Il 19 gennaio del 1809 nasceva a Boston da Elizabeth Arnold (mater semper certa) e da David Poe Jr. (entrambi attori)... bè, non devo dirvi chi: un Poe più famoso dei suoi genitori, se pure per interposto Allan, dal cognome di quel John che di Edgar fu affidatario, non per i motivi venali e sordidi del sistema Bibbiano, ma per più cogenti motivi (la fuga del padre naturale e la morte della madre naturale). Certo, a quei tempi la blockchain non c'era, e non c'era nemmeno la Pubblica Amministrazzzione digggitale, e quindi ogni tanto si facevano carte false: come quando a 18 anni Edgar si arruolò dichiarando di averne 22, o come quando a 26 anni sposò sua cugina tredicenne (è andata così...), che però nel certificato di matrimonio risultava ventunenne (e morì nel 1847, a 33 anni, cioè, in effetti, a 25, per motivi che stanno tornando di attualità).
Se fossi vissuto quanto lui sarei morto diciotto anni fa. Nei quaranta anni della sua vita terrena, nonostante le tante sventure, o forse grazie ad esse, Edgar Allan Poe ha lasciato opere che hanno segnato la storia della letteratura e di ricasco quella personale di molti di noi. In questo blog lo abbiamo ricordato spesso, in particolare per uno dei suoi capolavori più noti, "La lettera rubata", che ha lasciato una traccia profonda nella storia della letteratura: tradotta da Baudelaire, citata da Proust, ma anche qui, qui, qui, qui...
Proprio oggi, in questo anniversario, significativamente rinvengo nella mia email la lettera di un amico che ho ricevuto qualche tempo fa a Roma, al quale ho illustrato in che cosa la prassi politica differisca dal "dimo famo" dei simpatici amici zerovirgolisti (me li sono trovati davanti perfino alla scuola di Siri... lasciamo perdere...). Riflettendo su quanto ci eravamo detti, mi ha scritto una lettera che fornisce una lettura interessante. Ve la vendo come l'ho comprata:
Caro Alberto,
rimuginando su un tema della nostra conversazione romana, l’informazione, sono andato a rileggere il racconto di Poe La lettera rubata (The purloned letter, 1845). Ed è stupefacente come questo racconto contenga una descrizione accurata della lotta per l’informazione all’interno d’una cerchia di personaggi di potere intesa come parte integrante della più generale lotta per il Potere. La lettura che di solito viene fatta del racconto è abbagliata dalla dialettica tra visibile VS invisibile o è debitrice delle contrapposte e relativamente recenti letture lacaniana e derridiana, e, che io sappia, non si è mai soffermata abbastanza sul messaggio “politico” del racconto di Poe. Che cosa è in questione, dunque? C’è una lettera che è stata rubata a un “illustre personaggio” (la Regina) il quale, pur conoscendo l’identità del ladro (il Ministro D.), non può accusarlo del furto giacché si tratta di un documento “della più alta importanza” che, se “rivelato a un terzo personaggio” (il Re) metterebbe in grave pericolo “l’onore e la sicurezza” della stessa Regina Insomma, nel racconto alla lettera sono conferite tutte le stimmate dell’Informazione: “questo foglio – dirà il Prefetto di polizia a Dupin – dà a chi lo possiede un certo potere in un certo luogo in cui questo potere è di valore incalcolabile”. Inoltre, la ricerca e il possesso dell’informazione (la lettera) vengono “giocati” tra personaggi identificabili come “politici” (il Re, la Regina, il Ministro) e come funzionari statali (il Prefetto di polizia). In questo contesto, è il possesso stesso dell’Informazione, più che il suo uso effettivo, a conferire potere a chi la detiene, perché gli altri, concorrenti o rivali, sanno che chi possiede la lettera ne conosce il contenuto e potrebbe usarlo come arma a suo vantaggio.
Per concludere, senza annoiarti troppo, vorrei dire che la letteratura, quand’è vera letteratura, fornisce quel supplemento di conoscenza della realtà che nemmeno un trattato sull’argomento saprebbe dare, e che in tempo di pixel e kbyte la situazione, al netto della specificità di fase, non è poi tanto diversa da quando al loro posto c’era la carta (la lettera).
Perdona se questa mia mail si va ad aggiungere alla carovana di mail che attendono da te udienza, ma gli è che, come c’è chi butta tutto in caciara, io non so che buttare tutto (quel poco che so) in letteratura.
(...ma anche qui ci siamo avvalsi spesso della facoltà di buttarla in letteratura, quindi saremo indulgenti. Il ministro che ci dice di cercare le informazioni dove sono - cioè sui siti del Consiglio - ha ragione (e infatti noi ce le avevamo trovate) ma ci mette anche di fronte al più ovvio dei metodi con cui ci viene rubata la democrazia. A proposito: avete riempito il questionario di cui al post precedente? Perché Leuropa ci tiene, Leuropa è inclusiva! Sarà anche sostenibile? Ai posteri l'ovvia sentenza...)
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
domenica 19 gennaio 2020
The purloined democracy
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Peccato che nel frattempo il Parlamento fosse stato derubato del diritto di essere tenuto al corrente del negoziato con l'UE.
RispondiEliminain un mondo alluvionato da informazioni irrilevanti, la lucidità è potere (y. n. harari) 😉
RispondiEliminaRileggere fornisce sempre inaspettati particolari...
RispondiElimina«i domestici poco numerosi, dormono a una certa distanza dall’appartamento padronale e, poiché sono napoletani, è facile farli ubriacare.»
Edgar Allan Poe, La lettera rubata.
«È un matematico, non un poeta.”
RispondiElimina“Si sbaglia. Lo conosco bene: è un poeta e anche un matematico. Proprio per questo sa ragionare correttamente; se fosse stato solo un matematico non avrebbe saputo ragionare affatto e dunque sarebbe stato alla mercè del prefetto.”»
🦇🙄non è un teatrante
Elimina🐴come si chiama quel personaggio di Goethe? non quello troppo romaNtico, il teatrante?
🐒trovò se stesso, mise in scena agli occhi di regnanti, la borghesia non lo capiva.
🦇🙄che dramma... e quando se ne accorse?
🐴non l' ho letto, lo ha citato Habermas in "Storia e critica dell' opinione pubblica",
Azz. Wilhem Meister.
🐒non c' entra Saint-Preux, sei OT🙄
Tutto sommato se fanno di tutto per tagliarci fuori ancora qualcosa contiamo: votare serve.
RispondiEliminaBuona settimana elettorale, qualsiasi sia il risultato (potrebbe essere un trionfo come una delusione, in ogni caso la vita e la lotta continuano).
C'è da aggiungere che, in quel caso, il potere dell'informazione è tale fin tanto che tale informazione rimane segreta.
RispondiEliminaUna volta rivelata tale informazione perderebbe il proprio potere diventando inutile.