domenica 31 luglio 2022

Il PD odia i giovani


Per qualche strano motivo che mi è impossibile apprezzare compiutamente, i piddini sono convinti che due specifici segmenti di elettorato, gli immigrati e i giovani, siano loro terreno di conquista, e cercano di ingraziarseli in tutti i modi, con effetti sociali dirompenti ed effetti elettorali controproducenti.

Gli immigrati si dividono in due categorie: quelli regolari, e quelli irregolari. Per uno strano paradosso, che tale non è, sono proprio gli immigrati regolari a essere maggiormente infastiditi dall'immigrazione irregolare, che crea loro un danno reputazionale e fa loro una concorrenza sleale, basata sul dumping salariale (la sinistra è sempre quella dell'esercito industriale di riserva, solo che una volta cercava di ridurlo e ora di aumentarlo). La politica immigrazionista del PD quindi contraddice frontalmente l'aspirazione dello stesso PD di farsi votare dagli elettori stranieri: quand'anche tutti i soggetti regolarmente residenti in Italia acquisissero il diritto di voto (prospettiva sulla quale ci sarebbe molto da discutere!), ovviamente essi si rivolgerebbero al partito per cui già votano i soggetti operosi: operai, imprenditori, professionisti,  ecc., cioè la Lega. Quindi o il PD è in preda al delirio (o al panico), oppure l'immigrazionismo, più che a un tentativo di intercettare il voto straniero "dal basso", risponde razionalmente al desiderio di compiacere la volontà del podestà straniero, dando corso a una sua non improbabile intenzione di destabilizzazione socio-economica del nostro Paese.

I giovani sono meno ingenui di come li fa il PD. Anche chi non se lo ricorda, comunque avverte che è stato il PD a realizzare l'agenda di precarizzazione del lavoro che li costringe a cercar fortuna altrove, e nonostante il grande lavoro culturale investito per demonizzare il posto fisso (con tanto di Checco Zalone utilizzato come "arma fine di mondo"), per valorizzare il precariato come condizione esistenziale "sfidante", per rivestire di un'accattivante patina di cosmopolitismo awanagana la costrizione ad emigrare, in cuor loro quasi tutti capiscono che in questo stato delle cose c'è qualcosa che non va. Mi sorprende sempre, quando mi relaziono con ventenni, constatare quanto sia forte in loro la nostalgia per un mondo che non hanno mai conosciuto, un mondo a misura d'uomo e non di fondi monetari, un mondo che dava prospettive più distanti della prossima trimestrale di cassa, e conseguentemente permetteva di costruire un progetto di vita (che includesse anche fare figli in un'età in cui se non hai la saggezza, hai almeno la forza per educarli!), un mondo in cui i corpi intermedi avevano e davano un senso al desiderio di partecipazione.

Evidentemente, se quel mondo è desiderato da chi non ne ha avuto esperienza diretta, vuol dire che anche chi non lo ha conosciuto capisce che solo esso è compatibile con una vera democrazia e quindi con una genuina libertà. E quindi, sì, i giovani sanno che il PD li odia:


e non c'è mancetta reale o presunta che possa trattenerli dal ricambiare questo sentimento.

Per cui, caro Enrico pisano, vai avanti così: mai interrompere un pisano quando sta commettendo un errore. Se tu credi che i giovani d'oggi siano così bischeri da non capire che quello che vuoi fare è tassare, perché te lo chiede l'Europa, la casa in cui vivono grazie ai loro genitori (quelli vissuti in un mondo normale), tu t'illudi. Lo capiscono, e te lo faranno sapere.

Qui ci starebbe la nota, icastica chiusa, che però non metto, proprio per rispetto ai giovani, perché quello che la pronunciò è stato il loro volenteroso carnefice (vedi il link sopra, l'unico di questo post), e l'ha pagata, nonostante sia, politicamente, un discreto geniaccio.

Meno genialità alla Renzie, meno demagogia alla Letta, più concretezza.

Questo occorre, e lo sapete tutti, compresi gli zerovirgolisti utili idioti del PD!

Un caro saluto...

sabato 30 luglio 2022

I salari tedeschi e la pioggia di miliardi

Oggi Michael Pettis su Twitter ci segnalava questo articolo del Wall Street Journal:


riassumendone così il contenuto:


La stampa internazionale è costretta ad ammettere quello che qui abbiamo sempre sostenuto: il modello  tedesco di crescita export-led (cioè guidata dalle esportazioni) si basa sulla compressione dei salari reali (come avevamo spiegato qui dieci anni fa), e più precisamente sul fatto che essi non seguono, come dovrebbero secondo i modelli economici più consueti, la dinamica della produttività del lavoro (come avevamo illustrato qui nove anni fa. A proposito, per gli amanti del genere, mi dicono che il nostro amico Lampredotto si è candidato nel freak show di Marco Rizzo: potete confermarmelo?). Insomma, la mitica Mitbestimmung, com'era ovvio, si è rivelata uno strumento per tener buoni dei lavoratori cui la riforma ideata da un tecnico corrotto (lui sì!) stava e tuttora sta progressivamente togliendo potere d'acquisto. Detto in altri termini, la stabilità macroeconomica dell'Eurozona è minacciata molto di più dagli squilibri del settore privato tedesco che da quelli del settore pubblico italiano.

E fino a qui niente di nuovo.

Chi c'era prima della candidatura in Lega o della punturina queste cose le sa, chi è arrivato dopo forse non è interessato, eppure questa sottolineatura mi sono sentito di farla per mettere in evidenza un dato: il dibattito internazionale, che è dannatamente importante, perché forma la mente de iMercati e de Leuropa, è anche drammaticamente indietro nel fare i conti con la realtà. So che sapete anche questo, ma constato che tendete a dimenticarvelo.

Naturalmente la Germania è in una situazione delicata, come abbiamo visto qui, perché si trova di fronte a una situazione inedita, alla terza fase, tutta da gestire e da interpretare, della sua difficile coesistenza con l'euro.

Nella prima fase, dal 1999 alla grande crisi finanziaria, non le era andata troppo male: approfittando di un cambio sottovalutato era campata esportando agli altri Paesi europei, senza rendersi conto che per campare sulla domanda europea doveva finanziarla, cioè prestare soldi ai PIGS. Per questi l'euro rendeva facile indebitarsi, e tutto è filato liscio fino alla crisi finanziaria: a un surplus commerciale tedesco corrispondeva un deficit commerciale del PIGS, il resto del mondo non risentiva di questi squilibri, e non ne avrebbe risentito fino alla crisi dei subprime.

Nella seconda fase, la Germania ha imposto ai PIGS politiche lacrime e sangue per farsi rimborsare i suoi crediti. Ma in questo modo rinunciava ad avere i PIGS come clienti: questi paesi non potevano  certo comprare beni tedeschi coi redditi che l'austerità imposta da Berlino-Francoforte-Bruxelles aveva tagliato! E qui il rapporto della Germania con l'euro si è complicato: per trovare clienti all'estero è stata costretta a indebolire ulteriormente la moneta unica (lo abbiamo visto qui):


mandando l'intera Eurozona in surplus verso l'estero, in particolare verso gli Stati Uniti. Come da copione, questi si sono innervositi e quando il surplus dell'Eurozona ha superato la loro soglia di tolleranza hanno reagito imponendo barriere non di prezzo: il Dieselgate è una di queste.

La Germania ha cercato di svicolare convertendosi al green, ma questo significava mettersi ancor più in mano alla Cina, cosa che agli Stati Uniti non è piaciuta, e ora siamo nella fase in cui l'atlantismo sta prevalendo sull'europeismo, almeno se per europeismo intendiamo (come si fa qui in Italia, ma non si dovrebbe fare), assecondare il Drang nach Osten dei nostri fratelli tedeschi.

Tutto questo ve l'ho già detto altre volte (infinite volte in undici anni), ma perché ve lo ripeto ora? Semplice: perché l'articolo evidenziato da Pettis mette in evidenza quale potrebbe essere, ma non sarà, la soluzione del problema. Dopo aver distrutto la domanda degli europei, dopo essersi alienata la domanda degli Stati Uniti, dopo che questi ultimi l'hanno segregata dalla domanda dei BRICS, alla Germania resta un'unica speranza di salvezza: campare sulla sua domanda interna, cioè passare da una crescita export-led a una crescita wage-led.

Lo farà?

No.

Purtroppo la storia dimostra che i nostri fratelli tedeschi preferiscono in genere suicidare se stessi, e con essi l'intero continente, piuttosto che ragionare in modo razionale e aperto sulla distribuzione del reddito. A noi piace ricordarli così, mentre ci prepariamo al peggio. E qui entra nel ragionamento la pioggia di miliardi, perché dopo avervi ricordato una cosa detta dieci anni prima che tutti capiscono dieci anni dopo, voglio ora ricordarvi una cosa detta due anni fa, di cui, conseguentemente, tutti si accorgeranno fra otto anni (vi aspetto nel 2030):

(dal minuto 7:11): "Se l'European Recovery Fund [all'epoca si chiamava così il PNRR] emette 100 miliardi di titoli, la BEI ne emette altri 100, il MES altri 80, ecc., si satura il mercato con questa offerta di titoli. Gli investitori internazionali, nella prossima crisi finanziaria, che potrebbe scatenarsi se non interveniamo presto, perché le aziende staranno fallendo, e appresso si tireranno le banche, che appresso si tireranno gli Stati, saranno tanto contenti di comprare carta europea? Secondo me no."

E che cosa mi fa pensare che il momento dello showdown si stia avvicinando?

Non tanto questo:


cioè la crescita (visibile alla fine del grafico) dei tassi di interesse a lungo termine (BTP a 10 anni), che tornano vicini al 3% dopo anni di sostanziale azzeramento. Certo, se i tassi di interesse crescono diventa più difficile per qualsiasi debitore, pubblico o privato, pagare le rate dei propri mutui. Tuttavia, converrebbe forse osservare il tasso di interesse reale, cioè quello depurato dall'inflazione. I dati sull'inflazione ve li avevo fatti vedere qui, e se li sottraiamo a quelli sul tasso di interesse (nominale) rappresentato sopra, otteniamo il tasso di interesse reale:


Ecco: questo mi preoccupa di più. Oggi, con un tasso di interesse un po' sotto il 3% e un tasso di inflazione un po' sopra il 7%, il tasso di interesse reale è intorno a -4%. Una situazione da anni '70, come ricorderà chi ha letto questo (di cui abbiamo parlato tante volte e che è una delle tante cose che ho imparato da voi, quando questo non era un blog di pandemici):


(vi ho messo in evidenza sull'asse dei tempi gli anni '70; il grafico precedente, quello coi dati mensili, spezzata blu, corrisponde e aggiorna la parte dall'inizio degli anni '80 al 2010 della spezzata arancione, che però è riferita non alla sola Italia, ma alla media di tutti i Paesi avanzati: ma vedete bene che il pattern è sostanzialmente lo stesso).

Perché non è tranquillizzante avere tassi di interesse reali al livello degli anni '70? Beh, i due grafici dovrebbero spiegarvelo: perché un tasso di interesse reale negativo è un trasferimento dalla rendita finanziaria ad altre fonti di reddito, qualcosa che non va molto di moda, e quando si presenta prima o poi scatta la correzione, sotto forma di incrementi ancora più consistenti dei tassi di interesse. Per ora abbiamo avuto l'antipasto: 1 punto (100 punti base) da parte del Canada a inizio mese, mezzo punto (50 punti base) da parte della BCE il 21 luglio, 0.75 punti da parte della FED tre giorni fa. Sarebbe interessante andare a vedere come si manifestò all'epoca il Volcker moment, cioè l'incremento dei tassi di interesse nominali con cui l'allora governatore della FED stroncò l'inflazione. Voglio ricordare che fu quell'incremento dei tassi di interesse nominali attuato per riportare in terreno positivo i tassi di interesse reali a far decollare il nostro debito pubblico, mettendoci nella dolorosa condizione di indebitarci per servire il nostro debito e portandone la consistenza da circa il 60% a circa il 120% in circa un decennio (sono dati che conoscete bene).

Ecco: a me fa paura questo.

In un contesto simile parlare di "pioggia di miliardi che arriva dall'Europa", come spiegavo nel video di due anni fa, diventerebbe rapidamente futile, e tutti noi avremmo ben altre preoccupazioni da gestire.

Ma questa storia, che oggi scriviamo qui, la leggeremo ovunque fra otto anni.

Intanto, proviamo ad arrivarci.

venerdì 29 luglio 2022

Sappia (e faccia) la destra ciò che fa la sinistra

(...thread di posta: si legge dall'ultima lettera alla prima, nel senso che la prima che leggete è l'ultima che è arrivata - cioè la replica del mio interlocutore alla mia risposta alla sua prima lettera, che però è l'ultima, perché questo è un thread di posta: si legge dall'ultima lettera alla prima, nel senso che la prima che leggete è l'ultima che è arrivata - cioè la replica del mio interlocutore alla mia risposta alla sua prima lettera, che però è l'ultima, perché questo è un thread di posta: si legge dall'ultima lettera alla prima, nel senso che la prima che leggete è l'ultima che è arrivata - cioè la replica del mio interlocutore alla mia risposta alla sua prima lettera, che però è l'ultima, perché questo è un...)


La ringrazio per la risposta,

la mia mail serviva proprio come testimonianza del lavoro che costantemente e faticosamente portate avanti.

Sarebbe un piacere vedere la mail pubblicata sul suo blog, magari servirà a qualcuno per capire che non basta solo guardare dal buco della serratura o criticare scelte maturate in contesti particolari ma sarebbe più utile supportare chi cerca di portare avanti delle idee che si condivide.

Essendo un elettore pastrufaziano, precisamente terepattolese (il settordici giugno ero presente ad Utopia ad ascoltarvi) farò per una volta quello che gli elettori del PD fanno sempre e cioè voterò il partito ma sapendo con orgoglio da chi è composto, consapevole che anche il mio voto conta.

Cordialmente

Una persona qualunque


Il ven 29 lug 2022, 10:48 Alberto Bagnai <alberto.bagnai@senato.it> ha scritto:

Cara Persona Qualunque [che non è l'uomo qualunque],

ti sono molto grato per questa manifestazione di sostegno in un momento in cui in altri ambienti, quelli dei media (social o meno), si stanno scatenando campagne di vario tipo contro di noi (dalla solfa sui russi dei vari giornaloni, alle recriminazioni di chi prima ha votato per i grillini, poi si è astenuto al referendum sulla magistratura, e ora ci rimprovera di non averlo difeso e di non aver cambiato il mondo col 17%). Concetti semplici, che le persone vere capiscono, se non sono pagate per non capirli (e fatta salva la quota fisiologica di beoti, che comunque sono parte della contesa democratica).

Aggiungo una considerazione.

La sinistra ha due punti di forza.

Il primo è quello di aver occupato i gangli del potere non solo e non tanto nella sua componente comunista (e poi "comunista"), una componente che comunque ha il merito di aver saputo trasformare  con metodo le amministrazioni locali di svariate regioni (Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, ecc.) in un vivaio di classe dirigente, quanto soprattutto nella sua componente democristiana (di sinistra), come spiega molto bene il libro di Rotondi che ho commentato nella mia penultima diretta.

Il secondo è quello di predicare il mondo post-ideologico per distruggere (demonizzandola) l'identità dei suoi avversari, ma praticare il voto ideologico. L'uomo di sinistra non vota (quasi) mai la persona, vota (sempre) la bandiera. L'uomo di destra, un po' anche perché condizionato dalla propaganda della sinistra e da un ingiustificato sentimento di inferiorità verso la sinistra, non vota la bandiera: vota la persona, di cui però sa quello che i media di sinistra gli dicono.

Un capolavoro, non trovi?

Questo per dire che in questo momento non so dove sarò candidato (so dove desidero essere candidato: in Abruzzo, perché lo amo, perché ci sono cresciuto culturalmente, perché grazie alla mia esperienza parlamentare è diventato, delle quattro regioni cui sono legato per motivi personali - Toscana, Marche, Lazio e Abruzzo - quella di cui conosco meglio i problemi e riesco a seguire meglio la vita politica), ma se anche fossi candidato in un collegio in cui non puoi votarmi, ti chiedo di votare la mia bandiera.

Per dare forza a persone "come noi" ci sono due modi: quello diretto, che è dare a noi il voto, se è possibile farlo, e quello indiretto, che è dare il voto alla forza in cui ci onoriamo di militare, anche se in un determinato collegio non fosse rappresentata da persone "come noi" (che ci sarebbe anche da definire meglio, ma questo potremo farlo un'altra volta).

Il numero è forza.

Questo la sinistra lo sa (e infatti fomenta i partituncoli che cercano di disperdere il voto di destra, partituncoli che non sono minimamente bersaglio dei giornaloni, nonostante al loro interno militino esattamente quelle categorie di persone che i giornaloni fino a poco fa demonizzavano: i cosiddetti noeuro, i cosiddetti novax, ecc.: non è strano che quelli che fino a ieri erano dei reietti, oggetti di strali e di una campagna di ridicolizzazione - in qualche caso meritatissima - oggi siano tutto sommato tollerati?).

Purtroppo devo convenire con le considerazioni di uno stimato docente di diritto tributario, ora in pensione, che ho apprese recentemente da un suo allievo: nella politica italiana c'è uno zoccolo duro di circa il 20% di antiparlamentarismo (punto più, punto meno). Questo zoccolo duro è stato il nerbo del fascismo, si è poi ripalesato con l'ascesa e caduta dell'Uomo qualunque, dopo di che la Democrazia Cristiana in qualche modo era riuscita a stemperarlo, con la sua natura di forza plurale e interclassista che tutto abbracciava e tutto dissolveva, ma quando la DC ha dissolto anche se stessa è riemerso, fisiologicamente, sotto forma di grillismo. Sarebbe utile che un sociologo della politica ci dicesse chi sono, i fasciogrillini. Mediamente sono persone con cui non usciremmo a cena, ma magari mi sbaglio, anzi: certamente mi sbaglio, perché con qualcuno, a cena, ci sono uscito!

Mi sembra un'ovvietà far notare che in una Repubblica formalmente parlamentare chi è nemico del Parlamento è in re ipsa nemico del cambiamento, anche quando faccia del cambiamento una bandiera da sventolare in faccia ai gonzi, come pure mi sembra superfluo far notare che a parte il ghigliottinarsi fra loro, l'unico risultato rilevante dei giacobini sia stato il 18 brumaio.

Guardiamoci dai furbi (o dai fessi) che hanno sostituito alla bandiera dell'onestah quella della veritah, e cerchiamo di restare compatti. Noi ci siamo, mi fa piacere sapere che ci sei anche tu.

Cordialmente.

Alberto

P.s.: se non ti dispiace, vorrei pubblicare la tua lettera (in forma anonima) sul mio blog. C'è una maggioranza silenziosa di persone che vivono una vita normale e non hanno tempo di far rumore sui social, e che secondo me deve essere messa in evidenza, tutelandone la privacy, per contrastare il progetto disfattista strutturato dal PD. Fammi sapere se sei d'accordo.


Da: Persona Qualunque <pq@pq.com>

Inviato: mercoledì 27 luglio 2022 13:09

A: Alberto Bagnai <alberto.bagnai@senato.it>

Oggetto: Ringraziamenti

Buongiorno Sen. Bagnai,

Le scrivo questa mail per ringraziarLa, la premessa è che in passato non sono stato un elettore della Lega ahimè, ma grazie all'immenso lavoro fatto da Lei, dall' on. Claudio Borghi e da molti altri, negli anni mi ha aperto gli occhi su cosa vuol dire la parola POLITICA e l'impegno che ad essa persone come Lei hanno dedicato e dedicano.

Spero che il 25 Settembre anche il mio voto contribuisca a dare una forza a persone come voi.

Grazie

Persona Qualunque


(...fra le varie tesi del libro di Rotondi, una delle più interessanti e feconde, a mio parere, è l'idea che la politica italiana sia sempre stata bipolare, anche al tempo del proporzionale purissimo. In effetti, chi ha vissuto quell'epoca, se si volta indietro, la ricorda e può leggerla facilmente come una contesa fra DC e PCI. Un partito conservatore, che non voleva essere tale, e un partito progressista, che non sapeva essere tale. Ma insomma, al di là di questi giudizi, fatto sta che forse potremmo cominciare a ragionare in termini di destra e sinistra, anziché di centrodestra e centrosinistra, visto che il centro, in un sistema bipolare, non c'è (sono ragionevolmente sicuro del fatto che i risultati delle prossime elezioni lo dimostreranno, con grande sorpresa dei sondaggiari). Oggi la Lega potrebbe tranquillamente occupare e secondo me già occupa lo spazio della DC - un partito interclassista, che si rivolge all'imprenditore e all'operaio, che rivendica radici cristiane ma con una disposizione liberale, e che si ispira alla Costituzione del '48 in tutte le sue sfaccettature, incluso l'art. 5 e l'art. 11 - mentre il PD occupa lo spazio del PCI - un partito classista, la cui classe di riferimento nel tempo è diventata quella degli assistiti, motivo per cui gli operai votano Lega, un partito che trae la propria legittimazione e la propria supremazia operativa dall'aggancio a una potenza estera, che dopo la caduta del muro di Berlino è sempre una Unione, quella che è rimasta, cioè l'Europea e non la Sovietica, un partito sostanzialmente nemico di un Paese che disprezza [fin dai tempi della famosa invettiva contro il popolo di mandolinisti fatta dal primo dei migliori], e che è radicalmente nemico della libertà, di cui diffida, per il semplice motivo che teme che l'esercizio di essa possa corrodere le basi del suo potere.

La dialettica è questa, non credo ci sia altro da aggiungere.

Poi c'è da decidere da che parte stare, e questo ognuno lo farà in coscienza sua. A me non preoccupa tanto quale decisione prenderete: quale che sia, mi sembra chiaro che la accetterò, non potendo fare altro! Aggiungo: la accetterò di buon grado, avendo tante cose da fare in qualunque mondo si paleserà dopo il 25 settembre, tante e, aggiungo, tutte coerenti col progetto che qui è nato e qui sta proseguendo. Mi interessa però che siate pienamente consapevoli di come agisce il vostro avversario, e acquisire questa consapevolezza non è difficile, perché c'è la regina probationum


Questo è quello che si e ci dicono gli spin doctor piddini: la nostra astensione è la loro unica speranza di vittoria.

Segue domanda: ma voi conoscete di persona i vari Foffolina34 e VperVaricella23 che girano per Twitter propugnando l'astensionismo al grido, o meglio al raglio, di #ionondimentico? Li avete mai visti coi vostri occhi di persona, li avete mai toccati - per stringergli la mano - nella loro fisicità? Almeno uno di questi?

Perché se così non è - e credo che in molti casi non sia - allora vedo che stare qui non vi è servito a molto. Avete dimenticato che fin dal tempo delle elezioni europee del 2014 il PD si era organizzato per influenzare il dibattito social, a dire il vero con non eccelsi risultati, e da allora ha fatto passi avanti, si è fatto sempre più scaltro, ma non ancora abbastanza da evitare che il narcisismo e la boria dei suoi "intellettuali" di area li portino a disvelarci la loro strategia. Foffolina34 e VperVaricella23 che sanno parlare tanto bene alle corde del vostro cuore forse non sono "uno di voi": è molto più probabile che siano uno di loro...

A questo punto, chi sostiene la strategia piddina è complice e chi ci casca è coglione. Detto affettuosamente, s'intende, e pro veritate, perché la verità è come la cicoria: ha un sapore amaro, ma quando ci si abitua diventa difficile farne a meno. Provate a non farvi manipolare. Se avete letto con attenzione, scoprirete che non è difficile. Se vi farete manipolare, le conseguenze le pagherete molto più voi di me. Io so fare tante cose e parlo tante lingue. L'unica cosa che non posso fare, è aiutarvi a difendervi da voi stessi nella cabina elettorale. Lì sarete soli, e deciderete voi. Potrete essere gli utili idioti di Enrico nomen omen di cui vi ho illustrato la strategia - raffinata, se non fosse confessata! - o potrete essere voi stessi...)




mercoledì 27 luglio 2022

Maestra! Ho risposto prima io... (breve storia dell'abbattimento dell'IVA)

(...solo per farvi notare che l'egotismo non caratterizza solo questa community, ma anche chi la odia, meritatamente ricambiato...)

La situazione è quella descritta da questo meme:


Poi ci sono momenti di ilarità come questo:


che fanno tenerezza sotto almeno due profili: il numero di persone cui ci si rivolge (625), e il modo in cui ci si rivolge loro ("Maestraaaaa! Sono arrivato prima ioooooo!").

Perché le cose stanno in modo ben diverso, quello descritto con ben altro stile da mai best fren Ablerto:


A ben altro stile corrispondono ben altri risultati:


Può capitare cioè che sui social la moneta buona scacci la cattiva. Il disegno di legge sull'abbattimento dell'IVA per i beni di prima necessità è da due anni in Senato a prima firma di uno di passaggio, depositato in un periodo in cui la principale preoccupazione del ministro Brunetta era quella di vendicarsi dell'offesa patita quando la Camera aveva stroncato una sua mozione di sperticato elogio del MES.

Quanto ci era rimasto male! Spiace...

Tuttavia, la cosa non è così semplice: noi abbiamo dalla nostra il tempo e la verità fattuale (il 2020 viene prima del 2022, salvo errore), ma loro sono amici dei migliori amici dell'uomo che si vuole informare, i cosiddetti media. Quindi il coltello della parte del manico ce l'hanno loro, soprattutto se voi non tenete botta.

Tanto vi dovevo per oggi.

P.s.: Magari ci direttizziamo più tardi (la diretta di ieri è anche qui):


(...meditate, gente, meditate...)

martedì 26 luglio 2022

La politica e la sensibilità di "io" (e l'asino mio)

(...per i diversamente familiari con i classici:

Io e ll'asino mio! In oggni cosa

Ve sce ficcate voi pe Ccacco immezzo.

In ogni freggna sce mettete un pezzo

Der vostro, e jj'appricate la scimosa.

    Ma, ffratèr caro! e ssete stato avvezzo

Co sto po' dd'arbaggìa prosuntuosa?

Tutto sapete voi! ggnente ha la dosa,

Si pprima voi nun je mettete er prezzo!

    "Io vado, io viengo, io dico, io credo, io vojjo:

L'ho ffatt'io, l'ho vvist'io, sce sò annat'io..."

Pe ttutto sc'entra l'Io der zor Imbrojjo.

    Chi ssete voi? la tromma der Balìo,

Er Papa, Marc'Urelio in Campidojjo,

la Santa Tirnità, Ddomminiddio?!


Giuseppe Gioachino Belli

Roma, 14 gennaio 1833


e non è la prima volta che mi vedo costretto a citarvelo, ma il privilegio e la maledizione dei classici è quella di essere tanto attuali quanto dimenticati..)

(...che meraviglia! Siamo tornati ai vecchi tempi, quando mi davate lezioncine di politica. Si è visto com'è andata: non avevate capito nulla, a partire dal fatto che il 5 Stelle si sarebbe saldato col PD di cui era una stampella, e io non avevo bisogno delle vostre lezioncine. O forse sì: mi sono sempre utilissime per capire che cosa non fare...)


2K22 ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Del cretinismo politico, ovvero della coloncardia":

Questo è il punto: restare fino alla fine della legislatura non è un obbligo e hai formalmente ragione tu ma è un obbligo implicito e ho ragione io: se non stai fino alla fine della legislatura sai bene che subentrerà il commissario rex perchè sai che non ti fanno andare ad elezioni (era successo con Monti ed è ricapitato in fotocopia con Draghi), e in questo caso il tecnico è stato acclamato da una parte della Lega come un salvatore, ma appunto un paradosso dato che il voto del popolo sovrano era chiaramente di 'sensibilità' opposta (per rispondere a Giuseppe): i rappresentanti pubblici devono rappresentare, non inventarsi una sensibilità.

Si certo c'è anche l'art. 67 "senza vincolo di mandato"... ma scherziamo?

Assolutamente legittimo cambiare sensibilità, certo, perdendo gli elettori. E' ormai lo sport nazionale.

MB

Pubblicato da 2K22 su Goofynomics il giorno 25 lug 2022, 00:09


Partirei dalla cosa più importante: si scrive "perché", non "perchè". Da qui discende, come vedremo, tutto il resto.

Riassumendo: la Costituzione è "à la carte", la mettiamo da parte perché è solo forma, mentre la sostanza è quello che pensa 2K22, il quale ha ragione (concordo: a Roma si dice infatti che "la ragione è dei fessi") e poverino si sente orfano di rappresentanza, imputando questo lutto a chi ha cercato di dargliela non sostenendo (per due volte) un progetto politico egemonizzato dal PD (perché che 5 Stelle = PD chi sta qui lo sa dal 2016, come il link in premessa dimostra, mentre tu mi sa che non lo hai ancora capito).

Ma naturalmente tu capisci la politica, e io no, perché tu non capisci l'economia e quindi capisci la politica.

Mia madre diceva che si fa tutto con la stessa testa, il che significa che se uno capisce una cosa è probabile che ne capisca anche un'altra (e di converso se non capisce una cosa, parte svantaggiato in altri campi), ma sono certo che hai ragione tu, e mi convince la tua arringa.

Un vero capolavoro.

Posso lovvarti tantissimo?


(...io non so perché ci teniate a ridicolizzarvi così...)

(... posso ricordare che la caduta del Governo Berlusconi e l'avvento di Monti avvenne in condizioni totalmente diverse? Ho forti dubbi sul fatto che in storia si possa applicare il metodo analogico, e infatti quando lo faccio esplicito sempre un caveat, ma che l'analogia si possa, in qualsivoglia campo, applicare a cose diverse tenderei a escluderlo, per la contradizion che nol consente. Sarei anche un pochino cauto nel descrivere il ruolo del rappresentante politico come totalmente passivo rispetto a una ipotetica "sensibilità", che poi nei casi concreti come questo è sempre quella dell'eguccio narrante. A mio avviso invece il rappresentante politico deve avere un ruolo attivo di mediazione culturale fra la percezione dei cittadini e la concretezza dei processi economici, politici, sociali. Deve cioè fare quello che qui si è sempre fatto. Io, sinceramente, di inchinarmi alla sensibilità di 2K22, sulla base del presupposto che, secondo lui, lui ha ragione, non me la sento. Ho moltissimo torto?...)

(...supponendo che tu sia un maschietto, per non violare le regole della buona educazione, mi verrebbe da chiederti quanti anni hai. Qualsiasi risposta al disopra dei 23 mi deprimerebbe, mentre qualsiasi risposta al disotto dei 20 mi darebbe qualche speranza. Tremo ad apprenderla...)

(..."Bagnai insulta gli elettoriiiiih" in 3, 2, 1...)

La morale della favola irlandese dodici anni dopo

(...la favola irlandese la raccontai qui. Ne esplicitai la morale quattro anni dopo, qui. Dodici anni dopo, la morale è sempre la stessa...)

Oggi avevo appuntamento con iMercatiTM. Abbiamo parlato del più e del meno, ho cercato di fornire una visione del mondo alternativa rispetto a quella pompata dai migliori amici dell'uomo che si vuole informare, non so con quale successo. Posso immaginare il loro stupore nel trovarsi di fronte un individuo mediamente alfabetizzato. Anch'io, a dire il vero, ho dovuto contenere a un certo punto il mio stupore di fronte a una loro affermazione, che conteneva un implicito #facciamocome: "Certo, anche il debito irlandese è cresciuto durante la crisi, ma poi loro sono riusciti a farlo diminuire...".

Ma sono rimasto umano.

Dovete sapere (chi ha letto Il tramonto dell'euro lo ha appreso fin dalle prime pagine) che quando iMercatiTM parlano di debito intendono invariabilmente, infallantemente, inesorabilmente il debitopubblico. Il debito privato per loro non esiste, non se ne curano, nonostante il riferimento culturale indiscusso dei bocconiani abbia ammesso (con qualche ritardo, come sapete) che la crisi del 2008-2010 era una crisi da debito privato. A iMercatiTM questa informazione pare non sia pervenuta, tanto che uno potrebbe pensare, a essere malizioso, che il loro scopo nel fare investimenti non sia tanto non rimetterci i soldi (che tanto sono vostri - miei no, perché sono povero!), quanto condizionare gli indirizzi politici dei governi, al fine di influenzare la distribuzione del reddito (la politica questo è).

Ma noi non siamo maliziosi.

Lì per lì ho taciuto, non avendo sotto mano i numeri, di cui potevo immaginare il profilo (ma io parlo solo se ho assoluta contezza, non mi accontento di sapere).

Poi sono andato a vedere quale sia stata la performance del governo irlandese, e devo ammettere che è stata spettacolare, nel bene ma anche (e soprattutto) nel male:


Come vi dissi fin dall'inizio, la baggianata secondo cui la crisi finanziaria dipendeva dal debito pubblico era facilmente controvertibile osservando appunto il debito pubblico dei primi Paesi ad andare in crisi. Uno di questi, l'Irlanda, nel 2007 aveva un debito pubblico vicino al 20% del Pil (23.9%). Nel 2012 (cinque anni dopo) il rapporto debito/Pil era più che quintuplicato, arrivando al 120% del Pil. Dal 2014 in poi una discesa quasi altrettanto rapida lo ha riportato all'80% del Pil nel 2015 e poi intorno al 60% dove sta dal 2019.

Bene, bravi, bis (anche se il punto di arrivo è il triplo del punto di partenza, ma la storia non è finita)!

Ora voi vi chiederete: ma che cosa sarà mai successo nel 2013-2015 per far crollare così il rapporto debito/Pil? Se è crollato di 40 punti percentuali, l'Irlanda avrà fatto dei surplus di bilancio forsennati, tagli di servizi pubblici e aumenti di imposte tali da portare il bilancio pubblico in surplus vicini al 20% per almeno un paio d'anni: un risparmio pubblico elevatissimo, da portare in diminuzione del debito. E infatti:


no (mai 'na gioia)! Il bilancio pubblico era ovviamente in profondo rosso (oltre il -30% del Pil) nel 2010, in pieno salvataggio delle banche irlandesi ("il debito nasce privato e muore pubblico", ricordate?), ma altrettanto ovviamente non era in surplus quando il debito scese dal 120% all'80% del Pil.

E come si spiegherà questo mistero misterioso di una discesa fuori scala del rapporto debito/Pil in presenza di un deficit e non di un surplus? I meno distratti se lo ricorderanno: così


cioè con una crescita fuori scala del reddito (il grafico viene da qui).

Beh, però dai, gli irlandesi sono stati comunque bravi: non hanno fatto austerità ma sono stati produttivi, hanno fatto le riforme e quindi il loro Pil è cresciuto liberando le generazioni future dal fardello del debito pubblico...

No, spiace.

Il Pil è cresciuto "a buffo", come dicono a Roma, cioè coi debiti (esteri):


(sempre nello stesso post trovate la spiegazione di questo gigantesco balzo negli investimenti diretti passivi).

In effetti, chi, formato al divino insegnamento del ritardatario Giavazzi, andasse a guardare la traiettoria della posizione netta sull'estero, cioè del saldo fra crediti e debiti dell'Irlanda verso l'estero, insomma: del debito estero (netto), assisterebbe a questo spettacolo miserando:


Il salto verso l'alto del Pil che determina una diminuzione (di 40 punti) del debito pubblico fra 2013 e 2015 è spiegato da un aumento di oltre 50 punti (da -134 a -198) dell'indebitamento netto verso l'estero. Un fenomeno di dimensioni abnormi, assurde, pazzesche... di cui però i nostri amici iMercatiTM o non si accorgono o non si curano.

Per darvi idea di quanto sia abnorme questo sprofondamento del debito estero netto irlandese, lo accosto al nostro, così vi rendete conto:


Non solo il nostro indebitamento netto verso l'estero era molto minore al tempo della grande crisi finanziaria, ma, come vi ho spiegato, noi ne siamo rientrati e siamo ora in posizione netta positiva. Anche l'Irlanda sta rientrando: ha solo 140 punti percentuali di Pil da rimborsare all'estero per trovarsi in equilibrio. Auguriamo la migliore fortuna ai nostri amici: nei loro prati ci sarà un quadrifoglio anche per loro...

Avendovi mostrato la dimensione assolutamente fuori scala del fenomeno, vorrei segnalarvi perché, secondo me, non sia del tutto appropriato porre l'Irlanda come modello di rientro virtuoso dal debito pubblico. Lo spiega questo grafico, che ci conferma come la morale (e la fragilità) della favola irlandese sia sempre quella di dodici anni fa:


Il saldo delle partite correnti irlandesi (blu) è relativamente vicino allo zero come risultato di due componenti opposte: un saldo "merci e servizi" (arancione) fortemente positivo, e un saldo "redditi" (grigio) fortemente negativo, interamente guidato dal saldo dei redditi da Ide (giallo), cioè dai profitti che le multinazionali estere rimpatriano dall'Irlanda (i quali, essendo soldi che dall'Irlanda escono, in bilancia dei pagamenti hanno segno meno).

Cosa può andare storto? Quello che andò storto nel 2007, come vi spiegavo qui:


Quando (ri)succederà? Non credo fra tantissimo tempo, ma intanto vi prego di apprezzare un punto, quello che all'epoca suscitò tanto scandalo: il saldo dei redditi da Ide è in lento ma costante deterioramento. Il resto del mondo rimpatria dall'Irlanda una quantità sempre maggiore di profitti: un flusso "boderoso" (avrebbe detto quello), persistente, stabile. Gli Ide non sono una panacea: sono soldi che qualcuno ti porta e che devi remunerare. L'Irlanda deve metterci un quinto del suo Pil ogni anno. Finché ce l'ha, tutto bene. Quando sarà costretta a indebitarsi con l'estero per remunerare il debito estero (come dopo il 2007) la situazione precipiterà (ma i conti pubblici ovviamente saranno stati, fino a quel momento, in ordine, e quindi nessuno, tranne noi, si sarà preoccupato...).

Utile glossa a scopo preventivo: quindi questo significa che da noi va tutto bene?

No, direi proprio di no. Sarebbe molto utile far scendere il rapporto debito/Pil, e farlo scendere con la crescita, come l'Irlanda, e magari anche utilizzando in parte e con estrema cautela la leva utilizzata dall'Irlanda (l'attrazione di capitali esteri). Questo perché il debito va comunque servito, e il servizio del debito pubblico (cioè il pagamento di interessi) si porta ogni anno via il 3.5% del Pil:


che non è l'11% del 1995, e non è nemmeno il 20% e passa con cui l'Irlanda remunera i capitali importati, ma è pur sempre una somma che sarebbe meglio tenersi in tasca, anche perché se i tassi "schizzeranno" rischia di diventare gradatamente più rilevante.

Ma l'Irlanda, Paese che tutti amiamo (o almeno lo amo io, e qui conta quello che penso io), cui siamo riconoscenti per le tante emozioni che ci ha regalato, nonché per il contributo dato alla nascente identità europea (nascente quindici secoli fa, e tuttora nascitura...), l'Irlanda no, non l'Irlanda, non lei, non proponetecela come un esempio, perché a crescere coi soldi altrui son buoni tutti, così come a cacciare sotto il tappeto del debito estero la polvere del debito pubblico.

Ecco.

Lo sapete che cosa diceva Keynes de iMercatiTM? Che preferiscono fallire in modo convenzionale anziché avere successo in modo non convenzionale. Ma anche lì qualche deviante c'è, e lo conosco. Quando tutto questo sarà finito, andrò a lavorare per lui, procurandogli successo in modo non convenzionale, e vi lascerò a scannarvi con Foffolina48 e Napalm51, i nuovi intellettuali organici dell'astensionismo su Twitter.

Guadagnerò di più e mi stresserò di meno. 

E ora, aspettiamo sereni il futuro QED...

(...no cazzo! L'Irlanda no!...)

domenica 24 luglio 2022

Coloncardia: diritto di replica

MANZUT ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Del cretinismo politico, ovvero della coloncardia":


La visibilità che mi sta dando è immeritata oltre che non voluta.

Sulla forma:

Seguo sempre la regola aurea che non si debba mai accettare il linguaggio dei propri avversari. Certo che a suon di cucchiaiate a colazione ormai non parlate d’altro lei e Borghi ! Attenti però che le cose che si mangiano entrano a far parte del nostro organismo e ci trasformano. Capisco quindi che le metafore di questo post oramai facciano parte della sua poetica e del suo orizzonte culturale. Si sa, la “politica è sangue e merda”. Ecco, direi che possiamo limitarci alla prima, è inelegante ma ci si fa meno male tutti.

Sul contenuto:

Lo capisco che ora l’intento sia quello di fare in modo che quegli scappati di casa dei 5S si becchino la “colpa” (se mai possa essere una colpa) di aver fatto cadere il governo Draghi. Tuttavia i fatti e la cronologia vanno in una direzione chiara e diversa da quello che state raccontando. Voi avete, razionalmente, provato a fare la stampella a Draghi cercando di incassare più ministri per la Lega. Ci sta. Oltre alla dichiarazione di Romeo c’è anche la vostra risoluzione (depositata per prima) in cui c’è chiaramente scritto tutto: “rilevata la necessità che tra i rappresentanti delle forze politiche facenti parte della compagine governativa siano compresi esclusivamente quelli espressione dei partiti che hanno votato a favore della fiducia nella citata seduta del Senato del 14 luglio (tra cui la Lega ndr); […] si accorda il sostegno all’azione di un governo profondamente rinnovato sia per le scelte politiche sia nella composizione. Il periodare del vostro odontoiatra di riferimento è un po’ zoppicante ma si capisce comunque l’intento.

In Sintesi:

Voi avete dichiarato in aula con Romeo e nella risoluzione Calderoli di voler appoggiare il governo a certe condizioni e poi COSTRETTI dal rifiuto di Draghi avete, con giusto opportunismo, fatto saltare il banco. Un piano B insomma.

Conclusione:

Avete fatto, controvoglia e tardi, quello che molti vi hanno chiesto di fare prima e di fare meglio. Avete preferito stare il più possibile nella "stanza dei bottoni" piuttosto che tenere una linea chiara che vi avrebbe dato un indiscutibile vantaggio alle prossime elezioni.

Conseguenze:

Meglio che lei si faccia candidare in un seggio del nord se vuole ancora fare il Senatore.

Ne riparliamo dopo il 25.

à bientôt

Ps. so che lei oltre ad essere una persona estremamente elegante nei modi è anche molto corretta quindi non negherà di certo la pubblicazione di questa umile replica.

Pubblicato da MANZUT su Goofynomics il giorno 22 lug 2022, 16:11


Partiamo dalla fine: non credo che tu sia in grado di apprezzare la mia eleganza e non mi interessano le tue valutazioni della mia correttezza (che non contano sia per motivi soggettivi - non sei molto brillante - sia oggettivi - non è da quello che pensi tu che dipende la mia reputazione nel mio ambiente).

Ti accordo questo diritto di replica, dopo averti cacciato a pedate, per il semplice motivo che non bisogna mai interrompere il tuo nemico mentre sta facendo un errore: e tu (che decisamente sei un nemico, con la tua fielosa umiltà tutta boria e distintivo), di errori ne stai facendo tanti.

Ne evidenzio alcuni a beneficio degli interessati, che presumo essere pochi, visto che il tuo intervento è stato l'unico "sotto soglia".

Partirei dal tuo fare vagamente iettatorio, dal tuo "ci rivedremo a Filippi".

Mi duole segnalarti che esso si spiaccica come un moscerino sul parabrezza del mio granitico "e sti cazzi?". Io so fare tante cose, che cosa farò dopo il 25 non lo deciderai tu, ma soprattutto la tua idea che la Lega sia più forte nei collegi del Nord (e che quindi se non avrò un collegio al Nord sarò trombato, come tu auspichi) è veramente molto ma molto ingenua e caricaturale. Mi limiterò a farti notare che il secondo miglior voto di lista la Lega l'ha fatto all'Aquila, cosa che al federale del 14 giugno avevo evidenziato con molto garbo, prima ancora che il risultato fosse noto. L'ineffabile Francesco Olivo, imbeccato non si sa da chi, riportava infatti sulla Stampa del 15 giugno:


Ovviamente non sono queste le parole che ho detto, ma il tema, se pure in termini diversi, l'ho sollevato, e i risultati, pochi minuti dopo la chiusura del federale, hanno dimostrato che avevo ragione di porlo.

Comunque, caro il mio gufetto, io sto benissimo in Abruzzo, dove Matteo mi ha messo, e sarò contentissimo se mi ci rimetterà, non solo perché amo questa Regione, che se lo merita:


ma anche perché se volevi trovare un modo definitivo di dimostrarci che di politica non ne sai niente... ecco: lo hai trovato! Corro meno rischi lì che altrove, anche perché lì cos'è il PD se lo ricordano bene, e di tempo per cazzeggiare nella fogna azzurra non ne hanno, mentre altrove si ricordano bene per che cosa hanno votato Lega, e non sono contenti di non sentirne più parlare (in Abruzzo lo sentono).

Senza offesa, ovviamente: è puramente oggettivo.

Quanto alla tua fantasiosa ricostruzione, si vede che non è quella di uno familiar with the matter. Chiunque frequenti l'ambiente (e chiunque sia in grado di decifrare i segnali deboli della stampa) sa che il signor Presidente del Consiglio dei Ministri dimissionario è da fine gennaio che se ne vuole andare (credo che sarebbe necessario spiegarti perché, ma purtroppo non ho tempo di farlo). Inoltre, chiunque sia familiar with the matter sa, o capisce, che il terzo Governo di questa legislatura era un Governo a trazione PD. Ti prego, visto che sei così "fregno", di dirmi una, una singola nomina rilevante, delle tante fatte da Palazzo Chigi, che non sia ascrivibile all'area PD, il che non significa, ovviamente, contestare le qualità professionali dei nominati, Dio non voglia!, anche se su certi risultati dei migliori:


credo che ci si dovrebbe interrogare (ovviamente sai di che grafico si tratta, e se non lo sai tu vedrai che qui qualcuno lo sa: io, siccome sono elegante, dico il peccato ma non il peccatore...).

A parte il fatto che il senatore Calderoli non è (solo) un odontoiatra ma anche un chirurgo maxillo-facciale (cioè uno che sa come tagliare), ti consiglierei di deporre la tua spocchia e di leggere la sua risoluzione alla luce delle due informazioni che ti ho dato. Ti renderai così rapidamente conto che non esisteva un mondo in cui si potesse "razionalmente" pensare che "facendo la stampella a Draghi", che non ne aveva bisogno, ci sarebbero stati "più ministri per la Lega", che Draghi non avrebbe mai voluto darci, essendo organico al PD, come almeno ex post spero tu capisca:


Se non lo hai capito ex ante non te ne faccio una colpa: ma tu non venire a disturbare con le tue tortuose insinuazioni chi invece lo aveva capito perché capirlo era il suo lavoro e non aveva gli occhi iniettati di sangue e la bavetta alla bocca del dottor Livore grillino... quale temo tu antropologicamente sia.

Il senso della mozione Calderoli quindi era esattamente quello di chiamare il bluff di chi, rivendicando una terzietà "tecnica", in realtà era assolutamente schierato, fin dall'inizio, contro di noi. 

Quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto non appena è stato possibile farlo, non controvoglia e tardi, ma graniticamente uniti e al momento giusto. Come ti ha ampiamente spiegato Claudio, se i 5 Stelle non avessero fatto lo sciocco errore che hanno fatto, non sarebbe stato mai possibile rispondere come centrodestra: ogni nostra mossa uti singuli avrebbe rafforzato il PD dandogli quello che fin dall'inizio voleva: la maggioranza Ursula. Come ti ha altresì spiegato Matteo (quello finto), nella conduzione della nostra manovra c'era un unico rischio (che tu non vedi: sei troppo rozzo per capirlo, perdona la franchezza...): che i 5 Stelle deponessero la loro superbia e si disponessero a votare a favore di Draghi. Questo ci avrebbe oggettivamente messo in difficoltà, perché ci avrebbe costretto a dire da soli un tanto sonoro quanto irrilevante "no" (che a te sarebbe tanto piaciuto perché non capisci niente).

Per fortuna ci ha pensato il signor Presidente del Consiglio dei Ministri dimissionario a scongiurare questa eventualità, quando in replica ha attaccato con scomposta veemenza i 5 Stelle, nel momento stesso in cui, con una lieve contraddizione che a te e ai giornaloni su cui ti formi è sfuggita, poneva la questione di fiducia su una risoluzione che ingiungeva a tutti gli altri partiti di accettare la sgradita presenza dei 5 Stelle al Governo.

A questo punto loro non se la sono sentita: il massimo che sono riusciti a fare è stato trovare un escamotage per non far mancare il numero legale (dichiararsi presenti ma non partecipanti al voto), così, per tenersi uno strapuntino aperto, non si sa mai. Non so se servirà, ma non mi riguarda.

Te l'ho detto e te lo ridico: tu vivi al tempo stesso troppo bene (la vita non ti ha ancora raggiunto con sufficiente incisività da fluidificare il tuo pensiero) e troppo male (la viscosità del tuo pensiero ti costringe a un delirio allucinato in cui patisci nella tua viva carne il tradimento inesistente dei tuoi ideali - altresì inesistenti! - da parte di persone che, come tutti, fanno quello che possono, e questa volta lo hanno fatto oggettivamente bene).

Mi dispiace per te: non so come aiutarti!

Però ora basta: il tuo quarto d'ora di celebrità lo hai avuto (mi diverte molto la tua idea che chi viene a scrivere in uno dei blog più - e meglio - letti d'Italia non cerchi visibilità: se non avessi voluto visibilità, avresti potuto scrivermi in privato!), ma ora, ripeto, basta.

Maiora premunt.

Stammi bene.

venerdì 22 luglio 2022

Del cretinismo politico, ovvero della coloncardia

(...la discussione è iniziata qui...)


MANZUT ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Maieutica":

O Romeo, Romeo! Perché sei tu Romeo?

"ci vuole un governo nuovo con a capo lei presidente perché noi la stimiamo e lei è autorevole. L’alternativa, sarebbe sostanzialmente quella che il presidente della Repubblica sciolga le Camere, respingendo le sue dimissioni, e lei resterebbe sostanzialmente in carica con pieni poteri così da fare quelle riforme che servono al Pnrr e poi dare la parola agli italiani”.

direi che qui c'è tutto (Pnrr compreso :-), il resto è livore (suo).

Cordialmente.

Pubblicato da MANZUT su Goofynomics il giorno 22 lug 2022, 11:25


Eppure io gli strumenti ve li avevo dati con largo anticipo, e quand'anche aveste la capacità di astrazione di un'avocetta Claudio Borghi vi ha illustrato dettagliatamente ex post lo svilupparsi della crisi di governo in questo video:


chiarendo anche il significato del discorso di Romeo, la mossa con cui offrendo a Draghi un Draghi bis lo ha messo in scacco matto. Ma non c'è niente da fare!

A tanti il discorso di Romeo ha fatto pensare a un altro discorso, questo:


perché ne ricalcava magistralmente, e credo non involontariamente (anche se è giusto che gli avversari ci sottovalutino), lo schema logico, che, lo ricordo agli affetti da coloncardia, è questo.

Come dice Céline,  "pour que dans le cerveau d'un couillon, la pensée fasse un tour, il faut qu'il lui arrive beaucoup de choses et de bien cruelles". Siamo quindi lieti per il nostro amico Manzut, che evidentemente ha avuto una vita serena (da cui una certa viscosità del suo rispettabile pensiero).

Vita serena altrove, non qui, perché il suo percorso con noi finisce qui.

Qui si formano i corpi di élite.

Quelli che hanno bisogno delle choses bien cruelles (aghino incluso) li affidiamo ad un altro inquadratore: la vita.


(...col cuore pieno di merda si vive male e si è inutili a se stessi e agli altri, ma ormai ho capito che è una malformazione, e io, che non sono né uno psicanalista né uno psichiatra, non sono nemmeno un chirurgo. Anche se potrei essere tentato di farlo, non sarebbe etico da parte mia aprirvi per provare a risolvere il problema. Quindi rivolgetevi altrove...)

Mi faccio un regalo

(...lo stesso regalo che mi sono fatto dieci anni fa, per gli stessi motivi, nelle stesse circostanze. Allora erano i donaldiani, ora sono i pandemici, sempre gentaglia, sempre irrilevante. Lo dimostreranno i risultati, e questo, in fondo, lo sanno anche loro. Se fossero così sicuri di vincere, correrebbero a mettere la loro faccia di merda riverita effigie sotto questa vittoria annunciata. Invece stillano il loro fieloso e petulante gnegnegnè senza sosta, non è ben chiaro se perché non hanno una vita o se perché hanno un mestiere. Mi fanno pena in entrambi i casi, ma preferisco dedicare l'attenzione ad altro. Segue un esempio...)


Il giorno 21 lug 2022, alle ore 14:42, Mario Rossi (o Bianchi) <mraiorossi@gmail.com> ha scritto:

Buongiorno Professore,

Mi chiamo Mario Rossi (o Bianchi) e sono un seguacio [di importante città del Nord]. Ebbi modo di incontrarla durante la campagna elettorale per [importante governatore del Nord], qualche anno fa (sono il tizio che le offrì un passaggio verso l'aeroporto, ma ovviamente incontrerà innumerevoli volti, e non ho la pretesa che ricordi il mio).

La disturbo solo per ringraziarla di tutto il lavoro fatto in questi anni, anche prima di approdare in Senato. Ecco, oggi volevo solo scriverle per dirle grazie, perché c'è chi, silenziosamente (sul social azzurro wc ci sono solo come lurker), aveva capito dal 2012 la lezione che "L'Euro è un metodo di governo" (ma già l'esecuzione di Berlusconi e l'insediamento del loden mi avevano fatto tremare, e all'epoca ero di sinistra), e quindi non starnazza scompostamente.

Ci siamo, silenziosi, ci fidiamo delle persone, ci fidiamo di voi, lei, Borghi e Salvini (e i vostri capigruppo) e continuiamo a studiare, supportarvi e a combattere, disciplinati. E, avendo dovuto combattere sotto copertura, cercando di creare consenso, mettere d'accordo persone diverse per risolvere problemi, sia in famiglia che al lavoro (ho fatto uno stage presso l'agenzia di Tal dei Tali, e stavo perfino riuscendo a far leggerissimamente virare un loro progetto, ovviamente rimanendo io sotto quota periscopio, poi purtroppo lo stage è finito), apprezzo moltissimo il vostro lavoro, sia quello che si vede, sia quello che spiegate sia, soprattutto, quello che posso intuire e tutto ciò che ancora non posso nemmeno intuire.

Grazie.

Un ultimo appunto. Nella poesia che è la vita, trovo stupenda la coincidenza di alcuni eventi di questi giorni: conferenza stampa della Commissione d'inchiesta sulla morte di David Rossi, sentenza di assoluzione per gli ex vertici MPS (ma allora Bankitalia...) e il voto di ieri al Senato. E mi tornano in mente le parole del profeta: "Abbiamo una banca!".

Grazie di tutto, buon lavoro

Mario Rossi (o Bianchi)

(...e ora me l'immagino la gentaglia affetta da coloncardìa, quella strana malformazione per cui il colon ti sfocia nel ventricolo sinistro, nel buio delle loro camerette, fra un rotolone di Scottex e un posacenere traboccante, alla luce livida del monitor: "Che cosa ha Bagnai che io non ho? Ma poi, questa lettera se l'è scritta lui...". Se anche avessi abbastanza fantasia, non avrei abbastanza tempo, e se avessi abbastanza tempo lo dedicherei ad altro. La verità, amici il cui sangue ha un colore diverso dal rosso, è che nessuno vi caga perché non ve lo meritate, e non ve lo meritate perché non date nulla se non livore e stridore di denti, nelle tenebre delle vostre camerette. Qui qualcosa abbiamo dato, e in cambio qualcosa riceviamo. Dei regali, come questo. Se vi impegnaste, se foste umani, se vi depuraste dal grillismo, che poi è la paura che vi venga fatto quello che voi volete fare al prossimo vostro - fotterlo! - ricevereste in cambio umanità. Così, invece, solo disprezzo...)

(...Dixit itaque Dominus: “Clamor contra Sodomam et Gomorram multiplicatus est, et peccatum eorum aggravatum est nimis. Descendam et videbo utrum clamorem, qui venit ad me, opere compleverint an non; sciam”. Converteruntque se inde viri et abierunt Sodomam; Abraham vero adhuc stabat coram Domino. Et appropinquans ait: “Numquid vere perdes iustum cum impio? Si forte fuerint quinquaginta iusti in civitate, vere perdes et non parces loco illi propter quinquaginta iustos, si fuerint in eo? Absit a te, ut rem hanc facias et occidas iustum cum impio, fiatque iustus sicut impius; absit a te. Nonne iudex universae terrae faciet iudicium?”. Dixitque Dominus: “Si invenero Sodomae quinquaginta iustos in medio civitatis, dimittam omni loco propter eos”. Respondensque Abraham ait: “Ecce coepi loqui ad Dominum meum, cum sim pulvis et cinis. Quid, si forte minus quinquaginta iustis quinque fuerint? Delebis propter quinque universam urbem?”. Et ait: “Non delebo, si invenero ibi quadraginta quinque”. Rursumque locutus est ad eum: “Si forte inventi fuerint ibi quadraginta?”. Ait: “Non percutiam propter quadraginta”. “Ne, quaeso, inquit, indignetur Dominus meus, si loquar. Si forte ibi inventi fuerint triginta?”. Respondit: “Non faciam, si invenero ibi triginta”. “Ecce, ait, coepi loqui ad Dominum meum. Si forte inventi fuerint ibi viginti? ”. Dixit: “Non interficiam propter viginti”. “Obsecro, inquit, ne irascatur Dominus meus, si loquar adhuc semel. Si forte inventi fuerint ibi decem?”. Dixit: “Non delebo propter decem”. Abiit Dominus, postquam cessavit loqui ad Abraham; et ille reversus est in locum suum...)

(...io sono di poche pretese: me ne basta uno e ce l'ho. Godo a vedervi schiumare nelle bollicine dei vostri zero virgola: continuate pure, vi prego!...)

mercoledì 20 luglio 2022

#combattere

(...sanifichiamo...)

Le régiment du prince André était dans les réserves restées inactives jusqu’à deux heures, derrière Séménovsky, sous un feu violent d’artillerie. À ce moment, le régiment, qui avait déjà perdu plus de deux cents hommes, fut porté en avant sur le terrain situé entre le village de Séménovsky et la batterie du mamelon, où des milliers d’hommes avaient déjà été tués ce jour-là, et vers lequel venait d’être dirigé le feu convergent de plusieurs centaines de pièces ennemies.

Sans quitter sa place, sans avoir tiré un coup de fusil, le régiment perdit encore en cet endroit le tiers de son contingent. Devant lui, à sa droite surtout, les canons tonnaient au milieu d’une épaisse fumée et vomissaient une grêle de boulets et de grenades, qui s’abattaient sur lui sans trêve ni cesse. De temps à autre les grenades et les boulets, en passant, avec leur sifflement prolongé, au-dessus de leurs têtes, leur donnaient un moment de répit, mais parfois, en une seconde, plusieurs hommes étaient atteints : on mettait alors les morts de côté, et l’on emportait les blessés. À chaque nouvelle détonation, les chances de vie diminuaient pour les survivants. Le régiment était formé en colonnes de bataillons sur une longueur de trois cents pas, mais, malgré l’étendue de ces lignes, tous ces hommes subissaient la même impression. Tous étaient sombres et taciturnes ; à peine échangeaient-ils quelques mots entrecoupés à voix basse, et ces mots mêmes expiraient sur leurs lèvres à la chute de chaque projectile, et aux cris qui appelaient les brancardiers. Par ordre des chefs, les soldats restaient assis par terre. L’un s’occupait avec soin de serrer et de desserrer la coulisse du fond de son casque ; un autre, roulant de la terre glaise entre ses mains, s’en servait pour nettoyer sa baïonnette ; celui-ci défaisait les courroies de son sac et les rebouclait ; celui-là rabattait avec soin les revers de ses bottes, qu’il ôtait et remettait tour à tour ; quelques-uns construisaient sous terre de petits abris, ou tressaient la paille du champ. Tous semblaient absorbés par leurs occupations, et lorsque leurs camarades tombaient à leurs côtés, tués ou blessés, lorsque les brancards les frôlaient, lorsque à travers la fumée on apercevait les masses compactes de l’ennemi, aucun d’eux n’y prenait garde ; mais, dès qu’ils voyaient avancer notre artillerie ou notre cavalerie, ou qu’ils devinaient les mouvements de l’infanterie, une exclamation de joie s’échappait de toutes ces bouches, et immédiatement après ils reportaient toute leur attention sur les incidents étrangers à l’action qui se déroulait autour d’eux. On aurait dit qu’épuisés au moral ils se retrempaient dans ces détails de la vie habituelle. Une batterie d’artillerie passa devant eux ; un des chevaux de l’attelage d’un caisson eut la jambe prise dans un des traits.

« Eh ! gare au cheval de volée !… attention ! il va tomber… ne le voient-ils donc pas ! » s’écria-t-on de tous côtés.

Une autre fois, à la vue d’un petit chien fauve, venu on ne sait d’où, qui s’élança, effaré, en avant des rangs et qui, au bruit d’un boulet tombé près de lui, se sauva en poussant un aboiement plaintif et en serrant la queue entre ses pattes, tout le régiment éclata de rire ; mais ces distractions ne duraient qu’un instant, et ces hommes, dont les figures hâves et soucieuses blêmissaient et se contractaient de plus en plus, se tenaient là depuis huit heures, sans nourriture, et exposés à toutes les terreurs de la mort.

Le prince André, pâle comme eux, marchait en long et en large d’un bout à l’autre de la prairie, les mains croisées derrière le dos, la tête inclinée ; il n’avait rien à faire, aucun ordre à donner : tout se faisait sans qu’il eût à s’en mêler ; on enlevait les morts, on emportait les blessés, et les rangs se reformaient de nouveau. Au début de l’action, il avait cru devoir encourager ses hommes, et passer dans leurs rangs, mais il reconnut bientôt qu’il n’avait rien à leur apprendre. Toutes les forces de son âme, comme celles de chaque soldat, ne tendaient qu’à écarter de sa pensée l’horreur de sa situation. Il traînait les pieds sur l’herbe foulée, en examinant machinalement la poussière qui recouvrait ses bottes : tantôt, faisant de grands pas, il essayait de suivre le sillon laissé par les faucheurs ; tantôt, comptant les sillons, il se demandait combien il en faudrait pour faire une verste ; tantôt il arrachait les tiges d’absinthe qui croissaient sur la lisière du champ, et en écrasait les fleurs entre ses doigts pour en aspirer l’odeur acre et sauvage. Il ne restait plus trace dans son esprit de ses idées de la veille : il ne pensait à rien, et prêtait une oreille fatiguée aux mêmes bruits, au crépitement des grenades et de la fusillade. De temps à autre il jetait un regard sur le premier bataillon et attendait : « La voilà !… Elle vient sur nous ! se dit-il en entendant un sifflement qui s’approchait à travers les nuages de fumée : En voici encore une autre ! La voilà !… non, elle a passé par-dessus ma tête… Ah ! celle-ci est tombée cette fois !… » Et il recommençait à compter ses pas, qui le menaient en seize enjambées jusqu’à la lisière de la prairie.

Soudain, un boulet siffla et s’enfonça à cinq pas de lui dans la terre. Un frisson involontaire le saisit : il regarda dans les rangs ; beaucoup d’hommes avaient été sans doute abattus, car il remarqua une grande agitation devant le second bataillon.

« Monsieur l’aide de camp, cria-t-il, empêchez les hommes de se grouper ! »

L’aide de camp exécuta l’ordre, et se rapprocha du prince André, pendant que le chef de bataillon l’abordait d’un autre côté.

« Gare ! » cria à ce moment un soldat épouvanté et, comme un oiseau au vol rapide se posant à terre, un obus tomba en sifflant aux pieds du cheval du chef de bataillon, à deux pas du prince André.

Le cheval, ne s’inquiétant pas de savoir si c’était bien ou mal de témoigner sa frayeur, se dressa sur ses pieds, en poussant un hennissement d’épouvante, et se jeta de côté en renversant presque son cavalier.

« À terre ! » s’écria l’aide de camp.

Le prince André se tenait debout, hésitant ; l’obus, semblable à une énorme toupie, tournait en fumant sur la lisière de la prairie, à côté d’une touffe d’absinthe, entre lui et l’aide de camp : « Est-ce vraiment la mort ? » pensa-t-il en regardant avec un sentiment indéfinissable de regret la touffe d’absinthe et cet objet noir qui tourbillonnait : « Je ne veux pas mourir, j’aime la vie, j’aime la terre ! » Il se le disait, et cependant il ne comprenait que trop ce qu’il avait devant les yeux.


(...il resto lo sapete...)


Koutouzow, comme tous les vieillards, dormait peu, et sommeillait souvent dans la journée. Pour la nuit, il s’étendait sur son lit sans se déshabiller, et la passait presque tout entière à réfléchir, sa grosse tête balafrée appuyée sur sa main, et son œil unique plongeant dans l’obscurité.

Depuis que Bennigsen, le personnage le plus puissant de l’état-major, en correspondance directe avec l’Empereur, évitait Koutouzow, celui-ci se sentait plus à l’aise, en ce sens que, de cette façon, il ne serait plus incessamment sollicité d’attaquer l’ennemi mal à propos. Ils doivent comprendre, se disait-il en pensant à l’enseignement qui ressortait de la bataille de Taroutino, que nous avons tout à perdre en prenant l’offensive. Le temps et la patience, voilà mes deux alliés ! Il était sûr que le fruit tomberait de lui-même lorsqu’il serait mûr ; il était sûr, en chasseur expérimenté, que l’animal était grièvement blessé par le concours de toutes les forces de la Russie, mais l’était-il mortellement ? La question n’était pas encore résolue. Les rapports qu’il recevait de tous côtés le lui donnaient à penser, mais il attendait des preuves irrécusables. « Ils me proposent des manœuvres, des attaques. Pourquoi ? Pour se distinguer !… On dirait vraiment que se battre est une chose si réjouissante !… De véritables enfants ! »

Le rapport de Dorokhow à propos de la division Broussier, les nouvelles des partisans, les misères par lesquelles passait l’armée française, les bruits qu’on faisait courir sur son départ de Moscou, tout le confirmait dans l’idée qu’elle était vaincue, et qu’elle se préparait à battre en retraite. Ce n’étaient, il est vrai, que des suppositions, fort plausibles peut-être aux yeux des jeunes gens, mais pas à ceux de Koutouzow. Avec sa vieille expérience, il savait quel cas il fallait faire des on-dit, il savait également combien les hommes sont enclins à tirer des déductions conformes à leurs désirs, et à ne tenir aucun compte de tout ce qui peut les contrecarrer. Plus Koutouzow désirait une solution, moins il se permettait de la croire prochaine. C’était sa seule préoccupation, le reste n’était que l’accessoire, comme l’accomplissement des exigences habituelles de sa vie, dans lesquelles entraient ses conversations avec son état-major, sa correspondance avec Mme de Staël et ses amis de Pétersbourg, la lecture des romans et la distribution des récompenses. Mais la défaite imminente des Français, que seul il avait prévue, était son unique et son plus ardent désir.

Il était absorbé dans ces réflexions, lorsqu’il entendit du bruit dans la chambre voisine : c’étaient Toll, Konovnitzine et Bolhovitinow qui venaient d’y entrer.

« Eh ! qui est là ? Entrez, entrez ! Quoi de nouveau ? » s’écria le maréchal.

Pendant que le domestique allumait une bougie, Toll lui fit part de la nouvelle.

« Qui l’a apportée ? demanda-t-il d’un air froidement sévère, dont ce dernier fut frappé.

— Il ne peut y avoir de doute, Altesse.

— Qu’on le fasse venir ! »

Koutouzow, un pied à terre, s’était à moitié renversé sur son lit, en s’appuyant de tout son poids sur l’autre jambe. Son œil demi fermé, fixé sur Bolhovitinow, cherchait à découvrir sur sa physionomie ce qu’il désirait tant y lire.

« Dis, dis vite, mon ami, murmura-t-il à voix basse, en ramenant sur sa poitrine sa chemise entr’ouverte… Approche-toi. Quelles sont donc les bonnes petites nouvelles que tu m’apportes ? Napoléon aurait-il quitté Moscou ? Est-ce bien vrai ? »

L’officier commença par lui transmettre ce qui lui avait été confié verbalement.

« Dépêche-toi, ne me fais pas languir, » interrompit Koutouzow.

L’envoyé acheva son récit et se tut en attendant des ordres. Toll fit un mouvement pour parler, mais Koutouzow l’arrêta d’un geste, et essaya de dire quelques mots ; sa figure se contracta, et il se retourna du côté opposé, vers l’angle de l’isba où étaient les images.

« Seigneur Dieu, mon Créateur ! Tu as exaucé ma prière…, dit-il d’une voix tremblante en joignant les mains. La Russie est sauvée ! » et il fondit en larmes.

À dater de ce moment et jusqu’à la fin de la campagne, Koutouzow employa tous les moyens en son pouvoir pour empêcher, soit par autorité, soit par ruse, soit même par les prières, ses troupes de prendre l’offensive et de s’épuiser en rencontres stériles avec un ennemi dont la perte était désormais assurée. 


(...dedicato a Emanuele. Quand'anche voi foste tutti come sembrate, varrebbe sempre la pena di combattere per lui. Se poi faceste un piccolo sforzo per nascondere la vostra natura, vi si vorrebbe più bene, o ve lo si vorrebbe con minore difficoltà. La storia non è ancora finita, non finirà domani, non finirà mai. Intanto provate a capire questo, che il resto, come avete visto, è letteratura - e quindi non dovrebbe esserci bisogno di spiegarlo...)

798 mesi di inflazzione

(...vi aspetto...)

Questo è il tasso di inflazione tendenziale (variazione percentuale mese su stesso mese dell'anno precedente) dell'indice dei prezzi al consumo, cioè l'inflazione, anzi, per dirla coi giornalisti: l'inflazzione in Italia dal 1956 ad oggi:


Non mi ricordo tutta questa storia, ma un bel po' sì, dall'alto della mia sessantina, e comunque quando si racconta una storia, bisogna raccontarla tutta, cosa che i migliori amici dell'uomo che si vuole informare non fanno mai (mentre qui cerchiamo di farlo sempre).

La linea tratteggiata orizzontale è fissata al livello odierno, precisamente quello di giugno 2022, che è una frazione di decimale sotto l'8%. L'ho inserita per facilitarvi il giochino preferito dai migliori amici dell'uomo che si vuole informare, il "mai a questi livelli dal...". In Italia nel periodo considerato, un'inflazione come quella di giugno 2022 (cioè all'8%, arrotondando) l'abbiamo avuta nel febbraio del 1963 e del 1973 e nell'ottobre del 1963 (me lo ricordo benissimo: avevo 10 mesi ed è lì che ho cominciato a perdere i capelli).

Viceversa, un'inflazione superiore all'8% l'abbiamo avuta in 160 dei 796 mesi considerati, con un evidente episodio dal febbraio 1973 al gennaio 1986 (perché sì, cari cialtroni, l'inflazione negli anni '80 tornò a una cifra, e quindi non era a due cifre negli anni '90...).

Quindi, se fossi un migliore amico dell'uomo che si vuole informare avrei titolato questo post: "Inflazione mai così alta dal gennaio 1986" (e sicuramente qualcuno di loro lo avrà fatto, verosimilmente sbagliando mese o non credendo a quanto scriveva, perché tutti - loro - sanno che l'inflazzione era a due cifre fino al 1999...).

Ci sarebbe tanto da raccontare su questi dati, e lo abbiamo fatto in diverse occasioni (basta cercare il tag "inflazione" qui sotto e cliccarci sopra). Qui mi limito a osservare una cosa, che non dovrebbe essere (anche se purtroppo lo è) estranea al dibattito che si sta svolgendo oggi: l'ultimo decollo dell'inflazione è molto simile a quello che ebbe luogo nel 1973, cosa che è stata notata da altri in altri Paesi.

Ci sarebbero alcune precisazioni da fare. Ad esempio, l'inflazione negli anni '70 si era impennata prima dello shock da offerta del 1973 (un racconto dettagliato è qui), mentre noi prima dell'ultimo shock da offerta eravamo in deflazione, cosa di cui solo qualche imbecille si rallegrava. Ma quello che mi preme farvi notare è che l'inflazione storicamente ha sempre manifestato una certa asimmetria, un "rocket and feather effect": sale più in fretta di quanto scenda. Un pezzo di questa storia è il comportamento dei prezzi in alcuni mercati, tipicamente quello dei carburanti, su cui chi vi scrive ha una discreta expertise (non me ne vogliano gli awanagana), dimostrata qui, qui e qui (perché anche se vi confermo che la verità non è una categoria politica, posso smentirvi che non ci siano politici che sanno di cosa parlano). Sarebbe appassionante entrare nel perché e nel percome di questo fenomeno (non del fatto che c'è un politico che sa cosa sia l'inflazione: del fatto che questa sia persistente...), e se fossi ancora un ricercatore mi dedicherei a investigarne le cause.

Da politico, invece, dovrei industriarmi a gestirne (se fossi al Governo) o comunque subirne (insieme a voi) l'effetto.

Il dato è che l'inflazione ci farà compagnia ancora per un po'.

Non so perché mi è venuto in mente di parlarvene.

E voi, lo sapete?