Tutto questo ampolloso preambolo potrebbe essere sintetizzato in una frase semplice, soggetto-verbo-predicato: i piddini sò dei poracci. Massimo, che già ci ha aiutato a capire una cosa molto importante, ci fornisce alcune possibili chiavi di lettura scientifiche di tanta poraccitudine. Enjoy...)
Caro Alberto,
ti ricorderai che quasi un anno fa ti ho parlato del fenomeno della Change Blindness. Questo
fenomeno, studiato nell’ambito della percezione e dell’attenzione, mostra che
l’essere umano non rileva cambiamenti anche molto grandi nella scena se questi
sono introdotti gradualmente, in modo da non attirare l’attenzione. All’epoca
avevo speculato sul fatto che un medesimo meccanismo di cecità cognitiva potrebbe
probabilmente applicarsi anche a importanti cambiamenti di natura culturale,
sociale, etica e legislativa, se introdotti lentamente.
Continuo, anche
se saltuariamente, a leggere il tuo blog, e mi sono reso conto che i tuoi lettori, come
te, si stupiscono del fatto che molta gente, politici, dirigenti, ma
soprattutto gente comune che partecipa alla vita politica, non capisca i danni
provocati dall’euro, continuando invece pervicacemente a sostenere soluzioni alla
crisi che contemplino il rimanere nell’attuale moneta.
Da ricercatore
che si occupa di processi cognitivi mi sono chiesto perché le cose stiano così,
o almeno quali potrebbero essere le cause di tanta apparente ritrosia a
considerare scenari diversi dall’euro, come tu proponi invece da tempo. Ora, se
escludiamo ragioni guidate da meri interessi personali, che possono esistere,
ma probabilmente riguarderanno un numero relativamente esiguo d’individui, non
credo che la soluzione sia pensare che la resistenza a cambiare prospettiva
dipenda dal fatto che queste persone (i piddini, giusto?) non capiscono o non
vogliono capire. Come tu ben sai questa non è una spiegazione, ma casomai il
problema. Il punto è proprio cercare di capire perché molti non vedano altre
soluzioni se non quelle proposte dall’autorità politica e/o tecnica.
Riflettendoci un po’ mi sono venute in mente tre ragioni che vorrei proporre alla tua attenzione e che potrebbero forse essere utili per guardare al problema da una prospettiva diversa. Mi scuserai se le ragioni che ti offro fanno riferimento solo a processi mentali o cognitivi, e non a temi di natura economico-politica, argomenti giustamente spesso centrali all’appassionata discussione che avviene sul tuo blog. Tuttavia, se consideriamo che anche l’economia e la politica sono due prodotti della mente umana, allora è anche ai meccanismi psicologici che bisogna guardare per capire, almeno in parte, certe scelte o non scelte fatte dalle persone.
La prima ragione
per cui molte persone forse seguono in maniera acritica il pensiero dominante pro
euro chiama in causa la naturale propensione dell’essere umano ad obbedire
all’autorità. Si potrebbe obiettare che questa è un’ovvietà, perché (quasi)
tutti quanti noi rispettiamo le regole dettate dalle leggi promulgate
dall’autorità politica, fa parte del patto sociale. La questione però è un po’
più sottile di così. Qui non si tratta di seguire le regole o le leggi, ma di
abbracciare e fare proprie convinzioni e soluzioni veicolate dalla politica su
larga scala. Dire che la soluzione è rimanere nell’euro, piuttosto che uscirne,
è un progetto politico, un’indicazione per un sostengo politico, che il
governo, l’autorità, veicola alla popolazione.
Come si comporta
la maggior parte delle persone difronte all’autorità ce lo ha rivelato, in modo
spettacolare e preoccupante, un famoso esperimento di Stanley Milgram condotto nel1961. Nell’esperimento due persone vengono convocate per un esperimento cui
decidono di partecipare volontariamente. Nel laboratorio a una delle due viene
dato il ruolo di insegnante, e all’altra di allievo, visto che lo scopo
dell’esperimento è, racconta il ricercatore in camice bianco (l’autorità),
vedere come le persone imparino dalle punizioni. La persona designata come
insegnante deve quindi leggere delle liste di parole, che l’allievo, in un'altra
stanza, deve ripetere. A ogni errore l’insegnante deve punirlo con una scossa
elettrica, che aumenterà progressivamente. Ovviamente l’allievo è un
confederato dello sperimentatore, e non riceve alcuna scossa. L’insegnante però
non lo sa, e crede di dare delle scosse vere, e dall’altra parte a un
certo punto iniziano i lamenti e poi le urla di dolore dell’allievo. Difronte
ai dubbi dell’insegnante in merito al fatto che fosse lecito proseguire, il
dottore in camice bianco lo rassicura e gli dice di continuare, che è tutto
sotto controllo, che non si può tornar indietro, che c’è un preciso impegno
preso una volta accettato di far parte dell’esperimento (ti ricorda qualcosa?).
Molte persone ubbidirono, più o meno passivamente, e continuarono ad infliggere
dolore ad un loro simile (così credevano) solo perché l’autorità glielo
chiedeva, e tanto bastava per continuare nella loro azione illegale e poco
etica, anche se la loro vittima li supplicava di smettere dicendo di sentirsi
male. Questo esperimento dimostrò chiaramente che su molte persone l’autorità
ha una presa incredibile, e sono pronte a seguire l'autorità in modo acritico e irresponsabile.
Se l’essere umano
è capace di questo, e bada bene non in guerra, ma in condizioni di normale vita
quotidiana, forse non c’è da stupirsi che molto spesso sia disposto a seguire la scelta e la
narrazione dell’autorità politica di turno, in merito all’euro o a qualsiasi
altro argomento, anche quando questo significa imporre condizioni di vita difficili
ad altri cittadini. Ovviamente Milgram trovò che alcune persone si
rifiutarono di seguire le indicazioni dell’autorità, e infatti c’è sempre chi
sfida, a torto o a ragione, l’autorità costituita, il pensiero dominante.
Potrebbero
esserci motivi di natura evoluzionistica che spiegano la naturale tendenza
dell’essere umano a rispettare e seguire l’autorità. Infatti, non è difficile
capire che per animali che vivono in gruppo, come la specie homo sapiens (ma lo
stesso vale per molti altri animali), è fondamentale che siano selezionati nel
pool genico quei geni che favoriscono il rispetto del capo branco, cioè
dell’autorità, altrimenti ci sarebbe una situazione anarchica foriera di
scontri continui tra gli individui. Spero sia chiaro che con questo non sto
dando a te, e ai lettori del tuo blog, la patente di anarchici e rivoluzionari,
con problemi genetici! Non voglio nemmeno giustificare nulla, sto solo fornendo
una diversa chiave di lettura.
Il secondo motivo
chiama in causa il fenomeno del conformismo sociale, illustrato in un altro
famoso esperimento condotto dal maestro di Milgram, Solomon Asch.
Asch presentò a
gruppi di 8 soggetti tre linee, tra le quali una era visibilmente più corta
delle altre. Chiedeva quindi alle persone di decidere quale fossa la più corta.
Sette di queste persone erano dei confederati, e tutti d’accordo indicavano
come più corta una linea che in realtà non lo era. Cosa fecero i veri soggetti
sperimentali, ignari di essere tali? Spesso conformavano il loro giudizio a
quello della maggioranza del gruppo, indicando come più corta la linea che invece
era più lunga. Attenzione, perché questi soggetti non stavano mentendo! Non
avevano alcuna ragione per farlo, semplicemente la pressione sociale della
maggioranza era così forte da influenzarli pesantemente. A pochi
piace essere in disaccordo con la maggioranza. Se la linea scelta fosse
veramente percepita come più corta è molto difficile stabilirlo
sperimentalmente, ma non è importante per il nostro argomento. Analogamente,
non è importante sapere se quelli che sostengono l’euro lo vedono veramente
come l’unica soluzione. Il fatto è che esiste un meccanismo cognitivo sensibile
al conformismo che porta le persone a sostenere le tesi della maggioranza.
Il terzo motivo
fa riferimento all’effetto bystander o “effetto spettatore”. Purtroppo questo
meccanismo cognitivo non fu messo in luce tramite un esperimento, ma fu
rivelato da un vero caso di omicidio avvenuto a NY nel 1964. Brevemente, una
ragazza di nome Kitty Genovese fu aggredita e accoltellata a morte in strada,
senza che nessuno dalle case circostanti intervenisse o chiamasse
tempestivamente la polizia nonostante il trambusto e le urla. Perché? Perché,
per semplificare, ognuno pensava che lo avrebbe fatto qualcun altro.
Non è così
difficile quindi immaginare che esistano nella società molte persone che pur sapendo
di assistere a un “omicidio” politico e sociale quale forse è l’euro, non
agiscono, non si mobilitano, perché pensano che il problema lo risolverà
qualcun altro. Stanno alla finestra, come quelle persone che lasciarono morire
Kitty Genovese, non perché approvassero, non perché fossero cattive o stupide,
ma perché a volte così funziona la nostra mente. Si chiama anche diluizione
della responsabilità.
Non so quanto
queste considerazioni siano centrate per i tuoi argomenti e possano essere utili
al tuo lavoro e alla discussione nel tuo blog. Però forse capire i meccanismi cognitivi aiuta a comprendere
perché le cose vanno, con nostra sorpresa e amarezza, in un certo modo. Ed è
proprio perché così funziona la mente umana, con i suoi limiti, che le élite
culturali e politiche hanno un’enorme responsabilità.
Se posso chiudere
con una battuta, ho ragione di pensare che quando sarai ministro dell’economia,
e il governo supporterà le tue politiche economiche, molta gente ti seguirà, non
perché hai ragione, ma perché sarai l’autorità. Ti seguiranno, anche se dovessi
proporre il ritorno all’euro!
Sentiti libero,
se lo riterrai opportuno e utile, di condividere questa email con i lettori del
tuo blog.
Un caro saluto,
Massimo
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Massimo Turatto PhD
Professor
Center for Mind/Brain Sciences (CIMeC)
University of Trento
Corso Bettini, 31
38068 - Rovereto, Ital (...tutto molto interessante, ma vorrei precisare che il ministro dell'economia sarà Claudio. Io voglio fare il ministro degli interni per portare a termine la riforma dell'università...)