mercoledì 14 giugno 2023

Il certificato

(...oggi è una giornata non per tutti lieta, perché alcuni ricordano un uomo cui l'umanità non difettava. Allietiamola con un esempio di quel particolare derivato dell'umanità che è la romanità...)

(...scrivo oppresso da un rombo continuo e no, non è uno stormo di B52 - per fortuna - ma un unico tuono che mi arriva, senza soluzioni di continuità, dai Lucretili, interrotto solo dal fragore dei rovesci d'acqua, quando il secondo riesce a sovrastare il primo. Nel caso incontraste la siccità, salutatemela. Deve essere brutto avercela quasi fatta, veder baluginare di fronte a sé un futuro da superstar, e ritrovarsi in un niente fradicia e negletta, abbandonata dai titolisti e rinnegata dagli ecoscemi, per colpa di questi eventi "eccezionali", sulla cui eccezionalità ci intratterremo al #goofy12. Perché ci sarà un #goofy12 e cercheremo, questa volta, di avere più poltrone che... iscritti!...)

Per qualche motivo che vi dirò quando sarà il momento mi occorreva un certificato.

Dice: "Ma tu ce l'hai lo SPID?" Eh, sì, lo SPID ce l'avevo, ma siccome non lo usavo praticamente mai pare sia scaduto. Insomma: l'identità digitale sarà anche una cosa pratica, ma è un po' effimera. D'altra parte, se ci dicono che nulla sarà più come prima, e che gli eventi eccezionali, e che le alluvioni, ecc., una persona prudente non può che preferire l'analogico al digitale.

Ma, soprattutto, l'esperienza dell'ufficio pubblico, riavvicinandoti alla tua fragilità, alla tua kafkiana impotenza di fronte alle indecifrabili logiche delle burocrazia, fa nascere nuove solidarietà, spinge quel brandello di umanità che alberga in ognuno di noi, sbigottito nella contemplazione del non senso, a ritrovare il senso più autentico della condivisione, costretti dall'ansia della sopravvivenza a un comune nemico, spietato, inflessibile, e soprattutto imprevedibile. E poi, se ti piace "er popolo", ti deve piacere anche "la circoscrizzione": un seminario perenne di antropologia (criminale), un manuale di (anti)estetica e di (anti)architettura, un caso (umano) da studiare con passione per capire perché restiamo i migliori (perché sopravviviamo ai nostri uffici), e quanto potremmo ancora migliorare (radendo al suolo quegli stessi uffici)...

Però, per uscire da questa esperienza arricchiti e non defedati, bisogna prenderla con lo spirito giusto, che è questo: lasciarsi compenetrare (ho detto "compenetrare"!) da una granitica, irrevocabile certezza: quella che, per quanto ci si sforzi, dall'ufficio si uscirà a mani vuote, senza aver combinato nulla. Bisogna disporsi serenamente, cristianamente alla rinuncia, alla privazione, al rifiuto delle proprie pulsioni disordinate, come quella di avere, appunto, un certificato che ti spetta avere. Deponi la superbia, utente! Chi sei tu per giudicare del tuo diritto di avere un foglietto gualcito che attesti che tu sei tu, e non un altro? Nessuno! Quindi disponiti alla rinuncia al sé (cioè al te). Solo al termine di questo percorso ascetico, solo dopo aver attraversato il deserto di corridoi fuligginosi e di androni graveolenti, solcati da altri miserabili, inebetiti e assorti nella propria traiettoria, pochi, i più meritevoli, o forse i meno (chi può dirlo?), vedranno sbocciare, quando meno se lo aspettano, quando ormai si sono arresi, e proprio perché si sono arresi, l'agognato fiore cartaceo del certificato!

Io ovviamente ero in questa disposizione d'animo: sapevo che avrei trovato il certificato tanto quanto Livingstone le sorgenti del Nilo. Anzi, per non sbagliare, per acquisire la più tombale certezza di non riuscire a compicciare nulla di nulla, mi ero caricato di un fardello di ben due cose da non volere: un certificato, e una nuova carta d'identità (sì, l'orrendo chip satanista voluto dal WEF e da quello che i coatti chiamano "Sciuàb", ma anche di questo parliamo un'altra volta)! Fortemente risoluto a non ottenerle, e conseguentemente a non inquinare con l'ansia di un desiderio irrealizzabile il piacere di un'esperienza paranormale, imbocco l'androne affollato di varia postulanza, rivolgendomi col consueto sorriso e con la mia connaturata intrepidezza al più elusivo e potente abitante dell'antro: la portinaia.

"Buongiorno, io dovrei fare il certificato tale, e dovrei anche rinnovare la carta d'identità!"

Ben disposta, più che indispettita, dal mio ardire (il mondo è controintuitivo), la padrona di casa benignamente mi risponde: "Per i certificati deve prendere un appuntamento con noi telefonando a quel numero" (e indica un foglio di carta plasticato che un esile scotch assicurava malamente al vetro sbreccato di un malfermo infisso in alluminio) "oppure può andare all'edicola di Piazza Gerundio, mentre per la carta di identità deve andare al primo piano che i ragazzi di Roma facile le spiegano tutto!" Un po' perplesso sul perché mai dovessi prendere appuntamento per telefono, visto che ero lì, chiedo trasognato: "Ma posso chiamarvi da qua dentro o devo uscire?" E lei: "No, può farlo da dove vuole, ma qua dentro c'è poco campo!"

Ringrazio, e vado dai ragazzi di Roma facile, nome che è tutto un programma.

Arrivo al primo piano (che in realtà è il secondo, perché c'è un ammezzato, ma ai miei vigili sensi questo dettaglio non era sfuggito...), busso a Roma facile, e naturalmente non c'è nessuno. Ma io, che sono venuto sapendo che non avrei ottenuto niente, non mi spazientisco nel non trovare nessuno. Nessuno è esattamente la persona che ti serve quando sai che non devi volere niente! Il segreto, posso dirvelo, è tutto lì: è un po' come in un videogame: se non ti spazientisci, si sblocca il livello, altrimenti resti piantato. Mi giro con un bel sorriso, e il livello si sblocca: da una porta anonima esce una donna delle pulizie che mi indica dove sono i ragazzi di Roma facile: nell'altra porta con su scritto Roma facile, quella nascosta da un angolo dell'ettagono concavo in cui l'architetto aveva sublimato il suo ideale di armonia rinascimentale (o qualche atroce violenza sessuale patita in tenera età). Aggiro l'angolo, ribusso, e mi ritrovo in una stanza dove metà dell'età la mettevo io e l'altra era ripartita fra tre antropomorfi.

Mi rivolgo al viciniore, e gli dico: "Buongiorno! Io dovrei rinnovare la carta d'identità, scade a dicembre, penso di dover fare quella elettronica...". E lui: "Guardi, io da qui il primo appuntamento posso darglielo il 9 gennaio". E io: "Ma quindi se la mia carta scade a dicembre resterò un mese senza sapere chi sono?" E lui mi trascina nel gorgo di una narrazione scombinata: "No, lei può chiedere l'appuntamento online, ma deve andare sul sito del Comune a mezzanotte, perché due volte a settimana si rilasciano 40 appuntamenti, oggi avevo quelli per il 5 luglio, se invece vuole venire di mattina deve aspettare a prenotarsi subito dopo la mezzanotte del giovedì, perché gli appuntamenti del martedì sono per il pomeriggio..." (potrei aver dimenticato qualcosa: me lo guardavo affascinato, e gli avrei tanto voluto dire: "Amico, io i click day li faccio, non li subisco!", ma mi piaceva ascoltarlo e pensare a quante domande ovvie avrei potuto porgli...).

Senza averci capito un gran che (me lo farò spiegare da qualcuno al Minint), prendo un foglietto di carta che riassume questa storia e esco, perché, come forse ricorderete, avevo un appuntamento telefonico. Discendo in disordine e senza speranza (che non avevo mai avuto) le scale scalene che avevo risalito con l'orgogliosa sicurezza che non sarebbe servito a un cazzo (e infatti...), varco la soglia, e appena fuori telefono al numero. Mi risponde una signora, cui chiedo: "Buongiorno, sono qui da voi e vorrei prenotarmi per avere il certificato tale...". Risposta: "Guardi, io qui il primo appuntamento posso darglielo il 10 luglio". E io: "Ma a me servirebbe un po' prima!" E lei: "Beh, allora deve andare a Via Dai Piedi 35 la mattina presto e prendere il numeretto!" E io: "Ma perché, da voi il numeretto non si può prendere?" E lei: "No, da noi no!"

Il cielo cominciava a incupirsi, a brontolare, quindi mi avviavo verso il parcheggio pensando a quante possibilità mi si aprivano, in quello che una volta sarebbe stato lo one-stop shop del Comune, e che oggi è l'hub di un groviglio di deliranti alternative: prendere appuntamento in situ per avere la carta d'identità troppo tardi, oppure partecipare a notte fonda a una specie di asta del pesce online per prendere un appuntamento in cui forse ti spiegano come andare avanti, e per il certificato, anche qui, o averlo in ritardo, o alzarsi in questo caso (per simmetria) ante lucem per andare a Via Dai Piedi e aspettare in piedi con altri reietti...

Metto in moto, parto, poi, al primo incrocio, provvidenzialmente un autobus incastrato fra due macchine parcheggiate in doppia fila mi obbliga a cercare un'alternativa: la trovo meccanicamente, mentre soppeso fra me e me le possibilità che mi sono state offerte, quando trasalisco: ma... ma... ma... sono a Piazza Gerundio, quella presso la cui edicola si possono fare i certificati! Quindi, forse, ce l'ho fatta!

L'edicola c'è, il parcheggio pure, quindi è matematico che il certificato non ci sarà (nei giochi c'è tanta matematica: pensate agli scacchi, ma anche al tresette...). Posto quindi che non ci sarà, sarebbe sciocco dubitarne, mi interessa però sapere come non ci sarà: la soluzione, vedrete, è di una intuitività quasi offensiva: ci sarei potuto arrivare subito. Scendo dalla macchina, mi avvicino circospetto, l'edicola sembra deserta, e qui mi sovviene il primo modo in cui avrei potuto mancare di ottenere l'agognato papiro: forse l'edicolante è stato rapito dagli alieni?... No: al mio buongiorno qualcosa emerge dalla penombra, e io: "Vengo da lì..." e lei: "E le hanno detto che qui si fanno i certificati!" E io: "Sì. Ma li fate?" E lei: "Che je serve?" E io: "Questo!" E lei: "Sì, questo lo facciamo!" E io: "Ma io devo darle qualcosa, la carta d'identità, un documento..." E lei: "No, no, io nun vojo sapè ggnente, nun devo vedé ggnente, mica sò l'ufficiale dello stato civile". E io: "Beh, sì, questo l'ho capito. E quanto costa?" E lei: "Un euro e cinquanta". E io: "Va bene, allora se possiamo procedere...". E lei: "Certo!"

Ma...

Da dietro a una catasta di riviste interviene il marito: "Guarda che nun lo pòi fa, perché oggi er sito der Comune è in manutenzione!" E io: "Lo davo per scontato. Ma quanto dura la manutenzione?" E lei: "Ma, dipende: qualche volta poche ore, qualche volta mesi...".

(...d'altra parte, in un Comune retto da un incompetente, come volete che funzionino le cose? Ah, se Claudio riuscisse a portarlo in Tribunale...)

63 commenti:

  1. L'importante è che si instauri la paura di andare al Comune/Municipio, l'angoscia profonda kafkiana che saremo comunque in fallo e che nessuno può essere al sicuro.
    In questo gioco di stravaganti rimpalli a intenzionale effetto zero (prestazioni per il cittadino); nessuno dice la verità e mente con il godimento di mentire, privo di qualsiasi responsabilità per il suo agire; e nessuno risolve i problemi per risolvere i quali, in astratta teoria, sarebbe pagato: perché farlo quando è molto più divertente crearli e così, anche, porsi al riparo da qualche violazione di circolare, direttiva o regolamento (verbosissimi e incomprensibili ai destinatari)?
    Qualsiasi sfogo è giustificato in questi casi.
    Il livello deve essere questo, affinché sia salvaguardata l'applicazione prevalente del diritto €uropeo (se ci cerca bene, con pazienza, c'è sempre dietro quello, proteiforme e onnipossente, a plasmare la distruzione del più elementare interesse pubblico).

    RispondiElimina
  2. Storia di una tempra infinita. Io personalmente, essendo al momento sprovvisto di macchina, ma spero ancora per poco (ma torniamo sempre alla forma mentis esposta nel post, inevitabilmente), in questi giorni è proibitivo anche solo l'avvicinarsi al centro di Roma con i Mezzi.

    Spero vivamente che Claudio riesca, sarebbe come la provvidenza di Verga.

    RispondiElimina
  3. Onorevole, stasera mi permetto di rubare un po' del suo tempo.
    Dal basso della mia esperienza, peraltro statisticamente non significativa, mi sento di dire quanto sia vero che siamo i migliori perché sopravviviamo ai nostri uffici.
    Poco dopo laureato ho lavorato per una multinazionale di servizi nel campo della ricerca di idrocarburi e per circa un anno e mezzo sono stato l'unico italiano in una squadra di colleghi principalmente anglosassoni. Il lavoro consisteva principalmente nel monitoraggio di vari parametri legati all'impianto di perforazione che avveniva tramite varie apparecchiature delle quali dovevamo curare anche la manutenzione. Ovviamente avevamo numerosi manuali dove erano riportati i protocolli (tristemente noti in periodo pandemico) attraverso i quali, seguendo le istruzioni passo passo, avremmo potuto risolvere qualsiasi problema. Di quelli già verificatisi fino a quel momento però. Quando, non di rado, ne saltavano fuori di nuovi, i colleghi alla fine chiedevano il mio aiuto perchè sembrava che fossi l'unico in grado di poterli risolvere. Questo non perchè fossi particolarmente bravo o intelligente ma semplicemente perchè ero italiano. E con l'essere italiano intendo una qualsiasi persona che aveva frequentato un'università dove non c'erano tutor o esami a risposta multipla ma dove ci si doveva arrangiare per trovare posto in aula, per procurarsi le pubblicazioni che il professore citava a lezione (erano gli anni '90 e non c'era l'internet di oggi) o gli appunti se per caso mancavi. Poi c'erano le code in segreteria e alla mensa oltre ad un'ora e mezzo di treno all'andata e al ritorno, tutti i giorni. Niente di sovrumano, per carità, ma sufficiente a formarti non solo dal punto di vista dell'istruzione ma anche dell'attitudine a ricercare la soluzione dei problemi. Questione di sopravvivenza. Per questo motivo ho sempre diffidato delle università che primeggiano nelle classifiche di certi giornaloni anche se forse, effettivamente, qualche vantaggio nel trovare lavoro lo danno ma, credo, non tanto per le competenze con cui se ne esce ma piuttosto perché certificano l'adesione ad una determinata impostazione ideologica.
    Purtroppo oggi la tendenza anche delle università "minori" è rincorrere quel modello ed ho potuto vederne i pessimi risultati quando, ormai libero professionista, ho accolto alcuni laureandi in tirocinio.
    La presenza di Elisabetta Frezza nel consiglio direttivo di Asimmetrie è un chiaro segnale che questo è un tema che vi sta a cuore ma mi chiedo solo se, con tutte le cose che ci sono da rimettere a posto nel paese, ci sarà tempo anche per occuparsi di questo problema prima che sia troppo tardi.

    P.S. Grazie per "... io i click day li faccio, non li subisco!"

    RispondiElimina
  4. Anni fa, un essere in via di estinzione, un ricercatore a tempo indeterminato (di quelli che non esistono più), noto solo a mezzo busto (in pochi lo avevano visto in piedi) e a cui erano stati affidati prevalentemente compiti burocratici, dato che la segreteria universitaria era stata dislocata in altro comune (rigorosamente non servito da mezzi pubblici) rispetto a quello in cui era ubicata l'Università, nell'assistermi in una pratica burocratica che prevedeva accordi tra due paesi soliti ragionare con criteri amministrativi e categorie mentali ben diverse, di fronte alla mia disperazione per le fatiche a cui ero sottoposto e all'esiguità dei "certificati" che riuscivo a ottenere, mi indicò una via: la visione e la comprensione dell'episodio in cui Asterix e Obelix, terminata l'undicesima fatica, devono affrontare l'ultima prova, "la casa che rende pazzi". Lo posto qui anche se immagino che in molti lo conosceranno (https://www.youtube.com/watch?v=aHKcncLiCCM).
    Dal suo racconto ho ritrovato quella calma nel sapere che, confrontandosi con la macchina amministrativa italiana, si riuscirà ad ottenere qualcosa soltanto abbandonando la speranza di ottenerla. E' purtroppo un racconto che può essere comune a molti territori. E l'intoduzione dell'obbligo di un mondo digital, a cui si può accedere però solo su appuntamento tramite numeri di telefono introvabili, o siti internet malfunzionanti, rende ancora più pazzi.
    Sono note le ragioni per cui la macchina amministrativa debba seguire criteri irrazionali, apparentemente nel solco del progresso, ma sostanzialmente inefficienti. Il desiderio, tuttavia, è che sia possibile ritornare a un mondo razionale e umano, in cui ci si può recare in un pubblico ufficio, mettersi in fila, chiedere e poter ottenere ciò che occorre.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Asterix l'aveva già citato il padrone di casa nell'articolo di qualche giorno fa CRMA, e m'ero permesso di citare questo episodio del film Le dodici fatiche di Asterix, all'opposto, e come antidoto per difendersi in alcune circostanze specifiche.

      Elimina
  5. Appena ho intuito il racconto ho pensato che solo Asterix è riuscito a sconfiggere i Romani, alla XII^ fatica.

    RispondiElimina
  6. E lei: "No, può farlo da dove vuole, ma qua dentro c'è poco campo!"

    @AlbertoBagnai 🤣 #Laportinaia non fa una piega

    RispondiElimina
  7. Pezzo meraviglioso.
    Sublime talento letterario.
    Spero che un'altrettanto naturale compassione con le innumerevoli vittime di queste paludi psichedeliche che sono ormai purtroppo diventati tutti gli uffici pubblici la faccia diventare un paladino della rivoluzione nella pubblica amministrazione.
    Non accadrà, nel senso che comunque e nonostante tutto non ci sarà nessuna rivoluzione nella pubblica amministrazione, e forse neanche una piccola riforma, non vi saranno roghi simbolici di testi legislativi, né semplificazioni di sorta, poiché in tutta evidenza siamo letteralmente fottuti, ma non importa: già il fatto che in parlamento ci sia qualcuno che sperimenti direttamente sulla propria pelle le assurdità polimorfe che questi luoghi di perdizione (nel senso che la gente ci si perde) sono in grado di generare (e intendo dalle poste alle agenzie delle entrate, passando attraverso ogni singolo dipartimento di ogni singolo ente, dai parchi nazionali ai municipi delle città metropolitane) mi lascia ottime speranze per il futuro (che non vedrò).

    RispondiElimina
  8. Guardi Prof, ne parlavo oggi con un'amica che deve rinnovare il passaporto e NON ha lo spid né la CIE e neppure uno smartphone (quest'ultimo un peccato di certo mortale).
    Abbastanza angosciata dal tunnel nel quale si appresta ad immergersi ed anche io non sapevo bene che consigli darle.

    RispondiElimina
  9. A Bologna la pubblica amministrazione è notevole invece. Professionisti al servizio dei cittadini. Solo una volta ho subito un disguido.
    Il personale è impeccabile, o sono stato fortunato io, ma non credo...
    È incredibile ciò le è successo professore.
    Meno male che sublima con la scrittura.
    Almeno così, non sa chi è...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sinceramente concordo: se una cosa del genere succedesse da me, il Direttore licenzierebbe qualcuno, a caso e illegittimamente.
      Anzi, ho visto più volte irregolarità per favorire l'utente che il contrario: mai capito se il merito è a piagnucoleria dell'utente o il paternalismo peloso dei vertici...

      Elimina
    2. In carriera mi è capitato anche di incazzarmi, e ha funzionato.
      Devo dire, sinceramente, che riscontro grande umanità.

      Elimina
  10. Ah mado’… a fine mese scade a me!!! E pure la patente ( il prossimo mese, da quando scadono il gg del compleanno puo’ capitare il cigno nero che coincidano anche mese ed anno ). Meno male che non abito a Roma…ma non so se basti! Comunque, viciniore vale il “prezzo del biglietto” :)

    RispondiElimina
  11. atmosfere da settimo piano e mezzo in cui lavorano gli archivisti della Lester Corporation in "Essere John Malkovich"....narrazione al top, ringrazio per quei 5 minuti di risate con le lacrime regalati oggi. P.S. potrei postare racconti analoghi ed anche più incisivamente labirintici avendo a che fare con le Agenzie della P.A. ma non oggi....oggi sento il rombo dei B52 sopra di me e quindi me ne vado al rifugio dove non c'è campo.

    RispondiElimina
  12. Mi ricorda un'avventura tra reparti ospedalieri di cui però mi devo essere persa il sequel col lieto fine. Perché ci sarà, anche qui, vero?

    RispondiElimina
  13. Kafka era un dilettante!
    Anzi, no, era cecoslovacco.

    RispondiElimina
  14. A Torino la situazione non è molto migliore ma i certificati si possono fare in tabaccheria: solo qualcuno, però.
    L'unica è trasferire la residenza in un piccolo comune: poi anche quando i piccoli comuni saranno ingolfati si tornerà vero i grandi centri e così via in un girone infernale senza fine.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io è da un po’ che vorrei andarmene.

      Elimina
    2. Di conseguenza è destinato a restare.

      Elimina
    3. Allora vieni all’Aquila, stai a metà strada tra il lavoro e il divertimento, montagne a bizzeffe e i certificati te le fai online dal sofà di casa.

      Elimina
  15. Scusi onorevole, leggendo questo stupendo post, mi è venuto in mente un cartoon francese, le dodici fatiche di Asterix. Tra queste 12 fatiche c'era la richiesta di presentare a Giulio Cesare, un certificato...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È venuto in mente a molti. L’ho letto ma non l’ho visto.

      Elimina
  16. Mal Comune, niente gaudio.
    Tocca solo sperà 'n Claudio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. L’incompetente al gabbio è un sogno! Non dobbiamo desiderarlo, o non si avvererà.

      Elimina
  17. Peccato non ci sia il buon finale con assegno da un milione del Signor Bonaventura! Per il resto ...meraviglioso

    RispondiElimina
  18. E che lei è troppo sereno e scrive anche bene nei dettagli, tutto il sistema pubblico che dovrebbe essere il servizio per il cittadino fa "acqua da tutte le parti" da quello giuridico andando in basso fino ad arrivare ad un'autorizzazione per l'ingresso di una vettura in un centro storico (zona a traffico limitato) che poi risulta che non esiste, ancora mi domando come il sistema non sia imploso collassato ( termine che ritiene più adeguato) forse come dice lei qualcuno di volenteroso ancora è rimasto🤔

    RispondiElimina
  19. "Il segreto, posso dirvelo, è tutto lì: è un po' come in un videogame: se non ti spazientisci, si sblocca il livello, altrimenti resti piantato"

    Questo me lo stampo in mente anche se il più difficile è tenere a freno lo stato di indignazione...

    RispondiElimina
  20. La carta d'identità si può fare anche in un altro comune, dove magari danno l'appuntamento in tempi ragionevoli (io ho fatto così).

    RispondiElimina
  21. Purtroppo ci sono incappata anch'io nel rinnovo della carta d'identità in un comune più piccolo di Roma e ho trovato l'iter surreale e la mancanza di informazioni ufficiali al pubblico davvero penosa. Da quanto ho capito dalla mia esperienza il peggioramento nel mio comune è da attribuirsi al periodo del Covid dove per ogni cosa si doveva prendere un appuntamento e hanno pure tagliato personale all'anagrafe (e forse altri uffici) perchè in quel frangente (forse) secondo loro non serviva. Di fatto han tenuto anche ora tutto su prenotazione e stanno credo da poco cercando di riportare ad un numero adeguato il personale degli uffici. Fuori dal comune sono esposti degli orari di apertura degli uffici, ma se non ti va bene l'appuntamento fissato online ti dicono (chiedendo in modo ufficioso) che puoi andare direttamente lì alla sede centrale del comune e fare la coda, solo che nessuno ti dice che puoi andare solo al mattino, perché se vai il pomeriggio lavorano solo su appuntamento...Non è scritto da nessuna parte, purtroppo. Lo scopri solo dopo aver preso il permesso al lavoro e aver malauguratamente scelto il pomeriggo. Però con pazienza ho aspettato il capo ufficio, perchè volevo spiegare che la carta d'identità mi sarebbe scaduta ad aprile e peccato l'appuntamento online me lo avevano fissato a giugno. Il capo ufficio mi ha spiegato che comunque la carta d'identità, anche se scaduta, è comunque valida purché io sia riconoscibile...ma sarà vero? E soprattutto, se banalmente dovessi andare in Svizzera o in Francia, mi fermano per un controllo o lo fanno sul treno e io gli spiego: "guardi è scaduta ma mi ha detto il capo ufficio che siccome sono riconoscibile, mi deve far entrare lo stesso."
    Poi sono tornata una seconda volta la mattina, presto, ho fatto la coda per attendere l'apertura degli uffici e mi han fatto la carta. Mi sono poi lamentata col sindaco in merito al fatto che l'iter da seguire non mi sembra all'altezza del numero di abitanti del comune e che forse andrebbe un attimo attualizzato al post-covid...ma mi ha detto che la carta me l'avevano comunque fatta in tempi brevi, quindi non potevo lamentarmi. Boh, visto che poco dopo mi sono imbattuta anche nel rinnovo passaporto e che anche qui funziona tutto su appuntamento e con tempi di attesa lunga, mi chiedo se sia la forma più efficace. Per di più ho notato che per il passaporto tanta gente che aveva l'appuntamento non si presentava, questo voleva dire che se non annullava online i tempi di attesa sarebbero stati inutilmente più lunghi per chi aveva magari necessità di averlo velocemente.

    RispondiElimina
  22. Se scrivesse un romanzo lo leggerei volentieri. Ci ha mai pensato?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo nel dare un giudizio molto positivo all'idea , il talento c'è sicuramente .

      Elimina
  23. È mesi che partecipo (senza successo) al click day per il rinnovo del passaporto (che oramai è scaduto). Forse l'incompetenza non si annida solo all'opposizione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ormai è un andazzo generale: è la diggitalizzazzione, bellezza!

      Elimina
  24. Lo ha già scritto che con la carta stampata si è stufato , soprattutto andare a scriverli che fa e ri solllllldi con i libri scritti di sua mano , questa non la capirò mai , lapidamio d'Annunzio , Dante , Goldoni ( se non ricordo male simpatiche narrative teatrali ) ,Leopardi , Quasimodo ,Giovanni Pascoli alé, anche Manzoni anche lui avrebbe fatto una marea di denaro ai giorni nostri da lipadare anche lui , che robe 🙄

    RispondiElimina
  25. La mia esperienza è un po' diversa (per fortuna). Mi è arrivata, per tempo, la lettera dal comune che mi avvisava del fatto che la mia carta d'identità era in scadenza. Ho preso l'appuntamento on line e, al momento del rinnovo, mi hanno dato una specie di foglio sostitutivo, nel caso il mio documento non fosse arrivato in tempo. Aggiungo che questo non sarebbe stato necessario se non avessi atteso mesi prima di decidermi a prendere l'appuntamento.

    RispondiElimina
  26. Mal comune mezzo gaudio. Aborro la burocrazia statale. Interessante che un edicolante possa fare dei certificati.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Possiamo presumere interventi di qualche tipo di lobby…

      Elimina
  27. Quello che per me salta all'occhio in questa ed altre storie simili, è che il problema non credo possa essere risolto solo cambiando i dirigenti degli uffici pubblici ed in fin dei conti, in ultima analisi il Sindaco, perché tutti i componenti del sistema, anche il più in basso nella scala gerarchica (la portiera in questo caso) sembrano non rendersi conto dell'assurdità delle procedure, che comunque loro, continuano ad accettare e forse anche a provocare, con i loro atteggiamenti. Poi magari quando si troveranno in un altro ufficio a dover loro chiedere determinati servizi, si lamenteranno dell'impossibilità di ottenerli.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Condivido. Soprattutto quando ti parlano petoccupati per le spese per lo stato e di conseguenza è necessario pagare di più per non creare debito , 🙄 evidentemente fanno buon viso a cattivo gioco , non ci credo che non abbiano mai avuto necessità di un servizio per il cittadino per
      loro almeno 1 volta nella loro vita non ci credo neanche se lo vedo...

      Elimina
    2. Condivido anch'io.
      È un commento, il tuo, Lubalgi, che porta alla ribalta il tema: la questione psichiatrica.

      Con personaggi subalterni però, basterebbe una ventata di aria nuova dirigenziale: vedi come cambiano ideologia in fretta.

      Elimina
  28. Mi limito a confermare che le cose in certi comuni del nord sono peggiori , non in senso di disorganizzazione ma nel senso della volontà dei burocrati di opprimere il cittadino a fini di cassa privi di buon senso normativo ed organizzativo (esempi a palate) .
    Non è giusto criticare senza proporre:
    L'organizzazione comunale è autonoma con vincoli normativi stabiliti con leggi . Tuttavia non è scritto da nessuna parte che il software per l'anagrafe , gli embosser per le carte , le stampanti debbano essere comunali .
    ANPR è un inizio di come dovrebbero andare le cose .
    Se si centralizza il software su ANPR e si contrattano gli emettitori di carte di credito per la "stampa" di CIE e CF con consegna a mezzo sportello bancario , commercialista o simili, i comuni sarebbero tagliati fuori da una piccola parte del loro florilegio di possibilità per opprimere i cittadini .
    Altro aspetto sono le realtà regionali con la burocrazia sanitaria: bisognerebbe fare una cosa simile togliendo alle regioni l'interfaccia con il cittadino . Una cosa è la legge regionale del DRG , un'altra è dove sono i computer che hanno i DBMS con le transazioni delle ricette e la registrazione delle SDO . Non trovo accettabile che il ministero della sanità non sappia che il mio medico di base mi ha (o NON mi ha) ricettato una aspirina potendosi così chiamare fuori in caso di giudizio . Lo sa invece il MEF che non considera i dati sanitari ma solo quelli contabili : la conoscenza viene persa .
    I dati sanitari sono dei cittadini e se un numero rilevante di cittadini chiedono l'estratto dei loro dati sanitari in formato digitale corrispondente alle registrazioni dovrebbero poterlo ricevere .
    L'addomesticamento pandemico di ISTAT ed AIFA si combatte rendendo i dati grezzi (RAW-DATA) resi anonimi un diritto pubblico introducendo la norma nella legge della privacy .

    RispondiElimina
  29. Qualche giorno fa, precisamente nell'articolo CRMA, quando si parlò di Asterix insomma, avevo citato del lasciapassare A 38. E, in effetti, neanche quel cartone animato riesce a rendere il grado di assurdità che si raggiunge nella richiesta dei certificati. Tuttavia, credo difficile, anzi piuttosto impossibile sperare che le cose possano tornare almeno a riemergere dagli abissi continuando a non assumere nessuno nella pubblica amministrazione, o assumendo a tempo determinatissimo. Qualche tempo fa, alla biblioteca provinciale cercavo un libro e a servirmi c'era una signora sulla sessantina, mai vita prima. In attesa del libro si scambia qualche frase sul tempo e sul traffico, e poi il discorso si incanala in altra direzione. Si trattava di una impiegata del comune che veniva riutilizzata un po' qua un po' là dove serviva. Lei mi dice che il suo lavoro principale, comunque, che ha svolto negli ultimi 30 anni è al rilascio delle autorizzazioni per gli interventi sugli immobili, di restauro o di ampliamento o di nuova costruzione. E mi dice: "Siamo rimasti in 3. Abbiamo un'esperienza trentennale in un ufficio dove non solo bisogna conoscere una quantità enorme di leggi e leggine, ma bisogna anche conoscere una serie di dati tecnici particolarissimi. Quando andremo via noi non so come potranno fare." Ecco, poi questi andranno in pensione, se non ci sono già andati, e ci metteranno, senza affiancamento, se va bene un paio di giovani di primo pelo, e dopo sai quanti santi verranno chiamati giù dal paradiso ad ogni necessità d'autorizzazione?!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma è esattamente per questo che abbiamo detto fin dall’inizio che il piereereenne era una puttanata pazzesca!

      Elimina
  30. Se serve un nuovo voto di referendum sulla giustizia Ci Sono. È ora di dare un taglio a certi deliri giuridici.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questi sarebbero, eventualmente, deliri amministrativi, e comunque la giustizia (a) non si riforma per referendum e (b) agli italiani piace così, visto che quando hanno avuto l’opportunità di cambiare le cose non ne hanno approfittato. Quando a qualcuno piace una cosa che a me non piace gli auguro di godersela, e spesso accade.

      Elimina
    2. Eh lo immaginavo come risposta , però però... , non è così che si convince il popolo a votare visto che più che altro non fu centrato neanche il quorum e in tante consultazioni non solo referendarie questo dato ha un trend in discesa , purtroppo "l'assenza" al sistema democratico non si può definirlo come un "piacere" sennò a questo punto uno si domanderebbe , se non vota più nessuno , il nostro sistema di governo a democrazia indiretta parlamentare a cosa serve? (Domanda pericolosa)

      Elimina
  31. 😄 domani mattina lo stampo e lo consegno alla moglie.
    Tra un secolo futuri studenti di archeologia troveranno lo scritto tra le macerie della scuola e insieme al professore classificheranno il reperto tra gli scritti neo/post/ pirandendelliani 👍

    RispondiElimina
  32. I ragazzi di "Roma facile" che non ci faciliteranno. (Cit.)

    RispondiElimina

  33. ELOGIO D'UN LADRO
    “Raccontano i giornali che un usciere del ministero della pubblica istruzione fu arrestato perché aveva preso l'abitudine di far sparire dai tavoli degli impiegati le «pratiche» voluminose, per venderle come carta straccia e ricavarne qualche guadagno in questi tempi di caroviveri e di carissima carta.
    Naturalmente egli avrà il destino di tutti i genî incompresi; sarà processato, condannato e perderà il posto. Eppure se la giustizia fosse, almeno essa, meno burocratizzata e meno fossile, quell'ignoto dovrebbe essere assolto ed esaltato. Perché lui, mentre da anni imperversano i lamenti contro la burocrazia, mentre si succedono studi e commissioni per la riforma delle amministrazioni pubbliche, mentre ogni ministro, che voglia passare per modernista e scroccare qualche approvazione alla stampa ed alla pubblica opinione, si affretta di iniziare il suo governo con la solenne promessa di sburocratizzare, lasciandosi poi inevitabilmente travolgere dalla consuetudine, dagli ingranaggi della mastodontica ed inesorabile macchina, lui solo, quell'umilissimo travet, ha additato il modo sicuro, rapido, di liberarsi dalle montagne di carta, sotto cui gli uomini del secolo XX gemono oppressi, invano mutando fianco per trovare requie. Pensate quale liberazione se un rogo gigantesco divorasse le «pratiche» che sono ammucchiate su migliaia e migliaia di tavoli e scaffali, e come felici ballerebbero intorno ad esso la danza dell'emancipazione migliaia di travet, carnefici e vittime insieme. Poiché veramente piú disgraziati dei disgraziati, cui tocca aver da fare con le amministrazioni pubbliche, sono quelli che la «pratica» devono emarginare, trattare, gonfiare. Essere costretti ad un lavoro che si sa perfettamente inutile per il novanta per cento, a scrivere delle lettere che si sa non essere prese sul serio dai destinatari uffici competenti, a chiedere con delle domande stereotipate delle risposte che si conoscono già parola per parola, e tutto solo perché la «pratica» dev'essere istruita, perché il capo divisione, il capo sezione, il capo ufficio, il sotto-capo ufficio, il capo gruppo potrebbero piantare qualche «grana» se, per avventura, si accorgessero chi non ha scrupolosamente rispettata la circolare 12501 del 1898, e l'ordine di servizio, ecc., e durare in questa fatica idiota ed idiotizzante tutta la vita, è un supplizio che Dante poteva infliggere a chi aveva ammazzato suo padre! E non c'è niente da fare. Inutile ogni ribellione; bisogna piegarsi ed ubbidire, e tacere anche se un capo ufficio dedica la sua giornata a dividere la corrispondenza ed a prepararla in varie cartelle per le varie firme dei vari superiori, preoccupato se erano state adoperate secondo le buone norme le formule sacramentali «con stima» o «con osservanza», preoccupato di non sbagliare a mettere i timbri, sotto cui i superiori firmeranno; anche se un pezzo grosso perde il suo tempo, che pure i cittadini pagano bene, a correggere una lettera sostituendo frase a frase, parola a parola, tanto per dimostrare forse che lui sa scrivere […]

    E voi sperate ancora in un rinnovamento della burocrazia? Non c'è che il fuoco, il rogo, la rivoluzione... E chi sa ancora?!”
    (3 aprile 1918).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oggi si potrebbe: la "disintermediazione" , cioè attribuire la funzione "anche" o "del tutto" ad un organo diverso in modo che la procedura malfunzionante venga disapplicata. Si potrebbe cominciare con i SUAP edilizia , meglio se con una legge che rendesse conveniente ristrutturare piuttosto che costruire ex novo . Una IA che ci riempie i moduli , ce li compila , li controlla, li approva se conformi , e ci manda via PEC un PDF con il qrcode della licenza edilizia o simile .
      La via "umana" della pratica verrebbe scelta in via eccettiva solo per i casi in cui sia necessario.

      Elimina
  34. Da oggi ti chiamerò K, come l'agrimensore del Castello.

    RispondiElimina
  35. T'hanno riconosciuto? No, lo dico perchè la maggioranza della pubblica amm.ne romana e non solo, credo sia non in linea con la Lega. Tutto sommato ti è andata di lusso!

    RispondiElimina
  36. "Claudio facci sognare"; ricordando il 1982: https://twitter.com/gippu1/status/1542048883014074368

    RispondiElimina
  37. Vorrei raccontarvi una storia che mi riguarda e che riguarda altre migliaia di persona a Roma e mi riguarderà ancora da settembre prossimo.
    La storia è quella di uno, che in dialisi ha dovuto fare il cambio di patente da normale a speciale. In questo caso lo spid non c'entra perchè la procedura è tutta analogica.
    Gli enti interessati sono 2, uno è la ASL e l'altro la motorizzazione civile e si parte con l'appuntamento per la visita presso la commisssione speciale patenti. Per ottenere la data della visita bisogna essere fortunati e trovare posto attraverso ASL. A me ci sono voluti circa 3 mesi, per l'appuntamento i numeri sono limitati a 100/1000 in una fascia di possibilità di 100 persone a settimana (solo il martedì dalle 9 alle 12 e devi arrivare almeno alle 8 per sperare di avere l'accesso). Ottenuta la data della visita (intanto la patente è scaduta d'ufficio e va richiesto un rinnovo temp. in Motorizzazione attraverso una scuola guida).
    Il giorno della visita è un momento drammatico, tre file in commissione e almeno 200 persone. Visita inutile dato che consiste nel solito controllo dell'acuità visiva.
    Faccio presente che insieme ai pochi con handicap come il sottoscritto, la maggior parte dei visitandi sono persone bloccate per droga, alcool o altri incidenti.
    Alla fine delle tre file, dovrebbe essere rilasciato un permesso temporaneo di guida valido fino all'arrivo della nuova patente rilasciato attraverso ASL da Motorizzazione, ma capita che i due enti non si parlino on line nel momento del rilascio per guasti alla rete o ai server come capiatato a me ed altre centinaia di poveracci e questa roba è capitata per 3 volte ovvero 3 settimane perchè il ritiro di detto certificato può essere rilasciato solo di martedì anzi tutte le attività sopradescritte sono svolte in commissione solo al martedì).
    A farvela breveil detto permesso temporaneo, una volta conquistato, va consegnato alla scuola guida che provvederà a trasmettorlo in Motorizzazione per il rilascio Patente. (costo totale di tutte le operazioni descritte, circa 200 euro per una patente con validità 12 mesi).
    Attraverso PEC ho documentato tutta questa storia al responsabile ASL e alla Motorizzazione, chi vuole mi scriva qui e invierò la documentazione, inclusa una PEC inviata al MInistro infrastrutture Salvini con l'accaduto e con il consiglio di unificare tutte le procedure suddette presso la Motorizzazione per semplificare (PEC cui non ho ricevuto risposta).
    In conclusione, debbo far rilevare che ASL e Motorizzazione pare che siano in grave difficoltà per grave carenza di addetti.

    RispondiElimina

Tutti i commenti sono soggetti a moderazione.