Ieri ero un po' impegnato, e non ho quindi potuto farvi notare che correva il
sesto anniversario dell’apertura di questo blog: un evento che ha cambiato la
mia e le vostre vite, e che festeggeremo insieme il 2 e 3 dicembre prossimi.
Prima di parlarvi di questi festeggiamenti, sorvolando l’Europa volevo fare con
voi un bilancio di questi sei anni, articolato sulla dimensione della quale
grazie a me avete imparato ad apprezzare l’utilità: quella dei fondamentali
macroeconomici. Come ricorderete, il blog iniziò (e tuttora inizia) con un
articolo che era stato rifiutato da lavoce.info per il duplice motivo che era
il QED di un precedente articolo che lavoce aveva pubblicato, e che per i due
punti individuati da questi articoli passava la retta del fallimento di Monti
(col quale lavoce.info aveva ed ha un ovvio rapporto organico).
A distanza di sei anni possiamo misurare in cosa si sia tradotto questo fallimento, e per farlo la cosa più semplice è prendere i dati del World Economic Outlook e considerarne la variazione. Qui sotto avete le due tabelle (il link ai dati originali è questo). Segue una breve visita guidata.
A distanza di sei anni possiamo misurare in cosa si sia tradotto questo fallimento, e per farlo la cosa più semplice è prendere i dati del World Economic Outlook e considerarne la variazione. Qui sotto avete le due tabelle (il link ai dati originali è questo). Segue una breve visita guidata.
Nel 2011 il Pil
italiano fu di 1613,77 miliardi di euro ai prezzi del 2010. Nel 2017, se si
avvereranno, come sembra plausibile, le rosee previsioni del governo di
crescita all’1,5%, dovremmo chiudere a 1592,33 miliardi. Sono 21,44 miliardi in
meno di beni e servizi prodotti, e quindi di redditi percepiti dai cittadini.
In termini pro capite il Pil, misurato in valuta nazionale ai prezzi del 2010,
è diminuito di 710,70 euro a testa all’anno (sarebbero una sessantina di euro
al mese), ovvero del 2.64% rispetto al 2011.
Il calo del Pil,
ovviamente, è molto più “drammatico” se lo esaminiamo, come fanno i cialtroni,
in dollari a prezzi correnti. In questo caso il calo è di 357
miliardi, da 2278 a 1921 miliardi di dollari. Ma questa valutazione, come
sapete, è insensata: ci dice solo che è calata del 15.67% la
quantità di beni e servizi che possiamo acquistare negli Usa con gli stipendi
che percepiamo in Italia. Siccome nessuno di noi va ogni mattina a fare la
spesa a Manhattan, questo indicatore non vuol dire assolutamente nulla, come
testimonia, del resto, la nullità di chi se ne serve (da Squinzi –
un presidente di Confindustria che oggi rimpiangiamo – in giù). Tuttavia, ci tenevo
a evidenziarvelo, per sottolineare la prima legge fondamentale dell’uscita
dall’euro: tutto quello che uno sciocco vi dice che accadrebbe uscendo
dall’euro, è già accaduto, sta accadendo, o accadrà restando dentro l’euro. In
questo caso, la cosa accaduta è il calo del Pil italiano in dollari nominali
(dato che, come anticipato da noi, per tenere i cocci insieme Draghi ha dovuto
svalutare l’euro).
Avendo menzionato
la svalutazione, viene naturale verificare cosa è successo alla variabile che
gli sciocchi le associano: l’inflazione. Con sorpresa degli sciocchi, ma in
perfetta coerenza con la letteratura scientifica, la grande svalutazione
dell’euro non ci ha minimamente regalato inflazione, anzi! Dal 2011 a oggi
anche questo indicatore è peggiorato, passando dal 2.94% all’1.41%: un calo di
1.53 punti percentuali che segnala una situazione di deflazione strisciante in
molti settori dell’economia, e che, fra le tante cose, ha una sua importanza
nel determinare la situazione di stress delle banche: sappiamo tutti che
l’inflazione svantaggia i creditori e avvantaggia i debitori, ma non
riflettiamo mai abbastanza sul fatto che la deflazione svantaggia i debitori e
svantaggia i creditori, perché i primi sono talmente svantaggiati che i secondi
(cioè le banche) fatalmente rischiano di non vedere indietro il becco di un
quattrino. Ma questo è il mondo che loro (le banche) si sono costruite a
propria immagine e somiglianza: non perderei quindi troppo tempo a
compiangerle.
Naturalmente, se
il discorso degli sciocchi è incoerente, quello scientifico invece è coerente.
Un calo dell’inflazione, in termini scientifici, deve essere accompagnato da un
aumento della disoccupazione, che infatti riscontriamo puntualmente nei dati.
Berlusconi ci lasciò un’Italia con l’8,39% di disoccupazione (e a noi piace
ricordarlo così, piuttosto che per le abominevoli scemenze che sta twittando in
questi giorni), mentre Monti ha fatto sì che, quattro anni dopo la sua
dipartita, il tasso di disoccupazione è ancora all’11,38%: un aumento di 3 punti
(2,99 per i precisazionisti), che è ovviamente coerente con la diminuzione
dell’inflazione ed è altrettanto ovviamente un segno di deterioramento delle
nostre condizioni: non solo sono diminuiti i redditi pro capite: è diminuito
anche il numero di chi li percepisce.
Tutto questo è il
risultato di politiche che erano sì sbagliate (come fin dall’inizio abbiamo con
molta chiarezza illustrato), ma, obiettivamente, erano anche le uniche che si
potessero fare per riportare in equilibrio la bilancia dei pagamenti in un
contesto di cambi fissi: le politiche di austerità. Non spendo nemmeno una
parola sugli sciocchi (o sui furbi) che, ignorando o dimenticando una delle più
basilari leggi dell’economia, continuano a non capire che l’austerità c’è
perché c’è l’euro. L’impossibilità di aggiustare i prezzi non è una condizione
necessaria perché l’aggiustamento avvenga tramite i redditi: ma è una
condizione sufficiente. I cretini che obiettano “eh, ma l’austerità c’è stata
anche in Podcarpazia, gnè gnè gnè” hanno qualche difficoltà a mettere a fuoco
un punto: dove il cambio è flessibile, l’aggiustamento tramite taglio dei
redditi e riduzione delle importazioni è una scelta. Dove il cambio è fisso, invece, diventa una necessità (che ovviamente scaturisce dalla scelta politica preliminare di
fissare il cambio, cioè dalla decisione che in futuro tutti gli aggiustamenti
di bilancia dei pagamenti debbano scaricarsi sui redditi).
L'austerità era la risposta giusta alla domanda sbagliata (la crisi di debito pubblico che non c'era). La risposta però era giusta, perché chi la dava (Monti) sapeva che così avrebbe corretto i conti esteri, anche se forse non si immaginava un simile sfacelo nei conti pubblici (noi sì). Dal 2011 il rapporto debito/Pil è aumentato di 16.51 punti, arrivando al 133%. Non c'è male come risultato per aver fatto tutto quello che ci chiedeva l'Europa! Questo, notate bene, con un aumento delle entrate pubbliche di 1.10 punti di Pil, e una diminuzione della spesa pubblica di 0.39 punti di Pil (alla faccia di quelli che l'austerità non c'è stata: quattro anni dopo siamo ancora così)! Ed ecco il grande mistero che la dottoressa De Romanis (come ricorderete) non sa spiegare: il peggioramento di 16.5 punti del rapporto debito/Pil è avvenuto mentre il rapporto deficit/Pil migliorava di 1.49 punti, passando da -3.71 a -2.23, bene all'interno del parametro di Maastricht. Per noi questo paradosso non è tale, perché la sua semplice logica vi venne spiegata tanto tempo fa.
Naturalmente (e anche questo lo sapete bene), rispetto ai conti esteri la manovra il suo effetto lo ha fatto: il saldo delle partite correnti, ecco, lui sì che è migliorato! Di ben 5.76 punti: da -3.01 a 2.75. Ora... voi sapete che CA = S-I. Quindi torna lecito chiedersi: ma questo miglioramento è dovuto a un aumento del risparmio, o a una diminuzione degli investimenti?
La risposta dovrebbe essere facile, visto quello che ci siamo detti sull'andamento del Pil: in un paese dove si guadagna di meno, è difficile che si risparmi di più. E infatti, coerentemente con il buon senso, i dati statistici ci dicono che il risparmio nazionale lordo è aumentato, ma di soli 2.15 punti, mentre l'investimento nazionale lordo è diminuito di -3.61 punti, scendendo al 16.85% del Pil.
Ecco.
Sei anni dopo l'Italia è così: più povera, più indebitata, più fragile. E sta per arrivare un altro shock, del quale tutti dicono, per mettere le mani avanti, che farà impallidire il precedente.
Si sarebbe potuto evitare? Certo, e abbiamo detto tante volte (non da soli) in che modo. Ma abbiamo anche detto (questo l'ho detto io, ma non è una cosa molto profonda: nella storia dell'umanità altri l'avranno detto, e voi certo li conoscerete) che le colonie non hanno statisti. Noi, certo, statisti in questo momento non ne abbiamo. Il povero Berlu, che si impappina sul cambio irrevocabile, fa anche un po' tenerezza: certo, è un problema, ma soprattutto per se stesso (un po' anche per chi gli sta intorno). I 5 stelle che esultano per una vicepresidenza al Parlamento Europeo, con Di Maio che va a prestare giuramento di fedeltà all'euro negli Usa, sono ormai l'ipostasi del QED. La sinistra inutile nemmeno la menziono.
La domanda successiva, quindi, è scontata: ha ancora senso combattere?
E la risposta la tolgo dalla lettera con cui ho risposto a un giovine di sinistra che, onusto di ottime intenzioni, mi invitava alla solita inutile, liturgica passerella, dalla quale, lo so, tornerò avendo stretto mani che non volevo stringere (se non in una pressa idraulica), e mi sarò infervorato ed estenuato per il solo piacere sterile di sentire con me una platea che il giorno dopo sarà di qualcun altro:
io in effetti non sono antropologicamente "de sinistra": mi riconosco più nella Folgore che nei salotti piddini, il che, in buona sostanza, significa che non ho nessuna difficoltà a continuare a combattere una battaglia persa, sapendo che è persa, e regolandomi di conseguenza, per mero senso dell'onore.
(...Anna Caccia Dominioni si sarà commossa...)
Ecco: mettiamola così. Io con voi un impegno l'ho preso, e lo mantengo. La battaglia persa, del resto, non era quella di tirarci fuori da questa merda: era quella di farlo fare a un partito di sinistra. Quella, di battaglia, è persa e lo sappiamo (ma continuo a combatterla, nei ritagli di tempo). Con la nostra, quella di uscire a qualunque costo dalle regole che ci stritolano, il caso è un po' diverso: sappiamo in effetti che è vinta, perché questo sistema crollerà, ma non sappiamo quanti di noi riusciranno a vedere la vittoria e ad allietarsene.
Torno ora da un paese i cui governanti non si vergognano di parlare di interesse nazionale, e la cui identità è stata calpestata (il territorio smembrato, i popoli dispersi...) per secoli. Città dove la metà della popolazione era ebrea, e conviveva benissimo con l'altra metà, prima di essere spazzata via dal delirio antisemita nazista. A noi dicono che il delirio nel quale viviamo è stato messo su per evitare che certe cose potessero ripetersi. Ma, stranamente, quelli che le hanno subite sono i primi a non essere molto convinti dell'opportunità e dell'efficacia di questo generoso tentativo.
E questo, ne converrete, dovrebbe farci riflettere.
Comunque, prima di lasciarvi, due parole sul nostro convegno.
Siamo già più di 500, fra iscritti e invitati.
Nel primo panel ("Austeri e no") Antonella Stirati presenterà i risultati di un suo lavoro recente sulla persistenza degli shock di domanda (detto così suona male, ma vedrete che vi interessa): seguirà discussione con Roberto Perotti e Giuseppe Travaglini, moderati da James Politi (FT).
Poi mi farò una chiacchierata con Guido Crosetto (voi potete anche andare a prendere un caffè) per farmi raccontare di nuovo di quella volta che lui era a Bruxelles con La Russa, e...
Seguirà "Meglio soli o male accompagnati?": Gianandrea Gaiani, Virgilio Ilari e Marcello Foa, moderati da Lorenzo Totaro (Bloomberg) rifletteranno sul ruolo geopolitico dell'Italia (che di riflessioni da fare, ne sono sicuro, l'intervento di Crosetto ne lascierà).
Con grande dignità, farò quindi finta di aver letto il libro di Vladimiro Giacché, dicendo qualcosa di intelligente (magari non sul libro, così: a screzio - direbbe er Palla).
Con l'occasione, segnalo che per la prima volta è prevista la presenza di SAS Er Palla, autore della maglietta #VLAD (tiratura limitata): perché quest'anno c'è anche il merchandising (o almeno dovrebbe...).
Il giorno dopo, ascolteremo dal nostro amico Panagiotis le ultime notizie dal paese che ci ha preceduto nel baratro.
Poi vi parlerò un po' del cuneo valutario e di come stia spaccando l'Europa.
Isla Binnie (Reuters) quindi modererà una tavola rotonda di imprenditori (Brazzale, Ciccola, Gulli) con il nostro economista industriale preferito (Cesare Pozzi).
Prima di pranzo, Massimo D'Antoni, Piergiorgio Gawronski, e Giorgio La Malfa, moderati da me (sì, lo so che fa ridere) si interrogheranno sul partito che non c'è, e che qualcuno di loro forse vorrebbe fare (non si sa con quali soldi: chiederemo a Putin).
E dopo pranzo?
Dopo pranzo, Claudio Borghi e Gavino Sanna presenteranno l'ultimo libro di Guido Rossi de Vermandois, e poi Vladimiro Giacché e Marcello Foa presenteranno l'ultimo libro del Pedante.
E Scamarcio?
Bè, lui, essendo attore, farà un'entrata teatrale: mica posso dirvi quando e come!
La logica credo vi sia chiara: quest'anno il convegno è il nostro convegno. In ogni panel c'è almeno un membro del nostro comitato scientifico. Giornalisti italiani non ne abbiamo: ci accontentiamo (si fa per dire) di quelli esteri. E non abbiamo ospiti stranieri, a parte Panagiotis, un nostro amico che credo di non essere il solo a voler rivedere. Cercherò di avere più tempo per voi (ovviamente, per quelli col badge). I temi dei quali parleremo, come di consueto, diventeranno attuali fra un paio d'anni. Ci prenderemo il solito lusso di arrivare prima, per arrivare preparati: è importante che si sappia, perché, giunti al dunque, di gente preparata ci sarà un gran bisogno.
io in effetti non sono antropologicamente "de sinistra": mi riconosco più nella Folgore che nei salotti piddini, il che, in buona sostanza, significa che non ho nessuna difficoltà a continuare a combattere una battaglia persa, sapendo che è persa, e regolandomi di conseguenza, per mero senso dell'onore.
(...Anna Caccia Dominioni si sarà commossa...)
Ecco: mettiamola così. Io con voi un impegno l'ho preso, e lo mantengo. La battaglia persa, del resto, non era quella di tirarci fuori da questa merda: era quella di farlo fare a un partito di sinistra. Quella, di battaglia, è persa e lo sappiamo (ma continuo a combatterla, nei ritagli di tempo). Con la nostra, quella di uscire a qualunque costo dalle regole che ci stritolano, il caso è un po' diverso: sappiamo in effetti che è vinta, perché questo sistema crollerà, ma non sappiamo quanti di noi riusciranno a vedere la vittoria e ad allietarsene.
Torno ora da un paese i cui governanti non si vergognano di parlare di interesse nazionale, e la cui identità è stata calpestata (il territorio smembrato, i popoli dispersi...) per secoli. Città dove la metà della popolazione era ebrea, e conviveva benissimo con l'altra metà, prima di essere spazzata via dal delirio antisemita nazista. A noi dicono che il delirio nel quale viviamo è stato messo su per evitare che certe cose potessero ripetersi. Ma, stranamente, quelli che le hanno subite sono i primi a non essere molto convinti dell'opportunità e dell'efficacia di questo generoso tentativo.
E questo, ne converrete, dovrebbe farci riflettere.
Comunque, prima di lasciarvi, due parole sul nostro convegno.
Siamo già più di 500, fra iscritti e invitati.
Nel primo panel ("Austeri e no") Antonella Stirati presenterà i risultati di un suo lavoro recente sulla persistenza degli shock di domanda (detto così suona male, ma vedrete che vi interessa): seguirà discussione con Roberto Perotti e Giuseppe Travaglini, moderati da James Politi (FT).
Poi mi farò una chiacchierata con Guido Crosetto (voi potete anche andare a prendere un caffè) per farmi raccontare di nuovo di quella volta che lui era a Bruxelles con La Russa, e...
Seguirà "Meglio soli o male accompagnati?": Gianandrea Gaiani, Virgilio Ilari e Marcello Foa, moderati da Lorenzo Totaro (Bloomberg) rifletteranno sul ruolo geopolitico dell'Italia (che di riflessioni da fare, ne sono sicuro, l'intervento di Crosetto ne lascierà).
Con grande dignità, farò quindi finta di aver letto il libro di Vladimiro Giacché, dicendo qualcosa di intelligente (magari non sul libro, così: a screzio - direbbe er Palla).
Con l'occasione, segnalo che per la prima volta è prevista la presenza di SAS Er Palla, autore della maglietta #VLAD (tiratura limitata): perché quest'anno c'è anche il merchandising (o almeno dovrebbe...).
Il giorno dopo, ascolteremo dal nostro amico Panagiotis le ultime notizie dal paese che ci ha preceduto nel baratro.
Poi vi parlerò un po' del cuneo valutario e di come stia spaccando l'Europa.
Isla Binnie (Reuters) quindi modererà una tavola rotonda di imprenditori (Brazzale, Ciccola, Gulli) con il nostro economista industriale preferito (Cesare Pozzi).
Prima di pranzo, Massimo D'Antoni, Piergiorgio Gawronski, e Giorgio La Malfa, moderati da me (sì, lo so che fa ridere) si interrogheranno sul partito che non c'è, e che qualcuno di loro forse vorrebbe fare (non si sa con quali soldi: chiederemo a Putin).
E dopo pranzo?
Dopo pranzo, Claudio Borghi e Gavino Sanna presenteranno l'ultimo libro di Guido Rossi de Vermandois, e poi Vladimiro Giacché e Marcello Foa presenteranno l'ultimo libro del Pedante.
E Scamarcio?
Bè, lui, essendo attore, farà un'entrata teatrale: mica posso dirvi quando e come!
La logica credo vi sia chiara: quest'anno il convegno è il nostro convegno. In ogni panel c'è almeno un membro del nostro comitato scientifico. Giornalisti italiani non ne abbiamo: ci accontentiamo (si fa per dire) di quelli esteri. E non abbiamo ospiti stranieri, a parte Panagiotis, un nostro amico che credo di non essere il solo a voler rivedere. Cercherò di avere più tempo per voi (ovviamente, per quelli col badge). I temi dei quali parleremo, come di consueto, diventeranno attuali fra un paio d'anni. Ci prenderemo il solito lusso di arrivare prima, per arrivare preparati: è importante che si sappia, perché, giunti al dunque, di gente preparata ci sarà un gran bisogno.
Sta a noi segnalare dove può essere trovata.
E ora buona notte: parto domani per località imprecisata con la mia amante per festeggiare il suo compleanno. Se mi incontrate fate finta di non riconoscermi...
Grazie per questi sei anni. Se c'è uno spazio che si è mantenuto libero nella vasta platea mediatica, quello è Goofynomics.
RispondiEliminaNon solo: ha permesso a molti di noi lettori, io per primo, a prendere decisioni "di vita" facendo tesoro di ciò che abbiamo imparato qui sopra.
Vale la pena lottare? Ecco, non credo sia la domanda corretta; chi ha seguito il tuo lavoro (ed anche la tua "evoluzione" nel tempo) ha la risposta dentro di sé, ed è quella giusta.
Ho la sensazione tra quel 2011 dove avevo 62 anni e oggi a 68 anni, di aver cambiato la mia percezione della realtà, di aver modificato le mie reazioni agli eventi, ma soprattutto di aver modificato profondamente la mia valutazione delle persone.
RispondiEliminaSe fosse possibile in qualche modo ritornare ad essere e percepire la realtà come in quel quel novembre 2011, e non è possibile, io credo che sarebbe davvero traumatico rivedersi per come ero. Una cosa è certa, mi hai aiutato a vedere dentro e fuori di me in maniera del tutto innovativa attraverso la divulgazione di concetti economici complessi che hanno reso evidenti le contraddizioni sociali e politiche di questo Paese in cui vivo.
La cosa per me più amara, è che nonostante le innumerevoli analisi e verifiche delle previsioni qui da te trattate, il Paese corra verso la catastrofe, verso il fallimento, ma questo, purtroppo, anche per esperienza personale e familiare è impossibile da evitare; nessuno di coloro che ci hanno spinto e ci stanno portando a questo, avrà il coraggio di ammettere che la situazione è insostenibile e per dire le cose chiaramente, che sarebbe opportuno troncare l' esperienza dell' euro e tornare alla sovranità monetaria accettandone le conseguenze che sarebbero comunque meno gravi di quelle che ci porteranno al fallimento.
Ora un incipiente fallimento aziendale o una crisi di solito vengono solo percepite, di solito l' analisi delle condizioni economiche o di altra natura, ad esempio della struttura di un immobile o di una società come ad esempio lo fu quella russa nel 1917, solo poco tempo prima che accadano, vengono previste. Qui, tu, le analisi lucide e razionali della crisi del sistema italiano ed europeo le hai iniziate da quel 2011, gli avvertimenti e le conferme successive sono impressionanti, credo sia una cosa mai accaduta prima ed è davvero incredibile, nonostante tutti gli avvertimenti, che si continui ad ignorare gli ammonimenti.
Ma non puoi fare più di quello che fai, ti sei speso anche troppo ed il mio pensiero va anche alla tua meravigliosa famiglia e quindi accada quel che deve accadere, avrai solo l' amara soddisfazione di dire che non ti eri sbagliato, e associandomi nel mio piccolo, a dirlo anch'io.
Dimenticavo, buon compleanno a Rockapasso da un suo grande ammiratore!
RispondiEliminaPerdonatemi... non ho capito cosa farà l'intervento di Crosetto.
RispondiEliminaCircola una storia risalente a Crosetto sottosegretario alla difesa durante un certo raid francese sulla Libia.
EliminaProbabilmente gli verrà chiesto di raccontare quell'aneddoto.
Ehm... veramente non mi riferivo all'intervento in sé...
EliminaE' solo che leggendo la frase tra parentesi mi è tornato alla mente un "avviso ai lettori" del 2014, che lessi molto avidamente.
Scamarcio!?
RispondiEliminaNon per fare polemica, ma
Er Melanzana ha Valentina Nappi nella sua scuderia.
Questo blog è pilotato dai poteri forti (le donne).
Compagni, un solo grido:boicotta il goofy6!
Giusto ieri al caffè con 2 colleghi, uno dei due ha detto che alle prossime elezioni piuttosto di Berlusconi voterà Renzi, perchè Berlusconi fa solo gli interessi suoi, e poi l'Europa ci deride, e poi bla bla bla. Bravo collega, ma pidiota anche se non frequenta i circoli pidioti, ma legge troppo Repubblica ed Espresso.
RispondiEliminaProgramma veramente interessante e stimolante.
RispondiEliminaComunicazione di servizio: salvo imprevisti partirò da Brescia in macchina sabato 2 dicembre la mattina presto; poiché quest'anno sono da solo, se qualcuno vuole un passaggio può contattarmi alla mail mannoz@tiscali.it
Il percorso sarà: Verona-Modena-Bologna-Pescara.
Grazie Professore.
In sintesi (l'ho fatta per un amico che non ha mai voglia di studiare la macroeconomia e che quindi non capisce perchè non voglio scommettere i miei risparmi per entrare in società con lui).
RispondiElimina""....il blog (goofynomics) iniziò ... con un articolo che era stato rifiutato da lavoce.info per il duplice motivo che era il QED (Quod Erat Demonstrandum) di un precedente articolo che lavoce aveva pubblicato, e che per i due punti individuati da questi articoli passava la retta del fallimento di Monti.
A distanza di sei anni possiamo misurare in cosa si sia tradotto questo fallimento.
Nel 2011 il Pil italiano fu di 1613,77 miliardi di euro ai prezzi del 2010.
Nel 2017 ... dovremmo chiudere a 1592,33 miliardi. Sono 21,44 miliardi in meno di beni e servizi prodotti.
Il calo del Pil .. è molto più “drammatico” se lo esaminiamo ... in dollari a prezzi correnti. In questo caso il calo è di 357 miliardi, da 2278 a 1921 miliardi di dollari. Ma questa valutazione è insensata: ci dice solo che è calata del 15.67% la quantità di beni e servizi che possiamo acquistare negli Usa con gli stipendi che percepiamo in Italia.
.. viene naturale verificare cosa è successo alla ... inflazione. ... in perfetta coerenza con la letteratura scientifica, la grande svalutazione dell’euro (rispetto al $) non ci ha minimamente regalato inflazione!
Dal 2011 a oggi anche questo indicatore (inflazione) è peggiorato, passando dal 2.94% all’1.41%: un calo di 1.53 punti percentuali che segnala una situazione di deflazione strisciante in molti settori dell’economia, e che ha una sua importanza nel determinare la situazione di stress delle banche: sappiamo tutti che l’inflazione svantaggia i creditori e avvantaggia i debitori, ma non riflettiamo mai abbastanza sul fatto che la deflazione svantaggia i debitori e svantaggia i creditori, perché i primi sono talmente svantaggiati che i secondi (cioè le banche) fatalmente rischiano di non vedere indietro il becco di un quattrino.
Berlusconi ci lasciò un’Italia con l’8,39% di disoccupazione ... mentre Monti ha fatto sì che, quattro anni dopo la sua dipartita, il tasso di disoccupazione è ancora (allora come oggi) all’11,38%: un aumento di 3 punti.
... non solo sono diminuiti i redditi pro capite (cioè c'è meno domanda!): è diminuito anche il numero di chi li percepisce.
Tutto questo è il risultato di politiche che erano sì sbagliate ma erano anche le uniche che si potessero fare per riportare in equilibrio la bilancia dei pagamenti in un contesto di cambi fissi (euro): le politiche di austerità.
L'austerità era la risposta giusta alla domanda sbagliata (la crisi di debito pubblico che non c'era).
Dal 2011 il rapporto debito/Pil è aumentato di 16.51 punti, arrivando al 133%.
... il peggioramento di 16.5 punti del rapporto debito/Pil è avvenuto mentre il rapporto deficit/Pil migliorava di 1.49 punti, passando da -3.71 a -2.23, bene all'interno del parametro di Maastricht.
... (però) il saldo delle partite correnti .. è migliorato! Di ben 5.76 punti: da -3.01 a 2.75 (a scapito degli investimenti).
... i dati statistici ci dicono che il risparmio nazionale lordo è aumentato ... di soli 2.15 punti, mentre l'investimento nazionale lordo è diminuito di -3.61 punti, scendendo al 16.85% del Pil.
Sei anni dopo l'Italia è così: più povera, più indebitata, più fragile.""
Caro amico, non c'è proprio trippa per gatti.
In questa guerra di logoramento vale l'antico detto dei fanti: primo, restare vivi!
La miseria degli atteggiamenti italiani, nei progetti a lungo termine, la si vede benissimo quando si vive all'estero.
RispondiEliminaLa battaglia contro l'euro é persa.
La battaglia contro l'abolizione del contante é persa da un pezzo.
La battaglia contro la corruzione spiccia che si respira in ogni buco di cittadina dal Rubicone in giú é persa. Non si sa quanto mi incazzo ogni volta che vedo sfascio, lassismo e menefreghismo in Puglia, a Lecce, che si suppone ricca rispetto al resto del Sud Italia.
E se ci sentiamo vittime dell'Europa, (e io detesto Bruxelles perché é solo un supertato di burocrati che non pagano le tasse e con stipendi da capogiro), iniziamo a capire che siamo, come italiani, soprattutto vittime di noi stessi.
Non tutti, ma la media é quella: piagnoni, in genere proni al piccolo sotterfugio, arroganti e civilmente ignoranti. Iniziando da Roma. E io sono nato e cresciuto a Roma.
Chiariamo un punto: ogni paese ha i suoi difetti. Ma in termini di lassismo e tiramoacampá l'Italia, da Roma in giú, é un disastro. E il disastro coinvolge generazioni.
E la minoranza che cosí meschina non é, rimane minoranza, e spesso emigra.
Era troppo facile crescere a debito, mi spiace. Chiunque sa crescere a debito. Non é che il deficit governativo sia azzerato, anzi. Hanno protetto pensionati e lavoratori pubblici, sfasciando tutto il resto.
Io, emigrando, in tre anni ho guadagnato il doppio, mia moglie fa due lavori, entrambi flessibili, per ora poco pagati ma almeno prospettiva c'é. In Italia era disoccupata: al momento dei colloqui se solo diceva che era mamma la facevano alzare senza tante cerimonie.
E questo é un paese proiettato al futuro? questo paese non protegge i giovani, non protegge le famiglie, non protegge chi rischia capitale proprio per investire in una impresa. Le imprese sono tartassate, le partite IVA messe alla gogna.
Paese impaurito, paese che spera sempre che la soluzione ai problemi sia facile (vedi eleggere quegli analfabeti del M5S). Non tutti ragionano cosí. Ma la stragrande maggioranza, sí.
Paese che ha una pessima educazione scolastica. Compiti, compiti, nozioni, e poi facciamo schifo in matematica e italiano agli Invalsi, che siccome sono test obiettivi, sono ripudiati dai prof. Paese dove i bambini non fanno sport. Paese dove non si boccia alle elementari. Paese dove in quinta superiore di istituti tecnici non si sa la matematica. Paese che non fa selezioni. Paese dove esiste il "concorsone" pure per diventare bidello! Fatevi un giro oltre le Alpi e aprite gli occhi. I dati macroeconomici non spiegano l'atteggiamento di un paese.
Corruzzzione, Italiani vittime di loro stessi, non fanno sport...un altro vitello italiano portato inconsapevolmente al macello dell' emigrazione...
EliminaNon fa scienza, sanza lo ritenere, aver inteso.
EliminaCioè saresti favorevole all'abolizione del contante? Ma scherziamo?
EliminaIl veleno dell'autorazzismo viene erogato da una botte inesauribile e dispensato a piene mani. Ho lavorato all'estero e con partner esteri, in particolare tedeschi e inglesi e vi garantisco che siamo anni luce avanti, come cervello e capacità a tutti il livelli, imprenditoriali, creative, costruttive. Questo li spaventa molto e finora stanno vincendo perché fanno leva sul nostro maledetto autorazzismo. Abbiamo considerato le parole Patria e Nazione come se fossero delle bestemmie impronunciabili. L'italia non l'abbiamo costruita con il debito, ma con il porco sudore dei nostri padri e nonni. Le nuove generazioni infarcite di idiozie e di luoghicomuni non sanno ancora cogliere la drammaticità del momento. Arriverà anche per loro il vento della Storia che gli brucerà la pelle. Negli anni novanta. dopo l'uscita dallo SME abbiamo superato la Germania e l'Inghilterra. Siamo ITALIANI dobbiamo accettarlo con i nostri pregi ed i nostri difetti, ma non siamo secondi a nessuno. A nessuno! Solo una cosa mi trova d'accordo con il comune sentire: abbiamo una classe politica di cialtroni che non si merita di restare al proprio posto. Ci hanno venduti per il loro quieto vivere, questa è la vera disgrazia.
Elimina@ Francesco: il livello di corruzione "becera", quella delle buche mal fatte a Roma, dei vigili che fanno contravvenzioni in cittadine sul mare dove i parcheggi sono assenti, le colonnine per pagare introvabili, i marciapiedi divelti, i privati gestori dei bar che non possono pulire la pineta davanti alla quale hanno l'attivitá (e si offrivano di pagare di tasca propria!) perché questa é protetta e il comune non concede il permesso ma le nuove risorse della ministra Boldrini ci vivono, ci fanno i bisogni e tutto il resto, i comuni senza parco giochi per i bambini, l'acqua che oggi c'é e domani si vedrá....
Eliminabene, questo lo trovi solo nel Sud Italia. E se provi a incazzarti, a ribellarti, a dire loro "ma che diamine! pagate le tasse e accettate questo?" la risposta che ottieni é : "ma qua é sempre stato cosí, che te la pigli a fare?! mica qua siamo come in Olanda".
Ecco, questo endemicolivello di corruzione di basso profilo,del vivere quotidiano (malaffare? accettazione passiva di pubblici impiegati che anziché lavorare per il bene comune fanno solo da sanguisughe?) esiste, per quanto ho potuto vedere (Francia -che é messa piuttosto male- e Olanda, dove ora vivo) solo in Italia, specie da Roma -inclusa- in giú. E sono romano. La corruzione esiste dappertutto, é chiaro. Ma all'estero assume altre forme, piú industriali.
E questo una lettura macroeconomica come lo misura? se escludiamo dal pil il contributo (presunto!) di puttane, droga, contrabbando e altre attivitá che "fanno PIL", il debito/PIL arriva al 155%.
Il Giappone ce l'ha al 250%, mi si dirá. Vero, ma non tutti i debiti sono uguali, perché non tutti i crediti che ne derivano ne hanno avuto un utilizzo similare.
Prima viene la gente, il popolo, l'attitudine media, e poi i dati macro.
Era troppo facile crescere a debito
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Ancora più facile è crescere a debito se il debito lo fanno gli altri come accaduto quando abbiamo ammollato 63 miliardi alle banche tedesche che si sono risanate e quindi cresciute a spese nostre
Paese che non fa selezioni
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Hai perfettamente ragione. Infatti, Mario monti è diventato preside di una università con un numero di pubblicazioni con le quali nemmeno avrebbe potuto essere valutato come assistente
Io invece non sai quanto mi incazzo quando leggo la solita storia dello sfascio, lassismo e menefegrismo del meridione. Non sono un neoborbonico senza memoria che dunque dimentica un eccidio di contadini fatto dai baroni ancor prima di quello fatto dai nordici virtuosi, ma per la miseria come si può nel 2017 andare avanti ancora con queste frasi fatte dopo più di un secolo di sfruttamento del Sud? Libero di emigrare comunque sign. Marchetti, ma se non sei qui, in Patria, e soprattutto non sei qui in Meridione, non ti è concesso generalizzare e insultare noi Italiani Meridionali che vogliono difendere la loro terra come più di 150 anni fa.
EliminaLa battaglia contro l'abolizione del contante é persa da un pezzo.
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Ho l’impressione che i sostenitori dell’abolizione del contante siano più vicini a te che a me. Le menti del progetto intendo dire, non i piccoli collaborazionisti italiani che ripetono le istruzioni OCSE.
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La battaglia contro la corruzione spiccia che si respira in ogni buco di cittadina dal Rubicone in giú é persa.
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Non sembra che all’estero la battaglia sia vinta alla grande. Mi permetto di ricordare che ogni 4/5/6 anni scoppia uno scandalo ENI. Qualcuno tira fuori che per avere le concessioni di 5 pozzi petroliferi nello stato africano del Bagonghi l’ENI ha elargito mazzette a politici locali. Immediata l’esecrazione: ecco noi italiani ci facciamo sempre riconoscere; quando si tratta di corruzione siamo sempre in prima fila.
Poi qualche giornalista un po meno addormentato degli altri va nel Bagonghi e ci racconta che colà la BP ha aperto 10 pozzi, la Esso 15 pozzi, la Shell 20 pozzi e così via. E qualcuno si domanda: come avranno fatto BP, Esso e Shell ad avere le concessioni per un numero di pozzi dopppio, triplo, quadruplo rispetto a quello dell’ENI?????
Ah saperlo!!! direbbe il buon Pazzaglia. Sta di fatto che subito dopo lo scandalo ENI sparisce dalle pagine dei giornali.
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vedi eleggere quegli analfabeti del M5S
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Mi ricordi un mio amico che è sdegnatissimo con DI MAIO in quanto non è laureato. Quando gli ho fatto garbatamente notare che anche la LORENZIN non è laureata, mi ha risposto: “ma la lorenzin è una persona di grande levatura”.
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Paese che ha una pessima educazione scolastica.
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Cui ha contribuito anche il bravo Renzi speditoci dritto da Berlino.
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Le imprese sono tartassate, le partite IVA messe alla gogna
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Mi permetto di farti osservare che è stato un certo gentiloni ad affermare che l’Italia è un paese oramai fiscalmente serio. Questo mentre era in ginocchio davanti alla merkel. Un attimo prima di baciare la sacra pantofola
@ Attilio: tutto il contrario. MA le banche centrali hanno vinto nell'impresa.
Elimina@ marco alberti: il problema di quelli che rispondono con le tue argomentazioni é semplice: siete polarizzati. Vedi, io parlo di MEDIA o, ancora meglio, di mediana (che é largamente piú attendibile).
Adoperiamo un po'di sano ragionamento induttivo sulla tua risposta.
Se tu hai contatti con clienti inglesi e tedeschi, significa che adoperi l'inglese per lavoro.
E se parli con loro in inglese, é probabile che parli di questioni tecniche (non della circolare interna della scuola o del comune, per intenderci). Il che fa di te meno dell'1% di quella popolazione italiana che per vivere adopera una seconda lingua e l'adopera per questioni tecniche, economiche etc.
Quindi appartieni ad una elite. Culturale.
E ogni elite nazionale ha punti di forza e di debolezza: gli italiani sono fantasiosi e intuitivi, i francesi analitici, i tedeschi rigidissimi sulla qualitá, etc. Vivo e mi confronto quotidianamente con colleghi di vari paesi europei. Ma le elites hanno un punto debole: non tengono conto che rappresentano con le loro idee, loro, una minuscola percentuale della popolazione votante, e che la loro cultura spesso si autoprotegge e autorafforza.
Ora ragioniamo per assurdo.
Dici che é colpa della ns classe politica. Visto che gli italiani non sono secondi a nessuno (l'hai detto te), non possono essere cosí cretini da votare dei cialtroni che non farebbero i loro (degli italiani) interessi. Sarebbe da stupidi e gli italiani non lo sono. Ergo la nostra classe politica deve essere stata votata da entitá aliene. Terza Luna di Saturno? un land tedesco? fa'un po'te.
Caro Lorenzo Marchetti,i compiti di cui ti lamenti esistono solo nella tua fantasia: ai miei tempi si studiava di più e i genitori neanche si sognavano di protestare per i troppi compiti o l'eccessiva disciplina imposta ai loro pargoli.
EliminaLa corruzione poi,prima della moneta unica, era anche maggiore,specie al Sud,ma il disastro economico attuale non c'era affatto.
Mi risulta anche che,soprattutto nel Centro-Nord,i lavori e gli impieghi privati erano più ambiti di quelli pubblici "protetti".
Anch'io,inoltre,come altri, prestavo i miei risparmi allo Stato,ma ero sicurissimo di averli, a mia richiesta, restituiti,mentre adesso non ci si può fidare di tenere in banca neanche un modesto conto corrente.
Il famoso "debito pubblico" ,poi, è un problema creato apposta per i gonzi, per usarlo come spauracchio e permettere ai ricchi di diventare sempre più ricchi e prepotenti.
Non mi sento,come italiano, "vittima" dell'Europa, ma desidero essere amministrato e governato dalla costituzione,dalle leggi e dai politici regolarmente
eletti del mio paese e non da politici di nazioni,come quella germanica, che hanno interessi opposti,contrari e concorrenti ai nostri.
Gradirei anche di vivere in un paese dotato di potestà legislativa,giuridica e di sovranità monetaria,con una nostra banca centrale ed una nostra facoltà di stampare moneta,secondo le nostre esigenze e decisioni.
Attualmente invece siamo (grazie all'euro,all'EU ed ai trattati europei superficialmente e colpevolmente sottoscritti) una colonia, privata dei propri legittimi poteri decisionali e della propria dignità.
Sta quindi a noi tutti stabilire se vogliamo continuare a vivere da servi all'interno del"paradiso" e del "sogno"eurista oppure da uomini liberi in un paese sovrano, rispettato, solidale e prospero.
"Era troppo facile crescere a debito, mi spiace."
Eliminalooool questo non ha capito niente e viene a fare la lezioncina a noi.
"mia moglie fa due lavori, entrambi flessibili"
I lavori flessibili lol
Tutto pur di non ammettere che all'estero non ha trovato una mazza.
Noi italiani appena espatriamo ci sentiamo dio, siamo subito pronti a guardare gli altri dall'alto in basso. Moriremo di autorazzismo.
@lorenzo maggi
EliminaCaro omonimo, leggi le statistiche sulle ore medie passate sui libri dagli studenti europei e non metterti al centro dell universo statistico.
In quanto ai risparmi in banca, si tratta di tassi, e i tassi seguono la legge della domanda e dell offerta. I tassi sono bassissimi in tutto il mondo, fatti una domanda e prova a darti una risposta.
Si fermi Prof, ha sbagliato tutto. Per fortuna dopo sei anni è arrivato il Marchetti a dirci che prima viene l' attitudine della gente (misurata, s' intende, dal Marchetti stesso) e poi, forse, i dati macro.
EliminaCaro Marchetti, vedi io non sono affatto in disaccordo con la tua analisi dei fatti, ma sulle soluzioni che immagino alberghino nella tua mente. Mi sembra difficile che l’Italia delle raccomandazioni possa essere emendata da un tanghero diventato professore senza pubblicazioni e da una professoressa che, in un’Italia dove non si trova un posto fisso, ha una figlia che ha addirittura due lavori stabili di cui uno elargito da un soggetto di cui lei è amministratrice.
EliminaIl processo storico che abbiamo vissuto è questo. Una Italia in cui la borghesia è per larga parte parassitaria e supportata da privilegi. Una classe popolare che appena ha avuto un po’ di potere ne ha approfittato per diventare ancora più parassitaria della borghesia. Vicini europei che hanno approfittato di questa situazione per ergersi a paladini dell’ordine e saccheggiare il saccheggiabile in un paese diviso appoggiando una ripresa del potere da parte di quella borghesia parassitaria.
Non è la prima volta che succede nella storia. Se vuoi una esemplificazione letteraria delle mie asserzioni le troverai nel coro del terzo atto dell’Adelchi (Dagli atri muscosi, dai fori cadenti ….) che consiglio tutti di leggere o rileggere e meditare o rimeditare.
Indocti discant et ament meminisse periti.
Ergo la nostra classe politica deve essere stata votata da entitá aliene. Terza Luna di Saturno? un land tedesco? fa'un po'te.
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Non ricordo il nome di mariomonti sulla scheda elettorale.
Poiche':
RispondiElimina-ho sufficienti studi di econometrica per aver letto quello di a/simmetrie in "The a/simmetrie annual macroeconometric model of the Italian economy: structure and properties"
-so che ci sono almeno 3 modelli econometrici nazionali in grado di "girare" e fare analisi "what if" (Banca Italia, Nomisma / Prometeia , Sindacati , Confindustria (usa Nomisma?))
Mi ricordo che i governi non centravano una previsione che fosse una:
Piu' che previsioni erano profezie:
2008 previsione +1,9 effettivo -1
2009 previsione +0,9 effettivo -5,5
2010 previsione +0,5 effettivo +1,7 (neanche azzeccavano quando andava bene )
2011 previsione +2 effettivo +0,6 (inizio governo Monti)
2012 previsione +1,3 effettivo -2,8 (la luce in fondo al tunnel di Monti)
2013 previsione +0,5 effettivo -0,7
2014 previsione +1,3 effettivo -0,4
2015 previsione +1,3 effettivo +0,7
Mi domando e domando a voi che avete contatti con i nostri "sapienti" :
-furono fatte analisi "what if" PRIMA di fare leggi che hanno creato piu' problemi di quelli che hanno risolto ?
-Con che risultati ?
-Si ha documentazione ?
-Fu errore o malafede ?
Grazie
Forse ti può aiutare ammesso che tu non lo abbia già considerato.
EliminaIo ritengo che i problemi siano almeno tre.
- crisi di autorevolezza delle nostre istituzioni come Bankitalia e ISTAT dal 2008, ovvero la crisi ha imposto analisi ottimistiche per evitare crisi politiche;
- le analisi precedenti alla crisi del 2008 permettevano maggiore accuratezzaa previsionale intrinseca;
- la crisi dell' eurozona e la impossibilità di far fronte con adeguati strumenti sovrani alla crisi del nostro Paese ha distrutto la corretta capacità di prevedere le reazioni ai fenomeni di disturbo.
Non credo che che ci sia stata malafede, almeno come atteggiamento macroscopico, credo si sia trattato sostanzialmente di scarsa professionalità e di mediocri attori sulla scena oltre che di scarsissima governance politica; insomma, come sappiamo, "'a schifezza da schifezza, da' schifezza" ovvero la necessità del vincolo esterno per una classe politica indegna di rappresentare i nostri interessi!
Ringrazio davvero tanto...ho iniziato a segure il blog praticamente dal primo istante, non ho mai avuto le nozioni adeguate per cogliere l'aspetto tecnico degli argomenti economici...
RispondiEliminama ho colto perfettamente l'aspetto politico, sociale e umano lanciato da questo blog...e sono cresciiuto come persona.
Ero infarcito di "ortotterismo" e di "castacriccacorruzione", grazie a queste pagine sono rinato, mi sono liberato di tutti quegli stereotipi che ci hanno "innestato" dalla nascita.
Anche se questa libertà costa cara...percepire la verità fa davvero male!
GRAZIE!
Comunque in genere lo statista è postumo per cui ce lo dirà la sstoria...(sperando di vincere la battaglia persa, giacché la sstoria la scrivono i vincitori...no perché se invece la perdiamo magari gli sstorici scriveranno che il fine statista fu Fassina, e nn mi garberebbe mica tanto sentirlo dall'aldilà o aldisu o aldigiu...)
RispondiEliminaLa storia umana assai raramente è guidata dalla ragione e dalla giustizia, ma, più spesso, da interessi, passioni, casualità, avidità, meschinità, progressi, regressi, ignoranza, odio, irrazionalità e così via...
RispondiEliminaNe può quindi facilmente conseguire che il prof. Bagnai- pur armato di ragione, genialità, cultura ed onestà non comuni...-, proprio anche a causa di queste eccelse doti, "perda" incredibilmente,dopo anni di lotte, in cui ha micidialmene e sistematicamente "stracciato" i suoi avversari,talora meschini o mediocri, battaglie che, secondo logica, avrebbero dovuto essere vinte con relativa facilità.
Il Post è molto chiaro: siamo assolutamente privi di statisti
e ridotti al livello di una colonia;abbondiamo di ignoranti, ma anche di furbi; abbiamo poi, aggiungo io, una sinistra che preferisce,per assurdi motivi ideologici, gli ospiti stranieri al popolo italiano e che, pur non non essendo assolutamente in grado di risolvere i nostri gravi problemi domestici,coltiva la folle ed arrogante presunzione di farlo con quelli dell'immensa Africa e dell'intero mondo;e pentastellati(??) e centro-destra,che solo in alcuni gruppi minoritari hanno maturato la consapevolezza della necessità di fuggire al più presto dal carcere eurista.
Certo, alla fine, sui tempi lunghi, EU e moneta unica non potranno reggere, ma si rischia di essere sommersi dalle macerie o di finire ancora peggio.
Guai poi a noi e al nostro paese, se il coraggioso gruppo di politici,di giuristi e,soprattutto, di economisti non annoverasse più tra le proprie fila il grande Alberto,
con cui colgo l'occasione per scusarmi di non poter essere presente al convegno per problemi sopravvenuti.
Quando venne presentata la data del nuovo #Goofy6, sapendo di non poter partecipare di persona ma solo via diretta streaming, mi ero offerto di regalare un biglietto a chiunque ne avesse avuto bisogno. Non avendo ricevuto nessuna richiesta (comprendo che in effetti era cosa del tutto improbabile) ho provveduto poco fa ad effettuare una donazione aggiuntiva ad a/simmetrie dell'importo del biglietto.
RispondiEliminaQuesto è il mio modo di partecipare alla festa, anche se ancora mi fischia nelle orecchie l'introduzione di Claudio Borghi di qualche anno fa quando disse che se eravamo ancora lì a discutere era perché eravamo stati sconfitti per un altro anno.
Ma chi è nel giusto non deve arrendersi e noi non lo faremo.
Per l'ennesima ma non ultima volta ringrazio il Professore e tutti coloro che lottano contro questo mondo dispotico.
Arriverà il giorno che si aprirà il convegno stappando spumante Italiano.
Buon Goofy a tutti!!!
Ricchissimo per non dire fichissimo convegno, a cui non parteciperò per non rimaner bloccata a Piacenza sul ritorno la sera tardi con treno è Pescara - Milano, mentre la mia destinazione risulta, alle ventitré, irraggiungibile fino alla mattina dopo, quando però devo essere al lavoro alle otto.
RispondiEliminaUnica occasione in cui mi spiace non abitare a Milano, che sto scoprendo come bella città.
Segnalo: il cigno bianco alla Darsena, dove arrivava il marmo di Candoglia per il duomo tramite il Naviglio Grande - e la chiesa della Certosa (Certosa di Garegnano ora meglio nota come Certosa di Milano) interamente tappezzata di affreschi tra cui quelli di Simone Peterzano, il maestro di Caravaggio.
Per i patiti di esotismi, la focaccia genovese in un bar della Darsena.
Penserò tutti con affetto, smack smack.
RispondiEliminaIo sei anni fa pensavo che l' unione europea ci proteggesse dalla Cinaaaaaaaaaa e il problema fosse la criccacastacorruzione ,poi......sembra un discorso da gruppo di sostegno degli alcolisti anonimi ...eppure la propaganda dei media da assuefazione ed è difficile scrollarsela da dosso anche perchè asseconda la naturale pigrizia di chi è macerato dal eterno presente della quotidianità.Un augurio di cuore e ,non potendo venire di persona lo seguirò in streaming
RispondiEliminaPiù che dalla Cina, l’UE dovrebbe difenderci da alcuni capitalisti europei che diffondono il mantra: “dobbiamo rendere il lavoro flessibile e tagliare i salari, perché se i salari sono troppo alti ed i lavoratori troppo tutelati, gli imprenditori delocalizzano in Paesi dove la manodopera costa meno. Oggi c’è la Cina e gli operai cinesi fanno concorrenza ai nostri operai per un tozzo di pane”.
EliminaDomanda: il bambino cinese, o coreano, o del terzo mondo che assembla uno smatphone e viene retribuito con un tozzo di pane, può acquistare il prodotto che assembla? Suppongo che la risposta sia no per la maggior parte dei casi, poiché i suddetti lavoratori riceveranno un salario di sussistenza.
Ma allora, lo smatphone assemblato dal bambino del terzo mondo, a quali consumatori è rivolto?
Sarà forse rivolto ai cittadini americani ed europei?
Cosa succede se gli americani e gli europei perdono la possibilità di comprare i prodotti realizzati dall’impresa delocalizzata?
Se un solo imprenditore delocalizza, gli può anche andare bene, poiché paga di meno i dipendenti e continua a vendere nel paese d’origine.
Se tanti imprenditori delocalizzano, le cose smettono di funzionare: i cittadini dei Paesi che perdono le imprese non hanno più lavoro, né stipendio, né possibilità di fare acquisti; i cittadini dei Paesi ove le imprese si sono insediate non possono comprare i prodotti che assemblano, essendo pagati con un tozzo di pane.
Gli imprenditori che minacciano di delocalizzare se non vengono tagliati i salari, dopo il loro giro del mondo, sempre di qui devono passare se vogliono vendere qualcosa.
La globalizzazione consiste in schiavi che assemblano prodotti per dei disoccupati e tanti si interrogano sulla stabilità di un sistema del genere.
La globalizzazione prevedeva che in occidente venissero mantenuti soltanto i lavori ad alto valore aggiunto, intellettuali, ecc e lasciassimo tutto il resto ai paesi del terzo o quarto mondo.
EliminaNaturalmente non hanno calcolato (sono ottimista) che in occidente non siamo tutti laureati e con dottorato di ricerca, ed ecco che iniziano i problemi.
Anche la corsa all'immigrazione degli anni '90 si basava su questo presupposto, che gli immigrati avrebbero svolto i lavori più bassi perchè tanto noi aspiravamo tutti a diventare astronomi o manager.
La globalizzazione aveva comunque un senso: se decidi di far crollare la quota salari, è ovvio che se vuoi mentenere il livello di consumi o aumentarlo devi puntare tutto sul costo del lavoro più basso possibile, ottenibile ovviamente nei paesi dove non ci fu 68.
"Cosa succede se gli americani e gli europei perdono la possibilità di comprare i prodotti realizzati dall’impresa delocalizzata?"
Non è questo il problema, le vie dell'indebitamento privato sono infinite. Oggi la gente si sta indebitando pesantemente persino per studiare all'università, in america ci sono ragazzi che usciti dal college si ritrovano con tipo 70.000 dollari di debiti.
Se siamo arrivati fino a questo punto e nessuno si lamenta, vuol dire che il sistema può continuare.
(...sperando che non diventino venti...)
RispondiEliminami ha ricordato l' intervento del prof Maione a goofy di 2 anni fa e la fine di un' intervista del padrone di questa casa a Messora , sempre di 2 anni fa.Il pericolo più grande e temo probabile è la palude
"«Non riuscirai mai a smuoverli con qualcosa di freddo come l'economia» disse Mr. Griffiths, il creatore del Sin Fein.
RispondiEliminaNon si riuscirà a suscitare interesse per l'economia in nessuno finché non ci si renderà conto che si patiscono gli effetti di un sistema perverso. Non conosco alcun argomento per cui è più difficile suscitare un interesse qualsiasi. Il costo delle cose che interessano veramente gli esseri umani non ha niente a che fare con la loro qualità. Una bella donna non costa più di una brutta, anzi, probabilmente costa molto meno.
Non costa di più cucinare bene un pranzo che cucinarlo male. Ammetto che probabilmente pagherete di più per un buon pranzo, ma ciò che otterrete dipenderà dalla vostra conoscenza e non dalla categoria del ristorante."
(Ezra Pound, "L'ABC dell'Economia")
Sono ot ma devo assolutamente segnalare questo "manifesto dei gazzettieri"...cito solo una frase: "i politici italiani si ostinano a considerare l'Italia come un paese sovrano e indipendente...."
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-11-18/la-politica-senza-europa-fa-fine-dell-italia-calcio-215321.shtml?uuid=AE2ZjPED
Penso che, nella diretta in streaming, senza nulla togliere al valore di tutti i relatori e i moderatori, l'intervista a sua eminenza il Pedante farà andare in tilt la rete. Share 78%.
RispondiEliminaAnche lei, Prof, Bagnai, ha mollato sull'ortografia...
RispondiEliminaChi ci salverà più...
Può darsi: dopo sei anni e oltre 1400 post sono un po' stanco. Tu, in compenso, hai mollato sulla punteggiatura, e chiunque tu sia hai meno da fare di me. Invece di fare lo spiritoso vuoto a perdere, dimmi cosa vuoi che io corregga, che qui siamo pronti a farci due risate.
EliminaUn IMMENSO grazie Prof per avermi aperto OCCHI E MENTE attraverso la sua opera di divulgazione,i suoi libri,comprati e regalati,gli innumerevoli post che aspetto,perchè ancora curioso e AFFAMATO di SAPERE.
RispondiEliminaGRAZIE,PERCHE' NOI SIAMO QUELLI DALLA PARTE GIUSTA.
Le ho spedito un pacco bomba*. Ha avuto modo di visionarlo?
RispondiElimina* nel senso musicale del termine
Commossa, ma non stupita: so riconoscere un parà anche quando fa altro.Insomma, Alberto: Usque ad finem (non è il motto dei parà, ma qui ci sta bene) Ciao Anna Caccia Dominioni
RispondiEliminaE se ti sei commossa qui, pensa quando vedrai il post sulle cartoline...
Eliminae qui sono proprio incuriosita; ma confido che scoprirò di cosa parli
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