lunedì 9 dicembre 2024

Tre paesi, tre bilance

 (...un po' come tre pesi, tre misure...)

Riprendo il discorso di ieri e entro un po' in dettaglio. 

Intanto, parliamo di "bilancia" dei pagamenti perché in inglese il saldo di un conto (la differenza fra poste attive e passive) si chiama balance. La "bilancia" sarebbe quindi il saldo fra i pagamenti ricevuti e quelli effettuati dagli operatori residenti da e verso gli operatori non residenti. Già chiamarlo saldo aiuterebbe, i barbarismi non sono solo un danno estetico, ma pace: questo ormai ce l'abbiamo e ce lo teniamo.

I pagamenti possono riguardare:

1) merci (grano, ferro, ecc.);

2) servizi (turismo, trasporto, ecc.);

3) redditi primari (cioè derivanti direttamente da lavoro, attività finanziarie e risorse naturali, quindi: retribuzioni, interessi o dividendi, rendite, ecc.)

4) redditi secondari (cioè derivanti dalla redistribuzione del reddito, e quindi: imposte, contributi sociali, rimesse degli emigrati, ecc.)

Il database Eurostat riporta tutto in grande dettaglio, ma intanto vi faccio vedere il quadro macro, così vi fate subito un'idea. In ordine alfabetico:




Segue spiegazione.

La linea blu è il saldo complessivo delle partite correnti ed è la somma algebrica delle tre barri verticali che sono rispettivamente il saldo "beni e servizi" (GS), i redditi primari (PI) e i redditi secondari.

Partiamo dalla linea blu, che ci racconta la storia che sappiamo. In Francia il saldo estero peggiora progressivamente, passando in territorio negativo nel 2007, in Germania è sempre positivo, in Italia c'è stato un reversal: prima era negativo e stava scendendo, poi è salito fino al 2019, poi è sceso con la crisi e ora sta risalendo.

Ci sono altre cose abbastanza intuitive: un Paese che, come la Germania, è in surplus strutturale, e quindi esporta capitali, ha ovviamente un saldo dei redditi primari positivo (gli interessi e dividendi sui capitali esportati, cioè prestati, investiti, all'estero superano quelli pagati all'estero sui capitali investiti in Germania). La Germania ha "importato" molta mano d'opera, ed è quindi normale che siano negativi i redditi secondari (escono dal Paese le rimesse degli immigrati turchi, siriani, ecc.).

Questo, se ci fate caso, succede anche in Italia. Dopo il reversal del 2012 il Paese va in forte surplus, accumula crediti e decumula debiti esteri, e quindi dopo un po' appare un saldo positivo dei redditi primari (attorno al 2016).

Quello che è veramente anomalo è lo sbalorditivo livello del saldo redditi primari (positivo) e secondari (negativo) della Francia, che rendono le dinamiche commerciali in senso stretto piuttosto irrilevanti.

Il dettaglio del saldo dei redditi primari è questo:


Le componenti sono tutte positive, tranne il reddito da investimenti (II) nel solo anno 2002. Le altre componenti, cioè le remunerazioni (CE) e gli altri redditi primari (OP, trascurabili) sono sempre positivi. La componente più importante è di gran lunga l'investment income (II), che possiamo dettagliare ulteriormente, nella speranza di capire come mai un Paese con un debito estero netto sempre più imponente ha redditi netti da capitale positivi e sempre più imponenti.

La risposta è piuttosto intuitiva, anche per chi non la sapesse già:


I redditi da investimenti (II, investment income) sono tirati giù dagli investimenti di portafoglio (principalmente interessi pagati su titoli di debito, barre grigie), ma sono tirati su dagli investimenti diretti (principalmente dividendi percepiti su aziende detenute all'estero, barre arancioni), mentre gli altri investimenti (OI, barre gialle) non manifestano una tendenza ben precisa.

Insomma: quello che spiega perché un Paese con problemi strutturali di competitività, con un saldo beni e servizi persistentemente negativo, che paga un bel po' di interessi all'estero, ha comunque dei redditi da investimento positivi, è lo shopping di buone aziende che ha fatto all'estero (e, asimmetricamente, l'aver impedito che dall'estero si acquisissero le sue aziende). Pensate alla nostra filiera del lusso, ma anche (e soprattutto) alla grande distribuzione, ai servizi finanziari, ecc. Quella barra arancione positiva che va sempre più su siete voi a mandarla su, ogni giorno, impercettibilmente, involontariamente, con pressoché qualsiasi gesto della vostra vita quotidiana: dal prelevare contante (in una certa banca anziché in un'altra), all'andare a fare la spesa (in un certo supermercato anziché in un altro), al pagare l'assicurazione della macchina, ecc.

Chiaro, no?

Questo è quello che si capisce dai flussi di reddito, magari domani lo vediamo anche nella composizione degli stock di attività e passività, col database Eurostat o con un altro database.

Quindi, per tornare al discorso di ieri: la situazione della Francia è delicata, certo, ma altrettanto certamente non come quella della Grecia nel 2010, e non è assolutamente una questione di rapporto fra interessi sul debito pubblico e Pil (che in Francia è minore rispetto alla Grecia di quattordici anni fa), come vi direbbe un SDHIC: è molto più una questione di composizione del portafoglio di investimenti del Paese (che, a giudicare dai rendimenti netti che offre, in Francia è molto migliore che in Italia e in Germania).

Questo i mercati lo sanno, e quindi per ora stanno a guardare...

19 commenti:

  1. Quindi, in pratica, la Francia riesce a finanziare i propri persistenti squilibri commerciali in larga parte grazie ai dividendi che rimpatria dall'estero da aziende che ha acquisito nel corso degli anni. Tra l'altro sembra trattarsi nel loro caso anche di una voce di reddito particolarmente costante e aciclica, che non risente fin troppo del fatto che si possa essere in espansione o in recessione.
    Per curiosità sono andato a vedere i dati dell'Italia riportati dal database online della Banca d'Italia (molto ben fatto e intuitivo a mio parere), che raccoglie dati mensili e che quindi ha anche i valori per i primi 9 mesi del 2024, e la cosa interessante è che dopo qualche anno di redditi primari positivi questi ultimi sono finiti in territorio negativo (e questo si vede anche dai dati annuali Eurostat) e nel 2024 si stanno confermando ancora negativi. E inoltre sono stati trascinati al ribasso dai redditi da investimento (o da capitale come li chiama la BdI) e in particolare dalla voce "altri investimenti", che dopo anni in cui era abbastanza trascurabile negli anni 2023 e 2024 (primi 9 mesi) è divenuta fortemente negativa (spesso questa voce è stata anche inferiore al miliardo di euro annuo, nel 2023 ha invece raggiunto addirittura i meno 26,5 miliardi e quest'anno è al momento sui meno 18 miliardi). Sarebbe interessante capire, nel caso dell'Italia, il motivo di questo rovesciamento così impattante e cosa comprende di preciso quella voce.

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    1. Grazie per lo spunto. Controllerò anche su Eurostat, che ha anche i dati mensili. La notizia non è esattamente confortante. Effettivamente approfondirne le cause è una cosa abbastanza urgente. Non saprei dirti così a mente, senza consultare il manuale della bilancia dei pagamenti, a che cosa corrispondano gli altri investimenti. La relativa stabilità dei redditi attivi da investimenti diretti in Francia, credo si spieghi con una efficiente diversificazione Geografica e settoriale degli acquisti di aziende estere. Alla fine, quello che per l’eurozona è un problema, cioè il non avere un ciclo economico sincronizzato fra tutti gli Stati membri, per i singoli Stati membri può diventare un’opportunità, cioè uno strumento di mitigazione del rischio.

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    2. Grazie per lo spunto. Controllerò anche su Eurostat, che ha anche i dati mensili. La notizia non è esattamente confortante. Effettivamente approfondirne le cause è una cosa abbastanza urgente. Non saprei dirti così a mente, senza consultare il manuale della bilancia dei pagamenti, a che cosa corrispondano gli altri investimenti. La relativa stabilità dei redditi attivi da investimenti diretti in Francia, credo si spieghi con una efficiente diversificazione Geografica e settoriale degli acquisti di aziende estere. Alla fine, quello che per l’eurozona è un problema, cioè il non avere un ciclo economico sincronizzato fra tutti gli Stati membri, per i singoli Stati membri può diventare un’opportunità, cioè uno strumento di mitigazione del rischio.

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    3. Nota: oggi la rete a San Macuto ha dei seri problemi. Nel mio manuale di antropologia parlamentare dovrò dedicare un capitolo al rapporto delle istituzioni con l'informatica.

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  2. Quindi forse gli imprenditori francesi si sono mossi meglio dei nostri? E forse le dimensioni aziendali maggiori incluse le banche e la difesa dei loro asset ed interessi hanno aiutato la Francia a campare meglio? Possiamo imparare qualcosa?

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    1. Sarebbe interessante anche capire il ruolo che lo stato francese ha avuto in questa "espansione finanziaria" all'estero. Le partecipazioni statali potrebbero essere viste sotto una nuova luce.

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    2. Quello che le persone bene informate (eufemismo) dicono è che la Francia si muove come un sol uomo: aziende di Stato, aziende private, diplomazia, servizi, esercito. A noi risparmiano solo l'esercito, anche perché storicamente non gli è andata sempre bene. Le dimensioni contano fino a un certo punto, anche se è chiaro che aiutano in certe operazioni. Ma le acquisizioni spesso sono di nicchia, in contesti in cui le informazioni (i servizi) contano molto più delle dimensioni.

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  3. Se può aiutare, al seguente link si trova il report della bilancia dei pagamenti francese, relativo al 2023:
    www.banque-france.fr/system/files/2024-11/BDP_2023_EN.pdf

    È presente anche l'indicazione di attività e passività in valuta nazionale ed estera.

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  4. Finora sono stati capaci di tenere botta, ma con la persistenza e l'allargamento del deficit di partite correnti è possibile immaginare che ad un certo punto possano ritrovarsi a cedere la proprietà dei propri asset? La cessione degli asset può innescare una sorta di "circolo vizioso" in cui più cedono asset, più si riducono i redditi primari, incrementando ulteriormente il deficit?

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    1. Andrebbe anche esplorata la fragilità determinata dall'ingente quantità di redditi secondari passivi. Rimesse degli immigrati? Il passato coloniale conferisce vantaggi e svantaggi. Una politica espansiva quindi impatterebbe negativamente in due modi: perché i soldi andrebbero all'estero indirettamente tramite le importazioni, e perché ci andrebbero direttamente tramite le rimesse. Un altro punto da esplorare.

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    2. Il fatto "economicamente" assurdo è :a che serve importare sempre più "specialisti esteri" se non riesci ad esportare prodotti "a l'' estero" ?
      Cioè ,la "storiella tedesca ( pìù krumiri->meno salari-> più esportazioni) può avere uno ( stupido) senso "economico", ma la francia?
      A me questa contraddizione sembra la conferma che la "colonizzazione afroislamica" de l€uropa ( perché questo sostanzialmente è) abbia ragioni "extraeconomiche" a cui poi torme di "bocconiani" mettono "eruditi" cappelli "economicistici".

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  5. Anche il fatto che la Francia dispone, oltre a noi, di una zona economica in Africa le è di aiuto, suppongo.

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    1. Beh, come sa chi era qui dall'inizio questo punto è stato molto chiaro alla mia attenzione, proprio perché la folgorazione che mi ha portato, dopo un anno, ad aprire questo blog l'ebbi (o avetti, come dicono i sedicenti esperti di epidemie) sulla scaletta dell'aereoporto a Ouagadougou. Anche lì, però, ci sono vantaggi (avere un posto in prima fila a casa delle materie prime indubbiamente lo è) e svantaggi (mi pare che tenere lì l'esercito gli stia costando un bel po' di soldi e che da certe zone si stiano ritirando). Comunque i vantaggi per il momento ritengo siano preponderanti (anche se vedi il commento qua sopra).

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  6. Grazie Professore, molto interessante.
    Si potrebbe sintetizzare, mi conceda la battuta, che abbiamo due cugini: quelli teutonici vogliono che il nostro reddito finisca nelle tasche dei loro capitalisti / padroni, i francesi vogliono direttamente il nostro Capitale, cioè diventare i nostri Padroni per via diretta; tutto sommato lo scopo del gioco è lo stesso seppure con tutte le differenze del caso. Insomma siamo in buona compagnia in questa "area valutaria ottimale". Un caro saluto e buon lavoro.

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  7. Si narra di una volontà francese di consolidare certi asset... nello specifico una megafusione Stellantis-Renault nella quale lo stato francese metterebbe un importante zampino. Sotto questa luce potrebbe essere vista anche la dimissione anticipata del portoghese, ma... ci sarebbe di traverso la vicenda giudiziaria degli Agnelli. Nei piani alti è giunta questa voce?

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  8. Verrebbe da dire che la Francia è stata capace di perpetuare, con forme differenti, la sua tradizione coloniale

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    1. Vi racconto una cosa che ho raccontato ieri al club Canova (l’intervento lo metto al volo nel post successivo, appena ho un attimo di respiro): in un piccolo comune di un’area interna della mia regione, il sindaco sta ancora sbrogliando una matassa che risale al tempo dell’eversione della feudalità, riforma attuata da Gioacchino Murat, se non ricordo male nel 1806. Questo solo per dirvi che ci sono delle inerzialità amministrative di cui ignoriamo la pervasività e la stessa esistenza. Ci sono tradizioni di gestione della cosa pubblica, intonazioni, assonanze, codici di comportamento, che oltrepassano i regimi e chi pro tempore ne prende il controllo, e fanno parte della cultura di governo profonda di un Paese. Il primo “palazzo“ del potere (nel senso di Palazzo esplicitamente associato ad un ceto dirigente) è stato quello dei conti palatini dei sovrani franchi (da prima di Carlo Magno). Poi ora c’è l’ENA, ma insomma ci siamo capiti…

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    2. il che porterebbe a concludere che, al contrario, la nostra tradizione di struttura/gestione del potere (se guardiamo alla storia) rappresenti invece un forte ostacolo al perseguimento di una politica estera volta alla tutela degli interessi strategici italiani. Prova ne sarebbero lil fine carriera politico di Andreotti prima e di Craxi dopo.

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  9. https://www.tresor.economie.gouv.fr/Articles/5ed9606f-f37e-4517-ae5d-445dab7ecad0/files/68cd8466-0b98-44d2-9182-777b8768cee0

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