(...dedicato ai parico' dell'81° AUC...)
Consideriamo un sistema di pura flat tax: una singola aliquota al 23%. Questa proposta non è quella della Lega, ma questo qui non ci interessa particolarmente. Ci interessa solo fissare alcuni concetti teorici. In un sistema simile, chi guadagna 0 paga 0 (e fino a qui ci siamo), chi guadagna 1000 paga 230, cioè la sua imposta aumenta di 230 (cioè del 23% del suo aumento di reddito), chi guadagna 2000 paga 460, cioè la sua imposta aumenta da 230 a 460 (cioè di 230, cioè del 23% del suo aumento di reddito, pari a 1000, da 1000 a 2000), ecc.
Il rapporto fra imposta pagata e reddito (cioè l'aliquota effettiva media) è sempre del 23%, quello fra incremento dell'imposta pagata e incremento del reddito (cioè l'aliquota marginale effettiva) è sempre del 23%.
Se dovessimo mettere queste informazioni in una tabella le vedreste così:
(e giù così verso il reddito di Bill Gates e oltre) e se dovessimo rappresentarle graficamente, concentrandoci sulle aliquote effettive, ovviamente le vedreste così:
(ne vedete una sola perché le due coincidono).
Ovviamente questo sistema non funziona perché "non è progressivooooooh11!1!1!", e in effetti non lo è: è un'imposta proporzionale pura, come quelle che vigono sui redditi da capitale (12,5% sugli interessi dei titoli di Stato, 26% sulle plusvalenza da vendita di titoli o sull'incasso di dividendi azionari), sui redditi da impresa (24% sui redditi delle società), ecc. (solo per ricordare en passant che ai redditi dei ricchy la progressività non si applica comunque...). In quanto tale, si può argomentare che essa non sia conforme al dettato costituzionale.
Immaginiamo allora di adottare un sistema a due aliquote: il primo scaglione, cui si applica l'aliquota al 23%, arriva a 28.999,99, mentre allo scaglione da 29.000,00 in su applichiamo un'aliquota più elevata, del 38%. Qui c'è la prima cosa che il piddino non capisce: la progressività funziona per scaglioni. Quindi, non funziona che se sei "ricco" (inteso come uno che guadagna magari 29.001,00 euro) ti viene tolto il 38% del reddito! Fino a 28.999,99 ti viene sempre tolto il 23%. Questo significa, ovviamente, che qui, a partire da un certo punto, l'aliquota marginale e quella media divergono.
Lo si può vedere con una tabella:
ma probabilmente è più espressivo vederlo con un grafico:
(...per i più - giustamente - sofisticati: sto discretizzando a incrementi di 1000 euro la scala dei redditi, e questa è ovviamente una forzatura didattica che però non altera il senso del messaggio. La distribuzione dei redditi è comunque discreta, perché sotto al centesimo di euro non si può andare...)
Allora, dunque...
Sì, ora un po' di progressività c'è: i ricchy pagano progressivamente più imposta, ma la progressione è molto lenta. Il rapporto fra imposte e reddito infatti è dato dall'aliquota media, la linea arancione, non (come talora si crede) dalla linea azzurra, che descrive solo il rapporto fra gli incrementi di imposta e reddito. Quindi, insomma, i ricchy così piangono troppo poco, ovvero, in termini aulici: non c'è abbastanza progressività.
Bene!
Allora aumentiamo il numero delle aliquote!
Potremmo pensare a un sistema a tre scaglioni, dove da 56.000,00 euro in su si applica un'aliquota del 43%. "Oh!", pensa l'odiatore sociale, finalmente appagato, "Questo significa che il mio vicino, che ha una RAL di 56.001,00 euro, finalmente pagherà 24.080,43 euro di IRPEF!"
No, naturalmente non è così, perché il 43% lo pagherà solo sull'ultimo euro, ma questo al nostro amabile interlocutore ideale rinunciamo a farlo capire. Da qui in avanti abbandoniamo queste figure al loro destino (infelice, perché ci sarà sempre qualcuno che ha qualcosa più di te...) e proseguiamo con la solita tabella:
ma soprattutto, o forse soprattuttamente (dato il tema...) con il solito grafico:
...e insomma: sì, i ricchy piangono un po' di più, ma in fondo mica poi così tanto! Il sistema diventa progressivo solo da un certo punto in poi, a chi guadagna (poniamo) 1000 euro al mese (12000 l'anno) ne rimangono in tasca solo 770 (il 23% in meno), mentre l'odiato vicino che guadagna 56.000,00 euro paga "solo" 17.130 euro di imposta, cioè il 30.6%.
Presto!
Urge aumentare il numero delle aliquote!
Quando nell'autunno del 2021 mi sedetti al tavolo del MEF con i colleghi responsabili economia dei partiti (Misiani, Guerra, ecc.) per ragionare insieme con il ministro Franco su come ridurre da cinque a quattro le aliquote, la situazione era questa:
cioè quella descritta in questo utile articolo dell'IPSOA:e, se ci fate caso, aumentando il numero delle aliquote, o innalzandole, la situazione non è che cambiasse poi in modo così drastico, soprattutto per i meno abbienti, che restavano comunque soggetti a un regime proporzionale almeno fino ai 15.000 euro.
Ma la situazione non era esattamente questa, e perché?
Perché, come vi ho sempre detto, e come cercavo di far capire ai miei gentili interlocutori televisivi, in Italia la progressività non è assicurata dal sistema delle aliquote, ma da quello delle detrazioni!
Che cosa significa? Significa che all'imposta che i "poveri" dovrebbero pagare in teoria, in pratica si sottrae un certo ammontare, e quindi solo i "ricchi" pagano l'imposta che deriverebbe dall'applicazione delle aliquote formali.
Esempio: decidiamo che a chi guadagna fino a 24.000,00 euro si detraggono dall'imposta 1.880 euro. Ovviamente, con questo sistema uno che guadagna 7.000,00 euro all'anno, e quindi paga 1.610,00 euro d'imposta perché soggiace all'aliquota del 23%, dovrebbe pagare un'imposta di 1.610,00-1.880,00 = -270.00 euro, cioè sarebbe soggetto a un'aliquota media negativa di -270/7000 = 3,86%. Però non funziona così: se guadagni "troppo poco", cioè se la tua imposta lorda è inferiore alla detrazione, lo Stato semplicemente ti esenta dall'imposta, così non paghi tu, ma non paga nemmeno lui! Ricordo che al tempo del reddito di cittadinanza si parlò di sistemi a imposta negativa: qui vedete come potrebbero venire fuori. Ma analizziamo con le solite tabelle e grafici questo sistema (detrazione di 1.880,00 euro dall'imposta per lo scaglione fino a 24.000,00 euro).
La tabella si presenta così (non ve la metto tutta per ovvi motivi di impaginazione):
e forse già vedete che c'è un problema e ne intuite il motivo, ma se vi metto le aliquote in forma grafica non potrete non vederlo:
OMG!
Houston, abbiamo un serio problema con l'aliquota marginale! Siccome al raggiungimento dei 25.000,00 la detrazione cessa, nel passaggio fra i 24.000,00 e i 25.000,00 l'incremento dell'imposta effettivamente pagata (quella al netto della detrazione) è la somma dell'imposta che paghi in più perché hai guadagnato di più (270 euro, perché in quello scaglione l'aliquota è al 27%), più l'imposta che paghi in più perché non sei più soggetto a detrazione (cioè 1880 euro, ovvero l'importo della detrazione). Insomma: sui 1.000,00 euro in più che guadagni passando da 24.000,00 a 25.000,00 di reddito, paghi 1.880,00+270,00 = 2.150,00 euro di imposta in più: un'aliquota marginale del 215%.
Risultato: mentre il tuo reddito lordo aumenta da 24.000 a 25.000, il tuo reddito netto diminuisce da 20.000 a 18.850 (lavori di più per guadagnare di meno): un bel disincentivo, no?
Ma guardiamo anche il bicchiere mezzo pieno, che si vede di meno. Per vederlo bene, riportiamo al 50% il massimo della scala verticale del grafico: questo significa che non vedremo l'orrendo picco al 215% (resterà fuori dal grafico) ma potremo confrontare meglio quello che succede all'aliquota media rispetto a quanto accade nel sistema senza detrazioni:
Qualcosa di positivo in effetti c'è! Ora i povery non pagano per nulla imposta, poi c'è una progressività che, a dire il vero, è più accentuata nel segmento povery che nel segmento ricchy, ma è pur sempre meglio di nulla.
Siccome il blip nell'aliquota marginale dipende, come abbiamo visto, dal fatto che la detrazione termina in modo abrupto (lo so, non si può dire, ma a me piace così!), per salvare capra e cavoli potremmo pensare di farla sfumare, di applicare quello che viene definito un décalage. In effetti, la situazione che trovammo quando ci sedemmo al tavolo delle cinque aliquote era quella che vedete descritta qui:
(...apro e chiudo una parentesi per evidenziare come chi nel dibattito accusava il sistema di Armando Siri di essere troppo complesso forse non si era studiato come funzionava il sistema vigente...)
e prevedeva un décalage spalmato fino ai redditi da 55.000,00 euro, cioè una roba di questo tipo:
che forse è più comprensibile nella rappresentazione grafica, dalla quale salta fuori una impercettibile anomalia:
La vedete? Oltre i 55.000,00 l'aliquota marginale diminuisce. "Ma come diminuisce!? Ma se sono più ricchy!?" Sì, sono più ricchi, ma il problema è che oltre i 55.000 cessa l'effetto del décalage: negli scaglioni precedenti l'aliquota marginale è superiore perché a mano a mano che il reddito aumenta dall'imposta ti viene tolto un po' di meno, e quindi ha, spalmato su tutti i redditi dall'inizio a 55.000, quel picco abnorme che si vedeva nel grafico precedente. Se ci perdete un po' di tempo, lo capirete anche voi, come lo capii anch'io all'epoca.
Ma... attenzione! La storia mica finisce qui!
Perché, come sapete, le detrazioni erano due: c'era anche il bonus Renzi. Ora, questo bonus è stato camaleontico almeno quanto il suo escogitatore, ma all'epoca la forma che prendeva era quella di una detrazione che da un massimo teorico di 100 euro al mese (1200 all'anno) scendeva con un décalage piuttosto rapido, arrestandosi dopo i 39.000,00 euro:
Se avete seguito fin qui, avrete capito che (non) è strano come una rapida diminuzione di una detrazione all'aumentare del reddito somigli a un consistente aumento dell'aliquota marginale! E infatti con il bonus Renzi l'aliquota marginale mostrava una discreta gobba:
che, per avviarmi a concludere, si potrebbe sintetizzare così: a noi ci stanno mettendo in croce perché gli ha detto micuggino che sta al quinto piano di San Macuto (l'UPB) che noi abbiamo portato l'aliquota marginale al 50%, ma loro l'avevano portata oltre il 60%! E non è tutto: forse ve lo siete dimenticato, forse non lo avete mai saputo, ma se questa era la situazione che avevo trovato io nel 2021, la situazione determinata dal bonus nella versione originaria era ben peggiore, determinando un'aliquota marginale che raggiungeva l'80% (a causa di un décalage ancora più repentino del bonus).
Chiaro il concetto?
Spero di sì: io più chiaro di così non so essere.
Oggi, all'inaugurazione della piscina di Castel di Sangro, ho incontrato il segretario regionale del PD e je so ditte: "Scusa: ma noi facciamo talmente tante scemenze, che chi ve lo fa fare di attaccarci proprio su quella che avete fatto peggio di noi? Guarda che l'UPB, dando un quadro parziale della faccenda, vi manda in giro a dire una storia, quella dell'aliquota marginale al 50%, che da domani non attaccherà più, perché spiegherò ai miei che voi avete fatto peggio!"
Ecco: ogni promessa è debito (dopo di che, soprattutto sul territorio, siamo tutti amici, soprattutto fra avversari, quindi nelle mie parole non c'era alcuna acredine ma solo una genuina sollecitudine).
E con questo abbiamo esaurito l'argomento aliquote: spero che abbiate fissato in mente i seguenti punti:
1) la progressività di un sistema fiscale dipende molto più dalle detrazioni che dalle aliquote;
2) le imposte che si pagano sono misurate dall'aliquota media;
3) una aliquota marginale alta ha un effetto disincentivante, ma solo nel caso in cui superi il 100% determina un calo di reddito netto.
Aggiungo che questo discorso è puramente ipotetico, perché ci sono decinaia e decinaia di situazioni: le spese mediche, le spese per le ristrutturazioni edilizio, i figli a carico (un tempo), che determinano una pletora di ulteriori detrazioni, per cui sapere quale sia effettivamente la propria aliquota marginale non è (solo) impossibile: alla fine diventa anche inutile, perché quante imposte pagherai dipende da eventi che spesso sono fuori dal tuo controllo (come tipicamente lo sono le spese mediche, quelle spese che tutti preferiremmo non fare)...
Ma insomma, così si allargherebbe il discorso.
Mi basta però avervi fatto capire quanto sia disonesta la semplificazione da talk show, quella secondo cui il problema dell'ingiustizia sociale si risolverebbe esclusivamente agendo sulle aliquote degli scaglioni più alti. Gli esempio che avete visto qui mostrano che a meno di misure esteticamente improponibili (aliquote al 110% oltre certi redditi, per capirci...) l'effetto sull'aliquota media non è poi così determinante, e per quanto riguarda il gettito complessivo torno a ricordarvi che i miliardari non pagano l'IRPEF, e non perché la evadano (hanno sufficienti soldi per pagarla senza accorgersene) ma perché i loro redditi veri sono soggetti a forme sostitutive flat (che si tratti di interessi, di dividendi o di capital gain).
E buona notte!
(...si, vabbè, aliquota abbiamo capito perché. Ma perché quota? Perché ieri, come vi avevo detto, dopo Sky TG, sono corso su, perché sapevo che oggi sarebbe stato così:
e me ne sono andato un po' in giro, prima di fare i miei tre incontri, a pestare la neve prima degli altri, ma non di tutti gli altri:
Mi avevano detto che era in giro da quelle parti, e in effetti qualcosa si vedeva, ma era già stata quasi riempita dalla neve. Non ci andrei di notte, e non senza il mio amico, che questa volta si era svegliato tardi...)
(...correzione di bozze a vostro carico, domani voglio camminare ed è già fin troppo tardi...)
Di questo problema delle aliquote marginali e del loro effetto disincentivante forse non se ne sono resi conto i giornalisti "economici" e vari politici, ma l'hanno capito bene molti dipendenti. Anche nell'azienda in cui lavoro a molti è chiaro il paradosso, e non gradivano o gradiscono fare straordinari o avere incrementi di retribuzione "contenuti" perché di fatto rimane un netto inferiore in busta paga. Prima a causa del buono Renzi, poi dell'attuale detrazione, cadendo il loro reddito a cavallo appunto dei valori in cui cessano le detrazioni. Qualche volta però viene data colpa all'azienda accusata di barare sui calcoli delle buste paga. Non è semplicissimo spiegare questo concetto, di difficile comprensione perfino per i giornalisti, a degli operai coi quali devo usare Google Translate per comunicare...
RispondiEliminaEsatto. Purtroppo ora come ora facendo parecchi straordinari aumenti il lorodo ma...cala il netto! L' Azienda per cui lavoro ha parzialmente risolto consentendo di mettere le ore di straordinario in "quota recupero", cioè la accumuli e puoi utilizzarle come permessi, ferie o altro. Per me assunto ad ottobre (e quindi sempre in debito di ferie, stante il fermo Azienda di dicembre/gennaio) è l'unico modo di poterlo fare senza rimetterci.
EliminaGrazie della spiegazione: in effetti servirà a rintuzzare le critiche degli "altri"....che forse sul territorio sono suoi amici...ma che per ni sono il "nemico" vero e proprio. Se mi è concesso volevo paralre di deduzione e detrazioni per le P.IVA, categoria di cui ho fatto parte fino a pochi anni fa. Come detto da Lei un normale lavoratore Dipendente paga impost o meno in base a aliquote e detrazioni. Una P.IVA anche , solo che ha molti meno vantaggi. Ora il cosiddetto "Assegno Unico" per i figli a carico viene erogato a tutti, dipendenti & P.IVA, ma fino al 2021 non era così! Chi aveva figli a carico aveva diritto a detrazioni sull'imposta lorda (oltre ad un bonus di 1200 € se avevi più di 4 figli). Io con 8 persone a carico (moglie suocera e 6 figli) in teoria avrei avuto diritto al bonus, ma dal 2014 non ci fu più maniera di usalro, perchè venne tolta la possibilità di utilizzarlo negli F24 per compensare i debiti con la P.A. E quindi li ho persi tutti... Ma peggio ancora: avendo un reddito lorod di oltre 25.000 €, è vero che non pavavo imposte, ma non ricevevo nulla, ed ero pure escluso dalle varie visite a rpezzo agevolato presso i CUP sanitaro.
RispondiEliminaQuindi niente dentista o altro.
Ora...mi deve spiegare lo Stato come dovrebbe campare una famiglia di 9 persone con un Reddito lorod di 26.000 €, da cui va tolto il 24% circa di INPS ! Impossibile..
Lo sbaglio è di applicare detrazioni anzichè deduzioni: io in teoria avrei avuto diritto a quasi 8000 € di detrazioni...ma le perdevo tutte.
Fino ad inizio anni '00 invece di detrazioni avevamo le deduzioni.
Deducevi quindi dall'imponibile ad esempio 4000 € per la moglie e circa 3000/3500 € per ogni figlio.
Ecco che nel mio caso con 8 persone a carico...il mio reddito sarebbe stato qusi zero, quindi niente imposte e INPS al minimo.
Ma più che altro avrei avuto diritto alla sanità!
Con il sistema delle detrazioni invece lo Stato ci ha condannato all'indigenza.
Qualcuno obietterà che "basterebbe guadagnare di più" .
Graziearca... fosse facile! La P.IVA del mio tipo è un "falso dipendente": monocommittente in subappalto, costi meno di un dipendente ed NON hai diritto a ferie, malattia, infortunio, TFR, assegni familiari etc etc. Per capirci...ad inizi anni '00 tra detrazioni per i figli ed assegni familiari il mio collega con 4 figli prendeva quasi il doppio di me. Come mai non si è fatto nulla per evitare queste evidenti storture?
Post, e tabelle soprattutto, da spremersi le meningi però utile per capire tecnicismi di questo tipo (oltre a ricordarci di come non ci si debba fidare degli operatori informativi).
RispondiEliminaL'unico appunto che faccio è sul concetto di aliquota effettiva marginale, che penso dovrebbe essere distinto da quello di aliquota marginale. In particolare, se nello spremermi le meningi non mi sono confuso da solo, nella tabella che mostra quel salto al 215% (e immagino anche le successive, che mi sono onestamente risparmiato) le aliquote effettive marginali dovrebbero avere una scansione diversa, ossia si parte dallo 0% fino a un reddito di 8.000€ (imposta netta negativa e quindi su ogni 1.000€ di reddito in più non pago comunque nulla), si passa poi al 19% nel salto a 9.000€ (su quel reddito aggiuntivo di 1000€ si pagano 190€), si salta poi subito al 23% a partire da 10.000€ fino ad arrivare a 15.000€ e da lì in poi è esattamente come descritto nella tabella, con il salto al 215% in corrispondenza del reddito di 25.000€ incastonato nella fascia in cui l'aliquota effettiva marginale è del 27%.
Ovviamente questo non cambia il senso di tutto il discorso e del post.
Buona giornata Onorevole e buona camminata.
Avrai notato che ho inserito un caveat Nel testo del post. La verità è che questo approccio è in ogni caso Eccessivamente stilizzato, a prescindere dalla discretizzazione applicata al reddito.
EliminaI famosi ricchy con 50.000 di reddito lordo.
RispondiEliminaEgregio Onorevole,
RispondiEliminala ringrazio per il post didattico, sempre utile ripassare le basi del sistema tributario.
Mi permetto di segnalare che i rilievi dell'UPB
(https://www.upbilancio.it/wp-content/uploads/2024/11/UPB_Audizione-DDL-bilancio-2025.pdf)
si riferivano alla maggior complessità delle aliquote, rispetto agli obiettivi della legge delega:
"Inoltre, nonostante la riduzione del numero di aliquote legali disposta con il decreto attuativo della delega, il numero delle aliquote marginali effettive aumenta, passando da 4 a 7, e il loro andamento risulta più irregolare, con valori che raggiungono il 56 per cento per i redditi compresi tra 32.000 e 40.000 euro (fig. 4.8). Tale evoluzione sembra discostarsi dai principi della legge delega, che indicava come obiettivi la transizione verso un’aliquota impositiva unica e la razionalizzazione e semplificazione complessiva del sistema."
Nella legge delega, infatti,
(https://temi.camera.it/leg19/temi/la-riforma-fiscale.html)
troviamo, tra i principi, la razionalizzazione e semplificazione del sistema tributario:
"contiene i principi e i criteri direttivi in materia di IRPEF (articolo 5) disponendo la revisione e la graduale riduzione dell'Irpef, nel rispetto del principio di progressività e tendenzialmente e gradualmente diretto al raggiungimento di un'aliquota unica attraverso il riordino delle deduzioni dalla base imponibile, degli scaglioni di reddito, delle aliquote di imposta, delle detrazioni dall'imposta lorda e dei crediti d'imposta individuando specifiche finalità. Si prevede il graduale perseguimento della equità orizzontale attraverso, tra l'altro: l'applicazione della stessa area di esenzione fiscale e dello stesso carico impositivo Irpef indipendentemente dalla natura del reddito prodotto; la possibilità del contribuente di dedurre i contributi previdenziali obbligatori; applicazione della cd. flat tax incrementale alle retribuzioni corrisposte a titolo di straordinario che eccedono una determinata soglia e sui redditi da lavoro dipendente e assimilati se riferibili alla percezione della tredicesima mensilità; introduzione di una tassazione in misura agevolata anche sui premi di produttività alle medesime condizioni. Infine è stata prevista la valutazione dell'introduzione, per un periodo limitato di tempo, di misure idonee a favorire i trasferimenti di residenza nei comuni periferici e ultraperiferici, come individuati dalla Strategia nazionale per le aree interne."
L'UPB sta dicendo che nella legge delega si voleva tendere ad un sistema ad aliquota unica ed invece si sta andando dalla parte opposta, aumentando il numero delle aliquote effettive.
Credo che il governo e la maggioranza, pur rispettando la Costituzione (vedi Articolo 53), dovrebbero dire chiaramente se hanno cambiato idea.
Un saluto,
Fabio
Caro Fabio, ti ringrazio per l’osservazione. Ho avuto modo di leggere e apprezzare anch’io l’angolo di attacco dell’UPB, Cui non disconosco una tenuta logica. Forse, però, il motivo per cui i tecnici del governo, che sono più tecnici di me, hanno bisogno di farsi dire certe cose da certe autorità indipendenti risiede proprio nella genesi delle stesse autorità indipendenti, non credi?
EliminaEgregio Onorevole,
Eliminaper rispondere alla sua domanda, farò una panoramica sugli scopi di queste ISTITUZIONI DI BILANCIO INDIPENDENTI:
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/HTML/?uri=CELEX:02011L0085-20240430#cpt_V
Dal sito dell'UPB (https://www.upbilancio.it/chi-siamo/):
"L’UPB, costituito secondo quanto previsto dalla legge rinforzata sul principio del pareggio di bilancio e in attuazione delle normative europee sulla nuova governance economica, è una delle istituzioni di bilancio indipendenti create, nei tempi più recenti, in numerosi paesi dell’OCSE."
Dal sito dell'EFB (https://commission.europa.eu/business-economy-euro/economic-and-fiscal-governance/european-fiscal-board-efb_it):
"formulare pareri su un orientamento della politica di bilancio più adeguato per l'intera area dell'euro, nonché sugli opportuni orientamenti di bilancio nazionali che risultino coerenti con l'orientamento generale, nel rispetto delle regole del patto di stabilità e crescita"
Dal sito del CBO (https://www.cbo.gov/about/overview):
"CBO is strictly nonpartisan; conducts objective, impartial analysis; and hires its employees solely on the basis of professional competence without regard to political affiliation. CBO does not make policy recommendations, and each report and cost estimate summarizes the methodology underlying the analysis."
Quindi, se ho ben capito:
- Negli USA, il CBO fornisce report (non indicazioni politiche) utili alle valutazioni del Congresso, in merito al bilancio federale;
- In Europa (Italia), l'EFB (l'UPB), fornisce valutazioni "indipendenti," su richiesta della Commissione Europea.
Come al solito, se non serve a nulla, allora serve a qualcos'altro.
Un saluto,
Fabio
Se il problema fossero gli ingiusti "scalini" nella "progressività" del "modello" , io ne proporrei uno più " equo" nonché "semplice&elegante"
RispondiEliminaT(tasse) = (R(reddito)-S(soglia)) ·(1-exp(C(coefficiente)·R )
che , con un C "equo" ( cioè l' inverso del valore R0 di "quando si è " ricchi " secondo l' "asinistra" ) avrebbe anche il vantaggio di poter far pagare fin oltre il 99.99% di tasse a Gates ,Bezos e Co ( ad acchiapparli ...)
Ma ovviamente tutti, anche gli "asinistri" più ipocriti, sanno bene che il problema non è "il modello" ma "acchiapparli".
Quindi molto più facile "acchiappare " il " ceto medio" dichiarandolo " ricco" no ?
Forse sarebbe meglio abbandonare del tutto le detrazioni (complesse e spesso non assorbite dal reddito) ed ammettere invece deduzioni non contingentate o frustrate da pesanti presupposti documental. Ciò per avere un reddito netto reale da sottoporre a tassazione. Le eventuali deduzioni eccedentarie (credito) potrebbero decadere dopo 3 anni per ottenere uno smoothing del reddito netto. Il carico emotivo e politico (a mio parare non poco inquinato dall’invidia sociale) degli scaglioni di aliquota si ridimensionerebbe automaticamente. Incidentalmente rilevo che ispirarsi a criteri di progressività non vuol necessariamente dire avere aliquote a scaglioni, anche se il dogma corrente è quello. L’idea è di contribuire allo sviluppo della società secondo le proprie possibilità, non “pagare lo scotto della propria ricchezza”. Mi rendo conto però che mettere mani alla architettura barocco-dadaista del nostro sistema fiscale è impresa veramente eroica date le incrostazioni di prassi e gli effetti difficilmente stimabili sui saldi di bilancio (“meglio un carrozzone noto” che una spider ignota). Quanto all’ aliquota media dei “ricchi” e dei veramente ricchi, rilevo anche una stonatura tra la diffusa voglia (ovviamene non tua) di tassazione spoliativa -punitiva e l’introduzione della flat tax Renzi. I ricchi, poi, hanno un vasto menù di tax heaven ove localizzare formalmente la propria persona e le proprie aziende. Puntare lì dà risultati apprezzabili ed equi come più volte dimostrato in passato (ex: eredità Agnelli, ma anche una ripresa importante di imposte dirette - di cui non ricordo i soggetti passivi - recentemente conclusa con importanti introiti ) . Ma più di tutto mi pare una comica dichiarare di voler “far pagare i ricchi” mentre si appoggiano politiche lebquali impoveriscono i ceti più poveri con l’austerity e la competizione salariale.
RispondiEliminaDiciamo che siamo sempre sul sottile confine che separa il benaltrismo dalle guerre fra poveri. In effetti, come ci fai notare, non è un problema di scienze delle finanze: è un problema di economia internazionale monetaria. Per fortuna in Germania quegli sconsiderati di AFD saranno sconfitti nelle urne, con il loro progetto demenziale di uscita dall’Unione Europea. Spero di averti tranquillizzato! 😉
EliminaScusandomi per la digressione!
RispondiEliminaDi questi tempi sarebbe opportuno che il sindacato iniziasse a capire i motivi profondi della crisi dell'auto italiana. E anche in Europa.
io sono del 140° AUC.
RispondiEliminaVolevo segnalare non un refuso, ma la mancanza della scala orizzontale negli ultimi due grafici.
RispondiEliminaQuesto effetto di “salto” delle aliquote marginali è quello che accade oggi a qualunque partita iva con ricavi superiori a 85 k. Per trovare un livello di tassazione analogo a quello di un lavoratore con reddito di 84 k, un altro lavoratore con ricavi maggiori dovrebbe, occhio e croce, tenendo conto delle deduzioni forfettarie, avere ricavi oltre i 120-130 k. Qual è il risultato? Che pur di non superare la soglia si tende a non prendere altri lavori o si inventano varie forme di elusione fiscale. In conclusione, sono d'accordo che concentrarsi sulle aliquote sulla tassazione irpef sia una sciocchezza ma che questo è anche quello che è stato fatto nel momento in cui si è intervenuti sul regime semplificato/fofettario da parte della Lega. Da una parte è stato fatto un passo avanti per quel che riguarda la semplificazione e la riduzione delle imposte, dall'altra questo provvedimento ha creato delle disparità tra lavoratori autonomi e dipendenti ma anche tra autonomi con redditi diversi, anche di poco conto.
RispondiEliminaCaro Massimo, è esattamente perché ci sono obiezioni sensate come la tua a disposizione dell’opposizione che, da persona di sinistra, trovo veramente puerile l’insistere da parte del PD su obiezioni che invece sensate non sono. Se posso, chiarisco anche il senso del limite a 85.000, così ci ricordiamo un pochino tutti perché siamo qui e che cosa desideriamo. Quel limite è determinato dal limite europeo di esenzione dall’Iva. L’adesione al regime forfettario infatti, in molti casi, trova il suo razionale nella semplificazione determinata dal non essere soggetti Iva (meno burocrazia). Ci sono anche casi specifici in cui la forfettizzazione dei costi penalizza lievemente il contribuente, ma eliminare le rotture di coglioni legate alla partita Iva rende comunque attraente il regime cosiddetto mini flat. Ovviamente noi avremmo voluto una soglia più alta, ma il presupposto perché la soglia di fatturato più alta determini un effettivo beneficio per chi entra in questo regime e che prima si innalzi questa soglia di esenzione, operazione che può essere fatta solo in Unione Europea, finché esisterà l’Unione Europea. Dato che il nostro governo, prima che si compia la beata Speranza, sarà comunque il più autorevole, perché il più stabile, cioè per abbandono di campo da parte degli avversari, possiamo sperare che questo obiettivo di adeguamento, che può essere motivato per esempio con la fiammata inflazionistica degli ultimi anni, Sia alla nostra portata. Resta il fatto che il dibattito sull’incremento delle aliquote marginali dell’Irpef è una cretinata. Sono contento che su questo siamo d’accordo (come su tante altre cose).
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