giovedì 18 maggio 2023

Ancora sull'aritmetica del debito pubblico

Gigi ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "La Marattineide, ovvero il glitch. Dramma tragicomico in un atto impuro.":

Ma quindi per ridurre il rapporto debito/PIL dobbiamo continuare a fare saldi primari negativi?

Pubblicato da Gigi su Goofynomics il giorno 16 mag 2023, 13:20


Mi rendo conto che orientarsi nel tanto materiale presentato da questo blog è piuttosto complicato. Il tagcloud in fondo alla pagina (su PC, non su mobile) può aiutare fino a un certo punto, le pagine introduttive vanno riscritte perché non ci ho più messo mano da anni, ecc. Comunque, la formula che governa l'andamento del rapporto debito/Pil l'abbiamo illustrata qui ed è questa:


dove d è il rapporto debito/Pil, r il tasso di interesse reale ex post sui titoli del debito pubblico (costruito come rapporto fra la spesa per interessi al tempo t diviso per lo stock di debito al tempo t-1 cui viene sottratto il tasso di variazione del deflatore del Pil), e a è l'avanzo primario (il saldo primario di bilancio, che se positivo è un avanzo e se negativo un disavanzo).

Prima osservazione: visto che a (come avanzo) entra nella formula col segno meno, a parità di altre condizioni un avanzo primario farà diminuire la variazione del rapporto debito/Pil, portandola verso il territorio negativo. Un fatto conforme al senso comune.

Seconda osservazione: un saldo primario positivo non è una condizione necessaria né sufficiente perché la variazione del debito pubblico sia negativa. Non è necessaria perché la variazione del debito pubblico può essere negativa anche se il saldo primario è negativo. Non è sufficiente perché non basta che il saldo primario sia positivo per avere una variazione del debito pubblico negativa.

Per attenerci agli ordini di grandezza correnti, quelli che risultano dal DEF (che trovate al posto suo, cioè qui), e senza particolare pretesa di precisione, considerando come tempo t il 2023 (e quindi come tempo t-1 il 2022), il tasso di interesse nominale nel 2023 è pari al 2.71% (risulta dal flusso di spesa per interessi nel 2023, pari a 74.67 miliardi, diviso per lo stock di debito a fine 2022, pari a 2756.9). Sottraendo il tasso di variazione del deflatore del Pil, pari a 4.8, otteniamo un tasso di interesse reale del -2.1%. Con un tasso di crescita reale dello 0.9%, il coefficiente r-n quindi è uguale a -0.03 (il 3%). Il prodotto fra il rapporto debito/Pil in t-1 e questo coefficiente è pari a -4.32% (0.0432). Su questa base puramente algebrica è quindi perfettamente possibile che il debito diminuisca anche con un deficit primario attorno al 4%.

Naturalmente il limite di questo approccio puramente contabile è che non tiene conto delle relazioni intercorrenti fra le variabili in gioco. Un altro limite di questo esercizio astratto è che il costo del debito viene stimato in modo approssimativo: il MEF ha modelli di microsimulazione che tracciano l'andamento di ogni titolo emesso. Però, se il senso della domanda era: "è necessario fare deficit per far calare il rapporto debito/Pil?", la risposta è no. Se invece il senso era: "dobbiamo fare surplus per far calare il rapporto debitp/Pil?", la risposta è ancora no. Ci aiuta l'inflazione, e ci aiuterebbe la crescita reale, come più e più volte illustrato.

(... per favore rifate voi i conti perché questo è stato un post interruptus: prima son dovuto andare in XIV per votare un parere, poi al pranzo di compleanno der Palla, poi al Mef dal mio ministro, poi in VI per votare il testo base della delega fiscale: facile che mi sia perso per strada. Ma insomma: qualsiasi cosa chiediate, la risposta è no!...)


13 commenti:

  1. Grazie.
    Mi chiedo se tra i limiti possiamo anche inserire il fatto che la spesa per interessi considerata é in realtà più bassa (per via degli acquisti effettuati dalla BdI) o mi sbaglio?

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    1. Eh 😅 così non è corretto, se la risposta è no di default.

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  2. Ricordiamoci il 5permille ad A/Simmetrie. Io l'ho fatto oggi.

    https://asimmetrie.org/sostienici/

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    1. A bomba, venerdì scorso. Anche per mia madre, avendone delega :)

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    2. Stavolta la risposta è SI di default!!!

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  3. Solo il 5? Non chiedo niente, tanto mi "dite di no!".

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  4. Fino a rt-nt=3% viene anche a me uguale. Poi ho moltiplicato il rapporto debito/PIL di 145,7% per -3% e mi viene -4,36%, che non è il suo -4,32% ma è in linea.

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    1. Sì, ci sono errori di arrotondamento. Comunque, secondo me quest'anno il rapporto debito/Pil andrà più giù di quanto previsto dal DEF.

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  5. Scusami Albe' sono tonto, ma se r = - 2,1% e n (Credo la crescita reale) = 0,9% come si arriva a r - n = - 0,03.

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    1. Lo lascio come prova che il mio cervello sta andando in pappa! Per la commissione invalidi! Ahahahah! Dopo magnato è mejo anna' a riposà!

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    2. Albè, con lo Spirito Santo?😅

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    3. Capita caro Erik però tengo l'archivio come al solito, se la curva si impenna tenterò di correre ai ripari (Divino Amore)!

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  6. In pratica, se ho ben capito, un avanzo primario positivo potrebbe essere utile a migliorare il rapporto debito PIL a patto che per ottenerlo non sia necessario fare politiche così dannose per l'economia da influire negativamente sul tasso di crescita reale (n) o, simmetricamente, un disavanzo potrebbe non essere un problema, a patto che influisca abbastanza positivamente sul tasso di crescita.
    Riassumendo, se si fanno investimenti oculati e intelligenti vale il detto: "chi più spende meno spende".

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