Passiamo ad altro, cioè alla stessa cosa: all'irrefrenabile bisogno di molti di esprimersi con sicumera su materia di cui ignorano i rudimenti. Qui abbiamo sempre cercato di coinvolgere, rispettandole, le competenze più diversificate, distinguendo con accuratezza i contesti in cui le si poteva ritenere autorevoli, perché parlavano con cognizione di causa, da quelli in cui stavano semplicemente esercitando il diritto di esprimere una propria opinione. La cloaca nera naturalmente non funziona così. Prendo ad esempio uno scambio di qualche giorno fa, utile per due motivi (o forse tre): perché chiarisce la disfunzionalità di certe dinamiche della cloaca nera; perché mi permette di ricordare a chi è qui che cos'è il Pil e come lo si misura (le unità di misura sono naturalmente connesse al significato della variabile; e (forse) perché getta luce su quella strana forma di disagio che va sotto il nome di ingegneria (qui ingengngneria): quell'atteggiamento (sbagliato) che consiste nel ritenere di poter mettere becco ovunque perché si sono studiate cose [che a noi sembravano, a causa dei nostri mezzi intellettuali e culturali] difficili.
Lo scambio inizia qui, da questo post di Ortigia (che se fosse in malafede farebbe meno danni!):
su cui, come vedete, si inserisce rapido come un leprotto tal fabio sona con parole di dileggio. Il sona si descrive in questo modo:
e direi che se non tutto, in questo autoritratto c'è comunque abbastanza. Interviene un tal Giuseppe a tentare di farlo ragionare (non scegliendo una linea dialetticamente molto valida, a mio avviso), e il sona mette a nudo la sua anima blaterando di "liretta". Mi corre quindi l'obbligo di fargli notare una cosa:
ovvero che l'eurone, di cui il sona naturalmente è un fan (essendo un ingegnere, quindi assente giustificato dalle scienze economiche), è stata una valuta molto instabile e tendenzialmente debole.
Faccio qui una prima parentesi, che sarà anche funzionale al discorso di fine anno al quale sto lavorando. Ci siamo più volte soffermati su quanto sia cretina l'idea delle "svalutazionicompetitive" della liretta. Intanto, come abbiamo più volte evidenziato, non era la "liretta" a svalutare: era il marco a rivalutare, per l'ovvio motivo che la Germania era tendenzialmente in surplus, e questo lo si vede bene constatando che praticamente tutte le valute (quindi: non solo la "liretta") hanno perso terreno rispetto al marco. Abbiamo approfondito questo argomento qui e il grafico è questo:
La lira ha perso più terreno del franco belga, per dire, ma non molto più della sterlina, e comunque tutti, dollaro incluso, hanno perso terreno rispetto al marco. Questo non è un dettaglio, perché ci chiarisce che l'anomalia è il comportamento del marco, non quello della lira, e quindi che l'euro non è stato concepito per impedire all'Italia di svalutare (rispetto al resto del mondo), come vuole la narrazione autorazzista, ma per impedire alla Germania di rivalutare (rispetto ai suoi principali partner commerciali, cioè ai Paesi dell'Eurozona), cioè per inibire un normale meccanismo di mercato, per truccare le carte a favore del "più forte".
Nota bene: quello che nel grafico del cambio EURUSD vedete come una diminuzione tendenziale a partire dal 2008 evidenziata dalla linea gialla (a significare che un euro compra meno dollari), nel grafico successivo lo vedete come il simmetrico aumento della spezzata celeste nello stesso periodo (a significare che, simmetricamente, un dollaro compra più euro/marchi).
Sottolineo anche un dettaglio: gli episodi di svalutazione della lira, le sue crisi valutarie (nel grafico si vede bene, ad esempio, quella del 1992) sono avvenuti in risposta a deficit di bilancia dei pagamenti. La svalutazione dell'eurone, viceversa, ha avuto luogo in un periodo in cui la bilancia dei pagamenti dell'eurozona rispetto al resto del mondo era in pareggio o in surplus (e quindi l'euro sarebbe dovuto restare stabile, o crescere leggermente). Se proprio vogliamo parlare di "svalutazionecompetitiva", quella dell'euro dal 2008 al 2015 lo è senz'altro. Quelle delle valute mondiali rispetto al marco avevano per lo più una logica diversa, quella di un normale aggiustamento del mercato dei cambi.
Ma insomma, il nostro ingegnere sa tutto, o almeno crede. Qualcuno gli fa notare che forse la sua visione delle cose è parziale:
e la risposta è da manuale: le crisi del '72, '76 e '92...
Non mi è chiaro a quali crisi si riferisca il sona. Parla di crisi valutarie? Ma il grafico del cambio lira per dollaro è questo:
e le svalutazioni più rilevanti (viste come aumento del numero di lire necessario per acquistare un dollaro) si sono verificate rispettivamente nel 1981 (sona non ne parla), nel 1993 (corrispondente in effetti alla crisi del 1992) e nel 1976. Nel 1972 invece il cambio si è leggermente rivalutato (quindi che crisi della liretta era?)!
A storia economica siamo messi maluccio, ma il punto non è questo. Il punto è un altro e gli viene fatto notare:
Le catastrofiche crisi di cui lui parla sono episodi impercettibili rispetto a quella in cui siamo grazie all'eurone e al particolare modo di gestione degli squilibri esterni che comporta (svalutazione interna, cioè tagli degli investimenti per tagliare i salari: l'ha detto anche Draghi)!
Ovviamente a questo l'ingegnere non sa che cosa rispondere se non insolenze, ma quando trovi uno così come fai a fartelo sfuggire?
E qui si comincia a capire che quel grafico gli ha fatto male, oppure (le due cose non si escludono a vicenda) che questo ingegnere non ha contezza di strumenti statistici che si studiano nei corsi universitari più elementari (tipo statistica I). Per essere certo che abbia capito (sapendo che non vuole capire) esplicito il mio pensiero:
A questo punto il sona ovviamente scompare (non avendo argomenti)... ma subentra il genio!
Iscritto per l'occasione, dieci follower:
evidentemente un troll, ma animato dallo spirito natalizio mi predispongo a coccolarlo.
Dalle parti dei cretini ci deve essere qualcuno che va dicendo che io trucco le carte perché riporto i dati del Pil in valuta nazionale, ma che se invece li riportassi in dollari si vedrebbe che all'epoca della liretta eravamo tutti più poveri.
Ora: il Pil è, come sapete, la somma dei redditi percepiti dagli operatori residenti, che coincide con la somma della spesa effettuata per acquistare la produzione realizzata nel Paese, che coincide con la somma dei valori aggiunti prodotti dai diversi settori economici (di questo triplice e coincidente significato del Pil abbiamo parlato diffusamente qui). Il motivo per cui il Pil, inteso come misura di reddito, si calcola in valuta nazionale, è semplice: generalmente i residenti spendono in patria quello che guadagnano! Non so se lo abbia detto Peron, e non mi interessa: Peron potrebbe anche aver detto "Piove!" in una giornata piovosa, e non sarebbe passato alla storia per questo! Un'ovvietà è un'ovvietà per tutti, tranne che per un ignorante...
Ma allora perché alcune fonti riportano anche il Pil in dollari? Semplice! Perché nei confronti internazionali può avere un senso esprimere la capacità di spesa (o, se volete vederlo dall'altro lato, il volume di produzione di un Paese) in una comune unità di misura. Ma anche questi confronti internazionali vanno fatti cum grano salis, ed è per questo che, piuttosto che il cambio corrente, nel farli si adotta il cambio a parità dei poteri di acquisto (la cui logica è stata spiegata qui; il database più autorevole in questo senso è la Penn World Table).
Ma attenzione!
Vorrei evidenziarvi due aspetti particolarmente grotteschi della dottrina che si insegna nella terra dei cretini. Il loro obiettivo è molto semplice: negazionare che l'impossibilità di reagire a un deficit persistente di bilancia dei pagamenti con l'aggiustamento del cambio abbia comportato un aggiustamento al ribasso dei salari (cioè del Pil, perché in quanto somma dei redditi, quest'ultimo prevede i salari fra le sue componenti). A questo scopo la menano col grafico in dollari perché pensano che "siccome la liretta svalutava" nel grafico in dollari si vedrebbero episodi arresto catastrofico della crescita prima dell'entrata nell'eurone.
Ci siete? Tutto chiaro?
Ora: è assolutamente ovvio che invece le cose staranno in un modo totalmente diverso, e questo per due motivi (di cui uno dovrebbe esservi chiaro osservando il primo grafico).
Intanto, quando si parla di crescita senza ulteriori qualificazioni, si parla ovviamente di crescita "in termini reali", cioè depurata dall'inflazione, cioè a prezzi e tassi di cambio costanti (cioè fissi ai valori assunti in un anno di riferimento). Quindi è ovvio che:
e infatti (siccome sono caritatevole) il grafico è assolutamente indistinguibile, a occhio esperto, da quello espresso in euro:
Il motivo, ve lo ribadisco, è ovvio: se vogliamo valutare il Pil in termini reali, cioè il volume (non il valore) della produzione, cioè il potere di acquisto (non l'importo nominale) dei nostri redditi, allora dobbiamo far riferimento a un anno, e quindi il grafico in termini reali espresso in dollari è uguale a quello espresso in euro moltiplicato per una costante (il valore del tasso di cambio nel 1985), che essendo positiva e vicina a uno non altera minimamente il tracciato! E infatti:
(i dati vengono dal World Development Indicators dove c'è tantissima roba interessante).
"Ma allora", diranno i drindrini, "stai truccando le carte! Devi far vedere il Pil in termini nominali, così si vedrà che ai tempi della liretta andava peggio, perché a prezzi e cambi correnti, anziché costanti, il tracciato del grafico incorporerà la drammatica perdita di ricchezza causata dalle svalutazzzionicompetitive!"
Sicuri? Avete idea di che cosa ha fatto l'eurone?
Comunque, contenti voi: vi faccio vedere anche i grafici nominali, cioè a euro e a dollari costanti, ma vi avverto: oltre a non aver senso (ma questo abbiamo capito che non lo capite), non vi piaceranno!
E qui, cari drindrini, vi siete fatti male da soli. Volevate dimostrarci che con l'eurone avremmo mantenuto la nostra ricchezza in dollari, e invece... dal 2008 al 2023 il Pil espresso in dollari correnti cala di circa il 5% (mentre quello in euro correnti nonostante la crisi un po' aumenta, grazie all'inflazione), il che significa che l'eurone non tutela il nostro potere d'acquisto sui mercati statunitensi (che non so perché vi interessi, ma... contenti voi!). Del resto, se dal 2008 al 2015 abbiamo svalutato di quasi il 30%, come volete che il nostro Pil in dollari aumenti! Abbiamo, sì, perché ora la nostra valuta è l'euro, e se si svaluta... svalutiamo anche noi!
Insomma: avete voluto il grafico in dollari?
Ecco il grafico in dollari.
Che c'è scritto?
Che non avete capito niente!
Siamo stupiti?
No.
Perché?
Perché se dopo che una fonte di stampa notoriamente non amica della Lega vi spiega che non è così:
se dopo che ufficiali di polizia ve lo dichiarano nel talk show più visto del Paese (da -3:30), se dopo che le meta-analisi scientifiche ve lo ribadiscono:
mi state ancora in coda all'altro post con la balla del test salivare che dopo settimane vi fa togliere la patente se fumate una canna, io mi arrendo... e preparo il grafico del Pil italiano in corone svedesi!
Che c'entra?
Niente!
Ma ricordate che cosa dice Cipolla dello stupido? Che è imprevedibile. Quindi, per gestirlo, tanto vale andare a casaccio.
Con immutatissima stima...
Random, con esempi ad mentula canis (così lo capiscono anche i diversamente ingegnegneri)
RispondiEliminaCi sarebbe da ridere della loro ostinazione nell’ignorare lo scopo dell’adozione della moneta unica se non fosse per le conseguenze.
RispondiEliminaConseguenze che continuano imperterriti ad addebitare ad altro nonostante le evidenze e le conferme che arrivano.
Ovviamente perdo tempo con roba simile perché, come penso voi immaginiate, purtroppo l’euro tornerà di moda (diciamo così), anche se, per fortuna, non toccherà a noi continuare a ripetere l’ovvio. L’importante però è che ce lo ricordiamo!
EliminaRipartire con le basi (posso capire molto faticosamente) come suggerisce Claudio credo sia indispensabile per i nuovi arrivati, che inevitabilmente trascineranno anche nuovi sona (o sola, cambia poco).
EliminaUn'utile "perdita di tempo".
Primo umile commento dopo anni di silenziosa presenza.
RispondiEliminaPiu' che un commento un gemito di insopportabile sofferenza.
Sofferenza nel vedere elementi appartenenti alla categoria degli ingegneri (categoria che conosco molto bene) venir presi a sberle tremende pur impartite "in punta di fioretto" e intento penso educativo, ovviamente a ragion veduta e a fronte dell'arroganza della loro ignoranza quando si espongono su argomenti di loro scarsissima o nulla conoscenza. E questo sona parrebbe avere anche il mio first name. Mi sono spesso trincerato dietro al pensiero che non sia la laurea ma solamente il piddino "inside". Quello che Socrate non sa chi sia stato per cui sa di sapere e il titolo conseguito a maggior ragione (sua) glielo certifica per qualsiasi argomento (secondo lui). L'ingegnere normale, ossia non piddino, solitamente studia (magari male) applica (magari di conseguenza peggio) il risultato lo prende a ceffoni e come metodo torna a studiare (magari un po' meglio) prova di nuovo ad applicare (quindi di conseguenza meno peggio) il risultato lo schiaffeggia un po' di meno e via per iterazioni successive fino ad un risultato progressivamente decente.
E il metodo studio-osservazione reiterato lo applica anche ad altri campi che possono andare dal passatempo della pasticceria a venticinque anni sui mercati finanziari. Studiando, osservando il pandoro che non lievita o la perdita finanziaria ingente, prendendo di nuovo i manuali magari cambiandoli anche e allora la colomba si gonfia un po' di piu' e la perdita finanziaria si riduce e continuando a studiare fino a quando il panettone si puo' presentare senza vergognarsi e l'estratto conto non lacrima piu'. Ecco forse il sona non certo il panettone ma un giro sulla giostra dei mercati almeno cosa sia un tasso di cambio e come funzioni potrebbe insegnarglielo. Oltre ad allontanarsi velocemente dai giannini quando intravede nella rete prima un Borghi e conseguentemente un Bagnai. E il tasso di cambio gli farebbe magari capire qualcosa dell'euro anche grazie a testi che ne descrivono il Tramonto. Ah no nel suo caso non funziona. Il Bagnai l'ha incrociato e quest'ultimo l'ha menato. Avra' imparato? Non credo, perche' non e' un ingegnere ma un piddino laureato.
La saluta come si sara' intuito un ingegnere che da lei e Borghi ha imparato tanto e tanto e tanto ma che e' ancora poco e poco e poco. Sia di economia che di politica. Con sincera stima ma non immutata, crescente esponenzialmente.
Azzardo un'ipotesi: lo vogliono in dollari perché in quanto internescionals a loro la liretta fa ridere ("perché quella volta quando andavo in vacanza all'estero volevano solo dollars!"), mentre il dollaro lo ritengono valuta di riferimento dell'intero globo terracqueo e quindi superiore a tutto (qualcuno mi ha persino detto che è garantito dall'oro...).
RispondiEliminaGli interventi di Gianni-Gianni e Pinotto-Sona mi hanno ricordato un compagno di classe delle superiori il cui tratto distintivo era, quando veniva interrogato e non sapeva rispondere ( perché non aveva studiato ) quello di cominciare a sparare risposte a casaccio, una dopo l'altra. Una sorta di lotteria istantanea nella quale pescaa regolarmente il biglietto " Non hai vinto. Ritenta ! " Col solo risultato di dimostrare a tutti ( e soprattutto alla prof ) non solo che non aveva studiato, ma che non aveva la minima contezza di quello che stava dicendo.
RispondiEliminapagina tecnica molto utile, da studiare approfonditamente con attenzione..da ingegnere (chiedo venia :) mi interessa capire se la svalutazione competitiva dell'euro ha prodotto qualche risultato tangibile all'economia reale dell'eurozona, in termini "strutturali" nel breve/medio termine soprattutto, e non solo contingenti o temporanei, come ci si aspetta solitamente. E' interessante per la diversa ratio alla base di quella particolare svalutazione (cioè in assenza di deficit della bilancia dei pagametnti), come evidenziato puntualmente nel thread. La mia sensazione è che l'effetto leva della svalutazione abbia fatto in qualche modo da "moltiplicatore" degli indici di produttività, come sembra succedere in giappone ed in cina, che utilizzano periodicamente il deprezzamento della moneta per rilanciare il mercato interno ed estero
RispondiEliminaDi produttività parliamo domani. Intanto, grazie per l’osservazione e se ci sono dubbi su qualche grafico, faccelo sapere.
Eliminachissà che la crisi di produttività della Ue non sia direttamente legata all'euro troppo forte nei confronti del renminbi (quindi altro errore strategico della germania?)
EliminaDa ingegnnnere mi è capitato che i dati empirici mi sbugiardassero anche in materie che conosco piuttosto bene. Questo mi ha insegnato ad essere molto prudente su quelle che invece conosco poco...
RispondiEliminaCredo che basti leggere e ringraziare
RispondiEliminaRingraziare anche per aver riportato quanto pubblicato, riguardo alle salive varie, da SkyPD24 il quale lo ha fatto ma en passant, senza commenti ne tantomeno sottolineature per evitare di dare forza alle scelte del nemico
Grazie professor Bagnai per la sua opera di divulgazione.
RispondiEliminaNon capisco un solo punto. Perché per passare nel grafico al Pil reale in dollari con riferimento al 1985 si corregge solo per la variazione del cambio e non anche dell’inflazione? Lei ha scritto:
“quando si parla di crescita senza ulteriori qualificazioni, si parla ovviamente di crescita "in termini reali", cioè depurata dall'inflazione, cioè a prezzi e tassi di cambio costanti (cioè fissi ai valori assunti in un anno di riferimento).”
Voglio solo capire meglio, grazie.
Semplicemente, la valutazione del PIL a prezzi costanti (utile per valutare la variazione dell’effettivo potere d’acquisto dei percettori di reddito o, da un altro punto di vista, quella dell’effettivo volume della produzione), viene fatta tenendo tutti i prezzi costanti e fissi al valore di un anno di riferimento, e anche il tasso di cambio è un prezzo. Una stima del Pil a prezzi costanti MA tasso di cambio corrente non l’ha mai proposta nessuno perché non sarebbe di grande aiuto. Spero di essere stato utile.
EliminaChiaro, grazie.
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