Il 30/12/2012 13:34,
Massimo Rocca ha scritto:
Non so se ti piace la Dickinson, comunque qualche
"minimo" dubbio l'hai seminato perfino in Rose rosse per lui....
L’agenda Monti appare
quindi come l’ultima versione della teoria “dell’austerità espansiva”,
fastidioso ossimoro ormai criticato persino dal Fondo monetario internazionale.
Se si vuole andare al sodo, il documento montiano può ridursi ai pochi e
lapidari punti del secondo capitolo che si aprono con l’affermazione “che non
si può seriamente pensare che la crescita si faccia creando altri debiti”. In base
a questa indimostrabile affermazione, Monti trae la conseguenza che bisogna
attuare in modo rigoroso il pareggio di bilancio, seguire pedissequamente la
road map tracciata dal fiscal compact, dismettere il patrimonio pubblico
destinando i proventi “integralmente” alla riduzione dello stock del debito
pubblico.
Qui il punto di
incrocio, almeno sulle prime due decisive questioni, con la Carta d’intenti è
evidente. Quest’ultima nelle battute finali (quelle che contano di più, come
più volte ha detto anche esplicitamente il segretario Bersani) ribadisce la
necessità di “assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e
ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale
rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi”, senza però
assumersi l’impegno di promuovere o sollecitare quest’ultima. Infatti Bersani
in una recente intervista al Financial Times afferma di non avere alcuna
intenzione di rinegoziare il fiscal compact, anzi di essere d’accordo con il
ministro delle Finanze tedesco nel rafforzarlo ulteriormente costruendo un
organo di controllori autorizzati a mettere il naso nella formazione del bilancio
di ogni singolo paese membro della Ue.
Che la si guardi da
una parte o dall’altra la situazione ci appare quindi bloccata. A decidere sono
le nuove normative europee qualunque sia il governo in carica. Monti con la sua
agenda non fa altro che metterlo in evidenza. Come ricordava qualche settimana
Carlo Bastasin editorialista del Sole 24 Ore “un governo post-Monti dovrebbe comportarsi
più o meno allo stesso modo del governo attuale”. Anzi “qualsiasi sarà il
prossimo governo rischia di avere ancora meno margine di manovra” di quello
appena defunto. La pubblicazione dell’agenda Monti fa dunque ulteriore
chiarezza su un punto, per chi non l’avesse ancora compreso o facesse finta: la
ricusazione del fiscal compact – su cui costruire da subito alleanze concrete
con i paesi mediterranei e tutti quelli in difficoltà nella Ue – è la vera
discriminante programmatica su cui si giocano le prossime elezioni. E’ l’unica
possibilità per ridare un senso alla politica, che consiste nello scegliere fra
strade diverse e possibili. Altrimenti ce ne è una sola, quella già decisa a
Bruxelles.
Il 30/12/2012 18:13,
Alberto Bagnai ha scritto:
Caro Massimo,
io ti ho sempre voluto bene, e continuo a volertene (anzi,
ce la facciamo a fare uno stravizio insieme sotto le feste?). Qui però mi pare
che non ci siamo. Quello che Gianni non vuole capire, e anzi, ora ci faccio un
post (se ho tempo) è che il Fiscal compact si ricusa da solo, perché è
semplicemente inapplicabile. Forse mi vuoi dire che per un politico questa
giravolta può essere un modo abile di giocare sul sicuro? Forse lo è. Ma il
problema è che a queste persone manca SEMPRE la forza morale o intellettuale di
capire perché il Fiscal compact è una necessaria conseguenza dell'euro. Il
che non significa urlare "no euro". Ma da un politico di sinistra, se
anche per motivi di opportunità la verità non vuole dirla, mi aspetto almeno
che collochi i puntini al posto giusto. E questo Gianni non lo faceva né nella
sua sfumatura "lavatura di carne", né nell'attuale sfumatura
"cipria". Il rosa diventa un po' più carico, ma non è così che si
eviterà di vedere il rosso del sangue.
Se mi dai il permesso, il post sarà questo nostro scambio,
più eventuale replica, perché io del mio istinto politico mi fido poco e non
sono sicuro di essermi espresso bene, né di aver capito bene!
Un abbraccio e buon anno.
A.
Il 30/12/2012 19:46,
Massimo Rocca ha scritto:
Figurati, certo che va bene. Io sono un ottimista e quindi
cerco di cogliere i movimenti del ghiacciaio. Del resto gente che era comunista,
nel senso del socialismo reale, quarant'anni dopo la morte di Stalin, la si
misura "geologicamente". E
la sinistra è come l'Austria ai tempi di Napoleone, Ils
sont toujours en retard d'une armée, d'une année et d'une idée.
Ora la messa in discussione della consecutio Euro, Unione
Europea, Europa, diciamo alla Breznev, l'europeismo reale, non può che costare
una immensa fatica a chi era, forse è, convinto, che il fiume scendesse dalla
parte opposta Europa, Unione, moneta. E
ancora la sinistra è sempre stata per forza di cose intrisa nella retorica del
vincolo esterno. Dai tempi di Napoleone terzo, il legno storto poteva
essere raddrizzato solo con l'aiuto degli zuavi, delle navi inglesi a Marsala,
dei Prussiani a Sadowa, e dei Cosacchi in marcia verso le fontane del Bernini.
Per cui anche re Giorgio poteva strologare sui danni dello SME, al riparo degli
SS20, e una volta spazzati via quelli, e dovendo fare da soli, si/ci siam trovati
un'altra stella polare. L'Europa, più politically
correct di così. Ah se ci governassero i tedeschi di Brandt e di Schmidt, o
gli Svedesi di Palme, i francesi di Mitterand o di 35ore Jospin, perfino gli
spagnoli GonzaloZapateristi, hai visto che gli hanno fatto ai preti!
Poi naturalmente va a finire che sposi Blair e Schroeder con
vent'anni di ritardo. Tu parli dell'internazionalismo del Samoiedo e dell'Algonchino,
ma in realtà è solo Guicciardini, se
fiderai negli italiani sempre avrai delusione. E come ti sei ritrovato a fare i salti mortali davanti ai carri armati
di Budapest mo' ti tocca fare lo Juri Chechi di fronte alla Merkel. Per cui
siam sempre qui, a farci prendere dai frisson
per il mi sento più al sicuro sotto l'ombrello della BCE e l'esaurimento della
spinta propulsiva dell'europeismo. È la battaglia tra la lunga durata di
Braudel e il lungo periodo di Keynes. Io sono storico di formazione, tu
economista.
Il 30/12/2012 20:08,
Alberto Bagnai ha scritto:
Allora dopo ti pubblico. Ammetterai che anche se di
formazione sono economista (in realtà flautista), sto cercando di smettere.
Proprio per avere il conforto di intuizioni come questa ho aperto il blog.
(e voi sapreste dire
con parole vostre al compagno Gianni per quale motivo il Fiscal compact è una
conseguenza necessaria dell’euro? Gli sapreste spiegare perché un altro euro
non è possibile? Suggerimento: usate la teoria dei saldi settoriali...)