martedì 19 luglio 2022

Ingengngnieri alla riscossa

Luca ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Il cambio euro dollaro":

Certo che come Senatore della Repubblica e Professore Universitario hai una bocca sporca e un cattivo comportamento, comunque: no, non sono un giornalista, sono un ingegnere elettronico, lavoro da oltre 30 anni nello sviluppo di applicazioni informatiche. Al momento sto lavorando ad un progetto per il Ministero della Difesa Britannica che coinvolge tutte le nazioni. Ovviamente e' difficile trattare con Russia e Ucraina, entrambe affermano che certi territori solo loro, lo stesso vale tra Cina e Taiwan. Capisco che la Lega e' stato l'unico partito a sposare le tue idee sull'uscita dall'euro. Dopo tutti questi anni non ti senti preso in giro? La Lega non parla piu' di queste cose da anni. Non pensi che sarebbe ora di aggiornare queste teorie e di passare a qualcosa di piu' concreto, come per esempio si dovrebbe bloccare l'import da quei paesi che non condividono gli stessi ideali di democrazia nostri. Per esempio la Cina non puo' considerarsi una democrazia, ma bensi' uno stato autoritario governato da una dittatura. Lo stesso vale per la Russia. Che senso ha finanziare questi paesi se poi i soldi li usano per armarsi ed invadere il vicino di casa? Vedi appunto i casi Russia/Ucraina e Cina/Taiwan.

Pubblicato da Luca su Goofynomics il giorno 15 lug 2022, 15:54


(...a star is born! Qui ci divertiamo più che con awanagana, e del resto il tipo umano è quello...)


Caro Luca,

con gli ingengngnieri qui ci siamo lungamente intrattenuti (alcuni esempi), affascinati dal loro singolare comportamento. Alla fine abbiamo capito il loro dramma: quello di essere persone che siccome hanno studiato (a fatica) cose che sembravano difficili alla loro fidanzatina, si sentono intitolati a metter bocca in qualsiasi ambito dello scibile umano, presumendo che saper eseguire cose difficili (o meglio, saperle far eseguire a una macchina) implichi il capire cose semplici. L'esito più probabile di questo paralogismo è il ridicolo, ovviamente. Qualche volta va bene, qualche altra meno bene: dipende dal tempo a disposizione. Oggi è tutto fermo nell'attesa degli esiti della capigruppo, quindi siamo decisamente nel secondo caso: posso dedicarmi a darti una succinta spiegazione del perché le tue parole, tanto supponenti e tanto ingenue, sono una collezione di lievi imprecisioni (tutte peraltro ampiamente sviscerate in questo blog).

Intanto, grazie per averci informato del fatto che fra Russia e Ucraina ci sono delle rivendicazioni territoriali. Non ce ne eravamo accorti ed è una cosa che probabilmente potrebbe tornarci utile.

Mi dispiace doverti ringraziare per questa premura facendoti notare che non esistono "le mie idee" sull'insostenibilità della moneta unica: l'insostenibilità di una moneta unica in un insieme di Paesi che non è e non riesce a diventare un'area valutaria ottimale è un dato ampiamente assodato nella letteratura scientifica, e chi è qui lo sa da undici anni (ed è rimasto qui undici anni, che sono quelli per i quali tu dovresti lurkare, perché lo ha imparato qui). Venendo al caso che ti interessa, quello dell'euro, chi ci ha segnalato che esso è irreversibile (come lo sono state o sembrate tante altre cose) lo ha fatto per evitare di assicurarci che esso sia sostenibile. Se lo fosse, saremmo i primi a esserne lieti. Ma siccome non lo è perché non può esserlo (l'economia purtroppo è una scienza) noi siamo piuttosto preoccupati e vorremmo che anziché rifugiarsi nel pensiero magico (come è accaduto, in tempi più recenti, per le terapie vaccinali), si attivasse un serio dibattito su come renderlo tale o su come gestire i problemi senza che il costo cada sempre sui soliti noti (noi).

Quindi, ripeti con me: "Non esistono le teorie di Bagnai: esiste la teoria delle aree valutarie ottimali".

Poi prendi un fiatone, e ripetilo per un altro centinaio di volte.

Fatto?

Sicuramente no, perché tu sei, appunto, un ingegnere (rectius: ingengngniere) e non un fisico. Il fisico e l'ingegnere hanno approcci diversi: li abbiamo descritti qui. Diciamo che non ti difetta l'ottimismo della volontà... e diciamo che abbiamo capito perché le "applicazioni informatiche" quotidianamente ci danno tante soddisfazioni: perché dietro c'è gente come te, che se la crede molto ma che letteralmente non sa che terra la regga.

Ne vuoi una prova?

Trovo molto interessante la tua idea di scatenare una guerra commerciale contro Paesi che "non hanno gli stessi ideali di democrazia nostri".

Il tuo ideale di democrazia, in effetti, è abbastanza palese: "Io so io e voi non sete un cazzo". Credo che per affermarlo dovrai fare la guerra al mondo (cominciando dalla tua famiglia) e ti faccio tutti i miei migliori auguri. Questa cosa dovrebbe preoccuparti più di quello che invece tanto ti angustia, ovvero il fatto che il mio partito, che mi ha fatto responsabile nazionale economia (poi se hai tempo ti spiego che cosa significa), non mi starebbe a sentire, perché nella sua attuale comunicazione politica insiste su altri temi. Grazie per avermi informato su come il partito di cui sono responsabile economia imposta la comunicazione sui temi di economia: è un aiuto che sinceramente apprezzo, ma per la seconda volta mi trovo costretto a ringraziarti smentendo una tua affermazione (ofelè fa el to mesté, si dice nella culla del movimento in cui mi onoro di militare): quella di scatenare una guerra commerciale contro "i Paesi che non ci hanno la democrazia" (quella che secondo te invece in Italia ci sarebbe) non è una buonissima idea, per svariati motivi logici e pratici.

In termini logici, mi limito a dire che non si può essere, come tu sei, un europeista a 24 carati, cioè sostenere un progetto che trae la propria legittimazione dall'idea che il commercio internazionale sia un fattore di pace e di progresso a prescindere, salvo poi quando le cose vanno meno bene portarsi via la palla come un bambino dispettoso sul campetto dell'oratorio. Vedi, mi hanno affascinato queste tue parole:

"Gettare benzina sul fuoco all'Unione con la scusa di rendere l'Italia piu' competitiva sta sconfiggendo lo scopo dei padri fondatori che l'hanno creata per evitare un futuro conflitto europeo che e' pure arrivato. Ora i paesi dell'Unione possono trattare con Putin con una singola voce. Singolarmente dubito che avrebbero fatto qualcosa."

(qui).

Sorvolo sul lessico ("sconfiggere lo scopo"? "gettare benzina sul fuoco all'Unione"?) e sulle incoerenze interne ("l'hanno creata per evitare un conflitto che è arrivato". Appunto! E quindi?...).

Non posso però non rimarcare la fallacia della tua idea che esistano "economie di scala" in politica, e non posso non essere sbalordito della tua totale astrazione dalla realtà che ti circonda. I paesi possono trattare con Putin con una sola voce? Ah, perché lo stanno facendo!? Non me ne ero accorto. E sta servendo a qualcosa!? Non se ne è accorto nessuno. La guerra commerciale che tu propugni si chiama, in questo caso, sanzioni, e sta funzionando ma purtroppo principalmente contro di noi. Quello che servirebbe è la pace, dalla quale, come tu stesso confessi, purtroppo alcune attuali dinamiche del progetto europeo ci stanno allontanando, anziché avvicinando.

Aggiungo un dettaglio che a tutti sfugge: i "Paesi che ci hanno le risorse" generalmente ne hanno tutte tranne una, la democrazia, per il semplice motivo che la loro particolare condizione li ha resi oggetto degli appetiti coloniali dei Paesi europei, appetiti dai quali molti non sono ancora riusciti a liberarsi, e vanno così allegramente di governo fantoccio in governo fantoccio (c'è una lunga letteratura, qui ne abbiamo parlato tanto), mantenendo al massimo qualche labile parvenza di democrazia (tipo: eleggendo lo stesso presidente della Repubblica per 42 anni - e poi vi lamentate del nostro Presidente!).

Quindi se un Paese trasformatore come il nostro dovesse pensare di aiutare il processo democratico in altri Paesi rifiutandosi di avere rapporti con loro, sarebbe bene che assumesse parecchi poliziotti, perché la pace che non riuscirebbe a imporre all'estero si trasformerebbe immediatamente in guerra in casa propria quando le fabbriche cominciassero a chiudere.

E questi sono appunto i risvolti pratici, che però non ti toccano, perché tu sei fico, sei indernescionàl, non hai mica una fabbrica o un negozio.

Quindi gli altri si fottano (che poi è la base del tuo pensiero).

Che cosa vuoi che ti dica?

Io ai lettori mi affeziono, e sono sicuro che diventeremo grandi amici. Nonostante l'età, hai una freschezza che ti invidio: tutto è facile, e tu lo hai capito. L'unica cosa che proprio non capisci (e si vede che ti dispiace) è perché gli altri non riescano a capire una cosa così facile. Te lo dico io: perché è difficile. Ma per accorgertene dovresti aprire gli occhi. Tranquillo: non devi fare alcuno sforzo. Te li aprirà la realtà, e contestualmente ti insegnerà il rispetto (quello vero).

Poi torna a trovarci.

P.s.: tendenzialmente non affastello congiunzioni avversative: "ma bensì" è pleonastico. Gli ingegneri amano l'esattezza. Gli ingnengngnieri amano se stessi. Non è detto che i due amori siano compatibili.

25 commenti:

  1. "La chiacchiera è la possibilità di compren- dere tutto senza alcuna appropriazione preliminare della cosa da comprendere. La chiacchiera garantisce già in partenza dal pericolo di fallire in questa appro- priazione."

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  2. "La chiacchiera che è alla portata di tutti ,non solo esime da una comprensione autentica,ma diffonde una comprensione indifferente per la quale non esiste più nulla d' incerto" https://www.youtube.com/watch?v=LOFV6jaJvrA

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  3. Interessante anche da europeista, lavorare per il ministero della difesa dell'unico Paese che ha lasciato l'Unione Europea. Pecunia non olet.

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    1. Io lo trovo perfettamente coerente: il leuropeista è fondamentale un ladro, uno che ha avuto istruzioni ai massimi livelli pressoché gratis e, invece di chiedersi "come posso restituire?" se ne scappa col maltolto.
      Invero, l'amore per la Leuropa è funzionale a questa fuga: confini aperti per scappare, idea "gggiusta" per piacere al ricettatore e giustificazione morale autorazzista perché anche gli 'ndranghetisti si segnano.
      L'essere leuropeista in UK non contrasta con nessuna delle tre ragioni del leuropeismo appena citate, quindi non c'è neppure contraddizione di sostanza.

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  4. Ci sono un paio di cose, o più, che rimugino da tempo, la Leuropa ci ha dato 70 anni di pace però ora c'è la guerra nella Leuropa...una volta la Jugoslavia era 'oltre', oltre la cortina di ferro e oltre l'Europa, ora l'Ucraina è Europa...noi dobbiamo difendere la democrazia - cazzo siamo? Gli Usa? - finanche esportarla, e 'ste cose ci portano via talmente tanto tempo che non abbiamo occasione.di occuparci della democrazia in casa nostra...la realtà è capovolta, ho a tratti la sensazione che solo questo spazio virtuale sia 'reale', 'vero', per il resto mi sembra di stare dentro Matrix o dentro 1984, sensazione terribile.

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  5. Forse per l'ingegnere potrebbero essere utili tre consigli di lettura:

    1 - L'ARMA SEGRETA DELLA FRANCIA IN IN AFRICA. UNA STORIA DEL FRANCO CFA. Di Fanny Pigeaud è Ndomgo Samba Sylla.

    2 - VIVERE E MORIRE DI EURO. COME USCIRNE (QUASI) INDENNI. Di Giovanni Siciliano.

    3 - I LIMITI DEL MERCATO. Di Paul De Grauwe.

    Detto questo, vorrei ricordare all'amico del blog che un buon bug fix qualche volta è utile anche all'uomo.

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    1. Ops, nel primo di consiglio di lettura la "e" è senza accento

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  6. Gli ingegneri non sanno niente di economia, non perde occasione per ricordarcelo.
    Ma, per fortuna, ci sono gli economisti alla Giavazzi (le restrizioni espansive!) o alla Cottarelli (salvatore della Grecia!) che, invece, ne sanno molto di più di un ingegnere.
    L'economia agli economisti ... vabbè.
    Ma, forse, non è solo una questione di laurea. Come si fa a spiegarlo a un economista?

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    1. Il tuo commento in realtà dimostra un'altra cosa: che è impossibile far capire come funziona non l'economia, ma la vita, a un ingengngniere. E purtroppo è una questione di laurea e di "specificità culturali" ad esse associata. Sia tu che il tuo collega avete delle grosse difficoltà di lettura del testo, e lo hai dimostrato fin dal primo intervento sul tuo blog, curiosamente indirizzato, come questo, a una difesa corporativa della tua categoria da accuse che nessuno le sta facendo.

      Sei qui da sei anni (se pure con un peccato originale), quindi dovresti aver interiorizzato che non è certo a me che va spiegata l'eccellenza professionale di un Cottarelli o di un Giavazzi!

      Quello che invece a mio avviso ti sfugge è che il limite (evidente a molti altri) del tuo collega non è il non "sapere l'economia", ma il non guardarsi intorno (con gli occhi aperti). Sogna cose che non ci sono perché non ci possono essere (l'Europacheparlaconunavocesola, ad esempio), e questa non è una critica ma un fatto, e non si accorge, ma solo perché non lo toccano, di cose che ci sono perché non potevano non esserci (gli effetti controproducenti delle sanzioni, o la contraddizione insita nell'aderire a un progetto liberista pretendendo di gestirlo a colpi di guerre commerciali).

      Qui non c'entra nulla l'avere o meno una cultura economica. Qui c'entra l'avere una cultura, cosa impedita dall'avere una sottocultura (quella STEM), perché la cultura cattiva scaccia la buona.

      Spiace.

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    2. il problema di Giavazzi o Cottarelli non è che non sanno l'economia. il problema è che la conoscono e conoscono gli effetti di quello che dicono.

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  7. Mi spiace non mi rivedo nella descrizione che il senatore fa degli ingegneri semplicemente perché si basa su semianalfabeti che chiamano la "μ" "mu" e che hanno ottenuto la laurea in ingegneria come estensione di una scuola professionale, non comprendendo la differenza concettuuale tra realtà, modello, modello che cerca di descrivere la natura di un fenomeno e modello che cerca solo di fare delle previsioni. Il senatore non coglie ovviamente la bestemmia di un ingegnere elettronico che dice di essere un programmatore - ho presente con quale logica programma un elettronico ma credo sia interessante spiegarlo qui -. Il senatore ha cercato di delegittimare una intera categoria piuttosto eterogenea, soprattutto per cultura precedente all'università, per dare una risposta che gli sembrava forse più elegante che non dire semplicemente al lettore "amico mio sei un coglione stratosferico". Con simpatia chi di noi ha studiato gli strumenti matematici usati per descrivere modelli dinami sia come quelli discreti usati in economia che nel continuo, descrive gli economisti come quegli studiosi che parlano in modo altisonante di grafici per mostrare rette. Che il lettore sia così bimbominchia da non sapere che i suoi idoli che hanno creato questa gabbia mefitica simil marxista che la wokeness che si estende nei Paesi anglosassoni e nella UE, quelli che hanno inventato un'armacome l'euro per imbrigliare la Germania salvo poi non apllicare i correttivi che avrebbero reso l'euro applicabile, sono gli stessi che hanno permesso al regime cinese di fagocitare la nostra tecnologia, produrre ed esportare con una valuta che non cresceva malgrado la bilancia commerciale attivissima e non subire nemmeno dazii in UE. Il genio non immagina neanche perché una cupola di criminali che lui crede ebetemente siano soggetti non comunicanti che hanno permesso tutto questo per una sorta di inevitabilità storico sociale, che è il concetto sottostante l'idiota locuzione di "fenomeno irreversibile" con cui l'ignorante piddino funzionale ripete il suo slogan quotidiano senza dover capire niente. Detto questo, con rare eccezioni, gli economisti possono essere ottimi nell'intuire fenomeni e nell'analizzare quelli passati ma l'economia non è una scienza e gli ingegneri che studiano oltre che " aver passato gli esami" sanno cose difficili che impressionano anche gli economisti e talvolta gli possono spiegare da quale sistemino di equazioni derivi il loro fantastico modello che produce rette. Ma un "testicolo" no fa testo.

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    1. Onestamente da te non mi aspettavo molto di più e te lo avevo anche fatto notare qui. Ma lurkare ancora un po' no!?

      Però va bene così.

      Solo, ti chiedo una cortesia: i periodi lunghi riesco a seguirli solo se chi li scrive è Proust. Intendo Marcel, quello che purtroppo è morto. Quindi se puoi mettere qualche punto fermo ogni tanto mi aiuti a risponderti nel merito (o nel demerito).

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  8. Anch'io mi chiamo Luca e sarei ingegnere, per quanto un po' appassito, ad ogni modo mi sento tirato in causa. Vorrei difendere la categoria, ma ahimè non posso. Durante i miei anni di studio ho compreso bene quanto l'ingegneria sia una disciplina molto difficile, ovvero per pochi, mentre noi ingegneri oggigiorno siamo molti, paradosso in comune con molte altre categorie di titolo di studio. Come diceva quel comico, dell'ingegneria ne viene quindi spesso prodotto un bel surrogato, allo scopo di venire incontro alle capacità mentali del giovanotto medio. Per carità, un percorso di studi in ingegneria resta un ottimo allenamento della mente, estremamente valido per l'apprendimento professionale di specifici strumenti di analisi e progrettazione in ambiti ben definiti. Quando però si pretende di applicare all'analisi della realtà generale una sorta di ragionamento parodistico, spesso compendiato da diagrammi e matrici avulse dalle materie base dell'ingegneria, ne viene fuori il più della volte della gran fuffa, dagli esiti tanto più nefasti tanto più è applicato convintamente.

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    1. Tu sei un altro Luca, vero?
      Sempre più difficile gestire la complessità dei commenti su blogger.

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    2. Ahimè, quanto ha ragione. Aggiungo che il declino della scuola italiana ha raggiunto rapidamente noi ingegneri, specie col famigerato 3+2, che fornisce tanta tecnica e poco metodo scientifico (che era concentrato nel biennio eliminato), come giustamente evidenziato da Lei. Aggiungo che spesso i colleghi provengono dal professionale, cosa che riduce, mediamente, ancor di più le capacità di astrazione. Riscontro che perfino nella pratica professionale (io mi occupo di elettronica) l'ostinata semplificazione della realtà mediante modelli poco "elaborati" spesso ci prende a badilate sui denti, e trovo ilare che nell'ingegneria la "colpa" di tale effetto sia stata data a qualcun altro e non ai propri scadenti modelli (un certo Murphy, autore di una legge piuttosto famosa).

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  9. Della serie "io sono del team iBuoni e i buoni, si sa, vincono sempre"

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  10. Mi sembra che l'amico abbia interiorizzato a meraviglia l'ideologia dei suoi ospiti, ad esempio di Cecil Rhodes: siccome gli altri sono cattivi - cioè inferiori - prima li sanziono, così li indebolisco, e alla prima occasione ̶l̶i̶ ̶a̶g̶g̶r̶e̶d̶i̶s̶c̶o̶ gli porto la civiltà o la democrazia, per appropriarmi delle risorse e tirare un po' giù i livelli salariali in madrepatria.
    Comunque, Luca, magna tranquillo. Adesso, grazie agli imbecilli che ti hanno dato un lavoro e che ritieni tanto furbi, è il resto del mondo che si sta organizzando per bloccare le nostre esportazioni, con alleanza militare di complemento per stare più tranquilli (loro). Attenzione a ciò che desideri: potresti ottenerlo.

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    1. E mi permetto di sottolineare, a beneficio degli eventuali ingengngnieri che si sentono ingegneri, che per capire questo non occorre alcuna competenza economica. Basterebbe un po' di normale buonsenso, cioè non credersi "stocazzo vestito a festa" (come dice espressivamente un mio caro amico).

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    2. poffarre! in effetti pure tirare fuori i galloni (!!), oltre trenta laure ad honorem, abbiamo visto dove porta alcuni economisti...

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    3. E quindi? Essere a-umani non aiuta in alcun consorzio umano. Qui si sta parlando di questo, anzi, se ne sta scrivendo, magari cercando di rispettare la punteggiatura.

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  11. Fantastica lezione riassuntiva di tanti concetti che ogni tanto bisogna riportare alla mente (non ultimo il "dramma" dell'ingegnere).

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  12. Lo so che non c'entra ma... CHE SCACCHISTA CALDEROLI.

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  13. Buon giorno Professore,
    Preambolo:
    1) Sono ingegnere
    2) Non scrivo per dare una mia opinione sul tema della moneta unica. Non ne so abbastanza e sto zitto.
    3) Seguo il suo blog da qualche mese e la ringrazio del suo prezioso contributo.
    4) Non è mio uso commentare o scrivere nei blog a meno che non conosca la persona direttamente ma questa volta vorrei fare un'eccezione data la difficoltà logistica ed in virtù del tema trattato.

    Vorrei quindi, forse, dare un contributo nel mettere a fuoco come la disciplina dell'ingegneria si inquadri nel paradigma del sistema attuale.

    Partirò quindi dallo spunto che Lei scrive:
    "Al mondo esistono fisici e ingegneri. Un motivo ci sarà. Supponiamo che un ingegnere, per qualche suo motivo, decida di costruire un ponte che non rispetta alcune elementari leggi della fisica. Non so, immaginatevi il ponte di Brooklyn con dei piloni di legno, ad esempio, o con i cavi di garza. [...]"
    Quanto lei scrive è prerogativa dell'ingegnere. Se un "ingegngnere" non conosce le proprietà dei materiali (ad esempio) può tornarsene, neanche al corso di studi, bensì in qualche fogna maleodorante a ripetere quelle proprietà quale forma di inutile contrappasso. Non è necessariamente l’ingegnere che scrive le equazioni (criterio di von Mises, tensori di Cauchy, equazioni di Laplace, Navier-Stokes, Maxwell e chi più ne ha più ne metta) ma per usarle deve conoscerne l’origine e le dimostrazioni (se ciò non accade, contrappasso dantesco).
    Questo è ciò che viene insegnato (o dovrebbe esserlo) nelle Facoltà di ingegneria. A mio avviso i criteri di selezione sono troppo blandi e ciò che esce dal percorso di studi è una melma indefinita di gente che crede di aver capito come far funzionare le cose usando delle formulette.

    Il continuo decrescere del livello di istruzione delle università sta creando danni irreparabili: l'importante è "produrre" laureati, dottorandi, paperssss etc.. per stare in graduatoria con università che fanno altrettanto nell'idolatria del progresso continuo. Il risultato è che la qualità dei lavori universitari è assai discutibile ed è quasi sempre un copia-incolla da altri lavori con un dx di incremento della conoscenza (o non-conoscenza). I dottorati in “ingegngneria” (in itaglia) mi sembrano rifugi al coperto per futuri parcheggiati succhiatori di soldi pubblici.
    L'impiego che oggi “l'ignegnere” medio occupa nel mondo lavorativo è un misto tra tecnico (neolaureati sfruttati e senza esperienza) e/o manageriale (molto spesso è una pessima scelta). Con le premesse poco sopra descritte sono chiari quali possono essere i risultati.

    Ovviamente con ciò non sto in alcun modo scusando chi sbaglia i conti o chi fa passare per buone cose che non lo sono. Ripeto, per questa gente ci vorrebbe qualche proverbiale contrappasso dantesco, una forma di Provvidenza che punisca i malfattori.

    Se quindi dovessi affibbiare delle colpe dell'attuale situazione le darei praticamente a tutti. Complici di una lascività vergognosa nei confronti di discipline che si definiscono tali in base ad un rigore aristocratico (oserei dire).
    L’ingegneria, infatti, è una forma di arte che spazia dall'artigianato alla fisica. È proprio attraverso la conoscenza delle leggi fisiche della natura che si può costruire (sottolineo costruire) qualcosa che porta il limite umano oltre un ostacolo. L'ingegnere è quello che per orgoglio salta per primo in groppa all'aereo che ha progettato e non lo fa pilotare da qualcun altro (lo so, vivo in un mondo lontano).
    È una ricerca prometeica, chiaramente, e sta là la bilancia tra sfidare le leggi di Dio (Natura | Fisica) e non diventare folli.

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  14. Continuazione:
    Trasformare le università (e non solo) in aziende fa perdere quell'equilibrio; quello sbilanciamento porta allo svendersi al miglior offerente. Ciò accade anche grazie alla superficialità di credere che il mondo sarà per definizione migliore domani di oggi. Grave pregiudizio della classe startupper engineering success oriented yesmen contemporanea (fenomeno temporalmente locale di gente che sorride a priori e che andrebbe presa a schiaffi a due a due finché non diventano dispari).

    Non credo quindi sia solo un problema dell'ingegneria bensì molto più ampio. L'ingegneria ha grossi risvolti pratici (e potenziali disastri) perché è a diretto contatto con l'altra parte della società, il consumatore o utilizzatore (mi permetta l'uso di queste parole orrende).
    Se un fisico cappella nel cercare l'equazione del Tutto, generalmente non fa male a nessuno, così come il matematico (magari in quest'ultimo caso la discussione sarebbe lunga visto che nel campo bancario, software, statistico etc...ci sono molti matematici).

    Per concludere 1: L'ingegnere (di oggi) quasi sempre diventa un povero stupido in balia delle condizioni al contorno per cui avere palle è una opzione che va bilanciata tra vantaggi e svantaggi e di solito è uno svantaggio. Non giustifico nessuno ma la situazione dovrebbe far riflettere sul sistema con cui le persone sono formate negli studi universitari.

    Per concludere 2: se potessi tornare indietro studierei fisica. Non perché la fisica in sé mi possa aprire tante più strade quanto anche l'ingegneria non possa fare (sto parlando non di "qualità" ma di quantità, la qualità poi è un fattore di gusto e capacità) ma perché la situazione lavorativa è spostata dalla logica sana. Per quanto ho visto, il fisico fa il lavoro dell'ingegnere, l'ingegnere fa il lavoro del tecnico o del manager o delle vendite o blah blah blah e il tecnico non fa granché perché le policy di safety first impediscono di salire su dei gradini se non si fa un corso apposito. (e.g. Normative inglesi per "working at height").

    Per concludere 3: La volontà di Potenza (requisito per essere ingegneri nel mio mondo immaginario) non è un'opzione che le normative consentono. Di conseguenza quel mondo diventa un'orgia di paraculi e scaricabarile (contrappasso dantesco needed).

    Con ciò non credo che avrò cambiato la sua opinione e non è neanche mia intenzione farlo. Sono infatti d'accordo con Lei che la maggior parte degli ingegneri siano dei cialtroni (anche perché ce ne sono troppi e la capacità di riproduzione degli stolti è maggiore di quella degli intelligenti, è una questione di statistica) però ne esistono anche che non lo sono, tutto qua. Magari 1%, 0.1%...pur sempre non 0. Di conseguenza non è l'ingegnere il nemico diretto (è solo un manichino) ma il sistema stesso in cui siamo sepolti.
    Un cordiale saluto.
    Matteo Poli

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  15. Ho avuto la ventura di studiare ingegneria aeronautica quando ancora il corso era di cinque anni. Fu una esperienza eccitante che non cambierei con niente altro.
    Tuttavia, recentemente, mi sto sempre piu' accorgendo che per collegare fatti ed eventi che accadono nel mondo, quello che ho studiato al liceo e' molto piu' utile.

    Robert Seven

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