domenica 30 dicembre 2012

Da quell'arida zolla...



Il 30/12/2012 13:34, Massimo Rocca ha scritto:
Non so se ti piace la Dickinson, comunque qualche "minimo" dubbio l'hai seminato perfino in Rose rosse per lui....

L’agenda Monti appare quindi come l’ultima versione della teoria “dell’austerità espansiva”, fastidioso ossimoro ormai criticato persino dal Fondo monetario internazionale. Se si vuole andare al sodo, il documento montiano può ridursi ai pochi e lapidari punti del secondo capitolo che si aprono con l’affermazione “che non si può seriamente pensare che la crescita si faccia creando altri debiti”. In base a questa indimostrabile affermazione, Monti trae la conseguenza che bisogna attuare in modo rigoroso il pareggio di bilancio, seguire pedissequamente la road map tracciata dal fiscal compact, dismettere il patrimonio pubblico destinando i proventi “integralmente” alla riduzione dello stock del debito pubblico.
Qui il punto di incrocio, almeno sulle prime due decisive questioni, con la Carta d’intenti è evidente. Quest’ultima nelle battute finali (quelle che contano di più, come più volte ha detto anche esplicitamente il segretario Bersani) ribadisce la necessità di “assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi”, senza però assumersi l’impegno di promuovere o sollecitare quest’ultima. Infatti Bersani in una recente intervista al Financial Times afferma di non avere alcuna intenzione di rinegoziare il fiscal compact, anzi di essere d’accordo con il ministro delle Finanze tedesco nel rafforzarlo ulteriormente costruendo un organo di controllori autorizzati a mettere il naso nella formazione del bilancio di ogni singolo paese membro della Ue.
Che la si guardi da una parte o dall’altra la situazione ci appare quindi bloccata. A decidere sono le nuove normative europee qualunque sia il governo in carica. Monti con la sua agenda non fa altro che metterlo in evidenza. Come ricordava qualche settimana Carlo Bastasin editorialista del Sole 24 Ore “un governo post-Monti dovrebbe comportarsi più o meno allo stesso modo del governo attuale”. Anzi “qualsiasi sarà il prossimo governo rischia di avere ancora meno margine di manovra” di quello appena defunto. La pubblicazione dell’agenda Monti fa dunque ulteriore chiarezza su un punto, per chi non l’avesse ancora compreso o facesse finta: la ricusazione del fiscal compact – su cui costruire da subito alleanze concrete con i paesi mediterranei e tutti quelli in difficoltà nella Ue – è la vera discriminante programmatica su cui si giocano le prossime elezioni. E’ l’unica possibilità per ridare un senso alla politica, che consiste nello scegliere fra strade diverse e possibili. Altrimenti ce ne è una sola, quella già decisa a Bruxelles.

Il 30/12/2012 18:13, Alberto Bagnai ha scritto:
Caro Massimo,
io ti ho sempre voluto bene, e continuo a volertene (anzi, ce la facciamo a fare uno stravizio insieme sotto le feste?). Qui però mi pare che non ci siamo. Quello che Gianni non vuole capire, e anzi, ora ci faccio un post (se ho tempo) è che il Fiscal compact si ricusa da solo, perché è semplicemente inapplicabile. Forse mi vuoi dire che per un politico questa giravolta può essere un modo abile di giocare sul sicuro? Forse lo è. Ma il problema è che a queste persone manca SEMPRE la forza morale o intellettuale di capire perché il Fiscal compact è una necessaria conseguenza dell'euro. Il che non significa urlare "no euro". Ma da un politico di sinistra, se anche per motivi di opportunità la verità non vuole dirla, mi aspetto almeno che collochi i puntini al posto giusto. E questo Gianni non lo faceva né nella sua sfumatura "lavatura di carne", né nell'attuale sfumatura "cipria". Il rosa diventa un po' più carico, ma non è così che si eviterà di vedere il rosso del sangue.
Se mi dai il permesso, il post sarà questo nostro scambio, più eventuale replica, perché io del mio istinto politico mi fido poco e non sono sicuro di essermi espresso bene, né di aver capito bene!
Un abbraccio e buon anno.
A.

Il 30/12/2012 19:46, Massimo Rocca ha scritto:
Figurati, certo che va bene. Io sono un ottimista e quindi cerco di cogliere i movimenti del ghiacciaio. Del resto gente che era comunista, nel senso del socialismo reale, quarant'anni dopo la morte di Stalin, la si misura "geologicamente". E la sinistra è come l'Austria ai tempi di Napoleone,  Ils sont toujours en retard d'une armée, d'une année et d'une idée.
Ora la messa in discussione della consecutio Euro, Unione Europea, Europa, diciamo alla Breznev, l'europeismo reale, non può che costare una immensa fatica a chi era, forse è, convinto, che il fiume scendesse dalla parte opposta Europa, Unione, moneta. E ancora la sinistra è sempre stata per forza di cose intrisa nella retorica del vincolo esterno. Dai tempi di Napoleone terzo, il legno storto poteva essere raddrizzato solo con l'aiuto degli zuavi, delle navi inglesi a Marsala, dei Prussiani a Sadowa, e dei Cosacchi in marcia verso le fontane del Bernini. Per cui anche re Giorgio poteva strologare sui danni dello SME, al riparo degli SS20, e una volta spazzati via quelli, e dovendo fare da soli, si/ci siam trovati un'altra stella polare. L'Europa, più politically correct di così. Ah se ci governassero i tedeschi di Brandt e di Schmidt, o gli Svedesi di Palme, i francesi di Mitterand o di 35ore Jospin, perfino gli spagnoli GonzaloZapateristi, hai visto che gli hanno fatto ai preti!
Poi naturalmente va a finire che sposi Blair e Schroeder con vent'anni di ritardo. Tu parli dell'internazionalismo del Samoiedo e dell'Algonchino, ma in realtà è  solo Guicciardini, se fiderai negli italiani sempre avrai delusione. E come ti sei ritrovato a fare i salti mortali davanti ai carri armati di Budapest mo' ti tocca fare lo Juri Chechi di fronte alla Merkel. Per cui siam sempre qui, a farci prendere dai frisson per il mi sento più al sicuro sotto l'ombrello della BCE e l'esaurimento della spinta propulsiva dell'europeismo. È la battaglia tra la lunga durata di Braudel e il lungo periodo di Keynes. Io sono storico di formazione, tu economista.

Il 30/12/2012 20:08, Alberto Bagnai ha scritto:
Allora dopo ti pubblico. Ammetterai che anche se di formazione sono economista (in realtà flautista), sto cercando di smettere. Proprio per avere il conforto di intuizioni come questa ho aperto il blog.


(e voi sapreste dire con parole vostre al compagno Gianni per quale motivo il Fiscal compact è una conseguenza necessaria dell’euro? Gli sapreste spiegare perché un altro euro non è possibile? Suggerimento: usate la teoria dei saldi settoriali...)

AAA dalmata cercasi

(come vi ho spiegato, Goofy no, per favore. Visto che qui si parla solo di economia elementare, cioè di ECON101 - un esempio - se proprio volete chiamarvi in qualche modo, chiamatevi i 101. Anche se ormai abbiamo passato il migliaio, mi sembra un numero sufficientemente simbolico. Crudelia Merkel ha i giorni contati! Detto questo, ricevo da Capitan Farlock l'invito a fare una cosa che volevo fare, e quindi la faccio:)


Caro professore, se mi è permesso, vorrei chiederle una cosa a proposito di incontrarsi e "chiamare" gli altri. Noi a Genova l'abbiamo fatto e personalmente ne sono molto contento, è un'esperienza per adesso limitata a due/tre incontri, ma che considero già positiva.
Quello che vorrei chiederle è se potesse fare un post dedicato a chi volesse lasciare la propria mail e la propria area geografica in maniera da facilitare l'aggregazione. Un suo post avrebbe, ovviamente, una visibilità diversa dei commenti restando in "primo piano" qualche tempo. Potrebbe servire anche a creare dei contatti fra regioni vicine, per organizzare qualcosa insieme, per un supporto logistico, per chiedere od offrire ospitalità. A me ad esempio piacerebbe ospitare qualche "straniero" (non so la mia vedova bianca, ma vedremo... :-) )
Questa è la mia proposta, non credo che vada in direzione "banchetti" o "movimenti" , se invece lei vede questo pericolo, cestini pure.
Grazie per l'attenzione.


Caro Capitano, non preoccuparti, se la cosa andasse in direzione "banchetti" o "movimenti" penserei io a terminare l'incauto. Questo è un blog. L'idea mi sembra buona, anzi ottima, era un po' che ci pensavo: ripeto, per me il confronto con voi p stato prezioso sia umanamente che dialetticamente, e abbiamo tutti bisogno di rafforzarci, perché la strada, inutile nasconderselo, è tutta in salita. E poi, se un social network non serve a socializzare, allora a cosa serve? Questo post rimarrà in prima pagina per qualche giorno, perché devo terminare dei lavori, poi, quando scorrerà, gli riserveremo uno spazio di spalla. Comunque, sto cercando di capire come passare a Facebook e come usare una pagina anche per facilitare l'organizzazione dei miei eventi e la vostra aggregazione.

By the way, ieri a Pescara sala piena, qualche persona in piedi, eroici, perché avevano dovuto superare, nella sala antistante, il fetore delle primariucce piddine (dimmi te!). Ho stretto la mano a tante brave persone e ho trovato toccante il loro affetto e il loro incoraggiamento. Penso che sia per via della canna da pesca, quello strumento che i guru di princisbecco e - purtroppo - anche molti colleghi preferiscono tenere saldamente in pugno (il mio tessssoro, i miei economisssssti...), e che io ho cercato, sto cercando, di insegnarvi a costruire. Presto ci sarà il filmato e vi metterò a disposizione le slides, dove troverete cose nuove, e cose vecchie.

Ah, naturalmente non potevano mancare quelli che "ma Auritiiiiiii" (pronunciato con un rictus facciale, come nota l'amico Claudio B.), e anche quelli che "ma lei cosa ha contro la MMT"... Ehi, amici, io l'ho detto chiaro e tondo fin dall'inizio: proprio nulla (contro la MMT), anche perché la MMT nessuno sa bene cosa sia, nemmeno chi la propugna! Se parliamo di economia post-keynesiana, quella è un'altra cosa. Se non lo capite, non è un problema mio. Non ho tempo di fare una versione per i "diversamente capenti". Chi poteva ha capito subito ed è venuto a studiare ECON101. La strada inversa non mi risulta l'abbia percorsa nessuno! Chi non mi capisce non mi interessa, sto combattendo una guerra nella quale preferisco avere intorno persone che sanno unire i puntini, non c'è tempo, non siamo all'accademia, siamo in trincea (malgré nous).

Del resto, guardate cosa vi sta succedendo: vi state estinguendo. Sinceramente, potendo scegliere, fra Mosler e un Raphus cucullatus preferirei incontrare il secondo (che fra l'altro è anche una plastica rappresentazione di quanto bene facciano le importazioni ai paesi in via di sviluppo - argomento del quale posso facilmente ammettere che a un miliardario americano non glie ne freghi una beneamata fava...).

venerdì 28 dicembre 2012

Mi faccio un regalo

(dopo una giornata funestata su Twitter dalle punzecchiature dei soliti donaldiani dalla limitata capacità di comprensione, una giornata nella quale non ha funzionato nulla, e che non finirà mai - devo ancora iniziare a lavorare per domani, mi faccio un regalo. Una lettera che mi ha commosso come ha commosso voi. Due cose mi aiutano a superare i tanti dubbi e le tante paure: la qualità di chi mi critica, e quella di chi mi sostiene.)



Caro Alberto, ho 68 anni, una licenza di scuola media e il fisico appesantito da una vita di lavoro nei campi,
ma la testa è ancora in grado di capire quanto bene sta facendo a tutti noi. La seguo da alcuni mesi armato di vocabolario e buona volontà (sono a metà del suo libro) e mi permetto di scrivere queste righe perchè, mentre vedevo i video dell'incontro ai Magazzini Popolari Casal Bertone, mi sono ritrovato con le lacrime agli occhi.
Io sono di Sinistra, perchè in tutta la mia vita ho amato condividere con gli altri il pane,le gioie e la fatica. Vedere ora come ci stiamo facendo del male, per me non è solo tristezza ma anche una rabbia infinita.
La ringrazio sinceramente con tutto il cuore.
Antonio Mazzanti




Dedicato a quelli che "ma cosa vuol dire oggi sinistra". Leggete con attenzione, c'è scritto... E anche a quelli che "tu mi censuri...". Non si chiama censura, si chiama pietà. Ne avete bisogno.

giovedì 27 dicembre 2012

I video di Pescara

Scusate, parlando di cose serie, mi sembra di non avervi mai messo a disposizione i video del convegno di Pescara su Euro, mercati e democrazia (1° dicembre 2012). Seguendo il programma:








(grazie a Tommaso Dradi: trovate tutti i video in questa pagina).

E dal sempre valido ecodellarete, per chi preferisce l'altro profilo, avete:


Buon ascolto e buon anno.




Zero per zero uguale zero: l'agenda Monti


(devo aggiungere altro? Non credo. Sono come sempre riconoscente, incredulo e commosso quando sollecitate la mia opinione su qualcosa, ma sulla cosiddetta "agenda Monti" non vorrei più esprimermi. Vedete? Il gioco è molto chiaro anche ai pubblicitari romani, che ci ironizzano sopra col consueto cinismo di chi ha visto cadere ben altri imperi. Per quel che mi riguarda, era già tutto in questo mio articolo di novembre 2011, un articolo che per molti varrà sicuramente la pena rileggere, e, forse in modo ancora più lungimirante sotto il profilo politico, in questo articolo di Claudio Borghi dello stesso periodo. Quello che Claudio vedeva molto bene già a novembre 2011, io l'ho visto poi con sufficiente lucidità a gennaio 2012, rispondendo a una domanda di Marino Badiale, che mi chiedeva: "Alberto, ma se la Germania è nostra concorrente, perché ci chiede di fare riforme che aumentino la nostra competitività? Non va così contro i propri interessi?". Ottima domanda, e la risposta credo la sappiate: il problema è nel manico. Una volta intrappolati in una unione monetaria, i paesi periferici hanno due strade: o rassegnarsi all'annessione, o uscire. Normalmente l'esito è il secondo, come ci ricorda il romanzo di centro e di periferia. Ma le politiche di "riforma strutturale" e di "austerità" non hanno certo lo scopo di renderci più competitivi. Hanno quello di sbriciolare la nostra industria, la nostra economia, perché sia poi più facile per la Germania acquisirla e soprattutto gestirla (secondo un modello già sperimentato con l'annessione della Germania Est), e hanno lo scopo di restituire soldi ai creditori tedeschi - magari via Spagna, come MES vuole. Quella che ci aspetta è una nuova guerra di indipendenza, dove chi ci governa sarà, come era a Milano nel 1848, dalla parte dello straniero. La strada dell'euro porterà fatalmente a questo esito. Chi realmente crede nei valori di pace e prosperità iscritti nei Trattati europei deve adoperarsi perché l'euro venga superato. L'unica reale prospettiva di integrazione europea è quella dell'"External compact", e per assicurarlo, cioè per garantire che la crescita dei paesi europei possa avvenire senza generare squilibri esterni, l'unica strada è il ripristino della flessibilità del cambio, da ristabilire come misura difensiva, mentre si intraprende la necessaria sincronizzazione delle economie reali, e si accerta la reale volontà di cooperazione dei partner europei. Ecco, parliamo di questo: è nel libro e sarà in un prossimo post. Ma non parliamo della turpe "agenda" dell'hidalgo de la Sierra. Ad prevedibilia nemo tenetur...).






venerdì 21 dicembre 2012

Prossimi appuntamenti

Scusate, ancora un post "organizzativo". Torneremo a parlare di economia, ma intanto vediamo quali saranno le due prossime occasioni per farlo di persona prima della mia partenza per la Francia.

Pescara 29 dicembre 2012

Immagino che la nostra aperitivologa, quella secondo la quale il convegno di Pescara sarebbe stato organizzato dal 5 stelle che mi avrebbe "invitato con la grancassa" (porella), dirà che questa invece è una mia iniziativa scientifica alla quale io invito il 5 stelle. Che ci vuoi fare? Ammetto che oltre un certo limite l'alcol fa brutti scherzi anche a me.
Parlando seriamente, la mia posizione sul movimento resta quella che ho espresso qui, qui e qui. Penso di aver parlato chiaramente, al rischio di polemiche, ma col vantaggio di aprire un dibattito che a molti è servito. Ciò posto, e rilevato che ad oggi non è successo nulla che modifichi quanto ho espresso nei miei interventi precedenti (sì, aperitivologa, sorpresa! Non sono "grillino"...), trovo però positivo che ci sia volontà di incontro e di approfondimento. Torna a merito del Movimento il voler organizzare eventi di questo genere, per informare la cittadinanza, e non è certo colpa mia se la "sinistra" non prende iniziative simili (per l'ovvio motivo che ha i noti scheletri nell'armadio). Io mi attengo al principio di andare a parlare (e ad ascoltare) ovunque me lo chiedano. Certo, i PDni (da non confondere coi piddini) ancora non me l'hanno chiesto, per fare un esempio. Ma, come sapete, questo oggi non è un problema per me, e domani sarà un problema per loro...

Radicondoli 12 gennaio 2013

"Fa freddo, è in mezzo alle montagne, come ci si arriva?" Cazzi vostri! Io come ci si arriva lo so e ci sarò. Just in case, vi fornisco il numero di telefono dell'ufficio turistico 0577/790800 e dell'organizzatore, Mario Fiorentino 329 4057235. Ora, naturalmente, si vedrà se fra tutti gli scalmanati che voglion fare la rivoluzione ce ne sarà anche qualcuno disposto a fare qualche chilometro...

giovedì 20 dicembre 2012

Mi date una mano?

Ripeto: tutto quel poco che c'è da capire sulla crisi (secondo me) è già nel blog, e c'era fin dall'inizio. Il libro, che non volevo scrivere, mi è stato chiesto dagli amici (vabbè, diciamo conoscenti, che è meglio...) che insistevano sul fatto che fosse necessario avere uno strumento da un lato più "organico" (capisco la difficoltà di unire i puntini), e dall'altro, soprattutto, in grado di superare il digital divide. Se l'Italia stesse nelle medie europee come impiego di Internet molti problemi li avremmo risolti, perché a differenza di quanto ci raccontano i nostri Goebbels non credo che noi siamo particolarmente pigri e stupidi: siamo solo particolarmente disinformati.

Ciò posto, a me interessa evidentemente che il libro sia presente nelle librerie a Natale. Diciamo che questa battaglia, a giudicare dalle segnalazioni che mi arrivano via Twitter, e dalle mie esperienze personali, è già largamente persa: se a Roma bisogna girare sei librerie per trovare una copia chiaramente c'è qualcosa che non va. Ma non fa niente: a me (a noi) interessa vincere la guerra, e per vincerla ho (abbiamo) tempo, e altre armi, incluso il piano B (come Bagnai, naturalmente, che vi pensate?).

Intanto però vi dico qual è la mia esperienza standard. Entro in una grossa libreria, chiedo "Avete il Tramonto dell'euro?", e la risposta immancabilmente è: "Sì, ne abbiamo avute due copie - o una copia - a inizio novembre, ma sono finite subito, le abbiamo riordinate da dieci (venti...) giorni, ma non arrivano. Strano."

L'editore, che si sta dimostrando molto disponibile, sostiene che ci sono 3000 copie uscite dal magazzino ma ancora invendute. A queste dovrebbe essersi aggiunta la terza ristampa. Non so nulla sull'andamento dell'ebook, per il semplice motivo che... Bravi! Che non mi interessa (perché se uno è su Internet, o ha già capito come stanno le cose, o è irrecuperabile).

L'editore mi ha anche fatto notare che talora i librai possono dare una visione parziale del problema (e chi non lo fa?). Ovviamente non ho fatto notare, perché sono una persona cortese, che se dieci, venti, trenta persone che non si conoscono e vivono in città diverse raccontano tutte la stessa "visione parziale", questa visione parziale comincia a somigliare a un quadro complessivo. L'editore ha anche trovato molto utili le mie segnalazioni di inefficienze del tipo sopra riportato (ovvero: la libreria tale sostiene di aver ordinato venti copie dieci giorni fa: si può sollecitare la distribuzione?), pregandomi di segnalargliele. Ma io sono uno, e avrei anche qualcos'altro da fare, oltre a girare per le infinite librerie d'Italia incazzandomi come un aspide a ogni angolo di strada, no?

Vi chiederei allora di darmi una mano qui sotto in due modi.

Success

Chiederei ai fortunati di raccontare succintamente sotto questo post la loro success story, dicendo dove e come hanno trovato il libro, magari indicando dove si trovano ancora copie, in modo che chi è indietro coi regali possa recuperare.

Failure

Chiederei a chi ancora non ha trovato il libro di raccontarci la sua storia. Evitate però di fare come i miei studenti "ciao prof, quand'è l'esame?" (esame di quale materia? In quale facoltà? E tu a che corso appartieni?). Il massimo, visto che volete tutti collaborare (a parole), sarebbe fare una bella segnalazione del seguente tenore:

Il giorno XX/YY/ZZZZ alle ore tali la Libreria Tizio di Corso Caio nel comune di Sempronio non aveva alcuna copia del libro. Il libraio sostiene di averne ordinate n copie da x giorni.

Questa sarebbe una buona approssimazione di quello che intendo per collaborare coi fatti.

Il massimissimo, visto che l'editore trova queste informazioni utili, sarebbe poi copiare questa segnalazione e inviarla via email all'editore (ufficiostampa@alibertieditore.it) e per conoscenza a me (bagnai@unich.it).

Un compito semplice, no? Che servirà, fra l'altro, a capire quanto siano realistici i compiti più ambiziosi che mi (vi) state proponendo. Cominciamo dall'informazione. L'intendance suivra.

martedì 18 dicembre 2012

Il contraddittorio

Lo volevate il contraddittorio? Ed eccolo qui, a "La linea d'ombra". Ecco, ora manca solo la ripresa della presentazione alla Camera del Lavoro di Milano.


Si apra la discussione (ma da discutere, soprattutto fra economisti, come vedrete, c'è ben poco... e infatti mi son fatto promettere di avere dei politici la prossima volta, altrimenti non mi diverto. Chissà chi verrà a farsi tritare...).

(just in case, andateci leggeri coi commenti, so che siete perfettamente in grado di essere taglienti senza scadere. Insomma: non seguite il mio esempio...)

Non posso venire a Genova il 20

Per il contenuto fate riferimento al titolo (eventualmente rileggendolo). Ho detto che aspettavo dettagli, i dettagli sono incompatibili con la mia presenza. Mi dispiace. Ci sarà occasione. Vorfreude ist die schönste Freude, credetemi. E se non credete a me, chiedetelo ai miei studenti!

Esami a Pescara

(per alzare il livello della discussione)

Parma 11 dicembre

(ma facciamo un passo indietro: Parma 11 dicembre, con ancora molti ringraziamenti a Giulio Tagliavini, all'Associazione Tyche, e al prof. Daveri, che, giocando in casa, mi ha proposto come interlocutore per questa iniziativa. Gli estremi, in fondo, si toccano: potrete giocare a trovare le differenze fra le posizioni del prof. Daveri e quelle dell'on. Ferrero nel post precedente, dove ho aggiunto gli ultimi due video, per chi se li fosse persi - e avrebbe perso poco, in pratica solo gli spiritosissimi siparietti di ecodellarete, che comunque "valent le détour", come direbbe la Guida Michelin...)




(un ringraziamento anche a Andrew che mi ha segnalato la pubblicazione dei video: si apra la discussione sul paese VERDE...).





lunedì 17 dicembre 2012

La tabellina dello zero










(il resoconto dell'incontro di giovedì 13 dicembre 2012 ai Magazzini Popolari di Casal Bertone, con un grazie a ecodellarete)


Me ne sono andato via con la tristezza di quando sei stato a visitare un parente in ospedale, sapendo benissimo (tu) che lui da lì non uscirà (perché il cancro è come le corna: l'unico a non saperne niente è quello che se lo porta addosso), ma per un quarto d'ora, parlando del più e del meno, hai sostenuto la conversazione sui progetti futuri del morituro, sfuggendo il suo sguardo, avido di una conferma che era oltre il tuo potere dargli...

Sì, sì, aspettiamo la Linke... o anche l'apocalisse Maya, che in fondo è un evento più probabile... e intanto giochiamo alla politica, che è un bel gioco di società, cervellotico, esclusivo e inutile, come il bridge...


(p.s.: può darsi che eco abbia in serbo qualche altro video dell'evento, lo posterò qui. Il video di Milano - Camera del Lavoro - sta subendo qualche ritardo per problemi tecnici, ma arriva, tranquilli, ci pensa il grande byoblu)

Addendum del 18/12: ho aggiunto gli ultimi due video. Purtroppo non sono in serbo, ma in italiano, e quindi, come giustamente nota istwine, non è che ci si capisca molto. Resta la tristezza.

giovedì 13 dicembre 2012

Prossimi appuntamenti

Visto che alcuni sono distratti (non esattamente la dote richiesta per combattere una guerra come quella che ci è stata dichiarata!) vi ricordo i prossimi due appuntamenti:

Roma 13 dicembre 2012 (oggi)



Milano 15 dicembre 2012 (dopodomani)

Vi ricordo altresì che per l'evento di Milano è stato chiesto di iscrivervi su questa pagina Facebook e di contribuire alle spese su questa pagina Kapipal. L'organizzazione ringrazia!


Vi ricordo infine che venerdì 14 sarò a "La linea d'ombra", la trasmissione di Telenova moderata da Adriana Santacroce. Informazioni sul perché e il per come vedere questa trasmissione sono sul sito. Astenersi complottisti.






mercoledì 12 dicembre 2012

Tranquilli!

Ho moltissimo da fare e non ho tempo per gestire la coda del blog. Nessun complotto, nessun problema tecnico. In questo momento potrei sbloccare da iPhone gli ultimi commenti arrivati, ma poi qualche imbecille salterebbe fuori col "perché hai sbloccato lui che ha scritto dopo di me? Tu mi censuri!". E allora, per colpa di una minoranza rumorosa di puerili imbecilli, fermamente convinti di essere l'ombelico del mondo, preferisco gestire la coda se e quando avrò tempo per farlo, onde evitare di ricevere messaggi che mi infastidiscano, in un momento nel quale non ce n'è proprio bisogno.

A stasera!



(oh, naturalmente io non sono elitista, sono solo etilista, quindi potrei anche accettare, avendo un dottorato in economia e un paio di diplomi in conservatorio, di fare da segretario al primo che passa. Ma non gratis. Chiaro? Se non capite questo, l'euro ve lo meritate...)

lunedì 10 dicembre 2012

L'"agenda Bagnai" e la maldicenza e mediocrità molto tenaci

Tesi

luca grignani ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "Una cortesia":

Comincio a notare anche qui sul blog di Bagnai una certa qual avversione verso la sovranità monetaria.....

Antitesi

Da "Il tramonto dell'euro", p. 277:



E dopo che si fa?

Proviamo allora a unire i puntini.

Questa crisi richiede un deciso cambio di paradigma, che è fuori dalla portata di chi si ostina a difendere l’esistente, per difetto etico (collusione col potere, incapacità di ammettere un errore), o politico (incapacità di immaginare un cambio di rotta senza sopportare enormi costi in termini elettorali). Il nuovo paradigma, evidentemente, deve muovere dal superamento degli errori del vecchio, e da una percezione chiara, e articolata per priorità, dei problemi che abbiamo di fronte. Problemi, giova ricordarlo, che quando non sono stati creati, non sono stati nemmeno risolti dall’entrata nell’euro. Problemi, va anche detto, che non sono tutti alla nostra portata, né come singoli, né come collettività nazionale. Tuttavia se prima non si acquisisce una consapevolezza, è impossibile proporre un’azione politica tale da coinvolgere altri soggetti (siano essi il vicino di casa, o altre nazioni europee). L’agenda di quello che si può fare parte anche da una visione costruttiva, e non scaltramente distruttiva, di quello che non si può fare, o non da soli, o non adesso.

Il quadro sopra delineato chiarisce che l’uscita dall’euro, di per sé, non risolverebbe tutti i problemi. Ma questo nessuno potrebbe pensarlo, nessuno l’ha mai né creduto né detto né in Italia né altrove. Le analisi dei possibili percorsi di uscita dall’euro abbondano e sono facilmente consultabili su Internet. Da inventare c’è veramente poco, e nessuna fra le analisi proposte, che esamineremo in dettaglio, considera l’uscita dall’euro come risolutiva. Chi sostiene il contrario è disinformato o in cattiva fede.

Se abbiamo unito bene i puntini, l’agenda mi sembra sia evidente: bisogna smontare pezzo per pezzo le istituzioni partorite dai paradigmi fallimentari che hanno messo in crisi la nostra economia e soprattutto la nostra democrazia, seguendo quattro linee guida:

1)      Uscire dall’euro, come affermazione di sovranità e di democrazia, riprendendo il controllo della politica valutaria.

2)      Ristabilire il principio che la Banca centrale è uno strumento del potere esecutivo, e non un potere indipendente all’interno dello Stato.

3)      Riprendere il pieno controllo della politica fiscale, non più costretta ad agire in funzione prociclica (cioè a rispondere alle crisi con tagli).

4)      Adottare, nella misura consentita dagli atteggiamenti dei partner commerciali, e propugnare nelle sedi istituzionali, una politica di scambi con l’estero basata sul principio che squilibri persistenti della bilancia dei pagamenti, quale ne sia il segno, cioè siano essi surplus o deficit, devono essere simmetricamente combattuti, secondo il principio che abbiamo definito dell’External Compact.

Queste quattro linee guida hanno una serie d’implicazioni. Precisiamo subito le più importanti.

Riprendere il controllo della politica valutaria significa, in primo luogo, lasciare che il tasso di cambio nominale torni a un valore più allineato con i fondamentali dell’economia. Per l’Italia, oggi, ciò implica una svalutazione non catastrofica, di un ordine di grandezza verosimilmente inferiore a quello sperimentato dalla lira dopo la crisi del 1992, o dall’euro nei primi due anni della sua introduzione. In nessuno di questi due precedenti storici l’Italia è stata devastata dall’iperinflazione. Discuteremo fra breve, razionalmente, quale sarebbe l’impatto di questo provvedimento sul nostro tenore di vita. Ma riprendere il controllo della politica valutaria significa anche rientrare in possesso di uno strumento che consenta di difendersi da shock esterni, siano essi determinati da crisi economiche, siano essi il risultato di politiche deliberate di aggressione commerciale (nelle pagine precedenti abbiamo visto esempi dell’uno e dell’altro caso).

Riprendere il controllo della politica monetaria significa:

1)      Rifiutare il dogma dell’indipendenza della Banca centrale, e quindi l’art. 104 del Trattato di Maastricht, il quale al primo comma recita:

È vietata la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia, da parte della BCE o da parte delle Banche centrali degli Stati membri (in appresso denominate “Banche centrali nazionali”), a istituzioni o organi della Comunità, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici, ad altri organismi di diritto pubblico o a imprese pubbliche degli Stati membri, così come l'acquisto diretto presso di essi di titoli di debito da parte della BCE o delle Banche centrali nazionali.

Se ciò comporti un’uscita dall’Unione, o solo una sospensione dell’applicazione del Trattato, è materia controversa, la cui soluzione dipende comunque dall’atteggiamento delle controparti europee (ne parleremo più avanti). Certo, alla luce di quanto abbiamo detto finora, l’Italia, se intende difendere i valori fondanti della propria Costituzione, non può più permettersi di aderire a un progetto d’integrazione continentale fondato sul principio antidemocratico della costituzione di un “quarto potere” monetario indipendente. L’insofferenza crescente nelle sedi internazionali verso questo principio e verso l’ideologia ad esso sottostante potrebbero consigliare atteggiamenti interlocutori alle controparti europee.

2)      Rivedere la riforma bancaria del 1994, ripensando il concetto di banca “universale” o “mista”, di derivazione tedesca, da essa introdotto, e ristabilendo la separazione delle funzioni fra banca commerciale e banca d’affari, sancita in Italia dalla legge bancaria del 1936. Quest’ultima si ispirava al Glass-Steagall Act del 1933, che aveva riformato il sistema bancario statunitense smantellando i meccanismi che avevano fomentato la speculazione borsistica prima della crisi del 1929. Oggi numerosi commentatori (ad esempio, Stiglitz, 2012) attribuiscono all’abrogazione del Glass-Stegall Act una responsabilità diretta nella crisi finanziaria statunitense, e nei paesi anglosassoni è animato il dibattito sul cosiddetto ring fencing (separazione delle funzioni)[1].

3)      Reintrodurre il “vincolo di portafoglio”, cioè l’obbligo per le banche di acquistare titoli di Stato fino a una certa quota del proprio attivo. Questa norma, introdotta nel 1973, aveva lo scopo di contenere il costo del debito pubblico, favorendone il collocamento. Essa venne abrogata nel 1983, “anche grazie all’incessante pressione di Mario Monti” (Zingales, 2012). Andreatta (1991) ricorda che il progetto complessivo di “divorzio” prevedeva la “costituzione di un consorzio di collocamento tra banche commerciali”, ma che “i tempi non erano maturi per affrontare questi aspetti e la Banca d’Italia preferì procedere solo sul nuovo regolamento della sua presenza nelle aste”. Prevalse insomma la “linea Monti”, che, come sempre, aveva motivazioni ideali “alte” (favorire l’efficienza allocativa del mercato), e conseguenze politiche più spicciole (orientare il conflitto distributivo). Vedremo che la reintroduzione di un simile vincolo viene data per scontata da tutte le proposte più sensate di smantellamento dell’euro, sia che provengano da economisti di sinistra come Sapir (2011b), sia da economisti espressione della comunità finanziaria come Bootle (2012).

Riprendere il controllo della politica fiscale significa evidentemente ripudiare gli obiettivi di pareggio di bilancio e di rientro coattivo del debito verso soglie prive di particolare valore economico, come quelle stabilite dal Fiscal Compact. Ciò posto, la politica fiscale dovrebbe: 

1)      Nel breve periodo, stimolare l’economia attraverso una politica di piccole opere volte:
a.       alla riqualificazione del patrimonio pubblico (edilizia scolastica, patrimonio artistico e archeologico, ecc.);
b.      alla messa in sicurezza del territorio (viabilità locale, monitoraggio e gestione del rischio idrogeologico, ecc.);
c.       all’integrazione e riqualificazione degli organici della pubblica amministrazione, stabilizzando le posizioni precarie, normalizzando i percorsi di carriera e le procedure di reclutamento.

Queste misure devono avere come obiettivo complementare quello di rilanciare l’occupazione, riportando rapidamente il tasso di disoccupazione sotto al 6%, e riattivando il tessuto economico del paese, tramite la valorizzazione del tessuto delle piccole e medie imprese.

2)      Nel medio-lungo periodo, finanziare e gestire misure che favoriscano la crescita sostenibile e la competitività del paese, da orientare secondo i seguenti assi prioritari:
a.       Definire le linee di un piano energetico nazionale che affronti il tema del contenimento degli sprechi e dell’incentivazione delle energie rinnovabili, adeguando il paese alle best practices europee, con l’obiettivo minimo di rispettare l’obiettivo definito dalla strategia europea 20-20-20 (Parlamento Europeo, 2008), rispetto alla quale l’Italia si trova in ritardo (Deutsche Bank, 2012), e l’obiettivo strategico di ridurre la dipendenza da fonti fossili, che vincola la crescita del paese.
b.      Adeguare, anche in questa ottica, gli investimenti in istruzione e ricerca al livello dei partner europei, portando la spesa in ricerca e sviluppo dall’1% al 2% del Pil, riaffermando il ruolo chiave dello Stato nell’incentivazione e nella tutela della ricerca fondamentale.
c.       Recuperare il digital divide (ritardo nell’uso delle tecnologie digitali) che separa l’Italia dagli altri paesi industrializzati e ne penalizza la crescita, adeguando il paese ai requisiti dell’Agenda Digitale Europea (Unione Europea, 2012c; Messora, 2011).
d.      Adeguare la dotazione infrastrutturale del paese, con particolare riguardo alle reti di trasporto locale.
e.       Promuovere una riforma strutturale della Pubblica Amministrazione volta all’abbattimento dei costi della politica e della corruzione, incidendo in particolare sulla disciplina delle società a partecipazione pubblica (disciplina delle nomine, ripristino dei controlli di legittimità sugli atti, ecc.), e su quella delle autonomie locali attuata con la riforma del Titolo V della Costituzione (Barra Caracciolo, 2011).

Certo, immagino le perplessità: queste sono solo affermazioni di principio, ma poi, le difficoltà pratiche, le ritorsioni degli altri paesi, l’Italia è piccola, la liretta, il mutuo di casa, l’iperinflazione... Giusto! Si tratta, in effetti, di affermazioni di principio, che devono essere precisate nel contenuto (ma questo è un compito politico, e questo non è un programma elettorale), e, soprattutto, che lasciano indietro due ordini di problemi: come gestire in pratica l’uscita (cosa succede al mutuo, ecc.), e come guidare il paese nella fase di transizione (come contenere l’inflazione, come comportarsi rispetto ai partner europei, ecc.). Ne parleremo, promesso. Prima, però, sgombriamo il campo da equivoci pericolosi.

(ndC: e il resto lo trovate nel libro tutto insieme, e ne parliamo, o ne abbiamo parlato qui, un pezzo alla volta) 

Sintesi

L'intersezione fra:

1) la frase di Grignani (Bagnai ha avversione per la sovranità monetaria) e

2) le linee più volte esposte in questo blog e sintetizzate ne "Il tramonto dell'euro" (punto primo, ripristino della sovranità valutaria e monetaria)

è, evidentemente, l'insieme vuoto. Plastica rappresentazione della volta cranica del suddetto Grignani. A queste persone rimane solo l'attacco personale e la maldicenza. Che tristezza... Dopo l'idea che se non starnazzi non sei efficace in televisione (e si è visto), adesso abbiamo anche l'idea che se non starnazzi sei neoliberista. Insomma: il criterio è lo starnazzamento! Ma come si fa?

Perdonatemi, ma avevo promesso al Grignani di pubblicare i suoi interventi. Questo è il migliore. Gli altri vi interessano? Oppure andiamo avanti con qualcosa di più costruttivo, e magari parliamo di questi punti, che a differenza di quelli di Mammeta non sono fondati sull'idea pinochettiana che la moneta "crei" l'inflazione...

Ditemi voi cosa preferite, tanto io poi faccio come mi pare.




[1] La Commissione indipendente per la riforma del sistema bancario, nominata dal governo britannico, ha emesso nel giugno 2012 un libro bianco (HM Treasury, 2012) che dedica un intero capitolo al ring fencing.