lunedì 22 maggio 2023

Zooming out: la storia del Pil italiano

 (...un aggiornamento di questo post, per darvi un'idea degli ordini di grandezza...)

Dilettissimi fratelli e sorelle (versione più risalente e nobile del "tutti e tutte", da pronunciarsi rigorosamente tuttetùtte, à la Schlein, con Sforzando sulla seconda "u"...), torno a intrattenervi sulla nostra storia, il cui ruolo, in questo blog, è quello consueto di insegnarci lezioni che nessuno impara, nemmeno noi.

La storia del Pil italiano, ad esempio, è molto, molto istruttiva, e la sua lezione sarebbe anche facile da apprendere. Peccato che pochi la raccontino e ancor meno la ascoltino. Oggi mi recherò all'università di Salerno a raccontarla agli studenti di Preterossi, insieme a un protagonista di spicco di questo blog: Stefano Fassina. Metto qui due appunti che potrebbero servire.

Partiamo da un controllo di routine: a che punto è la notte? Siamo tornati almeno a dove eravamo prima della crisi finanziaria (subprime, Lehman, austerità,...)? La risposta è dentro l'ISTAT ed è "sbagliata":


No. Siamo ancora del 2,8% sotto al livello del 2007, il che significa che da oltre 15 anni siamo letteralmente al palo. Segue disegnino:


(i più attenti  noteranno che l'ordine di grandezza dei due grafici è diverso, semplicemente perché sono diversi i prezzi base: nell'ultima edizione dei Conti nazionali ISTAT sono quelli del 2015, nelle serie che userò per i grafici sono quelli del 2010. Ovviamente nulla cambia in termini di variazioni percentuali: anche la serie a prezzi 2010 nel 2022 è del 2,8% sotto al livello del 2007).

Chi non sa che cosa sia il Pil potrebbe anche trovare normale un andamento di questo tipo. Chi crede di saperlo, cioè i decrescisti e gretineria cantante, viceversa, potrebbe trovarlo auspicabile. Fatto sta che con un po' di prospettiva ci rendiamo conto del fatto che esso è alquanto anomale. Non basta, tuttavia, allargare lo zoom fino all'inizio dell'Unione monetaria:


Bisogna fare uno sforzo in più, tornare fino a "O partigiano, portami via!", per capire quanto ci è costato tradire lo spirito di indipendenza che aveva animato la Liberazione, quanto ci è costato mettere la nostra politica in mano ai nostri avversari di allora, per alimentare l'illusione che essi non siano i nostri avversari di oggi (se pure in forme meno cruente):


Tanto per essere chiari: siamo passati attraverso crisi energetiche con quadruplicazione del prezzo del petrolio:


(non le cazzatine che stanno facendo sclerare quelle pappemolli del millennials), attraverso autunni caldi (non Landini bolliti), attraverso shock finanziari con aumenti del tasso di interesse reale dell'ordine di svariati punti percentuali:


(tratto da un articolo che chi non ha letto dovrebbe leggere), attraverso gli anni di piombo, quando come è noto l'odio non c'era, o almeno certi senatori non lo vedevano dai loro appartamenti in centro, ma se eri vestito in un certo modo e passavi per la strada sbagliata non tornavi a casa, o ci tornavi molto malconcio (altro che la vernice "lavabile" sui monumenti, fregnoncini miei...), ne abbiamo passate di ogni e di più, andando sempre dritti come un fuso attorno a una tendenza lineare di circa 27 miliardi di euro in più all'anno. Siamo proprio sicuri che poi sia bastato un crack negli Stati Uniti (peraltro, non il maggiore che la storia registri) a determinare tutto questo casino?

Ovviamente non è plausibile: quello che ha inciso è la mancanza di un meccanismo di aggiustamento agli shock esterni (l'aggiustamento del cambio nominale) e la presenza di regole fortemente procicliche. Può venire (ed è giusto che venga) la curiosità di vedere dove saremmo ora se avessimo proseguito la nostra traiettoria, che non è stata perturbata da un grande shock, ma da una grande (e sbagliata) riforma della nostra modalità di reazione agli shock. Saremmo qui:


cioè saremmo su del 30% rispetto a dove siamo (a spanne, saremmo su di quasi 500 miliardi di euro).

Vi propongo un controesempio basato su uno scenario fatto tre anni fa e dichiaratamente paradossale: il calcolo degli anni che sarebbero occorsi per risalire la china del COVID se avessimo mantenuto la crescita registrata dall'inizio dell'Eurozona (escludendo dal computo, ovviamente, lo shock del COVID):


Lo avevamo fatto qui commentando il decreto "Rilancio", e se andate a rileggere troverete questa frase: "in realtà, penso che le cose andranno un po' meglio, ma solo se ci libereremo delle regole europee".

Il 10 maggio 2020, quando facevo questo esercizio, le regole erano sospese da 58 giorni. Un po' poco per vedere il benefico effetto della loro sospensione. Ora possiamo vederlo bene:


Invece che nel 2050, il ritorno al livello del 2007, usando le previsioni del DEF aggiornate con gli ultimi risultati dell'ISTAT, è previsto per il 2025. Buttare al cesso pseudoregole fondate unicamente sulla diffidenza verso il nostro Paese di un popolo di bancarottieri ci ha consentito di recuperare 25 anni di vita economica (ovviamente questa analisi spannometrica andrebbe validata con modelli più raffinati, e gli ordini di grandezza probabilmente cambierebbero: ma anche avessimo recuperato solo 10 anni, questo renderebbe più sensato perderli sulla base di verità sciamaniche?).

Aggiungo i soliti caveat: il grafico in unità naturali poco ci dice delle dimensioni percentuali dei diversi shock. Messo così, sembra che il COVID sia stato uno shock superiore alla Seconda guerra mondiale. Invece no, ma per apprezzarlo occorrono i logaritmi:


Si vede bene che la Seconda guerra mondiale è stata una schicchera più forte della psicopandemia, e la cosa non dovrebbe stupirci: il piombo ne ha fatti fuori più del virus.

Prevengo anche il solito gnegnegnè di quelli che Luciano chiama "gli espertologi", quelli che dicono "Ma la crescita si stava esaurendo fin dagli anni '60, l'Italia era un paese già malato, perché la cricca, la casta, la corruzione, le auto blu, le piccole imprese familiari, la tabaccaia scalabile e il camion di faldoni...". Come vi ho spiegato, il grafico spesso usato dai cialtroni del declino:


nulla ci dice del nostro Paese (anche perché si riferisce a un altro Paese, ma questo non cambia nulla, dato che in ogni Paese è stato così per via della convergenza neoclassica).

Un conto è la fisiologia economica della crescita, che tende allo stato stazionario, un conto la patologia psichiatrica della decrescita, un conto la cialtroneria politica delle regole.

Ma ora devo lasciarvi: fra un po' sono di scena, e devo raccogliere le idee...

24 commenti:

  1. Dunque, sempre spannometricamente, il debito pubblico sarebbe sotto il 100% del PIL, se non fossero state applicate quelle sciagurate regole...Adesso, come dice Lei, raffinatezza in più / raffinatezza in meno...ma il concetto è abbastanza chiaro. Ad ogni modo, lo ripete spesso nei suoi interventi, nonostante il danno assurdo che la stagione dell'austerità ha cagionato (per esempio i poveri triplicati...), la paternità d questa stagione che il PD sposò entusiasticamente ora viene sottaciuta. Ricordo benissimo anche se avevo solo 23 anni e tutti i capelli in testa, le scene di giubilo degli amici del popolo mentre si consumava il Colpo di Stato che apriva le porte a questo disastro. La cosa che mi fa sorridere e soprattutto spegnere la televisione (ad eccezione di alcune trasmissioni nelle quali so prima chi partecipa dal suo canale telegram), è che ora la sinistra parli di salario minimo e caro-affitti. A me basta questo per votare centro-destra finché camperò (lo dico qui che è un NON Blog) in modo che gli amici del popolo non mi augurino lunga vita....
    Un caro saluto
    Giuseppe

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  2. Sarebbe interessante un confronto a lungo termine con un paese non UE, confinante con l'Italia. Sia in termini relativi (tasso di crescita) che in termini assoluti (reddito pro capite).
    Giusto per farci del male.

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  3. Nonostante sia stata attivata la general escape clause del PSC e dunque sospese le regole di bilancio abbiamo comunque sottoperformato rispetto alla media euro.
    Siamo cioè 2,4 punti su (primo trimestre 2023) rispetto al pre-crisi (quarto trimestre 2019) mentre l’eurolandia é a +3%.
    Si spiega con il maggiore impatto della crisi energetica?

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    1. Si spiega col fatto che non usi i dati Eurostat, perché secondo l'Eurostat Italia e Eurozona (a 19 Paesi) hanno fatto entrambe +2.4% nel periodo che citi.

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    2. Controllato, vero.
      Mi riferivo ai dati presentati da Fitch nell’outlook di Maggio.

      https://www.fitchratings.com/research/sovereigns/fitch-affirms-italy-at-bbb-outlook-stable-12-05-2023

      Comunque, c’é la possibilità che le nuove regole vengano negoziate con la nuova Commissione o si chiuderà, come da previsione, entro l’anno?

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    3. Meglio aspettare prima come si evolve la situazione ad est

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  4. @AR (secondo commento dall'alto) : poichè mi stufavo a farlo io , ma sapendo benissimo il risultato ho chiesto a chatgpt che mi risponde :
    Domanda: Mi scrivi il pil dell'Italia nel 1997 , nel 2017 e la percentuale di incremento ?
    Chatgpt: Il Pil dell'Italia nel 1997 era di circa 1,345 trilioni di dollari USA, nel 2017 era di circa 1,940 trilioni di dollari USA. La percentuale di incremento è del 43% circa.
    Domanda:La stessa cosa per la Repubblica Dominicana ?
    Risposta:Il Pil della Repubblica Dominicana nel 1997 era di circa 23 miliardi di dollari USA, nel 2017 era di circa 72 miliardi di dollari USA. La percentuale di incremento è del 212% circa.
    In Rep. Dom. ci sono: I DAZI che proteggono il lavoro locale e c'è una persona al governo della banca centrale che oltre ad essere competente evidentemente ama il suo paese (Dr. Valdez Albizu per chi voglia cercarlo su wikipedia) .

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  5. Sarete pure passati tra mille difficoltà, ma non ne siete usciti benissimo, e "noi" insieme a "voi": il paese è praticamente fallito. A chi imputare la colpa di questo fallimento se non a chi ha 60-70 anni ora e quindi 20-30 negli anni 80?

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    1. Marco, io non so più come dirtelo: questo non è un bar. Questo è il blog di un economista. Le tue fregnacce qualunquiste sei pregato di offrirle ad altri lettori, magari su fartfromAmerika.

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    2. Mi consenta perché Marco lo merita: credi che non ci abbia provato ? Lotta Continua mi ha cacciato da una assemblea in prima liceo e mi hanno inseguito per "educarmi" per mezza città. Appena arrivato alla università , fuori della porta , etichettato come "fascista" mi dissero che se volevo continuare a studiare dovevo scordarmi la politica (cosa che feci ) .
      Quei movimenti allora erano dotati di denaro , struttura e connivenze di cui oggi ci siamo dimenticati: Lotta Continua , Potere Operaio , N.A.P. , CUB vari fino alle BR : tutti appoggiati dall'esterno dai sindacati di Lama, Carniti , Benvenuto e dal PCI che li chiamavano "compagni che sbagliano" .
      Ebbene: non erano compagni miei, erano compagni loro .
      Quelli di destra (a cui le mie idee piacevano tantomeno uguale) non mi hanno mai minacciato fisicamente .
      Il mio "reato" : aver sostenuto che se volevamo (come movimento studentesco) rompere le balle non dovevamo fare scioperi o occupazioni ma chiedere più lezioni e più ore a scuola immettendo contenuti di attualità da far spiegare ai professori. L'incremento di lavoro e costi conseguente avrebbe determinato una capacità contrattuale per il movimento studentesco che altrimenti non aveva.
      E le strutture universitarie allora come oggi erano conniventi: i capi erano tutti fuori corso di "lungo corso" e non avrebbero dovuto avere accesso alle iscrizioni per più di 1 anno . Il capo di Lotta Continua all' università aveva 34 anni .
      Io mi sono laureato a 24 nel 1977 .


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    3. Ma oggettivamente, cosa c'entra?
      I grafici mostrano che da "Partigiano portami via" all'€urone le regole erano diverse. In tutto quel periodo i movimenti stavano alla politica come il taglio di capelli alla moda.
      Ciò detto, eleggerei proprio quel grafico a disegnino finale per spiegare il perché le cose non vanno bene. In quei 500 miliardi di PIL che, più o meno, ci mancano, ci sarebbe stato il lavoro dei disoccupati e degli inattivi, di quelli in povertà assoluta, ma anche la sanità che funziona, ponti in ottimo stato di manutenzione, infrastrutture eccetera.
      Qualcuno ha pensato che si potesse tornare al prima del "Partigiano portami via", perché la durezza del vivere tempra lo spirito (in un certo senso è anche così, ma forse lo si è fatto con i mezzi sbagliati), solo che non ha calcolato una certa legge della conservazione del moto in economia, e se prima si cresceva come attorno a un fuso ora sono vent'anni che sbattiamo contro un limite superiore finito (o perlomeno apparente quando si traccia la linea rossa).

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    4. Il punto è che io la penso come quelli di fart from amerika, quindi è inutile star lì a parlarsi addosso. Molto meglio cercare qualcuno che non la pensa come me per vedere se la mia visione regge.
      Tra l'altro quando scrivo cose lunghe, argomentate e con i dati non me le pubblichi. Visto che di corbellerie nei commenti qua ne girano parecchie, mi viene da pensare che il punto non sia la qualità dei miei commenti, ma che temi di esporre il tuo pubblico ad argomentazioni altre rispetto alle tue.

      Le tue teorie fanno a pugni con alcuni fatti banali (uso del deficit pubblico come driver della crescita, inefficienza delle piccole imprese, età di pensionamento bassa, svalutazione del cambio, concorrenza, lentezza della giustizia, spesa pubblica clientelare, ecc ecc), mentre quelle a là Boldrin - se volessimo esemplificare, ma oramai tra gli economisti seri la "mia" interpretazione si sta andando a consolidare come la più convincente
      per spiegare il declino di questo povero paese - sono mille volte più robuste e convincenti.

      Al posto di storpiare i nomi, perché non prendi le teorie di fart from amerika et all e non provi a falsificarle?

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    5. Marco carissimo, perché questo lavoro l'ho già fatto, decostruendo tutto il rosario di luoghi comuni che tu continui a snocciolare perché sei un presuntuoso e petulante ignorante che vive di imparaticci cacati da qualche editorialustucolo zero tituli coi baffi a manubrio. Ora quelle che tu chiami "le teorie più convincenti", e che invece sono pattume ottocentesco, sono state sconfitte dalla Storia, e io gioco in un altro campionato. L'autore dell'austerità, Draghi (quello della lettera della Bce), si è arreso pretendendo l'onore delle armi, che è consistito in una stucchevole e fuorviante eticizzazione (debito buono/debito cattivo), buona per i gonzi ma incapace di nascondere a chi l'aveva squadernata prima la realtà: l'austerità ha rovinato il Paese. Non vale quindi la pena di risponderti nel merito, sostanzialmente non capiresti le risposte perché dal tuo podio di idiot savant pensi di averle in tasca. A dimostrazione non della tua sapienza, ma di quell'altra cosa, ti faccio notare che "la svalutazione del cambio" di cui parli l'ha fatta la Germania (ma tu ovviamente non puoi capirlo) quando, come ripetutamente accade nella storia, ha deciso di prendere di petto gli Stati Uniti (che senza farsi né in qua né in là alla fine l'hanno mandata in recessione). Senti: se vuoi parlare di cose di cui non capisci un cazzo parlaci, che so, di fisica delle particelle! Almeno potremmo non accorgerci di quanto sei conformista. Te lo dico con grande rispetto: so che non è colpa tua.

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    6. Quindi l’hai già dimostrato, per esempio, che la produttività decresce all’aumentare della dimensione aziendale e che quindi le nostre piccole imprese so’ er mejo? Buona Fortuna. Chissà perché mai le sussidiamo a manetta se sono così produttive? Bha, mistero.
      Giochi talmente in un altro campionato che per dimostrare che i francesi sono più ricchi usi i livelli di consumo, dimostrando solamente che in Italia si evadono un sacco di tasse.


      PS: immagino ti riferisca a Giannino, di cui non ho mai letto nulla. Tabellini, Boldrin, Toniolo, Alesina, Lippi, Monacelli, solo per citare alcuni italiani, non mi risulta che abbiano i baffi a manubrio. Però evidentemente sono anche loro convinti di pattume ottocentesco.

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    7. Ma per favore! Ma fatti un favore, sparisci! Tu non hai proprio le basi minime per sostenere un dibattito al livello al quale presumi di poter interloquire. Scusami, fenomeno (da baraccone): sai dirmi con parole tue perché la Germania che ha le imprese grandi e produttive ora è in recessione e noi no? E per quel che riguarda la produttività delle aziende italiane, quello che penso sta scritto qui: sei in grado di confutarlo o di trovare chi l'abbia confutato? Scrivi un paper che lo confuti, fattelo pubblicare e torna, perché qui il principio di autorità non funziona. Funzionano gli argomenti di chi li ha, non delle cornacchie che si fanno belle con le penne dei tacchini.

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    8. Buonasera signor Bagnai, ho letto il suo paper e volevo ringraziarla. Sì, perché quella lettura mi ha dato modo di aprire gli occhi sulla pessima e vetusta teoria economica che sottintende ai no euro e gli Italexittari vari. Pessima teoria economica vetusta, that’s it. Articoli che smontano completamente le sue teorie ne ho trovati un paio, però non sono peer reviewed. O non ho cercato bene, oppure dev’essere che le teorie che usa sono talmente vetuste e obsolete che nessun economista degno di questo nome si metta a scrivere un articolo scientifico per smontare teorie già smontate da 40 anni.

      Ipotizzo che il suo h-index dipenda dalle citazioni di altri domandisti che, come lei, non arrivando a capire la teoria dell’equilibrio rimangono nella loro setta a farsi i pompini a vicenda e trattare di teoria economica vetusta che non va da nessuna parte.

      Ancora grazie,
      Marco

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    9. Grazie a te, Marco. Non avrei mai voluto dirti che sei un povero sciocco, ma te lo sei detto da solo e ti ringrazio. Vedi, tu che non sei un'economista avevi a disposizione una occasione preziosa per denigrare la scienza economica: un'accolita di ignoranti che pubblicano su riviste di fascia A delle teorie vetuste... Tu invece dove pubblichi, caro?

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  6. Ho appena assistito ad una scenetta su youtube di un provocatore seriale, stavolta scornato. Prova si è che, quando queste truppe di riserva, pronte sempre a chiamata, a squillo si potrebbe dire, non si sono ben addestrate, fanno la loro meritata meschina figura. Chissà come mai questi vecchi presidi, queste vecchie truppe della egemonia culturale, devono essere richiamate all'appello proprio adesso. Forse le nuove sardine, dalle belle facciotte tanto giovanilini quanto burionesche in fatto di clima, ultimamente hanno incontrato troppa acqua sul loro cammino, e hanno dovuto battere in ritirata. Quando le cose si fanno veramente serie, questa brava gente è sempre pronta a buttarla in caciara e sullo scherzo. .

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  7. Gli stati uniti hanno alzato ancora il tetto del debito, perché? 🤔

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  8. Tristissima situazione quella del PNRR, fottuti, mazziati, balle sesquipedali dei media, impossibilità di avere un minimo di serietà e verità (a parte questo blog e talk dove partecipa Bagnai).

    URLO

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    1. E per quanto posso commentare su un argomento di mia competenza (le celle elettrolitiche ) si è scelta una via per me incomprensibile: non ha senso produrre idrogeno con solare o eolico nel punto di costo zero, che sono pochi giorni all'anno, attraverso impianti industriali che hanno bisogno di personale e manutenzione continuamente.
      Qualcuno sta sbagliando i conti industriali : una volta fatti gli impianti o li usi , producendo con energia elettrica che costa un idrogeno verde che dovrai vendere al prezzo di quello grigio oppure tieni gli impianti fermi e perdi , oppure produci e la differenza ce la mette lo stato o le gente in qualche modo.
      Non comprendo la logica: in nessun futuro il prezzo dell'idrogeno da elettrolizzatore sarà concorrenziale con quello fatto col metano o nucleare .

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    2. Dici che l'idrogeno a differenza degli altri idrocarburi non abbia la stessa resa ? 🤔 poi stavo pensando tutta quella quantità di materia prima dove la recuperi ? 🤔

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    3. Cerca il testo :
      Assessment of Hydrogen Production Costs from
      Electrolysis: United States and Europe
      Author: ADAM CHRISTENSEN Final release, June 18, 2020
      Inoltre: nel 2021 il rapporto "I costi dell’Idrogeno conoscerli per imparare a ridurli" del prof. Giuseppe Zollino Università di Padova - Consorzio RFX si concludeva con questa frase :
      "Tuttavia per produrli (la qt di idrogeno necessaria ad una indipendenza energetica n.d.r.) occorrono impianti di elettrolisi di taglia 150 GW che lavorano 1200 ore alla potenza nominale equivalente. Inoltre occorre mettere in conto gli oneri di trasmissioni ed accessori. Insomma: non conviene."
      Il rapporto fa una precisa analisi con i calcoli necessari alla valutazione di utilizzo della energia in eccesso che pare essere la strada indicata dal nostro governo nel PNRR e che il professore dimostra non funzionare .

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