Ci sono due modi di rispettarmi: rispettarmi, e non rispettarmi. Come ogni persona (con la probabile eccezione di NSGC e Gandhi), applico reciprocità.
C'è un unico modo di non rispettarmi: non rispettare il mio tempo.
In compenso, ci sono molti modi di non rispettare il mio tempo, e il più odioso di tutti è chiedere la mia opinione sugli sproloqui del primo dilettante che passa per strada.
Segue esempio (anonimizzato):
Buona sera Prof,
la seguo moltissimo su goofynomics [Ndc: non si direbbe!] e le chiederei
se volesse spendere 10 minuti del suo tempo per leggere il link di [sito dilettantesco infarcito di banner pubblicitari], e precisamente l’intervista a [quidam de populo non repertoriato né in Scholar né in IDEAS] che neanche tanto
velatamente mette in discussione dei punti [parole random] da lei affrontati in maniera molto analitica.
Che ne pensa? Cos’è che non funziona nell’articolato
dell’intervista?
Cordialmente
Un Kamikaze
Torno a chiarire un punto: la mia opinione su una banalità (dal punto di vista teorico) come la crisi dell'Eurozona non interessa nemmeno a me e non deve interessare a voi, per il semplice motivo che questo blog è nato per presentare fatti, non opinioni, e per insegnarvi a valutarli autonomamente. Tanto meno deve interessare la mia opinione su opinioni sconclusionate. Se non ce la fate a capirlo, vuol dire che non sono riuscito a spiegarlo: ne prendo atto, ma non posso farci niente: più di quello che ho fatto, dopo sei anni passati come un sol di violino accordato sul mi, non potevo fare, e difficilmente resisto alla umana tentazione di irritarmi nel constatare questo mio evidente fallimento. Quello che sta succedendo non è materia di "opinioni" o di "chennepenZa": sono processi oggettivi descritti in modo assolutamente rigoroso e inequivocabile dalla letteratura scientifica (chi non ne fosse convinto,
può ripassare dal via). Anche solo evocare la
doxa, anche solo immaginare di sollecitare un "chennepenZa" della
doxa di chi, non avendo documentata esperienza di ricerca nel campo, non ha alcun titolo per esprimerla (pur avendone, evidentemente, tutto il diritto - ma diritto e titolo sono due parole diverse), significa non aver capito lo spirito di questo blog, che è aiutarvi a pensare, non a scassarmi i cabbasisi.
Tra l'altro, per una inesorabile regolarità empirica, chi si arroga in questo modo insulso il ruolo di padrone del mio tempo, in ogni singolo cazzo di caso risulta non aver contribuito ad a/simmetrie, che è la struttura che (fra l'altro) mi permette di risparmiare tempo, e di rendere più efficace e penetrante la diffusione del mio messaggio (che non sono le "mie" teorie, o, come dicono i cialtronissimi, "tesi", ma le teorie altrui, quelle del vero mainstream economico - non dei
gentili colleghi che hanno deciso di rinnegarlo). Non dico che contribuire ad a/simmetrie implichi "comprare" il mio tempo (nel caso, vi faccio sapere quanto venivo pagato quando invece di salvare il mondo facevo consulenza... e vedrete che rinuncerete a farmi domande!). Significa però regalarmi tempo, cioè dare un'adesione concreta e rispettosa al progetto che qui a chiacchiere tutti dite di voler sostenere, mentre nei fatti, in molti casi, l'unica cosa che vi interessa è la mia riverita attenzione, l'attenzione di uno che vorrebbe solo essere dimenticato e appartarsi a commentare il Timeo per lo stipendio di nessuno. Non è quindi strano che chi distrugge il mio tempo con email inutili e irritanti (per i motivi appena esposti) si rifiuti, di converso, di dare un cenno concreto di sostegno al progetto.
Chi mi scippa tempo non lo fa per regalarmi tempo!
Il modo migliore di dimostrarmi il vostro affetto è offrirmi un caffè: in questo modo mi darete prova di due fatti essenziali:
1) che voi non avete più bisogno di me, cioè che sono riuscito a rendervi autonomi nel giudizio;
2) che voi credete nella mia capacità di riuscire a orientare progressivamente l'opinione pubblica portando nel dibattito contenuti scientificamente autorevoli e divulgandoli con efficacia comunicativa.
Credo di aver dato prova di queste abilità (se sono arrivato sul Sole 24 Ore, e prima sul
Financial Times, e sulla
CNN...), e credo che sostenermi per molti di voi non sarebbe un enorme sacrificio.
Eppure, il semplice fatto che con migliaia di lettori e follower (molti sono
troll) il 5x1000 sia venuto solo da circa 1400 persone è abbastanza eloquente. A differenza di altre benemerite istituzioni, quella che sostiene la mia attività di ricerca e divulgazione non riceve (chissà perché!) un pozzo di milioni dalle istituzioni europee. Informatevi, fate due conti, e vedete un po' voi come metterla. Da chi ritiene che tutto gli sia dovuto, incluso il lavoro mio e di a/simmetrie, e sia gratis, mi aspetto creda anche che noi possiamo risolvere i problemi del mondo (i problemi dell'infanzia, dei rifugiati, dei poveri) senza prima aver risolto i nostri, come se diventare poveri ci consentisse di aiutare meglio chi povero lo è già: e invece, semplicemente, diventare poveri, distruggere il nostro benessere applicando regole irrazionali dettate dagli interessi miopi ed autodistruttivi di una minoranza, ha come unico risultato quello di impedirci di solidarizzare con chi ha bisogno del nostro aiuto, e di privarci dei mezzi per darglielo. Mi sembra quindi evidente quale sia la priorità, nel momento in cui si voglia tentare di rendere il mondo un posto migliore. Ma indipendentemente da queste valutazioni, non chiedetemi di rispondere a una oggettiva mancanza di rispetto con manifestazioni di commosso e riconoscente entusiasmo: sarei ipocrita.
La pubblicazione del lavoro sull'
uscita dell'Italia dall'Eurozona chiude un primo ciclo dell'attività di a/simmetrie, portando in Classe A dell'ANVUR (non chiedetemi che ne penso) il tema dei costi macroeconomici di una dissoluzione dell'euro, che abbiamo visto finora affrontare per lo più in modo indegnamente cialtronesco, a un punto tale da rendere inevitabile
la reazione della parte sana del mainstream economico (purtroppo ancora minoritaria: il che rende tanto più meritorie le voci isolate che si stanno levando).
Ora inizia un secondo ciclo: quello in cui questi contenuti devono essere diffusi. Se già la ricerca costa (i ricercatori mangiano, quindi hanno bisogno di uno stipendio; i dati e i software costano; inviare un articolo a una rivista scientifica costa; i PC costano; rendere
open access un paper costa; presentare un lavoro a una conferenza costa; e così via...), la diffusione dei suoi risultati costa ancora di più, perché richiede staff per gestire contatti, inviare newsletter e comunicati stampa, analizzare il traffico social, organizzare seminari, ecc.
Queste risorse devo cercarle io, e non è un'attività semplice. Quindi, quand'anche non fosse (come è) una cosa estremamente inopportuna, piantatela coi "chennepenZa": purtroppo ho cose più urgenti da fare che rispondere a domande sciape e irrilevanti. Devo ancora rispondere a Cochrane, per dire: non posso occuparmi di Pinco Pallino (che rispetto come persona, ma che non esiste come economista). Viceversa, se non avete migliori opportunità, considerate di devolvere il 5x1000 ad a/simmetrie (
qui è spiegato come fare). E se ne avete la possibilità ricordatevi di offrirmi un caffè: non lo berrò, lo dedicherò alle attività che vi ho appena descritto, e che descriverò in un post più analitico.
Ma chennepenZa no, mai più!
Grazie.