Sicuramente non sarà “clima”, ma quest’anno, se non altrove, in Abruzzo, l’inverno è almeno incominciato. Non so se proseguirà, ma la neve che ha fatto finora certamente non risolve, ma altrettanto certamente attenua, la crisi idrica in cui le zone pedemontane si trovano dalla primavera scorsa. In questo momento a Pizzoferrato sta nevicando e proseguirà nelle prossime 24/48 ore. Chi mi segue su Instagram ha visto i bei paesaggi degli altopiani maggiori d’Abruzzo, e delle montagne che li circondano, innevati. Il manto nevoso tiene da almeno tre settimane, non è acqua che scorre sulla superficie e finisce nei torrenti, è acqua che lentamente impregna queste montagne carsiche, autentiche spugne, tutte doline e inghiottitoi. Non farei quest’anno quello che avevo fatto l’anno scorso, cioè salire in montagna durante la bufera, perché quest’anno le cose mi sembra che si mettano in modo un po’ diverso, più severo: e poi, la neve tiene, e quindi si può aspettare che esca il sole prima di infilare gli scarponi e quello che le condizioni della superficie consigliano (ciaspole, ramponi).
La bufera, chi può, è meglio che se la goda di fronte al caminetto.
In questo momento, sul massiccio del Gran Sasso sono dispersi due alpinisti. Sto seguendo con apprensione e discrezione la loro vicenda. Non è il primo caso quest’anno. La montagna, la sua solitudine, la sua imponenza, le sfide atletiche e tecniche che pone, attirano sempre più persone. Si va in montagna, o almeno io ci vado, anche per avere paura, per gestire le proprie emozioni, per essere costretti a concentrarsi sul significato dei propri gesti, per cogliere nel grande libro della natura i segnali che possono servirci a tornare in sicurezza.
Speriamo che questa storia finisca bene. Ad anno nuovo organizzerò alla Camera una giornata sulla sicurezza in montagna. Non so quanto possa interessarvi, ma credo abbia delle lezioni da offrire da cui chiunque, anche chi fa una vita più sedentaria e meno spericolata, possa trarre giovamento.
A proposito dei due alpinisti dispersi sul Gran Sasso, come procede il tuo disegno di legge sulla localizzazione delle persone disperse in montagna?
RispondiEliminaÈ incardinato in commissione giustizia, gli emendamenti sono stati depositati, aspettiamo i pareri per votarli, dopo le vacanze solleciterò il ministero della giustizia per la parte di sua competenza, così potremo votarlo e passarlo al Senato. Tratta però di una fattispecie ben diversa, perché come probabilmente sai, gli alpinisti oggi dispersi si sa dove sono: il problema è che le condizioni meteo rendono impossibile andarli a prendere, tantomeno con un elicottero.
EliminaConosco la situazione attuale e quali sono le problematiche di soccorso (ho sbagliato a scrivere dispesi, intendevo bloccati), ma comunque ci hai spiegato diverse volte che l'argomento "dispersi in montagna" ti sta particolarmente a cuore.
EliminaNon necessariamente "in montagna". Quello delle persone scomparse è un problema piuttosto serio in termini quantitativi (e ovviamente qualitativi: ogni vita è preziosa e insostituibile). Vero è che la stragrande maggioranza sono (sedicenti?) minorenni stranieri (quindi il fenomeno è correlato a quello della clandestinità), ma resta comunque una ragguardevole minoranza di autoctoni. I dati sono qui, cioè qui:
Eliminahttps://www.interno.gov.it/it/stampa-e-comunicazione/dati-e-statistiche/relazioni-periodiche-commissario-straordinario-governo-persone-scomparse
(metto anche il link in chiaro perché ultimamente non tutti i link attivi mi funzionano).
Da frequentatore delle Dolomiti del Brenta (anche se mi limito a sentieri più o meno facili e non ho più l'età e la condizione fisica per andare su cime impegnative), sono molto interessato alla giornata sulla sicurezza in montagna e se aperta al pubblico verrò sicuramente. Sono anch'io molto colpito dalla vicenda dei due alpinisti sul Gran Sasso, posso solo immaginare l'angoscia di parenti e amici, speriamo bene.
RispondiEliminaVi avvertirò sicuramente.
EliminaNella vita, fin da piccolo, ho scelto di amare il mare ed essendo monogamo, non ho mai provato particolare attrazione per la montagna.
RispondiEliminaRiconosco, però, che, anche se cambia l'elemento, le pulsioni, le emozioni e la passione che anima i due diversi mondi, sono in gran parte sovrapponibili.
Attraversare l'Adriatico su un barchino di 6 metri in solitaria o inerpicarsi da soli su sentieri ad alta quota, non credo siano attività così agli antipodi.
Ciò che, però, mi ha sempre stupito è l'enorme sproporzione esistente tra la bulimia normativa che caratterizza l'attività dell'andar per mare, con quella (praticamente inesistente) dell'andar per monti.
Nella nautica si è ampiamente esagerato (infatti si assiste da anni al fenomeno del cambio di bandiera), ma per la montagna mi sembra sia stato fatto poco o nulla. Credo si aprano praterie sterminate per il legislatore.
Devo dirti che il mare ha attratto molto fin dall’infanzia anche me. Tuttavia, oltre al carico burocratico cui accenni e cui in effetti rifletto per la prima volta, registro anche il fatto che in montagna entro certi limiti, la ricerca della solitudine e del confronto diretto con la natura richiede un minore investimento in “capitale umano“, in capitale fisico (bastano delle scarpe buone), e anche in tempo. Ho smesso di andare in barca a vela quando è nata Uga. Penso sia abbastanza difficile immaginare una sorta di “patente montana” analoga alla “patente nautica”. Il fatto è che le condizioni del nostro attuale vivere civile creano una serie di problemi di moral hazard. Può accadere che le persone si espongano a rischi perché sanno che qualcuno le recupererà. Questo è un punto su cui Giampiero Di Federico batte molto. In ogni caso la strada credo sia quella della prevenzione tramite l’informazione. Per una risposta più “repressiva“ mancano i presupposti, cioè il personale che, anche in parchi nazionali, faccia rispettare un minimo di regole. In tanti anni che frequento i Parchi nazionali dell’Abruzzo, avrò incontrato di guardiaparco forse quattro volte. Poi magari io non lo sapevo e quello sguardo che mi sentivo addosso erano i binocoli di un guardiaparco. Credo più plausibile che fossero gli occhi di una lince…
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