domenica 31 dicembre 2023

Il PD, ovvero la crescita negata (il mio discorso di fine anno).

Quest'anno, oltre alla consueta presenza degli sciroccati, la platea del #goofy12 registrava anche una ristretta ma qualificata presenza di esponenti della classe dirigente del nostro Paese. Il "laboratorio nero":

Il pubblico del convegno internazionale Euro, mercati, democrazia 2023

nel corso degli anni ha prodotto qualcosa.

Tornando a Roma in compagnia di uno di questi manager, gli chiedevo quali impressioni aveva tratto dal convegno, quali cose lo avessero colpito, e i suoi main takeaways erano due: questo:

(tratto dalla relazione di Daniela Tafani), e questo:

Il grafico della vergogna nazionale

tratto dalle mie considerazioni conclusive: il grafico recante l'andamento del Pil italiano dal 1950 a oggi, insieme alla sua tendenza calcolata dal 1950 al 2007, ed estrapolata dal 2008 a oggi.

L'anomalia evidenziata da questo grafico è così vistosa, lo scostamento del Pil effettivo dal suo andamento tendenziale è così pronunciato, così apparentemente incolmabile, la cicatrice inferta al percorso di crescita del Paese così profonda e visibile, da condurre a una conclusione: qualsiasi ragionamento sul presente e sul futuro del nostro Paese che non parta esplicitamente da questo dato,  che non lo ponga al centro dell'attenzione, che non ne proponga una spiegazione, che non illustri un possibile percorso di ripresa, non può aspirare al rango di discorso, ma resta confinato nell'ambito delle chiacchiere. Detto in altre parole, mi sembra che per fare credibilmente politica in Italia si dovrebbe innanzitutto sapere che è successo questo (e vi assicuro che quasi nessuno lo sa), poi tentare di capire perché è successo (e oggi vi proporrò qualche linea di indagine), e infine valutare se e come sia possibile recuperare (e fino ad oggi, mi spiace, ma posso solo indicare quali sono, alla prova dei fatti, delle false soluzioni). La necessità, per un politico, di confrontarsi con questo fenomeno non scaturisce tanto dal fatto che i cittadini, e quel loro sottoinsieme sempre più ristretto che sono gli elettori, sappiano che è successa una roba simile. Anch'essi vivono, come chi li rappresenta, nell'ignoranza di questo dato mostruoso. Schiacciati come sono, come siamo, nella dimensione quotidiana, non gli si può chiedere quella memoria e quella prospettiva storica che può avere chi, come me, per mestiere ha studiato e insegnato l'analisi di lungo periodo delle serie storiche, e quindi sa dove trovarle e come leggerle!

Ma il fatto è che l'entità del disastro è tale che i cittadini non possono non soffrirlo nella loro carne viva. L'ignoranza di questo fatto economico, che è un dato politico, è la fonte principale di una serie di abbagli politici. Il più ricorrente è il mitologema delle sconfinate praterie della moderazione, che si troverebbero al "centro", e pullulerebbero di elettori. Nessun popolo cui è stata fatta una cosa simile può essere moderato, e questa non è una mia ubbia, ma è il risultato di analisi pubblicate su prestigiosissime riviste scientifiche. L'altro è il mitologema della "sciura Maria", che, indubbiamente, di processi stocastici integrati ne sa poco, ma che, ripeto, non può non avvertire (e nei discorsi di tutti i giorni, ve lo assicuro, avverte) che qualcosa si è rotto, e che in tasca ha il 30% in meno di quanto avrebbe se questo qualcosa non fosse stato rotto!

Non è consigliabile, per un politico, ignorare questo fatto, e ignorare quelle che la letteratura scientifica  ci indica come sue conseguenze più probabili (ad esempio, la tendenza alla polarizzazione del discorso politico, ovvero, in altri termini, la scomparsa del centro).

Oggi parleremo di questo.

Partiremo dal mettere in evidenza le dimensioni assolutamente anomale del fenomeno che stiamo vivendo dal 2009 e che, come vi ricordavo in un post precedente, qui già nel 2015 definivamo come la crisi più grave nella storia dell'Italia unita. Poi cercheremo di individuarne le cause prossime. Infine, ragioneremo su qualche possibile soluzione.

La crisi più grave nella storia dell'Italia unita

La crisi da cui ci stiamo a fatica riprendendo è senza ombra di dubbio la più grave nell'intera storia dell'Italia unita: è una crisi che lascerà una cicatrice duratura, visibile per i lunghi secoli a venire, un episodio sul quale gli storici non potranno non interrogarsi, e sul quale sarebbe opportuno che cominciassimo a interrogarci anche noi, tanto più che vi siamo direttamente coinvolti.

Per apprezzare la veridicità di questa affermazione vi propongo il grafico del Pil italiano dall'unificazione ai giorni nostri:

Figura 1

La serie rappresentata è quella del Pil in milioni di euro ai prezzi del 2010 (il Pil reale, cioè quello depurato dall'inflazione), ricostruita partendo dai dati forniti dalla Banca d'Italia (li trovate qui). Due cose colpiscono: la brusca accelerazione della crescita dopo la Seconda guerra mondiale, e l'altrettanto brusco arresto della crescita dopo il 2007, molto più pronunciato e visibile di quello determinato dalla Seconda guerra mondiale.

Questo dato, però, va però analizzato criticamente, anche per evitare futili contestazioni. Nel leggere un grafico simile va sempre ricordato che 1 è il 10% di 10 ma l'1% di 100. Il dato assoluto conduce i meno esperti a pensare che l'ultima crisi finanziaria globale, in seguito alla quale il Pil è diminuito di 146 miliardi di euro, dal massimo assoluto del 2007 al minimo relativo del 2013, sia stata più distruttiva della Seconda guerra mondiale, che ha fatto diminuire il Pil di 84 miliardi di euro dal massimo relativo del 1939 al minimo relativo del 1945 (tutti i dati sono a prezzi 2010). La lettura corretta è un'altra: nel 1939 il Pil era pari a 191 miliardi di euro (ai prezzi 2010), e quindi il calo di 84 miliardi in sei anni determinato dalla guerra era pari al 43% del valore di partenza; nel 2007 il Pil era pari a 1687 miliardi (ai prezzi 2010) e quindi il calo di 146 miliardi in sei anni corrisponde all'8.6%. Insomma: è ovvio che in termini percentuali l'intensità della crisi attuale è meno profonda di quella determinata da un conflitto che coinvolse l'intera penisola (a differenza della Grande guerra, che infatti nel grafico nemmeno si vede).

Per apprezzare la dimensione relativa, cioè in termini percentuali, della recessione, bisogna usare la scala logaritmica:

Figura 2

che rende subito evidente come la Seconda guerra mondiale di danni ne abbia fatti molti di più (e ci mancherebbe)!

Ma il punto è un altro: all'epoca della Seconda guerra mondiale ci vollero solo dieci anni per tornare al punto di partenza: già nel 1949 il Pil era lievemente superiore a quello del 1939. Oggi, nel 2023, sedici anni dopo l'inizio della crisi (ricordate i subprime?), il nostro Pil è ancora inferiore al valore del 2007, e secondo il Fmi non tornerà al valore del 2007 prima del 2026. Ho inserito le linee tratteggiate orizzontali appunto per facilitarvi questa lettura. Insomma: se definiamo, in modo riduttivo, l'uscita da una crisi come recupero del livello di reddito antecedente, la crisi attuale, nelle previsioni abitualmente rosee del Fmi, durerà il doppio di quella causata dall'ultimo conflitto mondiale.

Questa cosa non è banale, per almeno due motivi.

Primo, è discutibile che l'uscita da una crisi possa essere definita semplicemente come il ritorno alla casella di partenza: ragionare così significa ipotizzare implicitamente che se la crisi non ci fosse stata, cioè se il Pil non fosse diminuito, ci sarebbe però stata crescita zero, per cui il Pil sarebbe stato fermo- Non ci sono motivi per pensare che questa ipotesi sia ragionevole: il controfattuale rispetto al quale valutare l'impatto della crisi non può essere un controfattuale "a crescita zero", ma su questo torneremo dopo.

Secondo, il Pil è un flusso, il flusso di redditi prodotti e distribuiti in una unità di tempo (un anno, negli esempi di questo post). Chiedo: è peggio perdere 50 per un anno o 10 per 10 anni? Il prolungarsi della crisi è comunque il prolungarsi di un lucro cessante. In altri termini, anche ammettendo che il controfattuale "a crescita zero" sia quello adeguato, in ogni caso le cose andrebbero viste così:

Figura 3

considerando come "lucro cessante" della crisi le aree che abbiamo evidenziato in rosso, cioè la somma degli scostamenti (negativi) del Pil dal valore cui era arrivato prima della crisi. Se ragioniamo in questi termini, la distanza fra le due crisi si avvicina di molto: il "lucro cessante" (cioè la somma delle perdite di Pil rispetto al valore iniziale lungo gli anni della crisi) della Seconda guerra mondiale fu pari al 154% del valore del Pil nel 1939, ma con lo stesso criterio ad oggi la crisi in corso ci è costata il 91% del Pil del 2007, e non è finita. Sto poi trascurando il fatto che oggi almeno in teoria non siamo in guerra, che le nostre fabbriche e le nostre infrastrutture di trasporto non vengono bombardate, ecc. Che in un contesto non bellico si sia riusciti a distruggere il 91/154 = 59% del Pil distrutto nel più feroce contesto bellico sperimentato dal nostro Paese dovrebbe essere un dato eloquente, no?

C'è un altro modo per rendere l'idea di quanto sia eccezionale la situazione che stiamo vivendo, ed è tentare di esaminarla con gli occhi di uno storico del XXII secolo. Immaginiamo che da ora in avanti il Pil italiano cresca a quello che è stato il suo tasso medio di crescita dall'entrata nell'euro, lo 0,5% annuo (non abbiamo particolari motivi per credere che senza un'alterazione profonda del contesto istituzionale il nostro Paese in media riesca a fare di più).

Uno storico del 2123 osserverebbe questa situazione:

Figura 4

e a meno di non essere molto distratto non potrebbe non porsi una domanda: "Ma fra il 2007 e il 2026 che diavolo è successo?" Un buco di 20 anni, in effetti, rimane appariscente su un'estensione di oltre due secoli e mezzo di storia! Il nostro amico storico andrà a vedere se c'è stata una guerra (io farei così), e non la troverà, o non la capirà...

Una crisi italiana

Vorrei a questo punto scansare un altro equivoco: quello che un risultato così eccezionale dipenda dalla natura eccezionale dello shock che ha colpito l'economia italiana a seguito della bancarotta Lehman e della crisi finanziaria globale. Se osserviamo il tasso di crescita del Pil mondiale notiamo in effetti che dal 1950 a oggi il primo valore negativo corrisponde alla crisi del 2009:

Figura 5

Tuttavia, anche dopo gli shock petroliferi del 1973 e del 1979 avevamo assistito a una decelerazione del Pil mondiale molto pronunciata. Inoltre, la crisi globale (in effetti, le crisi globali, comprendendo anche quelle del 1973 e del 1979) hanno colpito tutti. Solo in Italia, però, gli effetti dell'ultimo shock globale sono stati così persistenti. Ciò suggerisce che il problema non sia stato lo shock, ma il modo in cui si è deciso di gestirlo.

Per dare un'idea di cosa intendo, ho replicato per Francia, Germania e Italia lo stesso esperimento: partendo dal 1950, ho calcolato la tendenza di crescita del Pil fino al 2007 e l'ho estrapolata dal 2008 al 2022, confrontando questa previsione ex post con i valori storici del Pil dal 2008 al 2022. Dico subito, a beneficio degli eventuali esperti, che a questo esperimento attribuisco un valore puramente descrittivo. So bene che una tendenza lineare non necessariamente è il miglior modello esplicativo della crescita di un Paese, semplicemente perché il paper scientifico più letto dagli economisti della mia generazione l'ho letto anch'io, ma a me qui interessa un modo semplice ed espressivo per evidenziare un possibile cambiamento di struttura.

I risultati sono questi:

Figura 6

Figura 7

Figura 8

(l'ultimo grafico coincide, ovviamente, con quello da cui siamo partiti).

Il confronto è piuttosto eloquente: nei primi 57 anni i tre tracciati sono indistinguibili: nei tre Paesi il Pil reale si sviluppa secondo una traiettoria pressoché lineare, con scostamenti di modesta entità e persistenza. Dopo lo shock del 2009 le cose però cambiano. In tutti e tre i Paesi il tracciato del Pil passa in modo persistente al di sotto della tendenza 1950-2007, ma solo in Italia si registra un arresto della crescita delle dimensioni evidenziate in figura 8.

Ha stato il debbitopubblico!

Questa dimensione comparatistica è utile, perché ci aiuta a sfrondare il dibattito da alcune spiegazioni semplicistiche del fenomeno. Tipicamente, la reazione del collega evoluto cui faccio vedere il grafico riferito all'Italia è: "Beh, ma per forza, prima crescevamo facendo debito pubblico!" Una spiegazione che si coniuga con l'idea (errata) che l'austerità sia stata necessaria e abbia fatto diminuire il debito pubblico (mentre i dati dicono che è andata al contrario). Per capire che la soluzione non può essere cercata in quella direzione basta dare un'occhiata ai dati, accostando a ogni tracciato quello del rapporto debito/Pil:

Figura 9

Figura 10

Figura 11

Da questi grafici desumiamo a colpo d'occhio:

  1. che il debito pubblico non esiste solo in Italia (molti giornalisti nostrani ne sembrano convinti) e che negli ultimi anni è andato crescendo un po' ovunque, quindi, se la crescita fosse sospinta dal debito, non lo sarebbe solo da noi;
  2. che il Pil un po' ovunque è rimasto sulla sua traiettoria tendenziale di crescita anche nei periodi in cui il debito pubblico anziché crescere diminuiva, come ad esempio in Francia e in Italia fra la metà degli anni '50 e la metà degli anni '60, o in Italia dalla metà degli anni '90 al 2007, il che smentisce l'idea che la crescita del Pil in Italia fosse sostenuta solo da quella del debito;
  3. in particolare, che in Italia non solo il Pil è rimasto sulla sua traiettoria anche quando il debito scendeva (vedi sopra) o restava sostanzialmente stazionario (come dal 1974 al 1982), ma è addirittura cresciuto bruscamente quando il Pil ha smesso di crescere, per cui l'idea che dietro alla tenuta della crescita italiana prima del 2007 ci fosse l'espansione del debito è smentita radicalmente: non si capirebbe infatti perché all'ultima impennata del debito corrisponda una tombale stagnazione!

Le spiegazioni "debitopubblicocentriche" di queste dinamiche direi quindi che non ci aiutano. Non c'è, nella traiettoria del debito pubblico italiano, una frattura di intensità pari a quella che vediamo nel Pil, qualcosa che ci possa dire che la crescita si è interrotta perché il debito ha smesso di sostenerla: anzi, con l'ultimo decollo del debito la crescita si è interrotta! In definitiva, non c'è nemmeno una particolare eccezionalità italiana nel panorama europeo: certo, il nostro debito è più grande, ma la sua dinamica di fondo è analoga a quella degli altri Paesi. In altri termini, non c'è nulla nella dinamica del nostro debito che ci aiuti a spiegare ictu oculi perché si è rotta la dinamica della nostra crescita, in un periodo in cui, dopo lo shock Lehman, quella degli altri Paesi rimaneva relativamente imperturbata.

Nel caso dell'Italia, poi, basta mettere le cose in prospettiva:

Figura 12

per cogliere immediatamente che la relazione fra debito e crescita non è così meccanicistica come si vuole far credere, e in particolare che il nesso di causalità non è così banale (cioè non va necessariamente dal debito alla crescita). Basta vedere che dal 1897 al 1913, così come dal 1995 al 2007, il rapporto debito/Pil era avviato su una solida traiettoria decrescente, interrotta nel primo caso dalla Grande guerra, e nel secondo dalla Grande austerità. In entrambi gli episodi di consolidamento non traumatico il Pil ha continuato a crescere e la diminuzione del rapporto debito/Pil è stata di oltre un punto percentuale l'anno, a testimonianza del fatto più volte citato dal ministro Giorgetti che le "salvaguardie" tedesche (cioè la regola che il rapporto debito/Pil debba comunque diminuire di un punto all'anno) l'economia italiana se le è sempre potute permettere. Aggiungo che in entrambi i casi si sono alternati governi "de destra" e "de sinistra" (che un secolo fa venivano qualificate dell'aggettivo di "storiche"). Non è quindi supportata dall'evidenza storica la consueta idea che la disciplina fiscale sia di destra e la dissolutezza di sinistra, né la sua versione più moderna ma altrettanto idiota che la disciplina fiscale sia di sinistra e la dissolutezza di destra. Piuttosto, quello che questo grafico dimostra è che se non le si rompono troppo i coglioni l'Italia riesce a generare sufficienti risorse da servire e ripagare il proprio debito, e infatti in tutti questi anni formalmente non ha mai fatto bancarotta (dico formalmente perché l'iperinflazione immediatamente successiva alla Seconda guerra mondiale fu una bancarotta de facto, come qui abbiamo più volte ricordato).

L'ultima parte del grafico, viceversa, suggerisce come il debito esploda quando l'applicazione di regole idiote comprime la crescita. Ma a beneficio di chi, intossicato da anni di lettura di ponderosi editoriali zero tituli, sia convinto del contrario, sarà utile sostenere questa intuizione con ulteriori elementi probanti. Entriamo quindi in dettaglio.

Le componenti della (non) crescita

Dato che prima del 2007 i grafici di Francia, Germania e Italia sono sostanzialmente indistinguibili, mentre dopo il 2007 l'Italia sperimenta la catastrofe che abbiamo descritto, potrebbe essere utile scomporre la crescita del Pil di questi tre paesi nel contributo delle rispettive componenti: i consumi privati (C), i consumi collettivi (G), gli investimenti (I) e le esportazioni nette (NX), in modo da vedere quale di queste componenti spieghi l'arresto della crescita italiana o, per altri versi, la persistenza della crescita degli altri Paesi.

Vi spiegai molto tempo addietro come si fa questa scomposizione. Forse qualcuno di voi ricorda questa tabella:

Tabella 1

la cui spiegazione è qui. In sintesi, il contributo alla crescita del Pil di ognuna delle sue componenti:

Y = C + G + I + NX

è dato dal prodotto del tasso di crescita della componente per la sua incidenza sul totale al tempo precedente (ad esempio, nella tabella, il contributo di x alla crescita di z è dato dal prodotto del tasso di crescita di x, 0.25, per l'incidenza di x su z, 0.4, cioè a 0.1). Il senso di questa semplice regola matematica è che una componente contribuisce di più alla crescita del totale se cresce molto in fretta o se esprime una grande percentuale del totale.

Nell'effettuare questa analisi incontriamo una difficoltà pratica, determinata dal fatto che le serie del Pil suddiviso nelle sue componenti non sono disponibili a partire dal 1950. I dati più recenti sono sul database dell'OCSE e partono dal 1980. Utilizzando questi dati e considerando due sottocampioni, uno dal 1980 al 2007, e l'altro dal 2007 al 2019 (ho lasciato fuori la crisi Covid), la scomposizione della crescita del Pil nelle sue componenti porta a questo risultato:

Figura 13

che, oltre a dirci cose che sappiamo (vediamo subito quali) ci evidenzia anche un'anomalia di dimensioni tali da costituire un buon indizio su cosa possa essere successo in Italia dal 2007 in poi.

Cominciamo dalle cose che sappiamo: sono riassunte dalle prime tre barre, quelle che si riferiscono al periodo 1980-2007. In quel periodo l'anomalia è costituita dalla Germania, la cui crescita è trainata per quasi il 40% dalle esportazioni nette (in giallo), una componente che in Francia e Italia dà invece un contributo trascurabile. Come altresì sappiamo (ne abbiamo parlato per tutto il post precedente), a questa dipendenza dalle esportazioni corrisponde, per via della relazione X - M = S - I, una repressione degli investimenti. Questi, in effetti, fra il 1980 e il 2007 contribuiscono ad appena il 13% della crescita tedesca, contro il 25% della Francia e il 24% dell'Italia. Un'altra differenza più sottile (ma altresì nota) fra i percorsi di sviluppo di questi tre Paesi risiede nell'incidenza dei consumi collettivi (spesa pubblica in stipendi e consumi intermedi), che mentre offrono un contributo molto contenuto alla crescita in Germania (l'11% del totale), danno una spinta piuttosto vigorosa alla crescita in Francia (spiegando il 21% della crescita), con l'Italia in posizione intermedia (intorno al 16%).

Nel periodo 1980-2007 insomma le differenze fra i percorsi di crescita seguiti fra i vari Paesi ci sono, ma per leggerle occorre una certa attenzione.

La scomposizione del tasso di crescita nel periodo 2007-2019 invece ci fornisce un quadro molto più differenziato e netto. Notiamo a prima vista tre cose:

  1. in Francia il contributo delle esportazioni nette diventa negativo, in conseguenza dello sprofondare del saldo della bilancia dei pagamenti;
  2. in Germania il contributo delle esportazioni nette sostanzialmente si azzera (il saldo estero fra 2007 e 2019 rimane sui 200 miliardi di euro);
  3. in entrambi i Paesi questa dinamica avversa viene compensata da un aumento del contributo dei consumi collettivi (spesa pubblica) alla crescita;
  4. in Italia gli investimenti crollano, contribuendo alla crescita dell'economia per il -117%, mentre esplode il contributo delle esportazioni nette, che sale al 65%. Tuttavia, dato che anche i consumi (privati e collettivi) danno un contributo negativo, fra 2007 e 2019 l'economia si contrae (come abbiamo visto nei grafici precedenti).

Per facilitarvi la comprensione di questi risultati vi riporto qui l'impianto dei calcoli per l'Italia:

Tabella 2

dove vi segnalo che, per aiutare l'intuizione del lettore, nell'ultima riga, quella che riporta la scomposizione percentuale del tasso di crescita fra 2007 e 2019, ho moltiplicato tutto per -1, altrimenti, dato che il tasso di crescita in quel periodo è negativo, le componenti che lo hanno tirato giù (e quindi hanno segno meno) sarebbero apparse con segno positivo (perché meno diviso meno fa più). Ma il punto è che fra 2007 e 2019 i consumi collettivi sono diminuiti di 14 miliardi e gli investimenti di 83 miliardi: si capisce che una mano in discesa l'hanno data, mentre non si capisce come si faccia a dire che in questo Paese "non è stata fatta austerità"...

Austerità e investimenti

Che gli investimenti (intesi come investimenti fissi lordi, come formazione di capitale fisso, cioè come acquisto di macchinari, attrezzature, immobili e automezzi industriali) siano un motore della crescita nessuno può negarlo. Meno che meno possono contestarlo gli "offertisti", cioè gli "economisti" che negano il ruolo della domanda nello stimolare la crescita in un'economia di mercato, perché convinti che sia l'offerta a creare la domanda, cioè che sia l'aumento dello stock di capitale produttivo a stimolare la capacità di spesa. Teoria un po' astrusa (la vita di ogni singolo imprenditore vero - cioè non da talk show - testimonia il contrario!), ma di cui qui apprezzeremo un pregio: rende incontestabile l'idea che la spesa in capitale fisso (gli investimenti di contabilità nazionale) siano un motore della crescita!

Il lato positivo delle idee sbagliate è che si possono usare nel modo giusto, fornendo argomenti difficilmente controvertibili da chi le propugna: se dimostriamo che c'è stato un problema con gli investimenti, sarà difficile per gli economisti ottocenteschi (quelli tutti offerta e distintivo, insomma!) contestare che questa sia la radice del problema di crescita che finora abbiamo documentato!

Un'analisi di lunghissimo periodo di questa variabile non è particolarmente agevole: ricordo, per inciso, che l'esigenza di tenere una contabilità nazionale si manifestò dopo la crisi del 1929 e in particolare dopo la sua soluzione (la Seconda guerra mondiale), una soluzione che per un po' suggerì alle opinioni pubbliche quanto oggi sembra abbiano dimenticato, ovvero che per quanto l'intervento pubblico nell'economia potesse sembrare indesiderabile, la sua assenza conduceva ad alternative peggiori! Bisognò attendere quindi il 1947 perché i primi conti nazionale venissero pubblicati negli Usa e il 1952 perché venisse elaborato dalle Nazioni Unite uno standard internazionale, lo SNA (System of National Accounts), tale da rendere le statistiche confrontabili fra Paesi. Aggiungiamo il fatto che il lodevole scrupolo di fornire una rappresentazione dei fatti sempre più aderente alla realtà spinge gli istituti di statistica nazionali e sovranazionali a frequenti revisioni dei criteri di calcolo. Ne consegue che non per tutti i Paesi sono disponibili serie omogenee a partire almeno dal Secondo dopoguerra (che è poi il motivo per cui nella sezione precedente abbiamo utilizzato i dati a partire dal 1980).

Con questi caveat, vediamo se è possibile rispondere alla domanda che ci siamo posti: la vistosa anomalia documentata dalle Figure 1 e 8 è almeno in parte spiegabile con una dinamica particolarmente avversa degli investimenti? La domanda in parte è oziosa perché la risposta viene dalla Tabella 2 ed è sì, ma dare un'occhiata ai dati e in particolare entrare nel dettaglio di che cosa abbia fatto il Governo (cioè esaminare l'andamento degli investimenti pubblici) qualcosa aggiungerà.

Cominciamo con l'esaminare la dinamica degli investimenti nei tre principali Paesi dell'Eurozona, utilizzando tutti i dati annuali disponibili sul sito dell'OCSE (che presto passerà qui):

Figura 14 - Fonte: OCSE.

La Figura 14, come anticipato, non può che essere coerente con i risultati della Figura 13 (visto che i dati sottostanti sono gli stessi), ed evidenzia che per l'Italia la situazione è grigia, anche in senso figurato: il calo anomalo degli investimenti è in effetti vistoso. L'anomalia è più chiara se a ogni tracciato associamo la propria tendenza dall'inizio della serie al 2007, facendo per gli investimenti un'operazione analoga a quella fatta per il Pil nelle figure dalla 6 alla 8. Per comodità lo faccio in un'unica figura: 

Figura 15 - Fonte: OCSE.

Come era facile aspettarsi, solo in Italia si manifesta un vistosissimo scostamento dalla tendenza degli investimenti verso il basso, scostamento che comincia a ricomporsi solo dal 2021, lasciando comunque i valori storici un centinaio di miliardi al disotto di quelli tendenziali. Francia e Germania (quest'ultima, a dire il vero, con qualche difficoltà in più) riescono invece a mantenere la traiettoria.

Ora, visto così il fenomeno è già eloquente e potrebbe contribuire a spiegare l'anomalia della Figura 8. Tuttavia, anche qui vale la pena di allargare lo zoom, e possiamo farlo utilizzando la base dati della Banca d'Italia da cui abbiamo tratto la serie secolare del Pil. Quella degli investimenti si presenta così:

Figura 16 - Fonte: https://www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/stat-storiche/stat-storiche-economia/index.html

Ecco, forse (dico forse) così si capisce meglio di che cosa stiamo parlando.

Una roba come quella successa dopo il 2007 non si era mai vista, e anche qui, ovviamente, valgono i caveat che abbiamo espresso per la Figura 1: il problema non è (solo) l'entità del crollo degli investimenti, ma (anche e soprattutto) la persistenza di questo crollo, che "mèccia" (dall'inglese to match: quelli bravi parlano così) perfettamente con la persistente stasi della crescita italiana. Poi si può parlare di debito pubblico, qualcuno mi parlava di società signorile di massa, le spiegazioni possono essere tante: se siete bravi, trovatemi una spiegazione che "mècci" ugualmente bene e mi farete un favore! Dico sempre che se rinasco voglio essere inutile: se si scoprisse che la contabilità nazionale e ECON102 sono irrilevanti forse riuscirei a coronare il mio sogno in questa vita!

A scanso di ulteriori equivoci, siccome so che i dati della Figura 15 sembrano diversi da quelli della Figura 16, ve li metto insieme, così vi rendete conto meglio:

Figura 17 - Fonte: Banca d'Italia e OCSE.

Lo scarto che vedete fra il dato OCSE e il dato Banca d'Italia è spiegato esclusivamente dalla diversa base dei prezzi (i dati OCSE sono ai prezzi 2015 e quelli Banca d'Italia ai prezzi 2010), ma il profilo temporale delle serie è assolutamente identico.

Per dare evidenza numerica a quanto è successo, per aiutarvi a quantificare (oltre che visualizzare) il buco degli investimenti che ha determinato il buco della crescita, vi fornisco anche un grafico con gli scostamenti fra la traiettoria storica e quella tendenziale (scostamenti che in Italia ovviamente sono sempre negativi):

Figura 18 - Elaborazione su dati OCSE.

e visto che sono una brutta persona e voglio rovinarvi il veglione, vi fornisco anche una tabella coi numeri e la loro somma cumulata, così è più chiaro:

Tabella 3 - Gli scostamenti degli investimenti dal rispettivo tendenziale e la loro somma cumulata.

Insomma, pare che dal 2009 a oggi abbiamo lasciato sul terreno una roba tipo 1587 miliardi di euro di mancati investimenti rispetto alla tendenza statistica, laddove la Francia ne ha fatti 145 in più e la Germania, che come sappiamo non se la passa benissimo, 592 in meno (risultato negativo, ma pari a un terzo del nostro disastro).

Gli investimenti pubblici

A questo punto un offertista potrebbe rifugiarsi in corner facendo un'osservazione in linea di principio corretta: è difficile stabilire un nesso di causazione univoco fra investimenti e Pil, perché gli investimenti sono almeno in parte endogeni, cioè dipendono dal livello generale dell'attività economica. L'imprenditore, quando decide di acquistare una macchina o di edificare un capannone, lo fa considerando vari fattori fra cui la ragionevole aspettativa di vendere quello che intende produrre, cioè le aspettative di domanda a lungo termine. Se le aspettative non sono formate razionalmente, ma risentono degli ultimi dati storici, in presenza di una recessione un imprenditore si aspetterà che la domanda sia bassa anche in futuro e posporrà gli investimenti.

Per i più raffinati, faccio notare che per fare questa obiezione il solito sbarbatello awanagana col pieiccdì (che tanto si affaccerà, vedrete) dovrebbe rinunciare a due caposaldi del suo "pensiero": l'idea che l'offerta sia esogena rispetto alla domanda, e l'idea che le aspettative si formino razionalmente. Ma siccome gli sbarbatelli awanagana hanno il pieiccdì, ma non hanno Aristotele, facilmente, per amor di polemica, possono contraddire se stessi, pur di negare l'evidenza. Fine della chiosa per i raffinati.

Tornando al punto: l'obiezione, di per sé, è ragionevole. C'è però un "ma": non tutti gli investimenti sono endogeni, cioè affidati agli animal spirits dei lettori del Sole 24 Ore (cioè di quelli che all'epoca di questo disastro credevano che Giannino fosse un economista)! Gli investimenti pubblici sono in mano al decisore pubblico, e quindi esogeni. Più esattamente: in un modello particolarmente raffinato dell'economia ci potremmo aspettare che essi dipendano dal Pil attraverso una "funzione di reazione" dell'autorità politica, tramite la quale questa reagisce ai segnali che provengono dall'economia. In questo caso, tipicamente, ci si dovrebbe aspettare che a un calo dell'attività economica debba corrispondere un incremento degli investimenti pubblici, con funzione anticiclica. Questo, ovviamente, non in Europa, dove le regole sono procicliche. Inoltre, la teoria economica di ECON102 (che è meglio del nulla di cui dispongono media e magistrature, ma non è un gran che) racconta che gli investimenti pubblici, dovendo essere finanziati, spiazzano gli investimenti privati (perché per pagarli lo Stato o alza le imposte o si indebita, esercitando una pressione al rialzo sui tassi, producendo in entrambi i casi effetti depressivi sugli investimenti privati), ma la vita di tutti i giorni ci dicono che in pratica invece di crowding-out (spiazzamento) si ha crowding-in, ovvero gli investimenti pubblici favoriscono quelli privati. Basti pensare a quale incentivo possa avere un'azienda a investire in un distretto industriale dove magari la manodopera è anche preparata e relativamente conveniente, ma che è isolato dal resto del mondo a causa di una rete infrastrutturale fatiscente! In questo caso prima viene l'investimento pubblico, rigorosamente non digital e non green, cioè la strada, e poi viene l'investimento privato. E di esempi simili se ne potrebbero fare a centinaia.

Per dirimere quindi il nodo, vediamo che cosa hanno fatto gli investimenti pubblici. Nel sistema dei conti nazionali, gli investimenti che entrano nella definizione di Pil (cioè la I nell'identità Y = C+I+G+X-M) non possono essere facilmente scomposti in pubblici e privati per i motivi descritti qui. Per scorporare la componente pubblica bisogna quindi far riferimento ai conti dei settori istituzionali. C'è poi una ulteriore difficoltà, consistente nel fatto che questi conti sono in valori nominali, quindi occorre deflazionare i dati per depurarli dall'inflazione (operazione che ho fatto utilizzando il deflatore degli investimenti lordi e con cui non vi tedio ulteriormente). Vediamo allora i dati, almeno quelli che riporta il sito dell'OCSE:

Figura 19

Direi che almeno per quanto riguarda l'Italia la situazione è piuttosto chiara: si vede bene come fra 2009 e 2014 si siano persi per strada quasi 24 miliardi di euro di investimenti pubblici, e come la tendenza si sia invertita solo con l'arrivo dei cattivi (noi) nel 2018. Qui non ci sono storie: non credo sia contestabile che l'andamento degli investimenti pubblici risente di precise scelte di politica economica. Inutile che veniate qui a dirmi che #hastatoabberluscone perché la serie comincia a scendere dal 2010. Lo so benissimo e sono con quelli che considerano che fare come il PD sia stato, da parte di Berlusconi, un errore gravissimo. Fatto sta che finché c'era lui la flessione era rimasta nell'ambito di altre sperimentate storicamente, come quella fra 1991 e 1994 o quella fra 2001 e 2002. Dopo inizia qualcosa di molto diverso: un serious fiscal overkill che è suscettibile di spiegare l'anomalia osservata in Figura 1 (o Figura 8).

Ma il grafico, che è un po' più confuso degli altri perché per la prima volta non vediamo la Germania in posizione di preminenza (ci avevate fatto caso?) ha anche altro da dirci. Effettuiamo la stessa analisi descrittiva applicata agli investimenti privati, analizzando gli scostamenti delle serie dalle rispettive tendenze:

Figura 20 - Fonte: OCSE.

E qui troviamo una sorpresa (relativa): la Germania, che nel periodo precedente alla crisi, aveva represso gli investimenti per promuovere le esportazioni, è l'unico Paese a reagire in modo anticiclico, con investimenti pubblici superiori al tendenziale. La Francia, invece, condivide, in qualche modo il percorso dell'Italia, con investimenti inferiori al tendenziale.

Ma allora?

Si torna ai bei tempi! Qui è quando arrivava lo scemotto simpatizzante di FARE per fermare il declino a dire: "Ecco, lo vedi, Bagnai, che le tue spiegazioni non tengono? Hai fatto tutta questa storia per dimostrare che l'austerità ha ucciso il Paese, ma poi la Francia ha tagliato pure lei gli investimenti pubblici e in Francia non si vede una cosa nemmeno lontanamente simile a quella successa da noi, e quindi il nostro disastro ce lo meritiamo perché dipende dai nostri mali atavici, il debito pubblico, la coruzzione (si scrive così), il familismo amorale, la tabaccaia scalabile e i camion di faldoni!"

(...ai nuovi del blog che non capissero questi riferimenti di alta dottrina economica suggerisco questa esilarante disamina dei mali italiani fatta da uno che se ne intende...)

E lo scemotto awanagana si prendeva, di prassi, una bella sportellata, altrimenti non sareste qui in tanti!

La sportellata dov'è? Beh, è hidden in plain sight nella Figura 13! Ma prima ricordiamoci di una cosa: se siamo arrivati qui è perché il nostro amico awanagana ha ammesso che gli investimenti dipendono dalle aspettative di domanda, e queste a loro volta dipendono dall'andamento attuale della domanda aggregata (insomma: del Pil). Ora, vi ricordo che le componenti del Pil determinate dall'azione di Governo sono due: oltre agli investimenti pubblici, ci sono anche i consumi pubblici o collettivi che dir si voglia, che in larga parte corrispondono al consumo di beni e servizi pubblici da parte dei cittadini, valorizzato presuntivamente con la remunerazione corrisposta a chi questi beni o servizi li fornisce: medici, poliziotti, ecc. Sì, forse non lo ricordate ma i consumi collettivi coincidono in larga parte con la spesa per stipendi della PA. Comunque, poco importa: fatto sta che sono una componente di domanda e che vengono controllati dal Governo. Per accertare se sia vero o meno che l'austerità non c'entri nulla col disastro italiano (tesi ardita, ma c'è chi la sostiene) dobbiamo allora completare il quadro.

L'analisi, condotta col metodo consueto, è in questa figura:

Figura 21 - Fonte: OCSE.

e, come vedete, ci fornisce un quadro coerente con quello della Figura 13: la principale differenza fra il nostro e gli altri Paesi è che qui da noi dopo la crisi del 2008, e in particolare a partire dal 2011 (quindi dalla legge di bilancio 2010, quindi ancora una volta è stato Berlusconi, per capirci, lo so benissimo, ed è una lezione per la destra, non per me...), sono stati repressi anche i consumi collettivi, che invece in Francia sono rimasti sostanzialmente sul tendenziale, e in Germania hanno progressivamente superato il tendenziale. Per capirci, verso il 2014 (cioè quando noi scrivevamo questo, o questo, per dire...), fra minori investimenti e minori consumi pubblici rispetto ai rispettivi tendenziali ballavano circa 85 miliardi. Se consideriamo l'effetto di spiazzamento determinato da questi tagli sulle aspettative di domanda e sullo stato delle infrastrutture (Pubblica Amministrazione inclusa), se poi ci aggiungiamo gli ulteriori effetti finanziari via accumulazione di NPL e applicazione delle sagge regole bancarie europee alla nostra economia, ecco, allora cominciamo a spiegarci la Figura 1...

Confessio regina probationum

Che poi, per chi è qui da un po', e quindi, tornando a bomba, non per le persone serie, per la classe dirigente, per quei bravi "practical men, who believe themselves to be quite exempt from any intellectual influences", e che invece "are usually the slaves of some defunct economist", come ci ricorda un defunct economist, per noi, insomma, tutti questi ragionamenti, più che scontati, sono inutili. A che ci serve un simile apparato probatorio, quando abbiamo la regina delle prove, la confessione!? Quello che vediamo negli innumerevoli grafici che vi ho proposto è il risultato di una scelta deliberata: la scelta di distruggere la domanda interna italiana per recuperare competitività:


Il ragionamento di Monti è limpido, a meno di un piccolo salto logico. In effetti, visto che, come sappiamo, in contabilità nazionale sarà sempre:

S - I = X - M

(ne abbiamo parlato tante volte, ad esempio qui), il modo più spiccio per recuperare non la competitività (qui sta il salto logico), ma la sua apparenza, cioè un miglioramento del saldo commerciale X - M positivo, è tagliare la componente pubblica di I, o i consumi collettivi (perché S = Y - C - G, e quindi tagliando i consumi collettivi G ragionieristicamente innalzi S... se non fosse che economicamente Y cala, ma il discorso sarebbe lungo).

Insomma, fra le tante cose che non vanno delle politiche di austerità, oltre al fatto di distruggere il Paese, c'è anche quello che non risolvono nessuno dei problemi che vorrebbero risolvere: non abbattono il rapporto debito/Pil, perché il Pil cala più del debito (e di questo rischio Monti, se lo ascoltate bene, è perfettamente consapevole); non migliorano la competitività del Paese, perché il taglio degli investimenti pubblici e del numero e delle retribuzioni dei funzionari pubblici va in direzione esattamente opposta, ma consentono di fingere che la competitività sia migliorata, perché tagliando i redditi si tagliano le importazioni, e il saldo commerciale va su. Monti dice che ci sarebbe voluta una "demand operation" europea, insomma, che si sarebbe aspettato che la Germania aprisse i cordoni della borse per remunerare, via maggiori acquisti di beni italiani, la nazione che era stata "prima della classe" (in autolesionismo). Lo credeva veramente? Come al solito, come sempre, insisto su un punto: a me non interessa se c'era o ci faceva (come dicono a Roma): a noi deve interessare quello che ha fatto.

Ha fatto quello che vedete in Figura 1.

La sintesi estrema di quanto ci siamo detti fino a questo punto è che il disastro rappresentato in Figura 1 è frutto di deliberate scelte politiche compiute dai governi a trazione PD (con qualche timido accenno da parte di Berlusconi, che venne spazzato via subito perché non sufficientemente convinto, come vi dissi fin dall'agosto del 2011).

I non-rimedi

Mi sia concessa una brevissima divagazione politica.

Ieri commentavamo la decisione dell'amico Gianluigi di uscire dal proprio partito per essere libero di dire quello che desiderava, per tornare ad essere una voce critica. Doveva essere proprio una caserma, Italexit, se nemmeno il suo leader riusciva ad esprimersi liberamente nel suo ruolo! Noi qui siamo aiutati dal fatto che, come sapete, questo blog non esiste, il che offre due vantaggi immediati: nessuno viene a disturbarci, in un luogo che non c'è, e quindi qui possiamo dire quello che ci pare, per quanto politicamente scorretto o politicamente inopportuno. In particolare, possiamo dire quello che abbiamo sempre detto, ad esempio questo (con l'occasione, registro un simpatico plagio del titolo che mi rassicura: siamo decisamente più letti, o meno originali, di quanto crediamo di essere, ed entrambe le cose sono positive).

Vado al punto. So che può sembrare politicamente contraddittorio sottolinearlo, e aggiungo quanto è  forse scontato aggiungere (ma better safe than sorry), cioè che anche qui, dove posso dire quello che mi pare, ritengo che il lavoro fatto da questo Governo per raddrizzare il legno storto del PNRR sia meritevole, se non altro perché scongiura che al danno di esserci entrati si aggiunga la beffa di non ricevere i soldi (quanto a rendicontarli, non ci riuscirà nessuno, per cui direi di stare tranquilli...). Fatta questa doverosa quanto superflua premessa, arrivo al punto che immaginate: sì, il PNRR, anzi, scusatemi: leingentirisorsedelPnrrr (detto alla grillina, tutto d'un fiato), non è una soluzione. Non lo dico io e non lo direi comunque per animosità politica verso chi ha mal concepito e peggio gestito il nostro ingresso in questo meccanismo (la "bioggiadimiliardi" non poteva che essere la sorella gemella del "graduidamende"). Lo dice la Commissione Europea perché lo dicono i dati, di cui vi fornisco fonte e diapositiva:

Figura 22 - Fonte: https://www.consilium.europa.eu/media/65610/ip253_en.pdf

Figura 23 - Fonte: https://economy-finance.ec.europa.eu/system/files/2023-12/ip258_en.pdf

Il recupero degli investimenti rispetto al livello del 2019, visibile a fine periodo nelle Figure 15 e 16, dovrebbe proseguire, ma si prevede (lo prevede la Commissione) che nel 2024 e nel 2025 le ingentirisorsedelpnrr saranno una componente sostanzialmente minoritaria (fra un terzo e un quarto) del recupero di investimenti pubblici rispetto al livello del 2019. Insomma: l'UE ci ha aiutato a scavarci la fossa, ma ci lascia da soli a riempirla. Operazione che, ne converrete, sarebbe più semplice se intanto ne uscissimo (che avete capito!? Ovviamente intendevo dalla fossa!).

Concludendo

Qui si dovrebbe aprire una lunga discussione, ma devo chiuderla perché la famiglia, Capodanno, gli auguri, ecc. ecc. ecc. Va bene così. Ovviamente nessuno, includendo in questo nessuno anche tu che mi stai leggendo, ha realmente colto la gravità della situazione in cui ci troviamo. Ci vuole un po' per afferrarne i contorni: un quarto del Pil che se ne va giù per il tubo, a beneficio sostanzialmente di nessuno (perché a tutti, e più che agli altri ai debitori diffidenti, sarebbe convenuto lasciare intatta la capacità di generare valore del nostro Paese)! Non c'è miglior esempio dei danni che può arrecare la schiavitù degli uomini pratici dalle idee di qualche economista defunto! Ma per quanto sia un fatto che segnerà per sempre (ovvero: fino a quando si misurerà il Pil) la storia del nostro Paese, non è certo un buon motivo per rovinare la festa agli altri. Quindi ora vi lascio. Ma c'è un impegno che dovremmo prenderci per il 2024: diffondere consapevolezza.

La Figura 8, se presentata col dovuto garbo, è suscettibile di scuotere le coscienze.

Basterà dire, con la vostra congeniale delicatezza, al vostro piddino di riferimento:

Figura 24 - Mappa illustrata della crisi.

"Tesoro di papà, noi eravamo in A, da A siamo arrivati in B, saremmo quindi dovuti arrivare in C, giusto? Ma invece siamo in D. Secondo te, che cosa è successo? Visto che fra C e D ballano 400 miliardi sarebbe utile farsela una domanda, non credi?"

Arriveranno i camion di faldoni, arriverà er debbitopubblico, arriverà la società signorile di massa, arriverà #aaaaacoruzzione, arriveranno i costidellapolitica, arriverà la qualunque, statene certi: arriverà di tutto, tutto tranne la macroeconomia, la contabilità nazionale, e i dati. E alla fine della processione, però, mancheranno sempre 400 mijardoni de euri! Sarà quindi lecito ripetere, lasciato passare un po' di tempo, la domanda, smontando con delicatezza, uno dopo l'altro, i preconcetti dei vostri amici che "sanno di sapere" (li chiamammo così, ricordate?).

Ci vorrà molta pazienza, ma bisognerà insistere, perché, purtroppo, tutto passa da lì: il problema della natalità, quello del debito pubblico, quello del riscatto del Paese. Perché 


e quindi mettere al centro della riflessione politica la Figura 1 conduce naturalmente a una rivoluzione copernicana: da "abbattere il debito per liberare risorse" (il mantra che ci siamo sentiti ripetere mentre Monti portava il debito dal 120% al 132% del Pil) a "liberare risorse per abbattere il debito".

Liberare le risorse da cosa?

Mi sembra abbastanza chiaro: da un insieme di regole quanto meno inutili (perché quello che prescrivono siamo stati in grado di realizzarlo prima che esse ci venissero imposte) ma più verosimilmente dannose (perché la loro applicazione ci ha portato dal punto B al punto D).

Insisto: non fate l'errore del cattivo insegnante! Non pensiate che chi vi sta intorno sappia quello che è successo. La Figura 8 non l'ha vista nessuno: solo voi! La Figura 1 è stata per anni nella homepage dell'ISTAT, ora sostituita dal questa versione più anodina:


(abbiamo parlato qui dell'importanza di avere un buono zoom), ma nessuno ha fatto un plissé! Quei numeri, in fondo (dico quelli della Figura 8) non vuole vederli nessuno. Non li vuole vedere chi ne è stato causa, ma, ripeto, forse nemmeno chi ne è stato vittima vuole capire l'intensità della nostra crisi. Eppure è da lì che dovremo ripartire. La domanda che mi pongo, che vi pongo, che ci poniamo da tempo è: sarà possibile costruire una coscienza collettiva di questo problema senza l'intervento di un fatto traumatico (intendo: veramente traumatico)?

La risposta che mi do, che vi do, da quando ho iniziato a rivolgermi a voi, è sempre la stessa: dipende da noi.

Buon anno!

(...portato a termine sotto una gragnuola stordente e insensata di messaggi di auguri, e ci sono anche quelli che si incazzano se non gli rispondi subito! Per fortuna che ci sono, aggiungo, così capisci chi si rende conto e chi no - e purghi la rubrica. Voglio bene a tutti, ma credo che invece di 4038 "anche a te e alla tua famiglia" sia stato più utile scrivere queste brevi note sull'unico problema che abbiamo. Risolto questo, si risolve tutto il resto. Sul come e perché sia difficile risolvere questo, credo di aver scritto qualcosa tempo addietro, e siccome la situazione non è cambiata, se non per confermare quanto prefiguravamo - cioè che il Paese era nelle sabbie mobili - posso tranquillamente rinviare agli scritti di undici anni fa. Per il resto:


senzadubbiamente...
)

93 commenti:

  1. Grazie, certo non passerò un Capodanno più allegro, ma sicuramente più consapevole. Mi ritengo augurato, anche Lei.

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  2. Gli anni passano: ero in platea ad ascoltare del bar non scalabile e dei camion di faldoni; la società signorile di massa è uno dei libri recenti che ho letto per avere una panoramica del pensiero 'meinstrim'; ho colto riferimenti recentissimi e non all'austerità che non ci sarebbe stata in Italia. Il lavoro che abbiamo da fare, ciascuno al suo posto, è più grande che mai. Ma direi che vale 400 miliardi all'anno e tutto quello che simili squilibri comportano. Buon anno Alberto, stasera mi prendo questa licenza, e grazie - su tutto -per l'esempio che ci dai.

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    1. Era la tabaccaia non scalabile, se non ricordo male. Un'immagine felliniana: immaginavo una prosperosissima, giunonica tabaccaia, e un economista mingherlino che tenta il sesto grado sul suo seno aggettante e prorompente! Che momenti indimenticabili!

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    2. P.s.: quel libro me lo devo guardare anch'io perché ho capito che fa opinione. Qualcosa di vero ci sarà anche lì, forse anche più di qualcosa, ma mi ha colpito che mi venisse citato da una persona di assoluta qualità per spiegare un cambiamento strutturale che ha cause molto più prossime! In ogni caso, suppongo ravvisiate anche voi una certa contraddizione nel fatto che da un lato si ponga la produttività (come dato esogeno rispetto alla domanda) al centro del discorso, e dell'altro si "metta a tema" il fatto che... la gente stia (o pretenda di stare, dove magari in inglese tradurrei "pretendere" proprio con "pretend") meglio! Alla fine la produttività (cioè il progresso tecnologico) a cosa ci dovrebbe servire? Però, ripeto, non conosco ancora questo lavoro.

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  3. Post notevole. Mi chiedevo, sul diffondere consapevolezza, ma una "commissione parlamentare di inchiesta sul debito pubblico" potrebbe essere utile? Altrimenti siamo sempre inchiodati sul DP fardello delle future generazioni.

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    1. Ma figurati! A che vuoi che serva? Qui vanno presi uno per uno, gli AD, i membri di authority, e i colleghi rilevanti, nel momento giusto, dopo averci creato un rapporto di reciproca fiducia, e gli va sottoposta individualmente questa riflessione. In una legislatura un paio di centinaia di persone riesci a raggiungerle, e non ce ne vogliono molte di più.

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  4. Non c'è che dire, dopo dodici anni siamo al punto di partenza.
    Dodici anni di vita buttati nel cesso. Di 25 anni di condanna al declino.
    Un po' come quella volta del "Niu Dil" di cui tutti dicevano che la bodenza di fuogo avrebbe risolto la crisi.

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    1. Sul Grygnudyl ci esprimemmo anche noi a suo tempo. Ora, come vedete, lo fa la Commissione, che nelle previsioni economiche di primavera e di autunno dice quello che mostrano rispettivamente le figure 22 e 23: il recupero degli investimenti è in larghissima parte dovuto all'abbandono delle regole nel 2020 e in minima parte all'impatto di NGEU. Oh, io posso essere europeista quanto si vuole, per spirito di squadra o per amore romantico delle cause perse, ma non posso essere più europeista degli europeisti! Che NGEU (cioè il pereperepere) dia un contributo minimo lo dicono i loro grafici! D'altra parte, il "buco" negli investimenti rispetto al tendenziale è di 1500 miliardi (e si allarga ogni anno che restiamo sotto al tendenziale). Siamo sicuri di riempirlo con 200 miliardi una tantum spalmati su sei anni? Dai, su...

      Questo ci fa capire che il principale problema del dibattito pubblico è la diffusa ignoranza degli ordini di grandezza dei fenomeni.

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    2. Quel -1500 miliardi di investimenti è effettivamente quello che impressiona di più.
      Mi dà l'idea che ci abbiano costretto a drenare ricchezza attraverso la tassazione, non per controllare l'inflazione e ridistribuire attraverso investimenti pubblici, ma per altri progetti di un'idea balorda sul continente.
      La conclusione del post mi ha fatto pensare che dopo 12 anni (prendo come riferimento i momenti del fateprestismo) siamo di nuovo lì, a cercare di capire cos'è che non va nella nostra economia.

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    3. Scusate però, lo scopo dell'austerità è piuttosto chiaro, interpretabile ex ante tramite le identità del reddito nazionale e visibile ex post nell'andamento delle variabili: ripianare la posizione debitoria verso l'estero, e non stiamo parlando (solo) di debito pubblico. I numeri ve li ho fatti vedere qui.

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  5. Grazie . Letto tutto . Posso solo suggerire un cambiamento di mentalità nel governo nella spesa pubblica per investimenti: evitare la premialità sui brevetti . Faccio un esempio su ciò che so .
    Nel PNRR ci sono 650 milioni per gli elettrolizzatori PEM per la produzione di idrogeno . Adesso che "il grin sa mort" è inutile andare avanti.
    Se però uso la via dei gassificatori con reazione chimica posso produrre del buon H usando il sole (sotto scrivo i passaggi) organizzando un ciclo che può essere introdotto nell'uso comune.
    Ma c'è un problema : zero brevetti , in quanto basato sulla chimica e fisica del liceo .

    Ecco come si potrebbe fare a parole:
    si versa in modo controllato della polvere di zinco in una soluzione di soda caustica , si ottiene H controllando la reazione con la quantità di zinco.
    In fondo al bidone si raccoglie la poltiglia bianca e la si mette in un crogiolo a concentrazione solare a 800 gradi .
    La poltiglia bianca ritorna zinco e l'altra cosa che resta con l'aggiunta di acqua torna soda caustica .
    Se ben ricostruisco:
    Zn(s) + 2 NaOH(aq) → Na2ZnO2(aq) + H2(g)
    La reazione è esotermica, quindi si libera anche calore con cui scaldo l'acqua sanitaria .
    Poi:
    Na2ZnO2(s) → ZnO(s) + Na2O(s) + O2(g)
    Il Na2ZnO2 si decompone al riscaldamento in zinco metallico, ossigeno e sodio.
    Che recuperati si rimettono in circolo dall'inizio , l'ossigeno o recuperato o in atmosfera .
    Tali sistemi o simili sono già in uso per cose "strane" o "militari" .
    La ditta HERA di Bologna che nel 2012 testò un sistema simile non volle proseguire in quanto (testuale) "l'idrogeno non era puro al 99%" .
    Direi che una cosa sana di mente sarebbe normare la procedura in modo che i privati si possano arrangiare a farsi l'idrogeno come gli pare . Poi lo stato potrebbe costruire un crogiolo pubblico per il recupero dello zinco .
    Con un funzionamento economico simile a quello dell'ammasso grano dei consorzi agrari .
    Esistono brevetti per reazioni "all in one" ma non hanno mai funzionato a livello economico , es.: : US 2005/0042150 A1 Linnard Griffin, Bertram, TX (US)

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  6. Ho impiegato un bel po' a 'sto giro a decidere la "frase clou" tratta dal post, quella che mi colpisce e che ritengo rappresentativa dell'articolo che ho appena letto da riportare citando il tweet del Prof che annuncia l'uscita dell'articolo. A questo giro la frase non é rappresentativa di niente, semmai é riduttiva della grande verità (che in quanto tale fa male) riguardo alla situazione in cui siamo. Il post di anticipazione su X di Bagnai avvertiva in merito e richiedeva una mia reazione. La mia reazione la troverete tra i commenti all'articolo qualora Bagnai volesse pubblicarla: lo ringrazio anticipatamente sia che decida di pubblicarla, sia nel caso opposto.
    Ebbene i miei sentimenti sono molti, in un ridicolo miscuglio che produce, presumo, tristezza.
    Innanzitutto provo un forte fastidio: ho 33 anni, nel 2014 ne avevo 24 e forse mi sarei dovuto accorgere anche io già allora, o forse mi si potrà perdonare il mio arrivo tardivo, non lo so. Quello che so é che da Millennial, cresciuto più su YouTube che sulla RAI, mi sono capitati sott'occhio i guitti citati anche qua sopra, ma non mi accorsi di nulla.
    Inoltre provo vergogna: ho 33 anni e questi problemi ho iniziato a guardarli quando sono stato costretto a farlo, con Claudio Borghi azzoppato che spiegava #lebbasi sul terrazzo e Bagnai, dal suo ufficio che mi spiegava, attraverso Guerra e Pace, i megalomani e gli incompetenti che ci governavano in quel momento a suon di DPCM.
    Infine provo serenità: ho 33 anni e se devo "morire" preferisco sapere di cosa ed é per questo che la mia gratitudine va al Professore Alberto Bagnai perché é quello che ha dedicato gli ultimi 12 anni della sua vita a spiegarmelo, anche se non lo stavo ascoltando.
    La forza della Community sta nel fatto che é un fiume che scorre in piena e sia che tu sia partito dalla sorgente, sia che tu stia navigando da poco, in ogni caso scorre e non puoi farci nulla. Quello che voglio impegnarmi a fare é imparare a remare (uso questa metafora per descrivere la mia intenzione di accogliere i consigli preziosi letti due post fa) e come spero il Prof avrà modo di verificare di persona, é tirare a bordo anche gli amici fuori da X.
    La Consapevolezza, caro Prof, per me é la cosa più preziosa: se si deve fallire, lo si fa combattendo, altrimenti sarei un grillino "chiagni e fotti", e se si combatte, non si hanno rimorsi. Imparerò a scegliermi bene i campi di battaglia e come fu prezioso per l'uomo il "metodo scientifico", diventerà per me prezioso il "Dibattito" con le sue regole e i suoi metodi di conduzione. La guerra al MES ha dimostrato empiricamente che funziona, percui faccio quello che énun banale atto di consapevolezza.
    La ringrazio infinitamente per quello che fa, le auguro un buon 2024 e quest'anno, a costo di venire a piedi, sarà l'anno del mio battesimo al Goofy.

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  7. Post da incorniciare e serbare per il futuro.
    Ricambio gli auguri a lei ed alla comunità qui presente in goofy.

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  8. Complimenti, bellissimo articolo! Interessante anche l'andamento del tasso di disoccupazione dal 2007, pauroso e simile al PIL (https://www.istat.it/60annidieuropa/lavoro.html), ma credo che sia causato dalla decrescita degli investimenti e rientri nella logica montiana della distruzione della domanda interna. In definitiva la risposta al credit crunch bancario post 2007 (che penalizzava gli investimenti privati) è stata una decrescita degli investimenti pubblici, quindi prociclica. Strano che sia andata a finire male... Buon anno!

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  9. Lezione interessantissima così come la diretta del sen. Borghi sullo stesso argomento. Entrambe ad usum Giorgetti, dopo che costui, nella sua risposta in parlamento, ha pronunciato la fatidica frase, senza altri addendi o spiegazioni: "il vero problema dell'Italia è il debito pubblico". Siamo ancora a questo punto.

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    1. Devo dire che con questo insistente #hastatogioggetti dimostrate solo che il vostro posto non è qui, ma sulla homepage di Repubblica o consimile organo di informazione, da cui continuate a farvi dettare la visione del mondo. Qui ci sono le persone che, a differenza di te, sanno di non sapere. Tu invece sai tutto: sai che cosa è successo alle due riunioni del dipartimento economia antecedenti alla votazione sul MES, sai chi ha parlato, sai che cosa ha detto, sai che cosa succede all'Eurogruppo, sai tutto e sai di tutto.

      Non mi resta che farti i miei complimenti!

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    2. Caro professore quello che so di economia l'ho imparato qui malgrado abbia dato anche un esame di economia politica. So anche però, dopo 20 anni di militanza leghista, quali opinioni hanno molti esponenti del partito su certi temi. Ho partecipato al finday, ho contribuito alla Sua campagna elettorale per il seggio in Abruzzo pur risiedendo in Veneto appoggeró la Sua battaglia fin quando me lo consentirà perché è la giusta battaglia a prescindere e nonostante gli insulti che prenderò.

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    3. Ci sono due imprecisioni: io non ti ho ancora insultato (non è mia abitudine farlo, ma se succedesse ti garantisco che te ne accorgeresti) e tu non sai quali opinioni hanno molti esponenti del partito su certi temi. Preciso: di quello che pensa il coordinatore cittadino di Musate sul Duro ce ne possiamo anche tranquillamente sbattere, d'accordo? E comunque se non ha capito il problema non è lui: sono le circostanze che ci hanno impedito di spiegarglielo. Quello che pensano gli esponenti rilevanti non puoi saperlo perché non li frequenti (e non c'è nulla di male). Per me il discorso è molto semplice: chi va dietro alle narrazioni piddine è piddino. Non è che posso farti l'analisi del sangue: per capire da che parte sta uno basta l'analisi logica. Non sto dicendo, ovviamente, che siamo tutti allineati e coperti, ma sto dicendo che l'idea di drammatizzare e demonizzare qualsiasi dialettica interna come spaccatura, tradimento, ecc., alla fine è antipolitica, cioè grillanza, e dopo il voto sul MES, deciso tutti insieme e comunicato da chi di dovere ai suoi colleghi esteri, questo dovrebbe essere capito almeno qui. Dopo di che, grazie per il tuo sostegno, anche se forse sostieni la persona sbagliata: ti vedo più adatto a Paragone, ma sbaglierò io, e poi, purtroppo, Gian si è ritirato (e anche questo vedo che non sta insegnando niente a nessuno).

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  10. Grazie !
Ho letto e riletto il post che è di una chiarezza e completezza assolutamente degna dei suoi migliori post. È certo che la diffusione della consapevolezza di quanto da lei esposto debba rappresentare l’impegno primario che dobbiamo assumerci, sin da oggi, per quest’anno.

    Lei dice : “La Figura 8, se presentata col dovuto garbo, è suscettibile di scuotere le coscienze.
    Basterà dire, con la vostra congeniale delicatezza, al vostro piddino di riferimento: Tesoro di papà, noi eravamo in A, da A siamo arrivati in B, saremmo quindi dovuti arrivare in C, giusto? Ma invece siamo in D. Secondo te, che cosa è successo? Visto che fra C e D ballano 400 miliardi sarebbe utile farsela una domanda, non credi?" […] Sarà quindi lecito ripetere, lasciato passare un po' di tempo, la domanda, smontando con delicatezza, uno dopo l'altro, i preconcetti dei vostri amici che "sanno di sapere" .
    Il problema è l’oggettiva difficoltà di usare, in una normale discussione al caffè o dopo cena o magari su X o altro “social”, le argomentazioni, le spiegazioni ed i grafici, da lei forniti nel post, con un soggetto di normale intelligenza e magari anche di buona cultura ma con le nozioni di economia e di econometria tipiche dell’Italiano medio. Io credo che, in tali occasioni, sarebbe di estrema utilità un sunto scientificamente corretto ma possibilmente breve e immediatamente assimilabile (strumento che sarebbe addirittura indispensabile per una diffusione “virale” su X o altre piattaforme).
    Per spiegami meglio con un esempio: il 28 giugno scorso Claudio Borghi pubblicò il suo famoso “10 motivi per cui NON dobbiamo ratificare la riforma del MES.” Il 20 luglio lei pubblicò il suo “Dieci motivi per non ratificare la riforma del MES (edizione illustrata)”, altro post di grande completezza e chiarezza, ecco ora abbiamo già “Il PD, ovvero la crescita negata (il mio discorso di fine anno)” avremmo bisogno dell’equivalente dei “10 motivi…” di Borghi.
    La ringrazio e auguro a lei ed a tutta la comunità “che non c’è” un felice 2024 di costruzione di coscienza collettiva di questo problema.

    @GeriniG

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    1. Byoblu a suo tempo aveva un "claim" del tipo "chi non ha tempo non ha nemmeno speranza"...

      Posto che questo blog altro non è che la ripetizione di fatti qui già ampiamente descritti e discussi da undici anni ( ricordate Il bilancino del farmacista?), ci sarebbe molto da dire sulla "viralità" e sulla capacità di influenza. In termini strategici, sono convinto che senza il blog non saremmo andati da nessuna parte: gli argomenti richiedono spazi e tempi di approfondimento che Twitter non può offrire. Dopo di che, Twitter è utile per almeno tre cose (che Claudio sa fare molto bene): 1) usare lo scemo di turno per dimostrare come se ne smontano gli argomenti; 2) rendere visibile il consenso attorno a una certa tesi; 3) condizionare le scelte editoriali della televisione.

      Quanto a (1), qui lo abbiamo fatto per un po', ma nel 2024 ho meno tempo che nel 2011 (e chi non ha capito dopo ha la testa più dura di chi non aveva capito prima), quindi dichiaro che questo tipo di dialogo col piccione di turno mi interessa poco, anche se insisto sul fatto che ha un enorme valore in termini didattici (perché vi insegna ad argomentare) e di team building (perché visto che vi ostinate a considerare i cretini come interlocutori ovviamente trovate rinfrancante e motivante il fatto che qualcuno li rada al suolo)!

      Quanto a (2), Twitter è un'infrastruttura aperta, cui si accede per una varietà di motivi (ad esempio, oggi per informarsi sul terremoto in Giappone), e con le statistiche "a vista". Qui invece si bussa alla porta solo se interessano i temi trattati, decido io chi entra e quanti entrano lo so io. Va da sé che se questo è funzionale a mantenere un dibattito ordinato e (che una volta era) di un certo livello (perché avevamo tutti più tempo), non è altrettanto funzionale a dare concreta evidenza al consenso che le tesi raccolgono. Questa è un'altra cosa che Claudio fa molto bene e il Fin Day, che ci crediate o meno, è stato determinante. D'altra parte, però, senza #goofy non sareste community, come anche i vostri commenti suggeriscono. Il salto di qualità è stato fatto con l'intuizione di dare a una comunità digitale una casa analogica: anche quello è un modo di far vedere che un consenso esiste, e vi assicuro che anche quello la sua impressione la fa!

      Quanto a (3), è un "di cui" del (2). Sarebbe utile che foste più presenti su Twitter quando siamo in trasmissione, ma se non lo capite non devo spiegarvelo.

      Sul problema della "pallottola d'argento" ("Dammi il contenuto virale con cui sterminare i piddini") ho mandato affanculo care persone cui ero affezionato, semplicemente perché non funziona così. Il problema evidenziato in questo post non è riassumibile in punti. Semplicemente, è nei dati e lì si vede. Al massimo si può fare una lista di confutazioni. Ma torno su un punto che forse sfugge: il mio problema non è che le cose le capiscano "gli altri". Il mio problema è che le capiate voi. Tredici anni dopo qui ancora nessuno saprebbe spiegare che cosa è il saldo delle partite correnti e perché è indispensabile osservarlo! Se capite le cose quando ve le spiego, è perché prima le ho capite io. Se non capite le cose quando le spiegate, è perché non le avete capite voi. Questo motiva la mia diffidenza verso le "pallottole d'argento". Ci vuole molto impegno, molto più di quanto tutti noi pensassimo...

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  11. Buon anno Onorevole. Ho apprezzato molto questo post. Grazie.

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  12. Oggi Fare per fermare il declino si è trasformato in LiberiOltre, con i vari Boldrin, De Blasi, Arfaras etc. Molto pervasivi sui socials, E' vero, essi partono dal debito pubblico come causa primaria del declino. Prima dall'inflazione degli anni 70 da fattori esogeni, ma poi dicono in Italia è durata più che negli altri paesi perchè si è risposto con emissione di moneta tramite banca d'italia che comprava titoli di stato. Con la monettzzazione del debito un emorme accumulazione del deficit, soprattutto negli anni 80. Per loro Andreatta è stato un salvatore della partia perchè dicono, il divorzio dell'81 ci ha salvati dal baratro. In più aggiungono, gli effetti del divorzio poi non si sono visti molto perchè la banca d'italia ha continuto a comprare titoli fino al 1989, in più il Tesoro aveva acceso un conto corrente presso la stessa Banca d'Italia dove la stessa copriva fino ad uno scoperto del 14%, per cui il rientro dal debito è stato lentissimo per queste prassi consolidate.

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    1. Che cosa vuoi che ti dica? Saranno anche "pervasivis sui socials", ma io non ne sento più parlare da un po'.

      Si dice che vanno confutati gli argomenti, non le persone, ma siccome certi "argomenti" io qui li ho confutati quando quelle persone erano più presenti (dodici anni fa), oggi aggiungo una breve chiosa. Se torniamo a dodici anni fa, una cosa è evidente e incontestabile: loro volevano avere uno sbocco politico (al punto da fondare un partito), io no (al punto da rompere senza appello amicizie con persone anche di pregio che me lo proponevano). Loro hanno fallito. Può anche darsi che le loro idee siano migliori di loro, ma credo che non sia così. Credo cioè che il loro fallimento non sia dovuto all'essersi caricati una serie di personaggi simpaticamente folcloristici, ma al fatto di incarnare un'economia dal XIX secolo che suona convincente solo per la sciura Maria. Peccato che... la sciura Maria non esiste! Conseguentemente, non sono esistiti i suoi voti!

      Quindi: va bene "parcere subjectis", ma questo modernariato del dibattito anche no...

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    2. Probabile ci riproveranno con iniziative politiche, (Boldrin no, se non da esterno, ma gli altri si). Si, stanno molto sui socials, tv e stampa poco, ma X, facebook, youtube moltissimo. Su youtube, con varie sigle e canali, arrivano a fino a 1-3 video AL GIORNO che è tutto dire. Si ora fanno modernariato perchè lei e borghi avete anni di vantaggio e loro partono da più "lontano". Siete un loro riferimento per dire sempre l'opposto. Le ho fatto un picco riassunto di uno dei loro ultimissimi video, se le mettevo un link diretto forse era troppo.

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    3. Credo che non ci sia un mercato politico per quel tipo di prodotto e di atteggiamento. Lo spazio dell'arroganza competente sarebbe occupato in modo molto più credibile da un Calenda, che almeno un minimo di esperienza di governo l'ha avuta. Questi, ove mai accedessero al Parlamento, se ne andrebbero dopo qualche mese spaventati dalla mole di lavoro (un po' come Cottarelli, per dire). Calenda invece almeno questo lo sa, eppure nessuno se lo fila, semplicemente perché al centro non c'è più nulla da rosicchiare... Però meglio così: mai interrompere un nemico mentre sta facendo un errore!

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    4. Effettivamente LiberiOltre oggi è uno dei maggiori canali social di divulgazione politico-economica, sia per ampiezza orizzontale dei temi trattati che per frequenza di pubblicazione. Parlano più di politica che di teoria economica dura e pura, anche se ogni tanto qualche video tecnico lo fanno.
      A me più che economisti del XIX secolo sembra che rappresentino gli interessi di un gruppo sociale diverso rispetto a quello di Bagnai e dunque Lega e Fratelli d’Italia. Questi due partiti rappresentano gli interessi di pensionati, partite IVA, micro-imprese, balneari e tassisti, conservatori e reazionari sociali, statalisti in economia. LiberiOltre rappresenta i dipendenti privati di grandi aziende, gente che vorrebbe una scuola migliore, un’economia più rivolta a settori avanzati e meno in quelli tradizionali, concorrenza nell’affidamento dei servizi pubblici tipo i trasporti, maggiore attenzione al consumatore via maggiore concorrenza nella produzione.
      Guardando la demografia, la composizione degli interessi economici e le preferenze morali degli italiani, non penso che un eventuale partito politico di LiberiOltre, novello FFD, possa ambire a prendere più del 5-10% dei voti, quindi sostanzialmente non c’è da preoccuparsene troppo. Come partito politico è comunque fallito prima di nascere, al di là di quanto siano corrette o meno le teorie che sostengono.

      Per onor del vero, faccio alcune precisazioni su quanto detto da Dimitry. Il cuore delle teorie economiche sostenute da LiberiOltre è ovviamente quello che pensa Boldrin, che fa da "capo economista" del gruppo. Il debito pubblico non è considerato di per sé un problema, quanto gli interessi che ci paghiamo sopra. I problemi maggiori individuati sono: pensioni elevate che comportano elevati costi del lavoro, troppe micro-imprese poco produttive spesso tenute in piedi da sussidi, scuola organizzata male che porta a scarsi risultati degli studenti italiani nei test PISA, evasione fiscale, privilegi clientelari concessi alle partite IVA, gestione spesso clientelare della spesa e della cosa pubblica (es. superbonus, concessioni balneari, tassisti, ecc). Poi dicono anche che l'euro c'entra nulla con il declino italiano e che al contrario abbia portato grossi benefici, tipo riduzione dell'inflazione e dei tassi d'interesse.

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  13. Perfetto. Questo post insieme al video di Claudio sul significato del debito pubblico (che ho subito girato alle figlie con l'obbligo di ascoltarlo... eh, sì, sono un patriarca) potrebbero costituire "il Compendio". Di tutto ciò che è necessario sapere per capire. Il compendio del Dibattito. In fondo, senza voler sminuire il valore di milioni di parole e migliaia di dati e esempi tutti importanti, si potrebbe dire che "è tutto qui". Già ho espresso altrove l'opinione che, se su un solo messaggio si dovesse costruire la campagna elettorale, dovrebbe essere quello espresso dalla Fig. 8, declinato in qualche modo creativo perché sia immediatamente comprensibile per il cittadino comune. Ma forse è un'idea un po' ottimistica della consapevolezza che si può indurre nell'elettore medio, perché

    "Quei numeri, in fondo (dico quelli della Figura 8) non vuole vederli nessuno. Non li vuole vedere chi ne è stato causa, ma, ripeto, forse nemmeno chi ne è stato vittima."

    Ricorda nulla di già visto? Meccanismi psicologici di autoassoluzione di carnefici e vittime che non è assolutamente ovvio possano essere utilmente scardinati. Però, però... i dati sul fallimento di certe campagne lasciano forse margine a qualche speranza? Magari non si ammette in pubblico, ma si capisce e ci si comporta di conseguenza così all'hub come all'urna? Chissà...

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    1. L'analogia tiene. Diciamo che la figura 24 è la "nessuna correlazione" del giorno (qualche giorno, purtroppo, ce n'è più d'una). Quello che potrebbe essere utile (e con calma lo facciamo) è un breve compendio delle risposte alle obiezioni più consuete (tipo la tabaccaia scalabile). Va da sé che chi è qui col cervello questo compendio ce l'ha già chiaro in testa. Insisto su un punto (fra qualche anno verrete a dirmi che avrete capito i motivi della mi insistenza): siete troppo sbilanciati sull'urgenza di far capire agli altri, e poco su quella di capire voi! Una prova, del resto, è nel fatto che le cose scritte qui sono già state dette decine di volte, e anche molto meglio, in questo blog!

      Ci sono due motivi per i quali questo "sbilanciamento" non ci aiuta. Uno è "rem tene, verba sequentur". L'altro è il fenomeno che descrivi tu, e che qui abbiamo affrontato lunghi anni fa. Il centrodestra ormai è maggioranza, le persone da convincere stanno a sinistra, ma per chi è di sinistra ammettere che la sinistra abbia fatto questo è esistenzialmente impossibile.

      Prova a metterti, per fare un esempio, nei panni della madre di una "nessuna correlazione" di 10 anni, trovata in giardino, accanto ai propri giocattoli. Quanta voglia di capire potrà avere, considerando che al fondo di un percorso di comprensione potrebbero anche esserci delle sue responsabilità? Su un piano diverso, chi ha suicidato il Paese (votando PD e 5 Stelle: e come sapete anche questo ve l'ho detto fin dall'inizio, fin da quando scrivevo sul Manifesto!) non solo non vuole sentirselo dire, ma verosimilmente non vuole nemmeno saperlo! Per questo scrissi L'importante è desistere! Perché insistere non serve a nulla...

      Poi ci sono le urne, ma la coscienza si costruisce con un lavoro lungo e sotterraneo, che in realtà non dobbiamo fare noi: chi vota contro il PD all'hub lo fa perché è stato toccato nella carne viva, e anche nel nostro Dibattito chi è arrivato qui, nella stragrande maggioranza dei casi, non ci è arrivato perché convinto dagli argomenti, ma perché convinto dai fatti.

      Quindi lasciamo lavorare i fatti, usiamo quello che sappiamo per tenerci in sicurezza, e ogni tanto, individuato l'anello debole o vacillante, usiamo la Figura 24 come spunto di riflessione, mai come verità contundente.

      Tutto qua.

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  14. lectio magistralis a cui vorrei in sintesi accostare due chiavi interpretative della figura 1: una, come enunciato anche sopra, è la sostanziale perdita di sovranità di politica economica, attuata scientemente dal 2011 ad opera della coppia Napolitano/Draghi e dai loro sodali nazionali, con il preciso disegno di sacrificare il singolo stato per un bene superiore (vi ricorda qualcosa?); la seconda, che non mi pare di aver colto nella mia seppur veloce lettura, è la crisi di accesso al credito da parte del tessuto economico privato a partire già dal 2006, ufficialmente scatenato dalla crisi Lehman dopo il 2008 ma con degli importanti prodromi nella crisi della tedesca Herstatt Bank, cui seguì la creazione del comitato di basilea e dei successivi vincoli imposti all'eurosistema già dai primi anni di questo secolo, prima con delle procedure di attenzione e poi con dei veri e propri parametri restrittivi dell'attività bancaria.

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    1. Volendo posso anche scrivere un post di 50 pagine, ma credo che anche qui valgano i rendimenti decrescenti. Non so da quanto sei qui, ma in teoria chi è qui da un po' dovrebbe ricordarsi della crisi dei subprime. Nel post si accenna al fatto che Berlusconi fece l'errore di andare dietro ai preconcetti piddini nel gestire una recessione che era già alle viste nel 2007 (che è poi il motivo per cui ho scelto quell'anno come delimitazione del primo sottoperiodo). Ovviamente le dinamiche del credito sono rilevanti, e nel post il dato è evidenziato. Ti sono grato per averci segnalato il caso di una banca tedesca fallita nel 1974. D'altra parte, anche l'esito della battaglia dei Piani Palentini, scorrendo per il fiume carsico della Storia, qualcosa a che vedere con quello che sta succedendo ce l'ha...

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    2. avrei dovuto grassettare o sottolineare "coppia Napolitano/Draghi" e "comitato di basilea" per fare un'istantanea dei soggetti che, a mio vedere, hanno avuto una sottile ma importante, quanto consapevole influenza nella discesa del pil dal 2007 in poi. Come lei ha sempre evidenziato, le dinamiche economiche hanno sempre nomi e cognomi. Buon consapevole anno a tutti noi, e a lei, Bagnai, auguro di cuore un veloce quanto opportuno confronto istituzionale nelle sedi europee, prima che il fuoriclasse che è in lei si convinca di ritenersi comunque appagato. I suoi campi di gioco sono a Bruxelles e Strasburgo, non a Roma

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  15. Quindi teoricamente si dovrebbero riprendere investimenti pubblici e assunzioni statali? Detta molto grezzamente..
    Seconda cosa come insegnate voi non bisogna combattere sul terreno scelto dal nemico, ok allora perché inconsciamente avere paura della non austerità?

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    1. Non capisco che cosa significhi "avere paura della non austerità", sinceramente. Di assunzioni non ne ho parlato direttamente, mi dai un buono spunto per riprendere un tema su cui gli amici "pervasivi sui socialssss" dicono abitualmente una serqua di scemenze, magari vi faccio vedere qualche numero. Nella logica di questo post, un aumento di assunzioni lo vedresti come aumento dei consumi collettivi. I falliti del declino, non avendo l'opportunità di relazionarsi da politici eletti coi territori, non sanno che praticamente ovunque le amministrazioni sono sotto pianta organica e che questo compromette la produttività del Paese più dei mitologici "tir di faldoni". Quanto alla necessità di fare investimenti pubblici, scusami, senti qualcuno che la neghi oggi? Se qui c'è un sacco di gente è perché noi lo dicevamo da prima che il disastro iniziasse! Quindi sinceramente non capisco il senso. Puoi dirla meno grezzamente? Ma soprattutto: da quanto sei con noi?

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    2. Scusi non ero polemico ma mi scuso di non conoscere che la sua pazienza è inversamente proporzionale alla sua bravura.
      Intendevo dire ok abbiamo il grafico quindi per bilanciare dovremmo tornare ad assumere poliziotti, Medici, bidelli?? O esistono altri modi? Con la prima frase volevo dire non abbiate paura di spingere sull acceleratore perché dopo la liturgia dei talk show e giornali nessuno si lamenta se appunto diamo un colpo in più del paradigma "non austerità"

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    3. La mia pazienza è inversamente proporzionale alla vostra netiquette (partirei proprio dalla prima regola: capire dove si è). Sul resto ci sarebbe un lungo discorso da fare, che è in larga parte già stato fatto, e che quindi per il momento non rifarò.

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    4. Ecco. E qui viene l'altro "ingrediente" del Compendio che citavo: il video di Borghi sul debito. Questo post spiega per l'ennesima volta, ma in modo molto chiaro e abbastanza semplice, i danni causati dall'austerità. Il video, che forse non hai guardato, illustra perché, con le regole attuali EU alle quali ci siamo assoggettati (dalla moneta ai patti), l'austerità è un vincolo ineludibile. Tutta roba già detta e ampiamente spiegata che chi è qui da tempo conosce benissimo. Ma, per chi è nuovo, a mio parere bastano questi due contributi di riepilogo, presi insieme, per avere il quadro completo di ciò che è accaduto, del perché è accaduto e del perché è così difficile venirne fuori senza strappi traumatici. Il padrone di casa mi perdonerà se ho semplificato troppo.

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    5. Ora mi ascolto la diretta di Claudio: sono un po' in ritardo perché questo post mi ha impegnato molto.

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  16. Grazie Professore, nel mio piccolo ambiente di lavoro e, sopratutto, con i canali offerti dalla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, cerco di far crescere la consapevolezza che l'autorità e tutt'altro che espansiva!
    Buon anno e auguri per il (duro) lavoro che la attende per il resto della legislatura

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  17. Sono rimasto colpito dai grafici comparativi fra le tre economie e dal divario con la tendenza lineare ovvero dall'altezza della fossa dentro cui i carnefici dell'UE ci hanno relegato. Come dice lei, la gravità della situazione è di dimensioni così elevate da non essere comprensibile pienamente. Mi impegnerò a fare la mia parte, cercando quantomeno di insinuare un dubbio nelle certezze granitiche di chi sà di sapere.
    Grazie...e anche a lei e famiglia!

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    1. Suggerisco di tener sempre presente il fatto che quei grafici hanno un valore descrittivo. Intendo dire che da addetto ai lavori so bene che una tendenza deterministica non può essere considerata il modello "vero" del potenziale di sviluppo di un Paese. Questo in altri termini significa che se ci danno una misura intuitiva dell'entità di certi fenomeni, utile soprattutto in chiave comparativa, certi grafici non devono però essere necessariamente presi come vangelo. In particolare, il controfattuale che essi propongono (l'idea cioè che senza austerità saremmo andati "dritti") non è totalmente privo di dignità scientifica, ma ci si dovrebbe lavorare un po' su per renderlo "pubblicabile". Del resto, non sarebbe nemmeno la prima volta che analisi nate su questo blog poi sono state pubblicate. D'altra parte, noi sappiamo che il controfattuale adottato dalla Commissione per calcolare il potenziale di crescita degli Stati membri è pesantemente distorto verso il basso, ed è questo, oltre alla follia di Monti, ad averci creato il problema che vedete.

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    2. Sì, mi è chiaro che la tendenza lineare riportata nei grafici è solo un dignitoso controfattuale a scopo descrittivo (che magari bilancia quello adottato dalla Commissione) ma aiuta molto a comprendere l'impatto che hanno avuto determinate scelte di politica economica. Sto scrivendo questa risposta dopo la terza lettura del post e mi rendo conto che, nella smania di abbeverarmi alla fonte, alcuni dettagli (che possono fare la differenza fra dire una cosa vera ed una scemenza smontabile e quindi dannosa alla nostra causa) me li ero persi. Grazie.

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  18. Post bellissimo e intenso, degno di un anno a mio avviso difficile ma positivo.
    .
    "La domanda che mi pongo, che vi pongo, che ci poniamo da tempo è: sarà possibile costruire una coscienza collettiva di questo problema senza l'intervento di un fatto traumatico (intendo: veramente traumatico)?".
    .
    Forse sì o forse no, in ogni caso c’è ancora strada da fare.
    Molti fuori di qui (qualcuno anche qui) di quelli che commentano criticamente laqualunque decisione o dichiarazione ignorano lo status quo: euro ed UE sono ancora con noi e sono ancora qui con il loro carico di condizionamento per la maggioranza “informata” male oltreché per le nostre vite.
    Cosa fare ci è stato indicato, non è una mission impossible (è una long mission).
    Suggerirei di evitare di saltare a conclusioni superficiali su dichiarazioni di membri del governo che essendo tali devono tenere un profilo consono al ruolo; e poi che il debito sia un problema lo ha detto anche Claudio il quale però ne ha spiegato la ragione principale (e anche l’arma che rappresenta lo stock del nostro debito per tutto il sistema…😏) mentre per G. il principale problema menzionato sono gli interessi in assenza di CRESCITA
    e con le decisioni BCE a contorno: per il bilancio con le attuali regole è un problema.
    La squadra almeno c’è, è già una buona partenza, sta a noi supportarla ognuno in base alle proprie possibilità e capacità.
    E magari cercando di leggere bene tra le righe: ricordate di chi inneggiava “il migliore” a rimanere al suo posto mentre palesemente lo rimandava a casa e in tanti a berciare “haitraditoooh…”?
    Auguri a tutti noi.

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    1. Sinceramente non se ne può più! Io faccio una riflessione molto semplice: fuori da qui è anche tollerabile che la gente non sappia fare quella semplice operazione algebrica che consiste nel moltiplicare per meno uno qualsiasi cosa venga da un giornale. Ma qui, cazzo, qui no! Con quest'anno saranno tredici anni che vi dimostro assiduamente che per una serie di meccanismi oggettivi i giornali non possono che disinformarvi, che non può strutturalmente esistere il "giornalista amico", che non sono in grado di scrivere correttamente nemmeno il cognome di un politico (due giorni fa un giornale parlava di Barbara Florida e di Chiara Appennino...), figuriamoci di interpretarne le dichiarazioni o di leggerne il pensiero, e qui siamo ancora a #hastatogioggetti o #romeohatraditoperchéhadettobravoaDraghi!

      Amici miei, ognuno vive nel mondo che si merita, e uno dei tanti motivi per cui a me non è mai piaciuta la linea della blandizie (tipica dei blogger che "ma quanto sei bravo, ma quanto è interessante questo commento, ma che bella community...") e che la sentirei e la sentireste profondamente insincera: è evidente che io vivo nel mondo che molti di voi si meritano perché continuano a credere alle stronzate degli stessi media da cui dicono però di diffidare "perché la punturina..." ed è assolutamente evidente che non posso avere alcuna stima per chi non ha stima di me. Perché in fondo dietro ogni #hastatogioggetti c'è il pensiero più o meno cosciente e esplicito che io o Claudio siamo dei coglioni e degli emarginati. Invece nel partito ci stiamo, col ministro ci parliamo, e siamo molto contenti che faccia il ministro, inteso nel duplice senso di: che il Ministro sia lui, e che per una volta qualcuno, cioè lui, il ruolo di Ministro lo eserciti.

      Questo se lo devono cacciare in testa quelli che sanno tutto, e che sapevano tutto anche quando dopo aver letto Ortotteri e anatroccoli, o magari Fantapolitica, hanno continuato a votare 5 Stelle! Quando sai di tutto alla fine per definizione sai anche di merda.

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    2. D'accordissimo; dopo 12 anni condivisi è il minimo se dimostri una tale mancanza di rispetto e di fiducia.
      Ingiustificabile a questo punto, e dannoso in un contesto di per sé già complicato di suo.

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  19. Mamma mia, quante macerie... "una roba tipo 1587 miliardi di euro di mancati investimenti rispetto alla tendenza statistica". L'ordine di grandezza è lo stesso dell'intero PIL di un anno: impressionante. La strada è molto lunga e difficile.

    PS: Di solito non lo faccio mai per non allungare la lista dei rompicoglioni, ma già che ci siamo: Buon Anno a lei e a tutta la community.

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    1. Sì, è impressionante (sempre con le ovvie considerazioni svolte rispetto alla validità econometrica di un controfattuale così semplice).

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  20. Grazie al prof per questo lungo e prezioso post, che mi ha permesso di ripassare concetti che avevo imparato sul blog anni fa e approfondirne altri. Secondo la mia esperienza personale, il tentativo di spiegare a persone mediamente colte perchè l'austerità non aiuta a ridurre il debito pubbico, che in genere cerco di motivare con l'esempio del governo Monti che ha prodotto un netto peggioramento del rapporto debito-PIL12, è sempre destinato a sconstrarsi con due tipi di risposte, entrambe deprimenti:
    1 Eh ma Monti è durato poco più di un anno, ci voleva molto più tempo per 'mettere a posto i conti'
    2 Guarda, in Italia l'austerità vera non c'è mai stata (copyright De Romanis, che lo ripete ogni due giorni).
    In ogni caso, prevale sempre l'idea che il debito pubblico sia un'entità autonoma, maligna e incombente, che potrebbe essere combattuto solo a colpi di tagli feroci alla spesapubblicabrutta. Inutile a questo punto ricordare che abbiamo avuto avanzi primari di bilancio per circa 30 anni, cioè lo stato ha speso meno di quello che ha incassato, al netto degli interessi sul debito. Inutile anche citare il blocco ventennale del turn over nella p.a. che ha prodotto un'età media di 53 anni degli impiegati pubblici, accompagnato da un prolungato blocco della crescita dei salari pubblici e delle pensioni. Quando i dati e la realtà dei fatti cozza con la narrazione autorazzista che hanno imparato dai media, loro credono sempre a quest'ultima.
    Auguri di buon anno al prof. e a tutti i coloro che seguono questo blog, che per me, da "I salvataggi che non ci salveranno" ad oggi, continua ad essere una lettura indispensabile.

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    1. Ma è appunto per questo che sostengo che la linea "Céline" abbia una sua dignità: perché un coglione inizi a riflettere (a unire i puntini, a vedere correlazioni) bisogna che gli succeda qualcosa di molto brutto! Certe volte basta lasciar lavorare il tempo. Il bello della crisi è che aumenta la disuguaglianza. Questo significa che quelli che ce la fanno sono sempre di meno, gli sconfitti sono sempre di più, e all'interno degli sconfitti almeno un terzo se la sarà cercata (cosa da non dimenticare mai).

      Io sono MOLTO più contento quando qualcuno di voi viene qui a dirmi (o mi dice in privato) che quanto ha appreso qui gli è servito a mettere in sicurezza se stesso e la propria famiglia, che quando qualcuno viene a raccontarmi che gli è servito a convertire un piddino. Perché la priorità è assolutamente la prima: mettere in sicurezza chi ha capito, evitare che sia vittima delle decisioni prese da chi non ha capito. Se invece chi non ha capito resta vittima della sua incapacità di leggere le correlazioni, amen. Solidarietà umana, ma anche no, e tenere botta!

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  21. Post magistrale che riassume in sintesi 12 anni del blog. Non potevo iniziare l' anno in modo migliore leggendolo stamattina. Auguri a lei e a tutta la Community!

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  22. Chiaro, limpido: Recoaro! Uno, o forse il migliore dei chinotti in commercio negli anni in cui si cresceva e che purtroppo ci è stato scippato, (per un vicentino come me è una coltellata al cuore).
    Piccola nota demografica nel '45 eravamo 45 milioni per cui 84 miliardi fanno 1866 € in meno a testa. Oggi che siamo circa 60 milioni 191 miliardi fanno 3183 € in meno a testa. In percentuale è andata peggio ai nostri avi, in valore assoluto a noi. Auguri a te e famiglia.

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  23. Non so se sia rilevante, ma potrebbe essere che alla diminuzione degli investimenti privati abbia contribuito il fatto che, dalla crisi finanziaria in poi, sempre più imprese italiane abbiano visto entrare nel capitale sociale con quote importanti i fondi di investimento (dopo il 2008 c'è stato parecchio movimento in quel senso)? Per quel che ho visto, il fondo che entra nel capitale per rivendere la quota tipicamente punta solo ad alzare l'EBITDA e non consente quasi mai investimenti a medio-lungo. Dunque potrebbe essere che anche l'aumento della finanziarizzazione delle imprese nazionali (altro cavallo di battaglia di una parte del PD) abbia avuto un impatto macroeconomico in termini recessivi, ovviamente aggiungendosi al resto. PS: buon anno Onorevole.

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  24. Gentile professore,

    mi permetto di evidenziare alcuni spunti critici- nel senso sano del termine- per tentare di alimentare un dibattito essenziale per salvare quanto resta del nostro Paese. La Sua analisi macro-economica lascia delle evidenze difficilmente contestabili: il problema italiano dipende dall'incapacità di recuperare il livello di PIL del 2007, avendo scientemente distrutto capacità produttiva e possibilità di sviluppo azzerando gli investimenti pubblici. Ora, vorrei sommessamente fare notare quanto segue.
    L'Italia è diventata (fino all'avvento del PD) una nazione "ricca" per un processo non affatto scontato: non disponiamo di materie prime, non abbiamo mai avuto le risorse essenziali alla prima e alla seconda rivoluzione industriale, siamo arrivati tardi e male all'Unità, probabilmente abbiamo più dato che avuto dalle avventure coloniali. Il problema storico dell'arretratezza economica, per citare l'ormai dimenticato Alexander Gerschenkron, è stato affrontato dalle realtà statuali con varie strategie. In Italia, per farla breve, il filone tecno-politico che ha permesso la realizzazione delle fondamenta istituzionali del successivo "miracolo" si ispirava alle intuizioni di List (non il pianista, ma Federico) e alla consapevolezza che il Belpaese non offriva robusti canali di raccordo tra risparmio e credito, raccolta e investimenti. Il problema italiano origina dalla scelta industriale di abbandonare la produzione in favore della speculazione finanziaria, in una tendenza mondiale che in Italia ha condotto da un lato alla desertificazione industriale- si veda p. es. il caso Fiat- e dall'altro ha permesso l'instaurazione di monopoli privati (esempio Autostrade) a tutto svantaggio del sistema-Paese.
    E' dunque un problema di strategia complessiva, di scelte di fondo ormai vecchie di trent'anni, a cui non si riesce a sostituire alcunché per mancanza di prospettive complessive. Rimando a una dimenticata storia economica di Rolf Petri (Il Mulino, 1999) la disamina completa dell'avventura storica del "decollo" italiano. Voglio solo sottolineare alcuni punti del "dirigismo tecnocratico", avviato da Francesco Saverio Nitti e giunto a maturità con la "formula IRI" negli anni Sessanta, che invece appare come la forma più originale e avanzata di "programma economico a lungo termine" realizzata in Italia.
    1) per crescere serve un'industria. Non avendo materie prime, per garantire l'equilibrio della bilancia commerciale l'Italia deve riuscire a essere un Paese esportatore di prodotti trasformati;
    2) in tal senso occorre però sostituire il più possibile quanto importato per le fasi di produzione. A questo serve un'industria di base- acciaio, gomma, costruzioni, chimica- in grado di alleviare l'acquisto dall'estero;
    3) servono capitali, in un paese tradizionalmente incline al risparmio. L'attrezzatura bancaria italiana va improntata alla trasformazione del risparmio in credito industriale, a buon mercato e senza dipendere dal ciclo internazionale.
    4) Ciò che non viene svolto dal capitale privato va realizzato dallo Stato, al fine di abbassare il più possibile i costi- energia, TLC, infrastrutture, trasporti- e garantire il rinnovo delle attrezzature e degli impianti.
    5) Serve una prospettiva organica a medio termine, una classe dirigente e una massa di quadri intermedi tecnicamente capaci e uniti da un forte spirito di servizio, selezionati per competenza e non per appartenenza.

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  25. Non voglio né posso qui fare la storia dell'IRI, della riforma bancaria del 1936 e del complesso sistema realizzato da Alberto Beneduce e Donato Menichella nella riorganizzazione sistematica dell'economia italiana. Andrebbe in conclusione agganciata la Sua pregevole analisi alla storia dell'industria italiana e, in generale, all'evoluzione dei rapporti tra Stato e mercato, politica ed economia.
    S'insiste a pensare l'Italia come una monade, quando appare evidente che tutto il sistema globale del capitalismo finanziario lavora nella direzione di demolire la produzione nazionale e la dimensione del "reale" nella vita collettiva delle società europee. Dall'empireo della macro-economia si giunge, presto o tardi, alla dimensione d'impresa, familiare, personale, e lì una politica monetaria più o meno espansiva può poco se non si hanno impianti, fabbriche, infrastrutture, dirigenti e maestranze, operai e tecnici in grado di sfruttare le circostanze per realizzare, nel senso etimologico di "fare cose". S'è visto come la logica dei bonus risponda all'orizzonte massimo dell'alternativa all'austerità, spia di un Paese incapace di pensarsi potenza industriale, disabituato al concetto di lavoro produttivo, disgregato nel suo lento declinare. Come diceva Raffaele Mattioli (non parente del simpatico attore romano), non esistono miracoli economici, ma solo capacità e volontà di lavorare. Ricostruire l'Italia significa oggi voler lavorare per rifondare le istituzioni economiche e dare alla Politica quel primato che, per deficienze d'uomini, oggi pare indegna di possedere.

    Antonio Martino

    (Seconda parte di un commento per blogspot- e forse anche per i lettori- troppo lungo).

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  26. Grazie professore per il post, particolarmente ricco e stimolante, e per gli auguri, che ricambio!

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  27. "practical men, who believe themselves to be quite exempt from any intellectual influences..."

    Non so se è un problema mio ma trovo la traduzione in italiano di questo estratto di Keynes poco chiara: "Gli uomini della pratica, i quali si credono affatto liberi da ogni influenza intellettuale...". Al posto di "affatto" io avrei messo un'altra parola tipo "abbastanza" o "piuttosto". Così io lo capisco al contrario, cioè che non si sentono liberi da influenze esterne.

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    1. Perché sei a disagio con la lingua dei tuoi padri (se erano italiani...). "Affatto" è un rafforzativo, non una negazione, un po' come "piuttosto che" ha valore disgiuntivo, non congiuntivo. Ma che ci vuoi fare? Oltre a toglierci la verità, i media ci tolgono anche le parole per esprimerla.

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    2. È vero purtroppo. E non sono l'unico, altrimenti sarei riuscito a sbrigarmela in famiglia. Grazie.

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  28. Bellissimo post per iniziare l'anno.
    La mia prima tentazione è stata quella di condividerlo a destra e a manca per raggiungere più persone possibili. Poi ho rivisto le facce dei miei amici quando ho detto loro che avrei votato Lega nel 2018. Le facce disgustate, le frecciatine lanciate per mesi come per dire: "da te non me lo aspettavo, eppure sei una persona così intelligente", e mi sono ricordato anche quando ho compreso il significato del post L'importante è desistere. Credo ci siano passati in tanti qui dentro. Mi vanto almeno di aver contribuito a far eleggere Claudio Borghi (voto nel suo collegio) avendogli portato 3 voti ex-PD, ma quanta fatica! Quante relazioni se non rovinate forse azzoppate! Ancora oggi quando sento i vari discorsi da bar sulla spesapubblicaimproduttiva e sul debito pubblico e via marattineggiando a volte mi vien voglia di intervenire ma poi mi dico: "ma chi me lo fa fare"?

    Però mi piacerebbe che ci fosse un nuovo "Il tramonto dell'euro" aggiornato, lo regalerei con piacere a qualche persona che potrebbe leggerlo almeno a mente aperta. Per me è stato il libro a fare la differenza. Avevo bazzicato su Goofynomics dopo averla conosciuta sul blog del Fatto Quotidiano ma avendo letto solo qualche articolo qua e là non ero riuscito a sistematizzare le informazioni. Leggendo il libro invece riuscii in una volta sola ad avere un quadro più ampio, il che mi rese molto più agevole addentrarmi nella oggettivamente enorme mole di informazioni qui presenti. A volte penso anche che sarebbe interessante avere un canale Youtube che mostri questi dati in maniera accattivante, ovviamente spiegandoli con un po' di rigore. Non so, ho l'impressione che potrebbe spingere molta gente ad interessarsi e ad approfondire. Credo siano in tanti ad aver capito che in Italia c'è qualcosa che non va da più di 10 anni, ma pochi hanno intuito cosa.

    Sono un lettore da anni ma quasi mai ho il tempo di scrivere o interagire, oggi in questo giorno di festa e dopo questo post in qualche modo riassuntivo mi è sembrata una buona occasione. Auguri di buon anno al nostro ospite ed a tutti gli altri lettori!

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  29. Spero possa essere utile suggerire questo video
    ( https://www.youtube.com/watch?v=za0wRdYG4c8 ) per chi non lo avesse ancora visto ( che poi magari il Prof lo ha gia' linkato in altri post, sinceramente non lo ricordo ). Niente di nuovo per chi e' da tempo nel Dibattito. A sx il premio Nobel che spiega come andra' a finire. A dx il Loden che in buona sostanza gli dice : fattilikazzitua che io devo rendere presentabile l' Italia alla Germania via austerita' ( ma si puo' essere piu' fascisti di cosi ? Al netto della reprimenda fisica ). Ma la persona che piu' mi inquieta e' al centro. Se la ride sotto il baffo per le bordate che Stiglitz tira a Monti nel voler vedere come rispondera'. E come vuoi che risponda, con i fatti. E' stato messo a capo del governo per fare quanto ha fatto. Ma D' Alema ( inteso anche come sineddoche della SINISTRA STORICA ) per come si pone nei confronti di Monti e dimostrando di sapere come stavano le cose, perche' non ha cercato di intervenire per tempo al piu' alto livello politico, visto che ne e' stato un importante rappresentante fino a ricoprire il ruolo di Presidente del Governo? Anche in merito il Prof si e' espresso piu' volte tanto da spiegare perche' e' entrato a far parte di un partito di centro dx lui che per estrazione e' di sx. Ma nel momento in cui non sai le cose o non le vuoi capire perche' sei chiuso nella tua torre d' avorio, me ne faccio una ragione. Ma se dimostri di sapere come stanno veramente ( tanto da organizzarci un incontro pubblico tra pesi massimi ) perche' almeno non provi ad intervenire?

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  30. Questo articolo lascia sottinteso, ma è chiaro a chi scrive e a chi legge, un aspetto di cui manca la consapevolezza tanto quanto che per l'ammanco di PIL. L'Italia da trent'anni si trova coinvolta in un enorme esperimento istituzionale ed economico che si chiama UE, senza precedenti nella storia politica del globo. Gli stati all'interno della UE sono cavie da laboratorio su cui vengono sperimentate regole e vincoli senza precedenti, perchè non esiste e non è mai esistita nessuna istituzione simile all'UE. I risultati di questi trent'anni di esperimento sono stati sconfortanti, in particolare per il nostro Paese, e non è restato che coprirli con la propaganda, la collusione di chi questo esperimento lo ha voluto ad ogni costo e la minaccia ritorsiva resa possibile dalla cessione di sovranità che siamo stati costretti a mettere sul piatto. Tutto ciò in linea con quello che probabilmente è il vero scopo di fondo della UE e di ogni sistema di potere dall'alto, ossia la compressione della libertà democratica, sottomessa ad una iperburocrazia imperante che può tracciare la rotta senza essere disturbata dal volgo. Questa forma di dirigismo burocratico al riparo dai processi elettorali, che ha reso i governi nazionali indistinguibili come le famose vacche nere nella notte nera, unito agli effetti negativi dei suoi esperimenti economici, ha generato il populismo, additato subito con opportunismo come origine del male, quando invece è soltanto il principale sintomo, o meglio ancora l'effetto collaterale, in cui si è cercato di far entrare alla svelta tutti gli avversari o i critici di questo sistema di potere. Si tratta ora di capire se lo spazio di libertà residuo sarà sufficiente per ricondurre l'intero progetto europero ad una configurazione più razionale e più democratica, nell'interesse di tutti i popoli che ne fanno parte. Questo tentativo va portato avanti con la pazienza, la dedizione e la competenza che persone come Lei stanno mettendo e di cui La ringrazio personalmente, facendoLe i migliori auguri per il nuovo anno, sperando che il diffondersi della consapevolezza aiuti e porti consiglio a tutte le parti in causa, per il semplice motivo che tutte le alternative a questo percorso propongono scenari peggiori.

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  31. Ed anche per questo ennesimo lavoro, grazie sempre.
    Sono assolutamente convinto che chiunque in possesso delle proprie facoltà venisse a contatto con questo livello di prosa e d'informazioni dovrebbe necessariamente restarne folgorato.
    Ma siccome la marcia trionfale per la distruzione del Paese è stata accompagnata dalle grancasse dei media e dei cosiddetti intellettuali, molti danni sono stati fatti anche alle stesse possibilità di comprensione delle persone che troviamo vicine a noi ogni giorno, in qualsiasi contesto.
    L'augurio per il 2024 è quindi che riusciamo tutti, secondo le nostre possibilità,
    a moltiplicare esponenzialmente la rimozione delle proverbiali fette di prosciutto dagli occhi dei nostri vicini.


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  32. Si potrebbe essere pure più pessimisti. M'era venuto in mente che mai così in basso fin dalla sciagurata discesa in Italia di Carlo VIII di Francia, perché anche allora c'erano di quelli che chiamavano gli stranieri per risolvere le questioni interne, e neanche l'Adelchi ha permesso far di mettere giudizio in proposito, ma, se possibile, per un tonfo simile risalirei anche fino all'Esarcato di Ravenna, con la penisola fatta regolare dai germanici e da istituzioni poste a più di 2000 chilometri di distanza, come disse una volta quello: https://www.youtube.com/watch?v=JL_HTATY8o4.
    Ora, scaricare la sovranità a 2000 chilometri dal parlamento italiano ci mette nelle tutele dei Kindersoldat, che incedono con il passo dell'OCA spalleggiati dagli Awanagana fermatori di declini, ma la logica di fondo è sempre una: l'austerità. Imporre l'austerità sembrerebbe un furor teutonicus, coltivato nella rinnovata speranza di scendere a Roma, ma, ahimè!, il più illustre teorico contemporaneo è stato la buonanima di un italiano awanagana, che insieme ad altri sodali bocconiani tornò pure alla carica prima di lasciarci. Per il loro capolavoro ricevettero il premio Hayek, e come ti sbagli?!, ma è nelle parole del decano di quell'illustre organizzazione che si rintraccia la sintesi più franca e sfacciata. Monti ebbe a dire per l'occasione:“Austerità è una parola che non mi è mai piaciuta... Non credo che Austerità sia un concetto utile e fecondo... Per me il termine è sostituibile con Disciplina di Bilancio... Avevamo l'esigenza di risultati rapidissimi; le pressioni erano del mercato e della autorità internazionali … e volevamo far considerare, al parlamento e a tutti i cittadini, i malefici, derivanti da quelle politiche necessarie, come derivanti dall'autorità del governo, perché il governo passa e l'Europa resta!!! … Perciò sono sicuro di non aver mai usato il termine Austerità, come sono sicuro di non aver mai usato il termine (sic): Ce lo chiede l'Europa, perché è la forma più grave di cinismo politico che possa essere utilizzata”, qui: https://www.youtube.com/watch?v=GzDP_YRNMk8&t=315s
    Delors altro non era che un genuino interprete di questo stesso “arcaico” pensiero. Scriveva Quarantotto nel 2012: “L'idea di Delors, “padre nobile” di questa Ue ... non era altro che quella di affidare ad un pool di “capitani di industria” le sorti dello sviluppo economico europeo, scavalcando i Parlamenti nazionali, e senza curarsi troppo delle conseguenze che avrebbe avuto su centinaia di milioni di europei”, qui: https://orizzonte48.blogspot.com/2012/12/lobbismo-uropeo.html, e potremmo aggiungere che il carattere paternalista e surrettizio della terapia, o trappola, è stato confessato apertis verbis dall'amato Giuliano, qui: https://www.youtube.com/watch?v=1y7p7rO3Stw.
    Nella neolingua, già auspicata dai famosi intellettuali dei miei stivali e cantata all'alba degli anni 90 come i galli sulla loggia, si devono definire bolscevichi o menagrami gli uomini di talento, in modo che su di essi cali la damnatio memoriae. Tuttavia, costoro, ascoltati anche a distanza di secoli manifestano più vasta orma stampar: https://www.youtube.com/watch?v=dFTZBreLeQ0

    -mi faccio prendere, c'è troppo tempo libero ma mi dice che ho superato il limite, e così però mancano le ultime frasi e gli auguri finali, se posso allego dopo-

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  33. Finito il discorso fin troppo lungo, nella mia assoluta insignificanza, credo di potermi concedere il “credere a tanta perfidia” di tanti cotali geni italici e non, e figurarsi se non possa estenderla anche al caso di cotanta Cotenna, visto che ne ricordo la rabbiosa reazione quando, credendosi un gradino più in alto, si vide snobbato. È uno dei tanti casi umani, un mbuto spingitore, che stavolta ha scovato per sé un altro colpo da palcoscenico, come i Muffén d'altronde, che io non mangio, manco a carnevale, e figurarsi a capodanno. Forse il popolo ha cominciato ad intuire il “pericolo”, perché sia la macchina elettrica che gli insetti a colazione gli sono già stati infilati nel piatto; Céline docet.
    Leggo e rileggo per capire, e spero di aver capito tutto. Però si passa troppo facile dalla dieta stretta all'eccessiva abbuffata, e comunque non era la tabaccheria, era il bar con la padrona come cassiera e il ragazzo a far 4 caffè contemporaneamente! Però io non ho capito se scalabile era il bar, i caffè o la cassiera.

    Buon anno a tutti, e soprattutto al nostro Onorevole preferito.

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  34. A proposito di confessioni e regole sbagliate.
    Padoan, festival dell'economia di Trento del 2017: "La fiducia nell'Italia è proporzionale alla nostra credibilità nel rispettare le regole esistenti, che sono da rivedere, a volte sbagliate, a volte anche dannose. Ma sono quelle che sono e vanno rispettate."
    Fonte https://www.tgcom24.mediaset.it/economia/padoan-le-regole-dell-ue-sono-da-rivedere-ma-vanno-rispettate-_3074932-201702a.shtml

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  35. A vedere i grafici sugli investimenti mi sento male 🫣

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  36. 2 riflessioni, se mi è consentito.
    La prima, nella fig 12 si vede che dal 1966 (circa) al 1980 (14 anni) il debito passò dal 30% al 60% mentre dal 1980 al 1994 (sempre 14 anni) passò dal 60% al 120% quindi con velocità doppia e sappiamo perchè con il pil che comunque ebbe la stessa pendenza nei due periodi considerati.
    Dal 1994 al 2008 (circa 14 anni ancora) il debito si riduce di circa 20 punti con il pil che mantiene circa la stessa pendenza.
    In questo periodo in Francia il debito cresce di 20 punti circa e il pil mantiene la dinamica usuale. Stessa cosa per la Germania.
    Questo periodo tra 1994 e 2008 poteva rivelarsi (nonostante l'euro) foriero di positività per l'Italia ed invece fu l'anticamera della crisi successiva. Rilevo che tra 2001 e 2006 ci fu la riforma fiscale di Berlusconi poi azzerata da Prodi e questo potrebbe essere uno dei motivi principali che condussero al periodo successivo(con la crisi degli investimenti).
    La seconda riflessione parte da questo post dove sostanzialmente si disse che l'impoverimento ci ha tutto sommato messi in condizioni migliori della Francia sotto il profilo del surplus. Ma allora, la domanda che mi pongo è: non è che per assurdo in questa area monetaria conviene tenere un basso profilo di spesa (domanda interna) per salvarci dai concorrenti anche a prezzo di sacrifici?
    Ovviamente il popolo che vota (e chi parla di europa come famiglia e non come comitato d'affari) deve sapere che quello che gli capita e le sofferenze, hanno una ragione molto concreta alle spalle.
    Chiuderei dicendo che qullo scellerato patto tra Andreatta e Ciampi in seguito portatato avanti dai loro emuli, e ciò che è accaduto successivamente, rende evidente, nonostante tutte le mazzate inferte dai "democratici", la dinamicità del nostro Paese che forse se la sarebbe cavata meglio risparmiandoci SME ed EURO soprattutto.

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    1. La cosa nasce male per tutti, e proseguirà male per tutti, anche per quelli che credevano di poter cavalcare la tigre, fidando nella protezione sovrannaturale della mano invisibile.
      In Bocconi seguono e insegnano questa religione, la solita, fondata agli albori del pensiero economico moderno, intorno al 1600, la religione del mercantilismo, alla quale se si aderisce si vincono pure i nobel, a meno di morire prima. Monti è il più ingenuo seguace. Nel video a cui ho fatto riferimento dice che la sua è “Disciplina di Bilancio” che sta naturalmente per “Laissez Faire” (Legendre-Colbert 1650 circa). Intanto, dopo la sua “disciplina” in 1 anno 5 mesi 12 giorni il rapporto debito Pil passa dal 116% al 131%; ma i seguaci delle religioni hanno contatti con il Dio, mica con la matematica, perciò il rapporto tra circonferenza e raggio è 3, vedi vasca di Salomone (Cronache 4,2). Andreatta era uno dei loro, nel suo video chiarisce lo scopo del suo agire: distruggere la costituzione del 48, e nel video di Amato gli scopi di tutta la congrega vengono proclamati con sfacciataggine.
      Nell'ultimo video profetico che ho allegato (420 views), Lucio Magri chiarisce che niente era fatto per sbadataggine: “Solo l'arroganza del potere, che si coniuga al luogo comune, e determina la stupidità come prezzo necessario, e solo l'opportunismo che questo genera negli oppositori benpensanti … non hanno prodotto, qui nel nostro paese, quantomeno una riflessione nuova...L'unità nazionale è nata con i primi passi della democrazia moderna, non vogliamo che l'unità continentale corrisponda al suo declino. Ma è questo che sta accadendo ….”, e dopo 30 anni siamo ancora solo noi qui a capirlo. Epperò, vista la brutta fine dei residui del Manifesto, ci aspetteranno per strada; fino ad ora noi s'era trasparenti, inesistenti, ora hanno capito che siamo il vero nemico, e ci dobbiamo aspettare una reazione concentrica e furiosa. Nel 2024, il nostro Ospite, purtroppo, sarà il nuovo cinghialone sacrificale; lui lo sa già, ma sarà lo stesso durissima, sono in grado affidarsi ad ogni porcheria; e chissà in quanti rimarremo.

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    2. Caro Matteo io sono convinto di una cosa, ci hanno buttato nel fogno della moneta unica soprattutto per la paura di Berlusconi.
      Hanno pensato che un vincolo esterno forte fosse la garanzia per evitare una deriva autoritaria e fosse una assicurazione per i "democratici" al potere, cosa che in realtà si è verificata.
      Bossi era contro la moneta unica, se non ricordo male era l'unico.

      Prima di lui il PCI era contro lo SME (lucidissimo discorso di Napolitano di carattere tecnico alla camera del 13 dic 1978).Ma interessanti anche tutti gli interventi susseguitisi in quella seduta
      Tutti coloro che avevano un minimo di cultura economica e anche Prodi sapevano bene che sarebbe andata così ma erano gli allievi di Andreatta e si guardarono bene dal mettersi di traverso anche perchè avrebbero perso come accadde con Formica sul Divorzio; sarebbe stato inutile.

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  37. Posso? Cosa può spiegare la "... differenza della Grande guerra, che infatti nel grafico nemmeno si vede"?

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    1. La storia, caro Luca. Quanti anni hai? Vai un po' in giro per l'Italia? Già farsi un giretto sull'altopiano di Asiago o su quello del Sangro-Aventino potrebbe aiutare a capire com'è andata: la Grande Guerra è stata una piccola guerra perché è stata combattuta solo su una parte dell'arco alpino. La Seconda guerra mondiale ha coinvolto praticamente tutto il Paese con un devastante passaggio del fronte a seguito degli sbarchi degli alleati (in Sicilia il 9 luglio del 1943, con conseguente ordine del giorno Grandi e otto settembre, a Salerno il 9 settembre del 1943 con direzione Napoli e poi Cassino, ad Anzio il 22 gennaio del 1944, ecc. Aggiungici lo sviluppo della tecnologia bellica e in particolare l'uso dei bombardamenti e così ti spiegherai perché la Grande guerra fece complessivamente (in tutto il mondo) dieci milioni di morti e la Seconda ne fece oltre sessanta.

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  38. Se ho compreso correttamente la I della domanda aggregata non comprende solamente gli investimenti di aziende private, ma anche quelli effettuati da aziende pubbliche, che quindi non devono essere conteggiati all’interno di G. È corretto? Grazie in anticipo.

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    1. Sì. Comunque, senza offesa: che gli investimenti non vadano conteggiati insieme ai consumi è un concetto credo abbastanza scontato, da un lato, ed è anche un dubbio facilmente risolvibile via Wikimmmm, dall'altro (usando preferibilmente la versione inglese: Wikissssh...). Non che io non voglia rispondere alle domande, ma in questa community queste domande dovrebbero già aver avuto da tempo risposta. Per usare il linguaggio dei gianninizzeri, G è la spesapubblicaimproduttiva che fa debitocattivo, mentre I è la spesapubblicaproduttiva che fa debitobuono. Per non sbagliare le hanno tagliate entrambe.

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  39. Salve Professore, complimenti per questo stupendo post. Provo a fare alcuni considerazioni che spero siano spunto per la discussione.
    In merito alla diminuzione degli investimenti privati, forse anche questi fattori possono aver inciso:
    1. Salari reali fermi, e quindi costo del fattore produttivo lavoro fermo o in diminuzione, con la conseguenza che l’imprenditore potrebbe avere convenienza a diminuire gli investimenti, ed aumentare la manodopera. Quindi capire la correlazione e causazione tra i due fenomeni.
    2. Per mia deformazione professionale (dottore commercialista) non posso non far riferimento anche alla possibile incidenza sia del sistema fiscale (imposte – TA-) e sia alla complessità del sistema tributario, che può indurre a diminuire la propensione agli investimenti da parte degli imprenditori
    3. Considerato il notevole risparmio privato delle famiglie italiane, getterei uno sguardo anche alla capacità del mercato-sistema creditizio di essere efficiente, e quindi di saper allocare efficientemente le risorse. (tutte le norme di Basilea per il merito creditizio, norme sui bilanci delle banche)
    Grazie ancora per l’enorme sforzo formativo che svolge, impagabile e spero di incontrarla nel suo collegio.
    Saluti.

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  40. Interessante le figura 13 a dimostrazione di come lo stato tedesco non sia mai stato democratico, basandosi su export per massimizzare i rendimenti ha azzerato lo sviluppo della domanda interna deflazionandola e spoliticizzandola, è così che muore la democrazia.

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    1. Ma che esagerazione! La Germania è uno stato democratico quanto l'Italia sulla carta, e nella pratica probabilmente anche di più.
      Se i tedeschi avessero votato contro le politiche export-led le avrebbero tolte. Evidentemente ci hanno guadagnato e se le sono tenute.

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  41. Qualcuno per caso ha letto il paper con le "analisi pubblicate su prestigiosissime riviste scientifiche" messo all'inizio del post?
    Nel paragrafo 4.2 Economic Costs, Figure 8: Economic responses to austerity, non ho capito rispetto a cosa calcolano gli scostamenti di PIL, occupazione, investimenti, ecc. Per esempio, il PIL dovrebbe scendere di circa 0,25% nell'anno 0 e 0,50% nell'anno 1, ma rispetto a cosa? Di solito si usa qualche forma di "PIL controfattuale" per calcolare gli effetti dell'oggetto dello studio, ma nel paper non ho trovato/capito che scenario controfattuale usano.

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  42. Finito ora dopo due giorni. Monumentale! ma devo rileggerlo a rate ....tanta roba

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  43. Chiedo scusa se qualcuno lo ha già scritto prima di me: ho riletto l'articolo ma non ho avuto ancora modo di rileggere tutti i commenti.
    Ho capito male io oppure c'è un refuso nelle conclusioni, dove scrive: "(... ai debitori diffidenti, sarebbe convenuto
    ...)".
    Al posto di "debitori" forse ci andrebbe "creditori"?

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  44. Come si mostra nel paper linkato, tagliare la spesa pubblica è costoso politicamente, quindi la domanda: perché il PD (con Monti prima) ha tagliato gli investimenti pubblici, che a spannoni e senza considerare un possibile aumento dei tassi, avrebbe aggiunto un 0,2-0,25% di crescita in più ogni anno?

    Molto semplicemente, farlo non era negli interessi di Renzi & Co. Evidentemente qualche vincolo di realtà si è imposto, tipo i mercati finanziari post crisi del 2011.

    A senato', non è che ce voi fa passa' er superbonus come investimento pubblico? No, perché io a casa de proprietà nun ce l'ho e de paga' quella de artri me so rotto li cojoni.

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  45. A integrazione del video su Monti, un quasi contemporaneo commento del prof. J. Weeks della London school of oriental and african studies. Per i "noninglesi", potete impostare i sottotitoli in italiano https://www.youtube.com/watch?v=Xgrf6Zl5lAE

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  46. Ottimo post, riassunto di molti altri che aiuta a fissare le idee.
    Proverò a diffondere consapevolezza, spero di riuscirci.
    Grazie, as usual

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  47. Quindi la premier che dice che vuole diminuire la spesa pubblica sbaglia? O è uno strascico dell' epoca piddina?
    Perché tante volte si vuole dare un colpo al cerchio e uno alla botte? Penso sia il male più grande di questa legislatura

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  48. "dal 2009 a oggi abbiamo lasciato sul terreno una roba tipo 1587 miliardi di euro di mancati investimenti"
    E strano come un crollo degli investimenti a livello macro visto dal basso sembri una de-industrializzazione.
    Dimostrare la correlazione in termini quantitativi, settore per settore con gli scambi intersettoriali interni è lavoro troppo impegnativo , data l'età potrei non terminare l'opera.
    Ma per aiutare qualcuno che voglia cimentarsi nella ricerca quantitativa descrivo qualche ricordo .
    Negli anni 75-85 avvennero delle de-industrializzazioni pesanti con tagli occupazionali importanti (es.: Fiat, Ducati , Mondadori , Cotorossi , Paoletti... potrei continuare ).
    La prima idea che sorge è pensare agli "anni di piombo" , che forse furono la conseguenza, ma secondo me vi è altro : la tecnologia , vediamo alcune date non immediatamente note ai più.
    1970: DEC immette sul mercato il PDP-11 (16 bit a microprocessore, 300.000 prodotti fino al 1990 )
    1970: Data Genral immette sul mercato il Nova 3/4/4x (16 bit a microprocessore, 100.000 prodotti )
    1984: Macintosh (e fine della grafica come era prima)
    Ibm con il 36 e con la Serie 1 arriva buona ultima 10 anni dopo DEC .
    Sia DEC che DG ebbero come primo utilizzo l'automazione industriale .
    Man mano che le nuove macchine (CNC, fotocomposizione ) entravano sul mercato interi settori o rinnovavano la struttura o chiudevano .
    Contemporaneamente però interi settori della tecnologia italiana prendevano il volo: si pensi all'Olivetti dalla Programma 101 in poi fino all'M24 (1983): l'Olivetti di allora aveva circa 70.000 dipendenti ed era un colosso mondiale .
    E' come se tutti quelli usciti da Fiat , Ducati , Mondadori fossero stati assunti in Olivetti con indotto , dalle manifatture di Calzedonia , dai calzaturifici con le nuove macchine di Tod's , ecc ecc
    In pratica la caduta con il ciclo medio del ritorno dell'investimento industriale (7-8 anni) aveva assorbito la caduta degli ultimi anni 70 dovuta al rinnovamento tecnologico .
    Ovviamente a livello macro non si vede in quanto il saldo degli investimenti rimane costante.
    Nel 2008 non vi fu ricambio fra settori industriali .
    I nuovi settori che si aprirono negli anni 2000 , come sempre si aprirono in USA , ma non videro iniziative italiane :
    2002: SpaceX Falcon 1 Volo 4 — 28 settembre 2008 (c'era qualcuno di qualche ministero a guardare ?)
    2007: Iphone (stessa domanda )
    Negli anni 70 non perdemmo il treno , dopo il 2008 perdemmo il treno .
    C'era un treno da prendere ? Per me si .
    Perché non fu preso ? Mia risposta , non documentata dai dati e pertanto ne accetto una migliore:
    regole e burocrazia che rendevano impossibile prezzare l'investimento a livello micro ed assenza dello stato come finanza .

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