venerdì 16 gennaio 2015

I tassi schizzeranno (Peternomics): leggende metropolitane bipartisan

(vedo che non riuscite proprio a togliervi il vizio di "americano facce Tarzan". Proprio non vi entra in testa in nessunissimo modo che di cosa parlare qui lo decido io. Se volete sapere cosa sta succedendo in Svizzera leggete la Reuters, e se volete saperlo da me leggete domani il Fatto Quotidiano. Magari segnalatemi i ragli più altisonanti dei commentatori, e quelli li sistemo sul blog del Fatto Quotidiano. Qui vorrei proseguire il mio discorso. So io perché lo faccio, so io per chi lo faccio, so io quando farlo, e se io sono libero di scrivere quello che mi pare, voi siete liberi di non leggermi. Visto quant'è bella la libertà!?...)

Alcuni di voi si chiederanno: "Ma perché continui ad annoiarci con cose banali? Sì, lo sappiamo che il pass through (trasferimento) di una svalutazione sui prezzi interni non è uguale a uno in Europa, né nel breve né nel lungo periodo. Ci hai fatto vedere un sacco di volte questa tabella:


dello studio di Goldfajn e Werlang, e abbiamo anche capito che ce l'hai fatta vedere non perché questo studio sia l'unico, o il più autorevole, o il più recente, ma perché è citato nell'autorevole manuale di economia internazionale di Giancarlo Gandolfo, il che significa che chi ritiene di potersi definire un economista non può assolutamente ignorarlo. Intendiamoci: la letteratura più recente dice la stessa cosa, ma chi è specialista di economia agraria, o di economia matematica, e non di economia internazionale, non è tenuto a conoscerla. Le cose che si studiano sui libri di scuola invece sì, chi insegna è tenuto a conoscerle. Ora, dai libri di scuola (ma forse in questo caso squola) risulta che in Europa una svalutazione si trasla sui prezzi interni per meno del 50% (0.460), e questo, però, dopo un anno e mezzo, perché nell'immediato l'effetto è ancora minore! Quindi quello che abbiamo visto nei due post precedenti è ovvio! Il motivo per il quale una svalutazione non determina un pari abbattimento del salari reali (come dicono Giannino, Galli ecc.) è lo stesso per il quale determina un pari abbattimento del cambio reale (rapporto fra prezzi interni e esteri nella stessa valuta). Scusa, le due relazioni sono queste qui:

il salario reale è il rapporto fra salari e prezzi, e il cambio reale il rapporto fra prezzi interni e esteri, nel quale i prezzi interni vengono espressi in valuta estera (moltiplicandoli per il cambio nominale e).

Qual è l'unico legame fra queste due relazioni?

p, il livello dei prezzi interni.

Di quanto si muove p in risposta a una svalutazione?

Nel primo mese di meno del 2% (0.018).

Quindi se un paese europeo svaluta del 20%, diciamo che p aumenta del 0.2x0.02=0.4%. Si fa prima a dire che non cambia, no? Lo 0.4% esce di poco dal margine di incertezza che contamina ogni statistica economica (per il semplice motivo che queste statistiche derivano da analisi campionarie). Ciò significa che nel primo mese il rapporto a destra (il cambio reale) diminuisce, perché è diminuito e (e p non è aumentato in modo da compensare questo effetto), e il rapporto a sinistra, il salario reale, non diminuisce  (sempre perché con un pass-through così bassi p non è aumentato). Certo, dopo un anno può darsi che la situazione cambi! Il pass-through a un anno è 0.36, quindi una svalutazione del 20%, posto che sia persistente (perché nel frattempo la svalutazione iniziale potrebbe essere rientrata), determina un impatto sui prezzi del 0.2x0.36 = 7.2%. Quindi il cambio reale dovrebbe aumentare di altrettanto (diciamo che 7 punti dei 20 di svalutazione iniziale dovrebbero essere "mangiati" dall'aumento di p, e la svalutazione reale dovrebbe andare al 13%) e il salario reale dovrebbe diminuire di altrettanto (cioè scendere di circa il 7%. Ma... Durante un anno, in un sistema economico, possono succedere tante cose! Può succedere, ad esempio, che i salari nominali aumentino perché la disoccupazione è diminuita, i datori di lavoro hanno bisogno di lavoratori, e sono disposti a pagarli di più, e possono permetterselo perché hanno ricominciato a fatturare. E così via .

Quindi il fatto che osserviamo salari reali stabili dopo una svalutazione non è poi così stravagante, come pure il fatto che le svalutazioni reali e nominali siano allineate. Ma perché ce ne parli? Ce lo hai detto miliardi di volte, non è difficile! Noi non siamo come Giannino! Noi non pensiamo che la percentuale di svalutazione si rifletta immediatamente in un aumento dei prezzi, per cui il cambio reale rimane stabile, e i salari reali diminuiscono di quanto si è svalutato il cambio. E se anche lo fossimo stati, come Giannino, noi abbiamo gli occhi, e abbiamo visto i grafici, quindi ormai abbiamo capito, e comunque lo abbiamo capito da prima, perché lo spieghi nel tuo libro. E allora perché ce ne parli?"



Eeeeeeh...

Miei cari, ve ne parlo perché quello che per noi è ovvio, perché abbiamo guardato i dati senza due belle fette di ideologia sugli occhi, per persone molto più qualificate di voi è una scoperta, o magari una menzogna: "Bagnai, falsifichi i dati!" (veramente sono del Fmi: se avete problemi, andate a reclamare a Washington!)

Ora, voi siete tanto buoni e cari, ma contate quanto me: niente. Adesso il lavoro che ho fatto con voi devo farlo ai piani alti, e quindi mi tocca ricominciare da capo. "Com'è il cielo?" "Celeste." "E l'arancia?" "Arancione." "E il prato?" "Verde."

Questo vi stupirà.

Sareste stupiti, se poteste seguirmi, di vedere quanto e dove certi pregiudizi allignino. I motivi per i quali il pass-through non può essere uno sono ovvi: li ho spiegati qui e rispiegati qui, e quello che vale per la benzina vale a maggior ragione per altri prodotti (a intensità di "materia prima" relativamente minore). In generale, le materie prime non sono tutte estere e non sono l'unica componente di costo.

È talmente banale: come si fa a non capirlo?

Vi assicuro che c'è gente che ci riesce benissimo, e vi dirò che questo non mi stupisce né mi turba.

Se dovessi parlarvi di aliquote fiscali balbetterei, o meglio: chiamerei un mio amico che se ne intende (Paolo viene dalla Sapienza, e vi garantisco che non è "de destra" proprio per niente: il suo lavoro, peraltro, me l'ha segnalato Massimo D'Antoni, noto estremista dei NAR... o no?). Se dovessi parlarvi di derivati finanziari, ovviamente chiamerei Claudio Borghi. Non siamo tutti specialisti di tutto. Io ho cognizione del mio ambito di studio, altri no. Non mi stupisco quindi che molti siano meravigliati di cose per me banali. A mia volta, quando altri mi parlano di cose che loro sanno, e io no, non sempre capisco quanto mi dicono. Se ho tempo chiedo, se non ce l'ho faccio un sorriso di circostanza, ma poi cerco di non esprimermi in ambiti dei quali nulla so.

Nella professione medica è una regola, e chi la viola incorre in conseguenze pesanti, anche penali. In quella economica no, e questo va bene fin quando l'economia non uccide. Oggi le cose sono un po' diverse e un po' più di senso di responsabilità sarebbe opportuno.

Personalmente trovo stupefacente un'altra cosa: il fatto che certe leggende metropolitane siano assolutamente bipartisan.

Mi spiego: il "keynesiano de sinistra" medio, come ho cercato di spiegarvi altrove, ti dice che i cambi devono essere fissi perché Friedman ha detto che devono essere flessibili. Non è un grande argomento, ma va bene così. Sappiamo che la sinistra ha un modo tutto suo di suicidarsi: attribuire ogni e qualsiasi colpa di ogni e qualsiasi disgrazia a Berlusconi, ad esempio, non è stata un'idea brillantissima! (ma non voglio parlarvi di questo). Comunque, ammettiamo che essere "de sinistra" significhi dire il contrario di quello che dice uno identificato come "de destra" (qualsiasi cosa esso dica). Bene, allora siccome Oscar Giannino, per dire, è "de destra", mi aspetterei che la sua idea che se uscissimo dall'euro i tassi di interesse "schizzerebbero" venisse rifiutata da un economista "de sinistra".

Invece no: tutti sono convinti che i tassi "schizzerebbero". Metafora che, come sapete, in me suscita alcune perplessità: diciamo che la trovo un po' appiccicosa...

È veramente dura quando destra e sinistra dissentono sulle cose giuste ma convergono sulle scemenze.

È dura per il paese, voglio dire.

Io, per me, mi diverto abbastanza ad assistere a dibattiti strampalati.

I motivi per i quali i tassi dopo uno sganciamento non "schizzano" sono ovvi e li ho spiegati qui. Quando un paese ha una parità di cambio sopravvalutata, le sue esportazioni costano troppo ai non residenti, mentre ai residenti costa poco importare beni dall'estero, quindi il paese va in deficit commerciale (esporta poco e importa troppo). Se la situazione persiste, deve trovare il modo di attirare capitali per farselo finanziare, questo deficit, soprattutto se deve mantenere il cambio fisso. Eh già! Perché per mantenere il cambio fisso non lo si inchioda al muro: si deve comprare tutta la valuta nazionale in eccesso di offerta (se si è in deficit con l'estero), o vendere tutta quella in eccesso di domanda (se si è in surplus con l'estero). Peraltro, questo spiega quanto sta succedendo in Svizzera, ma insisto sul fatto che lo ho già spiegato qui e nel Tramonto dell'euro quindi vorrei non rispiegarlo. Quando però poi alla fine il cambio cede (o l'unione monetaria si rompe), i conti esteri passano in surplus, e a quel punto normalmente i tassi cedono (e quindi non "schizzano"), per il semplice motivo che il paese è passato da una situazione in cui doveva tenere i tassi alti per finanziare il deficit estero (farsi prestare dall'estero i soldi con cui pagare i beni esteri) a una situazione in cui i beni esteri li finanzia coi proventi delle esportazioni (ridiventate convenienti per il resto del mondo).

Notate anche un altro dettaglio: per qualsiasi creditore è molto meno rischioso un paese tornato liquido nella propria valuta (anche se questo comporta per il creditore una perdita in conto capitale, perché la valuta nazionale del paese si svaluta), che un paese insolvente perché non riesce a soddisfare gli impegni presi in una valuta estera (inclusa quella di un'unione monetaria), o sotto un regime di cambio penalizzante. Nel primo caso il creditore si becca l'haircut implicito nella svalutazione, ma il paese riparte e può onorare, al nuovo cambio, gli impegni presi, perché ricomincia a produrre reddito; nel secondo caso il creditore si becca un default, per cui perde capitale e interessi. E questo i mercati lo sanno, ed è per questo che, passata l'isteria del momento (alimentata dai soliti noti), lo spread di chi ha fatto la cosa giusta si riduce.

Ecco, ai seguaci della Peternomics (dall'insuperato Peter North, maestro dello schizzo, non in senso pittorico) questa cosa in testa non entra. Eppure, trattandosi di Peter, io me la farei entrare in testa, perché se entra da un'altra parte son dolori, no?

(...data l'imponente dimensione artistica, per dirla con Elio...)

Allora, come al solito, lasciamo parlare i dati. Quelli italiani riferiti alla crisi del 1992 li avete visti in termini trimestrali nel post linkato sopra (ribadisco il concetto che questo non è un testo ma un ipertesto: le cose colorate in azzuro si chiamano linche, e ce dovete da clicca' sopra e dovete da legge quello che c'è scritto, perché io non posso ricominciare ogni volta da 1 x 1 = 1, chiaro?). Qui vi faccio una panoramica internazionale riferita ai casi di svalutazione che abbiamo esaminato nei post precedenti, che sono tutti quelli elencati da Weisbrot e Ray per i quali ho trovato i dati pertinenti.

Qui avete il tasso di cambio effettivo nominale misurato a sinistra, e il rendimento medio sui titoli del debito pubblico misurato a destra (è la serie Government bond yield delle International Financial Statistics del Fmi):











Mi sembra piuttosto evidente che, fatto salvo il caso dell'Islanda (paese minuscolo) e di Messico e Corea (paesi emergenti con la necessità di "rollare" su uno stock di debito definito in valuta estera e retto da legislazione estera), nelle economie occidentali che hanno praticato riallineamenti del cambio al ribasso (compresa la nostra) i tassi di cambio sono sempre scesi (e notate bene: nel caso di Finlandia, Norvegia, Svezia e Italia si vede bene come i tassi stessero "schizzando" prima della svalutazione, per gli ovvi motivi che ci siamo detti sopra).

Notate anche che nel caso di Svezia, Italia e Regno Unito dopo due anni e mezzo circa dalla svalutazione i tassi si rialzano. Certo! Perché la svalutazione non risolve tutti i problemi (come sapete). A metà degli anni '90 ci furono in Europa nuove turbolenze, che però nulla avevano a che vedere con la svalutazione che si era verificata due anni prima! Sentite: lo schizzo è una cosa abbastanza immediata. Se ci mettete due anni a schizzare dovreste farvi vedere da uno specialista, no?

Perché non è una cosa normale, siamo d'accordo?

Bene: dopo una svalutazione il tasso di interesse scende, non schizza, e questo è un tipico fatto stilizzato. Perché qualcuno si ostini  a ignorarlo, considerando che ha un duplice fondamento razionale (con la svalutazione scema la necessità di finanziare un deficit estero, e si riduce il premio al rischio del creditore estero), non lo capirò mai. Però è così: ignorano.

Ora qualcuno potrebbe dire: "Sì, vabbè, ma dovresti farci vedere il tasso di interesse reale!"

Perché potrebbe dirlo?

Ma magari perché è un espertone, e sa o sa di sapere cos'è il tasso reale. Se non lo sapete, ve lo dico io. Il tasso di interesse nominale è quello contrattuale, quello al quale viene collocato il titolo, erogato il mutuo, remunerato (daje a ride) il deposito bancario, ecc. Il tasso di interesse reale è quello nominale corretto per la perdita di potere d'acquisto della moneta, cioè per il tasso di inflazione:

Qui r è il tasso reale, i quello nominale, e il puntino sopra l'indice dei prezzi p ne indica la variazione percentuale (e la variazione percentuale di un indice dei prezzi è il tasso di inflazione).

Bene.

Siccome quelli che temono lo schizzo sono anche quelli che temono che la svalutazzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzione produca tanta inflazzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzione,
capite bene che logica vuole che se dopo la svalutazione cala il tasso nominale, ancor più dovrà calare quello reale, visto che se c'è una sia pur minima inflazione aggiuntiva, questa eroderà ulteriormente il tasso nominale. Quindi, come dire, se andiamo a vedere i tassi reali, normalmente troveremo una discesa più accentuata. Sottraendo al Government bond yield l'inflazione calcolata sull'indice dei prezzi al consumo otteniamo questi istruttivi grafichetti:










E infatti, anche qui grandi "schizzi" dopo la svalutazione non se ne vedono. I paesi più fragili, che subiscono un maggior impatto inflattivo (come l'Islanda, che importa tutto tranne ghiaccio, lava e merluzzi) vedono anzi, per ovvi motivi, una flessione dei tassi reali maggiore di quella dei tassi nominali. Perché? Be', è semplice: avete mai provato a mangiare del merluzzo in ghiaccio con contorno di lava? Se dipendi dalle importazioni più degli altri, una svalutazione forse ti colpisce più degli altri, quinndi l'inflazione aumenta più che da altri, quindi il tasso reale è molto più compresso di quello nominale.

Ma nei paesi "normodimensionati" e non "in via di sviluppo" (forse dopo la strage di Charlie Hebdo potremmo anche dire "sottosviluppati", ma, per carità, non approfittiamone...), capita ovviamente che la dinamica inflazionistica in seguito alla svalutazione sia piuttosto moderata, se pure c'è, e quindi i tassi reali seguono lo stesso percorso dei tassi nominali, che non è uno schizzo.


E quindi?

La morale della favola qual è?

Forse che i tassi non schizzano?

Eh, no, amici, no, scusatemi, non siate superficiali: la morale deve contenere una verità, e dire che i tassi non schizzano non sarebbe una verità, perché in effetti i tassi, ogni tanto, schizzano (se pur meno frequentemente di noi, ma più di Simone Previti). Non mi credete? Male! Io posso sempre documentare quello che dico, e anche in questo caso esibisco le prove:


La morale, eventualmente, è un'altra: che degli schizzi dei tassi noi non dobbiamo preoccuparci, come non se ne preoccupano i mercati.

Preoccupiamoci, eventualmente, dei nostri...

E ora vi lascio, devo andare...

"A schizzare?"

No, curiosoni, a spupazzarmi il figlio del prof. Santarelli.

Io, com'è noto, ho già dato.

Ora tocca a voi: schizzate e moltiplicatevi!




(...a scanso di equivoci: un mio amico giornalista al quale espressi il mio stupore nel constatare che aveva il pollice opponibile mi disse, molto francamente: "È per farmi le seghe!" Improvvisamente milioni di anni di sviluppo umano presero per me un'altra prospettiva (quella giusta), e capii anche perché nel linguaggio giornalistico la metafora dello schizzo ricorre così frequentemente. Omnia munda mundo, lo dico per il KPO...).

27 commenti:

  1. Per aggiungere un po' di poesia - rimanendo in ambito economico - da Groucho di Dylan Dog: un tasso non paga le tasse, ci va a letto solo quando ne è innamorato!

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  2. Post che sono proprio post(euro)... scricchiolii, sempre più forti...
    Ci siamo?

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  3. Dobbiamo fare i conti con il solito progressista che ci dice che ormai l'€ ce lo dobbiamo tenere, se no i tassi schizzano (tempo fa questo me lo diceva l'amico filologo classico, molto bravo, con moglie tedesca, soggiorni a Colonia e una terribile paura di rivivere, appunto, il 1992. Ma a sua scusante aveva l'essere un filologo classico)? E che magari dà dell'inconsciente a chi invita a prendere atto della realtà e magari a pensarci e, perché no?, magari anche a prepararsi? Siamo ancora lì?

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  4. Peter North...ha ha !! Cosa mi hai ricordato. Sei troppo un grande.
    PS
    Però preferirei cuore di merluzzo su letto di lava calda con riduzione di ghiaccio (vulgo acqua)

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  5. Il KPO, limitatamente a quanto mi attiene, non può che deporre ogni passata riserva e approvare toto pectore, pur rimarcando uno stile forse un po' meno limpido, forse un filo vischioso.

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    1. Forse sono meno attenta di @Nat, perché mi sono spanciata dalle risate senza neppur rendermi conto dello stile che, peraltro, ha cooperato allo scatenamento delle risate.

      E poi con uno col senso dell'umorismo ci si può sempre intendere: basteranno battute "scoppiettanti" e non "schizzanti" ;-)

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    2. Adriana, quando avevo tempo Peter era per me fonte di ispirazione e punto di riferimento (una specie di stella polare, il North pole... ma non addentriamoci in questa selva de doppi sensi). Sapevo che non saresti stata severa con la mia caduca vecchiezza, e in cambio ti segnalo in anteprima che il 4 ottobre sarò a Genova per suonare col mio mitico maestro Bagliano. Devo scegliere qualche pezzo ma in serata ti so dire anche il programma.

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    3. Grazie!!!

      Ho letto bene, 4 ottobre? Prima del fatidico momento, gioverà ripetere perché, con l'incipiente mia vecchiezza, i tessuti, limitiamoci a quelli neuronali della memoria, si inflaccidiscono.


      P.S. Non è questione di non severità - e rispondo seriamente a quella che pur mi sembra una tua lieve ironia - ma per me si tratta di apprezzamento di una battuta di spirito, specialmente se conosco un po' l'interlocutore.
      Pensa che ormai mi viene da ridere al solo vedere la sigla KPO che, se non erro, coniò un lettore - spiritoso, inutile dirlo - qualche tempo fa.


      Tornando a...Genova, spero che questa volta tu e chi sarà con te abbiate tempo e voglia di vedere una sua "meraviglia" (non l'unica, ma certo quella che le batte tutte), toscana di "nascita" ma anche tedesca, allogata qui per un caso/non caso della storia.
      Scesa in Italia, la bellissima tedesca vi trovò non un bagnino ma la peste, di cui a Genova morì.

      Nel Novecento si curarono di lei, cioè della collocazione e valorizzazione dell'opera che la ritrae, l'architetto Franco Albini e la storica dell'arte Carla Mazzarello e successivamente gli storici dell'arte Giovanna Rotondi Terminiello e Clario Di Fabio.
      Il primo, notissimo per il restauro architettonico di edifici storici e coadiuvato in seguito da Franca Helg, è nome doveroso e forse, per alcuni, scontato; gli altri, studiosi meno noti ma importanti, vale ricordarli almeno come ho fatto, anche se meritevoli di più spazio.


      Infine: se qualcuno dei lettori può venire a Genova in quell'occasione e lo scrive in anticipo qui, si può organizzare almeno una bicchierata, una merenda, un pranzo, una cena, un saluto veloce, una passeggiata, tutto o parte, a seconda del tempo a disposizione e dell'inclinazione festaiola.
      Per qualche notizia come quella di cui sopra, che lascio in parte misteriosa per incuriosire, non c'è problema perché dico sempre le stesse cose, mentre per preparare il resto avrò bisogno di più tempo.
      Chi, pur presente al concerto, vuol rimanere incognito, non parli di tramonti, cambi, farcela, non si metta a urlare "Il post tecnico!" e soprattutto non "gufi", per non dispiacere a un altro toscano ;-)

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  6. Grazie mille per le minformazioni.
    Mi limito solo a dire che la battuta:
    Ma nei paesi "normodimensionati" e non "in via di sviluppo" (forse dopo la strage di Charlie Hebdo potremmo anche dire "sottosviluppati", ma, per carità, non approfittiamone...)
    Mi sembra di pessimo gusto e decisamente fuori luogo, visto il contesto di isteria antiislamica che pervade il dibattito pubblico in questi giorni. Ma forse non ho capito la battuta io, e allora chiedo scusa.

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    1. Sì, decisamente non hai capito (una battuta non va spiegata, va capita), ed è sorprendente la tua idea che il Messico sia un paese islamico. Qualcuno ha capito, o mi son capito solo io?

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    2. Beh, sono sollevato! Meglio così. Sono d'accordo sul fatto che una battuta non va spiegata, e se deve essere spiegata o è poco acuto il lettore, o era poco riuscita la battuta.

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    3. Sai, sono contento che tu sia sollevato, perché io sono molto umano. Tanto da capire che non posso pretendere che la mia critica del politicamente corretto a orologeria sia intuita da chi vede minareti in Messico. E ora che ti sei sollevato, compi l'opera levandoti...

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    4. Benissimo, evidentemente sono io che non ho capito. Ciò detto, non è necessario che una battuta debba aderire al 100% agli elementi a cui è riferita, per essere fatta, in quanto "l'elemento islamico" poteva tranquillamente essere preso a paradigma dei paesi "sottosviluppati". Per quanto mi riguarda non era così chiaro che la battuta implicasse una critica al politicamente corretto (e un po' falso) insito nella locuzione "paesi in via di sviluppo". Sono lieto di averlo capito. E in ogni caso il fatto che io non avessi capito non implica che io debba essere trattato come l'ultimo degli idioti e in più liquidato scortesemente con uno sgradevole benservito, non ne capisco francamente il senso e l'utilità. Considerando che mi sono anche scusato a priori nel caso non avessi capito, poichè mi pareva strano che la battuta avesse uno sfondo pseudorazzista.
      Secondo me in questo modo si crea continuamente un rapporto sbilanciato tra lettori e tenutario del blog, in cui si finisce per essere spaventati nello scrivere qualunque cosa dalla possibilità di essere gratuitamente maltrattati, anche quando non sarebbe affatto necessario. E' proprio una questione di decenza nei rapporti umani, si può tranquillamente mettere al proprio posto una persona senza bisogno di brutalizzarla verbalmente, come anche in questo caso.

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    5. Ottimo argomento, all'apparenza. Aggiungo due considerazioni. La prima è che io non ho brutalizzato nessuno. La seconda è che è sempre un errore intervenire in una community e in un dibattito del quale non si sa nulla. Siccome io sono stato accusato da alcuni cialtroni di essere un sionista assetato di sangue palestinese, e siccome accostamento era sinceramente un po' troppo pindarico, ho pensato che tu venissi da quella fogna e ti ho pregato cortesemente di tornarci. Chiaro? Per me l'incidente è chiuso. Io non cerco consenso, e se voi foste intelligenti questa sarebbe la vostra prima garanzia. Chi vi blandisce vuole fottervi.

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    6. Mi spiace se ho usato un termine forte, ma sa com'è, nella vita tutto è relativo: in questo caso, vista l'innocuità e la deferenza che mi sembrava di aver messo nel mio tono, visto che mi sono anche scusato a priori, invitarmi così bruscamente a levarmi mi è sembrato come se avesse mandato a quel paese Heidi che chiede informazioni stradali...
      Se io farei bene a non intervenire in un dibattito che non conosco bene, parimenti non mi pare corretto dare per scontato che io sia uno che la vuole accusare di essere un "sionista", anche perchè la posizione che esprimevo mi pareva più che pacata e non certo provenire da un oltranzista di Hamas. Ad ogni modo chiarisco che non sono uno di "quelli".
      Ciò detto sottoscrivo in pieno l'idea che "blandire significa fottere" e che il fatto di non cercare consenso è una bella garanzia di onestà. Me ne sono reso conto probabilmente fin dalla prima volta che ho letto il blog ed è forse il primo motivo che mi ha fatto pensare che valeva la pena di continuare a seguirlo, il blog.

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  7. Mi basta diventare una nota a piè pagina nella storia della letteratura italiana, e penso di essere a buon punto.
    Senza molta cognizione sui criteri di valutazione e sui precedenti autori, nel genere letterario considerato, ma seguendo l' unico criterio che mi guida, il rispetto per la vita, la libertà di ogni essere vivente e per il meraviglioso mondo del #DAR, del quale apprezzo infinitamente i numerosi benefici psicosomatici, credo si sia aperto un nuovo capitolo nella storia della letteratura, che rimarrà, forse, ineguagliabile. Immagino che ciò possa avere pesanti ricadute su un' altra affermazione contenuta nello stesso breve post "Come spiegavo al mio editore, a me non interessa lasciare un segno rilevante nel pensiero economico: so di non essere in grado." Anche l' opera, seppur frammentaria, ma non meno importante, di rivisitazione, comprensione e divulgazione dei grandi classici del pensiero (e le rivelazioni del loro strumentale e distorto utilizzo nell' arido e viziato dibattito contemporaneo) a supporto di un intenso attivismo culturale e politico può lasciare un segno indelebile in ambito accademico, tutto a beneficio delle conseguenze di alcuni nostri schizzi. Nel mio infinitesimo piccolo sono intimamente convinto di questo.

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  8. Un messaggio ottimale dovrebbe anche definire il destinatario cui è rivolto.
    Concordo in pieno e ammiro il risultato. Letteratura, appunto.
    Chapeau.

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  9. Ora ho capito il vero problema dei PUDISTI!
    Visto che in realtà con la moneta forte e il cambio rivalutato (che causa il deficit estero) il tasso effettivamente schizza e rimane ben eretto, l'uscita dall'euro con conseguente svalutazione (che causerebbe surplus verso l'estero), non farebbe schizzare il cambio ma anzi lo farebbe ammosciare, mettendo in discussione la virilità PUDISTA.
    A questo punto credo che dopo la svalutazione che ci sarà a seguito dell'eurexit, bisognerà investire nel Viagra, che sarà la "materia prima" più richiesta dai (ex) PUDISTI.

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  10. Post denso as usual.
    Bagnai ha solitamente due virtù principalmente: fa scappare i minus piddins habens dopo due righe di articolo essendo a rischio l'attivazione temporanea della corteccia cerebrale e rende semplici per tutti questioni di una certa complessità.

    Detto questo, aggiungo che oggi sul sole 24 ore scopriamo l'economia soggettiva, ovvero l'interpretazione dei fatti economici alla luce delle convenienze del momento.
    Ricordate come strillavano i giornali tutti sulla convenienza ad avere una moneta forte e su come sarebbe stato svantaggioso averne una flessibile, magari svalutata? penso di si.

    Oggi tale "Morya Longo" si esprime dicendo che l'euretto svalutato aiuterà le aziende europee mentre la sfortunata Svizzera deve beccarsi il Francone forte che penalizzerà l'export Svizzero e i magiari.
    E il bello deve ancora arrivare: Zio Mario ha preparato il bazooka, che udite udite, farà svalutare ancora di più l'euretto per la gioia delle imprese esportatrici! il tutto senza che l'inflazione vada alle stelle facendoci andare a fare la spesa con la carriola piena di monete (peccato, ne avevo comprata una all'uopo) e senza che il petrolio costi di più in un rapporto 1 a 1 con la svalutazione competitiva dell'euretto della Bce.
    Che meraviglia! tutto e il contrario di tutto, senza ritegno, Franza o Spagna, basta che se magna.

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  11. Buonasera,

    seguo il blog da due anni e la maggior parte delle cose che so di economia monetaria internazionale le ho apprese qui (e ringrazio). L'Eurexit, malgrado tutto continua a farmi "una paura cane" (cit.) proprio per il tema affrontato in questo post e nonostante questo post. Come mai? La Banca d'Italia non sta difendendo alcun cambio (la vecchia lira non esiste più) per cui i tassi d'interesse non sono artificialmente alti come lo erano nel '92 per restare nello SME, anzi sono ai minimi storici e l'Italia NON è in deficit commerciale, il che mi porta a temere che le cose potrebbero andare peggio di allora. Chiedo idee o pareri ai lettori del blog su questo. Rimane invece valida l'idea del prof. Borghi: se i tassi dovessero salire troppo, i titoli di stato sarebbero pagati relativamente poco ed il debito potremmo riacquistarlo, magari monetizzando, ma per quanto tempo? P.S. Penso che valga la pena di abbandonare l'euro nonostante tutto ciò, davvero, ma il problema resta.

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    1. Marco carissimo, essere dentro un'unione valutaria,come ci siamo detti più volte, non protegge da crisi, perché è vero che non puoi svalutare un cambio che non c'è più, e quindi il resto del mondo non può speculare al ribasso sulla tua valuta, ma può speculare su altri asset. Quella che si sta svalutando oggi non è la lira, ma l'Italia (in termini di capitalizzazioni borsistiche, ad esempio). E non mi pare che quel tipo di asset possa difenderlo qualcuno. Capisci perché non è una buona idea?

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  12. In tabella 3 è indicato un Pass Through di 0,36 a 1 anno per quanto riguarda l’Europa.
    Essendo l’Italia (nonostante i duri colpi subiti) un paese con una notevole base industriale e quindi meno dipendente dall’estero in caso di svalutazione: non dobbiamo aspettarci un pass through più basso?
    Se non ricordo male in questo blog in passato si era parlato di un p. t. intorno allo 0,2 e mi sembra che la tabella a pagina 6 dello studio brasiliano citato nel post ci collochi tra 0,13 e 0,2 a 12 mesi (ma ammetto di essere un diversamente europeo ed è quindi possibile che io abbia tradotto male dall’inglese)

    Valter

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    Risposte
    1. Come mi avete spiegato in questo post, non uso queste stime perché particolarmente moderne o attendibili, ma perché sono nei manuali di economia. Studi più recenti danno valutazioni inferiori.

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    2. Mi scuso con lei professore

      Non volevo certo fare il saccente (sarebbe tra l'altro ridicolo) con la persona che le nozioni di economia le spiega a noi.
      Banalmente ero rimasto spiazzato da quel coefficente e sono partito a scrivere senza riflettere su come stessi scrivendo.

      Valter

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    3. Scusa tu, non sei affatto saccente. Abbiamo parlato più volte di questo argomento, se fai una ricerca con google "goofynomics pass through" trovi molto.

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  13. Full immersion in questi giorni eh?
    Accidenti!
    Non ho solo da leggere Bagnai, accidenti!
    Tregua!
    Ho letto tutto comunque, anche quello che viene dopo, ma il commento lo metto qui perché è più pertinente anche nel linguaggio, forse purtroppo.
    Ma insomma ho letto anche Il Fatto e ….....…. sono fiero di me. L'altra sera, mentre ero seduto ….... vabbé insomma ero concentrato, mi sono detto: “Questa storia della Svizzera adesso la devo capire da solo. E' ora no?!”. Dopo essermi spremuto, finalmente mi è sembrato di aver capito tutto e addirittura che fosse pure un esercizio semplice; in quest'appello m'è andata bene. Oggi leggo la soluzione sul giornale, ed è, udite udite: quella giusta!
    Non sarò diventato un economista, sta bene, ma proffesso' stavolta mi deve mettere 30. E no eh?, non facciamo scherzi, l'esercizio mi ha “ridato” tutto, se era diventato semplice è colpa sua, al prossimo appello lo faccia più difficile, ma stavolta mi merito 30. La lode vabbé …...

    P.S. Prendersela in saccoccia, a Roma, ha un significato non dissimile da quanto in questo intervento è eruditamente esposto, e nel successivo sottinteso, ma siccome non possiamo mettere le due mani a tappare le orecchie delle signore mentre lo pronunciamo, ed è bello sognarle pure, passiamo oltre.

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