(...sottotitolo: studiate le lingue, cazzo!)
Nel post precedente evocavo la piacevole curvatura a boomerang del cetriolo che gli statunitensi hanno creduto di rifilare, con l'aiuto dei sauditi, ai russi, pilotando al ribasso il prezzo del petrolio per mettere in difficoltà Putin (che da esportatore di petrolio ovviamente non è contento di guadagnare di meno). Una mossa astuta come un cervo, che ovviamente fa un favore ai cinesi (che di petrolio sono importatori, e non sono meno avversari degli statunitensi di quanto lo sia Putin), e un dispiacere agli europei, per due motivi: intanto perché ci impedisce di importare quella inflazione della quale avremmo bisogno e che non siamo in grado di "fare in casa" (per motivi più volte espressi: endogenità della moneta, rischio di rialimentare gli squilibri interni all'Eurozona, ecc.), e poi perché mentre la mossa non sta riuscendo a destabilizzare politicamente Putin, sta invece destabilizzando molti paesi che sono tradizionamente sotto la sfera d'influenza europea (o con essi confinano).
Non solo.
Il ribasso del prezzo del petrolio va anche contro gli interessi statunitensi. Come spiega Sapir in francese e in inglese, è il classico caso del marito che si taglia i coglioni per far dispetto alla moglie. La fragilità finanziaria delle imprese che si stanno dedicando al fracking è tale che un prezzo del greggio troppo basso le manda per stracci (in inglese si evocherebbe il concetto di break-even), dal che ci dovremmo aspettare presto un rimbalzo del prezzo del petrolio, a mano a mano che le perforazioni diventeranno meno redditizie e le imprese cominceranno a fallire.
Questo preannunciava Jacques nove (9) giorni fa, e oggi Davide ci dice che si sono aperte le danze. Insomma, l'effetto boomerang si sta manifestando (anche se per ora è entrata solo la punta).
Volete ancora che vi parli del rublo?
L’economia esiste perché esiste lo scambio, ogni scambio presuppone l’esistenza di due parti, con interessi contrapposti: l’acquirente vuole spendere di meno, il venditore vuole guadagnare di più. Molte analisi dimenticano questo dato essenziale. Per contribuire a una lettura più equilibrata della realtà abbiamo aperto questo blog, ispirato al noto pensiero di Pippo: “è strano come una discesa vista dal basso somigli a una salita”. Una verità semplice, ma dalle applicazioni non banali...
Povera impresa privata, condannata ai bilanci in profitto!
RispondiEliminaNon so quanto ci sia di vero, personalmente, ma ho letto di questo giusto ieri, trovandolo (la situazione Russia-Novarossija mi interessa molto, per via di un amico originario di quelle zone). In particolare, non credo che l'effetto dei profitti re-importati delle aziende che la Russia avrebbe ricomprato, sia così incidente sul tasso di cambio (IMHO non supportata da dati).
RispondiEliminahttp://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9980
Tra le nazioni brutalmente "stabilizzate" west-africane (poi bisogna sempre vedere fino a che punto), c'è il Mali, dove sono "deployed" 4000 fanti d'elite dei nostri cuggini transalpini. Anche lì, è stato scoperto un enorme giacimento nella zona desertica occupata dai tuareg. In Nigeria Boko Haram. ISIS, dove sappiamo.
Fino a che punto si arriverà, prima di una conversione energetica?
Li aspettiamo a sobillare una rivolta secessionista dei Lucani, e a corrompere le sequoie dell'Alberta.
Ho letto anch'io della "mossa der cavallo"...
EliminaGuardando lo spread tra il future con scadenza maggio 2015 / maggio 2017 sembrerebbe che qualcuno compri a manetta il 2017. Fosse così Putin...
Poi, sul Ruble, Sapir ne parla ampiamente ma forse er cav. black ha qualche peeerla...
N.B. ammesso che il prof. lo pubblichi NO TRADING SU QUESTO GRAFICO! È come andar per mare con un gommone. HOK?
Scusa Maurizio ma chi starebbe comprando il maggio 2017? https://drive.google.com/file/d/0B2UXhc8vxDkhbUF1UjNXc3FiaHM/view?usp=sharing ..in base a questo la curva dei rendimenti è strana però http://it.investing.com/rates-bonds/russia-government-bonds?maturity_from=60&maturity_to=180 ..non è un forum di finanza e mi scuso in anticipo..ma una puntata sul maggio 2016 sulla base dei valori russi sarebbe da fare..
EliminaFaccia una puntatina quì. Il pay back è garantito.
EliminaOT - "Palestine's Accession to the International Criminal Court Places Everyone Before a Test"
RispondiEliminaIn questi gioni di lutto almeno una notizia buona c'e' stata (IMHO).
Dal primo aprile (lo so, sembra proprio un pesce d'aprile) la Palestina sara' ammessa a far parte della International Criminal Court.
http://www.huffingtonpost.com/raghida-dergham/palestines-accession-to-t_b_6440832.html
http://www.theguardian.com/world/2015/jan/07/palestine-member-international-criminal-court-un
Servira' a qualcosa? Vedremo.
Anche le cosiddette energie e tecnologie alternative potrebbero subire una bella botta
RispondiEliminaSì, ottima osservazione, sta già succedendo e avevo anche letto qualcosa, ma ora non lo trovo. Va anche detto che chi articola il proprio modello industriale sul fracking, oltre ad avere la vista corta, non ha esattamente l'ambiente nelle sue priorità! Ribassando il prezzo del petrolio a livello mondiale influenza però le priorità globali, il che non fa bene,
EliminaPer quelle ci aveva già pensato il V Conto Energia del governo Monti (o Letta, ora non ricordo esattamente) promulgato sicuramente su ispirazione di primaria compagnia elettrica italiana (circolavano le bozze "firmate" su internet...) un paio di anni fa, ma dopo avere letto Bagnai possiamo dire promulgato anche per distruggere domanda abbattendo drasticamente l'importazione di pannelli FV e tecnologie connesse (sopratutto tedesche, oltre ai pannelli cinesi) ...
EliminaNessuno lo dice e al di fuori degli operatori del settore nessuno sa che la suddetta disposizione ( e tante altre) hanno distrutto una filiera produttiva (tra diretto e indotto) il cui reddito (stimato dalle associazioni di categoria) superava il MLD di euro. Tutto questo, tra gli altri, adducendo vergognose motivazioni e producendo dati statistici palesemente falsi (vi dice qualcosa...?)
Si è fatto un favore a qualcuno che vedeva il propri ricavi diminuire sensibilmente (il cui moltiplicatore per la ns economia è dubbio...) con grossi problemi di ammortamento finanziario delle proprie centrali termoelettriche (per intenderci: vanno con la nafta e/o metano la maggior parte), uccidendo un mercato in espansione supportato da PMI che assumevano (il cui moltiplicatore è meno dubbio) ! Amen. E viva la politica industriale per chi può permettersela!
P.S. : ho la sfortuna di abitare a 500 m. in linea d'aria da una delle più grandi centrali termoelettriche italiane (puoi vedere i camini a decine di KM di distanza) e mentre fino al 2009 viaggiava a pieno regime h24, da tre anni a questa parte si accende solo di notte e non sempre tutte le notti!
Si è vero siamo in recessione e la domanda di energia sarà senz'altro diminuita ma posso garantire che se accendi la lavatrice alle 10 di mattina non è poi così improbabile che quell'energia venga da un impianto FV . E per fortuna!
Magari non di proprietà dell'Enel, ahh...
Avrei giurato che il calo dei prezzi del petrolio non potesse che far bene alla nostra bilancia commerciale e che quindi noi avessimo (d'accordo, transitoriamente) solo da festeggiare.
RispondiEliminaQuando il mercato viene forzato (cioè molto spesso), quale che sia l'oggetto dello scambio (una valuta, una materia prima) ci si allontana dall'ottimo paretiano. E poi dicono che sono eterodosso! L'importanza della bilancia energetica per l'Italia è molto sopravvalutata (se vedi cosa successe nel 1992...), e un ribasso del costo delle materie prime, che comunque si applica ai nostri concorrenti come a noi, non ci fornisce alcun particolare vantaggio competitivo rispetto a loro, che è quello di cui avremmo bisogno. Non è poi così difficile. Naturalmente, va da sé, il pieno costa meno, e di questo sono ben contento (data la vita che faccio). Tendo a non vedere la soluzione di un mio problema come un beneficio sistemico... ma posso smettere quando voglio!
EliminaAnzi, il basso costo del petrolio rende più "accettabili" aumenti delle accise, con ulteriore perdita di competitività.
EliminaSe posso dire, il ragionamento di Sapir mi appare alquanto circonvoluto. Non sono in grado di metterne in dubbio l'analisi, tanto meno la previsione, dico solo che il suo incedere dialettico mi ricorda molto da vicino quei discorsi standard degli economisti che in passato mi hanno fatto decidere che questa materia era una disciplina per soli stregoni, sensazione che per la prima volta e solo in questo sito ho potuto esorcizzarmi.
RispondiEliminaQuando il livello di indentazione dei “se” raggiunge e supera le dita di una mano quale controllo può oramai più esercitare la mente razionale quando si richiudono tutte le parentesi e si pretende di concluderne una qualsiasi deduzione? E' un mio limite certamente, e tutto può essere, ma che ne so, tiro una obiezione a caso: ammesso pure che tra poco falliscano tutti gli imprenditori minori del petrolio statunitense, il petrolio sempre lì sotto resterebbe, e comunque ad esempio l'argomento sarebbe più allarmate se si dicesse che sono a rischio le grandi multinazionali statunitensi del petrolio.
Non so, io faccio fatica con Sapir, prendo per buono, e, evitando di far perdere tempo, mi astengo tuttavia dal suggerire cosa fare per far essere tutto più comprensibile per la mia inutile e privata curiosità.
Certo che puoi dire! Guarda un po' se questo ti sembra più coerente.
EliminaAccidenti!
EliminaQuesto è differente.
Adesso però anche il povero Sapir può essere riletto con meno ostilità.
Tuttavia ora mi sento anche come un pugile suonato. Ci vuole almeno un mese per metabolizzare bene la questione. E dare poi, a tutto ciò che intorno accade, un miglior senso.
Se il petrolio sale è un problema perchè peggiora la bilancia dei pagamenti. Se scende è un problema perchè abbassa l'inflazione. A me la discesa sembra una benedizione perchè abbassa i costi di produzione dei prodotti e quindi aumenta il potere d'acquisto. Poi dubito che gli americani siano proprio dei deficienti. Direi che stanno sacrificando l'industria estrattiva alla guerra con Putin. Quanti danni subirà Putin non lo sappiamo ma all'inizio di ogni guerra non si sa come va a finire.
RispondiEliminaVedi il link sopra nella risposta a Matteo. La posizione statunitense è chiarita nei miei due libri e spesso qui: stanno semplicemente sclerando perché capiscono che il potere di signoraggio accordatogli dal dollari si sta erodendo.
EliminaLa storia della botta sullo shale gas / shale oil per molte aziende americane era nota da settimane, con buona pace di Sapir.
RispondiEliminaGiusto un link di un mese fa dei mitici di ZeoHedge: http://www.zerohedge.com/news/2014-12-04/shale-liquidations-begin-sub-50-oil-appears-north-dakota
Era noto che le aziende che lavorano nell'estrazione di petrolio da scisto richiedono investimenti continui e che un "pozzo" rimane attivo pochi mesi, a costi attuali che possono andare dai 70 ai 110 dollari al barile.
Semmai pensiamo che per liberare dall'Europa dal cattivo gas russo, gli americani propongono proprio A NOI coglioni dei rigassificatori del loro costosissimo shale gas.
Niente da dire: sanzioniamo la Russia con ridicoli pretesti, blocchiamo il South Stream e per approvvigionarci di gas utilizziamo lo Shale Gas americano, costosissimo, con tempi di consegna biblici e di là da capire. Più che gli americani, direi che siamo noi europei a tagliarci i coglioni.
Solo una cosa mi fa godere: che Hollande è ancora più sprovveduto di Renzi. Una guerra fra nani politici. Eh già, perchè col fatto che non sta rispettando la consegna di navi Mistral alla Russia (peraltro già pagate!), per onorare gli impegni presi con gli USA di sanzionare il cattivo Putin, ha creato un pesantissimo precedente. L'India ha rivisto milioni di euro di contratti con la Francia, e la Russia ha assegnato la linea ad alta velocità della Transiberiana dai precedenti vincitori francesi ad altre ditte cinesi. Centinaia di milioni di euro di contratti andati in fumo per la Francia di Hollande, che nel frattempo si vede costretta a fare la guerra entro i propri confini al terrorismo islamico.
Altra genialata europea.
Sempre in merito alle sanzioni: hanno spinto la Russia a siglare accordi di sostenimento del Rublo con la Cina. Ecco spiegato perchè il rublo ha arrestato la caduta e si è ripreso sul dollaro.
http://www.bloomberg.com/news/2014-12-22/china-offers-russia-help-with-suggestion-of-wider-currency-swap.html
In altre parole, ops, Cina e Russia, due superpotenze, stanno eliminando il dollaro dalle loro transazioni commerciali, a partire dal petrolio...e per gli USA so cazzi. E per noi valvassori di Obama, sono cazzi due volte.
http://www.zerohedge.com/news/2014-08-09/de-dollarization-accelerates-chinarussia-complete-currency-swap-agreement
Ovviamente sono cose notissime ai lettori dei nostri quotidiani... ahahahahahah!!
Concordo. Pensa che se ne parlava apertis verbis al Centro Studi Americani prima dell'estate.
EliminaRussia superpotenza militare ma non economica. Cina superpotenza economica ma non militare. USA superpotenza militare ed economica, ma in declino. Un triangolo pericoloso.
EliminaA proposito di ippopotami, sull' agomento
RispondiEliminaCOME INIZIA UNA GUERRA MONDIALE (di Nino Galloni)
In un contesto di crisi finanziaria potenziale dei Paesi di più antica industrializzazione (dove il totale dei titoli tossici è pari a 54 volte il PIL mondiale) si comincia con una guerra commerciale devastante: pur di colpire la Russia nei suoi più intimi interessi (l’esportazione degli idrocarburi), si vuole spingere il prezzo del petrolio sotto il costo di estrazione dell’ex impero sovietico. L’Arabia saudita ci sta perché ...in combutta, come sempre con la finanza di Londra, tanto può contare su un costo di estrazione intorno al 25% più basso rispetto ai Russi. Il rublo va giù, ma finche’ la Russia esporta e la Banca Centrale si ricorda che può comprare rubli coi dollari del petrolio, non dovranno esserci problemi per Mosca. Peggio per tutti coloro che invece, con in testa gli Americani, si erano impegnati per ardimentose estrazioni o produzioni petrolifere scontando prezzi del petrolio oltre i 100 dollari al barile, o comunque, mai sotto i 70: segno che gli USA, se c’è da far guerra, non badano a spese; ma lo stesso crack delle società dell’occidente coinvolte negativamente nel crollo dei prezzi, potrebbero innescare fallimenti a catena.
I BRICS, invece, vanno benone ed i minori, ma sempre alti, loro tassi di sviluppo sono collegabili al fatto che essi puntano maggiormente sulla domanda interna. E questa è la scelta vincente che li porterà a superare gli indebitatissimi “occidentali”. Mentre questi ultimi, Germania in testa, continuano su percorsi da deflazione. Tra due settimane si vota in Grecia e le borse, che hanno festeggiato gli attentati di Parigi, danno, invece, segnali opposti quando si prospetta una vittoria di Tsipras. La sua proposta di ristrutturare il debito greco, infatti, costituisce un pericolo ben più grande, per i creditori (vale a dire le grandi banche tedesche, francesi e…) della proposta di Draghi di comperare i titoli pubblici o quantitative easing (QE). In ogni caso (ristrutturazione o QE), verrebbero chieste contropartite ai beneficiari: ciò rende perciò debole la proposta di Tsipras (e di chi vorrebbe imitarlo) e riduce quella di Draghi ad un fiscal compact in cui ciascun Paese che abbia un debito pubblico oltre il 60% del PIL dovrà svendersi senza alcun beneficio sul fronte dello sviluppo e dell’occupazione. Dopo il 2008 le Banche Centrali hanno autorizzato mezzi monetari illimitati a favore delle banche indebitate e in crisi di liquidità senza chiedere nulla in cambio, nemmeno di smetterla.
L’unica soluzione per Grecia, Europa e Paesi di più antica industrializzazione, quindi, è di abbandonare l’attuale modello finanziario basato sul debito all’infinito accettando uno sviluppo socialmente sostenibile; invece, i grandi centri del potere finanziario preferiscono la guerra.
Ma questa volta c’è un piccolo problema: i servizi segreti ed i vertici militari americani e israeliani non sono d’accordo…chi vincerà?
Nino Galloni
"Tendo a non vedere la soluzione di un mio problema come un beneficio sistemico... ma posso smettere quando voglio!" Alberto Bagnai.
Pochi giorni parlavo con l' autista di Prodi: io guardo le mie tasche, l' inflazione mi danneggia. Cerca di avere una visione un po' più macro gli faccio io, dopo una lunga discussione. Finale: "quello che mi preoccupa è che ogni '30-'60 anni ci si dimentica come cominciano le tragedie." Fortunatamente l' interlocutore ammette: "questo è vero" e se ne va. Mi chiedo se aveva in mente la deflazione tedesca degli anni '30 o l' iperinflazione postguerra. Condidernando che era felice della svalutazione dell' € non so.
Ben arrivato piccolo Marco. Ne abbiamo bisogno.
Anche da questa storia (a mossa der cavallo de Putin) emerge con forza l' importanza di uno stato sovrano (Russia) che può disporre del governo della banca centrale e della valuta. Noi, invece, siamo al servizio di frau Merkel e di personaggi del valore di Juncker.
RispondiEliminaA quando il riscatto degli italiani ?
Io ho sempre saputo che il prezzo basso del petrolio è una bendizione per un paese come il nostro, manifatturiero e importatore dello stesso.
RispondiEliminaQuanto poi ai rapporti inmtrernazionali non direi prorpio che gli ameircani sono fessi. Intanto bisogna vedere quanto la decisione dell'arabia era autonoma e quanto richiesta. In ogni caso che le aziende dello shale oil ne soffriranno è ovvio evidentemente altri interessi sono stati ritenuti prevalenti. Non sappiamo oggi gli effeti che si produrranno in russia.
prof ho un amico che lavora all'£ni, le teorie che escono da quelle menti sul perché il petrolio si abbassi di prezzo sarebbero fonte di grandi #dar. mi scuso ancora prima di iniziare a scrivere, ma siccome il blog è anche mezzo di confronto e soprattutto mezzo per crescere culturalmente, per sopperire alle lacune nella lingua inglese c'è nessuno che può consigliarmi siti o altro utili? Grazie mille
RispondiEliminaEccoci al punto: quel genio di Glazyev (consigliere economico di Putin tra i più ascoltati), ha preparato il piano B: svalutare il rublo a più non posso fino a farlo arrivare a 100 rubli per 1 €. A giugno 2015 quando meno se lo aspettano farà il rublo pesante convertibile in oro. Ora io non so se sia male tornare alla riserva aurea (tecnicamente lo è, ma bisogna considerare anche le implicazioni politiche). Resta il fatto che sarebbe il colpo di grazia per il dollaro che già sta messo male perché lo tagliano sempre più fuori dagli scambi commerciali. Già Russia e Cina lo hanno bypassato convertendo le loro monete direttamente poi ci sono i restanti BRICS con i quali si arriverà ad un accordo a breve. Varrà così anche per il biglietto verde la legge della domanda e dell'offerta e meno dollari si chiederanno nei mercati in futuro, più la moneta statunitense si svaluterà. Intanto l'attacco alla Russia attraverso il deprezzamento del greggio ha prodotto la prima vittima... ops è texana http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-08/fallita-e-texana-wbh-prima-vittima-shale-petrolio-sottocosto-204219.shtml?uuid=ABXC80aC
RispondiEliminaDi seguito altri link su Glaziev e Putin
http://blog.ilgiornale.it/rossi/2014/11/27/loro-di-putin/
http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=82&pg=9980
http://www.controinformazione.info/intervista-al-consigliere-di-putin-sergei-glazyev/
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=114055
Aggiungo una tesi che si aggiunge a quelle viste: un risultato atteso dall'OPEC è anche quello di scoraggiare futuri investimenti nel fracking in Cina, India e Europa uccidendoli nella culla:
RispondiElimina"In this context, the OPEC decision to let the market find its own price makes sense. After all, a world of Chinese and Indian fracking would pose tremendous challenges to OPEC producers.
So, this is not a fight between OPEC and U.S. shale oil. It’s a battle between OPEC and future shale. Because what is most dangerous to the future of OPEC is not U.S. production, but a world in which China, India and Europe all begin their own fracking revolution."
Fonte
(lorluc)
“... l'effetto boomerang si sta manifestando (anche se per ora è entrata solo la punta)”
RispondiEliminaEntrerà anche il resto se consideriamo che, nell'ambito nella guerra valutaria di Washington contro il rublo, lo scorso 20 dicembre il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha annunciato che la Cina fornirà aiuto alla Russia e contemporaneamente il ministro del Commercio Gao Hucheng ha sottolineato che “l’espansione del currency swap tra le due nazioni e il maggiore uso dello yuan negli scambi commerciali avrebbero maggiormente favorito la Russia”, mentre i recenti accordi su gas e petrolio tra Mosca e Pechino garantiscono a quest'ultima la sostenibilità del suo modello di sviluppo nel medio periodo.
In questo particolare contesto Washington deve inoltre confrontarsi con una realtà assai diversa dalle sue aspettative, a partire dalla mutata percezione del suo ruolo nel mondo rispetto al passato. Un sondaggio dell'istituto ICM Research condotto in Francia, Gran Bretagna e Germania dal 5 al 17 dicembre del 2014, che ha interessato oltre 3mila persone, ha rilevato che “quasi la metà della popolazione della Gran Bretagna, Francia e Germania (46%) ritiene che la UE debba perseguire una politica più indipendente dagli Stati Uniti. Solo il 15% degli intervistati è a favore di un maggiore allineamento con le posizioni di Washington.
Inoltre va notato che anche il 52% degli americani, secondo quanto riportava un sondaggio della Pew Research del settembre 2013 è dell'opinione che “gli Stati Uniti dovrebbero pensare ai propri affari e lasciare che altri Paesi facciano al meglio ciò che possono per conto proprio. Questa percentuale oscillava dal 20% nel 1964, al 41% nel 1995 al 30% nel 2002”.
Per far sì che tale percentuale torni a livelli più favorevoli occorre quindi un evento sconvolgente che riunisca le popolazioni occidentali, a partire da quelle europee, attorno ai suoi “valori” e ne rinsaldi l'alleanza con gli Usa. Ma ho l'impressione che gli europei non abbiano tutta questa voglia di farsi prendere per i fondelli un'altra volta con l'ennesima “guerra al terrore”, visti i risultati sin qui ottenuti.
Infine è opportuno considerare che «proprio dal mondo arabo arrivano segnali importanti contro il fondamentalismo e l’estremismo, sia religioso che politico. [...] E infatti, nelle ultime elezioni, i partiti e movimenti radicali sono stati sconfitti
[...]
Nello Yemen, gli Huthi hanno sconfitto il Movimento salafita [...] In Egitto, Al Sisi ha vinto con oltre il 96% dei voti contro la Fratellanza Musulmana,
[...]
In Tunisia, il candidato del partito laico Nidaa Tunes, Baji Caid Essebsi, ha vinto le presidenziali [...] Il terrorismo ha dunque perso il sostegno politico di gruppi, movimenti e partiti che in questi anni hanno contribuito ad alimentare la tensione nel paese e a lacerare la convivenza civile e la rete dei diritti e delle libertà individuali».
Ci attendono tempi difficili, ed è decisamente sconsigliabile farsi prendere da sentimenti anti-islam che non portano ad altro che all'innalzamento del clima di tensione. Diamo comunque atto a Renzi di non scoraggiarsi per così poco. Sabato ha detto che sta lavorando “per far diventare il 2015 l'anno felix, fecondo, per il nostro sistema Paese”.