lunedì 6 maggio 2024

L'inverno macroeconomico

Da quando sono Presidente di una Commissione che controlla le gestioni pensionistiche è tutto un fiorire di inviti a convegni e presentazioni di rapporti. Aleggia su tutte queste iniziative, nessuna esclusa, il gelo del cosiddetto inverno demografico: così come sui media generalisti di altro non si parla che del riscaldamento del globo, in questi convegni specialistici di altro non si parla che del raffreddamento della demografia, che poi sarebbe il fatto che "le donne non fanno più figli" (non so se sia politicamente corretto metterla così: biologicamente lo è), un fatto di cui anche qui parlammo a suo tempo (lo ricordavo nell'ultimo post).

Ora, quando esisteva più libertà di espressione del pensiero di oggi, un poeta, Francesco Maria Piave, poté scrivere "la donna è mobile, qual piuma al vento", e un musicista, Giuseppe Verdi, si arrischiò a mettere queste parole in musica:

Oggi non potrebbero, ma non è di questo che volevo parlarvi. Volevo invece esprimere il mio scetticismo verso le analisi più o meno raffinate che individuano in una pretesa "volubilità" femminile la causa del crollo delle nascite, e anche, se posso, esternare il mio fastidio per chi vede nella demografia, presa come dato esogeno, l'unico elemento di rischio per il sistema pensionistico. Mi soffermo su questo secondo punto. Se fino a due settimane fa era possibile ignorare il dato macroeconomico senza apparire troppo ipocriti, dopo questo discorso, e in particolare dopo il suo noto esordio:


vedo arduo pretermettere un fatto: la sostenibilità del nostro sistema pensionistico (che è un sottoinsieme del nostro modello sociale) è stata compromessa dalle strategie deliberate di repressione salariale, cioè dall'abbattimento dei costi salariali necessario per recuperare competitività all'interno di un'unione monetaria.

Sul perché un’unione monetaria imponga la repressione salariale come unico strumento per recuperare competitività ci siamo soffermati per anni, quindi non mi dilungo oltre (salvo richieste specifiche). Sul perché questo comprometta la sostenibilità del sistema pensionistico basteranno poche parole. Come ci siamo detti, il metodo di calcolo contributivo non implica che il sistema sia a capitalizzazione: rimane a ripartizione. Questo vuol dire che le pensioni di oggi non sono pagate sui proventi dei contributi di ieri, ma sui contributi di oggi. A loro volta, i contributi sono calcolati applicando un'aliquota alla retribuzione lorda (i dettagli sono qui). Questo significa che se si applica una strategia deliberata di repressione delle retribuzioni lorde, cioè una cosa di questo tipo:


ovviamente il risultato sarà una proporzionale depressione del gettito contributivo, cioè una cosa di questo tipo:


e ovviamente a valle della repressione dei salari l'equilibrio del sistema pensionistico potrà essere garantito solo con una repressione delle pensioni, cioè con un progressivo abbattimento del tasso di sostituzione, che consenta al sistema di reggere nonostante si sia prosciugata la sua fonte di finanziamento (i contributi). Queste considerazioni sono avvalorate dal fatto, a voi (ma non a tutti) chiaro, che siccome un abbassamento dei salari può essere forzato solo attraverso un incremento della disoccupazione, nel bilancio complessivo del sistema le spese di tipo assistenziale aumentano per effetto della povertà indotta.

A me pare strabiliante che di queste cose, che sono così evidenti nei dati e così radicate nella elementare logica macroeconomica, nessuno parli e nessuno voglia parlare. Sto cercando di capirne le ragioni, che credo siano da ricercare in uguale misura nella contiguità politica di chi dovrebbe notarle con chi ha messo in atto le politiche di austerità (il PD), nel fatto che certe categorie, ad esempio le varie professioni, sono state, o si sono credute, al riparo da certe politiche di aggressione ai lavoratori dipendenti (ignorando il dato che fra questi ultimi molti sono - o erano, finché potevano permetterselo - loro clienti), e poi dalla santa ignoranza dell'economia e della logica elementare, che mi sembra malattia molto diffusa e molto contagiosa (i giornali sono il principale veicolo del contagio).

Mi pongo anche il problema di quanto valga la pena, nelle varie occasioni ufficiali, richiamare l'attenzione dei presenti su questi dati di realtà. L'inverno macroeconomico, indotto deliberatamente, ha pesato sulla sostenibilità del sistema previdenziale più dell'inverno demografico, di cui è stato verosimilmente la principale causa (perché se molte famiglie che vorrebbero avere figli non possono la colpa non è certo della donna che è mobile, ma del lavoro, che muta ogni giorno d'accento e di pensier, nel mondo della precarietà integrale predicata da Draghi e attuata dal PD).

Ma naturalmente:


e quindi assisto compunto e sconsolato a queste liturgie, con un'occhio all'appunto preparato per la circostanza e l'altro all'orologio. D'altra parte, mette conto combattere questa battaglia di consapevolezza? Oggi, come sapete, i cavalli di razza della politica italiana, cioè gli artefici del disastro documentato qua sopra, non si pongono più il problema di come incentivare le nascite: sono apertamente passati a chiedersi come incentivare le morti:


atteso che il problema del perché è risolto: per fare una vera Unione Europea, ovviamente senza chiedere agli interessati se il progetto piaccia o meno (per chi se la fosse persa, questa è l'intervista di Cazzullo a Monti sul Corriere del 4 maggio scorso).

Quindi che cosa volete che vi dica? Più che essere cortese e cercare di risparmiare tempo non mi rimane, e quel poco tempo che riesco a racimolare lo dedico a voi che avete dimostrato, negli anni, di voler capire che cosa stesse succedendo.

Nisi granum frumenti cadens in terram mortuum fuerit, ipsum solum manet; si autem mortuum fuerit, multum fructum affert.

26 commenti:

  1. Dopo io non so se è stata fatta in questo governo qualche nuovo dispositivo di legge però mi pare di vedere che le pensioni siano un attimino più elevate rispetto a prima, dopo non so se per merito di cosa o di chi però è già un dato positivo😅

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  2. A me pare strabiliante che di queste cose, che sono così evidenti nei dati e così radicate nella elementare logica macroeconomica, nessuno parli e nessuno voglia parlare.
    Io no di certo 😅

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  3. Caro Alberto, come sai abbiamo sempre convenuto che le professioni non sono affatto "al sicuro" dall'aggressione che è avvenuta ai danni del lavoro dipendente, anzi. Fin dall'inizio la nostra visione su questo era comune, anche se certamente capisco di essere stato in minoranza tra i professionisti con cui ti confronti e ti sei confrontato. Certamente, gli alfieri delle professioni che hai occasione di incontrare nella tua nuova funzione di Presidente della Commissione Bilaterale sulla Previdenza hanno molti meno problemi di far quadrare il loro bilancio personale rispetto alla (grande?) maggioranza delle categorie che rappresentano. Quando vedo i dati di reddito "medi" dei dottori commercialisti e dei ragionieri commercialisti del Nord che puntualmente "il salmonato" ci propina non posso che concludere di essere nel Quarto Stato (vista la vicinanza al Primo Maggio) della categoria. Gli effetti disastrosi delle politiche del Hidalgo de la Sierra citato li ho avuti ben presenti sulla mia pelle, e hanno portato alla svendita dello studio condotto insieme con il collega più avanti d'età che tu avesti a conoscere personalmente e che fu il principale artefice del "glorioso" convegno di Reggio Emilia che ben ricordi. Semplicemente perché, travolti dalle insolvenze dei clienti e strutturati con le nostre dipendenti che giustamente pretendevano puntualmente le loro mensilità (che peraltro abbiamo sempre corrisposto puntualmente), ad un certo punto abbiamo visto come unica via d'uscita la cessione ad una realtà molto più strutturata ed articolata (anche se non strettamente "professionale") dove le tariffe sempre più basse richieste dal "mercato" potevano essere sufficienti per andare avanti viste le "economie di scala" di cui potevano godere. Come unico corrispettivo, non piccolo dal punto di vista assoluto ma di scarsa soddisfazione per quanto ci riguarda, ottenemmo l'accollo delle passività differite (TFR e ferie e permessi) maturati a favore delle suddette dipendenti, ed uno striminzito contratto di consulenza sugli anni a venire per potere far conservare la clientela (ormai già "selezionata" darwinianamente e quindi solvibile per definizione) ai subentranti. In merito alle prospettive pensionistiche, appartenendo alla sottocategoria meno fortunata delle due (non per carenza di titolo di studio ma semplicemente per motivi di pratica fatta quando le due Casse erano rappresentative di due ordini diversi e stavano entrambe in acque più fortunate), mi è negata una prospettiva di pensionamento anticipato se non ricorrendo alla totalizzazione ("vantando" anche nove anni da dipendente e tre abbondanti in gestione separata) e facendo un ulteriore sacrificio economico con il riscatto oneroso degli anni di università. Cioè, in chiosa, se avessi una possibilità di "passare" tra le fila degli sfruttati del lavoro dipendente (come capita sempre più di spesso a molti altri colleghi della nostra professione) cercherei di prenderla al volo!

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    1. Caro Dante, ti ringrazio, ti capisco, e ti confermo che il mio nuovo incarico parlamentare è un osservatorio molto significativo delle dinamiche economiche e sociologiche del Paese. La governance di certe realtà è tuttora al riparo della durezza del vivere e vive comunque all'ombra di un gigantesco quanto palese problema di moral hazard: finché le cose vanno bene i profitti saranno loro, quando andranno male le perdite saranno nostre. Se oltre a questo nei loro riveriti convegni devo anche subirmi le lectio magistralis della Fornero o della De Romanis allora non mi resta che dire: preferisco di no! Se la cantino e se la suonino fra loro, io me ne sto a San Macuto a fare il mio lavoro e se occorre chiamo io...

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  4. Per quanto riguarda quelli che si sentivano al sicuro (le mie osservazioni sono limitate a esempi medio-alti, come grossisti, qualche artigiano che da livello molto provinciale ora vende negli USA eccetera), ha contato molto la capacità di ciascuno di riuscire a trovare nuovi clienti. Forse con Leuro è stato molto più semplice vendere i propri prodotti negli Stati Uniti o nel resto d'Europa, che continuare su un mercato che, se non proprio in via di esaurimento, ha visto grosse battute d'arresto specie dopo il 2008 come quello a livello nazionale.
    Immagino sia stata la difficoltà di rimanere in vita come P.Iva e la caparbietà del superare la difficoltà che pensavano momentanea, che ha impedito loro di vedere l'ovvio. Quelli che poi sopravvivono esportando e hanno stabilizzato il malato (la loro azienda), continuano ad attendere tempi migliori.
    E questa cosa forse ci ha tenuto in vita dopo la Cura del 2012.

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    1. Sicuramente la svalutazione competitiva dell'euro (quello che la journaille chiama il "whatever it takes" o il QE - due cose diverse ma che andavano nella stessa direzione: comprare titoli per emettere denaro facendone calare il costo interno ed esterno) ha aiutato anche le aziende che ne avevano bisogno, cioè quelle italiane, e in questo senso la tua osservazione è centrata. Piccolo dettaglio: purtroppo ha aiutato soprattutto i Paesi che non ne avevano bisogno, come la Germania, determinando quel surplus esuberante che, nella nostra lettura, ha indotto gli USA a staccare la spina. Quindi non solo questa cosa ha tenuto in vita noi, ma ha anche affossato gli altri.

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  5. Mi sono occupato per alcuni anni di previdenza forense (nella commissione apposita del mio ordine di appartenenza) e mi è perfettamente chiara la portata della questione. E' una bomba ad orologeria (fra tante altre) che sta ticchettando inesorabilmente.

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  6. Beh incentivare le morti (dei pensionati e dei prossimi pensionandi) rimane un metodo economicamente efficace ed eticamente riprovevole per risolvere il problema pensionistico. Un po' come "distruggere domanda primaria" per riequilibrare la bilancia commerciale.

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  7. Veramente significativa l'intervista a Monti l'intervista a Monti e vorrei sottolineare una frase:
    "Dovremmo recuperare una parola desueta: sacrifici."
    Cosa c'è di desueto nei sacrifici, per il re dell'austerità? La novità è parlare di sacrifici di sangue:
    "... possiamo avanzare nell’integrazione europea, reggendo due guerre sulle nostre frontiere, senza sacrifici? L’Italia non si è fatta senza spargimenti di sangue..."
    E finalmente ci siamo arrivati.

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    1. Certo, Frank, è esattamente questo lo snodo comunicativo rilevante. Che ovviamente per il lettore distratto si diluisce nella litania dei sacrifici (non solo inutili, ma anche controproducenti, come qui sappiamo da prima e documentiamo ex post) che va avanti da decenni.

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  8. In parte è il mio campo... Da medico posso dirvi che come sempre bisogna individuare molteplici fattori che contribuiscono all'evento "inverno demografico". La riduzione delle nascite ha assunto valori importanti per tanti motivi tutti scientificamente dimostrati.... Una ridotta capacità riproduttiva del sesso maschile e femminile per fattori prevalentemente ambientali associati a predisposizioni genetiche - inquinamento, alimenti chimicamente alterati, uso di farmaci, sedentarietà, fumo di sigaretta, malattie concomitanti eccetera - è dimostrata. Il fatto di decidere di mettere su famiglia in una età avanzata - dai 30 anni in poi - è un altro fattore. Con l'avanzare della età fisiologicamente decresce ed è scientificamente dimostrato la forza sessuale intesa come capacità riproduttiva di uomini e donne. Di certo il fatto che i più decidano di fare famiglia tardi è figlio di una società che ci chiede di studiare, laurearci, fare master, specializzazioni o altro e rinviare questo appuntamento che viene letto come un impegno da prendere solo quando si hanno certezze economiche - e questo fa il paio con l'inverno macroeconomico - l'accesso poi a soluzioni alternative (aiuto medico, adozioni, etc) non è per tutti una opzione valida (economicamente è un salasso che pochi possono affrontare)... Infine l'emancipazione femminile ha contribuito non poco in un diffuso e alterato gioco di ruoli variabile che lascia spiazzate le donne stesse sui loro obiettivi a lungo termine .... La famiglia non è più l'obiettivo finale di molti giovani. L'Io prevale sul Noi . L'eccesso di libertà è stato ampiamente definito da Platone nel de repubblica e l'inverno demografico è figlio anche di ciò. E dopo tutto questo pippone che spero non vi abbia annoiato consiglio su YouTube una bella lezione del professore Barbero sun periodo del medioevo in cui vi fu una grande carestia nel quale si parla anche di inverno demografico. Siamo intorno al 1300.... Lo consiglio.... Un volo pindarico in cui si possono riscontrare numerose analogie con i tempi che viviamo. Soluzioni? Se ascolto Barbero devo applicare il detto di mio nonno: "unni cari u sceccu si susi" = "dove l'asino inciampa si rialza"... Il ciclo macroeconomico invernale, quello demografico, l'inverno sociale e culturale diffuso sono figli di un occidente al tramonto... Ma intanto andiamo avanti... Questo è il tempo che viene dato di vivere...

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  9. Dati e ragionamento mi sono chiari .
    Quello che non vedo sono soluzioni possibili proiettate nel futuro:
    l'industria e la società se robotizzano e usano AI riducono la necessità di manodopera creando produttività dal nulla .
    Ovviamente bisognerebbe canalizzare dei "contributi" dai robot per pagare le pensioni agli umani .
    Non è scritto da nessuna parte che tutti i contributi debbano pesare solo sugli umani .
    O sì ?
    In questo caso la legge è stupida e va cambiata (come molte altre ).
    Robotizzare l'agricoltura , trasformare la P.A. con l'I.A. , e molte iniziative simili sono bloccate più dall'ideologia che dalla tecnologia.
    Ovviamente devono nascere nuove garanzie per il cittadino , cioè mettere le tre leggi della robotica nella zucca dello stato .
    P.S.
    Oggi mi è arrivato un avviso bonario per 30,47 euro di sanzioni (non interessi) per il ritardato versamento di 2 giorni per un ANTICIPO di IVA del 2021 (se ben ricordo dovuto a problemi dei computer della banca ) .
    La voglia di mandare tutto a quel paese è forte .

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  10. E la rabbia sale ancor di più leggendo nella tesi di mia figlia un po' di letteratura scientifica antecedente all'unione monetaria, e constatare che DA SEMPRE si sa che in tali unioni le variabili macroeconomiche si fanno convergere con deflazione salariale e la sua prodromica disoccupazione.

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  11. La guerra era attesa perché è la "naturale" conclusione di quando si crea un "credito" non "redento" da un "valore equivalente" prodotto dal "lavoro".Con la guerra scompare "il debito" , chi "ha avuto ha avuto" , e soprattutto si salvano i "fabbricanti del credito" da una "giusta punizione"..
    Le " crisi economiche " segnalano l' avvenuta distruzione del "lavoro" e le relative "conseguenze" che sono sempre procicliche alla "guerra" che arriva "dopo" ( 1907->1914) ( 1929->1939) ( 2007-> 2024 ?) ma è interessante notare ad ogni "nuova edizione " l' incremento del ritardo tra "crisi" e "guerra" indice di come dopo ogni "traumatica esperienza" il "capitale" abbia crescente difficoltà a "vendere" alle "masse lavoratrici " la "narrazione" necessaria per mandarle a morire con "entusiasmo".
    Ma anche se le " nuove tecnologie" de "l' imbonimento di massa" certamente aiutano la "narrazione" , questi 17 anni di "tempo a prestito" mi lasciano ottimista che riusciremo a sfangarla anche per il "corrente anno".

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  12. Professore, ho appena ascoltato il video di ieri in cui si interrogava sul presunto Piano B e menzionava la puntata dell’Infedele di Lerner (non l’economista ma il piddino).
    A tal proposito le faccio notare, nel caso in cui non lo avesse già ascoltato, che Savona riferì dell’esistenza del Piano B proprio in quella puntata.
    Qui il link del video:
    https://youtu.be/QrMOMOaCf_o?feature=shared
    (per chi fosse interessato consiglio di riascoltare tutto l’intervento) ma la parte “incrimanata” va dal min 7:45 al min 9:18.
    Devo dire comunque che nutro qualche dubbio dato che lo stesso Savona negli anni successivi si preoccupò pubblicamente del fatto che la Banca d’Italia potesse non averlo effettivamente preparato (questo tuttavia non sarebbe per forza di cose in contraddizione con quanto affermato nel 2011).
    Segnalo inoltre, nel caso in cui non fosse stato fatto in passato, due articoli che aggiungono alcuni dettagli con affermazioni piuttosto forti (magari anche loro mentono, chi lo sa).
    https://www.huffingtonpost.it/politica/2013/09/13/news/bini_smaghi_berlusconi_fatto_dimettere_perche_voleva_uscire_dall_euro_-6984017/
    -https://www.huffingtonpost.it/politica/2013/11/22/news/silvio_berlusconi_voleva_uscire_dall_euro_parola_di_hans_-werner_sinn_presidente_di_ifo-institut-7215748/

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  13. Inoltre, sempre nella medesima diretta (così come nel suo ultimo discorso alla Camera) ha correttamente detto che attualmente l’euro non rappresenta un problema per i nostri conti con l’estero (segnalo comunque che la recente fiammata dell’inflazione ha portato l’export nazionale in contrazione) dato che sia il conto corrente che la PNE sono in attivo (qui poi c’é da dire che siamo nel paradosso in cui la posizione patrimoniale sull'estero é positiva per oltre 154 mld ma i redditi primari sono stati negativi per 6 mld).
    Il punto che mi convince meno (ma probabilmente ho frainteso io) é quando afferma che dunque oggi non avrebbe senso porre la questione della moneta avendo perso la sua attualità (l’opportunità politica sua e del partito é un altro discorso che qui non affronto ma che é abbastanza chiara e sarebbe ingenuo riaprirla); tuttavia dal punto di vista puramente analitico a me sembra che le ragioni per uscirne permangano tutte (meno quella, in parte, del saldo commerciale): una l’ha sottolineata lei stesso poco dopo (un tasso di interesse troppo elevato per il tasso di inflazione italiano), l’impossibilità di sfruttare proprio l’avanzo commerciale per iniziare a risanare (per quanto possibile) l’inverno macroeconomico (magari monetizzando in parte il deficit anziché subendo, come sta avvenendo, una vendita netta dei titoli di Stato acquistati nell’ambito dei programmi di APP), la difesa dell’interesse e della sicurezza nazionale (nonostante i conti con l’estero in avanzo non escluderei in futuro un attacco speculativo appositamente orchestrato contro questo Governo completamente indifeso in assenza della BC), senza considerare l’eventuale costo (ricatto?) di un intervento della Bce.
    Peraltro, come lei direbbe, tutte cose piuttosto ovvie per chi ha seguito il Dibattito in questi anni.
    Dunque, credo che quantomeno l’attualità del problema monetario sia ancora sufficientemente integra.
    Non so se concorda?

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    1. So che è maleducazione rispondere con una domanda, ma chiedo con cortesia: da quanto tempo sei con noi? Mi serve saperlo per capire quanti passaggi inserire nella risposta.

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    2. Seguo il blog con grande interesse dal 2017 ma diciamo che ho “recuperato gli arretrati”.

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  14. Oltretutto, sempre tornado (credo ne valga la pena) sulla “virtuosità” dei conti con l’estero della bilancia dei pagamenti (pagata a caro prezzo con l’inverno macroeconomico) la PNE é de facto anche migliore considerando che il settore istituzionale Banca Centrale registra (2023) un saldo negativo per 233 mld che però genera (a differenza delle passività degli altri settori istituzionali) un reddito monetario negativo di soli 1,1 mld di euro (frutto principalmente dell’offset degli interessi corrisposti sulle passività della BdI su Target2).
    Questo quindi aggrava ulteriormente l’anomalia di una PNE significativamente positiva (7,5% del Pil) e di redditi primari, seppur lievemente, negativi.

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  15. La domanda 'a chi giova ciò? ' sarebbe conseguenziale , fosse solo un problema italiano ma è generico occidentale ed è concomitante alla pubblicità di spostarsi sulla previdenza privata : si crea il problema per dare la soluzione. Ora la soluzione pare il salto del banco , quello che è stato l ' evento naturale della peste riprodotto artificialmente : il guaio è che sarà portato a termine.

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    1. Sicuramente il passaggio da un capitalismo "produttivista" a un capitalismo "finanziario" (che abbiamo esaminato sotto tanti punti di vista: ricordo in particolare l'analisi dell'accumulazione in condizioni di disuguaglianza) è assonante con questi fenomeni, in quanto spinge verso una compressione dello Stato nel circuito di intermediazione del risparmio (e quindi verso una gestione in modalità assicurativa privatistica della solidarietà sociale). Ma questa transizione era iniziata ben prima che nei dati si manifestasse questa rottura traumatica. Il punto di svolta fra l'uno e l'altro capitalismo può essere situato negli anni '80, la catastrofe Monti ha una data ben precisa, quella di nascita di questo blog: 16 novembre 2011.

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  16. Mi pare si fosse parlato di code del genere anche qui
    https://asimmetrie.org/eventi/presentazione-del-volume-il-lavoro-importato-aldo-barba/

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    1. Può essere. Barba è un ottimo economista. Poi me lo vado a riguardare, grazie!

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  17. Ho appeso in bacheca in sala insegnanti qualche grafico sulla riduzione dei salari reali pro capite in Italia negli ultimi 30 anni. Ho tristemente scoperto due cose:
    1) gli analfoliberisti hayekiani esistono anche fuori da Twitter. Sono reali, sono giovani, e non capiscono nulla ma sanno di sapere, e soprattutto insegnano italiano e storia alle nuove generazioni: preoccupatevi.
    2) i piddini mi chiedono di non mettere piu tali grafici perché tali sconfortanti notizie li rattristano.

    Dal mondo della "squola" è tutto.

    P.s. il discorso di Draghi a loro non è arrivato. Non è successo nulla. Il problema sono i fascisti cui devono opporsi votando il candidato sindaco del PD!

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    1. Non mi sembra una grande novità. Qui siamo partiti dalla constatazione che se ci fossero meno anime belle succederebbero meno cose brutte, no?

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