(...giornata di sopralluoghi: a Montesilvano per il #goofy12 [nella nuova sede!], a Chieti per il mio ufficio [ho promesso di aprirlo e mantengo la promessa], a Chieti Scalo per i mobili dell'ufficio. Ora la giornata volge al termine. Di fronte al caminetto, in beata solitudo, posso mantenere una promessa: dopo avervi parlato qui dei ppdm, vi intrattengo un po' sui gpdm, a cominciare dall'OCSE...)
Come ci ha detto Roger Bootle al #goofy10, parafrasando Zhou Enlai, è un po' presto per giudicare se la Brexit sia stata un successo o meno.
A una cosa però la Brexit è senz'altro servita, e non è una cosa trascurabile: è uno strumento pressoché infallibile per l'individuazione dei cretini. Quelli che "gnegnegnè la Brexit!", nelle loro varie declinazioni, si autocertificano come cretini non tanto perché un giudizio compiuto su certi processi storici richiederebbe un minimo di prospettiva, ed è quindi da sciocchi superficiali tranciare giudizi con l'accetta, per lo più appoggiandosi a dati che non si hanno le minime basi culturali per valutare, e che nella maggior parte dei casi non sono nemmeno statisticamente consolidati, quanto soprattutto perché dimostrano di essere del tutto inermi rispetto al "governo delle aspettative" da parte degli organi di "governans" sovranazionale. Insomma, per dirlo con parole che forse anche loro potrebbero capire: perché abboccano, da autentici babbei, ai fattoidi che i vari Fmi, OCSE, G7, G20, Commissione Europea ecc., diffondono, al preciso scopo di convincere i babbei (e i mercati, cioè i babbei cui affidiamo i nostri soldi) che indicibili sciagure attendono chi osi abbandonare il solco tracciato dai sinedri sovranazionali.
Che organismi come l'OCSE costruiscano una rappresentazione del mondo tendenziosa, orientata a sostenere tesi politiche ben precise, a costo di alterare i dati, lo abbiamo visto bene in un caso che molti di voi ricorderanno: quello delle statistiche sulla flessibilità del mercato del lavoro. Chi non se lo ricorda o non c'era fa bene ad andarselo a guardare, ma comunque riassumo brevemente il succo della questione.
Quando il ritornello era (esattamente come oggi, del resto) che l'Italia doveva "fare le riforme", l'OCSE portava a sostegno di questa petizione di principio le sue statistiche sulla protezione dei lavoratori, cioè, in altri termini, sulla rigidità del mercato del lavoro (dipendente protetto = mercato rigido). Da queste statistiche risultava, come ricorderete, che in Italia il mercato del lavoro era troppo rigido, in particolare più rigido di quello tedesco, e quindi doveva essere ulteriormente riformato, come richiesto dalla lettera di Draghi a Berlusconi. Fatto sta che dopo che gli interventi del PD (le varie riforme Fornero e Giovannini, il jobs act) ebbero reso il mercato del lavoro italiano così flessibile che nelle statistiche avremmo battuto la Germania per flessibilità, togliendo vigore alla canzoncina del "fare le riforme", l'OCSE semplicemente smise di pubblicare i dati che le avrebbero dato torto smentendo la sua ansia riformatrice! Se si fosse visto che l'Italia aveva fatto più riforme della Germania, si sarebbe dovuto smettere di chiedere riforme all'Italia (o magari cominciare a chiederne alla Germania): una cosa inammissibile per la governans sovranazionale, secondo cui chi si deve riformare è sempre e solo l'Italia. Nel corso di lunghi anni, ogni volta che incontravo un funzionario dell'OCSE, che fosse un amico o un estraneo, facevo in modo scherzoso o ingenuo questa domanda: "Ma come mai non pubblicate più le vostre statistiche così utili sulla protezione del lavoratori?" La risposta degli amici era un sorriso ironico, quella degli estranei un costernato imbarazzo: loro, sia gli amici che i nemici, lo sapevano perché non stavano pubblicando quei dati! Semplicemente perché avrebbero sconfessato il messaggio politico che i padroni del vapore volevano che venisse (e tuttora vogliono che venga) dato: quello della necessità ontologica del nostro Paese di riformare se stesso, in un perenne conato di adeguamento alla struttura dei migliori (cioè di quelli che ora sono col culo per terra in recessione, per capirci). A riprova, come vi feci vedere a suo tempo, è il fatto che le statistiche riapparvero quando, dopo aver un pochino taroccato i dati con la scusa di renderli più aderenti alla realtà (cioè alla loro ideologia), e dopo che il decreto Dignità aveva reintrodotto delle rigidità nel mercato del lavoro italiano, si poteva nuovamente sostenere che l'Italia doveva fare le riforme perché aveva un mercato del lavoro più rigido di quello della Germania!
Capito?
Facile impostare una governans così! O i dati ti danno ragione, oppure li tarocchi, o al limite smetti di pubblicarli finché, per qualche accidente della storia, non tornano a darti ragione! All'OCSE piace vincere facile, peraltro coi soldi nostri (e con redditi esentasse, come credo sappiate)!
Chi si fida del discorso di truffatori di questa risma non ne esce benissimo in termini intellettuali. Tuttavia, va anche detto che per svelare una truffa di questa natura occorre un minimo di perizia tecnica. Non è un caso che sia sfuggita praticamente a tutti i commentatori. Non si pretende quindi che i babbei diventino diffidenti per avere appreso una lezione che sicuramente non sono in grado di capire! Nel caso della Brexit, però, non occorre addentrarsi in sofisticati indicatori: basta sapere (o almeno far finta di sapere!) che cosa sia il Pil, e avere un minimo sindacale di memoria (o di capacità di navigare sul web). Chi si fa prendere in giro, quindi, è proprio un cretino, e solo un cretino.
Passo a dimostrarvi quello che intendo, dati alla mano.
Il referendum sulla Brexit ebbe luogo a giugno 2016. Tutti ricordano l'epica maratona in cui Claudio Borghi tenne fieramente testa a un "mitraglietta" che da strafottente trascolorò in depresso. Eh, no, non era andata come volevano loro (cioè, direbbe Luciano, Essi). Ma la rappresaglia non tardò ad attendere. Basta confrontare lo scenario previsionale che il Fmi aveva emesso ad aprile (prima della Brexit), con quello che emise a ottobre (dopo la Brexit):
Lo scenario costruito post-Brexit, ovviamente, era a tinte fosche: secondo il Fmi, il Pil a partire dal 2017 sarebbe stato sistematicamente inferiore a quello che ci si attendeva ragionevolmente nello scenario pre-Brexit, con un divario crescente dall'1.2% nel 2017 al 2.5% nel 2021. I traditori sarebbero stati puniti! La Strafexpedition dei mercati avrebbe scongiurato eventuali tentativi di emulazione, chiarendo che extra Europam nulla salus. Del resto, questo è quello che all'epoca diceva Lascienza, cioè che nel lungo periodo ci sarebbe stato un calo del Pil, rispetto al sentiero tendenziale, in un range dal -1% al -25%.
A quel tempo si poteva chiacchierare quanto si voleva (mi ricordo uno spassosissimo seminario a Villa Mondragone, dove tutto il Santo Sinedrio di Tor Vergata si stracciava le vesti, con qualificatissimi ospiti indernescional, e io mi aggiravo sornione, nascondendo i miei sentimenti sotto una plumbea cappa di indifferenza)...
Ora però, sette anni dopo, i dati ci sono. E com'è andata? Così:
Dal 2017 al 2019, per tre lunghi anni, i dati storici si sono allineati pressoché esattamente allo scenario "alto", quello costruito nell'aprile 2016, cioè prima della Brexit. Lo scenario "basso", quello punitivo, quello diffuso dopo la Brexit perché i gonzi potessero ululare, come effettivamente hanno ululato, "la Brexit sarà un disastroooooo...." si è quindi rivelato totalmente farlocco: uno strumento di governo delle aspettative (dei gonzi), un esercizio di retorica politica, una pessima prova di capacità econometrica.
Poi è arrivato il COVID a ricordarci che...
Ma questo giochetto di deprimere le previsioni del Regno Unito per alimentare il coro dei gonzi non lo ha mica fatto solo il Fmi!
Magari!
In questo blog che non c'è (anche se ultimamente qualche giornalista s'è accorto della sua esistenza) abbiamo spesso evidenziato la simpatica distorsione positiva, l'ottimismo della volontà, che anima le previsioni macroeconomiche dei padroni del vapore. Qui un esempio:
discusso in dettaglio in questo post.
Può essere interessante quindi andare a vedere le previsioni a due anni che l'OCSE pubblica e mantiene regolarmente sul suo sito. Se tanto mi dà tanto, così come quelle dell'Italia sono sbagliate per eccesso, perché promettevano, a un Paese che si era piegato, una crescita che non arrivava mai, quelle per il Regno Unito saranno sbagliate per difetto, perché minacciavano a un Paese che non si era piegato una recessione che non arrivava mai!
E infatti:
Le previsioni per il Regno Unito sono sistematicamente distorte al ribasso, con due sole eccezioni: quella fatta a metà 2019 per il 2020 (e grazie!), e quella fatta a metà 2021 per il 2022. Insomma: Britannia delenda est. Ma l'unica cosa che esce distrutta da questo accanimento è la repiutescion degli economisti dell'OCSE (e dei loro lauti stipendi esentasse: perché qui Grillo ferit Grillo pereat!). A riprova, vi fornisco lo stesso esercizio fatto con la Germania:
Ed ecco che, (un)surprisingly enough, le previsioni sono per lo più distorte verso l'alto, con l'unica significativa eccezione della previsione fatta a metà 2020 (in pieno panico) del tonfo che si sarebbe fatto nel 2020. In quel caso la previsione è distorta verso il basso, causa panico, appunto, situandosi attorno al -8% a fronte di uno storico che è stato poco meno del -4%. In tutti gli altri casi le previsioni sono ridicolmente ottimistiche, a partire da quella fatta lo scorso anno per l'anno in corso, con una crescita vicina al 2% quando ora si ritiene che il risultato annuale sarà zero se va bene, data la recessione in cui la Germania è prevedibilmente caduta (e quando questa previsione ridicola è stata fatta tutti gli elementi che ci portavano a dubitare della solidità della crescita tedesca erano già lì: la crisi delle materie prime, quella energetica, e la guerra - mancava solo il suicidio dei gasdotti, che sarebbe arrivato a settembre).
Diciamo che per essere dei peracottari sono pagati bene, troppo bene. Oppure, ed è questa la cosa su cui inviterei a riflettere (se questo blog esistesse) chi cretino non è, o magari lo è, ma non vuole sembrarlo, il lavoro di certi geni delle previsioni non è quello di fornire un quadro asettico degli scenari probabili, ma quello di "governare" le aspettative, di far credere che la realtà si stia conformando ai pregiudizi che si vogliono disseminare per sostenere una certa azione di governo.
Ecco: se le cose stessero così, avremmo a che fare con dei veri professionisti!
E ora, chi vuole ragionare, ragioni, e chi vuole ululare, ululi! Io il mio dovere l'ho fatto, e col vostro permesso ci dormo sopra!
Quanto tempo impiegherà ancora l'euro a tramontare?
RispondiEliminaIo quanto ho detto che ci avrebbe messo?
EliminaMi pare che Draghi sia stato esplicito ed io (ma è solo una mia idea che però coltivo da mesi anzi dall'inizio della guerra) concordo totalmente con lui.
EliminaOra si tratta solo di fissare un valore di probabilità che assegni la vittoria all'Ucraina in questa guerra per stabilire eventuali tempi di collasso dell'euro e della UE.
Dato che considero altamente improbabile, diciamo 10% (e mi tengo largo) la vittoria dell'Ucraina coadiuvata dal baraccone europeo (che non ha politiche estere e militari unitarie e non intende averle per contrastanti interessi) e USA (che as usual sviluppa strategie geopolitiche che poi falliscono e che lasceranno anche noi col culo per terra ma prima di noi Germania e Francia), direi che ciò premesso, i tempi per il collasso dell'eurozona sono abbastanza stretti, diciamo 2/3 anni al massimo.
Sarebbe opportuno allora, cominciare a sviluppare un solido piano B (completamente alternativo all'attuale) che consenta di tornare rapidamente alle posizioni del 2013 verso Ucraina (a volte questo signore è sorprendente), prima che crolli tutto e con enormi vantaggi sulla distensione tra i due blocchi e sull'economia mondiale sempre nella speranza che le prossime elezioni europee ed americane spazzino via gli esaltati del green.
Ma! Certo Draghi nelle sue esternazioni non ha dimostrato grande capacità di governo delle aspettative né grande lucidità, esattamente come non la dimostrò quando nella sua ultima orazione in Parlamento ci accuso di essere delle brutte persone perché non volevamo tener conto di quanto il popolo lo amasse, ma le mie informazioni sono un po’ diverse e diffido da chi la fa facile in un senso o nell’altro.
EliminaLui dice, nel caso del conflitto, ovviamente eteroguidato vista la sua storia ormai ultratrentennale di collateralismo con gli ambienti che contano in USA, una cosa che a me appare scontata viste le posizioni sulla guerra che fra l'altro ci hanno provocato gravi problemi economici ed energetici (certo dopo tre anni di pandemia che già ci hanno indebolito) e che continuiamo a sostenere (sulla carta parliamo almeno del 80 % della intera platea politica italica).
EliminaOra se perde l'Ucraina tutta la costruzione cede di schianto ma non serviva Draghi a rammentarcelo (parere personale).
Sul resto concordo, la sua lucidità, come varie volte dimostrato, spesso è molto carente (I supermario sono forse sopravvalutati?).
Draghi ha fatto tanto “quiì!” Ma sembra averne poco…essere considerati delle brutte persone da lui ci (vi) dovrebbe suggerire che avete agito bene…
EliminaA parte gli scherzi, mi sembra un po’ una forzatura pensare che il collasso o meno dell’eurozona sia legato all’esito della guerra nell’est europa…
Non ci vedo proprio il nesso se non nella fiammata inflattiva esacerbata dalle sanzioni all’inizio del conflitto.
Siamo in guerra e perdere una guerra di solito comporta conseguenze epocali. Perdere comporterà necessariamente un riassetto del posizionamento delle varie nazioni europee sia verso est che verso ovest e tutto dipenderà anche dalla durata di questo conflitto. Parlavo anche di un piano B ovvero un accordo sull'assetto dell'Ucraina che riporti le cose a prima del 2014 per tornare a equilibri tra blocchi meno conflittuali; per ora non vedo però strategie per arrivare a ciò.
EliminaDopo il conflitto Ucraina - Russia difficilmente si potrà tornare a una situazione pre 2022 o addirittura pre 2014.
EliminaCerto che il vero lavoro di questi "geni delle previsioni", cioè governare le aspettative, assomiglia proprio tanto al lavoro di chi fa sondaggi sui partiti politici: una cosa che anche i gonzi dovrebbero aver notato.
RispondiEliminaIn effetti le cose stanno assolutamente così: sondaggi e rapporti delle organizzazioni sovranazionali sono due strumenti di governo del consenso.
EliminaPoi è arrivato il COVID a ricordarci... che bel casino fosse solo il tasso di cambio il problema...
RispondiEliminaNon so perché, ma hai un modo di usare la lingua italiana che mi tende impossibile capire quello che dici. Potresti provare, per cortesia, con uno schema tipo soggetto-predicato-complemento?
Eliminamancava solo il suicidio dei gasdotti, che sarebbe arrivato a settembre , o qualche migliaia di tonnellate di dinamite 💣 lanciate a lungo raggio 😅 mah mai dire mai può sempre cadere, d'altronde i dollari non li possono più restituire , trasferiranno qualche quintale di uranio 😅
RispondiEliminaCerto che tra FMI e OCSE stiamo messi davvero bene!
RispondiEliminaE costano pure alla collettività.
Ma quanta gente campa alle spalle del contribuente in enti internazionali ormai inutili, spesso letali e costosissimi, ONU, UE, EUROTOWER etc etc.
Non sono "inutili". E come potrebbero, composti come sono da gente preparata e qualificata ai massimi livelli? Semplicemente servono ad altro e solo il duro lavoro degli operatori di Realtà Istituzionale - i media - permette di mantenere l'illusione, finché dura.
EliminaDicevo inutili perchè, se sparissero, saremmo liberati da una inutile pletora di mangiapane a sbafo e dannosi perchè se racconti balle sei dannoso soprattutto se, vedi FMI se chi governa ti segue, fa danni enormi.
EliminaDannosi, nocivi, perniciosi... funzionari dei colonizzatori che, come sempre, devono essere mantenuti dalla colonia stessa (India docet). Ma la sostanza è questa e tanto vale chiamare le cose per nome, approfittando del fatto che non esistiamo.
EliminaInsomma, nulla di nuovo sotto il sole. Vedo gli stessi pattern applicati alla guerra in Ucraina, ma meglio non toccare questo tasto. Il click day per il Goofy 12 quand'è?
RispondiEliminaFabiuccio, scusami, ma la guerra in Ucraina è venuta dopo. Questi pattern sono venuti prima. Puoi toccare tutti i tasti che vuoi, ma qui parliamo di quello che sappiamo, e di quanto sta succedendo lì ho la vaga sensazione che nessuno sappia qualcosa di definitivo (sbaglierò…).
EliminaA me non sembra che l'Italia abbia mai avuto un mercato del lavoro più flessibile della Germania. Se anche lo è stato per un qualche breve periodo, in realtà non si è avvertito per effetto delle inerzie che ci sono a livello decisionale negli operatori. Intendo dire che chi è abituato a comportarsi in un certo modo, tende a continuare per un certo periodo.
RispondiEliminaLa Germania è in (modesta) recessione perché sono cambiati dei paradigmi su cui si posava la sua crescita ma piano con i giudizi. Ha problemi occupazionali, nel senso che non trova lavoratori; ha finito l'energia a basso costo dalla Russi; trae minor vantaggio dalle relazioni con la Cina. Ma la distanza con l'Italia è diventata tanta, tanta.
Certo, Mario, certo... E senti: siccome, mi pare di capire, secondo te uno vale uno, mi dici quand'è l'ultima volta che hai parlato con un economista tedesco della Commissione Europea, o con un economista dell'OCSE? Perché io sono, com'è noto, strutturalmente disposto a difendere il tuo diritto di esprimere la tua opinione, ma devo anche avere elementi per soppesarla. "Second me" è una bellissima canzone, ma "ascolto tutti poi decido con la mia testa perché mi ha detto micuggino" (altra bellissima canzone, peraltro) è il germe del degrado grillino. Quindi non prenderla come ricorso al principio di autorità se ti faccio notare che stai parlando con un economista, e che quello che sembra o non sembra a te importa il giusto, e sicuramente molto meno di quello che sembra all'OCSE...
EliminaSe uno valesse uno, saremmo di fronte ad una impunita ingiustizia.
EliminaSolo l' ascolto, e la comprensione, possono ridurre le disparità esperienziali.
Ma l' ascolto e soprattutto, la comprensione, sono ostruite e ostacolate dal narcisismo, dalla piddinitas (sperando di non generare ulteriore confusione concettuale): l' incapacità di sentire il dolore altrui mediante l' immaginazione, l' empatia: la capacità di mettersi nei panni dell' altro.
Da quello che vedo io da questi dati, spero di non sbagliarmi, ITA 2,56 GER 2,60. Il nostro indice è appena più basso di quello tedesco dal 2015, anno del jobs act. Converrà comunque rileggere il vecchio post dell'Onorevole sull'argomento.
Eliminahttps://stats.oecd.org/Index.aspx?DataSetCode=EPL_OV
Proprio oggi uno dei migliori giornalisti del FT scrive un pezzo dal titolo “America is telling a very different story about trade. A paradigm shift is under way — even if the details are still catching up with the narrative.”
RispondiElimina( https://www.ft.com/content/e4e87c54-8265-4f04-ac67-d9cebbc54507 )
Oltre l’interessante contenuto (la “nuova trade policy di Biden & Co.) mi ha colpito il sottotitolo:
“A paradigm shift is under way — even if the details are still catching up with the narrative.”
I fatti sono “dettagli” che arriveranno; ciò che conta è la narrativa mediatica la quale plasma le azioni, le quali a loro volta genereranno – nel tempo - fatti conformi alla narrativa (“i dettagli”) .
Generalizzo:
1. l’ingegneria sociale di massa è ormai vista come una realtà ovvia e naturale;
2. La tradizione platonica è morta: non si parte più dai “dati” per ricordare la verità, ma si crea un racconto (narrativa) per influenzare le menti e generare così (nel futuro) “fatti” conformi alla narrativa stessa;
3. In tale ottica non c’è nulla di male nell’inserire qualche “fatto narrato” qui e là nella narrativa complessiva.
Osservo infine che:
a. ogni buon racconto contiene un conflitto;
b. il centro dell’impero, ossia il luogo di origine delle narrative passivamente amplificate dai nostri media, è oggi un coacervo di conflitti interni ed esterni;
c. anche per la sua servile accettazione di quelle narrative l’Italia è oggi vittima non solo dei conflitti infra UE ma anche dei conflitti extra UE.
Caro Alberto, caro goofynomics, fanatismo e subalternità, sono connaturati all' essere umano.
RispondiEliminaNon so, se questo dato oggettivo, si articoli per Natura o per educazione: propendo per la seconda.
In assenza di ideologie, o meglio, in presenza di due ideologie dominanti, il "sovranazionalismo", e il primo articolo della Costituzione italiana, il "sovranismo", le interazioni tra questi fattori fanno saltare all' occhio un clima da guerra civile: non condividiamo un minimo di consapevolezza storica necessaria alla convivenza, minando alla base la fiducia reciproca.
L' istituzione mediatica agisce dall' "alto", l' istituzione psichiatrica dal "basso", e tendono a compenetrarsi, tutto a danno del giudizio informato e della Ragione, che gli esseri umani condividono (la storia dimostra), solo dopo (e non sempre), immani tragedie, come un conflitto mondiale, o un grave lutto per esempio, o una grave "depressione" ecc.
Questo blog, lo rappresento come la cruna di un ago. È così stretta l' entrata...
Aggiungo, fortuna che ormai son rimasti abbastanza pochi a credere alle balle di costoro, ed includo anche lanato.
RispondiEliminaPerdonami ma non ne sono così convinto. In dodici anni dovremmo aver imparato a distinguere quello che crediamo di aver capito da quello che la maggioranza ha interiorizzato come “communis opinio”. Fuori da qui la gente guarda i telegiornali, che, finora, sono stati la versione pop della peima pagina del Corriere. La gente è intrisa di questo e ci vorranno decenni per liberarla.
EliminaE' difficile avere statistiche indipendenti e serie, diciamo che è una mia sensazione piuttosto forte che deriva da commenti in coda a post su twitter e FB dove si attaccano post allineati al mainstream mediatico (spesso però in modo poco razionale e documentato). Ma ovviamente sono una piccola parte del campione che guarda TV e quel poco di giornali.
EliminaNel tempo che ci vorrebbe per liberarla dai TG emergeranno, lo stanno già facendo, nuovi metodi di soggiogamento di massa. Ciò che può cambiare il gioco, più o meno piacevole da giocare per la gente, ma sempre con regole calate dall'alto e infilate a forza nelle menti (quelle deboli, ma tante tante), è solo chi avrà il coltello dalla parte del manico, chi sarà dalla parte giusta degli strumenti di controllo del pensiero. Su questo, sì, si può forse lavorare. Età dell'oro, della consapevolezza, non ce ne sono state, né ci saranno.
EliminaSarebbe stato molto divertente vedere la performance dell’economia italiana post un’uscita dall’euro nel 2011/2012 rispetto alle previsioni apocalittiche che per tutti questi anni abbiamo letto (e viste crollare in questo blog).
RispondiEliminaParleremmo di un Paese molto diverso probabilmente…
Articolo di Marco Biagi sulla vergogna italiana dell'Art 18 e della scarsa flessibilità.
RispondiEliminaCosa dico? Dopo tutto ciò che è successo dal 2011 in poi, mi vengono i brividi nel leggere questo articolo e posso dire che questo ricercatore, animato da esaltazione liberista non aveva capito quasi nulla né di cosa è stata l'Europa né di dove saremmo finiti e perchè.
Vent'anni dopo quello scatto d'orgoglio a cui si riferiva il defunto Marco Biagi, i problemi da lui elencati sono ancora tutti lì (basso livello occupazione e alta disoccupazione). Ci vuole di più della stessa medicina.
EliminaSi lo credo anch'io, il cancro delle garanzie eccessive, e dell'eccesso di livelli retributivi va distrutto con maggiori dosi di chemio ovvero più segmentazione e azzeramento definitivo di ciò che resta di garanzie di stabilità e di percorsi contributivi che alla fine dei 70 anni consenta una pensione da fame.
EliminaVado un attimo OT: mi domando come fa a vivere un orfano invalido civile parziale, soggetto a continue revisioni, senza limiti, da parte dell' INPS, con 300 euro al mese. Se ottieni, quasi impossibile, il 100% (invalidità mentale nel mio caso🤗!), sono 700 euro e si mangia alle mense pranzo e cena.
EliminaGrazie
527 euro accompagnamento (appunto difficile da ottenere a meno di essere non in grado di compiere gli atti fondamentali), 468 euro circa di pensione senza altri redditi fanno 995 euro.
EliminaOvvio che non campi anche perchè chi ti aiuta a fare le cose minime? A Roma ci sono servizi sociali che ti danno una piccola mano per i pasti e altre cose ma se non hai casa di proprietà la vita è durissima.
Io ho mia moglie invalida da 31 anni e quindi sono perfettamente consapevole che senza la mia discreta pensione che va via tutta per una badante 24 ore vitto e alloggio incluso per lei che è ormai un vegetale sarebbe impossibile sopravvivere, la sua pensione ed invalidità va tutta per bollette e spese fisse.
Non solo, ammesso di non avere altre risorse da parte, resterebbe come alternativa la vendita della nuda proprietà ammesso che ci sia ma qui si entra in un campo minato se la proprietà è al 50% e data la tipologia di invalidità devi passare attraverso un giudice tutelare ma ci sono limiti.
Quindi caro Eric questa è la situazione per ora.
Una proposta che mi sento di rivolgere al ns ospite è quella di poter detrarre tutto o in parte (almeno il 20% come le spese mediche) le retribuzioni alla badante ma per valori ISEE molto bassi sarebbe bene aumentare tale valore.
Oggi è possibile detrarre solo cfirca 1500 euro di contributi su totali 3000 annue.
Certo, oltretutto negli scenari presi in esame dieci anni fa (quasi) si prevedeva una svalutazione a due cifre della nuova lira con conseguente inflazione inferiore a quella sperimentata con la crisi energetica in corso (e questo ce lo ha confermato anche nel suo modello).
RispondiEliminaOggi non sono neanche sicuro che in caso di uscita dall’euro sperimenteremmo una svalutazione (i differenziali di inflazione si sono azzerati anche sulla Germania come ci mostrava in un post precedente).
Nel breve periodo magari si, ma nel medio periodo i fondamentali suggeriscono addirittura una rivalutazione sull’euro (già nel 2017 l’OFCE lo suggeriva chiaramente).
Quindi credo che sarebbe uno shock minore rispetto a quelli vissuti in questi ultimi 3 anni…
Ma poi, con tutto il rispetto per le valutazioni di ordine economico e finanziario (inevitabilmente centrali), la questione dell'appartenenza all’euro é prima di tutto un problema che attiene alla democrazia e alla nostra sicurezza nazionale.
Pertanto, se anche ci fossero le cavallette, penso che dovremmo essere ben disposti a sopportarle per ripristinare un minimo di dignità nazionale, cercando di colmare un divario sempre più grande ed insostenibile tra la Costituzione formale, incarnazione del sogno dei costituenti, e quella materiale figlia del sogno degli unionisti…
Fantastico. E se Saied avesse preso i soldi di Elvy, come richiesto da Meloni mano nella mano con Ursuletta, quale tipo di distorsioni avrebbero subito le previsioni del PIL tunisino?
RispondiEliminaMa sai che non capisco proprio quello che dici e non so di cosa tu stia parlando? Ma sarà sicuramente una cosa molto importante e la starai sicuramente dicendo in modo molto spiritoso…
EliminaNon c'è niente da ridere! Questo governo non è neanche capace di risolvere i problemi in Tunisia - come faceva un Craxi, ad esempio. Non trova 2 miliardi da dare a quel governo per impedire di riempirci di clandestini (perché dobbiamo fornire armi a uno che, se entra in UE ci comanderà a bacchetta come un Dombrovskis qualsiasi), consigliandogli di prendere i prestito del FMI con corollario di politiche famose per disincentivare l'emigrazione.
EliminaMa io infatti non rido! Quindi sei anche xenofobo?
EliminaNo. Sei tu che sei toscano!
Elimina"Ecco: se le cose stessero così, avremmo a che fare con dei veri professionisti!" Detta in altre parole concordanti con il pensiero dell'intervento io aggiungerei: certo! professionisti del marketing (o marketting a seconda dei punti di vista e dalla prezzolatura più o meno intellettuale dei soggetti). Ed aggiungo inoltre che, come poi si è capito, la famiglia felice serve solo a vendere biscotti....e quindi, la famiglia felice de Leuropa che cosa ci vuole vendere?
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