lunedì 31 luglio 2023

810 mesi di inflazzione

(...seguito della puntata precedente...)

Qualche giorno fa qualcuno di voi su Twitter, citando questo articolo di una rivista specializzata:


mi ringraziava cortesemente per essere, come dire, arrivato preparato all'argomento, avendo sentito parlare di razzi e piume su questo blog un anno fa, nella puntata precedente di questo post. Lettore cortese, quindi, cui faccio però notare che qui di "razzi e piume" si parla da molto, molto prima, direi almeno dal famoso "benza paper", concepito nel 2013 e pubblicato nel 2015. C'è più roba in questo blog, cari lettori, di quanta possa sognarne la vostra filosofia, ma mi rendo conto che proprio per questo il tempo per leggerle manca.

In ogni caso, la citazione mi ha ricordato che era tempo di tornare su uno dei nostri argomenti preferiti, l'inflazione (che nei titoli definiamo inflazzione per individuare i cretini su Twitter). Come sapete, sta scendendo. Vi do intanto il grafico "nudo e crudo":


poi quello assistito con due rette: una pari all'inflazione del giugno 2022 (in arancione), e una pari all'inflazione dell'ultimo giugno (in grigio):


Parlando di razzi e piume, queste due rette ci mostrano che in dodici mesi siamo passati dall'inflazione di gennaio 1986 a quella di aprile 1986 (quattro mesi). Attenzione però! Questo non significa che la discesa nell'ultimo anno sia stata più lenta di quella sperimentata negli anni '80. Significa solo, come si vede benissimo nel grafico, che quando a giugno scorso gli esperti mi dicevano compunti "Eh, ma ora l'inflazione scenderà perché è vicina al picco!" avevano ragione, salvo per il trascurabile dettaglio che il picco sarebbe poi stato raggiunto a ottobre (cioè qualche mese dopo quando se l'aspettavano loro). Insomma: fra gennaio 1986 e aprile 1986 la strada fu tutta in discesa. Nell'ultimo anno è stata prima in salita e poi in discesa.

Può allora essere interessante valutare se i nove ultimi mesi di discesa dal picco siano in qualche modo nel solco delle esperienze precedenti. La tabella qui di seguito elenca i principali picchi precedenti, il calo assoluto dell'inflazione nei mesi successivi, e il calo percentuale:


Come è facile intuire, il calo assoluto dell'inflazione è correlato positivamente all'entità del picco (cioè: più sali in alto, più scendo in fretta). Se fossimo calati dal picco dell'ottobre scorso alla velocità assoluta sperimentata dopo il picco di novembre 1974 saremmo al 3.6% di inflazione. D'altra parte, la correlazione con la diminuzione percentuale dell'inflazione è più debole, ma inversa: più alto è il picco, meno rilevante (in media) il calo in termini percentuali. Per mettere un po' di ordine in questi dati ve li rappresento come diagramma a dispersione:


Premesso che non c'è una correlazione fortissima (la nuvola è molto dispersa), la situazione attuale è rappresentata dal puntino rosso. Rispetto all'entità del punto di partenza, la percentuale di diminuzione dell'inflazione è superiore alla media. Insomma, la piuma questa volta sembra essere più "pesante" (o per meglio dire più aerodinamica).

Non so se sia del tutto una buona notizia. Forse va letta insieme alla notizia del giorno. Ma di questo dovremo necessariamente parlare dopo. Ora devo lasciarvi causa TG.

Buon proseguimento.

domenica 30 luglio 2023

Ego-ansia e lotta di classe

Quando questo blog che non c'era (e quindi non poteva promuovere un certo tipo di dibattito), non muoveva (non esistendo!) i suoi primi passi, altresì non aveva (non esistendo) lettori attenti. Purtuttavia, non leggendo i commenti che non vennero scritti all'epoca dai non lettori, si intuisce che essi avevano l'antiquato costume di leggere approfonditamente e ipertestualmente gli articoli che non venivano scritti. In altre parole: cliccavano sui cazzo di link e approfondivano. (Non) ne scaturivano dibattiti interessanti, e (non) ne germinavano infiniti QED.

Peccato! Ora che quei bei tempi (non) andati si sono dissolti, sta a me strisciare con l'evidenziatore le cose che non riuscite a vedere, verosimilmente perché accecati dal pregiudizio di essere sur blogghe der senatore da 'a Lega. Invece siete, anzi, non siete, in un posto un po' diverso, anche se quanto sto per illustrarvi non vi convincerà, ma solo perché non esistete.

Il patetico siparietto della wannabe attrice di cui tanto si è parlato è in effetti il QED dell'ultimo post, laddove vi riferiva di un interessante contributo di Jonathan Haidt, Thomas Cooley Professor of Business Ethics (tradotto come "leadership etica") a NYU Stern (l'università di Roubini, per quelli che invece credono che questo sia un blog di economia). Questo breve ritratto vale a placare gli imbecilli del "principio di autorità": 104677 citazioni e un h-index di 95 per uno psicologo non sono male, altrimenti, peraltro, non se lo sarebbe caricato un'università che vuole attrarre "clienti" facoltosi.

Premesso che non trovo del tutto convincenti le conclusioni di Haidt (ma non essendo di sinistra sono aperto a discuterle, o almeno non provo il compulsivo bisogno di abrogare articoli della Costituzione per impedire che se ne discuta, e magari potremmo discuterle insieme), salta abbastanza agli occhi che il siparietto della wannabe è una delle tante manifestazioni di un fenomeno che Haidt documenta con una impressionante serie di dati, e che dà il titolo al suo pezzo:


"Per quali motivi la salute mentale delle giovani donne di sinistra è crollata per prima e più in fretta".

(...per i cretini: lo so anch'io qual è la traduzione letterale di to sink, grazie, passate a trovarci...)

Prima di addentrarsi nei motivi, è importante avere un'idea della scala del fenomeno. Basta arrivare alla figura 1 per capire di che si tratta:


Una chiave diagnostica di questi risultati è nei primi due paragrafi del saggio, che descrivono la brusca inversione a U fra l'inizio del secolo, in cui gli studenti dei college americani sembravano ancora interessati a lottare per affermare la propria libertà di espressione, e l'inizio del secondo decennio del secolo, in cui gli studenti chiedevano a gran voce che le voci libere venissero censurate perché non urtassero i loro sentimenti:


Insomma, nei college si stava affermando una sorta di terapia cognitivo-comportamentale (CBT, cognitive behavioral therapy) inversa, dove a quelle che la psicologia riconosce come distorsioni cognitive da affrontare (lateralizzando) veniva data dignità di norma etica: il catastrofismo, il manicheismo, il ragionamento emozionale (cioè il primato dell'emozione, dell'ego, sul ragionamento, sulla capacità di astrazione). Ora, visto che gli ambienti in cui si forma la loro personalità assecondavano o addirittura promuovevano gli abiti mentali che i terapisti ti aiutano a spogliare per uscire dalla depressione, non è strano che più o meno a partire dall'inizio del secondo decennio di questo secolo negli USA esplodesse fra i giovani un'epidemia di depressione.

Non so se sia appropriato, ma non riesco a non vedere in questa idolatria dell'ego una fase acuta del politicamente corretto, dove dal rispetto per i sentimenti di alcune minoranze vocal (che messe insieme fanno una maggioranza che mette in minoranza la maggioranza silenziosa) ci si spinge per disaggregazioni, o meglio per disgregazioni, successive al rispetto e all'idolatria dei sentimenti individuali tout court, in parallelo, se vogliamo, con quel processo di "atomizzazione" della società descritto da filosofi a noi cari come Michéa. Questo ci darebbe (forse) una chiave interpretativa rozza, ma non insensata, del perché la percentuale di sciroccati sia sensibilmente superiore fra i giovani e soprattutto le giovane "de sinistra". Di quest'ultimo fenomeno Haidt fa un'analisi molto più raffinata, che vi invito a leggere.

Trascuro qui l'importanza dei social nell'alimentare queste distorsioni (resterebbe infatti da capire come mai i luoghi del pensiero accademico non intendano alimentare un pensiero critico verso le dinamiche social, ma anzi sembrino assecondarle), e il loro ruolo (secondo Haidt) nello spiegare la distribuzione per sesso del disagio psicologico.

Fatto sta che la sintesi proposta da Greg Lukianoff (un coautore di Haidt) contiene elementi utili per aiutarci a capire quanto sta succedendo (sul perché stia succedendo credo che sia più utile Michéa). Parlando dei ggiovani nel 2013 (quelli che ora sono nei loro trent'anni, e allora erano nei loro vent'anni) Lukianoff ci mostra come essi avessero abbracciato tre grandi non-verità:


Ora, quale idea è più "disempowering" (scoraggiante) del claimeitcieng? Un processo, per come viene raccontato, tale da ottundere doppiamente il senso critico e la capacità di astrazione: da un lato, perché le dimensioni del fenomeno, così come vengono raccontate, sono tali da derubricare a futile qualsiasi risposta che non sia meramente emozionale e isterica (etimologicamente), dall'altro, perché le cause del fenomeno, così come vengono raccontate, sono tali da originare un gigantesco senso di colpa tale da annichilire qualsiasi reazione non sia meramente emozionale e isterica (etimologicamente).

Insomma: Gramsci esortava a studiare (rectius: a istruirsi, perché allora si parlava ancora di istruzione, non di educhescion). L'accoppiata reverse CBT e climate change oblitera il pensiero gramsciano in modo più radicale ed efficace di quanto non abbiano provato, senza molto successo, a fare le carceri fasciste.

Ma nel patetico siparietto della wannabe io vedo in realtà due elementi, uno negativo, e uno positivo, che caratterizzano il nostro dibattito.

Il primo, quello negativo, è il nostro provincialismo, il nostro essere un Paese trainato e non trainante in termini di elaborazione concettuale. Non è una novità: da giovane ricercatore studiavo con divertimento il lag temporale intercorrente fra quando un articolo "pionieristico" (il modo in cui gli idiot savants accademici definiscono un articolo metodologicamente innovativo) veniva pubblicato su rivista internazionale e quando lo stesso articolo veniva scimmiottato su dati italiani dagli ascari di Bankit (che all'epoca non faceva solo propaganda, ma anche ricerca, con un ritardo di fase di circa due-quattro anni sulla letteratura internazionale). L'ego-ansia arriva oggi qui all'attenzione del pubblico con ben sedici anni di ritardo rispetto agli Iuessèi: sedici anni in cui di là se ne sono investigati i motivi e i pretesti, le ragioni e i torti, e se ne è esplorato il contesto generale, in un dibattito di cui qua sopra vi ho fornito un piccolissimo saggio, e che apparentemente è ignoto alle Marie Antoniette di sinistra ("Non possono entrare in centro? Vadano in auto elettrica!"):

tutte intente alla sublime ed appagante arte del complimento a vicenda:


Poi però c'è il lato positivo. Il fatto che qui per inscenare il siparietto si sia dovuto coinvolgere un'attivista/attrice ci lascia intendere che qui da noi i giovani hanno (forse) problemi più cogenti e sono (forse) ancora in grado di dare risposte meno emozionali. Lo sono in massima parte i giovani che vedo io, che l'ego-ansia la curano, come me, così:


ribellandosi alla prima delle tre grandi untruth:

e raccogliendosi sotto simboli oscenamente divisivi. Ma lo sono, in generale, tutti i giovani che vedo sempre più desiderosi di istruirsi e di partecipare.

Ricorderete che la mia scelta di militare politicamente a destra coincise con la constatazione che la sinistra aveva ormai smarrito qualsiasi barlume di coscienza di classe. Del resto, nel dibattito ero entrato, prima ancora di fondare il Dibattito, perché mi aveva particolarmente colpito, tredici anni fa, il commento di una giovane virgulta che su sbilanciamoci mi accusava di "complottismo" semplicemente perché avevo espresso l'idea che le istituzioni formali fossero in gran parte determinate dall'esito dei rapporti di forza prevalenti (e quindi, banalmente, che istituzioni come l'UE, volte essenzialmente a promuovere l'indiscriminata circolazione dei capitali, fossero un segno del fatto che la lotta di classe l'aveva vinta, appunto, il capitale). Era già chiaro allora che questi avessero perso la bussola, anche se non era chiaro come ora che oltre alla bussola avrebbero perso la Trebisonda.

Alla giovane wannabe che ci informa dei suoi dubbi circa l'opportunità di procreare in un mondo così ostile e così popolato da brutte perZone (quorum ego) io vorrei solo chiedere una cosa. Le vorrei chiedere se si rende conto che il testo da lei interpretato con così tanta convinzione è uno spot a favore di chi vuole ri-orientare il nostro sistema industriale in un senso imperialistico e neocolonialistico, le vorrei chiedere se oltre alla pietà per il suo bambino che forse non nascerà mai (ma io mi auguro di sì) prova anche un po' di pietà per i bambini del Congo che, appena nati, vengono sepolti nei giacimenti di coltan, vorrei chiedere se ha una qualche idea del perché le popolazioni dell'Africa, che oggi la sinistra ha eletto come "ultimi" e come "oppressi"... dal climate change (!) non riescano a emanciparsi, e di quanto una strategia industriale tutta elettrico e distintivo in realtà li condanni a un ruolo di subalternità per i lunghi decenni a venire.

Ma anche solo per capire queste domande la giovane dovrebbe staccarsi dal telefonino, e leggere magari un paio di libri senza figure. Non chiamateli comunisti. Magari lo fossero! I comunisti studiavano. Poi, in alcune fasi acute, impedivano agli altri di esprimersi. Questi non studiano, e la negazione della libertà di espressione per loro è un fatto cronico.

Ci vorrebbe più ideologia, ma l'ideologia presuppone, nel bene e nel male, il superamento dell'egolatria. 

Invece, come questo post invece ha cercato di chiarirvi, l'egolatria è stata accortamente incentivata colà dove si puote (a Ovest), costruendo a tavolino una generazione di utili idioti, affinché l'ideologia non fosse da ostacolo a quelli che vogliono orientare il mondo a immagine e somiglianza dei propri conti economici.

E le Marie Antoniette applaudono, ignare delle lezioni della storia...


(...con l'occasione, vi ricordo queste parole definitive sull'eco-anxiety e sul suo legame strutturale con la woke culture:

e che, per inciso, ci illustrano come la lotta di classe sia ormai appannaggio della destra...)

mercoledì 26 luglio 2023

Le narrazioni catastrofistiche e i loro limiti

Mi sembra del tutto evidente che dietro la strategia comunicativa gretina ci sia un pensiero: la volontà di invocare uno stato d'eccezione perenne, ma soprattutto l'intenzione di arroccarsi su un registro emozionale, tale da non ammettere repliche. "Ma come, non vedi? La foresta brucia! La vecchietta muore! La collina frana! Il fiume è secco! Il fiume straripa!"

Una vera alluvione di punti esclamativi, e per chi non se ne lasci travolgere c'è l'arma fine di mondo: la reductio ad Hitlerum.

Pare sia roba codificata nei libri de gliScienziati (ad esempio qui, ma quando questo blog funzionava la bibliografia la scrivevate voi!). I danni che una simile comunicazione può fare sulle menti più fragili e su quelle in formazione sono oggetto di specifiche indagini, su cui non ci soffermeremo (a meno che non lo desideriate: ma allora dovreste contribuire voi, non è quello il mio campo di indagine). Fatto si è che la comunicazione catastrofistica, soprattutto quando a farla sono degli sfigati, è a forte rischio di backfire:


(qui).

Intanto, se per attirare l'attenzione su un fenomeno di lungo periodo si enfatizzano episodi transitori, come in questo caso, è facile prevedere che poi le previsioni degli sfigati non si avvereranno, e si regredirà verso qualcosa che forse non è, ma comunque sembra la normalità:


come notavo oggi: abbiamo di fronte a noi i dieci giorni più normali degli ultimi credicimila anni


Il picco a 48 gradi (o anche a 43 a Roma) semplicemente non si è visto, come mi era stato abbastanza facile prevedere: i giornali non hanno perso credibilità, perché non l'avevano; la feccia gretina nemmeno, per lo stesso motivo; alcune eventuali analisi serie, ove ci fossero, e certamente ve ne saranno, anche fra le non censurate dal mainstream, l'avrebbero però persa e questo per colpa di chi? Per colpa di quattro scemi che continuano a gridare "al lupo! al lupo!" per biechi motivi di bottega politica!

Poi c'è un altro dato: le balle, quando sono così platealmente tali (per il modo emozionale con cui vengono diffuse) spingono a porsi delle domande. La prima domanda che mi sono posto, da essere umano che pensa agli altri esseri umani, è: ma se qui fanno 48 gradi, in Africa quanti ne faranno? Sessanta? Così, da qualche mese tengo monitorate le temperature delle principali capitali subsahariane. Fatelo anche voi, è molto istruttivo! Considererete come merita l'idea della "migrazione climatica" messa in giro da quattro cialtroni poco a loro agio con la geografia. Per inciso (cioè per la feccia gretina) non sto ovviamente dicendo che il Sahara sia un giardino di delizie. Sto dicendo che nei centri urbani in cui tende ad addensarsi la maggior parte della popolazione che poi arriva qui (cioè quella abbastanza ricca da poter violare le norme sull'immigrazione ricorrendo ai costosi servigi dei mercanti di carne umana) le temperature oggettivamente non sono il principale push factor. Ad Abuja, capitale della Nigeria, per dire, ora fanno 24 gradi esattamente come qui, e la massima annuale è intorno a 37 (come capita di avere a Roma). Quindi se vengono qui i motivi (leciti o illeciti, rispettabili o sordidi, giustificabili o ingiustificabili) sono altri, sono di natura sociale e politica, e il tentativo di ricondurli a cause "oggettive", fisiche, o meglio geofisiche, sfruttando l'ignoranza delle persone, non è esattamente indice di limpidezza di intenzioni, cari burattini dei cinesi!

D'altra parte, se si astrae dalla frenesia con cui le tante adolescenze irrisolte che infestano i social corrono ad appropriarsi della propria veritah da difendere usque ad effusionem sanguinis, e ci si pone dal lato del decisore politico, cioè di una persona che invece di cercare la propria felicità nella contemplazione narcisistica della veritah che porta in tasca deve cercare la felicità altrui facendo scelte corrette, non c'è modo di uscire dal trilemma di Borghi, secondo cui ciò cui assistiamo:

  1. o è normale, e quindi non richiede particolari interventi eccezionali;
  2. o è eccezionale ma riconducibile a cause non antropiche (geologiche, astronomiche, ecc.), e quindi non c'è modo di contrastarli;
  3. o è eccezionale e riconducibile a cause antropiche, ma allora la strategia consistente nel rivolgersi a beni prodotti in Paesi molto meno attenti di noi all'ambiente (come la Cina, che fa rima con feccia gretina) sarà controproducente: produrremo più CO2 di quanta supponiamo di eliminarne.

E quindi?

E quindi il problema non si risolve con l'isteria della feccia gretina, con la distruzione del nostro tessuto industriale che inciderebbe per meno dell'1% sul totale mondiale di emissioni, ma con strategie di mitigazione (gestione del territorio, riforestazione, invasi, ecc.) che sarebbero comunque opportune e che sono state peraltro interrotte dall'austerità, cioè dall'altro grande driver di deflazione e di distribuzione regressiva del reddito prima del green (fenomeno dal quale qui, come al solito, vi avevamo messo in guardia con larghissimissimo anticipo, inutilmente...). Dietro a questa roba, inutile ricordarlo, ci sono sempre i soliti noti: l'asinistra e gli ortotteri. Ma questo sarete anche stanchi di sentirvelo dire: è forse l'unica cosa che sono riuscito a farvi capire, probabilmente perché la sapevate già.

Buona notte!

Der Saboteur

(...i ppdm ci hanno - relativamente - appassionato perché erano nostri amici che ci hanno deluso. Questa è invece una storia di gpdm nostri nemici, che, loro, non ci deludono mai!...)

Eh già! Come più volte, da un anno a questa parte, vi ho segnalato, l'Italia sta andando bene, anzi, meglio:


Per farvi capire, ad ottobre il Fmi ci dava al -0.2%, come potete facilmente verificare qui. In dieci mesi la revisione al rialzo è di 1.3 punti percentuali. Not bad! Inutile attardarsi in considerazioni sul Regno Unito: anche a giulaio (July) 2023 la Brexit sarà una catastrofe il mese, anzi, l'anno, anzi, il decennio prossimo! La previsione 2023 ora è 0.4, a ottobre 2022 era 0.3, come andrà realmente a finire il 2023 lo sapremo nel 2024, ma in effetti per saperlo basta rileggersi questo.

In Crucchigia dicono che questo dipende dal fatto che siamo un Paese ad alta intensità turistica:


(tourismusstark). Sicuramente muoversi fra Camera e Senato è diventato piuttosto complesso, anzi, come dicono i coglioni: sfidante (perdonatemi questo momento Elkann)! Tuttavia, il quadro fornito dall'ISTAT è un po' più sfaccettato. Sicuramente nel primo trimestre di quest'anno il Pil è stato trainato dai servizi:


ma attribuire tutto al turismo è un po' semplicistico. Tuttavia qualcuno ci crede, o fa finta di crederci, e si regola di conseguenza:


mettendo in opera un goffo tentativo di sabotaggio che in altri tempi avrebbe verosimilmente indotto a convocare l'ambasciatore per chiedere spiegazioni, ma di questi tempi provoca solo una risata. C'è una disperazione tragica, e una disperazione ridicola.

Avete voluto il megasurplus? E ora godetevene le conseguenze!

D'estate vi dà fastidio il caldo? Andatevene in montagna: ne avete anche a casa vostra, mi dicono!

Certo, venire a Roma a luglio (quando tutti sanno che il periodo migliore è ottobre) non è cosa molto intelligente. E siccome noi rispettosamente non possiamo dubitare dell'intelligenza di un alleato, dobbiamo concludere che non sia stupido ma furbo.

Nice try, che però non funzionerà perché mentre l'economia tedesca era solo gas a buon mercato e altre forme di dumping, l'economia italiana è anche qualcos'altro.

Besten Wünsche für eine baldige Genesung!

martedì 25 luglio 2023

Dialogues des Carmélites

 (...ricordate l'imprenditore di sinistra? Ieri abbiamo avuto questo breve scambio, aspettando che il carro trainato dai professori di economic sociology ci conducesse al patibolo del politicamente corretto fra gli sghignazzi der Piccozzetta, la tricoteuse della rivoluzione verdese. Lui, l'imprenditore, ha voluto essere chiamato "Venditore di almanacchi", e quindi chi vi scrive è un passeggere...)


Venditore di almanacchi: Curiosità 1. L’aria che inspiriamo contiene circa lo 0,04 % di CO2. L’aria che espiriamo ne contiene circa il 4%. In un mondo che ha scelto la CO2 come nemico, è un curioso fattariello. Bonus: un altro dei principali gas serra è il metano. Hanno già ripetutamente affermato che gli allevamenti sono da abbattere perché generano metano (500 litri al giorno per bovino). In sintesi: la vita produce CO2 e metano. Che volgarità.

Passeggere: Almeno la CO2 è inodore (il che la rende pericolosa).

Venditore di almanacchi: Curiosità2. Tutti vegetariani, quindi. Esistono dei cosi che si chiamano generatori di CO2. Sono utilizzati nelle serre. Perché le 350-400 ppm di CO2 in atmosfera vanno benino per le piante, ma 600-700 sono meglio per la fase vegetativa e 1000-1200 sono ottimali per la fioritura…

Passeggere: Non si fa così! Non lo sai che Panurgo [esponente di spicco del PD, NdCN] vuole meno CO2? Questo dimostra che, nonostante le malelingue, non è un ortaggio (io in effetti l'ho sempre trovato molto più reattivo di una lattuga).

Venditore di almanacchi: L’incoerenza apparente sparisce se ipotizziamo che per il carbonio vale quello che Cuccia diceva dei voti. Anche il carbonio si pesa, non si conta…

Passeggere: Vabbè, cazzo! E allora dillo che sei unabbruttaperzona...

Venditore di almanacchi: Fai così. Considerami iscritto d’ufficio a qualunque NOcoso nasca nei prossimi 10 anni.


(...ma come! Dov'è finita la sinistra critica e dissidente di cui oggi l'eterno secondo Ricolfi piange la fine in un editoriale che non ho tempo di ritrovarvi? Dove sono quelli che gnegnegneavano sul sedersi dalla parte del torto perché i posti dalla parte della ragione ecc.? Ora la parte del torto non esiste nemmeno più: è stata rasa al suolo, e quindi i piddini, porelli, sono costretti a sedersi dalla parte della ragione, della loro ragione, l'unica ammessa dai media. Poi ci sono i fatti, che hanno la testa dura, e uno di questi fatti, conseguentemente, è il NO ai media di cui parlammo tempo addietro. Fatemi dire però che mi stucca un pochino il pianterello di quelli che, con ottime ragioni, come Battaglia oggi sulla Verità, lamentano la censura climatica. Qui ne abbiamo viste di ben altre (aule negate, seminari cancellati, articoli censurati, interviste manipolate, ecc.), e loro all'epoca erano muti o distratti. Niemöller tutti lo citano (male, perché in realtà menzionano a vanvera Brecht) ma nessuno sembra averlo veramente capito.

La triste verità è che il mondo accademico-mediatico in toto qui non può sorprenderci, perché qui lo abbiamo visto dare il peggio di sé. Quanto si è visto in seguito era un pallido "di cui" di quanto qui avevamo già visto e subito. E il problema non è certo fare a chi ce l'ha più lunga, la censura, ma riflettere da un lato sull'incapacità del ceto intellettuale di attivare un minimo di anticorpi, e dall'altro sulle dinamiche intrinsecamente perverse, perché strutturalmente vocate al conformismo, del mondo accademico. Ma su questo c'è una cosetta che vorrò dirvi a parte...)

lunedì 24 luglio 2023

Instant QED: l'elettrico e il carbonio

Qui:


Ora, farsi dare del negazionista da uno stronzo ci sta. Lo quereli, dopo di che te ne dimentichi. Ma farselo dare da un completo coglione è una cosa un po' diversa: magari il giudice gli accorda il beneficio della seminfermità mentale! Perché credere che produrre un pannello solare non generi CO2, tanta CO2, è da completo cretino, da caso psichiatrico, come sono casi psichiatrici, pericolosi a sé e agli altri, tutti quelli che vedete ragliare di "green" in giro per i social senza alcuna considerazione sul ciclo di vita dei prodotti che vogliono venderci, e quindi di quale ne sia il beneficio ambientale complessivo in termini netti.

Ma a questo tipo di "ragionamenti", qui, ci siamo abituati...

Negazionismo

Prima (e quando dico prima, dico dieci anni fa) hanno chiamato negazionisti quelli che criticavano le regole "europee".

Poi hanno chiamato negazionisti quelli che dicevano che gli antinfiammatori potevano essere di aiuto contro il COVID.

In entrambi i casi i fatti hanno dato ampiamente ragione ai cosiddetti "negazionisti".

Quelli che, per malintesi interessi di bottega politica, in qualche caso senz'altro per volgare corruzione pecuniaria, nella stragrande maggioranza dei casi per congenita stupidità, essendo alla parte del torto, avevano tentato e magari erano anche riusciti a tacitare le voci altrui, brandendo come una clava argomenti di una violenza verbale indegna, tale da coprire di disdoro perfino una causa giusta (figuriamoci una sbagliata!), oggi, parecchie decine di migliaia di morti dopo, sono ancora lì, e chiamano "negazionista" chi fa notare come la "pan-elettrificazione", con contestuale distruzione del nostro tessuto industriale e asservimento alla Cina, non solo non sia risolutiva, come i dati ampiamente dimostrano:


ma sia anzi controproducente, per il modo in cui viene propugnata, poiché comporta una violenza inaudita alle viscere della Terra per l'estrazione delle materie prime necessarie, e un inquinamento su scala mai sperimentata per la loro raffinazione.

L'inquinamento, l'ormai mitologica "ci zero due" di cui parlava in aula un collega che per carità di patria non nomino, non viene affatto azzerato, ma moltiplicato, per allontanarlo dagli occhi delle Marie Antoniette della sinistra, in un empito neocoloniale di sfruttamento che seminerà ulteriore degrado economico e politico in Paesi che invece sarebbe nostro interesse aiutare a crescere in modo dignitoso ed equilibrato.

L'auto elettrica è la nuova brioche: il simbolo di una strategia che si qualifica come un fallimento annunciato, dato che tutte le materie prime necessarie, come ben sappiamo, semplicemente non ci sono, o meglio, visto che questo è un blog di economia: non ci sono ai (già elevati) prezzi attuali.

Ma le Marie Antoniette, che poco sanno di economia, quasi nulla di fisica dell'atmosfera, e assolutamente nulla di storia (che in teoria sarebbe la materia più semplice da affrontare!), ci raccontano che loro hanno ragione, e noi siamo i cattivi:


perché ci opporremmo alla "giustizia sociale", che, come tutti sanno, consiste nel mandare minorenni congolesi in gallerie pericolanti a raspare terre rare con le unghie, nel costringere operai e artigiani a comprarsi un'auto elettrica al triplo del costo di un'auto convenzionale, e più in generale nel condannare i lavoratori dipendenti a vivere in un mondo di persistenti tensioni inflazionistiche, in assenza dei presidi di tutela del potere d'acquisto che qui da noi la sinistra ha giulivamente smantellato (e altri Paesi europei, come il Belgio, hanno mantenuto).

La soluzione della sinistra esaspera l'ingiustizia sociale e le disuguaglianze, questo è nei fatti e tutti lo vedono, ma che importa, in un mondo in cui le più elementari funzioni logiche sono evaporate, in cui le arti della dialettica sono state accantonate, logorate dalla propria inutilità? E in effetti, a che serve argomentare, se per chiudere qualsiasi discussione basta ricorrere a un vecchio classico: la reductio ad Hitlerum?

Come sapete, tendo a essere ottimista.

Volendola buttare in politica, constato che con una sinistra così debole in termini intellettuali, così ridicola, così classista, la destra ha davanti a sé un potenziale di espansione notevole: basta che ne sia consapevole e si regoli di conseguenza, evitando di addentrarsi nel dibattito teologico sulle cause, per limitarsi a constatare che le soluzioni proposte sono platealmente sbagliate e pericolose per la maggioranza degli elettori.

L'aggressione della sinistra alla maggioranza ha un costo: lasciamo che lo paghi!

Qui, però, nel blog che non c'è, possiamo anche astenerci dalla logica della tifoseria, che lasciamo agli idioti, o meglio, per dirle tutta: ai porci irrispettosi della memoria di gravi fatti storici che abusano di un termine che andrebbe rispettato (quello di negazionismo).

Se usciamo da questa logica, allora dobbiamo dirci che la deriva scientista da cui vi avevo messo in guardia per tempo (e credo che a nessuno di voi all'epoca fosse chiaro il perché), l'incapacità diffusa ed elevata a sistema di condurre un dialogo in forme diverse dall'annientamento dell'avversario (prima inteso come delegittimazione, ma poi, subito dopo, fatalmente, come annientamento fisico: carcerazione come nella boutade del collega Bonelli, da non sottovalutare perché prelude alla soppressione...), quella volontà di delegittimazione sistematica che si era palesata quando iniziò la sacra crociata contro le fake news (cioè contro il Dibattito), tutto ciò punta in un'unica direzione: quella di un nuovo, pericolosissimo, rigurgito totalitario, quella di un nuovo nazismo, il nazismo dei buoni, ça va sans dire, sostanzialmente identico, nelle motivazioni e nei risultati, a quello dei cattivi.

Questa cosa non può e non deve lasciarci tranquilli.

Consola il fatto che gli elettorati del Nord la stiano respingendo in modo esplicito. L'abbandono di Timmermans è indicativo: un disperato, estremo gesto difensivo di chi sta precipitando, non più sorretto da una corda che ha tirato troppo. Ma qui da noi non c'è da star tranquilli. Quello che più preoccupa è la pervicacia con cui la sinistra cerca, in base a paralogismi tanto assurdi da risultare seducenti per menti in formazione, di mettere i figli contro i genitori. I genitori avrebbero rubato il futuro ai figli perché hanno ottenuto la pensione con cui li mantengono, e avrebbero rubato "il clima" ai figli perché hanno ridotto le emissioni rispettando tutti i target europei degli ultimi decenni! Questa sozza e turpe sobillazione del figlio contro il padre, del fratello contro il fratello, questo sotterraneo ma insistito richiamo alla guerra civile, questo elogio esplicito della delazione e della discriminazione, purché, beninteso, a danno dei cattivi: questo preoccupa, e questo è oggi la sinistra, come tutti vedono: un abisso di degrado logico e morale.

Si salvano i pochissimi che da quelle parti, deposti da tempo interessi di bottega, si guardano intorno smarriti, e senza aver il coraggio di trarre le conseguenze da ciò che si trovano intorno, hanno però la lucidità di interrogarsi su certe dinamiche.

La sinistra guarda indietro, e da ogni secolo prende il peggio: riesuma dalla pattumiera della Storia lo scientismo positivista, la Santa Inquisizione, il principio di autorità, tutto quanto l'orgoglio luciferino ha sussurrato, nel decorso del tempo, alle orecchie delle menti deboli per esortarle a obliterare la propria e l'altrui umanità rifugiandosi nell'illusoria certezza dell'essere sicut Deus, dell'essere detentori della Verità. Ma le verità di cui disponiamo noi uomini sono, per definizione, verità umane, e quindi, per definizione, politiche. Del resto, gli stessi cretini che "Lascienza non è democratica" sono anche quelli che "è vero perché lo dice la maggioranza de Gliscienziati"! Quindi la politicità intrinseca alle verità umane, il loro essere per definizione punto di sintesi di un dibattito, è riconosciuta anche dagli stessi cretini che la negano, e non in quanto la negano (non sono così raffinati!) ma in quanto dopo averla negata l'affermano!

La conseguenza ovvia è che chi preclude il dibattito ragliando di negazionismo preclude il conseguimento di una verità condivisibile.

Quanto alle Verità metafisiche brandite da poracci che per lo più esulano dal proprio settore disciplinare, in cui magari hanno h-index risibili, o peggio ancora da scemi che non hanno mai, cioè mai, né superato né gestito un processo di peer review, e che quindi la scienza non sanno letteralmente che cosa sia, quelle Verità ovviamente non sono oltreumane: sono subumane. L'aggressione da parte di queste scimmie urlatrici, quelle accademiche come quelle laiche, ha ormai raggiunto l'intensità di una vera e propria minaccia esistenziale, ma la nostra unica speranza di prevalere è avvinghiarci ai pilastri della democrazia e sfuggire alle sirene del ragionamento emozionale. Non voglio pensare a che cosa potrebbe accadere se ci abbassassimo al livello di certa gente: eppure molti, troppi di voi lo fanno, quando contrappongono al "grafico risolutore", al Trigramma ecologista dei gretini, il proprio "grafico risolutore", magari quello che descrive gli ultimi credicimila mijoni di anni di storia di una cosa su cui se va di lusso abbiamo forse qualche decennio di dati omogenei!

Lateralizzare, lateralizzare...

L'esempio più recente di quanto può accadere se non ci si riesce non ha nemmeno un secolo: i nazisti, secondo loro, erano i buoni. Lo erano (e tuttora lo sono) anche i cattolici, secondo loro. Non credo occorra aggiungere altro: lateralizzare conviene, credetemi!

Estote ergo prudentes sicut serpentes et simplices sicut columbae.


(...e ci sarà un motivo se da anni vi ricordo queste parole del Vangelo, consegnate a chi, come voi, doveva muoversi in un terreno difficile, ma, forse, più libero di quello su cui ci è stato assegnato dal destino di combattere...)

(...dieci anni fa la pubblicista Cadonetti non era in circolazione, l'economista Tribordi guardava con solerzia il cancello, e il giurista Lasagna dirimeva crisi condominiali. Noi eravamo qui e affrontavamo esattamente gli stessi problemi che vi ho descritto in questo post. Rispetto ad allora la consapevolezza sembra - dico sembra - più diffusa, e se fosse assistita dall'esperienza di chi ha già visto succedere tutto questo molti, molti anni prima, magari questa consapevolezza potrebbe anche aiutarci nell'imprimere alla SStoria un diverso decorso. Magari...)

giovedì 20 luglio 2023

Dieci motivi per non ratificare la riforma del MES (edizione illustrata)

Riprendo qui, commentandolo e corredandolo degli appropriati disegnini, il decalogo che Claudio ha fatto su Twitter e che vi invito a leggere, cuorare, rituittare e condividere con qualsiasi mezzo e in qualsiasi sede disponibile, perché un milione di visualizzazioni e migliaia di like sono una cosa che in likecrazia un suo peso ce l'ha.

Va da sé che i ppdm faranno tutt'altro: ma loro giocano un'altra partita (e saranno sconfitti dalla vita anche in quella).


1) Ratificare la riforma significa approvare specificamente tutto il Trattato, comprese le sue parti più assurde, fatte votare da Monti a un distratto Parlamento nell'estate del 2012.

(...la riforma del MES venne approvata il 19 luglio del 2012 con un breve passaggio parlamentare di sei giorni in seconda lettura alla Camera. L'iter lo trovate qui. Il relatore in Commissione fu il presidente Dini, la discussione sostanzialmente inesistente, anche perché resa oggettivamente complessa dal fatto che veniva condotta congiuntamente su tre atti distinti, di cui solo due formalmente collegati: il ddl n. 2914 di ratifica ed esecuzione della Decisione del Consiglio europeo 2011/199/UE che modifica l'articolo 136 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea relativamente a un meccanismo di stabilità per gli Stati membri la cui moneta è l'euro, fatta a Bruxelles il 25 marzo 2011; il ddl n. 3239 di ratifica ed esecuzione del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell'Unione economica e monetaria tra i Paesi dell'UE ad eccezione della Repubblica ceca e del Regno Unito, fatto a Bruxelles il 2 marzo 2012; e il ddl n. 3240 di ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (MES), con Allegati, fatto a Bruxelles il 2 febbraio 2012. Il primo era il presupposto del terzo - bisognava modificare il TFUE per dare un minimo di base giuridica al MES, ma il secondo, il Fiscal compact, avrebbe meritato una discussione a parte. Tuttavia, indovinate un po'? Bisognava fare presto!

La Lega votò contro, come risulta dal resoconto sommario, e dallo stenografico, da cui vi offro l'incipit della dichiarazione di voto finale sul MES, contraria:


[il resto lo trovate nello stenografico]. Già queste poche righe evidenziano come in fondo nel dibattito non sia cambiato assolutamente nulla: siamo schiavi del provincialismo denunciato all'epoca da Garavaglia, un provincialismo figlio di una lurida madre, l'ignoranza degli ordini di grandezza, e di un fetente padre, l'odio del PD verso il proprio Paese. Tra l'altro, la confusione e confusionarietà della discussione nascondeva, fra l'altro, il principale problema del Fiscal compact, che non era tanto la sostanza [che come vi ho detto era già incorporata nel Six pack], quanto la forma, questa:


cioè il recepimento in Costituzione del "pareggio" di bilancio, di cui non v'è traccia nella nostra discussione dell'epoca, e che sarebbe stato realizzato successivamente, a dicembre, con la legge 243/2012 [dove il "pareggio" divenne "equilibrio"...]. Dettaglio interessante, uno di voi, Riccardo, dava per fatta a luglio una cosa che invece sarebbe stata fatta a dicembre. Non c'è che dire, ne sapete una più del diavolo... oppure tirate semplicemente a indovinare!...)


2) La riforma del MES peggiora uno strumento già famigerato perché figlio degli interventi di austerità contro la Grecia. I paesi UE vengono divisi fra "buoni" e "cattivi". L'Italia è, guarda caso, fra i cattivi.

(...che cosa i "salvataggi" abbiano fatto alla Grecia lo abbiamo documentato qui:


e non credo ci sia molto da aggiungere: per forza nessuno ha voluto "er MES pandemico"! Di una cosa che ti porta dalla quart'ultima all'ultima posizione nella graduatoria del reddito pro capite come minimo puoi pensare che porti sfiga! Viceversa, per apprezzare la simpatica innovazione consistente nella divisione in buoni e cattivi dei Paesi potenziali destinatari può esservi utile consultare il testo a fronte del Trattato riformato - una chicca per intenditori, riservata ai lettori del blog che non c'è. Il punto rilevante è questo: 


cioè il testo riformato del primo comma dell'art. 14, laddove stabilisce, per l'accesso all'assistenza finanziaria precauzionale, il rispetto di requisiti di ammissibilità, che vengono poi successivamente dettagliati nell'appendice:


dove il testo a fronte manca, per la semplice ragione che prima della riforma la divisione fra buoni - quelli che rispettano i parametri di Maastricht - e cattivi non c'era! Si potrebbe argomentare che questa divisione in buoni e cattivi in realtà non riveli intenti maliziosi e offensivi nei riguardi del nostro Paese, in quanto all'interno dei folcloristici parametri di Maastricht ormai sono rimasti in pochi:


e non esattamente i più rilevanti - oltre a essere "cattivi", come i polacchi! Tuttavia, dal mio specifico punto di vista, questo non cambia nulla, ma anzi per un verso rafforza l'argomento, e per un verso è una circostanza laterale. Rafforza l'argomento, perché, prendendo per buona la narrazione autorazzista piddina, se neanche gli Übermenschen ariani riescono a rispettare certi limiti, vuol dire che questi limiti sono palesemente assurdi, e non è su assurdità simili che si può fondare un progetto politico solido. D'altra parte, queste considerazioni sono laterali rispetto al vero problema, che non è erdebbitopubblico, come qui dovreste ormai aver capito, ma quello privato, cioè la situazione delle banche, e per i salvataggi bancari, come vedremo dettagliatamente, non è richiesto il rispetto 
dei criteri di Maastricht da parte del Paese in cui la banca risiede: quindi la Germania - e la Francia - potrebbero effettivamente salvare le loro banche coi nostri soldi, che poi è lo scopo del loro gioco - e di quello del loro agente locale: il PD...)


3) Il MES potrà intervenire nei salvataggi delle banche (nota bene, non dei risparmiatori perché prima va fatto il bail-in) e non si può decidere di non farlo. Se una grande banca tedesca o francese va in crisi il MES interviene e i soldi degli italiani verranno usati per pagare i suoi creditori.

(...dicevamo appunto! La novità principale della riforma è questa: l'impiego del MES come sostegno [backstop] del Fondo di risoluzione unico. Attenzione: qui la parola chiave non è "sostegno"! Il MES era già uno strumento di sostegno alla stabilità finanziaria dei Governi, cioè, in parole povere, il suo intervento era previsto e codificato sotto forma di prestiti condizionati [come quelli del PNRR] a Paesi che avessero difficoltà a rinnovare il proprio debito pubblico sui mercati. L'innovazione è il sostegno al Fondo di risoluzione unico, e per apprezzarne il significato è indispensabile capire che cosa sia la risoluzione bancaria. Molto in sintesi, la risoluzione bancaria, secondo pilastro dell'unione bancaria disciplinato dalla Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD), cioè dalla Direttiva 2014/59/EU del Parlamento e del Consiglio, è una procedura che disciplina i casi di dissesto bancario prevedendo che la necessaria ricapitalizzazione avvenga a spese dei creditori della banca - e quindi anche dei risparmiatori - secondo un preciso ordine di priorità che parte dagli azionisti e arriva ai depositanti [per i depositi superiori ai 100.000 euro]. Se e solo se queste risorse - cioè i risparmi - non sono sufficienti a ripristinare un livello di capitale accettabile per la prosecuzione dell'attività, la banca può attingere al Fondo di risoluzione unico o SRF [Single Resolution Fund], amministrato da un Comitato di risoluzione unico [Single Resolution Board], in questo momento diretto da un francese, Dominique Laboureix. Il fondo è stato costituito con contributi del settore bancario lungo un periodo di otto anni terminato appunto quest'anno. Il 7 luglio scorso ha raggiunto la consistenza di 77,6 miliardi di euro. Nonostante le apparenze, alla luce di recenti fatti di cronaca non è una cifra enorme, e questo motiva l'intenzione di affiancarle come meccanismo di "ultima" istanza il MES. Le virgolette però ci stanno: in analogia a quanto sosteneva Garavaglia nel 2013 con riferimento al sostegno al debito pubblico, in realtà anche l'affiancamento del MES al SRF non è risolutivo. L'unico vero salvatore di ultima istanza è la banca centrale. Se dovesse scoppiare una reale crisi sistemica, il ricorso alla BCE sarebbe inevitabile, e questo pone l'oggettivo tema politico di quanti sacrifici imporre a quali risparmiatori prima di fare la cosa giusta. Non sono io a dirlo: è il direttore del SRB al Financial Times:


Come vedete, Laboureix da un lato dice che "nella maggior parte dei casi" può farcela con le sue risorse, ma poi chiede, per assicurare un intervento tempestivo in tutte le possibili circostanze, che la BCE possa intervenire, cosa che nell'attuale ordinamento è impossibile. E, attenzione: non è scritto solo in un'intervista, che, anche se del FT, può travisare o strumentalizzare con la tecnica del "virgolettato" e l'alibi della "sintesi giornalistica". Per inciso, ricordo che il FT è questa roba qui:


cioè roba da commedia all'italiana. Meglio non fidarsene troppo, quindi, ma c
he alla fine in caso di crisi si dovrebbe ricorrere alla Banca centrale, come in ogni Paese civile, è scritto anche in documenti ufficialissimi, come il Rapporto semestrale del Comitato di risoluzione unico all'Eurogruppo, nella cui ultima edizione si legge che:


ovvero che nel caso in cui ci vada di mezzo una GSIB (traduzione: Global Systemically Important Bank, ad esempio Deutsche Bank, o Société générale, ecc.) l'Eurosistema (traduzione: la BCE) dovrebbe intervenire.

Spero che così sia chiaro di che cosa stiamo parlando, e in particolare sia chiaro che stiamo parlando di una cosa che nella migliore delle ipotesi è inutile - perché in ogni caso alla fine deve intervenire la BCE - e che nella peggiore delle ipotesi serve a socializzare, prima dell'intervento della BCE, parte delle perdite di banche altrui. Con questo spiegone preliminare, passiamo a vedere in quali punti del testo riformato questa roba viene messa su. I passaggi principali sono nei considerando 5-bis e 15-ter, e nei (nuovi) articoli Art. 3.2, Art. 5.6 lettera g bis, Art 12 comma 1-bis, Art 18-bis, Art 20 comma 2 e Allegato IV. Gli interventi più corposi sono nel considerando 5.bis, che è interessante perché ci racconta che anche questa malapianta europea ha radici lunghe:



Il considerando 8-bis non ha testo a fronte - perché ovviamente essendo un "bis", cioè una parte aggiuntiva, mancava nel vecchio Trattato - e ci rammenta che la bella idea di utilizzare il MES per il salvataggio delle banche è stata affermata il 29 giugno 2018 al Vertice euro in formato inclusivo. Per farvi capire, io ero Presidente di Commissione finanze da otto (8) giorni, mi stavo occupando di capire quale fosse il mio ruolo e di formare il mio staff, ma naturalmente la macchina andava avanti, la macchina va sempre avanti [e questo è uno dei motivi per cui è essenziale tenere coinvolti i colleghi delle legislature precedenti nei vari uffici di presidenza, e spiace molto che ci sia qualche pdm che polemizza anche su questo: solo con l'esperienza dei colleghi al corrente dei dossier si può sperare di evitare scivoloni pericolosi lungo il piano inclinato europeo: ma nel 2018 non avevamo questo patrimonio di esperienza cui attingere]. Il succo della questione è esposto dall'articolo aggiuntivo 18-bis del Trattato riformato:


Ripeto: è un articolo aggiuntivo (-bis), cioè tutta questa roba nel Trattato originario non c'era, ed è tanta, tantissima roba. Ho voluto darvene evidenza anche tipografica: sono centinaia e centinaia di parole aggiuntive, e il fulcro della riforma è qui, non fosse che per meri motivi testuali. Per completezza - e prima di ragionare sui contenuti - vi segnalo anche l'allegato IV, che descrive i criteri per l'accesso al meccanismo di sostegno "bancario":


Anche qui, tanta roba. Gli altri interventi non sono bagatellari, ma dal punto di vista della tecnica legislativa prendono la forma dell'emendamento modificativo, perché sono più puntuali, e ve li riporto dopo. Ragioniamo intanto brevemente sui testi che vi ho riportato, per vedere come essi sostanzino l'affermazione del sornione Borghi secondo cui "Il MES potrà intervenire nei salvataggi delle banche (nota bene, non dei risparmiatori perché prima va fatto il bail-in) e non si può decidere di non farlo. Se una grande banca tedesca o francese va in crisi il MES interviene e i soldi degli italiani verranno usati per pagare i suoi creditori.".

Partirei dalla fine. 

Il favor verso Germania e Francia emerge chiaramente dal fatto che l'accesso al "backstop" bancario non è soggetto a condizionalità macroeconomiche. Quindi, nonostante che anche il considerando 5-bis ricordi che "la condizionalità rimane uno dei principi di fondo del presente Trattato e di tutti gli strumenti del MES", quando nell'allegato IV si definiscono i "Criteri di approvazione dei prestiti e versamenti tramite il dispositivo di sostegno" si evita accuratamente di citare i parametri di Maastricht o qualsiasi altra condizionalità di tipo macroeconomico, semplicemente perché se lo si facesse Germania e Francia resterebbero anch'esse fuori, con le loro banche farcite di asset illiquidi. Questo chiarisce che la riforma è tailor-made per il salvataggio delle loro banche

Quanto al fatto che, come dice il frettoloso Borghi, "prima va fatto il bail-in", questo non andrebbe nemmeno specificato, è pleonastico se si parla di risoluzione, proprio perché come vi ho ricordato sopra citando le fonti (in particolare la BRRD), la risoluzione in re ipsa interviene solo dopo la tosatura dei risparmiatori. Tuttavia, pe' nun fasse mancà ggnente, l'art. 18-bis al comma 9 lettera b (che ho riportato sopra ma vi metto qui in evidenza) ricorda che:

in modo che sia altresì chiaro che "non si può decidere di non farlo". Precisazione inutile a chiunque sia familiar with the matter, cioè non agli europeisti e ai piddini, ma utilissima a chi volesse contestare ai piddini affermazioni del tipo "la riforma aiuta i risparmiatori".

Quindi sì, il pigro Borghi ha pienamente ragione, ed è per questo che nonostante in Italia le merdacce non manchino, come abbiamo visto nel corso di lunghi anni, nessuno, dico nessuno, si è azzardato a contestargli questa affermazione che è puro vangelo...)


4) Il nuovo trattato MES scrive chiaramente che in caso di intervento sarà possibile prevedere un taglio del valore dei titoli di Stato in mano ai risparmiatori.

(...ci scostiamo un attimo per tornare all'eterno tema del #debbitopubblico. Sì, è così: il taglio del valore dei titoli è previsto, ma in effetti lo era anche dal Trattato precedente, e lo troviamo in particolare nel considerando 12:


La "partecipazione del settore privato" o PSI (private sector involvement) sta al debito pubblico come il bail-in sta al debito privato: sostanzialmente, significa che il risparmiatore-creditore del debitore pubblico deve accettare di farsi dare indietro meno soldi di quelli che ha prestato. In altre parole, il PSI è una ristrutturazione del debito, un default, un mancato rimborso, ed è su questo "considerando" che si appoggia l'affermazione che avrete sentito secondo cui lo scopo della riforma è quello di favorire il "default controllato" del Governo italiano mantenendolo (o per mantenerlo) all'interno dell'Eurozona. Notoriamente, questo è il sogno bagnato dei politici demagoghi e falliti del Nord (i "frugali"), quelli che finora hanno venduto ai rispettivi elettorati l'idea che noi fossimo la causa dei loro problemi, e che finalmente, per fortuna, adesso si sono suicidati proponendo ai loro elettorati l'idea che una soluzione fosse il green! Il default dell'Italia veniva anch'esso venduto come soluzione, ma è piuttosto ovvio che lo sarebbe ancor meno del green: comporterebbe una contrazione della domanda interna (perché ci sarebbe un effetto ricchezza negativo sulle famiglie), una serie di crisi bancarie (perché gli attivi di molte banche verrebbero tagliati proporzionalmente), con effetti di contagio anche sugli scemi che ci avessero voluto avviare su questa strada. Questo fatto è così evidente che perfino Giampiero Galli, uno dei tanti economisti di regime a basso h-index 
che ci vennero scagliati contro negli scorsi anni:


cioè uno gli antesignani degli attuali virologi (ma questo i punturini non lo sanno...), non può negarlo e pur fra goffe contorsioni logiche afferma con argomenti tutto sommato accettabili per un economista oggettivamente così poco qualificato (con solo tre pubblicazioni Scopus oggi un concorso non lo vedi neanche col telescopio Hubble) che il default non sarebbe una soluzione:


Per inciso: credo di poter dire che uno il cui h-index è un quinto del mio sia meno qualificato di me:

Ma non voglio rifugiarmi nel principio di autorità come un Prodi qualsiasi...)


5) Il nuovo trattato MES obbliga ad inserire nei titoli di Stato delle clausole (cosiddette CACS) che ne rendano più facile il taglio del valore.

(...la vera novità tossica in materia di debito pubblico, cioè il vero elemento nuovo che punta dritto verso l'idea di favorire il default controllato, in realtà è questa. Purtroppo è una novità un po' tecnica, ma il tecnicismo non è inaccessibile. Intanto, partiamo dal testo:


Ecco qua: la novità è nel testo riformato del considerando 11. Per capire di che cosa si tratta - e anche per sovvenire ad alcune difficoltà causate dalla necessaria sintesi dell'eroico Borghi - dobbiamo tornare un attimo
back to basics. Quando si instaura un rapporto contrattuale, quale ad esempio un prestito, non è possibile per una parte violarlo senza incorrere in conseguenze legali. Anche nel famoso stornello romano, il "nun te pagamo" è preceduto da un "ci hai messo l'acqua": al tribunale della fraschetta l'avventore contesta all'oste una violazione dei termini contrattuali (portare vino non annacquato) e in virtù di questa violazione come misura cautelare "nun paga" (per inciso, l'Italia sarebbe un Paese migliore se alla guida della Banca centrale nazionale ci fosse Lando Fiorini...). Quanto precede è per farvi capire che anche la bancarotta di uno Stato - cioè il default sul debito pubblico - esattamente come una procedura concorsuale privata deve essere assistita da un accordo fra il debitore - lo Stato - e il creditore - i privati, "coinvolti" loro malgrado. Capite così perché il Trattato riformato contenga un nuovo considerando, l'11-bis, il quale specifica che:

"Favorire il dialogo" aka "dimensionare il cetriolo per i risparmiatori", tanto per capirci: ma il punto è che un accordo ci deve essere, perché altrimenti i creditori cui il Governo decide di restituire di meno potrebbero fargli causa con strascichi legali infiniti. Normalmente, quando c'è di mezzo un Governo, che di creditori ne ha uno stuolo, l'accordo fra debitore e creditori può prevedere che l'adesione a una ristrutturazione sia decisa con votazioni a maggioranza: se la maggioranza dei creditori è disposta a farsi dare poco, l'alternativa essendo il rischio di non ottenere niente e andare in causa, il debitore-Governo restituisce poco a tutti. Ovviamente c'è il problema dell'holdout: un certo numero di creditori può decidere di tenersi fuori dall'accordo per cercare di bloccarlo, il che intralcia il default, rendendolo più macchinoso. E qui si arriva al tecnicismo: la riforma del Trattato MES prevede che i titoli di Stato emessi dai Paesi membri comprendano delle Clausole di Azione Collettiva (CAC) a votazione singola (single limb), ovvero in cui l'accordo non viene preso titolo per titolo, ma sul complesso dei titoli emessi. Come è noto e come ci conferma autorevolmente la Bce queste CAC "rafforzate" minimizzano lo holdout problem e quindi facilitano il default controllato (il "taglio del valore"):


Si può discutere se facilitare il default sia una cosa buona o cattiva. Un precedente direttore del Tesoro cercò di convincermi che era una cosa buona: riuscì solo a convincermi che rinnovare lui sarebbe stata una cosa cattiva - una delle tante fatte da Draghi, by the way, ma evitata da Meloni. Spiaze. Però, buona o cattiva che sia (e ovviamente se è buona per qualcuno sarà cattiva per qualcun altro) l'adozione delle single-limb CACs è quella cosa lì: agevolare il taglio delle somme da restituire ai risparmiatori. Contestarlo è impossibile: lo dice la Bce, motivo per cui le merdacce stanno mute. Aggiungo un dettaglio, questo:


Il considerando 11-ter, un aggiuntivo presente solo nel testo riformato, insiste su un principio generale: il MES non può buttare soldi - e questo è pacifico - quindi può salvare solo Governi che abbiano difficoltà di accesso al mercato, che abbiano una crisi di liquidità, ma il cui debito sia sostenibile. Ora, il fatto che questi alti e nobili propositi siano stati ribaditi come aggiuntivi del considerando 11, quello sulle CACs, ha portato alcuni maliziosi a concludere che ad un Paese come il nostro, laddove fosse costretto ad accedere al MES per qualche motivo - e un motivo potrebbe essere la ratifica del MES, come vedremo sotto - potrebbe essere chiesto di fare default, cioè di non rimborsare parte del debito, proprio per renderlo sostenibile e potersi quindi qualificare per l'accesso al MES. Un simpatico circolo vizioso, come vedete...)


6) Se il MES fosse operativo, in caso di crisi sui mercati, vedi ad esempio durante la pandemia, la BCE non interverrebbe più lasciando invece azionare il MES con tutte le conseguenze del caso.

(...questa affermazione va un po' qualificata, perché messa così rischia di essere fuorviante. Vi ho spiegato sopra che questo è uno dei tanti casi in cui l'arma degli ordoliberisti, il TINA -There Is No Alternative - si rivolge contro di loro. Se scoppia un problema serio, TINA! Non c'è alternativa al ricorso alla BCE. O meglio: l'alternativa c'è (cit.) ed è che salti tutto per aria. Quindi l'alternativa non c'è. Qui, dove non abbiamo esigenze di sintesi come nel cesso azzurro, riformulerei nel modo seguente: la presenza del MES fornisce il pretesto per ritardare, scaricando inutili sacrifici sui cittadini dei Paesi che si intendono tosare, l'inevitabile intervento della BCE. Questa illusione ottica vale in realtà anche per il MES attuale, ma il MES riformato la amplifica per motivi che dovrebbero esservi chiari se siete giunti fino a qui...)


7) Il MES diventerebbe una specie di "agenzia di rating" con il potere di decidere sulla sostenibilità o meno del debito. In pratica potrebbe causare una crisi dichiarando a suo piacimento che un debito è insostenibile.

(...la base fattuale di questa affermazione si aggancia al considerando 11-ter, che abbiamo appena visto. I popoli fregàli (sic) giustamente non intendono investire soldi per tener su una "zombie economy", e quindi nella loro illuminata concezione il MES non può sostituirsi ai mercati laddove il debito pubblico di un Paese sia comunque insostenibile. In termini astratti il principio è condivisibile: prolungare un'agonia o risolvere un problema non sono esattamente la stessa cosa, anzi, si potrebbe pensare che siano due cose esattamente opposte. Le intenzioni quindi sono buone, ma naturalmente in economia non ci sono pasti gratis. A questo considerando si agganciano in particolare due pezzi di testo riformato: l'art. 3 comma 1:


che stabilisce fra gli obiettivi del MES anche quello di valutare la sostenibilità del debito pubblico dei suoi membri, e l'art. 13 comma 1 lettera b del testo riformato:


che stabilisce che una volta ricevuta una domanda di sostegno alla stabilità il MES deve valutare la sostenibilità del debito pubblico del Paese richiedente. Ora, qui bisogna fare attenzione, perché il tema è piuttosto sottile. Innanzitutto, è vero che il MES avrebbe fra i suoi compiti quello di assegnare una sorta di rating agli Stati membri. Tuttavia, per capire bene quali conseguenze questo fatto possa avere, dobbiamo anche interrogarci su quali siano gli scopi dichiarati e quelli reali del MES. Lo scopo reale è quello di mettere il nostro Paese sotto memorandum, cioè di far decidere alla Troika come possiamo spendere i nostri soldi a casa nostra (uno scopo peraltro già largamente conseguito col PNRR, con l'unica differenza che nella valutazione del "memorandum" non è coinvolto l'FMI). Ma attenzione! Sotto memorandum ci vai se accedi al MES, e al MES puoi accedere solo se il tuo debito è sostenibile! Quindi per conseguire il loro lurido scopo, paradossalmente, gli istigatori del MES dovrebbero assegnare al debito italiano una patente di sostenibilità. Altro sarebbe se il debito venisse dichiarato insostenibile dal MES. Un giudizio simile scatenerebbe una tempesta ulteriore sui mercati - nella misura in cui questi ritenessero attendibile la valutazione di un simile organismo - ma precluderebbe l'accesso al MES! Ovviamente c'è un altro caso, il peggiore: quello in cui il MES dichiarasse insostenibile il debito italiano, scatenando una tempesta sui mercati, salvo ritenerlo sostenibile purché venisse fatto un "haircut", cioè purché venissero tosati i risparmiatori. Siccome la legge di Murphy esiste, e lotta contro di noi, possiamo tranquillamente pensare che lo scenario sarebbe questo. Molto però dipende dalla correttezza del MES stesso, cioè dalla riservatezza con cui gestirebbe le proprie valutazioni di sostenibilità. In fondo, non è detto che ci debbano necessariamente essere fughe di notizie con esiti devastanti, no? Certo che no. Ma c'è un problema. Se ci fossero:
)


8) I dirigenti del MES, a fronte di questi poteri enormi (il direttore potrebbe chiederci il versamento del capitale impegnato, oltre centodieci miliardi in una settimana), sono esenti da qualsiasi giurisdizione (davvero, c'è scritto proprio così). Non gli si potrà far causa, non dovranno rendere conto a nessuno delle loro azioni, nessuna autorità può violare gli uffici del MES, i loro stipendi sono esentasse.

(...ecco: ad esempio se un dirigente del MES lasciasse trapelare un'informazione market sensitive come quella che - poniamo - il debito pubblico italiano sarebbe insostenibile, nessuna CONSOB e nessuna ESMA potrebbe fargli niente. L'unica corte cui adire sarebbe questa, nel cui verdetto non possiamo che avere fede, ma che ci lascerebbe alle prese con l'annoso problema dei tempi della giustizia.

Ma anche qui vediamo la base legale.

Il tema della richiesta di capitale è disciplinato dall'art. 9 del Trattato originale, che non è stata riformato, e si presenta così:


Le richieste di capitale sono di tre tipi e vengono stabilite da tre diversi organi decisionali (il consiglio dei governatori, il consiglio di amministrazione e il direttore generale): per evitare problemi coi piddini è opportuno addentrarsi un minimo nei tecnicismi.

Il consiglio dei governatori (board of governors), che è l'organo decisionale più importante, disciplinato dall'art. 5 del Trattato, è costituito dai ministri delle finanze dei Paesi membri (quindi per noi in questo momento partecipa il ministro Giorgetti) e presieduto dal presidente dell'Eurogruppo (quindi in questo momento da Paschal Donohoe) può chiedere in qualsiasi momento il pagamento del capitale non ancora versato assegnando un congruo termine di tempo - quindi non una settimana. Questa decisione deve essere presa "di comune accordo", secondo l'art. 5 comma 6 lettera c:


quindi in linea di principio basterebbe l'opposizione di un Paese importante come l'Italia a ostacolarla.

C'è però un altro tipo di richiesta che non è sottoposta al vaglio di esponenti politici e deve essere onorata entro sette giorni, quella descritta dall'art. 9 comma 3: il direttore generale, quindi ora Pierre Gramegna, può richiedere entro il termine di sette giorni il versamento del capitale autorizzato non versato se questo è necessario a evitare che il MES risulti inadempiente rispetto ai prescritti obblighi di pagamento nei confronti dei propri creditori - cioè di chi ha prestato soldi al MES, che in quanto fondo si finanzia anche emettendo titoli sul mercato. Il capitale versato dagli Stati, cioè, viene posto a garanzia delle somme raccolte sui mercati. Una situazione in cui venga chiesto un contributo rilevante per salvare il fondo salva-Stati può sembrare paradossale, ma non è impossibile, altrimenti non sarebbe stata normata, e non è nemmeno implausibile se, come ci siamo detti, le dimensioni del Fondo sono comunque esigue rispetto all'ordine di grandezza che una crisi sistemica potrebbe assumere.

A questi grandi poteri, in contraddizione con quanto abbiamo imparato guardando l'Uomo Ragno, non corrispondono grandi responsabilità, anzi!


L'art. 35 stabilisce l'immunità dei funzionari del MES, e l'art. 32 comma 4 e seguenti un'altra interessante serie di prerogative:


Insomma: nessun tribunale di nessun Paese potrà mai perquisire alcun locale del MES per capire chi e perché avrà preso certe decisioni...
)


9) La soglia della maggioranza qualificata, 80%, usata per numerose situazioni, è calibrata in modo da lasciare fuori l'Italia (che "pesa" il 17% mentre Germania (27%) e Francia (21% 🙄) guarda caso hanno quote sufficienti per diritto di veto assoluto.

(...allora: su diritti di voto e maggioranze qualificate l'articolo rilevante è il 4, nei commi dal 4 al 7:

Come dice l'art. 4 comma 7, i diritti di voto sono pari al numero di quote assegnate, specificate nell'Allegato 2:


quindi, ad esempio, l'Italia ha 1253959/7047987 = 17,79% dei voti, il che significa che non può bloccare decisioni prese con la maggioranza qualificata dell'80%, ma può bloccare quelle prese con la maggioranza qualificata dell'85% (decisioni urgenti ai sensi dell'art. 4 comma 4). Le decisioni che l'Italia non può bloccare non sono banali, perché riguardano ad esempio la
governance del Fondo, cioè la scelta del Presidente e del direttore generale. In sintesi, questa struttura dei diritti di voto garantisce che il MES sarà sempre a trazione franco-tedesca, se pure con la possibilità per l'Italia di porre il veto su certe decisioni...)


10) Non è vero che si può ratificare ma non usare il MES. Una volta attivate le modifiche esse diventano direttamente impegnative, vedi salvataggi banche, e se l'Italia perdesse l'accesso ai mercati non ci sarebbe nessuna scelta possibile se non farne uso.

(...in effetti, una volta ratificata la versione riformata del Trattato ci si espone in re ipsa al rischio di essere chiamati a contribuire ai salvataggi bancari altrui, col simpatico paradosso che chi ci ha impedito, in nome della concorrenza, di salvare coi nostri soldi privati le nostre banche, ci imporrebbe, in nome della solidarietà, di salvare coi nostri soldi pubblici le banche altrui. Un boccone un po' indigesto. Ma c'è di peggio. La funzione di "agenzia di rating" assegnata al MES potrebbe anche essere utilizzata in modo strumentale per suscitare allarme sui mercati circa la sostenibilità del nostro debito, con le qualificazioni che abbiamo fatto sopra. Se l'Italia perdesse l'accesso ai mercati, per consentirle di ricorrere al proprio sostegno il MES dovrebbe dichiararne il debito sostenibile, ma per non contraddire le proprie valutazioni sarebbe portato a imporre prima un haircut. Il rischio sostanziale è questo. Siamo troppo diffidenti? Può darsi, ma quando si tratta di "salvataggi" un minimo di diffidenza è di rigore, dati i precedenti. Vi ho spiegato qui per filo e per segno, il primo aprile 2015, che il valore del moltiplicatore keynesiano ipotizzato dal Fmi per definire le politiche di austerità in Grecia era totalmente implausibile, cioè che il Fmi sapeva che l'austerità avrebbe rovinato la Grecia. Tre anni dopo gli autori di quel bel risultato hanno confessato in diretta mondiale:


Sapevano che i moltiplicatori erano sbagliati, erano troppo piccoli, e che quindi gli effetti devastanti dei tagli alla spesa greca sarebbero stati sottostimati, ma sono andati avanti ugualmente, i volenterosi carnefici dell'austerità! Il mondo dei "salvatori di Stati" è popolato da questa antropologia: che abbiano h-index stellari o insignificanti (nella figura avete esempi di entrambi i casi), l'antropologia di questi mandarini è molto distante dalla comune accezione di umanità. Gente simile non ci offre, ahimè, nessuna garanzia, e mettere a sua disposizione i meccanismi perversi che vi ho documentato si rivelerebbe fatalmente un errore
...).


In sostanza il MES è uno strumento di dominio e di sottomissione, non porta NESSUN VANTAGGIO per l'Italia, meno che mai nella nuova  versione. 

Non va ratificato perché non è nell'interesse dell'Italia e la ratifica non è assolutamente un atto dovuto bensì un fondamentale passaggio nell'accettazione di un trattato.


Link utili

Il testo del nuovo trattato MES (ma è più utile il testo a fronte che avete qui).

Il tweet con le risposte di Borghi agli articoli pro MES dei media mainstream.

La spiegazione di Borghi della lettera mandata dal MEF alla commissione esteri sul MES (la mia spiegazione è un po' diversa, se occorrerà ne parleremo).

La dettagliatissima pagina sul MES di Lidia Undiemi (che sarà al #goofy12).

Intervista sul MES del Prof. Alessandro Mangia, Professore Ordinario di diritto Costituzionale dell'università Cattolica di Milano.

Interventi di Borghi in TV, alla Camera, ancora alla Camera.

I post sul MES di questo blog.


(...dice: ci hai trascurato! Eh, sì, lo so! Ma una volta le dodici ore necessarie per scrivere un post tecnico come questo le trovavo in una giornata. Ora, se va bene, in dodici giornate. E venire qui solo per scambiarsi il buongiornissimo caffè non ha molto senso, ne converrete. Buona lettura e a presto...)