lunedì 12 gennaio 2015

La risposta del jukebox: la Russia non è l'Italia (ma va!)

(...in tre anni ne abbiamo date tante: qui, qui, qui, qui, qui,...)


Antonio Bertuzzi ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "...e il QED di Sapir (sullo shale gas)":

Le rispondo solo per il fatto di essere stato tirato in causa, in quanto la richiesta di parlare del rublo la feci io. Altrimenti non risolleverei l’argomento.
 

Francamente sì, gradirei ancora ne parlasse.
 

I tre motivi che elencai, a me parvero all’ora e paiono ancora sufficienti: l’uscita di Boldrin al goofy3; “Volete fare come la Russia che svaluta il rublo del 40%?”; l’articolo che linkai, nel quale lo sprovveduto autore la nominava; ed infine le richieste da parte di amici di avere da me, ma credo sia capitato anche ad altri suoi lettori, un giudizio che orientasse nel mezzo dell’ondata mediatica.

Vorrei subito sgombrare il campo da un malinteso. A me il suo parere sul rublo non interessa. Ciò che mi ha indotto a seguirla è il suo ammirevole modo di inquadrare ogni questione all’interno della dottrina economica e di “far parlare i dati”. Ad esempio, spiegare le differenze fondamentali tra l’economia russa e quella italiana, mostrando le ragioni della maggiore vulnerabilità del rublo rispetto alla vecchia e alla nuova lira, a me sarebbe utile. E’ evidente che tutti gli italiani che hanno seguito la vicenda abbiano automaticamente associato all’abnorme svalutazione del rublo il rischio per l’Italia di non riuscire a governare l’eventuale nuova moneta. Un distinguo autorevole e basato sui fatti avrebbe fatto chiarezza.

Penso sia superfluo ricordare che lei è libero di rifiutare simili inviti, senza neppure addurre giustificazioni. Lei è l’unico padrone del suo tempo e meglio di chiunque altro sa gestirlo. Inoltre non ha obblighi verso i suoi lettori, neppure rispetto a chi come me, nel suo piccolo, contribuisce al sostentamento di a/simmetrie. Però dal rifiutare al canzonare ce ne passa. Prima su twitter, poi sul blog, lo stesso tono ridicolizzante. Dovrei forse vergognarmi per averle fatto una richiesta? Non ho la sfera di cristallo e non mi risulta esista qualcuno al quale chiedere: “Senti un po’, ma secondo te questo argomento Bagnai lo considera rilavante?”. Nel dubbio ho chiesto.
 

So cosa sta pensando in questo momento: “Ma allora non hai capito un cazzo! Decido io di cosa cazzo parlare, del come parlarne e del quando parlarne! Chiaro? Come devo ripeterlo perché tu lo capisca?” (c…. l’ho scritto io, così ha potuto beneficiare del senso di liberazione che provoca il pronunciarlo, risparmiando due euro).
 

Forse qui le sfugge un particolare. Io, ma come me chissà quanti altri, nelle mie relazioni sociali parlo anche della crisi economica ed ovviamente espongo ciò che lei ha insegnato tramite blog, interviste e libri. Quando accade un fatto eclatante che può sembrare sconfessare le tesi che sostengono la spiegazione della crisi alternativa alla versione mainstream, è del tutto naturale che chi mi conosce si rivolga a me per un chiarimento; che dovrebbero fare, tenersi il dubbio? Io posso formulare una risposta in base a quanto ho capito, cosa che ho anche fatto, come forse ricorda, ma che autorevolezza vuole che abbia un mio commento? Me lo insegna lei: zero!

La conclusione è che abbiamo un conflitto. Da una parte il suo diritto di gestire il blog come meglio crede; dall’altra l’esigenza dei suoi affezionati lettori di approfondire questioni per lei banali o irrilevanti.
 

E’ un problema che comporta la crescita. Se fosse rimasto piccolo ed inascoltato come molti altri, ora non dovrebbe prendere alcuna decisione in merito, sempre che voglia prenderne una. Ma grazie alla sua autorevolezza di economista e alle sue doti di scrittore ha avuto largo seguito. Qualsiasi cosa decida continuerò a seguirla con la passione, l’ammirazione e la riconoscenza di sempre. Postato da Antonio Bertuzzi in Goofynomics alle 11 gennaio 2015 00:55 


(ma anche no...)

Dunque, caro Antonio, mettiamo un po' di ordine. Intanto facciamo una premessa: mi dispiace che tu l'abbia presa sul personale, perché ti assicuro che sei (o meglio: hai voluto essere, palesandoti) solo la punta di un iceberg. Dato che hai risposto, e che nelle tue parole c'è passione e sincerità, dopo averti chiarito che non ce l'avevo specificamente con te, entro in argomento, cominciando dalla cosa più importante, che sono i soldi. I soldi sono quella cosa che si può mettere appunto in un jukebox, o in a/simmetrie, o nella cassetta delle elemosine di una qualsiasi parrocchia, ecc., con intenzioni e esiti leggermente diversi a seconda dei casi. Ti ricordo che noi di soldi ne avevamo parlato qui. Colgo l'occasione per ringraziare te e tutti gli altri per la vostra generosità, e sono ansioso di presentarvi il rendiconto finanziario di un anno che è stato molto proficuo, e di crescita. Tu dici di aver capito che sono un ricercatore, e non un jukebox, quindi non ti dovresti sentir chiamato in causa. Non è che hai un po' la coda di paglia?

Io, da parte mia, non ritengo di aver avuto toni particolarmente canzonatori. Chiedo però un minimo di fiducia e di rispetto del mio tempo, anche perché, nonostante la vostra generosità, il lavoro di questo blog e in larga parte anche dell'associazione incombe su di me, e sta crescendo, come tu constati.

Ma ti regoli poi di conseguenza?

Fra i miei "consiglieri" (persone coraggiose!), molti, da più di un anno, mi suggerivano di chiudere il blog, per dedicarmi di più all'attività scientifica e alla divulgazione sui media tradizionali. La loro risposta alla crescita era questa: non occuparmi più di voi. Esattamente ortogonale alla tua, come vedi: tu invece ritieni che siccome sono cresciuto, io debba occuparmi ancora di più di voi.

Diciamoci la verità: io mi diverto ad occuparmi di voi. Ho stabilito con voi un rapporto umano (qualche volta fonte di malintesi, ma mediamente fonte di soddisfazioni), e non credo che mi sarebbe facile interromperlo. Ma che cosa è più utile che io faccia?

Quando questo blog è stato aperto, sapete tutti se, come, e quanto si parlava del tema dell'integrazione monetaria europea in Italia. Dopo tre anni di lavoro diuturno, nel mio cellulare ci sono i numeri di politici, giornalisti, colleghi, coi quali mai avrei pensato di trovarmi in contatto. Io vi chiedevo fiducia nella mia capacità di influenzare il dibattito e non penso di averla tradita.

Allora, vedi, qui è un problema di scelte e di filosofia di questo blog.

Partiamo dalla prima, che condiziona le seconde. La filosofia di questo blog è di fornirvi elementi critici, di rendervi adulti, di rendere inutile la mia opinione, abituando voi a ragionare sui fatti (dei quali vi sono state ampiamente date le fonti). La filosofia di questo blog è insegnarvi a pescare, non regalarvi un pesce, anche perché, siccome state crescendo in numero, sarei presto costretto a doverli moltiplicare, con le note conseguenze. Ora, Antonio caro, io a questo impegno mi sento di star tenendo fede. Il blog è certo disordinato, perché deve esserlo, perché non ho chi metta in ordine (siete generosi ma poveri, e quindi dobbiamo tenerci molto stretti sui nostri progetti), ma segue un suo filo. Chi lo ripercorre, magari a ritroso, capirà di economia keynesiana e di economia applicata più di tanti colleghi che si occupano, legittimamente, di altri campi dello scibile economico (seguono esempi).

Da questa filosofia derivano delle scelte.

Mettiamo che un giorno mi telefoni Renzi (chi lo conosce dice che potrebbe farlo, io sinceramente eviterei) e mi dica che vuole vedermi. Un'ipotesi astrusa, certo: ma va anche considerato che mio malgrado sono diventato l'icona della normalità (economica) in Italia, e che a parte Grillo, Monti e Renzi ho visto praticamente tutti gli altri, perché chi crede realmente che l'euro sia un problema dove deve bussare lo sa (a gli sarà comunque aperto). Bene: allora io capisco l'argomento del quale vuole parlarmi, e quindi ovviamente devo prepararmi, andare con argomentazioni (semplici), con dati (pochi), con pazienza (molta). Ma tu non sei d'accordo. Tu vuoi che io impieghi un pomeriggio a spiegarti una cosa che peraltro hai capito benissimo da te (l'economia russa e quella italiana non sono confrontabili), e questo perché vuoi fare il bullo al bar con i tuoi amici?

(scusa, te la metto giù scherzosamente, qui perdoniamo tutti i peccati tranne uno...)

Non capisco, sinceramente. Se vuoi andare nel tuo saloon a litigare, vacci pure! Però vacci se ti va di darle e di prenderle, e non andarci con l'idea di chiamarmi in tuo soccorso se le cose vanno male. Anche perché se le cose vanno male lì, vuol dire che sono andate male prima: vuol dire che o io non mi sono spiegato, o tu non mi hai capito, ma che comunque per te c'è da studiare, e per me c'è da spiegare, e da spiegare, poi, sempre la stessa cosa: che se una cosa costa di più se ne compra di meno, e che se invece di una cosa se ne compra di meno, poi quella cosa costa di meno.

Dici: "ma Boldrin!". Ma Boldrin ha fallito come politico, e lo rispetto perché lo ha ammesso, lo rispetto anche come economista nei campi nei quali è specializzato, ma è uno che quando parla di euro letteralmente non sa di cosa stia parlando e lo sappiamo tutti: non si ricorda nemmeno il tasso "irrevocabile" euro/lira! Va anche detto che al mio e nostro rispetto ha reagito ponendosi in modo molto sgradevole, a differenza di Lippi o di Boltho, però io son partito dal presupposto che gli arroganti mi stanno simpatici, mi ispirano tenerezza, e a quello mi attengo.

Il punto però è che se nel tuo saloon ci sono persone che si lasciano influenzare da uno che non sa di cosa parla, il problema è prima loro, poi del saloon, poi (forse) tuo, e senz'altro non mio. Io in questo momento mi devo occupare di dare risposte, nella mia qualità di persona che sa di cosa parla, a ben altri interlocutori. Attenzione: questo non significa che io svilisca il tuo ruolo o la tua persona. Io preferirei passare il tempo con te. Ma tu attualmente non sei un parlamentare, e purtroppo i problemi vanno risolti con un approccio top-down.

Vedete: cercate di capirlo: se vi divertite, a lavare la testa agli asini, fatelo, io non ve lo contesto, non sono vostro padre! Però non prendetelo come un apostolato, perché qui non c'è nessun guru e nessuna buona novella: c'è solo del banale buon senso. Ne consegue che se poi qualcuno non vi capisce, io non vorrei essere coinvolto, e non posso fare molto neanche quando ricevo lettere come questa:


Alberto,
puoi benissimo mandarmi affanculo per la rottura di coglioni e augurarmi un futuro eurista per sempre, ma io questa domanda la posso fare a te e soltanto a te, per la stima che ho nei tuoi confronti e per la profonda antitesi che c'è fra di noi in questo frangente:
come fai a non sentire il bisogno di spiegare a tutti? Come fai a non sentire la necessità di far capire anche a coloro che per ignoranza credono altro?

Te lo chiedo perché oggi mi sono sprecato in una discussione con un signoraggistariservafrazionarista, che credevo anche abbastanza autocritico e intelligente, e sebbene la mia conoscenza in merito sia piuttosto buona (è un tema che mi affascina da sempre e mi sono documentato tanto) non c'è stato modo per farlo ricredere. E mi sento deluso e insoddisfatto. 


che mi ha fatto piacere per la simpatia dello scrivente, che conosco, ma alle quali sinceramente non so cosa rispondere.

Che ve ne frega se non vi capiscono!

Certo, voi direte, se morisse solo chi non capisce, staremmo tranquilli. Ma questi sono sulla nostra stessa barca. Bene: però sono degli idioti, no? E chi li convince gli idioti? La televisione, non il dialogo.

Quindi il problema sul quale vi concentrate è un falso problema. Dite di sì agli idioti, e date loro una carezza da parte mia. Se avrò fortuna, e il vostro appoggio e la vostra fiducia, il problema si autorisolverà nel momento in cui la televisione dirà loro che devono cambiare discorso. Lo cambieranno, e morta lì. Hai mai letto La fine del gold standard, che cito spesso, anche nel mio libro? Lo trovi in rete. Guarda come inizia quella storia, e vedrai come finirà la nostra.

Solo dei dilettanti possono paragonare lira e rublo. So che lo hanno fatto, e nel caso di Michele questo non mi sorprende né mi addolora, mentre in altri non mi sorprende ma mi addolora.

Venendo al tuo quesito, visto che te la sei tanto presa: tu mi chiedi se in un periodo in cui il prezzo del petrolio si è quasi dimezzato considero rilevante il paragone fra questi due paesi, giusto?


 La mia risposta (forse ti stupirà) è

NO

e sono sicuro che tu sei in grado di spiegarmi perché...






23 commenti:

  1. Riguardo ad ogni supposto confronto tra Russia e Italia, ricordo che tempo fa Borghi con un tweet(!) spiegò che le due economie non sono confrontabili in quanto una è esportatrice di sole materie prime (la Russia) mentre l'altra è esportatrice di soli manufatti finiti (l'Italia). Due cose che stanno agli estremi opposti della catena di attività economiche, quindi non "in concorrenza" tra loro. Certo che è sempre affascinante constatare che a chi ha capito basta un tweet e a chi no non bastano intere polemiche (absit iniuria verbis)...

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    1. Appunto. Se un paese esporta il 70% di prodotti energetici, il manifatturiero al massimo sarà il 30%! Da noi le cose stanno quasi al contrario. Ora, se il prezzo del petrolio scende, che succede? Che le tue esportazioni si flettono in valore, cioè che guadagni di meno. Dice: ma non esporti di più in quantità, e i due effetti non si compensano? No, perché le esportazioni di prodotti energetici sono relativamente rigide al prezzo (se il petrolio costa la metà non puoi guidare due automobili contemporaneamente, e se costa il doppio non puoi restartene a casa e non andare a lavorare), quindi chi esporta soprattutto prodotti primari (a bassa elasticità di prezzo) è ovviamente penalizzato se i prezzi di questi prodotti scendono. Il cambio quindi si adegua per due motivi: perché da fuori si domandano meno rubli, e perché alla Russia conviene farlo flettere per promuovere il resto dell'export.

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    2. Aggiungerei anche, molto intuitivamente, che é in corso una contrazione della domanda mondiale di petrolio rispetto alle attese (ed era rispetto alle attese che il petrolio si era assestato a quei massimi)..quindi cara Russia puoi anche abbassare i prezzi ulteriormente ma l'eccedenza non te la compra nessuno.
      Il petrolio é pagato in dollari -> il dollaro é molto forte rispetto a qualche mese fa -> il rublo é debole -> basso rublo, dollaro forte significa che il prezzo del petrolio venduto dalla Russia, se misurato in Rubli, non é precipitato verso il basso.

      Problema: gli speculatori hanno fatto vendite allo scoperto sul Rublo: ecco perché il rublo é crollato. Poi Monsieur Putin ha stretto brutto brutto accordo con capo Cina per sostenere il rublo e gli speculatori se la sono presa in quel posto perché praticamente la Cina é diventata il Fondo Monetario Internazionale della Russia.

      Aggiungiamoci le idiotissime e pretestuose sanzioni europee per la questione ucraina che hanno spaventato gli investitori in Russia.

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    3. Dal momento che i prodotti petroliferi russi (ma non solo) vengono pagati in dollari (per es. Gazprom e Rosneft emettono offerte di vendita in dollari) non è forse più rispondente la seconda motivazione, relativa alla promozione del resto dell'export?
      E nello specifico quando le suddette compagnie petrolifere convertiranno le loro riserve di dollari in rubli, dovrebbero conseguire un notevole utile su cambi a fronte di un rublo svalutato del 40%! Sistemando e compensando così i propri bilanci a fronte dei minori ricavi derivanti dal calo del prezzo del petrolio.
      Il tutto alla faccia della guerra commerciale portata avanti dagli Stati Uniti e loro alleati. Che ne pensa?

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    4. Che hai ragione, naturalmente. Tieni presente a questo proposito (scusate la fretta, ma sto veramente su altre cose) questo lavoro. Se non si capisce ne parliamo dopo.

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    5. Ho cercato di capire il paper e sottolineo cercato (nun c'ho capito na cippa secondo me)..Come mai in un paese che esporta prodotti a valore aggiunto praticamente nullo, le variazioni al reddito interno sono cosi' importanti per la competitività delle esportazioni? Non so se ho capito bene, ma in ogni caso questa perdita di competitività può accadere anche a paesi come l'Italia? (pur essendo i prezzi dei nostri manufatti più elastici rispetto alle materie prime?)

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  2. “Sono come l'edera, che non cerca mai di salire più su degli alberi che la sostengono, e spesso anzi ricade, quando è arrivata fino alla loro cima; come mi sembra che ricadano, e cioè si rendano in qualche modo meno sapienti che se smettessero di studiare, quelli che, non contenti di sapere tutto quello che è spiegato nel loro autore in maniera comprensibile, vogliono oltre a ciò trovarci dentro la soluzione di molte difficoltà di cui non fa cenno e alle quali forse non ha mai pensato. Eppure il loro modo di filosofare è molto comodo per quelli che hanno ingegno assai mediocre; giacché l'oscurità delle distinzioni e dei principi di cui si servono li rende capaci di parlare di ogni cosa con tanto ardire, come se la conoscessero, e di sostenere le proprie affermazioni contro chi è più acuto e più abile, senza che si riesca a convincerli.
    […]
    Ma neanche gli ingegni migliori hanno motivo di augurarsi di coglierli; perché se vogliono parlare di tutto e acquisire la fama di dotti, ci riusciranno più facilmente accontentandosi del verosimile, che si può trovare senza grande fatica per oggetti di ogni genere, piuttosto che cercando la verità, che non si scopre se non a poco a poco e per alcune cose soltanto, e che ci impone, quando si tratta di parlare di altre, di confessare con franchezza che non ne sappiamo nulla.”

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  3. "Però non prendetelo come un apostolato, perché qui non c'è nessun guru e nessuna buona novella: c'è solo del banale buon senso." Il tema è accattivante e quando il Prof mi/ci riporta alla realtà ri-diventa, un poco, inquietante. Confesso che quando scoprii questo blog mi venne forte il desiderio di confondere ciò che imparavo sul buon senso con la questione più generale della rappresentanza: poi i frequentissimi bagni di realtà, lo studio sul Tramonto e continuando con L'Italia può farcela hanno in me ben scolpito che il tema della rappresentanza che, inevitabilmente, si porta appresso il facciamoqualcosa, siano, almemo qui, concetti fuor di luogo ed assolute idiozie...però quando ho letto l'ultimo ulteriore richiamo (l'apostolato) mi sono di nuovo sentito così...https://www.youtube.com/watch?

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    1. scusate....https://www.youtube.com/watch?v=F8qwuI0KF1E

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  4. Anch'io credo che sia più utile se il Professore si dedicasse di più ai rapporti con le istituzioni i politici e i governi (non solo quello italiano, magari quello greco!), piuttosto che fare divulgazione qui. Il materiale per studiare c'è, se poi ci manca il tempo per farlo perché abbiamo i nostri problemi e siamo giustamente impegnati in altre attività ce ne faremo una ragione.
    Noi dobbiamo sperare che le persone competenti che hanno capito prendano presto il potere o i favori del potere politico nei paesi del sud europa.

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  5. Nel mio piccolo avrei intuito la risposta guardando qui:

    http://atlas.cid.harvard.edu/explore/tree_map/export/ita/all/show/2012/

    http://atlas.cid.harvard.edu/explore/tree_map/export/rus/all/show/2012/

    p.s.: a me piacciono un sacco certi giochini tecnologici ;)

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  6. Ieri ho compiuto gli anni e questa risposta è il regalo più bello che mi posse fare, proprio perché immeritato.

    Condivido tutto ciò che ha scritto e la ringrazio per la delicatezza che ha usato.
    Lei sta facendo un lavoro sovrumano. Ogni tanto ci penso e davvero non mi capacito di come possa riuscirci. Inoltre scrive benissimo. Ancora grazie.


    PS: non ho la coda di paglia né in senso figurato, né in senso letterale sebbene abbia un anno in più (chiedere a mia moglie per conferma).

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    1. Caro Antonio, questa risposta è un regalo per tua moglie: meno tempo passerai con i boldriniani, più tempo passerai con lei.

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  7. Segnalo questa:

    http://www.liberoquotidiano.it/news/finanza/11741541/-La-Grecia-non-ha-interesse.html

    Milano, 12 gen. (AdnKronos) - La Grecia non ha alcun interesse a lasciare l'Eurozona, ma l'Unione Europea dovrebbe passare da un approccio focalizzato esclusivamente sul debito ad uno più pragmatico, che aiuti la Grecia a ricostruire la propria economia. Lo sottolinea Patrice Gautry, capo economista di Union Bancaire Priivee UBP:
    "Non è nell’interesse della Grecia - uscire dall’Eurozona: il suo più grande cliente e fornitore, infatti, è la Germania. Nonostante la forte svalutazione che si verificherebbe con la reintroduzione della dracma, la Grecia dovrebbe comunque lottare per aumentare le sue esportazioni, che restano molto poco specializzate, mentre i turisti saranno scoraggiati dall’instabilità politica del Paese e dalla conseguente iperinflazione".

    I turisti terrorizzati dall'iperinflazione. Cosi' riescono anche a sostenere che svalutare non rende competitivo neppure il turismo. Probabilmente anche l'agricoltura soffrira' la siccita' indotta dalla svalutazione delle riserve idriche?

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  8. Buona sera Bagnai.
    Ho letto il suo articolo sul Fatto Quotidiano sul terrorismo. Volevo chiederle dei chiarimenti sulla parola "complottismo". Nella prima parte, giustamente, lei se la prende con chi si avventura in teorie non documentate e motivazioni occulte dietro fenomeni, come quello dell'attentato terroristico di Parigi, che saranno molto difficili da decifrare chissà per quanto tempo. Anche io sono molto amareggiato da certe teorie che vedono alieni o rettiliani come la cupola che governerebbe il mondo. Però, più avanti nell'articolo, lei dice, a proposito dei federalisti europei e di giornalisti come Scalfari, testualmente queste parole:"questa corrente di pensiero ritiene qualsiasi mezzo sia lecito, anche la violenza di una crisi economica, pur di condurre il gregge europeo verso la Gerusalemme celeste degli Stati Uniti d’Europa." Adesso, siccome non possiamo negarci che le elite non sapessero dove stavano andanto a parare, e che le lacrime di coccodrillo di Amato siano un modo anche per salvare la faccia, e forse la pelle, la frase da lei scritta non è forse la constatazione che un complotto delle elitè c'è stato? Va bene se parliamo dei politici decerebrati, come certi segretari di partito, che non sanno nemmeno gestire casa propria, e che forse pensavano di fare il nostro bene abolendo la democrazia, ma gente come Draghi o Monti, non sapevano forse dove ci stavano portando? O pensavano di fare il nostro bene anche loro? Un complotto a danno della maggior parte della gente e per il beneficio di una ristretta elitè non è mai esistito nella storia? I dittatori volevano forse il bene dei loro sudditi o li stavano sfruttando e sottomettendo? I dittatori non complottavano forse per tenere i loro popoli sottomessi al fine di ottenere ricchezze e potere? Naturalmente si tratta di intenderci sulla parola complotto. Se parliamo di lotta di classe, di un elite di nobili e facoltosi che vogliono persegure i propri interessi a scapito della popolazione in generale, questo non è forse un "complotto"? Anche perchè chi studia con mente aperta è in grado di vedere chiaramente quali sono i loro fini, e li vede chiaramente alla luce del sole, ma il prolet che legge la Repubblica non pensa certo che ci sia un elite che persegue i propri interessi e fini a discapito dei prolet stessi, che sono carne da macello. Tutto il suo ultimo libro, che ho quasi finito di leggere, è la documentazione di un complotto! Un complotto alla luce del sole, documentato; un complotto che ha avuto, certo, dalla sua parte anche una zona grigia di personaggi interpreti della banalità del male, i quali, vuoi per tornaconto, vuoi per carriera, non avevano certo fini malvagi se non il proprio piccolo interesse; ma un complotto che è stato diretto da un'elite che sapeva dove ci stava conducento, un'elite criminale, che ha sviato scientemente i prolet, li ha tenuti all'oscuro delle trame economiche da lei brillantemente spiegate, ma che non sono alla portata di tutti; un complotto di un'elite per cui uccidere e sterminare aziende e persone è un mezzo nobile per consolidare il proprio potere e raggiungere i propri fini.

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  9. Bagnai possiede la dignità, il senso dell'onore e la fiera reattività del Signore di Bergerac, o d'un Ussaro del tempo andato. Come costoro, anch'egli non litiga: duella. E nel duello, lealmente riconosce l'attendibilità dell'altro, o ne denuda le adulterate virtù (un colpo mirato di sciabola alla cintola e le brache calano da sé, senza bisogno d'infierire volgarmente oltre). Ci credo non riesca a scendere per l'ostruito esofago piddino un personaggio il quale, dichiarando esser se stesso di sinistra, sceglie di battersi col nome der Cavajere Nero!

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  10. Spero solo che abbia ancora tempo di seguire il blog,anche perché è solo da pochi mesi che lo frequento. Oghi anch' io mi sono " cimentato" con una persona che stimo e a cui ho provato a fare qualche ragionamento sulla possibilità di realtà diverse di quella attuale che stiamo vivendo. Ho fallito miseramente, mi è stato risposto che l' euro è bello come la U.E. , che la crisi è indotta dai media ma è meno grave di quanto sembra e che non esistono scorciatoie... All' inizio ci sono rimasto male, poi ho riflettuto e la lettura di questo post mi ha definitivamente chiarito gli ultimi dubbi: sicuramente non sono ancora pronto ad affrontare discussioni di un certo tipo, seppur la passione e l'indignazione che sento a fronte di una nuova consapevolezza acquisita in questi pochi mesi grazie al lavoro del prof. Bagnai a volte mi trascinano nel peccato di superbia di voler fare il redentore delle tante anime perse che ci circondano.
    Buon compleanno Antonio e complimenti per il tuo contributo.

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  11. Sui rapporti fra Russia e Cina, questo articolo mi sembra equilibrato:
    http://www.linkiesta.it/relazioni-economiche-russia-cina

    "

    L’economia russa è in serie difficoltà. Mosca è isolata politicamente sul lato occidentale, dove la crisi ucraina ha creato un fossato tra il Cremlino e le cancellerie europee. Con Bruxelles è scontro aperto, così come con Washington. Tra Stati Uniti e Russia si è tornati ai toni della Guerra fredda. Ma c’è l’altra faccia della medaglia: sul lato interno Vladimir Putin è più forte e popolare che mai e su quello orientale internazionale, cioè non solo transatlantico, proprio solo non è. La fuga dal G20 di Brisbane è stata criticata anche a casa propria, dove lo scatto di nervi del Presidente è stato accolto con una certa sorpresa, anche perché tra i rappresentanti dei venti Paesi più industrializzati qualche amico forse c’era, a partire dal numero uno cinese Xi Jinping. Con Pechino il rapporto non è mai stato facile e lineare, ma Putin non ha scoperto l’altro ieri che la Cina è un partner fondamentale strategico, cioè geopolitico ed economico, per l’equilibrio di quel nuovo ordine mondiale che secondo Mosca non deve pendere solo dalla parte degli Stati Uniti.

    Il conflitto ucraino ha rafforzato le relazioni economiche tra Russia e Cina

    Le relazioni economiche sino-russe sono diventate reciprocamente essenziali e non sono frutto dello spostamento che è avvenuto da quando il conflitto ucraino ha cominciato a pesare sulla scacchiera mondiale. La prova viene naturalmente dal contratto del secolo sul gas, firmato quest’anno tra Mosca e Pechino, ma le cui radici vanno indietro di un decennio, in tempi poco sospetti, in cui Vladimir Vladimirovich guardava all’Europa, ma sapeva che il futuro era a Est. Anche se i 400 miliardi di dollari stimati per le forniture russe sino al 2030 sono forse esagerati, è chiaro che la fiducia tra le due parti esiste. Dal 2010 la Cina è il primo partner commerciale per la Russia. Dal 2000 al 2012, cioè da quando Putin è arrivato alla Presidenza, il volume d’affari è più che decuplicato, passando da 8 a 87,5 miliardi di dollari. Nel 2013 è stato di oltre 66 miliardi di dollari, nei primi sei mesi del 2014 di 43. Entro il 2020 dovrebbe arrivare a 200. I legami economici non significano automaticamente alleanze politiche, stanno però a indicare che la Russia ha i suoi punti d’appoggio."

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  12. Eccheccazzo (provo anch'io a liberarmi come indicato da Antonio). È vero, la gente, sì, gli altri non capiscono, perché non possono capire e poi perché, diciamocela tutta, non gliene frega un cazzo di capire. Però glielo dirà la TV quando l'euro sarà diventato brutto e cattivo!
    Post di grande lucidità, come sempre, comprensibile, come 'quasi' sempre, esilarante come molto spesso [date una carezza loro (agli idioti) da parte mia.].

    ... e allora.....



    chapeau, anche stasera tempo ben speso.

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  13. E' anche vero che facendo i "bulli al bar" siamo riusciti a "convertite" molte persone. I partiti si sono adeguati di conseguenza.

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    1. Come vuoi. Basta che se non ce la fate mi lasciate seguire la mia rotta.

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  14. La mia umile esperienza.
    Fino a qualche mese fa discutevo con chiunque sentissi parlare di crisi e politica, e con più erano ortopiddini con più mi impegnavo.
    Il risultato era che mi guardavano più o meno come se fossi un po' fuori di testa, magari un po' utopista e la mia senzazione era che non cavavo un ragno dal buco.

    Poi ho cambiato tattica, ho deciso che non avevo tempo e salute da perdere (complici anche i due interventi di Marcello Foa).

    Ora quando sento qualcuno parlare di questi argomenti sto zitto e fingo di essere interessato a quello che dicono e ,quando mi chiedono cosa ne penso, rispondo di andare a cercare in libreria i libri del prof. Alberto Bagnai o di cercare in internet il suo blog.
    Non aggiungo altro ed è già successo che dopo qualche giorno siano arrivati a dirmi: ma lo sai che ho letto che il cambio fisso bla bla bla e l'euro bla bla bla (ma va!?!? :D ).

    Ultimamente poi la similitudine con la caccia al polpo (da spingere dentro invece che ritare fuori) mi ha dato un'altra indicazione di tattica da utilizzare e cercherò di applicarla.

    Io credo che quello che possiamo fare noi lettori è insinuare il dubbio ma anche la curiosità, poi se chi legge ha un minimo di intelletto capisce da solo, per gli altri non c'è speranza.
    E credo anche che dobbiamo uscire al più presto e che a portarci fuori debbano essere i partiti che ci hanno messo dentro, non perchè io sia felice di vederli rigenerare come Highlanders ma perchè sono loro che hanno in mano le leve del potere e la paura di perderle li spingerà, prima o poi (spero) a fare quello che è inevitabile.

    Ovviamente tutto questo avverrà solo se economisti capaci come il prof. sapranno metterli di fronte ai fatti senza lasciargli via di scampo e per questo condivido abbastanza i sostenitori che pensano che il prof. debba dedicarsi meno al blog e di più ai contatti politici.
    Io non credo che sia solo la Fassina ad aver "capito", solo che, come lui/lei, non sanno cosa fare e il panico paralizza. Occorre chi sappia indicare la rotta e infondere il giusto coraggio....

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  15. Scusate, ma è disarmante che qualcuno non abbia ancora capito il pensiero del prof. Bagnai a distanza di più di tre anni. E non lo dico come rimprovero verso qualcuno (non ne ho il diritto) piuttosto con rammarico.
    Innanzi tutto dimenticate la regola aurea per la quale lui non è la segretaria di nessuno. Forse in molti vorrebbero "usare" il professore come bazooka (quello vero), tentazione che ho avuto anch'io talvolta, per radere al suolo qualche gonzo o collaborazionista di turno, ma non è praticabile per le seguenti motivazioni.
    Innanzitutto non sarebbe rispettoso nei confronti di chi sta facendo quest'opera di divulgazione sacrificando carriera, tempo per se, salute personale chiedergli ulteriori sforzi per spiegare tematiche irrilevanti per la guerra che si sta combattendo col fine, poco nobile, in qualche caso, di andare a fare la bella faccia con qualcuno.
    Seconda motivazione, banalmente anche il prof. ha delle necessità bioritmiche.
    Inoltre, bisognerebbe chiedersi dove finisce la nobile motivazione di contribuire alla diffusione della verità e dove iniziano narcisismo e supponenza personali.
    Goofynomics, al di là della storiella del conflitto di interessi del professore, a chiunque vi si affacci darebbe l'aria di un'opera nata e fondata su dei valori forti e fondamentali per una società civile, sono valori di alta lega e capite bene che affiancarli ad attitudini di bassa lega rischia di svilire i primi e allo stesso tempo rendere ancor più ridicole le seconde. E questo è vero proprio per la prima ragione che ho evidenziato.
    Infine, c'è un'ultima riflessione per chi è in buona fede.
    A mio modesto avviso, quello che si spiega periodi e paragrafi era già tutto racchiuso in una frase che il professore ci disse una volta: "l'importante è desistere". Da quella frase si sarebbe potuto capire tutto se si fosse ben letto quanto veniva prima e, col senno di poi, dopo sino ad oggi.
    Queste riflessioni non siano intese come un monito verso le persone dalle quali ha tratto origine il post, piuttosto vogliono essere un commento riflessivo con il quale, partendo da una personale interpretazione di cosa sia questo blog, e quindi il lavoro che rappresenta (non è detto che esista coincidenza o similitudine fra ciò che ho inteso io e quello che vorrebbe si intendesse l'autore), e come potrebbe essere il pensiero della persona del prof. Bagnai, spero di poter contribuire positivamente ad un uso più proficuo da parte di tutti.

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