L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
giovedì 29 settembre 2016
Comunicazzioni di servizzio
Sto partendo per Budapest dove partecipo, su invito del coordinatore, alla conferenza Economic Growth and Social Equity. Parlerò di tasso di cambio e produttività: cose che sapete, e che un giorno saranno il mainstream. Per evitare ingorgo di email, visto che da commentare c'è poco, chiudo i commenti del blog. Ve ne starete un po' in astinenza, e mancherete molto anche a me. Mi consolerò pensando che così non riceverò nemmeno le scemenze di chi grufola per blog di infimo ordine e poi viene qui a chiedermi spiegazioni. Una possibile spiegazione è nel programma della conferenza: ci sono Skidelsky, Thirlwall, Bofinger, ecc., ma non ci vedo gestori di blog di infimo ordine (escluso questo, ovviamente).
Quindi chi eventualmente fosse così scemo da non capire la differenza fra un economista e un opinionista, credo sia ora che si faccia una domanda e si dia una risposta. Se invece volevate fare pubblicità a chi non se lo merita, non ha funzionato. Io, peraltro, non credo che sia mio dovere convincere nessuno. Ormai gli "uscisti da sinistra" hanno comprato così tanto tempo, per regalarlo al grande capitale internazionale, che i danni sono stati fatti tutti: dalla Fornero, al Jobs act. L'uscita sarà tanto inevitabile quanto dolorosa, perché accompagnata da una crisi bancaria che ci costerà quello che sappiamo. Che ragioniate o meno a questo punto è irrilevante: sono sempre disposto a informare e ad assistere chi vuole fare un percorso. A chi grufola auguro di trovare delle buone ghiande: ma non cheda a me di portargliele!
Seconda comunicazzione
Gombloddone! Il sito di a/simmetrie è giù! Gli hacker, i poteri forti...
Magari, amici, magari... La verità è che il sito è in manutenzione, e che anche se molti, fra i pochi che contano, ci leggono, in realtà i pochi che contano davvero sanno che nessuno ci si fila: siamo una simpatica nicchietta di persone che non spostano voti.
Quindi tranqui: facciamo qualche piccolo intervento, e poi rimettiamo su tutto.
Nel frattempo, se volete pubblicizzare il convegno annuale feel free: potete sempre farlo tramite la nostra pagina Facebook (che non usiamo molto ma c'è). Ci trovate anche il link al modulo di iscrizione. Vi ricordo che l'albergo apre solo per noi e che quindi posto c'è. Tuttavia, nel caso siate anZiosi, qui vi fornisco anche la scheda di prenotazione (per le poche ore in cui asimmetrie.org sarà giù).
Terza comunicazzione
Nel frattempo, qualora sentiate il bisogno di rendervi utili, ricordatevi di mandare in nomination ai MIA2016 questo blog e gli altri siti che abbiamo indicato qui e che vi ricordo:
Miglior sito: Il Pedante
Miglior articolo: http://goofynomics.blogspot.it/2016/06/brexit-qualche-cifra.html
Miglior pagina FB: Feudalesimo e Libertà
Miglior tweeter: @borghi_claudio
Miglior sito satira: Feudalesimo e Libertà
Miglior sito economia: http://goofynomics.blogspot.it/
Miglior sito politico / di opinione: http://vocidallestero.it/
Peggior cattivo online: Alberto Bagnai
Il modulo per farlo è sempre al solito posto e avete tempo fino al 30 (che sarebbe domani).
Ci risentiamo lunedì...
Post scriptum delle 19 da Pest (prima di andare a cena con un gestore del fiorinuccio... speriamo che porti con sé la carriola):
a/simmetrie qui in Ungheria mi risulta di nuovo attivo. E mi risulta pure che 298 biglietti siano già partiti. Nota: l'offerta a 35 euro vale fino al 12 ottobre (per altri 14 giorni). Poi la tariffa early bird scade. Non vi ho detto tuttissimi gli ospiti, ma non per cattiveria: solo perché non ho avuto tempo. In effetti, come ogni anno il #goofy è un work in progress, ma quest'anno abbiamo fatto tutto piuttosto per tempo. L'unica decisione last minute (perché prima non lo conoscevo, ed è stato abbastanza un colpo di fulmine per motivi che poi vi spiegherò quando avrò tempo) è stata quella di invitare anche Maximilian Forte. Forse leggendo questo suo articolo potrete capire cosa me lo ha fatto sentire vicino, tenendo presente comunque il fatto, che a voi devo spiegare ma a lui no (perché è un antropologo), che le stesse parole dette in due contesti sociali e antropologici diversi sono parole diverse. Tuttavia il suo sbigottimento, il suo sconforto, il suo dolore nel constatare come argomenti intrinsecamente appartenenti alla cultura progressista vengano lasciati alla destra li sento molto vicini allo sbigottimento, allo sconforto, al dolore che mi hanno portato ad aprire questo blog, intervenendo sul Manifesto. Peraltro, questo articolo di Forte, insieme a questo spettacolare articolo di Graeber (che per qualche motivo mi è venuto in mente durante la discussione coi dottorandi a Perugia due giorni fa) sono due prove evidenti della sciattezza di pensiero e della pochezza umana di un'altra professione. Non vi dico quale, tanto lo sapete... e per me è tardi per cambiare lavoro!
Su Forte e su Graeber (entrambi segnalatimi da uno di voi, il primo su Twitter e il secondo qui) ci sarebbe tanto da commentare. Ma, purtroppissimo, mi sono accorto che senza le notifiche dei vostri commenti si campa tanto ma tanto bene. E così, visto che sono all'estero e che il telefonino costa, statevene in astinenza, che vi farà bene. Riavvicinati alla durezza del tacere...
lunedì 26 settembre 2016
I turbamenti del giovane Lunghini
Poi c'è chi si chiede come mai, davanti al disastro dell'euro, la sinistra brancoli nel buio più della destra. Certo, c'è il problema della direzione politica e non è poco. Ma ci sono anche economisti che sparano immani stupidaggini spacciandole per verità. Il bello è che le loro improbabili certezze neppure provano a spiegarle. Le buttano lì come fossero indiscutibili, tanto per quella mercanzia un Manifesto che le pubblica si trova sempre, così come è sicuro che un anemico sito come quello del Prc le rilancerà con gioia.
E' questo il caso di un articolo di Giorgio Lunghini, uscito venerdì scorso.
[il resto qui]
(...di mio aggiungo solo che quando a sinistra si comincia a ragionare come Oscar Giannino - economista ideologicamente vicino all'università nella quale il professor Lunghini insegna - credo sia arrivato il momento di preoccuparsi. Non è con simili sparate populiste, tutte pancia e niente dati, che si combatte la destra. Ma forse lo scopo non è quello: forse è solo tutelare, finché possibile, il valore reale dei propri sudati risparmi...)
(...non mi spreco a confutare nel merito roba simile: l'ho già fatto nei miei libri e in innumerevoli post. Inutile poi parlare di letteratura scientifica con chi non ha comprovate esperienze di ricerca nel merito: se rispondessi, probabilmente non capirebbe, così come non capirei io se venissi provocato sul cruciale tema della storia come ordine naturale in David Ricardo - tema sul quale peraltro non intervengo, perché essere di sinistra è attenersi alle proprie competenze. Comunque, se vi interessa, a dimostrazione del fatto che abbiamo già dato, c'è la serie delle leggende metropolitane bipartisan, che qui elenco per vostra comodità:
1) Svalutazione e salari
2) Cambio nominale e cambio reale
3) I tassi schizzeranno (Peternomics)
4) La svalutazione deprime la quota salari
5) La svalutazione sarà imprevedibile però sarà devastante
Ne trarrete fatti per valutare il peso delle opinioni altrui. Non aggiungo altro, se non il mio sconforto di esercitare mio malgrado una professione degradata da episodi simili, quando io per me ero chiamato a farne un'altra...)
sabato 24 settembre 2016
Occasioni sprecate
Caro Alberto
Si è tanto parlato, a proposito dell’industria di Stato, di “carrozzoni” di cui l’IRI rappresentava l’esempio maggiore.
Nessuno discute la necessità di risanare quel pozzo senza fondo, in cui si scorgeva una gestione catastrofica sopra tutto di Finsider e Finmare. Ma una cosa è il risanamento, ben altra cosa, invece, è la liquidazione. Era possibile risanare?
Riguardo all’Italsider, se si tiene conto che i deficit erano causati sopra tutto da gravosissimi oneri bancari, da approvvigionamenti a prezzi eccessivi e dalla pletora di mano d’opera, la risposta deve essere affermativa: certo, era possibile risanare. Per azzerare gli oneri bancari, sarebbe stato sufficiente fornire alla gestione i mezzi necessari al normale funzionamento, a interesse zero. Eventualmente -come già si usava praticare nei confronti degli Enti Locali- tramite la Cassa Depositi e Prestiti, dato che la grande liquidità (proveniente dal risparmio postale) di quest’ultima lo avrebbe facilmente consentito. Per ridurre fino al 50% gli oneri del personale, sarebbe bastato attrezzare con le ultime applicazioni tecnologiche gli impianti e la movimentazione, nonché eliminare le assunzioni clientelari e le assurde remore interne imposte da sindacati ebbri di demagogia. Per approvvigionarsi a prezzi di mercato, sarebbe stato opportuno operare mediante aste trasparenti, anziché agire sulla base di tangenti. Inoltre si sarebbe dovuto, da una parte, puntare maggiormente sui nuovi processi di produzione e sugli acciai speciali; dall’altra, diversificare ulteriormente le fonti, acquistando magari le migliori ‘maniere’ estere. (Giappone docet). Anche per quel che riguarda il gruppo Finmare la risposta non può che essere affermativa. Per riportare ordine nei suoi conti sarebbe bastato -in difetto di idee originali- copiare il “know how” e la tecnologia giapponesi -e/o quelli della cantieristica norvegese- tanto in materia di organizzazione del lavoro quanto in fatto di flessibilità di rotte, di gestione dei container, di riduzione dei tempi morti di permanenza nei porti o in navigazione; si sarebbe inoltre potuto curare una migliore dinamica nell’acquisizione degli ordinativi e nello sfruttamento dei volumi di carico. Tutto ciò, senza dimostrare alcuna sudditanza nei riguardi di committenti eccellenti o di clienti politicamente protetti. In entrambi i casi (Finsider e Finmare), una immediata essa in disponibilità dei fondi di dotazione avrebbe fatto risparmiare -con o senza il ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti- migliaia di miliardi di interessi passivi. Il medesimo discorso vale, mutatis mutandis, per le altre imprese del Gruppo IRI. A quel punto, ovvero a risanamento ottenuto, si sarebbe anche potuto vendere -però, a imprese o a consorzi italiani (o a maggioranza nazionale), con notevoli ricavi per l’Erario e, quindi, per il contribuente, mantenendo così in Italia la “cabina di pilotaggio”. Ma tant’è... Attraverso Mario Sarcinelli (2), Bankitalia aveva evidentemente già promesso (3) agli uomini della Finanza internazionale la svendita del patrimonio degli Enti di Stato -quindi....bisognava ottemperare!
Nel suo saggio, il Venier sintetizza alcuni aspetti del disastro dell’industria italiana, rivelando nella propria agile ricognizione una lucidità e una acutezza che di rado si riscontrano pure nelle rare analisi anticonformistiche di questo tema. Di ciò, tutti gli italiani -o meglio tutti gli italiani che, pensando, rimangono pensosi di fronte alla sorte di questa Nazione- debbono essergli grati. La materia, in realtà, meriterebbe un’analisi più vasta e articolata, attraverso uno studio complessivo, munito di tabelle a confronto e -elemento, questo, non meno importante- integrato da un ‘libro bianco’ (o ‘nero’?), redatto dai principali protagonisti della galassia IRI. Un ‘libro bianco’scritto sopra tutto da coloro che, fra questi ultimi, non furono pedissequi esecutori di ordini politici e di ‘ukase’ della Finanza.
Certo, sarà vano attendersi un testo siffatto da uomini come Romano Prodi che, dopo aver rappresentato in Italia gli interessi della “Goldman & Sachs”, venne nominato presidente dello stesso
IRI: con quei risultati -a suo dire- “straordinari”, che tuttavia non impedirono la liquidazione del Gruppo a condizioni catastrofiche non solo per l’erario ma anche per l’indipendenza industriale e navale nazionale, per le maestranze, e per una miriade di professionalità irrecuperabili. Possa quindi questo saggio di Antonio Venier essere il primo di una più ampia letteratura specializzata. E siano resi al medesimo autore la simpatia e l’omaggio che meritano i pionieri della ricerca, in campi dove chi si avventura deve combattere non solo contro i muri di gomma ma, sopra tutto, contro l’ostilità ostinata di chi sapendo non osa parlare.
venerdì 23 settembre 2016
Sono un liberale?
L'idea che per non farci mandare la troika usciamo dall'Eurozona e facciamo l'Italia federale, così poi mandiamo la troika in Calabria se questa non rispetta il pareggio di bilancio pubblico, può essere estremamente attraente per i gonzi, può costituire una sintesi politica di un discreto valore tattico per mettere temporaneamente a tacere i riottosi camuni o gli industriosi insubri, ma non sposta minimamente i termini del problema, che sono questi: oggi, solo un rigoroso keynesismo, come quello iscritto nella nostra carta costituzionale del 1948, può garantire la nostra libertà, e la vera libertà, prima ancora che quella di espressione (per la quale vedete cosa sta succedendo su Twitter, lo strumento delle varie primavere arabe e rivoluzioni colorate...), è quella dal bisogno, come imparai da Lello, ex macchinista comunista che conobbi, quando avevo l'età di mio figlio, al Dopolavoro Ferroviario di ponte Margherita, lì dove conobbi anche Spartaco, Giuliano, persone alle quali fu possibile morire con dignità, perché avevano acquistato, lottando, il diritto di vivere con dignità.
lunedì 19 settembre 2016
Franza o Germagna... purché se magna!
Gentile Prof. Bagnai,
si ricorda di ITAZUBI? Le scrivo ora da Vergate sul Membro, una piccola cittadina nella pianura di Giovinia dove lo scorso giugno il Movimento del Nuovo Che Avanza ha vinto le elezioni amministrative contro il Partito del Vecchio Che Resiste.
Sono davanti a un buon bicchiere di Sangioviniese (l’IGP locale, gliene porterò due bottiglie al Goofy5 che cade proprio dopo san Martino) col funzionario responsabile per le politiche giovanili di un luogo in cui la conflittualità sociale presto potrebbe far sembrare gli anni ’70 un cartone animato; grazie al suo lavoro di divulgazione stiamo cercando di trasmettere ai nuovi amministratori alcuni concetti ormai acquisiti dai suoi lettori, fra cui quello che, in una crisi di domanda (di lavoro), agire sul piano dell’offerta (di lavoro) ha la medesima razionalità di curare il mal di denti con un collirio, con buona pace di quanti farfugliano di tubetti e dentifrici o di “sradicare un milione di giovani dal divano” col famigerato Garanzia Giovani.
Noi ce la mettiamo tutta, ma Vergate storicamente non ha mai avuto una classe dirigente eccellente [ndC: l'omoteleuto lo avrei evitato, anche se...]: quando nel XII secolo i comuni si ribellarono al Barbarossa, si alleò dapprima coi Milanesi che sfidarono l’impero e persero, così la città fu distrutta insieme con Milano e altre nel marzo 1162; imparata la lezione, Vergate allora si alleò col Barbarossa, che nel 1176 – sceso per la quinta volta in Italia – fu sconfitto a Legnano: così, per rappresaglia, i Milanesi la distrussero nuovamente (azzeccare i riposizionamenti era anche allora una questione di timing).
Oggi come allora per andare a Milano i vergatesi devono varcare il Ticino: ne consegue che Vergate è in Piemonte, perciò i suoi “giovani e adulti, fra i 18 e i 35 anni, inoccupati/disoccupati disponibili sul mercato del lavoro” possono approfittare della “quota di sussistenza” di 100 euro a settimana (più cuccia e ciotola) messa a disposizione dal Fondo Sociale Europeo per alcuni tirocini “presso imprese/enti del settore turistico-alberghiero” nel sud della Francia.
Ora, in quel territorio Marine Le Pen e il F.N. hanno già risultati elettoralmente apprezzabili e non avrebbero particolare bisogno di un aiuto da Bruxelles; inoltre, se italiani e piemontesi son piuttosto ben accolti come turisti, storicamente lo sono un po’ meno in veste di lavoratori stagionali: si pensi ai fatti dell’agosto 1893 a Aigues-Mortes.
Ma ora tutto è cambiato e probabilmente per imparare a servir correttamente una crêpe (almeno per chi ha fatto l’alberghiero e acquisito esperienza nella ristorazione in Italia) forse 4 mesi sono appena sufficienti.
Grazie e buona guarigione,
Anonimo Italiano
(...poi dice che uno se ne vuole uscire dall'unione... Comunque questa storia di Aigues-Mortes non la conoscevo, ma la trovo estremamente istruttiva e attuale. Effettivamente, la sintesi di Daniele mi pare impeccabile: senza l'aiuto di Bruxelles, Marine non ce la farebbe. La vera domanda quindi è: ma perché Bruxelles sta aiutando Marine in ogni modo possibile? Eterogenesi dei fini? La rana e lo scorpione? Vai a sapere. Germagna o Franza, purché si avanza...)
(..."più cuccia e ciotola" è spettacolare. Solo voi riuscite a tenermi in piedi. Il problema è che sta cazzo di granata non arriva. D'altra parte, è francese, mica tedesca, quindi non ci si aspetta sia in orario...)
domenica 18 settembre 2016
La pagliuzza MPS e la trave DB
(...da Charlie Brown. Che non sono io, perché lui non è me. Quindi non da me, che non sono Charlie Brown, perché io non sono lui...)
(...e ora aspetto il diversamente intelligente che "bravo, professore!"...)
Il recente giro di poltrone a MPS dà il senso di un tram vicino al capolinea.
Non si esce da una situazione patrimoniale e reddituale così compromessa in assenza di un intervento pubblico.
MPS è un microbo rispetto al gigante malato Deutsche Bank, passibile di una meritatissima multa Made in USA di 14 miliardi a fronte di una capitalizzazione di soli 18. Ma è meglio per MuttiMerkel e per il suo mentore Clinton-Bama puntare il faro mediatico sulla pagliuzza senese facendo così passare inosservata la trave DB.
Ormai però il faro è stato acceso (anche grazie ad una vigilanza europea del tutto asimmetrica) ed agli italiani tocca metterci una pezza. Altrimenti, data l'interdipendenza percepita tra banche, ci sarà sempre qualche solone eurista pronto a pontificare su come il povero gigante di Francoforte non sia "picchiato" per problemi di salute suoi propri, ma per un brutto virus contratto a Siena.
Occorre quindi Salvare il Soldato MPS. E per far ciò aggirando l'insuperabile scoglio della "no-bail-out-doctrine" (le bugie della Vestager non bastano più) diversi chef finanziari stellati propongono alla cricca regnante ricette di alta gastronomia derivata. Ma a ben vedere più che di stelle Michelin si dovrebbe parlare di gioco delle tre campanelle.
I vari "piani" infatti hanno due componenti di base:
1) uno smembramento della banca in due parti, la prima della quale ripartirebbe miracolata da una nuova verginità, mentre per la parte malata "si vedrà";
2) un trasferimento al mercato, pezzettino per pezzettino, dei rischi collegati ai crediti marci e marcescenti della banca tramite la cosiddetta "finanza derivata" .
"Dottò, dov'è la perdita? Dov'è? Qui no, là neanche…"
Ora la componente (1) equivale ad una bancarotta legalizzata [ndc: mannò, che dici! È una bedbenk...] mentre la componente (2) equivale ad una operazione di mimetismo per vendere "a' sola" a una vasta platea di soggetti ignari tramite l'industria del cosiddetto wealth management.
Obiettivamente è il meglio che si possa fare, visto che in finanza vige la legge dell'additività del valore. Puoi tagliare un'impresa in tutti i pezzi che vuoi e venderli in tutti i modi che vuoi, ma il valore totale non cambia. Se è negativo resta negativo.
Due cose andrebbero capite, e capite bene:
1) I soldi persi dalle banche italiane sono persi per sempre.
2) Quei soldi sono stati persi per sempre dalle imprese affidate principalmente poiché la nostra economia è stata azzoppata da una crisi importata dagli USA e dalla Germania (per mezzo del sullodato wealth management) e non ha i mezzi di politica economica e monetaria per risanarsi (grazie al beneamato euro e a tutto ciò che ci va dietro).
Finché saremo nell'euro e soggetti ai vari diktat "lato offerta" l'economia italiana non ripartirà, e si perderanno altri soldi. Nessuno quindi investirà a valori equi in imprese bancarie prive di prospettive. Si potrà svendere ma non risanare il nostro sistema creditizio. E poiché un paese industriale non può crescere senza un sistema creditizio sano, la "cura" sarà di fermare tutto e spremere il malato come un limone: il salasso di antica memoria (oggi "Troika"). Si riparte poi, dopo molto tempo e molte lacrime, in gran parte in mani straniere: i frutti dei sacrifici fatti si accumulano largamente altrove.
Son cure queste che si applicano a paesi falliti i quali non hanno la dimensione economica e le risorse umane e tecniche dell'Italia. Cure che quindi da noi rappresenterebbero un non-senso politico, economico, ed etico, a meno che non si persegua la distruzione della nostra sovranità economica e politica. Cure che, se si vogliono davvero evitare, si evitano solo reintroducendo nell'equazione lo Stato, in tutte le sue dimensioni e nella sua piena libertà monetaria.
Fantasie?
Assolutamente no.
Sul piano meramente bancario si pensi all'efficace salvataggio pubblico inglese di Barclays e RoyalBank of Scoltand (i cui manager non erano di certo meglio dei nostri). Si pensi poi ai costosissimi salvataggi teutonici delle varie Landeschifezzen, feudi dei politicanti locali: salvataggi fatti alla spiccia e senza tante storie (come lo sarà probabilmente quello della comatosa Deutsche Bank).
Mai come ora questa opzione per la sovranità economica e monetaria è attraente per l'Italia, essendo maturate la condizioni globali politiche e finanziarie per un distacco soft dall'area Euro e della sue (per noi) insane leggi.
Occorre solo guardare in faccia la realtà. E agire!
venerdì 16 settembre 2016
L'importanza della laurea
Io: "[filippica a piacere lunga circa cinque minuti, rimestando convulsamente nella pentola con un cucchiaio di legno] ...per cui adesso, cinque anni dopo, le cose stanno così: o capite quello che vi ho detto, o per quel che mi riguarda, considerando che a me perdere non piace, ve ne potete anche andare affanculo!"
Roberta: "Magari non dirglielo proprio così!"
Io: "Certo, cara, parlerò coi sottotitoli."
Uga: "Babbo, ma tu in cosa sei laureato?"
Io: "In economia, amore."
Uga: "Ah, ecco perché parli così bene!"
(...il discorso è tested and approved by HSH Uga, la quale, possiamo esserne certi, non ha capito assolutamente niente. Come del resto quelli ai quali è rivolto. Ma almeno, dopo, potrò inginocchiarmi sulla tomba di mia nonna, in attesa di visitarne altre. Tante altre. Tutte le altre. E poi, libertà...)
MIA2016 nomination: istruzioni per l'uso
occhiodifalco ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "MIA2016: nomination":
Vorrei solo far notare che quest'anno hanno cambiato completamente il modo per votare le diverse categorie: prima avevamo dieci suggerimenti , ora dobbiamo scrivere tutto, sistema molto più complesso e che disperde voti se non ci si organizza con un'ipotetica lista tipo quella di Cosimo.
A pensare male si fa peccato (ma si azzecca sempre): hanno cambiato dopo il " nostro " esploit dell'anno scorso?
Postato da occhiodifalco in Goofynomics alle 14 settembre 2016 17:57
Io voglio bene a tutti, però occhioditalpa mi sembra che abbia perso un dettaglio essenziale! Esattamente come negli anni precedenti, il Macchia Nera Award si svolge in due fasi:
1) nomination;
2) premiazione.
La nomination, ovviamente, non può (per definizione) fornire scelte predefinite. Devo spiegarvi perché? Spero di no, tranne forse che a cervellodivolpe, giusto? Vabbè, dai, ve lo spiego: la logica del premio è individuare i siti che hanno riscosso il maggior gradimento della rete e poi premiare i migliori. Naturalmente, se i siti da premiare fossero indicati dagli organizzatori, sarebbero espressione delle preferenze di questi ultimi, e non di quelle della rete.
La fase delle nomination serve a questo, e obbedisce a due regole che servono a evitare brogli e a garantire un sufficiente quorum di voti (affinché il voto sia minimamente significativo):
1) per assicurare un sufficiente numero di voti, bisogna nominare qualcuno in almeno otto delle delle 40 categorie proposte;
2) per evitare spamming, nessuno può essere nominato in più di quattro delle categorie proposte.
Ora, a me dispiace farlo notare, ma queste regole, oltre a essere intuitive e condivisibili, sono scritte in testa al modulo in cui si segnalano le nomination, cui potete accedere qui.
Sempre dalle stesse istruzioni in testa al modulo si evince chiaramente che questa cosa potete farla fino a domenica 18 (avete ancora un giorno e mezzo, se vi va), e poi, fatto lo scrutinio, a partire dal 19 settembre avrete un sacco di tempo (fino al 2 novembre) per votare, selezionando fra i dieci nominati in ogni categoria.
Quindi anche quest'anno avrete il modulo coi dieci suggerimenti, ma dopo che avrete suggerito chi suggerire. Chiaro?
Bene. Sperando (anzi, no: non sperando) di aver fatto chiarezza, vi dico come la vedo io. Partendo dalla lista di Cosimo:
Miglior sito: Il Pedante.
Miglior personaggio: Alberto Bagnai.
Miglior articolo: http://goofynomics.blogspot.it/2016/05/terza-globalizzazione-e-primo-maggio.html .
Miglior community: http://vocidallestero.it/ .
Miglior pagina FB: Feudalesimo e Libertà .
Miglior tweeter: @borghi_claudio .
Miglior sito satira: Feudalesimo e Libertà .
Miglior sito economia: Goofynomics .
Miglior sito politico / di opinione: http://www.byoblu.com/ (credo che siamo in parecchi a dover qualcosa a Messora).
posso dirvi che la condivido quasi tutta, ma che però:
[A] credo che sia il caso di scegliere nella categoria "miglior articolo" quello sulla Brexit proposto da Alberto49, per quattro motivi:
1) è più corto;
2) è di maggiore attualità;
3) è più comprensibile a chi non sia dei nostri;
4) è il quinto articolo più letto di sempre (pur essendo uno degli ultimi scritti).
[B] non ho nulla se non gratitudine verso Claudio, ma come sito politico/di opinione mi sembra opportuno votare vocidallestero per la sinergia che ha con il nostro progetto (Claudio potete nominarlo in molte altre categorie).
[C] Sono anche perplesso circa la mia nomination come "miglior personaggio". Ci sono personaggi ben migliori di me, sia in senso proprio che in senso figurato, quindi lascerei perdere. Qualcuno parlava di nominarmi come peggior cattivo. Mi sembra più divertente.
Ora, mi rendo conto che sto parlando a persone che sono entrate nell'euro senza leggere le istruzioni per l'uso, per cui quello di occhioditalpa potrebbe sembrare un peccato veniale. Invece non lo è, per due motivi. Il primo è che se è ammissibile fare una cosa seria con leggerezza, è sempre totalmente inammissibile fare una cosa leggera senza la dovuta serietà. Il secondo è che nel caso dell'euro le istruzioni ve le hanno tenute nascoste, mentre in questo caso mi sembra abbastanza evidente che né io né gli organizzatori vi abbiamo occultato nulla.
Siccome però questo blog nasce per fare il disegnino a chi non riesce a unire i puntini da solo, credo di potervi dire che la mia dichiarazione di voto è una cosa del tipo:
Miglior sito: Il Pedante.
Miglior articolo: http://goofynomics.blogspot.it/2016/06/brexit-qualche-cifra.html.
Miglior pagina FB: Feudalesimo e Libertà .
Miglior tweeter: @borghi_claudio .
Miglior sito satira: Feudalesimo e Libertà .
Miglior sito economia: http://goofynomics.blogspot.it/ .
Miglior sito politico / di opinione: http://vocidallestero.it/.
Peggior cattivo online: Alberto Bagnai.
Con questo minimo sindacale date le otto preferenze richieste e mi nominate solo in tre categorie, per cui nessuno si farà del male (tranne gli altri).
(...non sono ovviamente d'accordo con la segnalazione di pupipupi, perché, per quanto ROARS svolga una utilissima funzione di servizio, il fatto che un sito che si occupa di qualità della ricerca elegga a proprio economista di riferimento un opinionista privo di pubblicazioni lascia trapelare che c'è qualcosa che non va, e cosa sia lo ha provato sulla sua pelle chi ha tentato di portare in quel sito il tema del rapporto fra adozione dell'euro e tagli all'istruzione, trovandosi di fronte a un muro di ottusità che suggerirei di sgretolare con una serena ma granitica indifferenza. D'altra parte, mi pare che lì il dominus sia un ingengngniere, che, anche se meritevole e simpaticissimo (scrive molto bene) non può essere ciò che non è, come del resto ognuno di noi: e a noi piace non ricordarlo così...)