mercoledì 24 maggio 2023

Quanto dovremo sporcare ancora per arrivare a un mondo pulito?

 (...la mia relazione introduttiva al convegno Le materie prime nella transizione ecologica, organizzato da a/simmetrie col patrocinio della Camera dei Deputati - il video prima o poi apparirà qui...)

Intervengo in questa sede come presidente del comitato scientifico di a/simmetrie, un think tank che svolge da dieci anni un’attività di riflessione, ricerca e divulgazione sul tema delle asimmetrie economiche.

La transizione ecologica, che in termini strettamente merceologici può essere vista innanzitutto come transizione da una classe di materie prime (gli idrocarburi) ad un’altra (i metalli e i semimetalli), in termini economici più ampi è una delle tante ramificazioni del tema delle asimmetrie. Le asimmetrie della transizione sono molte e vistose: asimmetrie nella dotazione delle risorse naturali, asimmetrie nello sviluppo tecnologico dei diversi Paesi, asimmetrie dimensionali fra i diversi Paesi, i loro apparati produttivi, le loro emissioni (in termini assoluti e in termini pro capite), asimmetrie regolatorie e legislative fra diversi ordinamenti nazionali e sovranazionali.

Un po’ tutti questi temi verranno toccati nella quattro relazioni, e qui sottolineo qualche loro implicazione politica.

L’asimmetria nella dotazione delle risorse pone due ordini di problemi.

Uno, ormai evidente, è quello geopolitico: chi controlla le filiere di approvvigionamento dei metalli e dei semimetalli? Siamo ormai tutti consapevoli, in buona parte grazie al meritorio lavoro di Gianclaudio Torlizzi, che di a/simmetrie è anche socio, del fatto che queste filiere sono controllate da una potenza emergente che si sta caratterizzando sempre più come antagonista del blocco atlantico: la Cina. Dobbiamo allora chiederci: quanto è compatibile una sempre maggiore dipendenza dalle materie prime cinesi con la vocazione atlantica del nostro Paese? Una domanda aperta cui dobbiamo rispondere al meglio, evitando di cadere da una dipendenza politicamente scomoda in un’altra dipendenza altrettanto scomoda.

Ma c’è anche un altro problema su cui probabilmente non si riflette ancora a sufficienza, quello geologico: indipendentemente dalla loro geografia politica, le dotazioni di risorse naturali necessarie per una compiuta transizione ecologica (intesa, banalizzando, come elettrificazione) sono fisicamente disponibili, in tempi rapidi, sulla crosta terrestre? Derivano da qui due ulteriori ordini di problemi, che devono entrare nel radar della politica: un problema ambientale e uno distributivo.

Intanto: quale impatto ambientale, quale violenza alle viscere della Madre Terra determina, il procurarsi a tappe forzate ingenti quantità di questi materiali? In altre parole, quanto dovremo sporcare ancora prima di arrivare a un mondo pulito? Quanta CO2 emetteremo per ridurre le emissioni di CO2?

Le riflessioni di Roberta Benedetti sulla filiera del fotovoltaico ci aiuteranno a mettere a fuoco questi aspetti con esempi concreti.

E poi c’è il problema distributivo: quali impatti inflazionistici, e con quali conseguenze redistributive e quali impatti sul conflitto sociale, avrà la scarsità indotta di questi materiali? La riflessione più immediata è quella sui costi dell’auto elettrica e su chi se la potrà permettere, ma il tema è molto più pervasivo e riguarda il costo dell’energia e della vita in generale: quanto e chi dobbiamo impoverire prima di avere abbondanza di energia pulita a basso costo per tutti?

Ho detto scarsità indotta, e lo sottolineo, a ragion veduta, per evidenziare un problema che è al tempo stesso concreto, politico, e astratto, intellettuale: forse dovremmo riconciliare il lessico con la realtà e riflettere sul fatto che quella che ci viene proposta non è una transizione ma una cesura ecologica. Le scadenze rigide, le tappe forzate proposte (o imposte) per un processo di questa pervasività, determinano oggettivamente una cesura. In questo modo decretano la scarsità di una ampia classe di materie prime, causandone un incremento di prezzo che rischia di diffondersi attraverso tutte le filiere economiche. Occorre riflettere su quanto questo modus operandi sia funzionale rispetto al raggiungimento di un obiettivo verso il quale tutte le forze politiche ovviamente tendono, salvo prova contraria: ma penso che sia difficile trovare un partito che abbia fatto campagna elettorale proponendo ai propri elettori un mondo più sporco, bollette più salate, e, agli elettori più raffinati, minore autonomia strategica! 

Il problema non è se, ma come arrivarci, e l’ottimismo della volontà, o peggio ancora quello della propaganda, può non essere il metodo corretto.

L’immediata abiura al fossile e a tutte le sue tentazioni, ad esempio, è realmente sostenibile? La concentrazione di energia che le fonti fossili assicurano, quella concentrazione da cui dipende in buona parte il benessere conseguito negli ultimi due secoli, come illustra con dovizia di dettagli Massimo Nicolazzi nel suo “Elogio del petrolio”, risulta ancora oggi difficilmente sostituibile in scenari critici come quelli bellici o quelli emergenziali (carrarmato elettrico o ruspa elettrica sono ancora di là da venire), e in ogni caso le fonti rinnovabili sono per lo più caratterizzate da intermittenza, un’intermittenza che a tendere potrà essere gestita senza il ricorso alle fonti fossili, ma che nel breve periodo verosimilmente richiederà ancora il loro impiego. Questo richiede un forte investimento in tecnologie, e ci apre a un contesto in cui il vero elemento strategico della transizione sono le reti e la loro intelligenza, cioè la loro capacità di gestire l’intermittenza. Simona Benedettini ci introdurrà questo tema, di fondamentale importanza.

Non mi dilungo oltre e ringraziando ancora tutti i presenti cedo la parola alla dottoressa Capozzi perché conduca con la sua garbata efficacia il seguito dei lavori.

(...è andato tutto molto bene e ripeteremo l'evento: grazie a tutti quelli di voi che hanno partecipato...)

13 commenti:

  1. Purtroppo non siamo riusciti ad incrociarci oltre un breve saluto all'inizio, ma volevo ringraziare per l'impegno delle persone che hanno partecipato all'evento, le istituzioni coinvolte e lo staff di a/simmetrie.

    Passo dopo passo, convegno dopo convegno, mi rendo conto quanto lavoro ci sia dietro tutto questo processo.

    E ti ringrazio ancora una volta, ogni volta sono spunti di riflessione le tue parole.

    Ringrazio qui anche l'onorevole Gusmeroli che dopo l'evento mi ha concesso un giro inedito di palazzo Montecitorio.

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    1. Alberto è una persona di infinita competenze, gentilezza e disponibilità. Lo ringrazierò.

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    2. Ringrazi molto l'Onorevole Gusmeroli anche da parte mia, Professore. Ero con l'Onorevole Gusmeroli e Daniele: ci mostrato i luoghi della Politica a Montecitorio ed è stata una grande opportunità ed esperienza. Avevo già avuto modo di apprezzare Alberto Gusmeroli nelle sue qualità umane, politiche e gestionali come sindaco ed oggi vicesindaco di Arona, città a cui sono molto legato. Oggi come relatore e Presidente di commissione ne ho avuto la medesima ottima impressione.

      Ps Davvero interessante quanto emerso oggi al convegno!

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  2. Egregio Senatore,
    condivido i suoi punti di domanda e mi permetto di commentarli di seguito.

    In merito agli effetti sui prezzi (e non solo) della transizione energetica, reputo interessante il seguente articolo relativo all'UK:
    https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0140988316303553
    Se ne deduce che la ridondanza e la disponibilità in loco delle fonti energetiche è fondamentale per limitare eventuali shock alla domanda e/o all'offerta.
    Come da lei sottolineato, le fonti rinnovabili (disponibili in loco) sono intermittenti e soggette a fluttuazioni stagionali e non (vedi eventi estremi). Mi permetto quindi di indicare il nucleare con possibile fonte parallela di energia (so che la Lega da tempo appoggia questa soluzione).

    In merito alle nuove tecnologie (e all'intermittenza), vorrei portare all'attenzione i seguenti due lavori (di autori in buona parte italiani):
    https://www.mdpi.com/2624-8921/5/2/24
    https://pubs.rsc.org/en/content/articlelanding/2023/cc/d2cc06772b
    Trattano di sistemi d'accumulo di energia elettrica alternativi alle attuali batterie. In particolare, il primo prevede l'utilizzo congiunto di batterie e supercapacitori, mentre il secondo riporta recenti risultati in merito all'impiego del grafene nei sistemi di accumulo.

    In generale, ritengo che nella transizione energetica intervengano i seguenti fattori produttivi: disponibilità di capitali (finanza pubblica e privata), disponibilità di manodopera (la demografia non aiuta), disponibilità di sapere (conoscenza, ricerca e innovazione), disponibilità di risorse naturali (metalli e minerali in primis).
    L'ordine di elencazione non è casuale, si va dalla risorsa meno scarsa (SGP permettendo) a quella (ad ora) più scarsa.
    Da capire poi come i diversi settori produttivi coinvolti riescano a garantire una sufficiente capacità produttiva e cosa questo comporti.

    Ben vengano questi convegni per sensibilizzare l'opinione pubblica (e la politica) in merito agli ostacoli da affrontare.
    Mi permetto di avanzare una proposta: istituire una commissione bicamerale ad hoc, per discutere ed individuare le linee guida della transizione energetica italiana.
    Buon lavoro!

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  3. https://www.youtube.com/watch?v=RamOWmh2hMk


    Qui c'è la relazione introduttiva di Alberto.

    LE MATERIE PRIME NELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA relazione introduttiva On le Bagnai al convegno del 24 maggio 2023 (sala della Regina Camera Deputati)

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  4. Ho posto ad uno dei relatori la seguente domanda : per 1 kw di picco installato, abbiamo circa 1500 kwh annui al massimo ovvero 1500/365 = 4,1 kwh al giorno mediamente. Facendo presente che il costo di installazione di un Kw fotovoltaico (pannelli, batteria inverter) si deve ammortizzare su una produzione che è pari appunto a 4,1 KWh giorno ovvero circa 1/6 di qulsiasi impianto a fonte fossile (al netto delle fermate per manutenzione) o di analoghi impianti idrici o nucleari, l'impianto fotovoltaico a mio avviso non si regge economicamente a meno dei sussidi. Aggiungo che non esistono al momento sistemi adeguati di immagazzinamento di eventuiali surplus di energia da fotovoltaico, ammesso che si volesse coprire la richiesta con tali impianti (ad esempio, semplificando installando impianti in parallelo fino a coprire le 24 ore) sempre considerando le predette criticità.
    Allora, bisogna prima di capire quanto sporcheremo per avere l pannelli ed il resto (batterie, inverter etc) se il tutto ci potrà portare ai risultati che si intendono imporre alle comunità (cosa che io reputo follia pura).

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  5. Quindi sta implicitamente scrivendo di vendere azioni "occidentali" e comprare cinesi 🤔

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  6. spero...dico spero....che la natura di queste riflessioni ed analisi sia strategicamente prodromica ed opportunamente rivestita di efficacia in ordine al contrasto di un possibile ricattino in sede di determinazione delle regole fiscali da discutere a Bruxelles. (hai visto mai che lo scriteriato fervore green dettato & formalizzato dallo slogan "celodicelascienza" possa sottendere la riserva mentale del do ut des....)

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  7. Ottima iniziativa, sicuramente guarderò i lavori del convegno non appena mi sarà possibile.
    Il problema della cd "transizione ecologica" viene percepito (e lo vediamo anche qui in alcuni commenti) come meramente tecnologico, ovvero "svilupperemo" le batterie, "miglioreremo" i pannelli FV, "inventeremo" le tecnologie per il riciclo del litio.
    Ma non è così semplice (ammesso che quanto sopra sia semplice e non lo è).
    Il discorso è più complesso e riguarda la relazione tra energia e creazione di ricchezza all'interno dei sistemi economici, ovvero la necessità in primis di riconoscere che qualsiasi sistema economico immaginabile, in ogni caso funziona all'interno del recinto delle leggi della termodinamica.
    Ergo abbiamo a che fare non solo con difficoltà tecnologiche (come per esempio nel caso della fusione nucleare) ma, e dico anche purtroppo, con impossibilità fisiche.
    Sull'argomento mi sento di consigliare il libro di C. Hall e K.Klitgaard "Energy and the Wealth of the Nations".

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  8. Ottimo intervento, chiaro e volto a informare e riequilibrare le troppo ardenti e impulsive speranze utopiche.
    A mio avviso, tuttavia, se si affrontano con serietà questi problemi messi sul tavolo, ci si ritrova davanti a considerazioni già espresse da tempo da persone assai informate e con la testa sulle spalle, dunque tendenzialmente opposte ai desiderata dietro grandi investimenti farlocchi, il cui onere è adesso da scaricare su qualcuno, a mezzo delle solite, trite, oramai insopportabili rivoluzioni primaverili.
    In breve: le macchine elettriche vanno caricate. Le attuali centrali elettriche servono per le attuali necessità elettriche. Se ha ragione Franco Battaglia ci vorranno 40 centrali nucleari a pieno regime per rifornire le decine di milioni di macchine elettriche che dovrebbero girare, e noi non consegneremo ai nostri, oramai “presunti”, giovani futuri solo un pianeta più inquinato, gli consegneremo un debito pubblico stratosferico e un sistema industriale non competitivo, dunque morto, spendendo fiumi di quattrini per rincorrere presunte purezze ambientali sulle quali certamente non abbiamo alcun potere come nazione, e presumibilmente anche nessuno come umanità intera. Mentre, intanto, come corollario al “non ci sono pasti gratis”, e cioè le risorse se le metti da una parte non le potrai mettere da un'altra, dovremmo rassegnarci a inondazioni e siccità, ponti che cadono, ospedali insufficienti, scuole pericolanti ecc ecc ecc ecc.

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  9. Leggevo un analista argentino che, tra le altre cose, diceva anche che la differenza di peso tra il gasolio e le batteria per il "banale" trasporto di merci, rende piuttosto impervia la via green (o come diceva un compagno di scuola "grinne")

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  10. Caro Senatore, come spesso accadde se non vengono istituiti questi tavoli informativi dove è possibile ascoltare e percepire le sensibilità e conoscenze degli attori che partecipano in prima linea alle battaglie per le tematiche trattate, si ha la percezione che tutto sia appiattito verso un flusso ordinato di idee ed azioni orientate ad obiettivi prestabiliti e difficilmente modificabili; invece non finirò mai di ringraziarla per questa sua continua apertura di "finestre nei palazzi del potere", anche su tematiche ed argomenti che non appartengono propriamente al "suo giardino" ma comunque collegate, che evidenziano come ci siano moltissime sfaccettature da analizzare per migliorare e migliorarsi in un' ottica di "bene comune". Gli interventi sono stati impeccabili e puntali nel cogliere le criticità del "nostro" percorso di decarbonizzazione, focalizzando anche alcune nicchie di eccellenza (vedi l'industria del riciclo) che ci vede primeggiare a livello europeo; mi era quindi parso scontato ascoltare il messaggio conclusivo di questo incontro da un rappresentante del Governo come sintesi delle nuove opportunità tecnologiche per superare il monòtono dualismo FOTOVOLTAICO - EOLICO come uniche "tecnologie" sui cui puntare ma promuovendo nuove iniziative sull' economia circolare, sull'efficienza energetica, sui sistemi a biomassa o a combustibili di seconda generazione, sui sistemi geotermici a bassa entalpia, sui sistemi fotovoltaici a concentrazione, sui sistemi termodinamici, sui sistemi di accumulo al sale o con acqua di mare, sulle fuel cell e sulla generazione distribuita, ecc... Ed invece è arrivato il Ministro dell' Ambiente e Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin. Ha esordito affermando che :" ...l' indipendenza energetica del nostro Paese ed il nostro percorso di decarbonizzazione passeranno dal nucleare (IV generazione al 2030 e fusione nucleare al 2050, tecnologie che tra l'altro mi trovano favorevoli in un mix con le rinnovabili), che abbiamo realizzato in poco tempo infrastrutture come i gassificatori (dimenticandosi il Ri-) che ci hanno permesso di ridurre da 30 Mld a 6 Mld il consumo di gas Russo ed in prospettiva di differenziare il nostro approvvigionamento energetico e che il pericolo del fotovoltaico e dell' eolico sta nel fatto che tutta la produzione sia in Cina mentre in Italia abbiamo iniziato a fare qualcosa da poco con la fabbrica di Catania realizzata da Enel ". Non voglio tediarvi oltre ma il fatto che il Ministro ignori completamente che non più di 10 anni fa avevamo un' industria produttiva italiana riguardo i moduli fotovoltaici e gli inverter solari, avevamo sviluppato una filiera completamente italiana per lo sviluppo della tecnologia solare termodinamica anche in abbinamento a centrali tradizionali (vedasi Rubbia), che avevamo una fiorente industria nello sviluppo di sistemi a biogas e biomassa con forte impulso verso i combustibili di seconda generazione, che stavano nascendo piccole applicazioni per i sistemi geotermici a bassa entalpia su tutto il territorio nazionale o sistemi di cogenerazione ad alto rendimento per creare una rete elettrica distribuita, più efficiente e più RESI_ _ _ _ _ (non scrivo quella parola). Allora vorrei porre delle domande al Ministro ma preferisco rimanere in silenzio con la chiara consapevolezza del perché i Decreti FER2 o quelli sulle Comunità Energetiche Rinnovabili restino ancora fermi, affermando però con forza che non ci stancheremo mai di provare e testare nuove tecnologie per lo sfruttamento di tutte le fonti energetiche rinnovabili anche per chi crede di vivere negli anni '70.

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  11. Stavo scrivendo quando è entrato il commento di Fabio Fabiani sopra .
    Alcuni concetti si sovrappongono. Ma io sono più terra terra: pertanto lascio il commento come lo avevo scritto .
    Vorrei commentare alcuni concetti degli interventi :
    Massimo Nicolazzi: Bravo ha ragione.
    Da quanto detto nasce la conseguente constatazione che i 650 milioni stanziati dal PNRR per gli elettrolizzatori sono un errore (eufemismo) . Non vi sono margini economici per produrre idrogeno da surplus fotovoltaico che possa essere venduto senza incentivo statale .
    Suggerimento:
    E' legale che le sovrastrutture che tutto sanno buttino via i soldi dei contribuenti ma dovrebbe essere consentito ai comuni cittadini contribuenti di prodursi l'idrogeno (e ogni altro tipo di energia) come gli pare con la tecnologia che gli pare (es.: gassificatori chimici a metallo : per es.: ciclo zinco-ossido ) .
    Non servono incentivi , basta dire che si può fare e che è libero (si ossida lo zinco in un bidone e si produce idrogeno . L'ossido di zinco col calore (sole) libera ossigeno e ritorna zinco , tornando nel pentolone a produrre idrogeno ) .

    Simona Benedettini: il mercato libero dovrebbe essere libero in due sensi . Anche io (comune cittadino ) libero di produrre e vendere energia prodotta come mi pare .
    Imporre un mercato libero in mano ai monopolisti è un controsenso .

    Giampaolo Torlizzi: piano minerario va bene ma anche piano di ripresa dell'artigianato per la riparazione di quello che c'è abbassando le aspettative di consumo .
    Per tutti i consumi privati piccoli (autovetture , lavatrici, anche l'intera casa ecc ecc ) incrementare la convenienza alla riparazione e recupero piuttosto che la sostituzione .
    Questo si fa dal lato fiscale: libertà totale di impresa (no contabilità , no documentazione ) per gli artigiani che lavorano da soli senza capitale , senza fare commercio .
    O meglio: con il capitale che si può acquistare liberamente al supermercato come strumenti di lavoro .
    Ovviamente non sarebbero soggetti ad iva e non potendo emettere fattura non avrebbero come clienti le aziende ma solo altri privati . (I piddioti lo chiamano nero: ma funziona ) .

    In generale: è mancato un apporto di visione sul mercato e sulle tecnologie che ci sono ma che non vengono implementate perchè non le si vuole implementare e sul futuro delle materie prime a medio/lungo termine (terre rare dalla luna e dagli asteroidi ) , petrolio di sintesi dai rifiuti ecc .


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