Non vi intratterrò a lungo e preferirei non intrattenervi per nulla. Purtroppo però da un lato non posso dare per scontato che l'ovvio sia tale per tutti, e dall'altro mi infastidisco quando qualche tardivo enunciatore dell'ovvio viene portato sugli scudi come un novello Keynes (o Marx, o Smith). Mi corre quindi l'obbligo questa sera di repertarvi succintamente l'ovvio.
Una proposta di policy che preveda da un lato massicci sussidi pubblici alle imprese per sostenerne i profitti, e dall'altro un'erosione del salario reale, realizzata inducendo coattivamente i lavoratori ad acquistare beni più costosi, determina in re ipsa una redistribuzione del reddito dal lavoro al capitale, ed è quindi la cara vecchia lotta di classe al contrario che avevamo imparato a riconoscere, in diverso contesto, nel post genetico di questo blog.
Il green è questo: sussidiare, nel nome di un fine superiore, aziende che non hanno mercato, e comprimere, nel nome di un fine superiore, i salari reali dei lavoratori dirottandone la spesa su prodotti più cari (vuoi a causa delle innovazioni tecnologiche - fuori mercato - che incorporano, vuoi a causa della tensione inflattiva che l'eccesso di domanda di alcune materie prime necessariamente determina e determinerà).
Si può argomentare che ciò conduca a un mondo migliore, in particolare che nel lungo periodo, quando sarete tutti morti, questo condurrà a un mondo di energia facile e a buon mercato, al Paradiso Terrestre. Qualcuno potrebbe essere interessato ad argomentarlo ma a me qui e ora non interessa discuterlo. A me qui interessa solo evidenziare il fatto che la proposta green come oggi è articolata si traduce in una politica redistributiva fortemente regressiva, che danneggia i ceti deboli e avvantaggia il grande capitale. Questo è il motivo per cui piace tanto al WEF, non certo la devozione al Grande Capro o altre baggianate da bollicina di metano social.
Per chi sta qui queste dovrebbero essere #lebbasi, i ferri del mestiere!
Nel diciannovesimo post di questo blog avevamo messo bene in evidenza il legame fra ecologismo e austerità, e quello che scrivemmo in quel post che all'epoca fece molto discutere resta tutto valido. Tout se tient: i gatekeeper salvatori di Ursula erano anche quelli della decrescita e della biowashball. L'invito a comprimere i consumi nel nome di un fine superiore era strettamente connesso alla necessità di rendere socialmente accettabili (in nome di un fine superiore) politiche di compressione dei consumi, cioè, appunto, l'austerità, la distruzione di domanda interna necessaria a riequilibrare la nostra posizione netta (meno reddito, meno consumi, meno importazioni, meno deficit estero).
Il green è solo una versione esasperata e per certi versi caricaturale (dall'austerità dei Savonarola decrescisti alle treccine della bimba climatista) della stessa storia.
Con questo non si vuole negare alcunché. Semplicemente, si vuole far notare che, come già fu con l'euro, i saccenti coglioni soloni "progressisti" sono gli utili idioti di un progetto regressivo che colpisce per prime le classi sociali che la "sinistra" nasceva in qualche modo per proteggere, un progetto che presenta rilevanti margini di irrazionalità all'interno della propria stessa metrica (se il problema è la CO2, allora facciamo i conti su quanta ne produce un'auto elettrica nel suo ciclo di vita), un progetto che avrebbe alternative che nessuno vuole considerare, e che poi sono quelle di cui vi parlavo nel Tramonto dell'euro:
Il secondo punto di questa lista è quello che oggi si chiama "mitigazione", una strada che nessuno vuole intraprendere perché è fatta di investimenti pubblici diffusi sul territorio e che generano occupazione: ma alle grandi imprese i sussidi (che hanno una ricaduta concentrata e diretta nei loro profitti) fanno molto più comodo degli investimenti (che hanno una ricaduta diffusa sul territorio), e quindi il discorso prevalente è orientato nel modo che sappiamo: quello di una nuova economia di comando green e ESG il cui scopo è riproporre, in altre e più nobili vesti verdi, quello che detto da Warren Buffet agli utili idioti verdi sembrerebbe inaccettabile (ma sono loro i primi a contribuire alla sua concreta realizzazione)! Una volta che il discorso è orientato così, la politica ha difficoltà a imprimere un corso diverso, quand'anche lo volesse, e comunque non può agevolmente farlo, non in una colonia governata a botte di direttive e regolamenti decisi altrove (un altrove dove i cittadini si sono ampiamente rotti i coglioni e lo stanno dimostrando, peraltro...).
Come Carlo Cipolla ci ha spiegato, si può essere stupidi in una infinità di modi, e quindi, come dire: accomodatevi, l'ospitalità è sacra! Vi esorto però a evitare un particolare modo di essere stupidi: venirmi a dire che sono un negazionista. Io qui non sto parlando del problema, ma delle soluzioni, anzi, dell'unica soluzione che viene proposta, e vi sto dicendo che questa proposta redistribuisce soldi dalle vostre tasche a quelle di chi le ha già piene (e vi sto anche dicendo che non sarebbe l'unica proposta, e che ce ne sarebbero di meno regressive in termini di distribuzione del reddito).
Chi nega questo semplice dato economico non è un negazionista: è un coglione. E come diceva la mia nonna, pe' malati c'è la china, pe' verdi non c'è medicina!
E ora dite la vostra, che io la mia l'ho messa a verbale.
P.s. del giorno dopo: sto mandando in spam tutti i commenti che mi suggeriscono l'imperdibile video del prof. Shapiro della Chattanooga University il quale dimostrerebbe che ecc. (fregnaccia naturalistica a piacere). Qui il tema è un altro e sono grato a chi si atterrà ad esso.
Post molto interessante! Noto ora un dettaglio, che umilmente segnalo: oltre che promuovere l'"edilizia scolastica" sarebbe ancora più volano di crescita parlare di "architettura scolastica" o ancora più concretamenfd di "architettura dei luoghi dell'istruzione" così da uscire dalle logiche dei prefabbricati anonimi che opprimono gli studenti di scuole di ogni grado. Sempre a proposito di istruzione, in aggiunta o in alternativa a realizzare studentati sarebbe il caso di costruire più università e ampliare così la diffusione di offerta formativa di alto livello su tutto il territorio.
RispondiEliminaSono molto scettico sui target quantitativi e mi chiedo se l'obiettivo di avere più università abbia più senso e possa avere esiti diversi rispetto a quello di avere più laureati (che ha decisamente determinato uno scadimento qualitativo).
Elimina"...questo condurrà a un mondo di energia facile e a buon mercato, al Paradiso Terrestre."
RispondiEliminaChe poi, quando al termine dei sacrifici richiesti vi lasciano intravedere il Paradiso Terrestre, ricordate sempre che era tale perché ci si stava in... DUE!
Dovrebbe bastare, no?
Aggiungerei che chi vuole salvare il mondo gratta gratta gioca per salvarne solo un pezzo, e che chi si rivolge ai ggiovani per coinvolgerli alla fine lo fa per distrarli e quindi per fotterli. Al primo problema abbiamo posto rimedio con questo post, che chiarisce quale pezzo di mondo voglia salvare il green. Al secondo credo che non sia né necessario né opportuno porre rimedio: per quanto ciò possa suonare sgradevolmente assonante con le infami parole sulla "durezza del vivere" a tutti voi ben presenti, è un dato di fatto che le brutte esperienze aiutano a maturare in fretta. Li voglio vedere fra 20 anni, i nostri ggiovani climatisti...
EliminaEd era tale anche perchè non conoscevamo la distinzione del bene e del male, che poi abbiamo voluto conoscerla e ora ci lamentiamo.
EliminaE' proprio vero, gratta gratta e il risultato inevitabile è sempre quello: far soffrire le persone o ridurne il numero.
Ad esempio se dobbiamo produrre green in Europa avremo meno produttività e quindi importeremo di più. Ai fini della ciodue non cambia nulla (anzi peggiora) pertanto l'unica soluzione è consumare meno (per consumare tutti? Ricorda qualcosa?).
A questo punto a chi propone queste "soluzioni" si dovrebbe chiedere: chi deciderà chi consumerà meno? Chi decidera chi non avrà diritto di vivere? Chi deciderà chi non potrà riprodursi? Evidentemente o non ci arrivano o pensano di stare, illudendosi, dalla parte dei decisori.
Mia povera nonna invece diceva: "Che malamente che semo..."
RispondiEliminaLAPALISSIANO! E aggiungerei il motto: se c'è soluzione perchè ti preoccupi? Se non c'è soluzione perchè ti preoccupi? Trasponendolo nella vexata quaestio: se è antropico (e non è ancora dimostrato che lo sia) la soluzione non può ovviamente essere quella di utilizzare le tecnologie che portano ad un incremento di quei fattori che intendono contrastare... e menchemeno avvantaggiare pezzi del pianeta che neanche si pongono il problema sussurrando (o sibilando) all'orecchio del sensibile occidente green un pacato e distinto "vai avanti tu che a me viene da ridere". Se invece non è antropico, di che stiamo a parlà? Quindi...se intendono creare l'aura terroristica finalizzata all'aumento del tasso di crescita del profitto di marxiana memoria nel nome di apparenti nobili intenti degni dei supereroi ammerigani si ritroveranno a giugno a rilevare come questa strategia fosse punitiva per loro.
RispondiEliminaPrima di tutto vorrei ringraziare Alberto per questo post che sicuramente mi può aiutare ad argomentare anche in ambito lavorativo.
RispondiEliminaPoi vorrei segnalare un paio di articoli di Giuseppe Liturri che ho trovato molto utili in una riunione organizzata con un nostro consulente aziendale che si è presentato con una professoressa con "esperienza ventennale in materia ESG" , qui e qui . Alla fine della loro esposizione, dove tra l'altro venivano menzionati degli obblighi per noi inesistenti (fatturato, attivo e dipendenti), dopo aver preso la parola mettendo in dubbio i dogmi della sostenibilità, l'eminente professoressa ha raccolto le sue scartoffie e se n'è andata, offesa dal mio atteggiamento. Non hanno argomenti e appena si cerca di discutere con un po' di razionalità le loro argomentazioni si sgretolano di fronte all'evidenza. Proporre delle costose procedure per avere dei fantomatici vantaggi già dovrebbe far riflettere.
Mi sembra una storia che abbiamo già visto, no?
EliminaSì e Lesperto non manca mai.
Elimina"Non hanno argomenti e appena si cerca di discutere con un po' di razionalità le loro argomentazioni si sgretolano di fronte all'evidenza."
EliminaFosse solo per questo tema.
È vero, è un punto di vista riduttivo alla luce del video di ieri .
EliminaMi è piaciuto molto anche l'intervento di Claudio di oggi sul tema.
Al volo, senza rubare troppo tempo né spazio: non credo che, almeno per quanto riguarda lo strato sociale a cui appartengo, le persone abbiano in mente la categoria "lotta di classe", lottano contro altri nemici, spesso immaginari, lottano fra di loro, un ego contro l'altro armati, arrivano a lottare contro il caro vita, ma il concetto di lotta di classe si è fatto labile nelle loro menti; ancor meno credo sia chiara la differenza fra sussidi e investimenti. Nessuno vede la differenza fra uno stato che investe in ricerca scientifica ed uno che sussidia le multinazionali (non solo quelle del farmaco) affinché la riceca la facciano loro: eppure l'effetto principale è che della scienza resta solo un suo simulacro, mi pare, lo scientismo, senza che neppure gli scienziati notino la differenza, fatte salve alcune tanto lodevoli quanto dai più vituperate eccezioni.
RispondiEliminaResta il lavoro, su cui puntare, per quelli che non sono dipendenti pubblici (se posso permettermi un consiglio, a Natale fatelo, il presepe: è l'unico che può ancora impunemente parlare di casa, lavoro, famiglia, comunità; altro che renne di pelouches e babbi natale di plastica).
I dipendenti pubblici invece (compresi i precari) sono sostanzialmente funzionari, hanno percepito quello che accade nel mondo del lavoro ed ambiscono a tirarsene fuori facendosi sussidiare anche loro, io compresa, quindi le parole d'ordine sono quelle socialmente accettabili: ecologia, senza subdorare che è una pseudoecologia, pseudoinclusione, essere compresi in etichette accettabili senza analizzarle; nessuno si chiede perché gli animalisti non litighino mai con quelli che vogliono venderci la farina d'insetto, nessuno sospetta che siano due cani al guinzaglio dello stesso padrone, figurarsi porsi la domanda se l'elettrico sia davvero l'alternativa più sostenibile per il pianeta, lo decide il padrone cosa è meglio fare, la tv comunica, il suddito si allinea...
Non sono stata breve come speravo, e non ho detto nulla di ché, come al solito, resto in attesa di commenti interessanti e mi scuso per i refusi.
Mi rendo conto sempre più di quanto siano o credano di essere privilegiati. Il fatto che il Pil non cresca da quasi vent'anni sembra non riguardare nessuno. Ti ringrazio per l'ottimo inquadramento della distinzione fra scienza e scientismo e della sua matrice socioeconomica.
EliminaQuella distinzione è più merito suo che mio; eppure mi ricordo che al liceo ridevamo degli americani i cui istituti di ricerca per investigare danni ambientali, danni da fumo, cause del cancro ecc erano quasi in toto sovvenzionati dalle maggiori aziende che li causavano, questi danni, senza ripagarli mai; più tardi uscì un ottimo documentario, "the corporation", molto esplicito e circistanziato, e tempo dopo uscì pure un filmetto, "the lobbist", che spiegava in modo divertente la stessa cosa, e adesso... dov'è finito il minimo sindacale di cervello?
EliminaGrazie per questo post: spero sia un'occasione per indagare le possibilità reali di tutelare l'ambiente tutelando noi stessi e non estinguendoci, come sarebbe appropriato che una specie intelligente sapesse e volesse fare. Se in generale il buon senso riuscisse a riappropriarsi di temi serissimi e importanti che ora vengono manipolati dai media in mano loro per ritorcerceli contro sarebbe meraviglioso, ma la potenza di fuoco mediatico è tutta in mano loro.
Stanno capitando "cose", e molto "crudeli".
RispondiEliminaMa non si vedono ancora abbastanza "idee" girare in molti "cervelli".
Attendiamo che accadano le cose che inevitabilmente devono accadere.
Come consigliato (anche) nel post precedente, l'importante è (nei limiti del possibile ovviamente) mettersi in sicurezza.
Fatto, sempre grazie prof.
Siamo sempre lì: la realtà viene cancellata dalla propaganda politica (cit. Glenn Diesen) https://twitter.com/Glenn_Diesen/status/1751512794594173086
EliminaCondivido il senso del post, che credo sia fondamentalmente un invito al buonsenso, alla razionalità e alla coerenza (es. il bilancio della C02 sulle vetture elettriche). Mi trovo però in disaccordo su due punti. Il primo è che dal post sembrerebbe quasi che le politiche green si esauriscano completamente nell'autovettura elettrica (probabilmente cavalcando i fatti di cronaca), ma non è cosi. L'energia rinnovabile ha guadagnato il suo posto nel mix di produzione e le proiezioni dei costi di produzione di energia da fonte rinnovabile sono in discesa. Voglio dire: all'interno del mondo green ci sono molte fesserie, ma anche delle cose buone. Un po' come in tutte le religioni. Ribadisco della necessità di buon senso nel saper discernere tra le une e le altre, ma questo ruolo in ultima analisi spetta proprio alla classe dirigente. In questo senso, cose come il referendum sul nucleare furono un abominio.
RispondiEliminaIl secondo punto, più che un elemento di disaccordo è una provocazione: assumiamo per ipotesi la posizione di questo post. Perché nel suo piano strategico 24-26 Enel (su cui il governo, attraverso il ministero dell'economia, avrà pure voce in capitolo, no?) concentra tutti i suoi investimenti nella flessibilità delle reti (per adattarle all'arrivo delle rinnovabili) e sulle batterie (per migliorare la stabilità della rete e valorizzare la propria generazione rinnovabile)? Cioè, non è un controsenso dire: "green brutto" e poi fare (e far fare) investimenti nella direzione del green?
Sul primo punto torno con calma, ma dico subito che ne condivido lo spirito. Sul secondo mi corre l'obbligo di far notare che io sono un parlamentare e non "il Governo", che con il ministro dell'Economia parlo spesso delle cose di cui devo occuparmi istituzionalmente (quindi non dell'energia) e peraltro il tema energetico non è di sua competenza, che di questo piano strategico sinceramente non so molto (magari chiedo in Enel), che sulle rinnovabili intanto l'Enel ha rallentato, poi si vedrà, e che questo blog c'era prima della Lega Salvini Premier, in cui mi onoro di militare e in cui milito lealmente, perché è andata così, e ci sarà dopo di essa, per quanto posso prevedere, per cui sinceramente, caro amico, con questa provocazione a me al massimo provochi un sorriso o uno sbadiglio, ma capisco che sia difficile entrare nell'ottica corretta...
EliminaMessaggio ricevuto, grazie Prof. Effettivamente, ho colpevolmente confuso la posizione di un parlamentare (di rilievo!) con quella di un governo, dando per scontato che la posizione del post fosse quella di un comune sentire all'interno della maggioranza. Altrettanto ovviamente le relazioni tra politica, partecipate ecc, sono molto più complicate di quanto l'avrò fatta sembrare io e forse nemmeno era questo il punto. Questo per dire: mi spiace di aver fatto confusione.
EliminaPer chiarire invece, sul fatto che Enel abbia rallentato sulle rinnovabili, intanto va detto che il rallentamento è soprattutto nel resto del mondo (immagino per questioni di rischio geopolitico) mentre non si rallenta in Italia e Spagna. Inoltre, la versione ufficiale è che dal momento che sono aumentati i tassi di interesse, va ridotto il debito, che è improvvisamente diventato insostenibile (in che senso? chi lo decide?). Quindi bisogna tagliare, vendere, cedere, per far cassa (certo, se poi fosse fatto anche cum grano salis, non sarebbe male). Se poi si è voluta utilizzare questa storia dei tassi scusa per ri-orientare strategia industriale, non posso saperlo. Certo è che in tal caso, se fosse, come stile mi ricorderebbe molto il pensiero magico del 2012, anche se ovviamente vanno fatti i dovuti distinguo.
Come sempre prima grazie.
RispondiEliminaE ringrazio anche se avrà il coraggio di leggere il testo che segue.
Attingendo alle pubblicazioni ISTAT relative agli incidenti stradali, limitandoci alle sole strade urbane (tutta Italia) possiamo leggere la catalogazione delle cause. Specifichiamo subito che possono esserci conteggi multipli (per concause o dinamiche diverse di più veicoli coinvolti) e che la catalogazione non puo' che seguire i criteri della scheda di rilevamento utilizzata, basata sulla violazione del codice della strada.
Propongo, a titolo di esempio, dati estratti da tre anni scelti a caso.
Tra il 2010 (prospetto 11), 2021 e 2022 (prospetto 5) per le strade urbane le voci principali di “cause accertate o presunte” evidenziate erano tre (in parentesi i valori percentuali nei tre anni selezionati, in ordine temporale):
mancato rispetto precedenza o semaforo (20,6% - 17,1% -16,3%)
guida distratta o andamento indeciso (16,6% - 13,4% - 12,7%);
velocità troppo elevata (9,7% - 8,5% - 8,1%).
Ora se praticamente tutte le principali cause sono in riduzione, quali altre voci aumentano?
Difficile da capire dato che potenzialmente gli aumenti si distribuiscono su più di altre dieci voci possibili.
Propongo anche a voi di tenere sotto osservazione il “non detto” o “non noto” o “non capito”, che, personalmente, considero la somma di tre voci della tabella: “altre cause”, “altre cause relative al comportamento nella circolazione”, “circostanza imprecisata”.
Quest'ultima in particolare muove la tendenza, passando dall'11,7% del 2010 al 19,8% del 2021, fino al 22,1% del 2022.
Se confrontiamo questi valori percentuali con quelli delle principali cause esposte sopra, emerge come “la circostanza imprecisata” sia, almeno dal 2021, la principale motivazione di incidente.
Le tre “lievi imprecisioni” sommate insieme, negli ultimi anni, rappresentano percentuali nell'ordine del 30%, ben superiori alle più pubblicizzate cause di incidente.
Mi chiedo allora, ha senso prendere decisioni utilizzando dati con tale evidente incertezza?
https://www.istat.it/it/files/2011/11/incidenti_stradali.pdf
https://www.istat.it/it/files/2022/07/REPORT_INCIDENTI_STRADALI_2021.pdf
https://www.istat.it/it/files/2023/07/REPORT_INCIDENTI_STRADALI_2022_IT.pdf
il discorso fila benissimo se non ci fossero due aspetti che mi sfuggono del pensiero che sottende il green; il primo riguarda le fonti fossili: il mondo del capitale globale ha enormi introiti dalla vendita del petrolio, del gas etc, quindi a meno che non stiano per finire o ci sia una guerra in atto tra finanza e capitalismo, non vedo tutta questa utilità economica di spingere a manetta sull'acceleratore. Il secondo punto è il seguente: ma se la produzione non ne vuole più sapere di salari, tasse etc come può pensare di arricchirsi con i sussidi che, per definizione, sono un aiuto ma non una surroga? Mi scuso in anticipo se non ho capito il filo del suo ragionamento
RispondiEliminaSul primo aspetto ti invito a considerare il tema "taglio del salario reale". Sul secondo c'è un evidente problema di fallacia di composizione. Ogni imprenditore pensa che se lui pagasse di meno diventerebbe più ricco. Se lo pensano tutti, diventano tutti più poveri. D'altra parte, altrimenti le crisi come scoppierebbero?
EliminaBuongiorno Pof. Alberto, non entro in merito delle politiche "green" , ho un mio pensiero che rispecchia un pò il suo primo post " gli aiuto che non ci salveranno", ma vorrei prendere in considerazione il tema "taglio del salario reale". Sono un piccolo imprenditore con 7 dipendenti, ammetto che faccio fatica a ribaltare il costi dei dipendenti ai miei clienti. Ho dei costi che difficilmente riesco a farmi "pagare". Dovrei lavorare con una tariffa oraria, fatturata al cliente/clienti che dovrebbe coprire le spese del personale, gestione, luce, gas dell'azienda, etc etc . Ma purtroppo non è così! E' sempre una gara al ribasso, chi fa meno porta a casa il lavoro! I dipendenti hanno uno stipendio ragionevole, in base all'esperienza acquisita negli anni, sono tecnici, sanno quello che fanno. Poi ci sono i "ragazzini", quelli usciti dalle scuole, esperienza pari a zero, ma hanno secondo il contratto nazionale metalmeccanico livello apprendista, uno stipendio pari ad un operaio, ma non li vale!
EliminaSe pagassi i miei dipendenti la metà di quello che percepiscono, io non sarei più ricco, ma sicuramente starei "meglio" con i vari rischi d'impresa!
Non pretendo di pagare di meno, ma il giusto e pagare di più i miei dipendenti! Sono loro la forza motrice!
Sono un Suo estimatore da prima che aprisse il blog.
Seguo, leggo, cerco di capire, ho comprato e letto i sui libri con avidità di sapere e capire!
Io rimango in attesa...in attesa che questo "limbo", come qualcuno lo definì in una intervista fatta ad Hammamed, finisca.
Ho fatto sacrifici, io e la mia famiglia, per costruire una piccola azienda, risultati piccoli piccoli li sto vedendo dopo anni ed anni (troppi), ma sono piccoli.
Chissà, magari riesco a vedere quello che la maggior parte dei lettori di questo Blog si aspettano.
In fede un suo umile "follower"
"...il fatto che la proposta green come oggi è articolata si traduce in una politica redistributiva fortemente regressiva, che danneggia i ceti deboli e avvantaggia il grande capitale... Chi nega questo semplice dato economico non è un negazionista: è un coglione."
RispondiEliminaSì, è tutto qui. E non potrebbe essere diversa, la proposta, perché i proponenti sono sempre gli stessi. Ricordo un tema che ci assegnarono alle elementari, un titolo sull'inquinamento. Il dibattito sul cambiamento climatico non era ancora all'orizzonte negli anni '70, ma l'inquinamento c'era e l'ecologismo stava già mettendo radici nelle menti progressiste che, anche allora, spiccavano fra gli insegnanti (nel bene e nel male). Io facevo domande, ne capivo poco, un po' mi preoccupavo degli scenari a tinte fosche che ci erano stati prospettati in classe. Così mio padre mi disse (ricordo persino dove eravamo quando lo fece): "Non preoccuparti troppo, in buona parte è un falso problema. Ora è conveniente sporcare il mondo ma, quando diventerà un affare pulirlo, gli stessi che fanno soldi inquinandolo oggi ne faranno ripulendolo domani. Sempre loro. Non sprecheranno l'occasione." Una battuta per tranquillizzare un bambino, semplicistica, ma che mi è tornata poi sempre in mente ogni volta che ho visto prima affiorare e poi consolidarsi la crociata "green". Se un uomo qualsiasi, solo con un po' di cultura, l'aveva capito cinquant'anni fa, perché non dovrebbe essere evidente a noi, oggi?
Forse perché si è persa quel "po' di cultura", sostituita da tanta istruzione indottrinante. Sono gli istruiti, appunto, a cascare nella narrazione, non è un caso. Devo ancora trovare un uomo semplice, che sappia di non essere istruito, che senta l'urgenza assoluta della transizione green. Insomma, coglioni si può nascere, è vero, ma è la coltivazione dei coglioni che dà i risultati migliori. Per il Capitale.
C'è qualcosa di più profondo nella sinistra, anche in quella storica, che stride con la difesa delle classi lavoratrici. Credo che si possa tranquillamente chiamare "IDIOZIA SUICIDA"
RispondiEliminaDirei quasi che sembra un comportamento "satanico", ormai é chiaro che il capitale non fa prigionieri, che non si accontenta mai, che dopo ogni crisi rilancia sempre nella direzione di distruggere il lavoro, cioè la vita reale, tuttavia continuano imperterriti a servirlo, ben sapendo che anche loro non avranno scampo. Hanno escluso la via della redenzione.
EliminaHai espresso benissimo ciò che ormai non riesco più a commentare per stanchezza e schifo! Grazie.
EliminaVa ricordato che i servizi segreti sovietici attentarono alla vita di Enrico Berlinguer. Qualcosa sapevano.
EliminaLa cosa più inquietante è la disinvolta arroganza con cui le direttive europee vengono calate dall’alto. Si vuole fare un piano europeo per l’agricoltura? Va bene, ci può stare, può rientrare negli obiettivi strategici di uno stato. Ma vorrai in qualche modo coinvolgere chi fa quello di mestiere? Vorrai mettere intorno al tavolo i rappresentati della filiera per capire come si può “mettere a terra” questo “ambizioso progetto” prima di emettere le direttive? Evidentemente no, questi sono dettagli da lasciar sbrigare ai singoli Paesi membri, anche perché sotto sotto forse si cela giusto un piccolissimo problema di rappresentanza in sede europea, quisquilie per un’autentica democrazia.
RispondiEliminaOggi leggevo con meraviglia le dichiarazioni di Von der Leyen: una sorta di supercazzola, in cui è arrivata a dire che in sostanza gli agricoltori non capiscono, che la UE oltre all’ambiente vuole anche garantire la redditività FUTURA del settore. È proprio come ha scritto Lei Onorevole, siamo al puro sentimento religioso: cari agricoltori non dovete preoccuparvi per voi e la vostra famiglia del rischio di fallire nel presente, quello può capitare, vedremo con qualche sussidio quello che si può fare, ma dovete avere fede nel paradiso green che ci aspetta!
Praricamente la baronessa ha detto loro "state sereni!".
EliminaSpero che i lavoratori a pagarne con sacrifici ingiusti , per queste "bestialità" siano il meno possibili , e ci possano essere più alternative possibili.
RispondiEliminaMirabile sintesi
RispondiEliminaSul fatto che il Capitale ci guadagni o ci perda bisognerebbe vedere: le case farmaceutiche non ci hanno perso di sicuro, e i gruppi finanziari di solito sono detentori di rami di imprese pilastro in ogni società, tipo Bayer-Monsanto (chimica farmaci alimentazione).
RispondiEliminaL'On. Bagnai poi ha più volte evidenziato come i detentori del Capitale preferiscano portare avanti politiche irrazionali e "rischiose" mantenendo assoluta libertà di manovra piuttosto che giocare in modo magari più remunerativo e sicuro, ma secondo regole stabilite da altri (gli stati, le nazioni, i popoli).
Sembra assurdo, sembra un capriccio da bambini, ma in realtà è solo il trasformarsi della società occidentale in un'organizzazione di baronie, in cui gli apparati statali e i loro funzionari sono il nuovo clero o esercito in ginocchio, che dir si voglia: le famiglie che detengono i principali gruppi finanziari, tipo Black Rock e simili, a detta di Nino Galloni sarebbero circa 200, e si fanno guerra fra loro sì, ma sono ben coese contro gli stati nazionali; come diceva Giulio Sapelli: è in atto un processo di liquefazione degli stati nazionali, ma non si è certo innescato da solo o perché Marte in congiunzione con i Pesci ci manda Saturno contro.
Poi io devo umilmente ammettere che, mentre la questione delle maggiori o minori resistenze che le multinazionali possono incontrare sui territori che desiderano predare si trovano anche in manuali per l'esame di primo anno di geografia economico-politica - sebbene in quello che ho dato io fossero presenti la questione climatica, l'esaurimento delle fonti fossili e l'inquinamento, ma desolatamente assenti i meccanismi finanziari/monetari - quando ho provato a leggere "Stati, mercati, guerre" di G. Sapelli non ci capivo niente: sono i limiti che inevitabilmente incontra una persona di preparazione culturale nella media, come me, quando si scontra contro letture di spessore ben più elevato.
Motivo in più per essere grati al padrone di casa per l'enorme sforzo di mediazione culturale portato avanti in questo blog, oltre che per il fatto che qui non si ammanniscono bugie pietose.
Io pongo il tema degli spostamenti. Lavoro a 55 Km da casa. Tra andata e ritorno percorro perciò tutti i giorni 110 Km in automobile. Viaggio sul trafficatissimo tratto milanese della A4 per un totale di quasi tre ore passate ogni giorno in auto. Sono in coda ogni giorno, non sono disponibili mezzi alternativi. Non posso trasferirmi vicino alla sede di lavoro perché mia moglie ha l'attività nel comune dove risediamo e ci sono anche i nonni che ci aiutano con le quattro bambine. Conosco molti altri nella mia situazione. Se veramente qualcuno ha cuore la riduzione dell'inquinamento (che non c'entra nulla con la CO2) e la qualità della vita, propongo una cosa indicibile in un mercato del lavoro liberista: incentivare le aziende che assumono lavoratori residenti nello stesso comune (e in quelli limitrofi) e/o elargire bonus per favorire i trasferimenti dei dipendenti che vogliono avvicinarsi alla sede lavorativa. Irrealizzabile ma dovevo pur dirlo a qualcuno.
RispondiEliminaIdea che potrebbero realizzare autonomamente comuni limitrofi confinanti . In altri paesi il problema è superato dalla liberalizzazione di UBER e sistemi privati che meglio si sono adattati alle mutate necessità degli spostamenti del lavoro odierno . Poichè un TAXI porta circa 4 persone , in analogia agli affitti brevi max 4 , si potrebbe dire che i pulmini da 6 in sù gestiti in forma privata (UBER) sono ammessi . Riducendo il numero di auto si scarica il sistema e forse si riprende a circolare .
EliminaSei matto a voler liberalizzare Uber?! La concorrenza è una cosa da liberisti, quindi economisti dell''800. E poi parte dei profitti andrebbero a Uber, che è una multinazionale quindi con la fuoriuscita di soldi dall'Italia e peggioramento del saldo delle partite correnti. No no no, in questi trucchetti da liberisti non dobbiamo cascarci. W i nostri tassisti italici. 🇮🇹🇮🇹🇮🇹
EliminaTanto la scappatoia era già arrivata tramite il car sharing ( blabla car)
EliminaComprendo il punto di vista ma lo trovo più ideologico che pratico. Nel contesto di una riforma delle regole le licenze di taxi e NCC (che andrebbero rimosse a livello normativo ) potrebbero essere tranquillamente ammortizzate dallo stato al valore di rendimento delle dichiarazioni IRPEF dei tassisti stessi convertite in BOT .
EliminaI tassisti sono 23.000 rimborsando mediamente 300.000 euro si hanno 7 miliardi di euro: come 4-5 km di metropolitana .
Non solo i tassisti avrebbero liquidità per iniziare a gestire flotte di mezzi ma magari in un contesto di offerta aumentata si creerebbero risposte specifiche per settori , tempo , disponibilità, percorsi , destinazioni .
Es.: "trasporte escolar" , "auto publica" , "corredor via xxxxx" , "uber" .
Quizás puedas entender de qué país estoy hablando.
Io parto al mattino da un piccolo paese a nord ovest di Milano e arrivo al lavoro al di là dell'Adda in provincia di Bergamo. Non capisco come mi possano aiutare uber o altri sistemi come il car sharing o il car pooling che non hanno senso al di fuori dei grossi centri urbani. Se anche funzionassero, mi farebbero perdere ulteriore tempo per arrivare al luogo di lavoro e poi tornare a casa ancora più tardi.
EliminaLo comprendo perché in Italia non si può fare . Non è car pooling o car sharing sono attività economiche con un "padroncino" che lavora sulla linea "casa tua o quasi" all'ora che ti serve per andare dove ti serve , se necessario con un cambio . Il servizio è continuo , non ha "fermate" ma lo fermi dove sei , il costo è commisurato alla distanza ma sempre molto basso in quanto non vi sono tasse sulla benzina . Le tasse sulle attività personali sono nulle o quasi . E' l'ambiente del "fare" totalmente diverso . Essendo privati possono svolgere ad una ora ora una tratta ad un'altra una diversa .
EliminaEs.: la mattina presto si porta la gente al lavoro , poi gli anziani al supermercato del centro commerciale (oggi in provincia sono confinati nel paese se non hanno la macchina ) poi gli impiegati al ristorante nella pausa pranzo e poi ritorno , ecc.
E' la flessibilità del rapporto mezzo/percorso che determina l'alleggerimento del sistema e che con la tecnologia di oggi (cellulare) è possibile .
Comunque è pazzesco! È mai possibile che per qualsiasi problema personale si invochi lo stato e si maledica il mercato del lavoro liberista (espressione probabilmente senza senso alcuno). Trovatelo tu un trade-off che ti risolva i problemi. Perché dovrei pagare io (tramite il sistema fiscale) perché tu non hai voglia di stare in macchina, di trasferirti o cambiare lavoro?
EliminaPazzesco! Magari è colpa di Leuropa se c'è traffico sulla A4!
Non prendertela con me . Io ho solo descritto il sistema che c'è in un altro paese . Poi se nessuno lo vuole in Italia io porto pazienza .
EliminaL'argomento è l'inquinamento: perché dovrei pagare io le riforme green (solare , eolico, quote CO2, ecc,) che non solo non funzionano ma aumentano, a conti fatti, l'impatto sull'ambiente? Al contrario, la mia proposta di ridurre la mobilità dei lavoratori ha certamente un impatto positivo sia sull'inquinamento che sulla qualità della vita di molte persone.
EliminaMarco_A, che a conti fatti le riforme green aumentano l'inquinamento e che la tua proposta è certamente positiva, ne dubito fortemente, e sulla tua proposta ci metto la mano sul fuoco che non risolverebbe una fava. Ci manca pure che ci mettiamo a decidere per legge quanti km deve fare la gente per andare al lavoro. Follia pura. Tra l'altro verosimilmente ci sarebbero problemi nel mercato immobiliare e in quello del lavoro se fosse applicata la follia che auspichi.
EliminaAlla fine, gira che ti rigira, sono tutti a chiedere soldi pubblici adducendo fantomatici benefici pubblici: quelli che non voglio guidare, i produttori di pale eoliche, le aziende edili, ecc. Tutti con la stessa scusa.
Secondo COPERNICUS sistema di osservazione climatica UE, abbiamo appena superato il gennaio più caldo di sempre.
RispondiEliminaOra avrei da obiettare come dice Franco Battaglia che le medie hanno un valore molto relativo e dipendono anche da come di volta in volta vengono rilevate e vengono calcolate, e soprattutto da zona a zona potrebbero fornire valori contrastanti (es. la Russia ha avuto una media bassa o viceversa più alta e la Grecia più alta o viceversa più bassa, ma non puoi tirare fuori una media generale valida per l'intero continente.
Ma ciò premesso, come si fa a dire che il gennaio 2024 è stato il più caldo di sempre, cosa se ne sa di quanto sarebbe stata la temperatura media nel periodo caldo romano? E ancora, i venti come hanno inciso nella distribuzione delle temperature? Se prendo due ambienti a diverse temperature, la fisica mi dice che un forte scambio di flussi di fluido potrebbe modificare fortemente le temperature nei due ambienti nel tempo. E ancora, dove vengono rilevate le temperature etc.
Però come si vede, tutti i media tranne qualcuno si affrettano a rilanciare un dato con il preciso intento di generare allarme di alto livello che è la premessa per accelerare e giustificare tutto ciò che sappiamo, senza contare che la ricerca in ambito climatico e scientifico, in UE (es. borse di studio) è fortemente orientata a privilegiare lavori che si allineino sulla teoria del riscaldamento globale di origine antropica.
Adesso che gli agricoltori protestano in piazza in tutta Europa e vivaddio si sono svegliati anche gli italiani, arriva un sospiroso la gente non capischeno. Mah!
RispondiEliminaNota di colore.
RispondiEliminaIeri guardavo un cartoni dei Looney Tunes. C'era Yosemite Sam (il cowboy con i baffoni che cerca sempre di sparare a Bugs Bunny) che si bulla con Bugs Bunny e Duffy Duck di come lui sia più intelligente perchè, grazie ai pannelli fotovoltaici, non pagherà più le bollette.
Poi arriva il brutto tempo e si ritrova a chiedere agli altri due, con gli occhi da cerbiatto, il microonde per scaldare il cibo surgelato e il bagno per fare la doccia calda.
Egregio Onorevole,
RispondiEliminavorrei sottoporre alla sua attenzione il seguente report del European Parliamentary Research Service:
https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2022/733623/EPRS_BRI(2022)733623_EN.pdf
Di seguito alcuni estratti:
"The overall impact of the European Green Deal on GDP is projected to be relatively muted. Assuming 55 % net emissions reductions by 2030, and fragmented action in the countries outside the EU, the worst-case scenario suggests aggregate GDP by 2030 to be 0.4 % below the baseline. The negative impact on GDP is explained by a decrease in private consumption as well as by a decrease in net exports."
"The macroeconomic models used in the IA indicate that the effects on employment in the EU will be limited, and will depend on the use of carbon revenues. Under the standard model, together with the lump-sum redistribution of carbon revenues to households, the 55% fragmented action scenario generates a negative effect on employment of -0.26 % (about 494 000 jobs) by 2030. However, if the carbon revenues are used to reduce labour taxation, a limited positive impact on employment of 0.06% (about 110 000 jobs) is generated."
"The IA shows that the estimated changes in relative prices, including fuel, electricity and housing, induced by the climate ambition under the Green Deal, would affect lower-income workers significantly more than high-income workers."
"Another pertinent impact the transition towards a greener economy will have is its structural influence on general price development and energy prices in particular."
Riassumendo:
- Contributo alla crescita limitato o negativo, con riduzione dei consumi e delle esportazioni;
- Riduzione degli occupati;
- Maggiore impatto sulle classi più povere;
- Inflazione strutturale.
Forse esistono anche degli aspetti positivi, ma non li conosco.
Un saluto,
Fabio
Il Superbonus 110 è stato come le politiche green descritte nell'articolo. Sussidi alle imprese, aumento dei prezzi dei materiali, riduzione salario reale lavoratori e redistribuzione regressiva della ricchezza verso proprietari di case (e castelli) e proprietari di aziende edili.
RispondiEliminaAnche in quel caso si invocava un bene superiore, ovvero riduzione della CO2 e la crescita economica.
Domanda che risulta a mio avviso scontata però giusto ricordarlo. ( sarebbero più di uno ). Marco zanni si ripresenta alle europee giusto ? Poi anche il suo collega economista quasi suo coscritto però adesso mi sfugge il nome😅 ( aveva avuto un interessante diverbio qualche tempo fa con Gasparri)
RispondiElimina"In uno scenario geopolitico ed economico aggravato da nuove incertezze", "la gestione della politica economica si trova davanti a nuove sfide sul fronte dell'economia reale e della gestione dei conti pubblici. Spinte ed esigenze diverse, sapientemente bilanciate, devono garantire un percorso di riequilibrio dei conti e un graduale rientro del rapporto debito/Pil. Occorrono misure che, nel dare una risposta alle necessita' di famiglie e imprese, assicurino un'ordinata e progressiva riconduzione delle dinamiche delle entrate e delle spese entro una cornice compatibile con la sostenibilita' dell'elevato debito; sostenibilita' che e' presupposto di uno sviluppo piu' consistente e durevole, oltre che equo, inclusivo e attento alle future generazioni"
RispondiEliminaTassi, inflazione, debito, banche: i passaggi chiave del discorso di Fabio Panetta all’Assiom Forex.
Vedo grande confusione in giro e molte chiacchiere.
Caro Prof., il suo messaggio è chiaro e non solo da oggi. Non importa che idee abbiate sul clima, le soluzioni che ci stanno propinato servono sempre allo stesso scopo: rendere più ricchi loro e più poveri noi. Euro docet dopotutto.
RispondiEliminaVengo da una breve discussione religiosa con cari amici, breve poichè di fede non si discute. Si parlava di clima.
Il frutto di quella discussione è stato lo stimolo per leggere un paper pubblicato lo scorso settembre (https://www.mdpi.com/2413-4155/5/3/35#) per la comprensione del quale mi sono tornate preziosissime sue spiegazioni su correlazione e causalità (19/03/2012, paragrafo "È nato prima l'uovo o la gallina?"). In questo caso si tratta di test di non causalità di processi stocastici (in particolare temperatura e CO²). Spero possa stimolare il suo interesse quanto ha stimolato il mio.
Ho trovato anche un'intervista in italiano al primo dei quattro autori del paper (https://clintel.org/lintervista-demetris-koutsoyiannis/). Mi ricorda un misto tra lei e Victor Costantio.
Ho dato una scorsa veloce al primo link. Secondo me è sbagliato l'approccio: cercare una causalità in una correlazione senza una teoria che la proponga a priori , è sbagliato .
RispondiEliminaEs.: io posso provare che la crescita della mia insalata nell'orto è direttamente proporzionale al numero di auto che transitano sulla strada antistante .
Ovviamente una blanda correlazione c'è ed è il tempo atmosferico ma non significa che vi sia una causalità in quanto , nel caso in esame , nessuna teoria può correlare l'insalata al traffico .
Al contrario: ho la teoria che la vaccinazione di massa abbia creato più costi per lo stato di quanti ne abbia evitati .
Bene: tiriamo fuori i dati dai computer regionali sulle ricette e sulle SDO e facciamoci una statistica sul costo medio per assistito fra vax e novax .
Direi che si nota la differenza di approccio.
In questo caso viene dimostrato che a seconda del campione scelto non c'è causalità o c'è causalità molto lieve tra aumento della CO2 e aumento della temperatura. Al contrario, l'aumento di temperatura causa sempre l'incremento di CO2 (spiegabile col fatto che a temperatura più alta aumentano i processi di decomposizione dei microrganismi). Sarebbe interessante riuscire a capire perché la temperatura stia aumentando (variazione dell'attività solare e riduzione dell'albedo della nostra atmosfera sono due ipotesi tra le più accreditate, ma la realtà è che comprendiamo ancora poco i meccanismi di mutamento del clima terrestre).
EliminaLa “verità”, se esiste, la possiamo articolare in quattro livelli.
RispondiEliminaIl primo è che esista il cambiamento climatico e l’innalzamento medio della temperatura a livello globale, e che vi sia una relazione con l’aumento della frequenza e dell’intensità di eventi meteorologici estremi.
Il secondo è che questo sia legato, principalmente, a cause antropiche.
Il terzo è che la riduzione di una certa quantità di emissioni possa contenere la temperatura futura al di sotto di alcune soglie, attraverso la riduzione delle concentrazioni di CO₂ in atmosfera (questa è quella che si chiama “mitigazione”, ovvero la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, che comunque avverrebbe).
Il quarto è che, in funzione dell’adozione di alcune misure politiche, tecniche, ecc., si riesca a ridurre le emissioni in modo sufficiente, e che, di conseguenza, si eviti di correre rischi molto gravi e di sostenere costi superiori a quelli necessari per prevenirli.
L’uso del termine “negazionista” per me è un errore grave, ma sarebbe importante capirci su quale livello si esprima l’incertezza, tenendo conto che si dovrebbe usare il cosiddetto principio di precauzione. In altre parole, nulla è certo, ma la responsabilità politica consiste nel prendere decisioni anche sulla base dell’incertezza.
Veniamo poi al punto di questo post: come si può cambiare, se si ritiene che i rischi esistano e debbano essere evitati?
Ad oggi, tenendo conto dell’egemonia di un certo modo di vedere l’economia e l’intervento pubblico, soprattutto nell’UE, dove tutto si antepone al funzionamento del mercato unico, si è scelto di lavorare con le cosiddette misure pigouviane: tassazione del “brown” e incentivi al “green”, in modo da rimediare ai “fallimenti del mercato”.
Secondo me è un errore, non solo perché queste misure hanno un impatto distributivo regressivo, ma anche perché alimentano distorsioni su distorsioni (non perchè sostenengono prodotti e servizi che non sono sostenibili economicamente, ma perchè spesso si rivelano vere e proprie frodi o fonti di corruzione, senza risultati concreti, arricchendo alcuni a danno di altri).
Per questo motivo assumo una prospettiva diversa: l’intervento pubblico dovrebbe, facendo debito, svolgere quella funzione di orientamento dell’economia verso l’interesse generale attraverso un intervento diretto, come faceva l’IRI.
L’altra prospettiva che assumo è che fare debito per mitigare e adattarsi al cambiamento climatico consente di ridurre altri impatti sociali e ambientali del nostro modello di produzione e consumo.
Di conseguenza, questi sono investimenti (non uso questo termine come lo usa Draghi, ma in un senso più ampio, visto che molta spesa pubblica sarebbe corrente e in conto esercizio) che andrebbero fatti comunque, anche se si crede che il cambiamento climatico sia una bufala pensata per danneggiare i ceti meno abbienti.
Ritroviamo in ogni dibattito le stesse forme del pensiero. Quando durante la pandemia si facevano i tamponi anche a chi era morto perché si era buttato dalla finestra, incrementando il numero dei decessi attribuiti al virus, si ponevano i presupposti per una negazione di un fenomeno che invece una sua consistenza ce l’aveva e che sarebbe stato sotto ogni profilo corretto misurare in modo non distorto. Preciso che parlo per esperienza diretta e personale: mia madre non si è suicidata, era diventata talmente smemorata che se anche avesse avuto voglia di farlo, se ne sarebbe dimenticata. Fatto sta che viveva in casa, per ovvi motivi, da anni, ma nel suo certificato di morte ho trovato, e ho fatto togliere con una certa perdita di tempo di cui comunque ho conservato traccia, l’indicazione “polmonite contratta in comunità” (Perché non c’erano né la polmonite né la comunità). Non tenere conto delle distorsioni causate nella rilevazione della temperatura dalla progressiva inclusione delle stazioni metereologiche nei contesti urbani è ovviamente un errore analogo. Altrettanto ovviamente constato che secondo le previsioni di domenica scorsa, questa settimana a Pizzoferrato sarebbe dovuto nevicare tre volte, mentre ad oggi pare che forse nevicherà la settimana prossima una volta. Tutti sanno e tutti vedono che sta facendo più caldo, almeno quelli che sono dotati di organi di senso. Io ero bambino, questo tema non era ancora diventato l’alfa e l’omega della politica, e mio padre mi raccontava delle nevicate che c’erano a Montepulciano quando era bambino lui. Neve a Montepulciano non pervenuta da anni, almeno non in dimensioni tali da potersela andare in slittino giù per il corso. Chiaro? Dopodiché, esattamente come sappiamo che esistono dei conflitti di interesse in ambito medico (quelli che facevano fare tanti begli spot pubblicitari sulle virtù dello zucchero semolato), così esistono in ambito climatico (e sono quelli che hanno fatto deturpare le girandole cinesi i nostri paesaggi). Il riscaldamento una bufala non è, molto verosimilmente: altrimenti, a Casalbordino non dovrebbero interrompere l’erogazione dell’acqua alle 18. Certo che ci sono molte concause, e sicuramente l’austerità non ha consentito di tenere le reti inefficienza. Ci sono anche molti approcci, e sicuramente l’austerità non consente di perseguirne alcuni, come il famoso grande piano di piccole opere di cui parlavo nel tramonto dell’euro e che il ministero in qualche modo prova ad attuare. La mia domanda è semplice: se sono in passeggiata, sento un tuono e inizia a piovere, apro un dibattito o mi metto la giacca a vento?
EliminaMetto la giacca a vento ma cerco di capire anche se la strada che sto percorrendo offrirà un riparo.
RispondiEliminaSe si è in compagnia, capita spesso che si scateni la discussione (il dibbattito) se sarà una pioggia passeggera, e si può comunque continuare la passeggiata, o se è meglio cambiare direzione.
Spesso, la bellezza della passeggiata è compromessa dalla lite piuttosto che dal temporale.
Al di là delle domande/risposte semplici sull'annosa questione adattamento vs mitigazione e tutte le contrapposizioni che poi, gratta gratta, non lo sono davvero, il programma delle piccole opere è anche il mio programma. Purtroppo NON è il programma dei due due dicasteri chiave guidati dalla Lega (MEF e MIT), almeno per quel che mi risulta (e senza utilizzare analisi differenziali tipo "se c'erano gli altri sarebbe stato anche peggio").
Scusa sai, però qui un approfondimento minimo mi sembra necessario. Quello che “ti risulta” è una tua opinione o è rinvenibile in atti normativi? Perché tu qui hai diritto alla tua opinione, non essendo più questo un blog di sinistra, ma non apprezzo poi tanto l’asimmetria per cui io mi crepo a fornire le fonti e poi arriva coso e dice la qualunque. Tra l’altro, è un atteggiamento che non ti somiglia. Ti faccio tre esempi di piccole opere su cui il ministro ha messo la faccia nel mio collegio e che in due casi ha già ultimato: galleria di San Silvestro a Francavilla, consolidamento del dissesto idrogeologico sulla SS 81 a Caprafico, raddoppio della SS 652 Fondo valle Sangro. E ce ne sarebbero altri. Poi se vuoi parliamo del PNISSI ecc.
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