sullo stato del nostro paese. Il clima d'odio c'è in questo paese, è quello che stanno creando i buoni  e i competenti contro i cattivi, trasformando persone normali in odiatori inconsapevoli, votati a discriminare chi non la pensa come loro. E' tollerabile, in un paese formalmente democratico, che una persona non si senta libera di esprimere la propria opinione politica per paura di essere additato, ingiustamente ed immotivatamente, come fomentatore di odio, razzista, analfabeta funzionale, troglodita e così via? Per quanto tempo questa situazione è ancora sostenibile? E quante persone possono esprimere la loro opinione politica solo nel segreto della cabina elettorale?

Ma soprattutto, è tollerabile che una minoranza di giornalisti, politicanti e pseudointellettuali discrimini e fomenti odio, perché di questo si tratta, contro una una schiera di persone che con tutta probabilità, ad oggi, rappresenta la maggioranza relativa del nostro paese?Alla manifestazione del 19 ottobre io ci sarò. Ma quanti vorrebbero esserci ma non possono? E ci sarò, ci saremo, anche per questi,che vorrebbero esserci ma non possono, perché temono la reazione e la discriminazione, quella vera e odiosa, degli antifascisti, dei democratici, degli europeisti e dei competenti, di coloro che si sono autoproclamati buoni, che propagandano odio e falsità verso chi non la pensa come loro. Le racconto questo, gentile professore, perché vorrei che sappia che quanto fate nella vostra attiviti politica è motivo di gratitudine nei suoi confronti per me e tanti altri, anche se non si è attivi sui social, anche se non si viene a Roma il prossimo 19 ottobre. Grazie e buon lavoro!

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(...eppure io ve lo avevo detto, e qualcuno sembrava averlo capito! Tra l'altro, non è una questione politica, ma di galateo. Si sa che a tavola non si parla di politica. So benissimo che i secredenti ottimati, i secredenti buoni, i secredenti competenti sono anche dei villan fottuti. Ma non c'è alcuna necessità di scendere sul loro piano! Vorrei introdurvi al raffinato godimento intellettuale che si prova nel dar ragione a un imbecille. L'apostolato non dovete farlo voi: lo faranno le lettere di licenziamento, i tagli degli stipendi, ecc. Tutto quello che qui abbiamo imparato a discernere sotto il nome asettico di svalutazione interna. Per carità, io mi rendo conto... Se uno si affeziona a un pesce rosso, può affezionarsi anche a un neoliberista. Ma salvare gli altri da se stessi è sempre un errore. Prima charitas incipit ab ego, e non si combatte una battaglia prima di averla vinta. Quindi calma. Questo Paese ha una certa propensione alle guerre civili, e voi sapete benissimo, perché ne abbiamo parlato qui, che secondo l'analisi keynesiana le dinamiche oggettive in cui siamo andati ad infilarci conducono fatalmente a un conflitto civile: "it must be war!" Cerchiamo almeno di non metterci del nostro. Abbiamo il vantaggio di sapere che cosa succederà: usiamolo per lasciarne la responsabilità a chi lo ha provocato, invece di prendercela noi. Certo, vedersi discriminare in funzione delle proprie idee è sgradevole, e particolarmente urticante quando chi lo fa si arroga il diritto di sentirsi buono per diritto divino. Me ne rendo conto. Ma il voto è segreto. Approfittatene. Se tutto va come deve, vi verrà restituito un Paese nel quale vi sia possibile pensare quello che avete sempre pensato, come ho raccontato agli amici di Sassuolo:



Lasciamo ai buoni la loro violenza. Se per essere se stessi occorre nascondersi, nascondiamoci. In fondo, anche Epicuro lo consigliava. E poi, c'è un godimento intellettuale più raffinato del dar ragione a un imbecille: è guardare la faccia di un giornalista il giorno dopo le elezioni! Da quando questo blog è partito, quante volte ce lo siamo concesso? Estote ergo prudentes sicut serpentes...)





lunedì 13 gennaio 2020

Goofynomics in dieci post

Nell'ultima settimana mi sono capitate varie occasioni di confrontarmi, anche con colleghi, sul percorso che mi ha portato alla Presidenza della Commissione Finanze e Tesoro del Senato. Il dato per voi (che lo conoscete) sorprendente è che il lavoro fatto qui non lo conosce nessuno, per il semplice motivo che nessuno doveva conoscerlo. C'è voluta molta tenacia, una radicale avversione al tuttosubitismo, una istintiva repulsione verso il disfattismo, per portare avanti comunque un lavoro che sembrava votato all'insuccesso (quanti vostri commenti sono ancora lì a testimoniarlo!) perché si poneva in antitesi a quanto il mio ambiente professionale considerava, contro i suoi stessi principi e l'auctoritas dei suoi esponenti più prestigiosi, come la verità da diffondere al popolo.

Spiegare come e perché ho deciso di seguire la mia strada, senza sapere dove mi avrebbe portato, non è semplice, ma intanto mi viene da farvi una domanda: se voi doveste scegliere dieci post per descrivere il percorso di Goofynomics, quali scegliereste? Do per scontato che tutti scegliate il primo, ma gli altri nove, secondo voi, quali dovrebbero essere?

Si apra il dibattito.

martedì 7 gennaio 2020

Teoria pura del piddinismo

...scusate: uno di voi, qualche tempo fa (si parla di almeno cinque anni) postò qui, o mi segnalò per email, un fantastico articolo, archiviato su SSRN, che quantificava l'impatto della literacy e della numeracy sui bias dei soggetti analizzati. Insomma: l'articolo dava rilevanza quantitativa al fenomeno qui tante volte analizzato euristicamente, secondo cui l'uomo che "sa di sapere", il semicolto, forte dei suoi imparaticci, è più restio ad apprendere concetti nuovi dell'ignorante, che è tabula rasa. Insomma: la "cultura" come corazza, anziché come chiave di lettura del reale. Se chi lo ha fatto è ancora vivo e presente, lo ringrazierei se ci segnalasse nuovamente quel lavoro, perché mi interessava seguirne gli sviluppi. Sono pressoché certo che quel filone di ricerca sarà stato debitamente sottofinanziato, ma intanto sarebbe utile sapere se aveva superato la mitica pirreviù...

lunedì 6 gennaio 2020

Il diavolo dovrebbe essere nei dettagli

Torno brevissimamente (perché nonostante tutto sto anche continuando a fare ricerca, a incidere dischi, ecc., un po' clandestinamente, un po' in affanno, ma non mollo...), torno brevissimamente sull'argomento di ieri. La mia insistenza nell'applicare la legge 234, caduta in totale desuetudine per la parte riguardante i Consigli dell'Unione Europea (cioè, nel mio ambito, l'Ecofin), è stata vista con entusiasmo dai funzionari, lieti che qualcuno valorizzasse il ruolo del Parlamento (un tema sentito soprattutto al Senato per ovvi, renziani motivi), ma anche con un certo scetticismo da alcuni colleghi. L'atteggiamento, che capisco, è: "Ma tanto che te ne frega di far venire il Ministro? Quello viene, spara due o tre fumogeni, tu sai quello che sapevi prima, e non si riesce mai a ottenere un impegno preciso, o un'informazione esaustiva". Un atteggiamento comprensibile, complementare a quello di chi "tanto in Parlamento non potrai combinare nulla perché il Parlamento non conta nulla e solo al Governo potresti avere qualche possibilità di incidere".

Per carità, non nego che ci sia del vero in questo pessimismo. D'altra parte, ce lo siamo detti: la teoria della separazione dei poteri subisce in Italia uno sfalsamento caratteristico, al quale si dovrà prima o poi porre rimedio in qualche modo. A noi hanno raccontato che il Parlamento esercita la funzione legislativa (art. 70 Cost.), che il Presidente del Consiglio mantiene l'unità di indirizzo politico e amministrativo (art. 95 Cost.), e che il Presidente della Repubblica svolge una serie di funzioni di garanzia descritte dagli art. 87 e seguenti. Visto da dentro, diciamo che il potere legislativo ce l'ha il Governo (di fatto, si legifera pressoché esclusivamente per decreto legge, art. 77 Cost., o per decreto legislativo, art. 76 Cost., nel caso di recepimento di norme UE), quello di indirizzo politico tende ad assumerlo la Presidenza della Repubblica (qui un caso che ha suscitato molte polemiche), e al Parlamento viene di fatto ritagliato dal debordamento altrui un ruolo quasi notarile. Non mi interessa polemizzare: qualcuno deve comandare, altrimenti la macchina si fermerebbe. Sarebbe meglio che chi comanda fosse responsabile politicamente per le sue scelte: i funzionari non lo sono, come non lo sono altre istituzioni. Ma il Parlamento non deve piangersi addosso: deve riprendere a esercitare le sue prerogative, ad applicare le leggi (come la 234). Il clamore suscitato dall'affaire MES dimostra che pur nel ruolo di sorveglianza (più che di iniziativa o di indirizzo) che gli è rimasto, comunque il Parlamento può fare molto, se non rinuncia alle sue prerogative e se applica le leggi.

D'altra parte, fermo restando che è opportuno non far sapere al nemico deve siamo, è spassosissimo certe volte vedere dove è lui.

Vi faccio un esempio, tratto dall'ultima audizione in Commissione:


Al minuto 1:24:45 faccio osservare al ministro che alla DG ECFIN della Commissione Europea, la direzione forse più rilevante in quel progetto ancora prevalentemente economico, è stato posto un olandese, Marteen Verwey. Risposta: "No...". Quindi né al ministro, né al suo capo segreteria tecnica Federico Giammusso, né al direttore del Dipartimento delle Finanze, professoressa Fabrizia Lapecorella, né al responsabile dell'Ufficio IV "Preparazione dei lavori per il Consiglio dei Ministri finanziari e l'Eurogruppo" della Direzione III "Rapporti finanziari internazionali" del Dipartimento del Tesoro, Luigi Di Santo, né, infine, al capo della Direzione IV "Sistema Bancario e Finanziario e Affari Legali" del Dipartimento del Tesoro, Stefano Cappiello, era giunta il 19 una notizia che a me era giunta il 18, e che non è banale per il mio lavoro, ma soprattutto per il loro! Un olandese in quella posizione significa, come commentava sardonicamente la mia fonte, mettere una pietra tombale su armonizzazione fiscale da un lato e bilancio dell'Eurozona dall'altro (per motivi che a voi non devo spiegare: a loro forse sì, ma lo farò a tempo e luogo). Eppure, sarebbe bastato guardare i siti, cosa che improvvidamente il Ministro ci ha rimproverato di non fare (e Nemesi è sempre in agguato), o anche, semplicemente, avere degli amici a Bruxelles e parlarci. Perché, come mi spiegava dopo l'audizione un nostro funzionario, un po' stupito che io dall'opposizione ne sapessi più di loro al Governo (ma ci sarà pure un qualche motivo se sono finito dove sono finito, no!? O vogliamo continuare a credere che la colpa è degli elettori straccioni e fasheestee che hanno eletto un populista squinternato?), il punto era che la nomina era passata da Gentiloni, ma non ancora formalizzata. Ma allora l'inquietante domanda diventa: con Gentiloni si parlano? Perché se io a Bruxelles ho tanti uccellini che cinguettano al mio orecchio, com'è possibile che uno che lì ci ha vissuto si perda un "dettaglio" simile?

Ecco: questo è un banale esempio di cosa significhi gestire male il rapporto con l'Unione Europea: non avere qualcuno che ti informi di simili snodi non banali! Perché se pure ci sarebbe da chiedersi quanto abbia fatto per il bene del Paese il precedente Direttore Generale, molto ideologizzato, qualche dubbio che un olandese possa fare di peggio (sono pur sempre questa roba qua) e che quindi la strategia negoziale debba prenderne atto ovviamente viene.

O no?

Ai tanti scemi che "volete cambiare l'Europa dall'interno gne gne gne" segnalo, umilmente, che a noi questa roba qui non piace, ma riteniamo che l'interesse del Paese sia meno danneggiato da persone cui quella roba non piace, ma sanno che cosa sta succedendo, piuttosto che da persone cui invece piace tantissimo, ma non sanno che cosa sta succedendo.

Tutto qui!

E ora, buon divertimento con l'audizione del Ministro. Personalmente la trovo piena di dettagli affascinanti. Vediamo quanto riuscite a individuarne voi...



(...suggerimento: tenete presente il piccolo esercizio di proporzioni che vi ho proposto in fondo al post precedente...)