(...ma facciamo un rapido balzo in avanti nel futuro, un flash forward, come dicono quelli che ci hanno nell'E-portfolio le competenze linguistiche. Il 24 maggio del 2034, alla diciassettesima Global Conference on Education, il prof. John Shapiro, della prestigiosissima Chattanooga University, un luminare, con migliaia di citazioni su Scopus e Scholar, con un h-index stellare, con prestigiosi incarichi di consulenza per le Nazioni Unite, per l'OCSE, e per tutti i Santi Sinedri (SS) della "governance multilaterale", un pilastro delle scienze pedagogiche, presenta una relazione dal titolo accattivante: "Framing a global leadership: new fronteers". Frotte di sbarbatelli, di expat awanagana con la ricottina del rigurgitino sulla barbetta rada e trascurata, assistono alla prolusione del venerato Maestro. Quali saranno mai queste nuove frontiere della pedagogia, a quali mirabolanti strumenti potremo far ricorso, a dieci anni dall'affidamento all'IA generativa dei percorsi dei nostri studenti? Quale strumento globale occorrerà escogitare per indirizzare una leadership in grado di affrontare le sfide della globalizzazione? Queste domande pervadono il pubblico, che accoglie il luminare con uno scrosciante applauso. Shapiro chiede il silenzio, inforca gli occhiali, e con tono trasognato e ieratico si rivolge agli astanti in una lingua arcana, che non risuona più nelle loro coscienze e nei loro intelletti:
1 Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος,
καὶ ὁ λόγος ἦν πρὸς τὸν θεόν,
καὶ θεὸς ἦν ὁ λόγος.
2 οὗτος ἦν ἐν ἀρχῇ πρὸς τὸν θεόν.
3 πάντα δι' αὐτοῦ ἐγένετο,
καὶ χωρὶς αὐτοῦ ἐγένετο οὐδὲ ἕν. ὃ γέγονεν
4 ἐν αὐτῷ ζωὴ ἦν, καὶ ἡ ζωὴ ἦν τὸ φῶς τῶν ἀνθρώπων·
5 καὶ τὸ φῶς ἐν τῇ σκοτίᾳ φαίνει,
καὶ ἡ σκοτία αὐτὸ οὐ κατέλαβεν.
Profferite queste parole arcane, il luminare si rivolge agli astanti nell'attuale lingua universale, che qui traduco a beneficio dei diversamente analfabetizzati: "Sono qui per riferirvi i risultati di un programma di ricerca decennale, finanziato coi fondi delle Nazioni Unite, dell'Unione Europea, dell'ASEAN, dell'OCSE, e di mia moglie, avente per oggetto la ricerca di una metodologia didattica che acuisse l'attenzione, stimolasse la creatività, costringesse al rigore logico, esortasse a non trascurare alcun indizio, insomma: che desse alle generazioni future una preparazione all'altezza delle sfide che esse devono e dovranno quotidianamente affrontare nel mondo della globalizzazione, un mondo in perenne cambiamento, un cambiamento che sarebbe sostanzialmente frustrante gestire in modo reattivo e induttivo, ma che occorre affrontare con quella capacità di lettura, con quella intelligenza, che un'atteggiamento passivo rispetto all'erogazione didattica necessariamente atrofizza e spiazza. Non mi soffermo qui sulle numerose strade intraprese, sulle sperimentazioni compiute, sulle statistiche raccolte: tutta materia che troverete nel paper in corso di pubblicazione. Mi preme invece annunciarvi che il problema di trovare un simile strumento, al termine di questo percorso di ricerca decennale, che ha coinvolto le migliori menti pedagogiche dei nostri tempi, è sostanzialmente risolto. Questo strumento esiste, anzi, esisteva, e male abbiamo fatto a metterlo da parte per troppo tempo: è la versione di greco. Già una decade [decennio, NdR] fa, sui social, era evidente lo scarto antropologico fra chi, scolarizzato nel XX secolo, ne aveva beneficiato, e chi no. Oggi, al termine di un programma di ricerca decennale, possiamo confermarlo: la volontà di creare un esercito di idiots savants tutti matematica e distintivo ci ha condotto fuori strada. Certo, resta assolutamente vero che "La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi agli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intendere la lingua, e a conoscere i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi e altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto." Chi ha dedotto da queste sagge parole che la strada del futuro fosse la dittatura delle STEM, l'insegnare Analisi 2 alle future maestre, magari in libri senza parole, ha però trascurato un dettaglio, un dettaglio così evidente da essere invisibile, come spesso accade. Questa riflessione Galileo non ce l'ha consegnata sotto forma di equazioni o di formule, ma tramite parole. En archè o logos, e noi dal principio dobbiamo ricominciare...".
Sei anni dopo, nel 2040, un Ministro dell'Istruzione italiana reintrodurrà il Rocci (di carta).
Nel frattempo, i principali dipartimenti scientifici delle università italiane saranno diretti da giamaicani che avranno studiato il greco a Stanford.
Sic transit gloria mundi...)
(...i refusi correggeteli voi che ho un amico per cena. Non è un grecista, ma è uno che ha tradotto il greco, cioè uno con cui si può andare a cena...)
Il capolavoro. Praticamente Leonardo da Vinci era una pippa. 🙄
RispondiEliminaBuon 10 luglio, ne abbiamo bisogno.
RispondiEliminaCi stiamo lavorando. Sarà alla Sala del Refettorio di Palazzo San Macuto.
EliminaSublime.
RispondiEliminaConcordo in toto. Il primo passo, però, dovrebbe essere il divieto assoluto di utilizzare gli smartphone in ambito scolastico (nonché ai minori di 10 anni), e limitarne l'uso in qualsiasi circostanza a chi non ha compiuto i 14 anni
RispondiEliminaCome disse il ministro della difesa? Famiglie e insegnanti a fare da educatori? Pensa Alberto se invece che fare l'insegnante avesse dovuto fare da educatore 😂
EliminaPurtroppo i divieti esistono, poi prendi i libri di testo della prima elementare (no scusi, primaria) ed è piena di Q-R da leggere con il telefonino dei genitori (e difeso dagli insegnanti).
EliminaI compiti vengono sceritti dagli insegnanti su Nuvola e via via digitalizzando.
Oppure, ad esempio nei social, i limiti di utilizzo esistono ma vengono continuamente superati dai genitori stessi con il rischio che il social pensi di avere a che fare con un 14enne quando in realtà è un 10enne.
Considerato quanto spendo in occhiali all'anno, spero che la ristampa del Rocci preveda caratteri più grandi.
RispondiEliminaI "Gen Zeta" (cioè la generazione che ha avuto accesso ad internet sin dalla prima infanzia) si estingueranno tra 10 secondi come un qualsiasi ordine ricevuto da 007 (che in realtà più che "estinguersi" solitamente prende fuoco o viene sciolto nell'acido causando una nuvoletta di fumo biancastro probabilmente tossico), ma ne conserveremo la memoria (proprio come fa 007), noi delle generazioni precedenti nella consapevolezza che tutti gli sforzi compiuti per rendere il loro futuro più limpido e fecondo, in realtà si sono rivelati vani. Sulle loro tombe, tutte bianche e tutte uguali, campeggerà un epitaffio: "se semo sbajati, scusateci!"....un cimitero sconfinato costituito da innumerevoli prati verdi che si susseguono senza soluzione di continuità a perdita d'occhio in cui razzolano galline che non deporranno mai alcun uovo estinguendosi di li a poco anch'esse. (fornendo così la risposta definitiva alla vexata quaestio).
RispondiEliminaMi auguro che il decreto Rocci si possa estendere al Montanari!
RispondiEliminaCavolo. Devo assolutamente identificare il mio capolavoro.
RispondiEliminaEh, la versione di greco, il mitico Rocci, la durezza e la completezza formativa del liceo classico, che era in grado di sviluppare il senso critico degli studenti stimolandoli a pensare con la propria testa. Tutte qualità assolutamente non gradite alla macchina euro-globalista dominante, che ambisce ad avere giovani plasmabili dalla propaganda mediatico-culturale dettata dai padroni del discorso.
RispondiEliminaE a proposito, quasi a confermare le considerazioni sulla potente opera di persuasione (non occulta) ai 'valori euorpei' da parte della scuola e delle università, leggo oggi su la Verità di un sondaggio riportato da Repubblica, secondo cui il 60% dei giovani tra 18 e 29 anni nutre 'molta o moltissima fiducia nella Ue', a fronte di un 30% delle generazioni più anziane. Se questo vuol dire che c'è un 40% di giovani con poca o pochissima fiducia nelle istituzioni europee, mi sembrerebbe comunque un ottimo segnale.
La loro propaganda posticcia non fa presa.
EliminaPer altro i libri di analisi 2 fatti bene non si può dire che abbondino, nonostante l'impellente urgenza di alfabetizzare le maestre e il globo alle verità STEM.
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RispondiEliminaBuongiorno Prof.!
RispondiEliminaMi permetto di rivolgere a lei, e ai lettori del blog con esperienza di didattica, una domanda che spesso mi pongo quando leggo riflessioni che sottolineano l’importanza dello studio di materie come la lingua greca e la musica per la comprensione delle discipline scientifiche (di base o applicate). Premetto che comprendo il valore delle materie classiche: sono fermamente convinto che, come da lei spesso ricordato, un vero intellettuale (che ritengo sia cosa diversa da uno scienziato) debba possedere solide basi sia scientifiche che umanistiche.
Mi chiedo tuttavia se, per esempio, lo studio di latino e greco nei licei non possa essere sostituito dallo studio serio di logica e gnoseologia, insegnata da docenti che abbiano studiato sia filosofia che matematica e che magari siano passati, loro sì, attraverso versioni di greco e latino.
Ho il dubbio che la necessità di inserire certe materie nei percorsi di studio di base nasca piuttosto da mancanza di formazione del corpo docente (che del resto è talmente sottopagato e sottovalutato da non potersi certo esprimere ai suoi massimi livelli) e di un approccio alla didattica non ottimale. Perché utilizzare la versione di greco per spiegare rigore e logica quando un docente esperto potrebbe insegnare il medesimo approccio all’interno dello studio della matematica? Certo se i professori del liceo di matematica si “limitano” ad insegnare funzioni ed integrali o se lezioni di fisica e chimica non vengono accompagnate con dosi abbondanti di epistemologia e filosofia della scienza, le lacune saranno inevitabili.
Mi chiedo in sostanza se, di fronte agli evidenti limiti di tempo della formazione di base, non sia meglio affidare ai docenti l’opera di sintesi e intermediazione fra le varie discipline per restituire agli studenti un percorso di studi che li aiuti a connettere tra loro le varie branche del sapere. Mi pare che oggi la netta divisione fra “l’ora di filosofia” e quella di fisica o greco sia data più da incapacità dei docenti che non da una reale necessità didattica.
Forse il problema sta proprio nella formazione dei docenti e quindi anche a livello universitario. Mi ha sempre atterrito scoprire come molti docenti universitari (anche ai massimi livelli) siano forse dei bravi scienziati ma dei pessimi intellettuali; questo mi ha fatto maturare la convinzione che non sempre l’equazione bravo ricercatore uguale bravo professore è valida, anzi. Purtroppo, per quanto ho capito, tale assunzione è sostanzialmente alla base dell’università italiana (e non solo). Ho personalmente verificato (ma mi corregga se sbaglio) che anche nella élite accademica (professori associati ed ordinari) non vi sia una sostanziale valutazione delle capacità e conoscenze in campo didattico e divulgativo. Mi sono infine sempre chiesto se non fosse meglio dare la possibilità (non l’obbligo) di separare la figura del docente universitario (per i corsi di laurea) da quella dello scienziato/ricercatore (e docente per dottorati).
Spero che ai suoi occhi il mio commento non appaia una critica a quanto da lei scritto nel post, ho solo cercato di esprimere dei dubbi sinceri, anche se so che potrei aver proferito, ai suoi occhi di esperto, una serie di cavolate.
Un caro saluto.
Rispondo per come la vedo, anche se la ricchezza del commento meriterebbe senz'altro più spazio e più energia.
EliminaLatino e greco nei licei non possono essere rimpiazzati da logica gnoseologia o filosofia della scienza per due motivi: il primo per il fatto che esse non si prestano a facili trattazioni se non banalizzandole al punto da renderle inutili, e ciò sarebbe vero anche in presenza di un corpo docente adeguatamente formato, cosa che attualmente non è; il secondo perché lo studio di queste seppur nobili materie tende a instillare nel neofita, in particolare se talentuoso, la distorsione cognitiva del nostro tempo cioè il convincimento erroneo che il mondo moderno si distingua dall'evo antico per l'irruzione di un dispositivo sapienziale - chiamato "scienza" - assolutamente nuovo, migliore di ogni altro precedente e atto alla comprensione e risoluzione di ogni umana controversia.
Imparando bene gli aoristi passivi e traducendo brani anche non troppo complessi si guadagna in intelligenza senza peccare di umiltà, ciò che altresì non accade a chi ritenga di aver capito, con posa un pizzico oracolare, che il gatto di Schroedinger è sia vivo che morto ma forse anche no e a ben vedere ad ucciderlo (non) sei stato tu.
Buongiorno Zzz, grazie per la tua risposta: mi hai dato degli spunti su cui riflettere!
EliminaApprofitto di questo commento per inginocchiarmi sui ceci e sottolineare un erroraccio nel mio commento precedente che avrà sicuramente fatto alzare gli occhi al cielo il Prof.! Ovviamente quando, nel mio commento precedente, ho scritto “assunzione” avevo in testa il concetto di “assumption”, ma invece di usare il vocabolo corretto (assunto) mi sono esibito in un mirabile esercizio di stile awanagana. Quando ieri sera (subito dopo aver ascoltato la diretta del Prof. in cui ci esorta ad usare “contribuente” al posto di “contributore”) mi sono reso conto della cosa son stato colto dalla vergogna: sono io stesso un esempio di imbarbarimento!
Buongiorno, @Sig. Armando, ho riflettuto parecchio se fosse il caso di rispondere alla Sua domanda, non perché non sia degna di considerazione, tutt'altro, ma perché dà per scontato il fatto che l'azione didattica (e relativi contenuti disciplinari) siano al centro dell'attenzione nel mondo della scuola.
EliminaMagari fosse così.
Sono praticamente certo che Lei non avrà mai sentito parlare di BES, DSA, PEI, PDP, GLO, PTOF, PFI, ecc. Per i docenti sono pane quotidiano, attività che assorbono energie (e tempo) che non possono più essere rivolte alla didattica nel suo complesso (qualsiasi sia il significato che vogliamo attribuirle). L'apparizione della sigla "PNRR" nel mondo scolastico è stata accolta con rassegnazione, come ennesima
"bullizzazione burocratica" ai danni del corpo docente, che si è ormai arreso a non vedere risolti i veri problemi che da svariati lustri vengono segnalati (oramai più per inerzia che per speranza di risoluzione): classi sovraffollate, retribuzioni ridicole, laboratori obsoleti che richiederebbero investimenti che invece vengono destinati ad altri laboratori già adeguati ma che, a differenza dei primi, hanno le "caratteristiche giuste" per rientrare nei finanziamenti tramite PNRR, e così via.
Quello che continua a illuderci (me per primo) è l'idea che il modello di istruzione previsto dalla nosta Costituzione (e, in buona sostanza, in tutto il mondo "occidentale") sia un fatto acquisito. La mia impressione è che le cose stiano andando in un altro modo, e che si voglia tornare a un modello di istruzione "elitaria" per le (numericamente ridotte) classi dirigenti di domani, mentre per tutti gli altri sarà l'AI "generativa" (o similari) a fornire un addestramento tecnico-professionale minimale, finalizzato a formare lavoratori in grado di interagire con le tecnologie "moderne", ma incapaci di analizzare e (soprattutto) di modificare il modello sociale in cui vivono.
Buongiorno Paolo,
EliminaLa ringrazio per il suo commento. Effettivamente sono assolutamente ignaro degli oneri burocratici ed organizzativi che attualmente gravano sugli insegnanti. Li ignoro ma non fatico ad immaginare quanto siano pesanti e capaci di fiaccare anche il docente più entusiasta. Purtroppo pare che questa sia una tendenza che affligge molti campi (penso, per esempio ai medici di medicina generale) e che non accenna a migliorare, anzi. Dunque ci tengo a precisare che il mio commento non voleva in nessun modo essere una valutazione sprezzante nei confronti dei singoli insegnanti, che lavorano in un contesto indubbiamente difficile (specialmente a livello di scuole elementari, medie inferiori e superiori; nei confronti dei docenti universitari devo ammettere che sono un pelo più critico).
Perché la ricerca è creatività.
EliminaStoricamente il "capolavoro" era la prova ( pratica) che "l' apprendista" esponeva al giudizio dei " maestri" per l' ammissione a "l' Arte" in un mondo in cui la differenza tra "mestiere" e "conoscenza" era chiarissima.
RispondiEliminaIn quel mondo Dante sicuramente era uno "speziale" in grado di scrivere la Divina Commedia ma nessun "speziale" poteva credere di essere " ipso facto" anche "poeta".
L' attuale confusione tra Competenza e Cultura è voluta; "settorializzare" la conoscenza serve ad impedire che si formino pensieri "non autorizzati".
Prima di compilare il modulo del "capolavoro", il ragazzo dovra' fare un percorso di psicoanalisi al fine di individuare i cardini della sua personalita', i suoi desideri, la sua consapevolezza. Insomma, il ragazzo dovra' avere virtuali settant'anni, esserseli sognati, essere stato educato a sognare, fognare in grande: dovra' introiettare fogni.
RispondiEliminaUn amico PER cena lo invita Hannibal, ci dica com'era.
Marcello
Ah, perché tu sei uno di quelli che credono che qui le cose accadano per caso? Auguri!
EliminaCarissimo Zappaterra, se le cose funzionassero come prima de Lunione, ciascuno sarebbe già sulla strada del pieno sviluppo del sé, attraverso il lavoro e attraverso le proprie capacità personali.
EliminaIl perché non si possa fare lo lascio allo studio di questo blog, che occupa qualcosa come 2 o 3 mila pagine A4 (senza commenti).
Leggo il blog sin dall'inizio e nulla e' per caso, salvo ignorare la lagrangiana quando si tira un dado buono, non truccato.
EliminaL'esame di politica economica (scienze agrarie) lo diedi con Perone Pacifico (circa nell'85) che, scoprii successivamente, fu uno dei costruttori della PAC: ci spiego' che le eccedenze alimentari europee servivano come riserva strategica e, vendute ai paesi che producevano "coloniali" (caffe', cacao, etc.) a un prezzo inferiore al loro costo di autoproduzione, a lasciare le superfici ai coloniali e a impedire che divenisero autosufficienti. Fu la prima badilata in faccia che ricevetti dal mostro che si stava formando e che avrebbe preso nome UE.
Pensi alla mia gioia quando ho iniziato a leggerla anni fa e, ora in attesa delle europee, a ripassare.
E' stato, quello a cui ha risposto, il primo commento che ho scritto da anni che leggo il blog, lasciato dopo aver preso coraggio, un po' per rompere il ghiaccio.
Voleva essere una battuta sul totalitarismo che ormai sta montando, del quale sentivo il tanfo dai tempi che ho raccontato prima.
Marcello
A proposito di scuola e del possibile emendamento per modificare le targhe dei progetti finanziati con i soldi nostri di cui si prende il merito il PNRR, anche nei documenti ufficiali scolastici come il Conto Consuntivo viene riportata la voce "Finanziamenti dall' Unione Europea" tra le entrate.
RispondiEliminaSi dovrebbe intervenire anche in questi documenti, almeno ai consiglieri e ai dirigenti sarebbe evidente la cosa.
chrome-extension://efaidnbmnnnibpcajpcglclefindmkaj/https://www.ijssh.org/vol7/905-H205.pdf
RispondiEliminaCitazione:" il vero guerriero è colui che sa difendere sé stesso e gli altri trasformando l'orgoglio in umiltà, la rabbia in coraggio, la paura in forza".
RispondiEliminaComunque una delle cose più divertenti di questo blog è stata entrare in una stanza di Twitter dopo la pubblicazione di questo post e nel contesto di un generale gnegnegnè su "i professori la fanno difficile mentre dovrebbero essere più divulgativi altrimenti laggente non capiscono" sentire una che dice "nell'ultimo post ha addirittura scritto in greco, ma sono andata a vedere con Google e c'è scritto: io sono il Verbo...".
RispondiEliminaOra...
Le camere so' X all'ennesima potenza.
EliminaTe fanno ride' e piagne' contemporaneamente.
Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος
RispondiElimina>
In the beginning was the Word
"ὁ λόγος" e "the Word" non originano lo stesso Universo.
Ogni lingua universale sottende un suo universo di idee.
Quello di "ὁ λόγος" è notevolmente più vasto. Chi lo ha frequentato, o ci si è almeno affacciato, lo sa.
C'è un detto orientale che recita: "Quando l'allievo è pronto, il Maestro appare". Solo da allora capisce, se non è "pronto", inutile parlare.
RispondiEliminaScusate, non è il massimo fare questa cosa, lo so, ma la vita è troppo complicata e piena di (belle) cose da vivere. Inoltre da quando "muschio" ha limitato l'accesso a Twitter per chi non ha (mai avuto) l'account mi è impossibile seguire la community. Mi trovo quindi a chiedere a qualche anima buona se potesse indicarmi i candidati più affini alla weltanschauung di questo blog nel Nord ovest per le prossime europee, data la triste assenza di Zanni. Grazie in anticipo.
RispondiEliminaBuongiorno Richi,
Eliminanon è necessario possedere un account X (anche io non ne possiedo uno e dunque non posso seguire il Prof. e Borghi su quel social): per essere decentemente aggiornati penso sia sufficiente seguire i numerosi video che sono messi a disposizione di tutti dal generoso impegno de L’Insorto e L’anticonformista .
Nello specifico in un recente video di Claudio Borghi vengono suggeriti dei candidati per ogni circoscrizione. Per il nord ovest penso che la persona più vicina a noi sia Alessandro Panza.
Giusto per precisare che nei corsi di ingegneria già da molti anni la tendenza è quella di alleggerire gli esami di analisi matematica, tanto che molti corsi non si chiamano più "Analisi" e sono spesso accorpati ad algebra lineare (nei vecchi ordinamenti che io sappia non era inusuale che corsi ed esami di Analisi Matematica fossero esattamente gli stessi per ingegneri e matematici/fisici). Del resto se l'americani che so' tanto pratici e ngamba fano calculus, che gliè serve a l'ingegneri nostri l'analisi matematica che è così teorica e piena de parole? A che glie serveno li teoremi? Quindi via, quella è roba per matematici. Mi sa che è il prof è anche molto ottimista :P
RispondiEliminaDebbo dire che questo post non ha fatto neanche in tempo ad invecchiare un attimo, che è diventato un QED...
RispondiEliminahttps://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_giugno_04/la-rivincita-dell-istruzione-classica-in-america-chi-la-vuole-cosa-c-e-dietro-questa-rivoluzione-scolastica-d71982ff-0b82-4108-888b-f993d28fexlk.shtml?refresh_ce