mercoledì 29 novembre 2017

Fu vera Gloria? (Treccani #2)

(...eh, lo so, la vostra lista di priorità è diversa dalla mia: ma quella di cui mi occupo oggi è la seconda cosa più sgradevole accaduta nel corso del surrealistico dibattito alla Treccani (sottostima!): la più sgradevole e preoccupante è stata senz'altro vedere un nostro viceministro di ambito economico concionare sulla base di un totale scollamento dalla realtà statistica: cosa può andare storto, se la nostra classe dirigente è così preparata? Ma se la nostra classe dirigente è preparata così, un motivo c'è, e oggi vi spiegherò quale, rivolgendomi in modo cortese ma fermo a una gentile (?) collega (?). Sia chiaro, fin da ora, che non ne faccio una questione personale. Proprio come nel precedente Three dogs file, anche in questo caso il problema non sono io, che su di me certe sciocchezze scivolano come rugiada sul granito. Il problema è la difesa dell'integrità scientifica, che poi, salvo rari casi, è sempre correlata a quella morale, perché per fare buona scienza non ci vuole un gran cervello: ci vuole una discreta spina dorsale...)



"Vorrei prendere una via di mezzo, una terza via fra Bagnai e Veronica, che probabilmente avrebbe preso anche Stefano, se avesse parlato di più delle politiche di stabilizzazione nell'area euro. Ovviamente premetto subito che condivido all'ottanta per cento quello che dice Veronica, per nulla gli errori e le confusioni dell'altro".

(al minuto 2:01:15)



Gentile dottoressa,

nel sentirla pronunciare una valutazione così liquidatoria del mio intervento nel convegno de cujus sono rimasti alquanto dispiaciuto: non tanto per me, che, come mi appresto a mostrarle, ho decisamente altrove i miei tribunali (sarà un po' arduo spiegarle quali siano, perché vedo che non facciamo esattamente lo stesso lavoro, ma tenterò), quanto per Giorgio La Malfa, e un po' anche per lei.

Per Giorgio La Malfa, perché Giorgio, come lei forse sa, mi ha chiamato a far parte del Comitato di indirizzo della Fondazione Ugo La Malfa, comitato al quale anche lei appartiene. Povero Giorgio! Come ci rimarrebbe male se sapesse di aver coinvolto in quella veste una persona che commette "errori e confusioni"! Suppongo che Giorgio, cooptando un cialtrone quale lei mi ha dipinto, si sia profondamente screditato ai suoi occhi, e se mai ha visto il filmato, se ne sarà reso conto e ne soffrirà: avere la disapprovazione della Bartoli gli avrà certamente tolto il sonno.

Ma sono rimasto male anche per lei.

Vede, io non so come dirglielo, ma con quella sua frasetta sbrigativa lei ha attirato la mia attenzione: chi sarà mai questa gentile signora che incontro solo in questi augusti consessi romani, un po' polverosi e molto autoreferenziali, e della quale mai mi è capitato di leggere una riga nel corso di trent'anni di attività di ricerca scientifica? Da dove trae presso gli astanti, e da dove crede di trarre presso di sé, questa elegante signora, l'autorevolezza che le consente di liquidare un docente universitario come fosse un cialtrone qualsiasi, e questo mentre riserva parole di sostanziale approvazione a persone pressoché prive di titoli scientifici? Un attacco così diretto ("errori e confusioni") in un talk show sarebbe normale. Ma al di fuori di simili sedi (che lei non frequenta, o almeno non mi risulta, perché temo che la sua opinione non interessi a molti...), e in particolare in sedi scientifiche, capita molto di rado che una persona contesti un'altra senza fornire uno straccio di argomento. Un simile atteggiamento paternalistico se lo potrebbe permettere, ma solo in contesti provinciali, e sbagliando, solo chi fosse al culmine della carriera accademica (professore ordinario, magari anche direttore di dipartimento, e magari anche presidente di qualche importante società scientifica), o chi avesse in ogni caso una comprovata esperienza di ricerca nel campo in cui si esprime, attestata da decine di pubblicazioni scientifiche, soggette a peer review, o almeno da qualche saggio che abbia avuto un minimo di impatto, se non scientifico, almeno sull'opinione pubblica.

Ora, vede, dicono di me che io abbia un pessimo carattere.

In realtà, non è così, perché la risposta al suo attacco era lì, sulla punta della lingua. Certo, io posso aver fallato, nei miei lavori. Il modo più sicuro per non sbagliare, del resto, è non agire. Una rapida consultazione al database accademico più autorevole, Scopus della Elsevier (che ho presentato ai miei lettori in questo post) ci chiarisce immediatamente da dove Ella tragga la sua adamantina certezza di poter giudicare i vivi e i morti:


La trae da un antico e saggio detto popolare: chi non fa non falla. E lei, che fino a quando ci siamo incontrati deve evidentemente essere stata una persona molto avversa al rischio, ha risolutamente scelto di non sbagliare, non facendo (in termini di ricerca scientifica: ma di cosa stavamo parlando?).

E c'è riuscita benissimo (complimenti!), tant'è che per Scopus pare lei non esista!

Per carità, Mondo Cinese, o Bancaria, le riviste dove lei scrive, saranno senz'altro delle oneste riviste di rilevanza locale. Non credo però che nessun essere senziente le metterebbe sullo stesso piano, poniamo di China Economic Review o del Cambridge Journal of Economics, no?

Nulla di grave.

Questo non le impedisce di insegnare Prospettive Macroeconomiche Globali (?) in una prestigiosa università romana, suppongo a contratto, perché non la trovo nemmeno nel database dei docenti di ruolo:


Il problema, eventualmente, sarà dell'ateneo, che avrà giustamente soppesato la sua congrua esperienza professionale come consulente di quei governi che (non solo per merito suo) hanno condotto l'Italia sul ciglio del baratro, ritenendo che questa potesse più che compensare una sostanziale assenza di titoli scientifici. A me piace il sistema anglosassone, quello dove le università scelgono, e poi raccolgono i frutti (più o meno maturi) delle loro scelte...

Il freddo dato bibliografico ci spiega, fra l'altro, come mai lei si trovasse così a suo agio con certe persone che profferivano teorie economiche superate e favolistiche (austerità buona e austerità cattiva...). Chi si somiglia si piglia (oggi parlo per proverbi, così ci capiamo):



E certo che anche la dott.ssa De Romanis rischia di non aver fatto molti errori, o, più esattamente, di non averli messi per iscritto...

(...per vostra conoscenza - i miei lettori già lo sanno - uno che fa ricerca somiglia a questa cosa qua:


e a fine anno ci saranno altre due pubblicazioni in lista...) 

Fatto sta che oltre alla scarsa familiarità con la buona educazione (scientifica) e con la scrittura (scientifica), il suo intervento dimostrava anche una certa qual distanza dalla pratica della lettura (scientifica). Eh, sì: perché al termine di un breve resoconto nel quale avevo citato, nell'ordine: Bruno Frey, Giandomenico Majone, Dani Rodrik, Rudiger Dornbusch, Paul De Grauwe, Willem Buiter, Wolfgang Streek, Kevin Featherstone, e Peter Bofinger, il fatto che lei parlasse di errori miei, quando di mio, in quanto avevo detto, non c'era nulla, trasmetteva con plastica evidenza la sensazione che lei non avesse mai frequentato gli scritti di questi signori, che invece sono familiari ai lettori del mio blog, nonostante fra questi ultimi molti (non tutti) abbiano con lei una cosa in comune: il fatto di non essersi mai sottoposti a una peer review (e quindi di non essere su Scopus).

Se avesse seguito con più attenzione, avrebbe notato che il nano Bagnai non era venuto da solo in così augusta sede: aveva portato con sé, per sicurezza, una squadra di giganti. Si sarebbe così spiegata per quale motivo Vincenzo Visco, persona lucida e colta, si fosse sentito in dovere di intervenire per difendermi: per il semplice motivo che mi era stato a sentire, e sapeva che io, in quella sede di divulgazione alta (o come tale percepita), avevo semplicemente svolto il mio compito di divulgatore di verità scientificamente accertate. Ma lei ha preferito non ascoltare, salvo poi esibirsi in un attacco di stampo televisivo.

Ecco, gentile Gloria: senza rendersene conto, agendo così, la terza via l'ha presa: e ora sa anche dove porta.

Quando mi rivede, in FULM, accetti un consiglio: faccia tranquillamente finta di non riconoscermi, e così farò io, senza eccessiva difficoltà. Ma la sconsiglio di commentare qualsiasi cosa mi accada di dire, perché io posso essere gentile una volta sola: quella in cui, per umanità, lascio che sia l'uomo a prevalere sullo scienziato. Poi, però, deve parlare lo scienziato, anche a costo di dire cose che non tutti possono intendere (cosa che a me, invero, capita di rado, perché mi capiscono sempre tutti molto bene, e certamente mi ha capito anche lei, nevvero?). Mentre sarò disponibile a confrontarmi con chiunque voglia portare argomenti, non tollererò altri attacchi apodittici di questa portata da chi oggettivamente non ha titoli scientifici pari ai miei, e questo non per tutelare la mia persona, che non ne ha bisogno, ma il mio ruolo come docente di politica economica abilitato da ordinario. Questo desidero sia chiaro. L'università italiana è una cosa seria, nonostante tutto. Questo probabilmente sfugge a chi non la vive dall'interno, ma l'importante è che non sfugga il messaggio principale: simili atti di teppismo verbale non saranno più tollerati.


(...e due...)

lunedì 27 novembre 2017

Emigranti (la sede)



(...la foto non è venuta un gran che bene: quando verrete a trovarmi capirete perché...)


Quelli che vedete sono quattro acquerelli di Lucia Lamberti, un'artista italiana che segue questo blog, come altri, o almeno lo seguiva qualche anno fa. Mi fermò al Goofy2 (domenica 27 ottobre 2013), per offrirmi, con una dedica scritta su un biglietto Eventbrite che ancora conservo, quattro suoi lavori da una serie di dieci, esposta nel giugno 2009 al consolato italiano di Bruxelles. I lavori sono, dall'alto al basso e da sinistra a destra (come normalmente si legge): L'ingegnere, Ultimo a destra, L'antenna, Alta pressione. Raccontano le storie di suo padre, Vincenzo, che da Mercato San Severino andò nel nord Europa a cercare lavoro. Poche foto provenienti da questa esperienza sono servite da traccia per la serie di acquerelli, che raccontano il lavoro, e la sua precarietà. "L'instabilità e la disappartenenza", dice Antonello Tolve nel catalogo dell'esposizione.

Per anni questi acquerelli sono rimasti sul coperchio del pianoforte. Non avevo dove metterli, non avevo il tempo di guardarli, non avevo, in effetti, il tempo di nulla.

Da novembre è diventata operativa la nuova sede di a/simmetrie. Finalmente ho avuto il tempo e il modo di mettere nel giusto risalto questi lavori. Sono di fronte al mio studio e ci passo tutte le mattine. Penso ai nostri emigranti passati e a quelli futuri. Mi ricordo quanto scrivevo nel 1997:


Parole che mi sembravano ovvie, e delle quali certamente non capivo allora tutta la rilevanza. Veramente, allora, non la capiva nessuno: si era ancora ai proclami in favore della mobilità dei fattori vista come bene in sé e per sé. Proclami ideologici e disumani, perché non si trovava, in essi, alcuna considerazione dei costi umani, per chi deve partire, e per chi deve accogliere questa cosa, il lavoro, che non è una cosa: sono esseri umani. Anzi! Chi questi costi li riconosceva, come il compianto (per antonomasia e antifrasi), attribuiva loro una funzione pedagogica! La medicina, si sa, deve essere amara.

Ora, ogni sera, quando chiudo il Pc, come sto per fare, passo davanti a questi quattro lavori, me li guardo, e mentre torno a casa penso se sto facendo abbastanza per difendere il diritto di ogni essere umano di rispettare le proprie radici.

Ci sono voluti quattro anni per dar loro una sistemazione consona. Questo è stato possibile grazie alla vostra generosità, che mi permette di avere una sede decente, e quindi di dare il giusto riscontro al vostro lavoro, a partire da quello degli artisti, come Lucia, per procedere con quello dei tanti altri che condividono con me esperienze o conoscenze di altra natura, ma tutte utili.

Certo, io sono solo, e sono il punto focale di una comunità di parecchie migliaia di persone. Per riuscire ad avere relazioni sia pur minime, essenziali, con voi, e anche per poter aumentare l'efficacia della mia azione, è necessario assumere personale che mi liberi da alcune incombenze, e mi restituisca spazio per dedicarmi alla ricerca, e a voi. Come forse non avrete visto, abbiamo cercato su LinkedIn un professionista che potesse aiutarmi. Il Numero due (aka Emilio Largo) mi ha detto, con grande soddisfazione, che l'annuncio ha avuto un successo spropositato: se non ho capito male (non sono su LinkedIn) hanno risposto in 400, per un profilo professionale dove normalmente le risposte sono poche decine. Ora è stata fatta una shortlist. Gli squali del Numero due sono belli grassi: presto vedrò i pochi candidati superstiti, e ne sceglierò uno. Il nostro sito è fermo, i nostri social sono fermi, le nostre collane sono ferme. Di quello che mi è successo negli ultimi due anni sapete solo una piccola parte, ma ho resistito e ora sono di nuovo efficiente (e qualcuno ha avuto la gentilezza di notarlo). Certo, da solo non riesco a rimettere tutto in moto, ma è proprio ora, mentre il nemico si crogiola nelle sue illusioni che rapidamente si sfaldano, che occorre potenziarsi, per poter essere sufficientemente incisivi al momento opportuno.

Parleremo (anche) del da farsi al #goofy6, con chi ci sarà.

A presto!

domenica 26 novembre 2017

#goofy6

Carissimi,

abbiamo il programma:



Ora, quelli che a scatola chiusa comprano solo Arrigoni hanno tre ore di tempo per fare il biglietto. Poi si chiude il botteghino, e chi non ha fatto in tempo a farmi un favore... me ne avrà fatti due!

Vorrei dirvi tante cose, ma devo anche vivere. La giornata è stata lunga e non ne posso più. Vorrei cercare di non arrivare esploso al convegno, vi dico solo questo. Proviamoci.

Simpatiche comunicazioni su una cosa interessantissima che è successa solo a voi (o a vostro cuggino), o su articoli che avete letto solo voi (ibidem), lettere d'amore, invettive, qualsiasi cosa, cortesemente rimandatele a dopo (se possibile, a dopo la mia morte, quando potrò prestar loro la dovuta attenzione, ma se proprio non resistete, almeno dopo il convegno).

L'australiana

(...a seguito del post precedente, ricevo e condivido. Si viaggia per apprendere. Io non devo farlo, perché lo fate voi per me. Uno de passaggio viaggia molto, e ci racconta che...)




Caro Alberto,

ho letto con interesse l'ultimo post con la lettera dell'amico giurista, in cui si riporta una parte della Costituzione australiana che mi sembra sensata. Visto che in un post precedente (L'handicappellum) ipotizzavi il voto negativo per penalizzare i peggiori, ti segnalo che il sistema elettorale australiano contempla qualcosadi concettualmente simile

[NdC: ovviamente questo era emerso dalla discussione, quindi lo sapevo. Uno de passaggio sa che gli voglio bene, spero che non se ne approfitti troppo. Comunque, ora viene la parte che non sapevo, e che vi sottopongo... anche se magari questa la sapete voi:...]

Del resto quellodi eliminare via via i peggiori è un metodo che sembra far parte della lorocultura, tanto è vero che è utilizzato anche in ambito sportivo.

Nutro dunque ragionevoli speranze che nella terra dei canguri il PD non potrebbe vincere!;-)

Un abbraccio.

Uno de passaggio



 (...l'australiana! Interessante il dettaglio tattico, che vi prego di considerare con attenzione. Quanto si applica al nostro caso?...)

sabato 25 novembre 2017

Chi votare? Lezioni dall'Australia...

(...avrete tutti avuto contezza della fakenews dei gazzettieri nostrani, secondo cui 60.000 nazisti avrebbero marciato su Varsavia per proclamare la supremazia della razza bianca ecc. ecc. Non che qualche sciroccato non ci fosse, per carità! Peraltro, vi sfido a estrarre un insieme di 60.000 persone da un gruppo di poco meno di 38 milioni senza beccarvi almeno un migliaio di sciroccati pesanti. Ma ormai lo sappiamo, le notizie sono questione di zoom:


I media tradizionali hanno completamente perso credibilità e, come ripeto, questo è un gravissimo danno. La loro decisione di costituirsi in fornitori di fake news, che qui abbiamo stigmatizzato molto ante litteram, ha due immediate conseguenze negative. La prima è che questo loro scellerato modus operandi getta effettivamente la popolazione in pasto a qualsiasi produttore di fake news (questa p quella per me pari sono...), quali che ne siano gli intenti, minando gravemente la possibilità di articolare un processo politico veramente democratico. La seconda è che tanti insulti alla verità e alla nostra intelligenza non potranno che generare una severa reazione. Qualora la libertà di stampa venisse gravemente limitata nel nostro paese, temo che pochi se ne preoccuperebbero, e molti giubilerebbero, avendo imparato a loro spese ma non per loro responsabilità a identificare la libertà di stampa con quella di impunita menzogna. Basterebbe poco... Basterebbe una bella multa da 100.000 euro per dato statistico fasullo pubblicato, ma solo in caso di recidiva e di assenza di smentita in prima pagina. Vedete come sono assolutamente tenero e benevolo? Potreste divertirvi a fare il conto di quali sarebbero gli immediati benefici per l'erario...

Insomma: le foto suggestive che i nostri gazzettieri (a ricasco di quelli internazionali) ci inviavano dalla Polonia erano frutto di un sapiente lavoro di lettura selettiva della realtà, il cui scopo è piuttosto evidente: screditare un popolo che desidererebbe, per una volta nella sua lunga storia, non dico autodeterminarsi, ma almeno acquisire dei ragionevoli margini di autonomia rispetto alla potenza imperiale di turno (in questo caso, quella tedesca).

Ma... nel resto del mondo, come si regolano i paesi che a noi vengono additati come civili, come paragoni di democrazia, come nostro modello, come l'asintoto cui tendere: le grandi federazioni del Commonwealth? Saperlo è utile e istruttivo, e ce ne dà agio un nostro vecchio amico, il buon Guidubaldo Sforza Pallavicini, che abbiamo conosciuto qui e qui.  Vale senz'altro la pena di dargli voce oggi, anche per ricordare che non tutti i giuristi sono piddini. Il bene e il male esistono ovunque, ma in proporzioni variabili, e il male assoluto, almeno, per quanto riguarda quello che personalmente considero un bene assoluto, cioè la libertà (a partire dalla mia) è lo spirito gregario, che poi è il suicidio della propria libertà, prima di essere la tomba di quella altrui...)



Caro Professore,

Dalla cronaca della sua a quanto pare fausta e produttiva trasferta polacca, ho appreso dell’incredulità dei populiiiisti locali a proposito del famoso tweet dal profilo social PD in cui si affermava che determinate “battaglie" politiche erano state condotte da quel partito nell’interesse dell’Europa, e non in quello dell’Italia.

Sul tema della fedeltà del politico agli interessi del proprio Paese e dei cittadini che gli hanno conferito un incarico rappresentativo, vorrei prendere spunto da una recente vicenda esotica e che sarà probabilmente sfuggita ai più (anche se qualche lettore che vive “down under” ne sarà forse al corrente), per svolgere qualche banale considerazione politica.  

Negli ultimi mesi in Australia si è acceso un forte dibattito politico - con gustosissimi strascichi giudiziari e rischi di crisi parlamentare - a proposito della invalidità dell'elezione di alcuni membri della Camera dei Rappresentanti titolari di più cittadinanze (in qualche caso, pare, a loro insaputa…) per contrasto con le norme della Sezione 44 della Costituzione Australiana, che così recita:

Any person who:
(i.) Is under any acknowledgement of allegiance, obedience, or adherence to a foreign power, or is a subject or a citizen or entitled to the rights or privileges of a subject or citizen of a foreign power: or
(ii.) Is attainted of treason, or has been convicted and is under sentence, or subject to be sentenced, for any offence punishable under the law of the Commonwealth or of a State by imprisonment for one year or longer: 
[...]
shall be incapable of being chosen or of sitting as a senator or a member of the House of Representatives.

Questa curiosa e solo apparentemente desueta disposizione (che infatti fuuuuurbi progressisti piddini australiani vorrebbero abolire in ossequio al multiculturalismo), al di là del linguaggio colorito - e della insistenza su concetti démodé quali fedeltà, obbedienza, potenza straniera, tradimento - fa riflettere sul fatto piuttosto ovvio che un politico più o meno consapevolmente asservito ad interessi stranieri si trova senz'altro in una situazione di incompatibilità rispetto all'esercizio di un mandato politico rappresentativo nel - e per il - proprio Paese. Del resto, anche  “LaPiùBelladelMondo” pur non esprimendosi esattamente come l'omologa (e non altrettanto bbbella) australiana, conferma nella sostanza tale principio quando prescrive che  "I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge." (art. 54, co. 2 Cost.)  e che "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione […]” (art. 67, Cost.). Principii rafforzati dalla stessa formula del giuramento che la legge prevede per il Presidente del Consiglio dei Ministri e per i Ministri: "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse ESCLUSIVO della Nazione” (art. 1, co. 3 della legge n. 400/1988).  

Ora, noi sappiamo - o dovremmo sapere, a patto di non essere tra coloro che sanno di sapere - che il mantenimento dello status quo economico e monetario è senza ombra di dubbio in frontale ed insanabile opposizione rispetto all'interesse della Nazione (o se si preferisce dello Stato e della comunità politica italiani, per quegli invasati “cittadini del mondo” a cui l’evocativa parola Nazzzzzione provoca un subitaneo ed inevitabile attacco di dermatite apolide), che è anzitutto interesse alla ordinata sopravvivenza - e possibilmente alla prosperità - economica, sociale, civile della comunità umana che la compone e ne abita il territorio.

Da ciò segue che disponiamo di almeno due fondamentali coordinate per l’esercizio consapevole del voto nei futuri appuntamenti elettorali, che potrebbero essere compendiate in altrettante domande da "esame di coscienza" elettorale:

1) Tra i partiti/liste che partecipano alla competizione elettorale e che contribuiranno ad eleggere deputati e senatori chiamati a dare la fiducia ad un Governo, quali sembrano offrire una qualche garanzia rispetto al dovere costituzionale di esercitare il mandato rappresentativo nell’interesse della Nazione? Nelle loro proposte programmatiche, trova spazio il perseguimento prioritario degli interessi della comunità politica nazionale, pur nella ricerca di ragionevoli forme di cooperazione paritaria con altri Stati, se necessario anche in opposizione dialettica ai “partner” concorrenti europei e portando avanti seriamente tale interesse nelle sedi europee?

2) Tra i partiti in competizione ce n’è qualcuno che dimostra di aver compreso in modo inequivoco che la governance economica europea è radicalmente incompatibile con detto interesse e che si è di conseguenza attrezzato tecnicamente e politicamente per gestire un processo - multilaterale o unilaterale che sia - che porti a conclusione l’esperienza tragica della moneta unica, ripristinando in capo allo Stato alcuni fondamentali strumenti di politica economica, in linea con le prescrizioni costituzionali?

(Ovviamente, la più volte ricordata direttiva pratica di votare per il partito che Scalfari ci chiede di non votare è di assai più immediata comprensione, anche se le ultime esternazioni del penfriend più apprezzato da Calvino ci restituiscono un quadro apparentemente più complesso. Del resto è già un buon passo avanti aver chiaro “Ciò che non siamo/ciò che NON votiamo”).

So perfettamente che per molti dei lettori del blog queste sono poco più che domande retoriche e che al contrario per molti elettori - ossessionati da una ottusa sindrome della "purezza" politico-elettorale - sembreranno suggestive (nel senso dei giuristi, ossia domande che suggeriscono surrettiziamente una risposta). Tuttavia, di fronte alla schizofrenia favolistica dei media che da un lato narrano con alte dosi di edulcorante un’uscita dalla crisi che nei fatti non c’è, minimizzando ad esempio sui rischi esiziali che sta correndo il nostro sistema bancario e, dall’altro, drammatizzano e squalificano con accenti terroristici ogni scenario di possibile superamento dello status quo ricorrendo alle immagini del “salto nel buio” e della "minaccia populista”, mi sembrano le sole vere questioni radicali da porsi e a cui ciascuno dovrebbe provare a rispondere in tutta onestà, sforzandosi di andare oltre l’appartenenza estetico-identitaria, nostalgica e padrinobilista che tanta parte ha avuto nel portarci sull’orlo del baratro dove ci troviamo ora. 

Se non si ha il coraggio di fare questo sano esame di coscienza - e se la disastrosa realtà sociale che si offre ai nostri occhi non è incentivo sufficiente per provare a darselo di qui al voto - traendone al momento opportuno le dovute conclusioni, non resterà che accontentarsi d’indulgere nell’acquisto di cianfrusaglie online per black friday - elevato nel frattempo a servizio pubblico imprescindibile di fronte al quale il diritto costituzionale di sciopero e all’equa retribuzione del lavoro possono tranquillamente cedere - cercando di battere sul filo dei click i concorrenti consumatori in ansia da regalo natalizio low cost.

Rompere definitivamente con questo tralatizio atteggiamento di pigrizia intellettuale e di autentica ignavia civile è la condizione di pensabilità di qualsivoglia prassi politica che miri al ripristino della dignità vilipesa del nostro Paese e dei suoi cittadini. 

Mentre risuonano ancora e ancora, sinistre e terribilmente vere, le parole del Principe, cap. XXVI: “A ognuno puzza questo barbaro dominio”, mi viene soltanto da gridare: Non prevalebunt.

Un carissimo saluto, 

Guidubaldo


(...peraltro, quando la sostanza c'è, si vede! Ho imparato una parola: tralatizio. Il giovine è colto, non c'è che dire. Si apra la discussione...)

mercoledì 22 novembre 2017

Tromedlov Drol

Siete volenterosi, siete spiritosi, siete affettuosi, ma, purtroppo, siete anche afflitti da una radicale e temo insanabile carenza di #lebbasi.

Guardate questo breve ed affettuoso scambio su Twitter:


E certo che se mi capite sistematicamente al contrario, e soprattutto leggete sistematicamente al contrario la realtà, di strada non ne faremo molta come movimento culturale e magari (secondo voi) anche politico.

Dopo il sostegno a Hillary Clinton, dopo Monte dei Paschi che era un ottimo investimento, dopo il giubilo per la sonda Schiaparelli, dopo l'incauta sicumera con la quale ha annunciato la vittoria della nazionale, e ora dopo la riuscita del progetto EMA, non c'è ambito geografico (dalla piccola provincia italiana agli USA al sistema solare) né campo dello scibile umano (dal ciclismo alla medicina all'astrofisica spaziale) sul quale il nostro non abbia dispiegato la lugubre e soffocante cappa di una inappellabile iettatura.

Ma, appunto, la cosa funziona così: Renzi ti nomina, e tu fallisci.

In un certo senso, quindi, possiamo dire che se finora ce la siamo cavata è perché l'Italia è l'ultimo dei pensieri di questa classe dirigente:

Finora Renzi e il PD (reo con fesso) hanno pensato all'Europa, hanno lavorato per lei, e soprattutto hanno nominato praticamente solo lei, e i risultati si vedono! C'è da tremare al pensiero che in un tentativo di inseguire l'ultradestrafascionazionalpopulistxenofoba il nostro simpatico iettatore si metta in capo di pensare a noi, o addirittura di nominarci!

Perché se c'è una cosa evidente è che Renzi è colui dal quale, se vuoi scamparla, non devi essere nominato. Quindi, non Lord Voldemort, ma Tromedlov Drol.

Ma questo, a Elenina, che è tanto caruccia ma priva di #lebbasi evidentemente era sfuggito. E siccome l'argomento è serio e delicato, ho pensato di esplicitare il concetto affinché evitiate rischi. Nominare Renzi non è pericoloso: è inutile. Le colonie non hanno statisti: hanno solo ascari. Viceversa, esserne nominati è fatale. Cercate quindi di non entrare nel suo campo visivo, o, se proprio dovesse accadere, sperate che parli male di voi, perché se invece dovesse parlarne bene...



(...in qualche modo il post precedente è una conferma di questo principio...)

(...questo era uno scherzo - fino a un certo punto: con una correlazione uguale a uno non si scherza! - ma se volete vi offro anche una lettura seria. Certo, se sei al governo devi infondere fiducia. Ma ci sono mille e uno modi meno scemi e autolesionistici per farlo. O ci prende per sciocchi, o è sciocco lui, or both...)

martedì 21 novembre 2017

Cartoline dall'Europa

(...lavoro come una bestia, giorno e notte. Mi sveglio ogni mattina alle quattro. Va bene, capisco che dovrei concentrarmi solo sulle cose essenziali, ma ogni tanto vorrete pur concedermi qualche distrazione!...)



Rzeszów (Podcarpazia), 16 novembre 2017

(didascalia)


 Pescara (Abruzzo), 16 novembre 2017


(didascalia)







(...caro Giampiero,

qualche anno fa, molti anni fa, mi trovavo sulle prealpi friburghesi, salendo dal Lac Noir allo Schopfenspitz - so che tu, che sai tante cose, sapresti anche ubicarlo su una cartina, e non è quindi a uso tuo, ma dei miei pochi lettori, di quei poverini che (a sentir te) si sono lasciati abbindolare da uno sciamano scientificamente inconsistente, che ricordo di cosa si tratta:


A quel tempo, essendo più giovane, ero anche meno saggio, e più pigro. Ricordo ancora la fatica fatta nell'accesso alla valle, per una strada di servizio alle malghe ripida e tortuosa. Ma ricordo soprattutto l'ultima parte del percorso, la breve salita finale verso la cima. Io ero andato, come al solito, da solo, ma essendo una bella giornata mi ero ritrovato in compagnia. Il sentiero, come sai e come si vede in questa foto:



sale da est verso una crestina orientata da nord-ovest a sud-est, e percorre il ciglio di un prato fortemente inclinato verso ovest, al bordo occidentale del quale comincia un dirupo (nella foto, vedi le prime frane in basso a destra). A sinistra (nella foto, la zona in ombra) la montagna scende a picco, per qualche decina di metri, verso una valletta. Certamente vedi anche, col tuo occhio esperto, che poco dopo aver guadagnato il ciglio ed aver piegato a sud-est, dal sentiero si dipartono delle tracce che invece di seguire il ciglio orientale del prato, passano in mezzo ad esso. Io, un po' timoroso e molto inesperto, invece di tenermi sul ciglio orientale (con connesso dirupetto a sinistra), mi lasciai tentare proprio da quelle tracce, e quindi percorsi il centro del prato (con relativo dirupone a destra). Ero già a metà strada, più o meno in mezzo alla foto, quando qualcuno, dalla vetta, rivolgendosi a dei suoi amici che, dietro di me, invece di tenersi sulla sinistra - cosa in quel caso consigliabile - avevano optato per il centro, gridò: "Tenetevi a sinistra, evitate il prato! Ha piovuto, è scivoloso, e a destra avete l'Abgrund!" Inutile dire che le mie ginocchia subirono una immediata trasformazione, facendosi in un istante di pastafrolla. Mi resi immediatamente conto del fatto che, per evitare un pericolo, mi ero messo in un pericolo peggiore. D'altra parte, ormai ero a metà strada, e correvo tanti rischi a tornare indietro quanti ad andare avanti: anzi, tornando indietro ne correvo uno in più: quello della brutta figura, che il mio giovanile orgoglio proprio non poteva concedermi. Con grande attenzione ripresi quota, e ora sono qui a raccontarti questo aneddoto (l'Abgrund non mi ha avuto).

Da questa esperienza ho tratto due lezioni, che non sempre seguo: in montagna non si va da soli (ma allora che ci si va a fare?); se si è in compagnia di esperti conviene fare quello che fanno loro.

Ora, forse non ci avrai fatto caso, perché magari nei corridoi della facoltà, quando io sono altrove, non è così (non lo so e non mi interessa): tuttavia, nessuno dei miei colleghi economisti in tanti anni ha mai avuto l'idea di avventurarsi in una critica pubblica delle tesi che sostengo nelle mie pubblicazioni, e questo per due motivi. Il primo, di mera cortesia e senso dell'opportunità accademici: i panni sporchi si lavano in famiglia, e questo non per omertà, ma semplicemente perché è inutile creare ulteriori tensioni in un ambiente in cui, essendo la competizione un dato fisiologico (quello che noi facciamo non è un lavoro: è una carriera...), tensioni ce ne sono già più che a sufficienza, soprattutto in un periodo di risorse artificialmente limitate. Il secondo un po' più sostanziale: come quei quattro sprovveduti che mi seguono ormai sanno bene, le cosiddette "tesi di Bagnai" in realtà sono semplicemente le conclusioni della letteratura scientifica più autorevole in materia. Ovviamente tu sei assente giustificato dal dibattito, dal momento che ti occupi di altro (se dovessi dire di cosa sarei in difficoltà, appunto perché... apparteniamo a settori diversi!). Tuttavia, proprio come se io fossi sul Sirente, dai cui canaloni orientali tu ti lanci sci ai piedi (perché di coraggio ne hai, da vendere!) tenderei a darti retta (o magari a restare a casa), riconoscendoti una superiore capacità di orientamento e di decisione in un contesto a me sostanzialmente estraneo (per quanto mi affascini), così mi sembrerebbe normale che tu, nel momento in cui ti affacci al contesto a te estraneo dell'economia e più specificamente della politica economica, ti lasciassi guidare da chi ne sa di più.

Invece, guarda cosa mi segnala uno dei tanti amici che ti vuole bene (non ne ho solo io: ne hai anche tu. Cose che capitano a chi ha una personalità forte...)! Una pagina che io non avrei mai letto - in effetti, non l'ha letta quasi nessuno (e un motivo ci sarà...) - e che non posso non trovare alquanto sorprendente!




Ora... cosa vuoi che ti dica? Su quanto il Regno Unito si penta, su quanto l'Esercito europeo sia una buona idea, su quanto la Bce abbia servito i nostri interessi, preferisco non pronunciarmi. Sarebbe crudele, da parte mia, voler infrangere le tue illusioni, visto che questa settimana ti ha già riservato due recise risposte negative dalla storia, anzi, dalla SStoria: a pochi giorni dal tuo appassionato esercizio di wishful thinking, l'Europa dimostra tutta la sua impotenza decisionale (o la sua natura truffaldina) assegnando per sorteggio, al cospetto di un'Italia crocefissa dall'ignavia dei suoi governanti, due importanti agenzie, così come i legionari si giocarono la tunica del Cristo crocefisso. Mi pare di capire che questi siano i tuoi governanti di riferimento, e ti sono vicino nel tuo dolore per la loro prossima dipartita. D'altro canto, la Germania, che mi pare di capire sia il tuo modello economico/sociale di riferimento, si arena, dopo le elezioni, in uno stallo diretta conseguenza di quelle tensioni sociali, che io descrivevo nel mio testo del 2012, figlie della sleale svalutazione competitiva dei salari la cui natura disfunzionale oggi è ammessa dagli stessi economisti tedeschi. Le famose "riforme", tanto decantate da chi non sa cosa siano, non potevano non portare al potere partiti di destra più o meno nazionalista, con conseguenze che a me erano e sono piuttosto chiare, e con le quali rinuncio a tediarti.

Questa è quella che tu chiami "l'abbondante rielezione della Merkel", con un umorismo certamente involontario, dal momento che, in tutta evidenza, di abbondante c'è solo la Merkel: la rielezione no, tant'è che probabilmente si andrà a rivotare, con esiti che in questo caso non riesco a prefigurarmi, ma che già da ora delineano una sconfitta del "modello" (?) tedesco.

E questa (la tua) sarebbe un'analisi non ideologica della realtà?


Caro Giampiero, mi sia consentito dubitarne. Ma, attenzione: se i dati sono in disaccordo con te su tutta la linea, io sono in disaccordo con te su un unico punto, un punto di metodo: nonostante tu sia di avviso contrario (che io certamente rispetto), tuttavia mi chiedo cosa mai dovrebbe fare un intellettuale se non intervenire nel dibattito, per tentare di incidere sulla realtà mettendo a disposizione della comunità che lo mantiene il proprio bagaglio di esperienze e risultati scientifici? Se quello che io faccio sia scienza, lascialo decidere ai comitati editoriali delle riviste internazionali su cui pubblico: sai, noi economisti siamo affezionati al principio della divisione del lavoro... Qui il punto è un altro: possibile mai che tu, un giurista, ti faccia abbindolare dalla retorica liberista che vorrebbe ricondurre le scienze sociali a un astratto e irrealistico paradigma naturalistico? Bisogna essersi dimenticati Galileo, tanto per dirne una, per ignorare che la distinzione fra scienze sociali e scienze naturali (hard sciences), proposta, guarda caso, dagli americani, è, appunto, un'americanata! (Detto con affetto per gli americani e per i loro burger). La falsa dicotomia fra hard sciences tanto affidabili quanto asettiche, e scienze sociali da cui diffidare perché non matematizzabili, questo pitagorismo dell'Illinois, fa sorridere chiunque abbia letto un testo di storia della scienza. Qui sappiamo che anche Euclide, anche Newton, erano ideologici, e tentavano di "incidere sulle cose" influendo sul procedimento analitico. E sappiamo anche - ma questo dovresti insegnarcelo tu, che sai la lingua - che "all'ùteme s'arecònde le pècure". Questa scienza "ideologica" ci ha permesso - anche troppo! - di incidere sulle cose! Perché, vedi, pare che gli scienziati, guarda un po', in effetti tentino di incidere sulla realtà, di essere utili, e questa tutto è tranne che una cosa nuova: a quale scopo mai si vorrebbe conoscere la realtà se non per incidere su di essa? Chi sa che un certo assetto di regole è disfunzionale, e lo sa perché ha compiuto un percorso di studi specialistici, che gli permettono di appoggiarsi su una dottrina che si è stratificata lungo i decenni, e su riscontri empirici provenienti da una messe di casi precedenti, cosa mai dovrebbe fare, se non dirlo (finché gli viene concesso) per mettere in guardia i propri concittadini? Sei proprio sicuro che per uno scienziato sociale sia una buona idea auspicare l'irrilevanza sociale dei propri studi?

Aspetto suggerimenti...

Caro Giampiero, la tua carriera, più rapida e brillante della mia, ti ha dato tante soddisfazioni. Hai combattuto tante battaglie, e ne hai anche vinte alcune. Oggi, considerande le due smentite che il tuo sogno irenico europeo ha incassato in meno di una settimana, consentimi, in serenità e amicizia, di apporre al tuo intervento su Facebook, in guisa di commento, la lapide che ricorda altri italiani, quelli che combatterono in una compagnia che si sarebbe dovuto evitare (sempre la solita) una battaglia che si sarebbe potuto evitare:




Valoroso tu, certo, lo sei. Ma in questo caso sei stato un po' sfortunato.

Questo, ovviamente, per chi crede alla sfortuna.

Io non ci credo: sono uno scienziato.

Affettuosità.

Alberto)


(...nonostante qualche volta se ne dimentichi, Giampiero è un amico e quindi esigo ancor più rispetto del consueto...)