venerdì 6 giugno 2025

Ci vuole più freddezza

Com’era inevitabile, in queste ore i nodi stanno venendo al pettine, in una misura onestamente inattesa anche per chi vi scrive. Che però ci fosse qualcosa di sostanzialmente fallace nell’argomento secondo cui Trump o Elon fossero “uno di noi” qui, visto che nessuno ci legge, ci siamo sempre permessi di dirlo. Si tratta di un problema metodologico generale. Il mondo è troppo complicato per darci la garanzia che il nemico del nostro nemico (in quale battaglia?) sia matematicamente nostro amico, o amico dei nostri amici (cioè di altri nemici dei nostri nemici). Come corollario, quindi, non c’è nulla di così strano nel fatto che due nemici dei nostri nemici scoprano di non essere amici!

Questo dobbiamo sempre tenerlo a mente. Le grida di vittoria per battaglie vinte da altri, in altri paesi, su altri presupposti, in altri contesti, possono avere il significato tattico di rinforzare il morale della truppa, di rinsaldare il consenso. È successo anche a me, anch’io mi sono abbandonato a questa tentazione. Ricordo il mio intervento, che forse pochi di voi ricorderanno, al palazzo delle stelline a Milano nel 2016 quando ironicamente esordii con: “Dio è con noi, e adesso è con noi anche Trump!” Parlo ovviamente dello stesso Trump che poi, in un momento difficile di questo paese, fece il noto endorsement a Giuseppi. Cose che all’epoca era praticamente impossibile immaginare, anche per chi aveva scritto da poco il post in cui prevedeva che Pd e 5 Stelle si sarebbero saldati (ma onestamente la benedizione degli Stati Uniti a questo improbabile coniugio non me l’ero immaginata, non essendo per me chiaro allora, come non lo è ora, l’atteggiamento degli Stati uniti nei confronti del Problema, che è e resta l’euro, il che mi suggeriva di non addentrarmi in pronostici per i quali mi mancava un elemento essenziale).

Naturalmente questo non vuol dire che l’emersione di fatti o persone disruptive non debba essere salutata come un elemento positivo. Certamente lo è! Non vuole nemmeno dire che quanto terrorizza, destabilizza, o anche semplicemente infastidisce il Santo sinedrio piddino non sia di per sé un dato tattico positivo. Visto che non ci piace dove siamo, qualsiasi cosa smuova le acque è ovviamente benvenuta, perché in qualche modo ci aiuta a spostarci. Questa però è tattica, cioè la risposta alla domanda: come mi sposto, o come creo i presupposti per spostarmi? La strategia è una cosa diversa, risponde a un’altra domanda: dove voglio andare? Provando a definire in sintesi questo obiettivo, potremmo dire che vogliamo andare verso un mondo in cui la distorsione del mercato e l’ingerenza estera (entrambe a nostro danno) non siano l’essenza stessa delle istituzioni che ci governano, concorrendo ad aumentare la disuguaglianza e la tensione sociale. Un mondo cioè in cui la classe media e i ceti produttivi possano riappropriarsi di un minimo di voice e migliorare la loro posizione in termini reddituali dopo anni di arretramento relativo.

Vorremmo anche arrivarci vivi.

La questione che si pone quindi è su quali sponde dobbiamo giocare per mandare la palla in quella buca lì. Questo non presuppone necessariamente che i nostri compagni di strada la pensino come noi o abbiano i nostri obiettivi. Presuppone però un’altra cosa: che non ci dimentichiamo mai che il nostro interesse riguarda noi, non gli altri, che non possiamo chiedere ad altri di combattere la nostra battaglia, che se noi non siamo dalla nostra parte, nessun altro ci sarà, e che qualsiasi “vittoria” che non sia agita da noi non ci dà alcuna garanzia di avvicinarci in modo significativo ai nostri obiettivi. Presuppone cioè un minimo di freddezza, quella che consiste nell’essere consapevoli che non esisterà un evento palingenetico, una “vittoria risolutiva“, che nulla ci solleverà dal duro compito della militanza e del conflitto (che è poi il motivo per il quale continuo a tenere vivo questo blog).

Per questo motivo sconsiglierei di parteggiare per l’uno o l’altro dei contendenti. Sì, è abbastanza evidente che Musk ha una visione, come dire, un po’ rudimentale del debito pubblico. Tuttavia, non credo che il problema principale sia esattamente lì, se anche lo fosse non credo che si possa risolvere con un momento didattico (in questo senso quello che è successo con Salvini rappresenta probabilmente un’eccezione nella storia mondiale), non credo che il suo ex amico con cui ora sta baruffando sia un raffinato analista della teoria post-Keynesiana della sostenibilità del debito, e, per spostarci su un altro piano, sono un pochino scettico sul fatto che si possa prescindere dalla tecnologia di cui Musk dispone (e non parlo di auto). Quanto all’altro contendente, è indubbio che abbia scelto come vice un eloquente cantore dell’epopea della classe media, è (o sembra) evidente che nel conflitto fra Wall Street e Main street abbia scelto di schierarsi dalla parte di quest’ultima, tuttavia, se avessi un euro da scommettere, preferirei scommetterlo sui Lupi di Pizzoferrato in finale di Champions League, piuttosto che sull’idea che un miliardario statunitense passi le sue notti leggendo le analisi del capitalismo produttivista di Froud et al. (l’ultima volta ne abbiamo parlato qui, e nel frattempo pare che la Bce si sia accorta anch’essa del problema), ragionando su come sganciarsi dal coupon pool capitalism magari ristabilendo un minimo sindacale di financial repression. Non credo, e non glielo auguro, considerando che gli hanno sparato per molto meno!

Come dicevo qualche sera fa a una tavolata di manager, il fatto che la sinistra non difenda più i lavoratori per noi è un disastro, perché costringe noi a farlo, raddoppiando il nostro lavoro! Era ovviamente una battuta e così è stata intesa (volendo essere seri, dovremmo invece fare un discorso su perché la sinistra abbia rinunciato, bollandolo come interclassismo, al tentativo di tracciare una demarcazione tra interessi di classe rispondente alla realtà odierna, non a quella di due secoli fa), ma ci avvicina a un punto con cui vorrei concludere il mio sermone.

Il problema insito nell’aspettarsi che siano altri a combattere le nostre battaglie non è solo nell’indurci a una postura passiva, nel suggerirci di stare sdraiati sotto al palmizio della storia aspettando che cada la banana (o la noce di cocco?) del risultato da noi auspicato. Il problema è più sottile, e consiste nel rischio di illudersi, in un vuoto ideologico generale, che gli obiettivi del nostro alleato pro tempore, la sua ideologia, debbano necessariamente essere i nostri. Non è così e il rischio di abbagli è presente e concreto. Tanto per fare un esempio, la cosa che più mi preoccupa dell’intera vicenda dei dazi è la controproposta di “dazi zero“, che oltre a essere abbastanza insensata di suo, smentisce tutto quello che qui abbiamo sempre detto (prevalentemente da sinistra) e la Lega ha sempre detto (verosimilmente da destra) sui limiti del liberoscambismo (pensate alla battaglia contro TTIP e CETA, ad esempio).

Mi sembra un problema per noi lievemente più grave, non fosse altro perché ci riguarda direttamente, rispetto al fatto che il noto miliardario abbia idee troppo convenzionali sul debito pubblico.

Ma questo ve lo scrivo qui, dove nessuno lo legge, con la solita clausola: speriamo di avere torto!



27 commenti:

  1. la situazione attuale è simile ad una partita di biliardo...si può fare squadra ma la partecipazione al gioco è sempre individuale. Ci sono palle buone e meno buone, birilli facili e meno facili, colpi semplici e sponde la cui risposta è facilmente intuibile; le variabili da gestire sono tre: la forza del colpo, lo spin e l'angolo. Dei tre il più utile è l'ultimo perchè i suoi effetti sono più efficaci: basta una frazione di grado angolare per cambiare l'esito di tutta la partita. L'importante è decidere di giocare per poter incidere sul risultato finale, frazione di grado dopo frazione di grado

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  2. «— È difficile stabilire chi sta peggio. È ancora più difficile che gareggiare in successi. A ciascuno le proprie disgrazie dànno più fastidio. Io, ad esempio, potrei giungere alla conclusione di aver avuto una vita straordinariamente infelice.
    Ma come faccio a saperlo? Forse lei ne ha passate di peggio.
    Come posso dirlo dal di fuori?
    — Non lo dica se no sbaglierebbe —. Šulubin girò il capo e guardò da vicino Oleg con gli occhi rotondi troppo espressivi, iniettati di sangue. — La vita più dura non l’hanno quelli che affondano in mare, scavano nella terra o cercano l’acqua nei deserti. La vita più dura l’ha chi ogni giorno, uscendo di casa, batte la testa contro l’architrave della porta che è troppo basso...»

    - Aleksandr Solženicyn in « Reparto C » - Edizioni Einaudi - Gli Struzzi 52 - pagina 472.

    Illudersi che altri vengano a casa nostra, ad alzare la nostra architrave per evitare che ci sbattiamo la testa è pericoloso. Dobbiamo farlo da noi, della serie: “aiutati che il ciel t’aiuta”. Questo sforzo “morale” è alla base di ogni stato che vuole chiamarsi “sociale”.

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  3. Ho commentato la vicenda, prima che esplodesse su X così:

    "Anche il ricco più intelligente è prima ricco e poi intelligente"

    E così dopo che è esplosa:

    "Boxe o wrestling?"

    Più seriamente, aggiungerei che anche ciò che è prevedibile può essere sorprendente. Prevedibile che due ego smisurati arrivassero a conflitti, sorprendente che si scontrino in pacchiana sceneggiata (wrestling) invece che in uno scontro più ragionato e letale (boxe).
    Forse è un nostro errore da abitanti del vecchio mondo trovare patetico e ridicolo il wrestling, culturalmente incomprensibile, ma dall'altra parte dell'oceano ha un certo seguito e solleva entusiasmi.
    Se è vero che nessuno dei contendenti merita il nostro tifo incondizionato, tuttavia è uno scontro che potrebbe avere qualche conseguenza anche sulle nostre speranze se finirà per avere effetti sugli assetti, questo credo sia innegabile. Non mi piace affatto il wrestling, ma spero che sia wrestling. A noi non resta che tirare avanti.

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  4. il liberoscambismo del mercato funziona come quello delle coppie sposate: bisogna essere consenzienti, complici, consapevoli e intelligenti. Vanno anche fissate delle regole. (ok, chiedo ancora scusa...)

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  5. Potremmo fare un parallelo con Putin:

    [quote]Millions of people in the West realise that they are being led to a spiritual disaster. Frankly, the elite appear to have gone crazy, and it looks like there is no cure for that. But like I said, these are their problems, while we must protect our children, which we will do. We will protect our children from degradation and degeneration.[/quote]
    (da qui: http://www.en.kremlin.ru/events/president/transcripts/messages/70565 Presidential Address to Federal Assembly 2023)

    In altre parole dice esplicitamente che sa che molti occidentali non sono d'accordo con le loro elite, ma non è suo compito aiutarli; suo compito è aiutare i russi.

    Faccio questa osservazione perchè molti sperano che l'aiuto arrivi o da Trump o da Putin. Forse Putin potrebbe aiutarci di riflesso, sconfiggendo l'Ucraina?

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    1. Giustamente Putin si preoccupa solo della sopravvivenza del popolo russo , che ne ha parecchio bisogno , datosi che arretra costantemente , sia "in spazio" che "in numero" da giusto un secolo ).
      Ma anche noi €uropoidi abbiamo lo stesso problema da "giusto un secolo " e se Putin riuscisse a curare "la malattia" a "casa sua ", potrebbe essere anche per noi un inizio (o almeno una "traccia" ) per curare la " stessa malattia" anche a " casa nostra".

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  6. Sinn fein https://it.wikipedia.org/wiki/Sinn_F%C3%A9in

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  7. Come sempre il punto è centrato:
    1) gli americani hanno vinto la guerra e noi l'abbiamo persa, hanno invaso il paese e ovviamente si comportano da vincitori. Qualcuno che sperava di diventarne il referente, si è dimenticato il significato delle due parole vittoria e sconfitta. A tale fine si è creato il concetto di liberatori da parte dei senza spina dorsale moderati, liberali e liberist

    2) Gli americani hanno creato la UE per badare ai loro interessi, inizialmente con il piano Marshall e quindi da vincitori. È ovvio che se gli interessi UE e USA non coincidono, non coincidono nemmeno con gli interessi italiani. Ecco l'attualità del pensiero suo Prof. e di Claudio mettere in piedi trattative One to One per salvare il più possibile le terga...;
    3) sperare che qualcuno ti cavi dai guai ignorando il detto aiutati che Dio ti aiuta vuole dire cacciarsi in ulteriori guai;
    4) La cosa divertente della lite Tramp Musk è lo scontro fra due liberisti all'ottavo gradi, che poi Elon Musk sia l'imprenditore che si è fatto da solo come fosse la Geox per esempio lo vedo strano se non altro perché si occupa di satelliti e per metterli in orbita qualche permesso bisogna averlo...

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  8. https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/30607-alastair-crooke-a-pechino-in-una-tranquilla-prima-mattina-la-corona-del-dollaro-e-scivolata-via.html : siamo sulla zattera di Papillon in un oceano in tempesta.

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  9. Sull'Elonio, già a novembre erano emerse le sue rudimentali conoscenze, ricordavo male anche un post su X, cioè Elonio che dava del ritardato a un docente universitario, ma leggendo bene quello che scrive l'altro a Elonio, viene il dubbio che in realtà sia una ritardomachia. Lo scambio mi ricorda un passo del Tramonto dell'euro in cui il commesso conta i soldi in tasca a Giannino e all'alter ego di Bagnai per aggiornare i prezzi sul momento.
    Sono casi non sufficienti per fare il "sevedivisto" della situazione (che poi è inteso in accezione negativa), però qualcosa di anomalo lo si avvertiva. E appunto l'attività del D.O.G.E. con tutto quel suo modo d'essere flamboyant, Elonio qualcosa di buono l'ha fatto, tra i tanti l'aver messo il lavandino ammanettato al piede dello USAid.
    Io però ho anche visto tanti suoi "seguaci" pendere dalle labbra di Elonio, con i quali non c'è davvero discussione come un piddino qualunque, che quando lo contraddici ti blocca a differenza del piddino di riferimento che riesce a raggiungere il carico di snervamento. In questo il Dibattito mi sembra molto più avanti.
    Non so se anche nel 1800, per citare un'altra epoca, ciascuno aveva la sua "personal army", ma a me continua a sembrare una battaglia di truppe speciali.

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  10. Intanto la trimurti di WS ha recapitato a Trump il seguente pizzino: se vuoi che compriamo il tuo debito senza limiti, devi metterci in grado di comprarlo senza i vincoli creati dopo la crisi del 2008 (così possono creare bolle a piacimento) e Trump, che di quei soldi ha bisogno, potrebbe anche concederlo, magari compensando con delle misure che tassino gli utili di borsa in uscita dagli USA. In più la contiuazione della guerra in Ucraina serve a portare qualche soldino in più alla stessa trimurti, via capitalismo bellico made in EU, e Trump, visto che ha bisogno di loro per emettere titoli a sostegno delle sue politiche di spesa, a quanto pare lascia fare e ormai non spinge più per la pace. Se le cose stanno in questi termini, la cosa da cui dobbiamo secondo me, come Italia, stare lontani mille miglie è dal bellicismo di Francia, Germania e UK, perché finisce che i Russi si incazzano davvero e risolvono la questione a modo loro (del tipo che intanto gira già la notizia che l'attacco ai bombardieri in Siberia non sarebbe stato possibile senza l'intelligence britannica). Io sono preoccupato dal fatto che una eventuale guerra in Europa occidentale converrebbe comunque alla trimurti di WS e se Trump deve tenerseli amici, potrebbe anche lasciare che la Russia faccia qualche puntatina in UE, con gli USA che si limitano a fornire armi e supporto ma senza intervenire direttamente. L'Italia, strategicamente è fondamentale per gli USA, vedi sesta flotta, e proprio per questo saremmo in condizioni di star fuori da questa eventuale folle escalation pilotata da Fink & Co. con la complicità dei soliti wall street boys Merz, Starmer, Macron e Vonderlayen.

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    1. ***dobbiamo secondo me, come Italia, stare lontani mille miglie è dal bellicismo ***
      Lo diceva anche Giolitti ma non funzionò ( e LUI era Giolitti ! ) e per due semplici motivi:
      1) La guerra è la più grossa "emergenza" con cui mafie e farabutti possono arricchire a spese ( e sangue) delle persone oneste
      2) L' Italia è una creazione della massoneria e la massoneria è di "obbedienza inglese"; quindi se nella City viene deciso "guerra ! "guerra sarà anche per noi, qualunque cosa ne pensino ( ...in famiglia) i "nostri" decisori.

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    2. Gli USA, quanto meno sotto Trump, contano più delle osservanze del Regno Unito, per questo dico dobbiamo usare l'interesse americano a che noi ne restiamo fuori per riuscire, appunto, a restarne fuori.

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  11. Musk così facendo sta commettendo un grande errore... Fare perdere consensi e unità a Trump... Perché attaccare un alleato/amico? È successo qualcosa che noi non sappiamo o è semplicemente un modo show all americana per dire " fai come dico io"... Oppure le macumbe dei nemici di Trump hanno colpito haha
    Però si il discorso regge, alleati con un'idea simile alla nostra servono, ma aspettare a fare la rivoluzione solo quando tutti il mondo è "sovranista" è utopia, serve un equilibrio... Ricordo anche che l Ungheria è stata sempre ostica all EU e combatte da sempre quasi da sola... Quindi... Però ovviamente servono anche le carte giuste e si torna al discorso che ci vuole equilibrio tra estero e movimenti interni..

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    1. Non ho assolutamente idea di come pensino gli americani, non ho assolutamente idea di come pensino i miliardari, non ho assolutamente idea di come pensino i miliardari americani. Questo fa parte della mia cautela generale, più volte espressa, verso il considerarli "uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuno di noooooooooooooooooi!", che se pure è una prospettiva che sommuove le folle, è anche soggetta a backfire...

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  12. Post completamente condivisibile. E con tale premessa, rimane una certa goduria vedere Trump alla Casa Bianca trattare i tedeschi (che in Europa si considerano i - e si comportano da - dominus) come cagnolini al guinzaglio, vedi le battutine che ha fatto in diretta mondiale sul riarmo della Germania. Secondo me, i tedeschi staranno ribollendo dentro. :-)

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  13. Sulla traiettoria del debito USA mi permetto una digressione: suggerire due autori che ne avevano parlato già due decenni fa: Chalmers Johnson (trilogia dell'impero) e Seymour Melman (ruolo del Pentagono nella distruzione dell'economia industriale: Pentagon capitalism). Si collegano col discorso del prof. Bagnai sull'irritazione USA per il surplus (euro)germanico...e contromisure conseguenti.

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  14. Non afferro i dubbi sulla proposta "dazi zero": mi pare naturale che l'UE dica l'opposto di Trump, almeno nella "narrazione"

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    1. Intanto la UE non dice "dazi zero" ma il contrario, cioè "contro dazi" (i dazi dell'esportatore netto, fa già ridere così...), la proposta di "dazi zero" è stata fatta da Musk al nostro congresso e accolta con molto entusiasmo, direi anche troppo (lo capisco in senso tattico, o meglio: lo capivo, ma bisogna non dimenticare l'obiettivo strategico), e poi non vedo il nesso logico fra quello che pensano gli altri e quello che posso pensare io! Caso mai, sarebbe proprio perché e in quanto la UE volesse i "dazi zero" (ma non mi pare si sia mai espressa così) che qui dovremmo avere dei dubbi, ma il fatto è che i dubbi sulle virtù del (libero)scambismo sfrenato personalmente li nutro per formazione, perché so che ci sono più cose fra il cielo e la Terra di quante ne preveda la teoria ricardiana dei vantaggi comparati, e la Lega li nutre per progetto politico, perché è un partito autonomista e legato ai territori, la cui identità generalmente non esce bene da uno tsunami di paccottiglia altrui a basso costo.

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  15. "Sì, è abbastanza evidente che Musk ha una visione, come dire, un po’ rudimentale del debito pubblico." Infatti si è dimostrato un grillino qualunque, con l'aggravante che le sue aziende beneficiano non poco da sostegni pubblici, le auto elettriche con le sovvenzioni "green" e l'azienda spaziale dai programmi di esplorazione spaziale pubblici.

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    1. Impressionante quanto sia convenzionale la visione economica del genio visionario, vero? Perfettamente coincidente con i suoi desideri di attore economico: stato minimo, bassa inflazione, spesa pubblica produttiva (cioè in quello che piace a lui). Quelli stupefacenti, si fa per dire, sono i grillini di tutto il mondo che, credendosi anticapitalisti amici del bobolo, si infatuano delle stesse istanze.

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    2. Sinceramente la categorizzazione di Musk come "grillino" non l'ho capita. Innanzitutto qui, dove il fenomeno lo abbiamo analizzato scientificamente, dovremmo parlare di "ortotteri", come abbiamo sempre fatto. Dopo di che, leggendo i testi giusti, ci renderemmo conto che Musk non è né può essere un ortottero perché gli manca un dato filogenetico determinante, che non sono le elitre, ma è l'invidia sociale. Trump è uno spaghetti-liberista, un gianninizzero, ma non un ortottero. Il fatto è che, come nota Enrico, non sarei sicuro che questa sua visione non estremamente raffinata dei processi economici sia necessariamente segno di subalternità al pensiero convenzionale, e non sia, invece, una lucida difesa dei suoi interessi di classe.

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  16. Da quello che ho potuto constatare lo scontro è anche Musk con Scott Bessent, che parrebbe sia stato addirittura aggredito fisicamente dal miliardario. Su Bessent sono un po' più ottimista che su Trump, visto la sua nota simpatia per Shinzo Abe. Anche il testo di questo suo tweet mi fa sperare che possa portare avanti una politica meno demenziale dei neoliberisti. "Possiamo sia far crescere l'economia che controllare il debito. L'importante è che l'economia cresca più velocemente del debito.

    Se cambiamo la traiettoria di crescita del Paese e dell'economia, allora stabilizzeremo le nostre finanze e usciremo da questa situazione grazie alla crescita." Ma sono solo speranze di un semiananalfabeta in economia, potrei tranquillamente sbagliarmi

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  17. È impossibile capire cosa succede davvero in quel misto di Kafes e Harem che da molti anni è la Casa Bianca. La puerile concezione di Elon è comunque servita per dare sprinto a DOGE, e DOGE è servito per affermare la dottrina della Unitary Executive Theory (una teoria di diritto costituzionale americano secondo la quale il Presidente degli Stati Uniti ha l'autorità esclusiva sul ramo esecutivo).

    Ora il campo di battaglia si sposta - anche ma non solo - sul campo della politica estera. I recenti attacchi "ucraini" (recte: attacchi NATO/UK con interposti esecutori banderisti) alle basi strategiche russe e la non reazione di Trump dimostrano che lo scontro è al calor bianco. Da osservare, a mio modesto avviso, quale cartina di tornasole le sorti di Linsdey Graham, capobanda dei falchi bellicisti senza se e senza ma, noto "MAINO" (Maga In Name Only) le cui finanze personali appaiono molto migliorate dopo i suoi recenti exploit internazionali.

    Con tutta questa ciccia sul fuoco ritengo che l'ultima cosa che possa turbare il sonno di Trump siano gli effetti destabilizzanti dell'euro. Ma Trump viene dall'immobiliare, ossia dall'economia reale che più reale non si può. Egli comprende perfettamente che "trade matters" ed ha nel mirino due manipolatori valutari/dumper: Cina e Germania. Quindi nel medio periodo The D. resta nostro involontario e inconsapevole amico. Se è quando egli - e chi in quel momento lo consiglierà - perderà veramente la pazienza con i fuuuurbissimen kamerten non vedo grandi problemi a scatenare la speculazione contro uno dei punti deboli del castello incantato di cartapesta chiamato euro (non mi riferisco all'Italia; quanto ad esempio durerebbe oggi la Spagna con il suo colossale saldo negativo Target-2, la sua posizione finanziaria netta estera, i suoi governi da sceneggiata napoletana, la sua industria ridotta a un centro low cost...?). Sarebbe un Big! Big!! Big!!! Short da far impallidire quello del 2009!

    Ritengo insomma che MAGA non voglia dire MIGA, ma che senza MAGA sia difficile ipotizzare MIGA. Tuttavia come tu qui spieghi - con parole tanto chiare quanto sacrosante ed incomprensibili a troppi - trattasi semmai di condizione necessaria e assolutamente NON sufficiente.

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  18. Riflettevo sull'aspetto del vuoto ideologico: la sudditanza che sperimentiamo nei confronti degli Stati Uniti non è solo di ordine pratico e storico, ma appunto anche ideologico, e da questo nasce forse quella speranza più o meno manifesta che personaggi come Trump e Musk possano rappresentare dei modelli convincenti (o funzionali) anche per noi, ed è un'idea che non tiene conto del fatto che operano da e per un sistema che perpetua questa sudditanza.
    Alla luce di questo, il fatto che le cose per noi dovranno andare molto peggio prima di andare meglio diventa ancora più inquietante, perché rende ancora più chiaro quanto poca consapevolezza ci sia, e quindi quanto lavoro ci sia da fare prima di poter ragionare su una possibile e realistica alternativa...

    Su Musk forse mi discosto un po' dalle valutazioni fatte, forse perché influenzata dalla lettura della sua biografia (lettura comunque consigliata): la figura che ne emerge è quella di un uomo non solo disruptive, ma al limite del distructive, con una propensione alle imprese ed al rischio che sfiora il maniacale. Sicuramente controverso, infantile, ingenuo e durissimo allo stesso tempo, ma d'altronde quasi tutti i grandi personaggi lo sono stati. E che piaccia o meno, Musk è una figura che ha fatto (e farà) la storia.
    Non nella veste di economista.
    Per fortuna.

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