venerdì 10 febbraio 2012

Reichlin vs tutti, ovvero Germany vs Eurozone

Lucrezia Reichlin sul Corriere della Sera dell’8 febbraio ci fornisce la sua versione dei malesseri dell’eurozona. Una versione che, come l’autrice orgogliosamente afferma, differisce da quella ormai data per pacifica dagli economisti di qualsiasi sponda dell’oceano e di qualsiasi sponda ideologica, compreso l’europeo e aristocratico Goofy. Questa consensus view ormai la conoscete, e del resto la professoressa la riassume benissimo, prima di criticarla:  all’origine della crisi dell’eurozona ci sono gli sbilanci esterni dei paesi periferici a vantaggio della Germania, determinati dalla svalutazione reale della Germania stessa, svalutazione che la moneta unica ha favorito. Una versione, questa, che ha il pregio di riconciliare tanti fatti, come abbiamo più volte visto. Temo però abbia, dal punto di vista della professoressa, un grossissimo difetto: quello di essere troppo semplice.

Nel paragrafo 3.3 di “Crisi finanziaria e governo dell’economia”, intitolato “È della scienza il fin la maraviglia”, vi ho spiegato che per una certa scienza economica lo scopo del gioco è quello di épater le bourgeois. Sì, proprio quella cosa che Keynes dice così bene nel capitolo 3.3 della Teoria Generale (una simmetria di numerazione non voluta, ma accipio omen). Keynes dice che raggiungere delle conclusioni contrary to what the ordinary uninstructed person would expect, aggiunge, I suppose, intellectual prestige all’ortodosso di turno. E quell’I suppose è così squisitamente britannico: quanto godo ogni volta che lo leggo, e quanto vorrei saper scrivere così!

Comunque: questo è il gioco, essere originali e “controintuitivi”, e a questo gioco la professoressa gioca benissimo... o forse no. Vediamo...

La sua tesi qual è? La premessa del suo quadro “più complesso” (oh, finalmente, basta con le analisi semplicistiche! Che vi avevo detto? You fucking ordinary uninstructed persons...) la premessa, disais-je, è che “gli interessi della Germania sono diversi da quelli del resto dell’Europa”.

Fischia, che rovesciamento di prospettive!

Ma perché, scusi, noi cosa stiamo dicendo? Stiamo dicendo, come lei riconosce, che gli interessi tedeschi sono opposti a quelli del resto d’Europa (fatta eccezione per l’ex “area del marco”, naturalmente). Ora, visto che siamo del mestiere, diciamocelo non con i fiori, ma con l’algebra matriciale: i laici ci perdoneranno. Due vettori che hanno stessa direzione ma verso opposto sono due vettori diversi, no? Altrimenti in questo momento starei volando verso Oslo anziché verso Roma (Dio non voglia! Già a Rouen stavamo a -10). Ora, io (con Krugman, Stiglitz, Santarelli,...) sto dicendo che fra Germania e periferia l’angolo è p (stessa direzione, verso opposto). Lei preferisce un altro angolo? Che so, p/2? 3p/4? In questo caso specifico mi permetto rispettosamente di dissentire, soprattutto sul p/2. L’ortogonalità, nella nostra scienza, è cugina dell’indipendenza. E la Germania non è indipendente da noi, come noi non lo siamo da lei. Lo vedremo meglio più avanti. Mantengo la mia scelta: p. Che poi vuol dire che se giochiamo al tiro alla fune, e da una parte c’è uno grosso, e dall’altra molti piccoli, può anche darsi che non si vada da nessuna parte (la regola del parallelogramma spiegata ai piccini. Sa, molti miei lettori non sono del mestiere, ma se gli spieghi le cose le capiscono...). Non le sembra un ritratto somigliante? Le faccio capire cosa intendo.


Qui sotto vedrà il saldo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti di Cina, Eurozona e Stati Uniti, in ordine alfabetico. Li rapporto al Pil mondiale per renderli confrontabili (sì, non è un grafico come quello dei soliti cialtroni che rapportano i surplus cinese e americano ai rispettivi Pil nazionali, per far sembrare il surplus cinese più grosso di quello americano, mentre in realtà è  solo che il Pil cinese è più piccolo: qui cerchiamo di non barare):


Come vede, la Cina va in su (il suo surplus aumenta) e, come ella sa, cresce; gli Stati Uniti vanno in su anche loro, se pure solo dal 2006 (il loro deficit diminuisce), e crescicchiano, l’Eurozona non va da nessuna parte (il suo moderato surplus è stazionario), e come tutti sanno non cresce. E questo è il bel risultato del tiro alla fune del quale le parlavo.

Comunque, visto che né per me, né per lei, l’angolo fra i vettori Germania e Pigs è nullo, diciamo che fino a qui siamo d’accordo, e anche che fino a qui noi non siamo molto épaté.

Ma l’analisi diventa épatante andando avanti. La professoressa ci dice infatti che gli interessi sono diversi perché non bisogna pensare all’area euro “come a una economia chiusa (cioè circoscritta, n.d.r.) agli scambi intra Unione, ma come un’economia aperta al resto del mondo”. “Il povero e tristo Gaddus ha una sola risposta per queste e altre discorse: "Già."” (Giornale di guerra, 31 luglio 1916). Veramente la figura sopra dice il contrario: il risultato netto del fratricida tiro alla fune è che gli scambi netti dell’eurozona con l’estero sono hélas quasi nulli.

Quindi?

Quindi “per la Germania solo il 40% delle esportazioni sono verso l’area dell’euro e, dal 1999, il suo surplus commerciale si è accresciuto soprattutto grazie all’export verso i paesi extra Unione: Cina, Paesi del Centro ed Est Europa e Paesi Produttori di Petrolio.” Tutto questo appoggiato da un grafico che mi permetto di riprodurre, dove si vede un surplus verso il resto del mondo maggiore di quello verso l’area euro:



E qui in effetti io mi stupisco un po’. Ma non in quanto ordinary uninstructed person. Quite the opposite. Perché da instructed person percepisco immediatamente che il grafico è, ahimè, estremamente ingannevole, credo per una scelta terminologica imprecisa.  Perché quello che la didascalia della professoressa indica come “resto del mondo” in realtà è “tutto il mondo”: il surplus che ha sforato i 200 miliardi di dollari verso il 2006, come sa chiunque si occupi professionalmente di questi temi (ma anche chiunque legga un giornale) è quello complessivo della Germania, cioè quello calcolato considerando tutti i partner commerciali, e non quello riferito a tutti e soli i partner extra eurozona, come la didascalia e il commento sembrerebbero suggerire.

Certo, la scelta terminologica è imprecisa, ma proprio tanto imprecisa. Perché in un contesto multicountry, come quello che la professoressa esplicitamente delinea, l’espressione ROW (rest of the world) si applica all’entità geografica residuale, cioè a quello che resta dopo aver tolto le entità menzionate esplicitamente. Questa è la convenzione che adotta chiunque si occupi di economia internazionale applicata, e in particolare chi, come me, costruisce modelli econometrici multicountry (sì, sapete, ho costruito un modello econometrico del mondo, è il mio lato chapliniano, e lo ho anche usato, ad esempio in questo paper, e, come vedete, me lo hanno anche pubblicato. Incauti!). Ora, siccome la professoressa menziona esplicitamente l’eurozona, il “resto del mondo” è chiaramente il mondo meno l’eurozona, ovvero il mondo fuori dall’eurozona. Chiunque lo penserebbe: gli addetti ai lavori, perché hanno in mente la terminologia corretta; i non addetti, come “bambino difficile”, perché la professoressa ha appena detto che vuole intrattenerli proprio con quello che succede fuori dall’eurozona.

Ma... se così fosse, il surplus complessivo tedesco andrebbe calcolato ovviamente come somma di quello verso l’eurozona e di quello verso il “resto del mondo”. Per fissare le idee, nel 2004, guardando il grafico della professoressa, questo surplus, sarebbe stato di 200+100=300 miliardi di dollari, pari all’11% del Pil (però!). Ma non è così: nel 2004 il surplus complessivo della Germania era di 200 miliardi, e siccome quello verso la zona euro era di 100 miliardi, quello verso la zona “non euro” era, a residuo, di 100 miliardi pure lui (per i pignolini: complessivo 194 miliardi, di cui verso euro 102, verso non euro 92). La situazione, insomma, è quella descritta dalla Fig. 1, costruita coi dati della Tab. 1, estratti freschi freschi dal sito dell’Ocse.




Come si vede e si legge, il contributo del resto del mondo al surplus tedesco (cioè del commercio verso la zona “non euro”) è sistematicamente inferiore a quello della zona euro, se pure di poco. Corrisponde alla spezzata verde della figura 1, mentre la spezzata rossa corrisponde al surplus verso la zona euro, e quella blu al surplus totale (somma dei primi due). Non è che nella figura della professoressa il contributo extra zona euro non ci sia. C’è, ma per trovarlo non bisogna guardare alla spezzata più alta (che corrisponde al surplus complessivo): bisogna sottrarle quella più bassa. Sempre con riferimento al 2004, a titolo di esempio, l’operazione da fare è 194-102=92. Credo che Claudio l’abbia fatta a mente, e che per questo abbia trovato “deliziosamente dadaista” l’articolo della professoressa. Definizione che mi ha procurato un accesso di incontenibile ilarità. Non siete solo bravi: siete pure simpatici. Avercene, di studenti come voi!

Sintesi: il surplus più grande della Germania, o, se vogliamo il contributo maggiore al surplus tedesco complessivo, viene dall’eurozona, non dal resto del mondo. E devo dire che fino a qui non c’è nulla di strano o di patologico, perché, come dire, c’è una cosa che gli economisti ci hanno messo un po’ a capire, ma che voi capirete subito: chissà perché, si tende a commerciare di più con i paesi più vicini! Ma che strano! Sarà forse perché i costi di trasporto incidono meno, e magari si è anche più omogenei culturalmente e ci si capisce prima? Esatto! Noi economisti lo chiamiamo gravity model of trade. Enjoy!

Rilevato questo colossale errore di fatto, rimane una domanda: gentile professoressa, lei ha usato, in buona fede, la terminologia errata, o veramente crede che nel 2004 il surplus tedesco fosse di 300 miliardi di euro? La risposta mi interessa, so che non l’avrò mai, e quindi mi limito a liquidare l’incidente con le parole del barone di Charlus: j’ai vu tout de suite que vous n’aviez pas l’habitude! (Grande Taquin le superbe! E inarrivabile Marcel. La prossima volta che passo da Parigi ti vengo a trovare, vengo a versare una lacrimuccia sul bel blocco di porfido nero, così elegante, che ti protegge. Niente a che vedere col mausoleo di Jim Morrison. Anche se This is the end qui ci starebbe bene. E poi mi fa piacere citarla, perché piace tanto al fondatore della Goofynomics, il professor Santarelli, che non legge Proust, ma sulla Germania certi errori non li fa. Comunque, come fa Marco Basilisco a preferire Céline? Forse perché, come mi spiega Erick, con Céline per la prima volta entra nella letteratura la voce del popolo... E Marco crede nel popolo... Certo, viste le élite che abbiamo a disposizione – vedi sopra – forse finirò per credere nel popolo anch’io. Scusate, sto divagando: avevo bisogno di una boccata di ossigeno. Voi no? Mi scuso. Andiamo avanti).

Comunque, Madame n’a pas l’habitude. Io invece purtroppo ce l’ho e quindi vedo che di errore blu la professoressa ne commette subito un altro. La Germania in surplus con la Cina? La Germania in surplus con la Cina? La Germania in surplus con la Cina?


Il “surplus” della Germania con la Cina lo vedete in Figura 2. Figura della quale adesso vi guiderò, da brava guida turistica, ad apprezzare i numerosi eloquenti dettagli. Dunque:

“Su questa parete vedete il surplus della Germania con la Cina, rappresentato dal tratto verde, che è sotto l’asse delle ascisse e quindi è un deficit, come ogni “surplus” negativo. L’autore – la Germania – ha voluto rappresentare in questo dipinto l’inanità del proprio sforzo di competere con un popolo che vanta un anticipo di tre millenni di civiltà. Questa impotenza è plasticamente rappresentata nella parte destra del dipinto, che sembra mostrare un parziale successo teutonico. La débâcle del saldo, che stava precipitando dal 2003, sembra sperimentare nel 2009 una parziale, tardiva resipiscenza: si torna su! Ma l’autore, lucido, impietoso ed implacabile, ci mostra quanto ingannevole sia questo apparente successo, a suo tempo strombazzato dai Tafazzi di tutto il mondo, e ce lo mostra nella parte superiore del grafico. L’inversione del saldo non è dovuta, oh no!, ad un’accelerazione delle esportazioni tedesche (spezzata blu) nel 2009, magari dovuta a investimenti in ricerca e sviluppo o a riforme del mercato del lavoro (tanto per ricordare i mantra tafazziani che aleggiano in altri blog). No, essa è dovuta a un crollo delle importazioni (spezzata rossa). Il critico Bodoni Tacchi (to the happy very few) ci ricorda che in quell’anno il Pil tedesco crollò del 5%. Non è strano che crollassero le importazioni, conciossiacosaché laddove te ttu meno guadagni, e tte ttu meno hai da spendere e spandere per l’universo mondo. Come non è strano che col ripristino di condizioni quasi normali la Germania abbia ricominciato a scivolare inesorabilmente verso il basso. Un senso di inesorabilità che l’autore riesce a rendere con tre soli tratti di matita, in un’opera geniale quanto profetica, nel suo anticipare lo spettacolo di Angela con la coda fra le gambe alla corte dei mandarini”.


Che ne dite? Effettivamente un’opera geniale, che vi esorto a incorniciare e ad appendere sopra il Washington Consensus (per gli amici, WC, che poi sarebbe quella cosa che la trojka applica a noi da quando tutto il “resto del mondo” ha mandato a quell’altro paese il Fondo Monetario Internazionale).

Sed de hoc satis. Ora sapete cosa rispondere agli ingenui che vi dicono che la Germania è brava perché compete vittoriosamente con la Cina. Vittoriosamente una sega!

Però qui la colpa non è della professoressa. Io lo so di chi è la colpa. La professoressa va all’Infedele, che è frequentato da uno che questa... lieve imprecisione sulla Cina l’ha detta anche a me. A proposito, ecco, ricordiamocelo: per non essere volgari, ricordiamoci che d’ora in avanti “sesquipedale cazzata” verrà tradotto automaticamente in “lieve imprecisione”.  Comunque sia, nella sua guerra contro tutti, Reichlin perde subito due a zero, con due begli autogol. Non so voi, ma a me i ragionamenti interessano se appoggiati ai dati, a quelli che il Gaddus chiama i “chiari e veri e istruttivi numeri della statistica”. C’est le ton qui fait la musique. E un provino che comincia con due stecche per me finisce subito... “Le faremo sapere, chiamiamo noi. No, no, non si disturbi, chiamiamo noi. Lei ci chiami solo se ha bisogno di un grafico”.

Non vorrei però sembrare troppo irriguardoso (certo, un po’ sì, et pour cause!), e soprattutto non vorrei che leggeste nella mia ironia, che non riesco a scrostarmi di dosso, la soddisfazione un po’ petulante e sterile di chi, come certi ex lettori, desidera a tutti i costi avere ragione. No, no, mille volte no, nessuna soddisfazione, tutt’altro, e per tanti motivi. Perché ad aver ragione così ci vuole poco, e a me piace lottare. Perché è triste osservare come l’insulto alla verità dei dati continui ad essere perpetrato sui maggiori quotidiani nazionali nell’indifferenza di tutti. Perché è desolante vedere che a questo insulto partecipano persone che ho sinceramente stimato per la loro produzione scientifica, produzione che a me, personalmente, è stata utilissima per la mia attività di ricerca.

Ma lasciamo stare.

Torniamo a noi, per occuparci seriamente di cose serie che ci riguardano. E in particolare torniamo alla nostra tabella 1, sulla quale ci sono tanti ragionamenti da fare.

Cominciamo dalla  penultima ultima riga, che ci fornisce gli scarti fra l’ultimo e il primo valore di ogni colonna soprastante, e che quindi ho indicato come 2010-1999 (cioè: il valore del 2010 meno quello del 1999). Ragioniamo intanto sui saldi.

Per quanto riguarda i saldi, quello complessivo era in surplus per 69 miliardi nel 1999 e per 204 nel 2010, con un incremento di 135 miliardi. Di questi 135 miliardi 81 sono dovuti al commercio verso l’area euro (il saldo era 37 nel 1999 e 118 nel 2010) e 54 al commercio verso il vero resto del mondo (con cui il saldo era 33 nel 1999, e 87 nel 2010). Chi ha contribuito di più? Così, a occhio, senza calcolatrice, direi che 81>54, quindi all’incremento del surplus tedesco ha contribuito di più l’area euro. Che poi è quello che si vede in Figura 1.

Bene. Abbiamo risposto alla domanda “chi?”. Ora rispondiamo alla domanda “come”? E la risposta sarà istruttiva, oh, se lo sarà... Ma perché lo sia appieno, vi racconto prima un breve apologo. Sono sicuro che a voi non sarà utile, ma non sia mai qualche collega mi legge, magari potrebbe esserlo a lui.

Pierino va al mercato e vende le sue mele per 10 euro. Poi si compra 15 euro di cioccolatini e torna a casa. Ci torna, lo capite bene, con 5 euro di meno. 10-15=-5. Il giorno dopo Pierino va al mercato e vende 20 euro di mele. Caspita! Le sue esportazioni di mele sono raddoppiate! Quindi è più ricco. No, collega, no. I quindi non possono essere seminati a spaglio sul foglio di carta dove si sta svolgendo il proprio “ragionamento”. No, non funziona così. Perché vedi, se Pierino il giorno dopo ricomprasse 15 euro di cioccolatini, effettivamente, tornerebbe a casa con 5 euro in più.

Ma, come dice la matrigna di Cenerentola: “Ho detto se!”.

Insomma: un ragionamento (senza virgolette, questa volta) sul commercio internazionale non può basarsi solo sulle esportazioni di un paese. Occorre, ahimè, permettere che anche le importazioni valichino il doloroso circolo della nostra appercezione. Faccio io per lei, collega, un si disturbi...

Analizziamo la situazione componente per componente, cominciando dalle esportazioni.

Cribbio! (diceva lui). Ma nel 2010 le esportazioni verso gli altri erano 773 miliardi, e quelle verso l’eurozona solo 498. Quindi Bagnai è un economista della domenica che sta truccando le carte per sfogare il suo livore antigermanico e infangare l’onore di una stimata nazione e di una stimata collega. Cazzo! Mi hanno beccato! Pierino (anzi, Peterlein) ha venduto solo il 39% delle sue mele all’eurozona (498 è il 39% di 1271), e quindi il 61% lo ha venduto extra-eurozona (773 è il 61% di 1271). Avete ragione voi, ho sbagliato, chiedo scusa e me ne vado... Certo che ho fatto proprio una figura di merda! Quasi quasi chiudo il blog.

Ma...

Scusate...

Peterlein al mercato non ha comprato nulla?

Ooooooooops... Anzi, oooooooooooooooooooooooops!

Ecco, vediamo cosa ha comprato, Peterlein. Nel 2010 le sue importazioni dall’eurozona erano il 36% del totale (380/1067=0.36), e quelle dal vero resto del mondo, quindi, in bella simmetria, il 64%. Va be’, ma 64%, 61%, sembri la caricatura di Bertinotti,ora non ti arrampicare sugli specchi! Alla fine si vede che la Germania commercia di più fuori eurozona. Quindi ha ragione Lucrezia e tu sei un dilettante. E qui ci sta di nuovo bene il Gaddus: “vorrei (Dio lo sa) non aver capito niente io e che avessero capito tutto gli altri, gli eroi e i comandanti, gli eroici morti e i loro condottieri.” Gli eroici morti...

Ecco. Qui c’è un’altra cosa che devo spiegarvi. Questa gli economisti non l’hanno ancora capita, ma credo che voi la capirete subito

 L’economia omodossa (chi non conosce questo termine è rinviato all'introduzione di questo lavoro) pensa che il commercio sia un bene di per sé (liberismo), dove “di per sé” significa “indipendentemente dalla direzione dei flussi”. Quindi, ad esempio, quando vuole valutare l’impatto del commercio sulla crescita di un paese l’omodosso, a partire da Frankel e Romer (1999), considera spesso e volentieri (ma non sempre) il cosiddetto grado di apertura (openness), dato da (importazioni+esportazioni)/Pil. Esempio: nel 2010 le importazioni erano 1271 miliardi di dollari, le esportazioni 1067, la loro somma quindi 2338, e siccome il Pil tedesco era 3286 miliardi di dollari la openness della Germania era di 2338/3286=71%. Di questo 71, in base a quanto ci siamo detti, (773+687)/3286=44% (che è il 62% del 71% complessivo) deriva dal commercio extra-eurozona. Il resto dal commercio verso l’eurozona. Da qui l’ovvia conclusione: se la Germania ha 44 punti di apertura verso l’extra-eurozona, e solo 71-44=27 punti di apertura verso l’eurozona, be’, è evidente: quindi il contributo più forte alla crescita tedesca lo sta dando il resto del mondo (tipo la Cina, vedi Fig. 2). Che poi temo sia il discorso della professoressa Reichlin, a grandi linee. La Germania commercia di più con gli altri, non con noi, quindi sono gli altri che la stanno tirando su, non noi, quindi lei non ci sta tirando giù.

Ora, voi che siete in grado, fate un piccolissimo sforzo. Ma non vi sembra “deliziosamente dadaista” (grazie Claudio!) sommare esportazioni e importazioni? Perché, scusate, così, humblement, a me sembra che le esportazioni siano soldi che entrano, e le importazioni soldi che escono. Pensate un po’ se un contabile di un’azienda sommasse certi costi ai ricavi, magari per far vedere che i profitti sono cresciuti! Come minimo lo arresterebbero, no? Dire “c’è più commercio quindi c’è più crescita”, senza badare alla direzione del commercio stesso insomma, è una “lieve imprecisione” (ricordatevi la traduzione).

In effetti il dadaismo aumenta, e forse comincia a sembrare qualcosa di diverso, se pensate che chiunque dica una cosa simile, se è un collega, e quindi se ha insegnato macroeconomia, avrà cominciato il suo corso scrivendo alla lavagna questa cosa qui:

Y = C + I + X – M

Ovvero: il reddito Y di un paese corrisponde alla somma della spesa per consumi, C (da parte delle famiglie e del governo), più quella in beni capitali, I (da parte delle imprese), più quella per esportazioni, X (da parte del settore estero), meno quella per importazioni, M. Perché le importazioni, siccome sono spesa che si rivolge a prodotti esteri, ovviamente sottraggono reddito al paese, aggiungendolo ai partner commerciali.

Capito mi avete? (sento un piacevole brivido percorrere la schiena di istwine: sì, carissimo, si sta avvicinando la stagione dei saldi...).

Che poi, se volete, se l’algebra non vi è di troppo impaccio, potete anche scriverlo così:

Y+M = C + I + X

Ovvero: le risorse che un paese ha a disposizione per consumare (C), accumulare capitale fisico (I), o esportare beni al resto del mondo (X), derivano da quello che produce (Y) e da quello che importa (M). Già. Importazioni e esportazioni stanno da due parti opposte della barricata. Le prime (importazioni) sono una risorsa, che va pagata; le seconde (esportazioni) sono un impiego, che produce reddito.

Sì, lo so, lo sapevate, vi sto annoiando... O forse no. Intanto abbiamo capito che se vogliamo parlare di crescita di un paese, quello che conta è la differenza fra esportazioni e importazioni (eventualmente) e certo non la loro somma.




Torniamo allora alla Tabella 1, e questa volta all’ultima riga, che riporta il tasso di crescita percentuale dei flussi, calcolato sull’intero periodo (cioè: valore del 2010 meno valore del 1999, il tutto diviso per il valore del 1999). È la riga che ho evidenziato in rosa. La crescita delle esportazioni verso l’extra euro è stata del 154% (da 304 miliardi nel 1999 a 773 nel 2010), molto più marcata della crescita delle esportazioni verso la zona euro, pari al 108% (da 239 miliardi nel 1999 a 498 nel 2010). Ecco, vedi, ci vuoi dare il pacco, la Germania cresce esportando alla Cina! Buoni... buoni... Guardiamo la crescita delle importazioni.

La crescita delle importazioni dall’extra euro è stata del 153%, quasi identica alla crescita delle esportazioni verso l’extra euro. Quindi la situazione è stata abbastanza bilanciata, e quindi anche il surplus della Germania verso l’extra-euro è cresciuto in modo quasi proporzionale (165%). Ma nel caso della zona euro la situazione è totalmente diversa! Le importazioni tedesche dall'eurozona sono cresciute solo dell’88%, cioè venti punti meno delle esportazioni.

Quindi (e questo è un vero quindi, non, come tanti che si sentono in giro, un apostrofo nero fra due cazzate) cosa è successo? Semplice. Che è vero che la Germania verso la zona euro ha esportato meno che verso il resto del mondo. Ma siccome è anche vero che la Germania ha importato dal resto del mondo molto più che dalla zona euro, diciamo che il resto del mondo ha sottratto alla Germania (riprendendoselo via importazioni tedesche) buona parte del reddito che le aveva dato (via esportazioni tedesche). Già. Perché è strano come un’importazione tedesca somigli a un’esportazione cinese... Invece, del relativamente minor reddito che noi abbiamo dato alla Germania, comprando i suoi beni, a noi è tornato indietro molto ma molto poco via importazioni tedesche di nostri beni. E quindi il surplus della Germania verso di noi, cioè X-M, è esploso del 221% (cioè è cresciuto proporzionalmente di 56 punti più di quello verso l’extra-euro.


Sapete quei dilettanti che quando si parla di svalutazione dicono subito "competitiva", e poi subito dopo, a ridosso, "esportazioni". Ma amici cari... Chi svaluta non solo esporta di più, ma anche, e spesso soprattutto, importa di meno. Sì, lo so, è Goofynomics. E al telegiornale non passa. Ma qui sì. In tutta evidenza la Germania ha svalutato in termini reali non solo e non tanto per promuovere le sue esportazioni (cosa che non credo di aver mai particolarmente detto, perché penso di aver parlato quasi sempre di flussi netti, e se non lo avessi fatto segnalatemelo), quanto soprattutto per difendere il suo mercato interno dalle nostre esportazioni. Sì, sì, lo so, so anche questo. Non avete capito. Allora rileggete. E comunque tranquilli: prima o poi capirete.


Ecco perché anche se i flussi lordi verso il resto del mondo sono più grandi, il maggior contributo netto alla crescita dei nostri fratelli nell’euro, bravi, produttivi, diligenti, ordinati, meritocratici, lo abbiamo dato noi. Ed ecco anche la risposta alla domanda: ma se questi sono così bravi, produttivi, diligenti, ordinati e meritocratici, perché diavolo si sono legati a noi? Semplice: noi paghiamo.

Torno su un concetto al quale tengo molto.

Io amo la Germania, ci sto bene come ovunque in Europa. Ho amici tedeschi. Parlo il tedesco. Suono musica tedesca. Mangio e bevo tedesco spesso e volentieri. Quindi ammiro i tedeschi perché sono bravi, produttivi, diligenti, ordinati, meritocratici, e in più li ammiro anche perché sono furbi. Perché si sa, la letteratura scientifica lo ha appurato, che l’euro gli ha dato una grossa mano in questo, l’euro che hanno tanto fatto finta di non volere. Non lo dice la Pravda, lo dice il Fondo Monetario Internazionale.  E io non ce l’ho con i tedeschi per questo. Un economista non può avercela con chi ottiene il massimo risultato col minimo sforzo! Un economista non può che ammirare chi è forte coi deboli e debole coi forti, se ciò consente di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo!

Ma, per motivi di coerenza intellettuale, ce l’ho con chi, in questo simpatico tiro alla fune, continua a non capire quanto sta succedendo, e così, anziché tirare dalla parte sua, spinge i suoi “compagni” dalla parte dell’avversario. Questa cosa, in altri tempi, avrebbe avuto un certo nome. Oggi come vogliamo chiamarla?


 
Dedicato a me stesso. Non ne posso più. Credo si veda. Ed è per questo che mi sono suicidato. Perché credo che qualcuno lo capisca: se finora mi ero limitato a criticare quelli che controllano i concorsi e i fondi di ricerca, questa volta ho proprio esagerato: ho criticato l’alta aristocrazia del piddismo. E quindi ho chiuso. Sono un dead man walking. Ma va bene così. Perché la verità va detta, e la verità, l’umile, ma imprescindibile, verità tecnica, esiste, con buona pace di certi piddini e della loro pastrufaziana latitudine di visuali. È una verità tecnica che la Germania è in deficit, non in surplus con la Cina. È una verità tecnica che il maggior contributo netto al surplus estero tedesco, e quindi alla crescita tedesca, lo ha dato l'eurozona. Ed è anche una verità tecnica che Monsieur Madeleine, sindaco di Montreuil-Sur-Mer, in realtà è l’ex-forzato Jean Valjean. Ed è una verità morale che la verità tecnica va detta, anche se sei l’unico a saperla, e anche se rivelarla ti danneggerà. Perché se non lo farai non potrai più guardarti in faccia... e questo per un narcisista come me, lo intuite, sarebbe un danno enorme!

A proposito, è anche una verità tecnica, e questo lo dico all’amico Trincardi, che il grande balzo in avanti di Mao fece una cosa come 30 milioni di morti (le consiglio di leggersi Justin Yifu Lin e Dennis Tao Yang, 2000, “Food availability, entitlement, and the Chinese famine of 1959-1961”, Economic Journal, 110, 136-158). Ed è anche una verità tecnica che quella che lei definisce una ottuagenaria saggia all’epoca si estasiasse per il compagno Mao. Ma lei, Trincardi, che ne sa!? A lei basta fare il suo squallido display di equilibrio e pacatezza piddina. 30 milioni di morti, capisce. Per i quali nessuno piange e dei quali nessuno parla. Certo non lei, né gli ottuagenari saggi. Ma basta essere ottuagenari per essere saggi? E, di converso, essere giovani scusa tutti gli errori? Allora io sono fottuto, essendo di mezza età: evidentemente non sono saggio, ed altrettanto evidentemente dovrò portare la responsabilità dei miei errori. La verità tecnica esiste. Non puoi fabbricare acciaio negli altoforni delle comuni agricole. Non ci sono grandi balzi da fare. Ma noi il grande balzo l’abbiamo fatto, con l’euro. E il suo Schettino, caro Trincardi, è stato Prodi. Certo non io.

Ecco, va bene così. Aspettando che venga a prendermi Javert, per portarmi a spalare merda. Cosa che spero di saper fare con dignità. E che comunque preferisco all’essere collega di gente che ripete che la Germania è in surplus con la Cina.

A proposito, io veramente un’alternativa allo spalare merda ce l’avrei. Promuovere la cultura italiana nel mondo, andando a ricercare vecchi manoscritti, e pubblicandoli con case discografiche estere, in Italia è un’attività meno remunerativa e direi molto meno socialmente riconosciuta dello spalare merda. Ma nel caso vi interessasse, qui trovate l’ultimo disco cui ho partecipato (da accompagnatore, naturalmente: il solista è il mio amico Renato, grande fan della Natura matrigna: diciamo che io sono il Rocco Tanica della situazione, si parva licet, e Renato l’Elio). Se vi interessa sapere cosa c’è dentro, cliccate qui. To the happy few.

100 commenti:

  1. A proposito di Prodi-Schettino, ieri sera mi sono divertito a fare un piccolo montaggio. Le cose che dico io sono banali, ma Prodi-Schettino è meraviglioso... enjoy

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    1. Grazie, Eco! Inserisco il link.

      Quello che è interessante è la sproporzione fra avverbio e aggettivo: "abbastanza" sicuro di un esito non "disastroso".

      Direi che con "disastroso" sarebbe più intonato un "assolutamente"!

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  2. Porca miseria professore, il corsivo finale fa molto rassegnazione.
    Se non altro aggiunga al suo curriculum (suppongo già sufficientemente nutrito) l'ennesimo achievement: l'esser riuscito non dico a cambiare idea, ma almeno a far ragionare tutta una serie di persone che, per mancanza di volontà, eccesso di ignoranza o chissà quale altre motivo (magari non politico) non era riuscita ad avere un quadro così chiaro della situazione.
    E poco importa se l'alto comando piddino (nell'accezione spiegata in qualche commento precedente) non capirà, non si interrogherà, non farà marcia indietro. L'importante, e mi scuso se per Lei è un risultato modesto, è che le persone che Lei ha fatto ragionare continuino ad essere curiose, a non fermarsi alla prima "verità" e a tentare di diffondere un modo di pensare alternativo a quello omodosso.

    Per quanto mi riguarda (mi scusi se le do del Lei, ma la mia età è piuttosto bassa e in qualche modo sono anche intimorito) ho diligentemente stampato tutti gli articoli del blog, dal primo all'ultimo. Il caso megaupload insegna che web volant, scripta manent.

    Credo che li terrò per me, in quanto la maggior parte dei miei coetanei non capirebbe, la maggior parte degli adulti capirebbe ancora meno e forse agli over 60 neanche interessa tanto.

    Mi dispiace ancora per Lei se alla fine questo è solo un commento di ringraziamento e non un motivo di ulteriore spunto dialettico, ma credo di essere meno preparato di molti altri lettori del blog, e quindi preferisco, per ora, stare a guardare.

    Con la consueta curiosità e apertura mentale, però.

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    1. E comunque io sto lavorando per Cosette.

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    2. non è una fine un po' miserabile?

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    3. Direi di no. Dovresti conoscere la mia Cosette e capiresti che ne vale la pena. Sicuramente il suo Marius qualche barricata dovrà farsela. Les amis de l'ABC... E parecchi Gavroche resteranno per strada. Io poi, per dirla tutta, mi vedo più come Mabeuf. Se mi capitasse mai di fare qualcosa di eroico, sarebbe più che altro per distrazione! Nulla a che vedere con Jean. Io al tribunale di Arras non ci sarei andato, e me ne sarei fatta una ragione abbastanza presto...

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    4. Speriamo che i Gavroche non muoiano tutti vicino alle barricate...

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  3. Prego, non c'é di che. Suicidio per suicidio, tra pochi giorni andrò a schiantarmi su Praussello. Ci si vede nel paradiso dei sani di mente.

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  4. Illuminante. Adesso sarebbe bellissima la parte due ( se l'ha già fatto mi scusi) e cioè quella sulla bilancia commerciale Italia- Zona euro e Italia Germania, in particolare. Sembra ovvio pensarla speculare, ma avere spiegati i dati crudi e nudi... magari estesi all'indietro fino alla svalutazione di Amato; quello lì è il vero siluro al galleggiamento del "noi ci ha salvato l'euro".
    P.S. Le avevo postato Scott Ross con Scarlatti perchè non l'ho trovato in video a suonare Couperin. E nemmeno Gilbert pupazza miseria

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    1. Tieni, di Couperin ti passo il mio. Come credo coglierai, anche da clavicembalista non mi piace l'omodossia (in questo caso costituita dai pedissequi che siccome c'è scritto "Vivement" trasformano le Barricades in una specie di corsa contro il tempo).

      Tranquillo, il discorso non è mica finito qui. Me ne torno a Rouen, dove i palloni frenati intercettano i droni della Bce, e ti faccio divertire ancora un po'.

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  5. Quanto avrei voluto essere un suo studente, e non di De Girolamo... però non so se avrei spuntato un ventotto a macroeconomia parlando di numismatica.

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    1. Più facile parlando di Balzac. Comunque ormai ho imparato ad accontentarmi. Diciamo che a me basta che gli studenti parlino. Di questi tempi non possiamo chiedergli di dimostrare molto di più dell'esistenza della loro faringe.

      Ecco: ora hai capito quanto sono bastardo, così hai un rimpianto in meno! ;)

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  6. Sì, può darsi che mi sia un po' impicciata con quella faccenda del "resto del mondo", però, caro Bagnai, lei commette un errore ben più grave del mio: per lei il resto del mondo è solo la Cina!
    Io non ho detto che la Germania è in crescente surplus verso la Cina, ma ho ovviamente compreso nel resto del mondo anche i Paesi del Centro ed Est Europa e i Paesi produttori di petrolio.
    Torni a guardare la sua tabella: la Germania avrebbe comunque un crescente surplus anche se fosse stata sempre in pareggio con l'eurozona, perché è in surplus crescente rispetto al resto del mondo. Un resto del mondo che, mi permetta di ripeterlo, non è solo la Cina.
    E ora si riguardi il suo primo grafico e si rilegga quanto ha scritto: "l'Eurozona non va da nessuna parte (il suo moderato surplus è stazionario), e come tutti sanno non cresce".
    Cosa sarebbe dell'Eurozona se venisse a mancare il crescente surplus della Germania verso il resto del mondo (che non è solo Cina)?
    Ci pensi, poi mi faccia sapere.

    Cordialmente,
    Lucrezia (si fa per dire)

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    1. Sono contento che il (si fa per dire) stia sul Lucrezia e non sul cordialmente.

      Carissimo ultimo arrivato anonimo, io il quadro completo (anche se non aggiornato al 2010) lo ho dato fin dal primo post. Così si mette l'animo in pace e si tranquillizza sul fatto che per me il resto del mondo non è solo la Cina. Ho insistito sulla Cina perché quella è la cazzata più macroscopica, e volevo eliminarla una volta per tutte. Mi creda, o dia un'occhiata al mio curriculum: cosa c'è nel resto del mondo lo so abbastanza bene.

      Dopo di che, purtroppo il suo ragionamento non funziona. Pensi lei all'Italia, e poi faccia sapere lei a me. E rifletta anche sul fatto che quello che a lei, forse perché non è del mestiere, sembra un surplus "crescente" verso il resto del mondo, in realtà è decrescente (in termini di Pil). Se invece è del mestiere, parliamo di modelli di crescita post-keynesiani, così istwine si diverte.

      L'eurozona crescerà molto di più quando ogni paese avrà recuperato la propria autonomia. Di converso, sono le prove tecniche di eteronomia, a partire dallo SME del 1979, che hanno coinciso con "fiammate" di surplus tedesco e bruschi cali di crescita. Se vuole le posto i dati.

      A lei la scelta! E grazie comunque per lo stimolo.

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    2. Ah, naturalmente con "pensi all'Italia" non volevo dire all'Italia in relazione con la Germania. Volevo dire all'Italia in relazione con se stessa. Una unione monetaria dove da 150 anni il Sud è in deficit strutturale col Nord, e dove il Nord cresce, il Sud quasi cala, e il risultato è deludente. Questo è il problema. Il surplus tedesco verso il resto del mondo NON ci aiuta perché, come ho cercato di spiegarle (fallendo) NON si traduce in domanda dei beni dai partner dell'Eurozona. Il surplus della Cina aiuta le zone limitrofe, perché la Cina è in deficit coi suoi vicini, non in surplus. Quindi anche i suoi vicini possono essere in surplus. Quindi la Cina è una locomotiva, la Germania no.

      Apprezzo la difesa d'ufficio della professoressa Reichlin, lei è molto cavalleresco. Non voglio essere scostante a fronte di un tentativo così generoso. La sento in buona fede. Ma devo proprio spiegarle questo, a lei che sa che nel mondo non c'è solo la Cina?

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    3. Chiarisco che quando mi riferivo all'Italia intendevo evidentemente NON le relazioni con la Germania, ma il dualismo Nord/Sud. L'Italia è una unione monetaria da 150 anni, il Sud è in deficit strutturale col Nord, il Nord in surplus cresce, il Sud in deficit quasi cala, e il risultato complessivo è deludente. E naturalmente anche l'Italia, come l'eurozona, è stata per lungo tempo un gioco a somma nulla.

      Il suo ragionamento non fila, per il semplice motivo che il surplus tedesco "crescente" verso il resto del mondo non si traduce in una domanda netta di beni, cioè in un deficit, verso l'eurozona. La Germania non spende nell'eurozona i (pochi) soldi che guadagna all'estero. Il comportamento della Cina è ben diverso. La Cina è in surplus coi paesi lontani, ma in deficit con quelli limitrofi, i quali, quindi, possono essere in surplus anche loro. Cioè: la Cina è una locomotiva. La Germania un rimorchio.

      Detto questo, apprezzo il suo cavalleresco tentativo di salvare l'onore di Lucrezia, e non voglio essere scostante, ma... devo proprio spiegare io queste cose a un interlocutore così evoluto da sapere che nel resto del mondo non c'è solo la Cina? Suvvia...

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    4. (scusi il quasi doppione: il PC mi ha dato un errore: le due risposte sono quasi identiche, scelga lei quella che la convince di meno)

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    5. io il commento di Lucrezia non l'ho capito. lo leggo e lo rileggo, cerco il cavillo, ma non c'arrivo. il problema forse è mio, forse no. di fatto ci sarebbero molti aspetti, a parte i dati in sé, che Lucrezia dimentica. ma se torna e spiega meglio che intende, sarò lieto di dibatterne.

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    6. Bollettino di guerra dalla Magna Graecia.
      Leggo in silenzio da non-economista ma approfitto per complimentarmi per l'opera meritoria di divulgazione .
      Non è di consolazione sapere che i tedeschi stanno facendo agli italiani quello che "fratelli" del nord han fatto a quelli del sud per anni. Con sempre le stesse mosse:
      1) Sfruttarli
      2) Convincere che il problema sono loro
      3) Fingere di aiutarli peggiorando la loro situazione
      di modo che il loop possa durare all'infinito
      E se penso che qualcuno qui al Sud aveva nutrito una qualche speranza in una "liberazione europea" la delusione è ancora più cocente, ma forse la storia avrebbe dovuto metterci in guardia. D'altronde se ti sfruttavano i "fratelli d'Italia", figurarsi i "fratelli d'Europa".
      Ora si tornerebbe alla lira, nella più ottimistica delle soluzioni, a tornare ad essere carne da macello del Nord.
      Quasi quasi il Sud potrebbe adottare una lira-sud o, che so, la dracma; ma il debito "estero" verso il nord avrebbe una speranza d'essere risanato?
      So che in questo contesto è fuori tema ma magari affrontarlo potrebbe far portare alla causa qualche sudista che ancora si domanda perché mai sia il portatore di tutti i mali. L'analogia potrebbe attecchire...
      Intanto qui teniamo il punto e resistiamo, mentre tutto intorno è sfacelo e sfruttamento senza le più elementari e umane difese nel mercato del lavoro.

      Arbeit macht frei

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    7. Abbiamo riflettuto molto su questa analogia, che è esattamente quella che ci avrebbe dovuto mettere in guardia sui pericoli della moneta unica. Grazie.

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  7. Che partitura...che esecuzione! (in tutti i sensi).

    Però l'interpretazione del grafico proposto dalla Reichlin, alla luce dei dati Ocse, non regge.

    Magari l'imprecisione terminologica resta è l'ipotesi più probabile ma è fatto che nel grafico della Reichlin, per alcuni anni, (WORLD - EU) > EU, per il 2007 per es. ma si vede ad occhio in molti altri punti, mentre i dati Ocse dicono esattamente il contrario.

    antonino

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    1. I dati sono di due fonti diverse. I dati OCSE si riferiscono al commercio di merci. Quelli IMF non so da dove vengano (Directions of Trade?). Qualche discrepanza potrebbe essere spiegata da questo fatto. Non so che dirti. Dei miei mi fido, so da dove vengono e vi ho messo il link.

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    2. E poi, Antonino, se c'è chi è un po' troppo cavalleresco, tu cerca di non esserlo troppo poco!

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    3. Va bene, non volevo mancare di rispetto alla Reichlin, ero solo colpito dalla difformità dei dati.

      Ma hai ragione, concentriamoci sull'essenziale senza farci distrarre dai dettagli.

      antonino

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  8. Un saluto dalla contessa Elvira a risentirci

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    1. Mi pare sentir odor di femmina....

      Scappo, che sono a cena da mia suocera. In un certo senso, una mia collega anche lei...

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  9. Molto bello il respiro, per quel che si può capire dal sonoro di un video. Anche la scelta del tempo così lento, ci metti trenta secondi in più della Hewitt al piano, solletica il mio lato furtwangleriano, Ma il locale non era un po' troppo risonante con tutto quel vetro e quel cotto? Davvero Ross non ti piace, e neppure Gilbert?

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    1. Ma io veramente sono cresciuto a pane e Gilbert, Scott Ross l'ho scoperto postumo, e sono rimasto impressionato. Certo che mi piace. E mi è molto piaciuto scovare (dopo questa esecuzione) un video nel quale dà una lezione al collega De Marchi proprio sulle Barricades, e gli dice di farle... indovina un po' come? Questa cosa mi ha molto inorgoglito...

      L'acustica era pessima.

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  10. Come ha fatto a capire che sono musicista? Lei e' un mago mago' !

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  11. Ah, ho capito ! Lei ha confuso le contesse, essendo la mia ispirata all'altro Albertone. Aresto scappo a cena anch'io.

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  12. Ah ecco! quando trovai, non c'era nemmeno lo SME, il cofanettone degli lp con tutto Couperin di Gilbert mi si aprì un mondo io che ero fermo al barocco tedesco e a Kirkpatrick. Un po' come Brautigam al fortepiano per Beethoven. Lo conosci?

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  13. Il cofanettone... Quanti ricordi! Però io Kirkpatrick me lo sono risparmiato. No, Brautigam non lo conosco. Sia chiaro: cerco di fare molte cose, ma mi rassegno a farle come posso... Molto mi sfugge. Esempio: che i paesi iscritti al IMF sono 187 (vedi sopra Lucrezia), e che Brautigam ha inciso Beethoven. Ma mo' me lo cerco, sento che posso fidarmi!

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  14. Post commovente

    tratto dal 'blog' (per modo di dire )di tremonti :

    05/02/2012Per proseguire il dialogo
    "Il libro è perfetto nelle analisi. Le proposte sono giuste ma inattuabili.Il falos Quantitative Easing della BCE che consente, anzi obbliga, le banche a speculare ancora di più porterà alla distruzione della civiltà europea. I governanti si comportano come se niente fosse e tutto possa tornare come prima, la discrasia fra il breve termine ed il medio termine ci porterà dritti all'insolvenza. Le scelte fatte per far sopravvivere il sistema in condizioni di paranormalità sono le stesse che ne minano le fondamenta. Lei che ha capito le premesse dovrebbe anche metabolizzare le conclusioni, per quanto drammatiche possano sembrarle, solo così potrà essere il protagonista della fase post euro.

    risponde tremonti:
    Caro Rizzo,

    temo proprio che tante delle Sue considerazioni siano realmente fondate!

    Grazie per la considerazione che mi rivolge!

    Suo Giulio Tremonti

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  15. Caro Bagnai, la ringrazio delle sue cortesi parole, ma non è necessario che la sua cortesia arrivi al punto di correggere se stesso per correggere me: chi ha parlato di surplus crescente (dando pure il numero: 165%) è stato lei e su questo suo dire mi sono basata.
    Ma sono quisquilie.
    Mi preoccupa, piuttosto, che le sfugga ancora il punto: la Germania sarebbe in surplus anche se fosse in pareggio con i partner europei perché è in surplus col resto del mondo; ciò nonostante l'eurozona nel suo complesso vivacchia (il suo primo grafico); questo vuol dire - perdoni se mi cito - che c'è "una diversa capacità dei Paesi dell'Unione di competere nel mondo". C'ero arrivata da sola, ma lo leggo anche nei dati che lei propone.

    La pregherei di restare al punto, senza divagare nella storia d'Italia come se avessi voluto sostenere che il surplus tedesco aiuta il resto d'Europa. Ho sostenuto, infatti, proprio il contrario.
    La Germania, ho detto, non teme più di tanto "la minore domanda di importazioni che deriverà dalla contrazione dei consumi" in Europa. Invece "essa trae vantaggi da una periferia dell'euro debole", cioè meno in grado di competere sul mercato globale, e "beneficerà di un tasso di cambio nominale più basso che nel decennio passato".

    I tedeschi non sono stupidi, sanno che il mercato è globale e accettano la sfida. E guardano per il futuro soprattutto all'Europa dell'Est, Russia in primis. Se vuole, nella tradizione di Willy Brandt.

    Se poi si trovano a guadagnare anche dalla incapacità altrui di "fare un salto di competitività, sviluppo tecnologico, aumento della dimensione di impresa", il vero problema è altrui. Quanto a loro, sanno di poter fare a meno del surplus verso l'Europa (i suoi dati lo confermano) e si preoccupano di ben altro: esportare serve a poco se chi importa non è in grado di pagare.

    Con rinnovata cordialità,
    Lucrezia (si fa per dire)

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    1. Guardi, cara Lucrezia: quello che ha detto, io, sinceramente, dopo aver rilevato le due "lievi imprecisioni", le confesso che non lo ho proprio letto. Mi sono fermato lì, perché purtroppo non ho tempo per i tentativi amatoriali. Però, visto che insiste, domani cercherò di leggere fino in fondo (beviamo l'amaro calice), e cercherò di capire le sue ragioni. Le quali, comunque, temo non inficeranno la mia analisi.

      Intanto, se la Lucrezia apocrifa coincide con l'originale (lo saprò domani), allora l'originale non aggiunge nulla, perché su questo blog è già stato ampiamente detto in precedenza che la Germania ci ha usato come trampolino per proiettarsi all'estero.

      E poi, ecco, stiamo al punto: il punto è che il più blasonato quotidiano nazionale disinforma a man salva su dati del resto assolutamente banali i suoi lettori, e nessuno se ne accorge.

      E guardi, qui lo abbiamo già detto: la strategia della Germania è quella di trasformarci in un serbatoio di mano d'opera a buon mercato, distruggendo il nostro stato sociale, distruggendo lo statuto dei lavoratori, ecc. ecc. per tentare (senza successo) di competere (al ribasso) con gli emergenti. Questa è la strategia, e qui la vediamo tutti.

      Tranne (forse) uno.

      Stia tranquillo: qui siamo sempre un paio di mesi avanti agli altri. Ma non è merito nostro. Il merito è della situazione, che è così facilmente leggibile. Visto che lei è, o vuole essere, del mestiere, le segnalo questo articolo, che è di grande aiuto per leggere la situazione (sostituisca Germania a Stati Uniti e Italia a Argentina) e questo convegno.

      Incidentalmente, per darle uno spunto di riflessione, le segnalo che la sua visione del problema non spiega perché la produttività tedesca sta calando di pari passo con la crescita dei partner dell'eurozona. Noi "del mestiere" la chiamiamo legge di Verdoorn. La Germania ha più bisogno dell'eurozona di quanto lei creda (lei nel senso di Germania, e lei nel senso di Lucrezia).

      Comunque, domani vedrò di trovare il tempo per arrivare in fondo al ragionamento della vera Lucrezia. Non chiami lei, le faremo sapere, chiamiamo noi...

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    2. Preciso il concetto con un minimo di rudezza, così ci capiamo. Se uno vuole montare sulle spalle di Krugman, De Grauwe, Stiglitz, Feldstein, Dornbusch, ecc. e poi non sa nemmeno quanto è il surplus tedesco, io lascio perdere.

      Così è più chiaro?

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    3. pero' dimentica che senza i paesi periferici la valuta/moneta tedesca sarebbe sostenuta proprio dal surplus della bilancia commerciale e che questo aiuterebbe molto la competitivita della 'piattaforma' produttiva italiana ...

      Ma il problema non è che i tedeschi siano bravi e accettino la sfida (cosa evidente a priori) dei mercati globali
      il problema è che bisogno essere romano prodi per credere
      che l'italia sia o possa competere sulle stesso piano della germania
      Dovrebbe essere autoevidente
      L'italia ha e parte da presupposti diversi (nel bene e nel male) poi uno puo' pensare con bossi (ispe dixit) che l'italia del nord dovrebbe agganciarsi al mondo tedesco tenersi la valuta forte tedesca ecc...ecc...E' un ipotesi
      voglio dire ...
      comunque aldila' dell'aspetto tecnico , rimane il fallimento
      politico e ideale sia dell'europa che dell'eurozona
      (che i surplus inizino proprio dopo l'euro non è un caso )

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    4. Ma certo, Robert, Lucrazia (per modo di dire) dimentica tante cose, come accade fatalmente a chi ragiona solo sui saldi e probabilmente non ha mai fatto un esperimento controfattuale in vita sua. Il punto che sollevi è assolutamente esatto. La domanda è: perché non vogliono sganciarsi? Perché la periferia diventerebbe meno debole. Quindi non capisco proprio il senso del dibattito.

      Capisco solo, come dicono a Roma, che qui stiamo dicendo che se mio nonno avesse cinque palle sarebbe un flipper. Una simulazione che ignora il fatto che le palle potrebbero non essere sovraesogene nel senso di Engle, Hendry e Richard (1983)...

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    5. Ti però sei un po' paranoico coi troll: sinite trollos venire ad me...

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    6. Caro Sig. Robert, approfitto dello spunto che mi dà per l'ultimo mio intervento in questo blog (domani il caro Bagnai "scoprirà" che - ovviamente - non sono la Lucrezia originale. Ma che lo dubiti, che possa pensare a me come a una così bella donna solletica oltremodo la mia vanità).
      I surplus iniziano proprio dopo l'euro... se i dati partono dal 1999 (che caso fortunato!).
      Provi a cercare un po' più indietro nel tempo e vedrà che quesi surplus c'erano anche prima, prima del 1990. E ancora prima, se solo si vuole risalire ancora più indietro nel tempo.
      La prego: non pensi che la Germania abbia trovato la via dell'export solo grazie all'euro. Sarebbe un grave errore!

      Un sorriso a tutti.
      Lucrezia (l'apocrifa)

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    7. Attenzione! Abbiamo a che fare con uno storico dell'economia! E con una persona integerrima e corretta, che quindi esordisce dubitando della mia integrità (un classico: sarà il solito M.E.) e suggerendo che sto presentando i dati in modo scorretto. Guardi, caro, a lei potrei presentarli anche in modo (secondo lei) corretto, temo che non li capirebbe comunque. Ma tentar non nuoce.

      Mi spiego.

      Io sono partito dal 1999 perché mi interessa quello che è successo con l'euro. Credo che il sito OCSE li fornisca anche per gli anni precedenti, magari domani ci guardo, o ci guardi lei.

      Il grafico della vera Lucrezia parte da più lontano, non si capisce bene perché, ma conferma assolutamente il mio assunto (che non è solo mio, ma di Krugman, Stiglitz, del Fondo Monetario Internazionale, dell'ILO, ecc.): quello che la Germiania per crescere ha bisogno di truccare la carte con i suoi vicini.

      Cosa dicono infatti i dati? I dati dicono, sostanzialmente, che la Germania è riuscita ad andare in surplus in modo significativo solo nel periodo dal 1986 al 1992 (SME credibile). Ma lei cos'è lo SME credibile lo sa? Glielo ricordo: furono le prove tecniche di euro, cioè l'impegno preso dagli aderenti allo SME di non riallineare le proprie valute. Ne segui una svalutazione reale della Germania e una crisi che, come ho spiegato più volte, è la fotocopia di quella attuale.

      L'altra fase di moderato surplus, quella di fine anni '90, a lei (che, comincio a credere, capisce solo quello che le interessa) forse sembra uguale alla fase dello SME credibile. Ma non lo è, perché nel frattempo il PIL era aumentato. Quindi nel grafico della vera Lucrezia, nonostante essa sia (a differenza di lei), una professionista, c'è anche questo che non va. Per capirci, nel grafico della vera Lucrezia il surplus del 1988 sembra uguale a quello del 1998, ma in realtà il secondo è quasi la metà del primo, perché nel frattempo il Pil era quasi raddoppiato.

      Faccia una cosa, falsa (in molti sensi) Lucrezia. Si scarichi i dati da qui e gli dia un'occhiata. Ovviamente, tenendo presente la differenza fra trade balance e current account balance.

      Che il Corriere della Sera falsifichi la realtà lo capisco e lo accetto, ma sul mio blog temo di non poterlo accettare nemmeno per interposta persona.

      Peraltro, dialogo volentieri con tutti, ma non con chi mi accusa velatamente di scorrettezza. Ognuno dal suo cuor l'altrui misura. Diciamo quindi che non ci ha fatto capire molto della Germania, ma qualcosa di lei lo abbiamo capito. E in effetti aveva ragione Robert.

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    8. Lucrezia, Lucrezia enorme, io continuo a leggere quello che scrivi ma non lo capisco. il pelo dell'acqua è a sei metri per ambedue i bagnanti i quali sono alti uguale, ma uno tocca e l'altro no, perché?

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    9. Perché uno è sulle spalle di un troll!

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  16. Salve professore,
    le scrive un altro professore di una materia ancora più inutile dell'economia (le dico solo che comincia per "f" e termina con "sophia") che, dopo aver letto il suo blog - da una decina di giorni circa - non ha capito una cosa (si fa per dire una): secondo lei i tedeschi starebbero coscientemente mandando a quel paese l'unione europea, l'euro e quindi il loro primo mercato di esportazione? Se la risposta alla prima domanda è "sì" (come credo di aver argutamente intuito qua e là) la seconda è: "perché?"

    Colgo l'occasione per ringraziarla sentitamente dell'illuminante principio di Pippo, a mio modesto parere un vero capolavoro di dialettica hegeliana.

    Cordialmente
    Schneider (è proprio il mio cognome, senza si fa per dire)

    Ps: qualunque miopia/incomprensione/stupidità della domanda sono da imputarsi esclusivamente alla disciplina che ho stoltamente deciso di insegnare (e che le se non erro ha saggiamente abbandonato). Per cui la responsabilità, considerando lo "stoltamente", in ultima analisi, rimane mia.

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    1. Caro ex-collega,

      ho un problema: non so cosa voglia dire "i tedeschi". Mi rendo conto che il problema lo creo io, perché uso spesso questa categoria, ma cerchiamo di spiegarci. La mia sensazione è che la classe politica tedesca attualmente al potere abbia giocato un gioco abbastanza pericoloso e che le sta sfuggendo di mano, ovvero quello di canalizzare il risentimento che suppongo debba serpeggiare dopo le mirabolanti riforme del 2003 in una specie di revanscismo contro i soliti porci del Sud. Molte conferme in questa direzione mi vengono da "Voci dalla Germania" che la esorto a consultare.

      Il gioco le è sfuggito di mano, dico, perché anche se finora ha permesso alla Merkel di restare in sella, d'altro canto ha ristretto gli spazi per una composizione razionale della crisi economica, e ha condannato il capitalismo tedesco ad una "fuga in avanti" abbastanza esplicita, che rischia di innescare una reazione piuttosto pericolosa nel resto d'Europa.

      Non so se questo la aiuta e mi aiuta a capire il mio pensiero, che è sicuramente un pensiero nel quale "la Germania" o "i tedeschi" non sono dei monoliti o dei personaggi simbolici (i famosi affreschi di Giotto dei quali parla Proust), ma un insieme di attori sociali distinti e interagenti in modi piuttosto complessi.

      Ricambio anch'io con una domanda: ma fra la tesi della discesa e l'antitesi della salita, qual è la sintesi hegeliana? Io sono scappato dopo aver subito la Logica spiegata da Valentini (villa Mirafiori), quindi temo di essermi perso la risposta...

      Nulla è più inutile dell'economia, soprattutto se insegnata con dati inventati!

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    2. temo sia il piano inclinato considerato "in sè e per sè"
      m.

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    3. Sì, questo frasario mi suona familiare, ma sotto Schneider fornisce una versione più tecnica...

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  17. Gentile professore,
    la ringrazio per la celere risposta, Scelba non avrebbe saputo fare di meglio. Ciò detto, pur essendo un professore di quella cosa che comincia per "f" (etc) - perciò comprendo bene l'urgenza della sua precisazione - ciononostante le dicevo, sul suo uso di "tedeschi" quale eidos generale, avevo colto il senso (non le richiamo qui le ben note osservazioni di Berkeley sull'idea - note ovviamente a chi ci campa, non certo a chi dovrebbe studiarle).

    Le rispondo in breve sintesi: la sintesi è precisamente (e solamente!) la comprensione dell'unilateralità di ciascuna definizione. So bene che purtroppo Hegel è visto come un cane morto. Sul "Sapere assoluto" di Hegel si sono detto molte sesquipedali ... pardon, lieve imprecisioni. Ma questo non è un blog di "f", per cui mi limito a rimandarla alla lettura del forse miglior interprete del maestro di Stoccarda: Kojève.

    Ps: la sua precisazione comunque è stata molto chiara. Citazione:

    Liberi e schiavi, patrizi e plebei, baroni e servi della gleba, membri delle corporazioni e garzoni, in una parola, oppressori ed oppressi, in costante contrapposizione, hanno combattuto una guerra ininterrotta, a volte aperta a volte latente; una guerra che finiva sempre, o con una trasformazione rivoluzionaria dell’intera società, o con la distruzione delle due classi in lotta. (mi sa che ci riguarda molto l'ultima parte, che dice?)

    PPS: Foucault disse una volta: "Hegel ci attende al varco nel futuro". Mi sono sempre chiesto se in mano avrà una mazza da baseball.

    Cordiali Saluti

    Schneider

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    1. Molto plastica l'immagine di Hegel con la mazza da baseball! Mi conferma la necessità di eliminare il XIX secolo dal calendario dell'umanità, provvedimento che io ho già preso nel mio personale calendario...

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    2. Il post mi è piaciuto molto e non ho nulla da chiedere dal punto di vista tecnico. E’ veramente tutto chiaro. Per il resto, anche a me piace la musica e la filosofia tedesca, soprattutto il glorioso secolo 19° caratterizzato da una intensa produzione culturale. E lei lo vuole cancellare dal calendario? E Beethoven che fa lo butta? E Nietzsche? E Goethe? Rosa Luxembrug? Ma soprattutto Marx il suo idolo, l’uomo che ha cambiato il 900, l’uomo che grazie al quale ancora non siamo stati licenziati.

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    3. per curiosità, per quali altri avvenimenti/persone il XIX secolo andrebbe cancellato?

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    4. Il secolo XIX ha visto nascere tante belle e tante brutte cose. Ovviamente la mia era una provocazione. Io mi sento più illuminista che positivista, più razionalista che nietzschiano (nel senso "amatoriale" del termine).

      Capisco che la necessità di trasformare l'uomo in "forza lavoro" asservita alla razionalità tecnologica (che non è la ragione illuministica) abbia richiesto, come necessario contrappasso, la nascita del "genio romantico", programmaticamente profondo, programmaticamente incompreso, programmaticamente disordinato, e che la "democratizzazione" borghese abbia richiesto la nascita dei fascismi.

      Senza tornare indietro all'età dell'oro (mi basta quella dell'euro!) mi sono permesso di fare una battuta che esprime la mia nostalgia per un mondo nel quale era diverso il rapporto fra intellettuali e potere, e soprattutto era diverso il rapporto fra gli intellettuali e le loro scrivanie.

      Del resto, amico caro, quando senti Prodi dire che l'euro è stata "una decisione presa con un pizzico di irrazionalità per non perdere il treno della Storia", non viene anche a te una certa nostalgia di Montesquieu?

      A me sì.

      Ma naturalmente queste sono opinioni personali e amatoriali. Il core business di questo blog probabilmente è un altro, ma si sa, siamo fra amici, si chiacchiera...

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    5. Chiaro che le opinioni personali sono molto diverse dai dati (oggettivi) dell'economia. Era tanto per chiacchierare, come ha stato giustamente ricordato.

      Non nego di aver provato della simpatia (niente di più) per la vicenda (n)euro ma mi capisca, non ero neanche 13enne nel 2001.

      Chiaro che dalla prova della Storia (posso rubare a Prodi?) non può che uscirne sconfitto.

      E allora forse sì, un po' di nostalgia dell'intellettuale illuminista viene anche a me.

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    6. per me prody è stato scelto con molta cura...

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    7. Ma certo, carissimo. Distinguiamo sempre la realtà dalla rappresentazione che se ne fornisce. Certo che è stato scelto con cura. Di irrazionalità ne parla lui, ovviamente, ma lui è espressione di un calcolo estremamente razionale.

      Il punto è che oggi quando un elettore si sente dire che è stato guidato con "un pizzico di irrazionalità" non si indigna, come del resto non si indigna sentendosi dire "diventa tedesco" (anche non sapendo, come tu sai e noi sappiamo grazie a te e a voci dalla germania cosa c'è nel paradiso alamanno).

      In Francia almeno questa seconda esortazione li fa piuttosto incazzare.

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    8. Si sicuramente la crisi italiana è molto grave a livello culturale ...l'impressione è ci sia stato un' progressivo
      smantellamento della politica e dello stato..

      l'austria solo
      pochissimi anni fa era indietro in quasi tutto ed uno posto relativamente arretrato , ora quasi il contrario...(e l'austria comunque è uno stato da ridere a parte i paesaggi e le montagne...)

      è desolante...

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  18. Gentile professore,
    questa non la pubblichi (o faccia come crede, non avendo la sua mail non posso risponderle che così e non voglio intasare i commenti).
    A suo proustiano uso: http://www.giuseppecappello.it/respublica.html (su una lezione del suo professore, Valentini).

    Infine mi conceda questo: eliminare il XIX secolo? Ciò sarebbe un palese caso di rimozione (psicanalitica) non di Aufhebung (storica.

    Ancora una volta cordialmente (e buonanotte).

    Schneider

    Ps: blog interessante, grazie per la segnalazione. Sento già profumo di Vaterland.

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    1. Caro Schneider,

      una delle prime cose che insegno ai miei studenti è questa: quando vi capita di dover entrare in relazione con qualcuno (docente, azienda,...), andate su quella invenzione del demonio chiamata WWW, poi aprite Google, digitate nome cognome invio, e vedete cosa succede.

      Considerando che io utilizzo il PC per scambiare file coi miei studenti da prima che ci fosse il www (qualcuno ricorderà le bbs), che ho avuto un sito web prima della mia facoltà, ecc. in tanti anni qualche traccia l'ho lasciata (nel bene e nel male)! Digiti, digiti, che mi trova... Al più non rispondo...

      Quindi l'argomento che non trova la mia email, effettivamente, è un po' da filosofo nell'accezione "ottocentesca" (genio fuori dal mondo). Io con la filosofia sono rimasto molto ma molto indietro. I filosofi che trovo più moderni sono quelli esperti in speculazioni finanziarie, come quello che ho citato in risposta a uno dei tanti dilettanti dell'economia (e professionisti della disinformazione) con i quali ho avuto a che fare in questo periodoo.

      Dopo di che, quella sulla rimozione del XIX secolo era chiaramente una boutade. Ma qualche spunto per una riflessione la offre. Mettiamola così: lei ha mai sentito Prodi dire che la scelta dell'euro è stata presa con un pizzico di irrazionalità... Ora, certo, Luigi XV non avrebbe mai rilasciato un'intervista in questi termini a una giovane giornalista greca, certo: lì il problema era risolto alla radice, non c'era bisogno di giustificarsi! Ma l'irrazionalità, anzi, l'irrazionalismo dell'euro, il "primum vivere" che esso esprime, questo élan vital da poveracci, credo che nel '700 ce li saremmo risparmiati! Così, queste sono considerazioni del tutto amatoriali... Ora mi espongo io alla sua critica!

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    2. Un'altra cosa: la mia madeleine ha un sapore molto diverso da quella di Cappello. Direi che per me Valentini è stato repellente. Giannantoni un po' meno, e soprattutto mi piaceva leggere Diogene Laerzio (il mio lato Mabeuf). Ma, come dire, non si può piacere a tutti, e non tutti possono piacere a te. Questo gli economisti non lo sanno (nei modelli dei liberisti ci sono degli omuncoli tutti identici...), ma noi ce lo possiamo anche dire (se non dite a nessuno che l'ho detto)!

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    3. una nota sul link a sbilanciamoci : l'articolo di gallino non l'ho letto , pero' mi ha stupito la tua risposta demolitrice (nulla di dire al riguardo ) verso gallino che tutto sommato mi sembra una brava persona (ho letto 2 soi libricini sulle privatizzazioni in italia e sulla finanziarizzazione dell'economia ) che comunque è molto anziano ....
      Capisco il tuo punto di vista ma tendenzialmente penso che gallino si sia fidato di qualche 'fonte' magari di qualche dipartimento unito o di qualche conoscente banca intesa...Lo so che il risultato non cambia (E che non ti interessa se uno sbaglia per ingenuita' o per tradimento)
      ma fra gli 'intellettuali' di ^sinistra^(e gallianoa avendo 100anni puo' esserlo stato) a gallino concederei un attenuanuate...
      Se l'è cercata la tua risposta intendiamoci , pero' dopo una certa eta' possa capire che uno sbagli...

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    4. Hai ragione. Però, se si può capire che dopo una certa età uno sbagli, se si può essere solidali "sentimentalmente" con uno che "è dalla nostra parte", ecc., però NON si può capire perché uno, a una certa età, se è saggio non si astenga dal parlare di cose che non conosce (e se lo fa non citi la fonte), e NON si può capire perché uno, a una certa età, se è rincoglionito, non si ritiri.

      Perché vedi, io la mia risposta l'ho intitolata: Basta!

      Basta disinformazione!

      Quella fatta dai padri nobili è molto più pericolosa di quella fatta da "Libero" (che poi su questi temi paradossalmente credo ne faccia di meno; non lo so perché non lo leggo, ma purtroppo devo fidarmi spesso del mio intuito).

      Quindi se da un lato NON mi interessa se l'errore del simpatico pennuto è dovuto a buona o cattiva fede, dall'altro mi interessa MOLTO il fatto che questo errore rischia di essere molto più distruttivo di quello di un cazzabubbolo qualsiasi.

      Come me.

      Che però, su quello che so, ne so più di lui.

      Apro e chiudo una parentesi su questi "Lincei" che hanno lavorato in campi chiusi alla concorrenza internazionale o dove per pubblicazione si intende il libro stampato a spese tue o del dipartimento. Gli economisti saranno dei cazzoni, ma almeno la loro ricerca è esposta alla concorrenza internazionale, i criteri di valutazione delle loro carriere ne tengono conto, e le loro pubblicazioni sono valutate da referee anonimi. Con tutte le distorsioni che ciò comporta, ovviamente, ma anche con una garanzia minima di qualità.

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  19. Mi piace questo blog. Mi diverte quanto Spinoza, anche se in ambedue i casi mi restano dei dubbi (a volte non capisco qualcosa).

    Però una cosa mi lasciava perplesso: è mai possibile che uno che capisce di economia legga il Corriere della Sera?

    Beh, sembra che Bagnai al Corsera dia un'occhiata, ma non lo legga. E questo mi tranquillizza.

    Mi permetto comunque di criticare la frase "Nulla è più inutile dell'economia, soprattutto se insegnata con dati inventati!"
    A me sembra che i mass media siano pieni di economia insegnata con dati inventati e che tale invenzione sia molto utile a mantenere rapporti di potere dove i potenti diventano sempre più ricchi ed i poveri sempre più affamati.
    E' un'economia che svolge il compito una volta sostenuto dalla religione. E' un'economia probabilmente poco scientifica.
    Però per qualcuno il suo utile lo ha.
    saluti

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    1. Caro Truman,

      a) non avendo esperienza diretta di Spinoza, prendo la tua analogia come un complimento!

      b) non leggo giornali italiani, ma i lettori del blog li leggono per me. Io preferirei ignorare.

      c) è più utile un martello o un lenzuolo?

      A presto e grazie per lo stimolo!

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  20. E se la sintesi tra la salita e la discesa Pippesca fosse la stagnazione giapponese?
    Ora serve un altro salto quantico. Capito che l'euro è stato un errore,almeno a queste latitudini, lo era "assolutamente" o c'erano possibilità di gestire la cosa in modo corretto? Esempio di microeconomia personale. Quando ho fatto il mutuo casa nel 96 i tassi fissi sfioravano il 10% io scelsi il variabile perchè credevo nella convergenza. Alla fine risparmiavo quasi una milionata, o 500E al mese. Tutto denaro che rientrava nella economia sotto forma di consumi. In piccolo credo quello che è successo in spagna. Poi certo se mi fossi comprato un altra casa nel 2006, adesso sarei per stracci, ma non l'ho fatto ce l'avevo già. C'era un punto in cui o noi o loro, i tedeschi nell'accezione delle sue ultime risposte, avrebbero potuto mettere in equilibrio la baracca?
    Si Brautigam me lo farei regalare per il compleanno

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    1. Sei un migliore economista di me, senza ironia. Come ho già detto a istwine, io ho creduto alla bufala dei parametri e quindi non ho scommesso sulla "convergenza". Non capivo quanto ci fosse di "gioco delle parti" in certi atteggiamenti.

      Un futuro "giapponese" per l'Europa veniva evocato da Krugman già parecchi anni or sono (scusa se non ti cerco il link, ma è sul suo official site). Sicuramente di crescita ne abbiamo molto poca. Ma il futuro giapponese sarebbe anche un futuro di credito estero. E l'eurozona (nel suo complesso) non sta accumulando crediti verso l'estero (a differenza del Giappone), tutt'altro...

      Il punto è che temo che lo scopo del gioco non fosse tenere in equilibrio la baracca...

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  21. Caro prof. Bagnai,

    la ringrazio innanzitutto per il blog e per le illuminanti analisi... purtroppo avevo perso il suo articolo di agosto ma in compenso in quel periodo ho letto tra gli altri libri "la grande trasformazione" di Polanyi che penso sia utilissimo anche per comprendere il presente: ho come l'impressione che con l'euro sia stato deliberatamente reintrodotto in Europa il sistema aureo. Inoltre, avendolo letto, non mi sembra stupefacente il fatto che in Ungheria e in Grecia siano le destre a trionfare.

    A parte queste mie impressioni, che però servono a farle capire che non sono un economista, vorrei capire quanto secondo lei dell'"attuale crisi" può essere spiegato dagli squilibri tra la Germania e gli altri paesi, in partiolare noi periferici, dell'eurozona.

    Cordiali saluti.
    Giorgio DM

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    1. ...suppongo stia per Deutsch Mark!

      Sono io che la ringrazio per l'interesse e per il suggerimento. Ecco, io ad esempio ieri notte stavo rileggendo gli Scritti corsari di Pasolini, e anche da lì qualche indicazione si trae. Diciamo che forse lui non ha fatto in tempo a cogliere il nesso fra il salto di qualità che lui percepiva in quello che lui chiamava fascismo, e l'evoluzione del capitalismo in senso finanziario. Ma nelle sue analisi c'è tutto: l'omologazione, l'edonismo, la dimensione transnazionale, ecc.

      Per quel che riguarda la domanda tecnica, magari la rinvio al primo post di questo blog.

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  22. Allora mettiamola così: qui c'è uno studio sull'impatto sociale delle riforme Hartz.

    Quando posso lo leggerò e eventualmente lo tradurrò per chi ne avesse necessità e se lo ritenessi utile, ma la domanda che mi pongo è la seguente: come mai durante l'intervista doppia Merkel-Sarkozy la Merkel continuamente ammetteva (con una certa condiscendenza, va da sé) che la Francia fra i suoi punti di forza ha una migliore "politica per la famiglia"?

    Che significa?

    Come stanno le famiglie tedesche?

    Non so se qui c'è la risposta.

    Quello che so (come Pasolini sapeva) è che il quadro che ci stanno delineando di una sorta di paradiso terrestre teutonico probabilmente non è veritiero. C'è bisogno di una valutazione equilibrata.

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    1. Ora vediamo se riesco a spiegare perchè sono leggermente
      in disaccorco con te , sull'interpretazione dei famosi 7milioni di tedeschi a 400 euro e sull'hartz ,
      è una sfumatura : l'hartz è -per come lo interpreto-solo
      il peggioramente di un protocollo di welfare o meglio di sussidio ^per i poveri^ che c'era gia' e che è tradizionale nella cultura tedesca...questo è coerente con la cultura di provenienza di Harzt(ovvero la volkswagen) Ovvero hartz fa
      con i poveri sussidiati tedeschi la stessa cosa che fa con gli stipendiati normali ,ovvero comprime il sussidio (e i benefit e le possibilita'ecc) con la finalita' di favorire la svalutazione reale interna della germania (la delfazione competitiva con cui schiantano gli altri paesi dell'eurozona)
      Ma il protoccolo Hartz non aiuta direttaemente la produttiviata' tedesca ma solo indirettamente la competitivita' (ovvero ^delflazionando^ il costo della vita pure di che vive di sussidio)
      perchè se sei al rientri nella fascia 'hartz' nella societa' tedesca sei in sostanza un reietto e nel mondo
      del lavoro 'produttivo' semplicemente non ci entri .


      Per il poco che so mi risulta facile credere che la politica della famiglia in fracia sia migliore di quella in germania...e comuqnue hartz non ha nulla o poco a che fare
      con la politica per la famiglia...e comunque la germania spende piu' dell'italia in welfare [ad esempio alla ^fascia hartz^ in sostanza l'alloggio o la casa viene dato dallo stato , da quello che ho capito in italia spesso la soluzione è l'occupazione abusiva ,la costruzione abusiva ,entrambe le cose ]

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    2. Con tutta la mia migliore buona volontà non sono riuscito a capire su cosa siamo in disaccordo. A me quello che dici sembra tutto molto logico. Mi sembra anche che lo vedi da vicino, quindi mi interessa molto.

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    3. ...a proposito: ma perché la politica per la casa non dovrebbe essere una politica "per la famiglia"? Uno mica ci va (sempre) con l'amante nella casa popolare (lasciando la famiglia... in uno roulotte!).

      Forse ci sono anche dei piccoli dissidi terminologici. Comunque mi colpiva, nel duetto d'amore fra Angela e Nicolas, questo riferimento continuo...

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    4. :) , non siamo 'veramente' in disaccordo , mi era parso
      di capire che intendessi l'hartz come qualcosa di nuovo che incidesse in qualche modo nella produttivita'...l'ho specificato bene in modo da anticipare eventuali critici che sottolineassero la natura di sostanziali sussidiati dei 7milioni a 400euro...comunque l'impressione è che questi sussidiati siano raddoppiati dopo la 'caduta' della ddr ; comunque la durezza di questi protocolli di sussidio è micidiale e hartz ha avuto gioco facile a peggiorarli al massimo (e vista da un punto di vista italiano ,perchè il 'tedesco' medio non è particolarmente compassionevole ...) perchè ghettizza questa gente in modo irreparabile consegnandoli ad un limbo di meschinita'...

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    5. a proposito: ma perché la politica per la casa non dovrebbe essere una politica "per la famiglia"?

      mmmhhh diciamo che hartz è piu' un Sozialhilfe che una politica per il sostegno alla famiglia ...
      per il disprezzo di cui gode la fascia hartz , il tedesco medio in cuor suo pensa che sarebbe meglio che non mettessero su famiglia...se non puoi permettertelo...
      comunque lo pensa(va) anche Hartz perchè chiaramente abbassando il sussidio e schiacciando verso il basso i poveri rende quasi impossibile mantenere una famaglia decentemente...quanto all'alloggio invece è piu' un diritto alla persona individuale e anche una comodita' perchè questa gente non deve dare fastidio e quindi se se ne sta' nei quartieri ghetto è meglio ...

      Ps:questo non esclude che non ci siano aiuti alla famaglia piu' diretti ,ci sono ma sono un'altra cosa rispoetto all'hartz ...

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  23. prof. ho inviato un commento ieri notte. può gentilmente controllare se per caso non sia finito nello spam? grazie

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    1. Pippo scusami, mi puoi mandare un'email così ti spiego il problema tecnico?

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  24. @ALL

    Sorpresa! Ho una vita privata! Che sfiga... Io vorrei passare tutto il mio tempo con voi ma non posso. Quindi non vi preoccupate se stranamente quando sono a Roma con la mia famiglia non posso essere così reattivo come quando sono a Rouen chiuso nel mio bunker anti-drone...

    Siate pazienti, vi ho nel cuore e vi risponderò.

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    1. ^_^ ma veramente a rouen hanno il bunker anti drone?

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    2. Certo, ma non posso dirti dov'è, altrimenti la Bce mi manda Ezio Auditore.

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  25. Ho scovato questo artiolo, che a mio avviso merita una lettura. E' di Rafael Poch un giornalista spagnolo, che non conoscevo, corrispondente da Berlino per il quoridiano Lavanguardia. http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9834&mode=nested&order=0&thold=0

    Ho ritrovato molte analogie con quanto si sostiene, in genere, in questo blog. Chissà che il pessimismo sull'evoluzione della crisi non si rivelerà come uno dei rari errori commessi dal prof.? Credo che sarebbe molto felice di sbagliare, questa volta.

    In questa notte bianca, in tutti i sensi (la mia auto, per intenderci, è quasi completamente sotto la neve), mi va di essere positivo e sperare che le persone possano cambiare e comprendere.

    Un saluto a tutti, anche a Robert!

    "Non importa quanto freddo sia l'inverno, dopo c'è sempre la primavera."
    (E. Vedder)

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    1. In effetti sì. Non sono proprio uno che vuole aver ragione a tutti i costi. Però, da una lettura "diagonale" dell'articolo, grandi motivi di ottimismo non ne ho tratti!

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    2. "Lettura diagonale" mi mancava, lei è pieno di risorse non c'è che dire!

      Il motivo del mio ottimismo era quello di un momento di felicità interiore, magari legata al fatto che ho la netta sensazione che sempre più persone cominciano a rendersi conto di quello che sta accadendo. Leggo tanto e noto che i fondamentali, che lei sta egregiamente cercando di spiegare, sono sempre più presenti nei siti della cosidetta controinformazione e qualche volta anche in quelli main stream. La speranza è quella di raggiungere una massa critica che sia in grado di incidere sulle scelte fondamentali, ma per raggiungerla bisogna che le idee di questo blog si diffondano il più velocemente possibile.

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  26. prof! hai ragione, ma adesso, politicamente ed economicamente... che dobbiamo fare? per la serie:domanda da un milione di dollari! saluti aleC

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  27. Gentile professore,
    lei mi provoca - come suo uso - e io raccolgo il guanto. Vado per punti:

    - il piano inclinato in sé e per sé è una buona approssimazione, basta saperla giustificare. La stagnazione giapponese no, a meno che la fine della storia non vada intesa proprio in questi termini, dunque come metaforica e già citata mazza da baseball;

    - scrissi "[...] non avendo la sua mail", non ho mai detto di non averla trovata, né cercata peraltro. Sottile distinzione (ringraziando Croce) terminologica che mi permetto di farle notare. Ciononostante ha colpito comunque nel segno: confesso che per postare il commento di cui sopra mi sono servito di un piccione viaggiatore spedito (ad un accolito del demonio munito di pc) da Cirey, mentre vagavo a lume di candela nella mia biblioteca tra polverosi volumi quali De divina proportione del Pacioli, il Sofista di Platone, e il De servo arbitrio di Lutero;

    - eccellente la citazione su Talete, è una delle prime cose che racconto in classe nella ripetutamente frustrata speranza di illuminare le giovani menti dei rampolli a me affidati;

    - sul Valentini mi consenta di dirle questo: alla dialettica non si sfugge "rimuovendola". Al limite la si comprende poiché la libertà è il riconoscimento della necessità (Kant docet, si veda l'esempio della colomba). Per cui, come spero di averle (di)mostrato, se non Valentini, almeno l'esprit di Hegel - o della storia faccia lei - si è nuovamente manifestato (e stavolta nel suo blog) nella figura dello spirito di Pippo. In sintesi: siamo tutti burattini, cerchiamo almeno di vedere i fili.
    Mi sovviene inoltre, se Valentini non ha fatto in tempo a dirglielo, che Hegel definì, nella sezione sulla società civile, l'economia politica una "scienza che rende onore al pensiero". Forse poteva darsi più tempo e usare, oltre all'intelletto analitico-illuminista, anche la ragione storico-dialettica(che non è ovviamente la rivalutazione del genio romantico). Della serie: c'è sempre qualcuno un passo avanti a noi, anche - e soprattutto - da morto (ma questo lei lo sa bene, vista la sua ammirazione per JMK);

    - la stupirò quindi se le dico che circa il suo gusto per l'illuminismo non posso che ritrovarmi in totale accordo, in particolare confesso il mio debole per Diderot, ma non lo dica in giro. Sul XVIII secolo francamente avrei qualche dubbio in più di lei, non foss'altro per il malcelato disprezzo degli illuministi verso la plebe - Rousseau a parte - e la tendenza dei philosophes a fare riferimento a dispotismi illuminati di varia natura (Prussia, Russia e Austria).
    Ciò detto, dato che grazie al cielo qualcuno ha avuto l'incoscienza di farmi insegnare anche storia, le ricordo che se non logicamente (ma io non ne sono affatto convinto), temporalmente la rivoluzione industriale (quantomeno nella sua fase embrionale) e l'Illuminismo sono molto più prossimi di quanto generalmente non si creda (cfr:Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, dove è l'ultimo termine che ci interessa).

    - rispetto al suo ragionamento circa il giocare col fuoco della Merkel e del capitalismo tedesco (spero che formula generale possa essere logicamente accettabile, in caso contrario attiverò l'opzione Tractatus di Wittgenstein, altrimenti detta "arma di fine di mondo") mi limito a osservare questo. Nella storia non sarebbe certo il primo caso di scollamento tra coscienza ed azione (ed era proprio il problema che Hegel voleva far comprendere), per cui la sua ipotesi - perlomeno a me - non pare affatto peregrina, anzi. Speriamo solo non sia l'ultimo (caso).

    Ora mi scusi ma la candela si è quasi del tutto consumata e soprattutto sento odore di zolfo.

    Colgo l'occasione per porgerle nuovamente i miei più sentiti ringraziamenti per un blog che,a mio modesto avviso, "rende onore al pensiero" (e restituirle il guanto).
    Buonanotte.

    Schneider

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    1. Tutto bello, tutto vero e soprattutto tutto molto simpatico.

      Credo di aver avuto anch'io qualche contatto con l'Enciclopedia e con Diderot (credo... il giorno che nevicava mi son comprato la terza copia di Jacques le fataliste, mi guardava con i suoi occhietti sperduti dal fondo di un cartone sulla place St Marc...). Rimane il fatto che il genio settecentesco non era incompreso né incomprensibile (il che non implica, ovviamente, che venisse necessariamente capito), era cosmopolita e, appunto, enciclopedico.

      Il germe di quella fottuta malattia per cui chi si è occupato di analisi delle serie storiche univariate in presenza di cambiamenti di struttura poi non sa dirti quanto è il surplus tedesco (perché siamo partiti da qui, no?) secondo me NON è stato diffuso nel XVIII ma nel XIX secolo. Questa pianta verrà estirpata dalla storia, ne sono certo, come essa periodicamente suole fare. Ma del resto, non posso considerare negativo o in qualche modo riprovevole un atteggiamento mentale (quello dell'iperspecializzazione all'americana) che, per quanto sterile, in definitiva, è indirettamente all'origine di questa simpatica acquisizione del blog! Quindi ben venga il XIX secolo, se permette di passare del tempo in buona compagnia.

      Sono assolutamente consapevole degli "scollamenti" di cui parla (consideri che io, essendo economista, so anche scollamenti DA COSA, humblement), come pure sono consapevole del fatto che con le ossa (in particolare umane) si può produrre dell'ottima colla. Lei, che è uomo di lettere, mi intende. Non è per conoscere lei che mi son messo a divulgare: il nostro incontro lo considero come l'inattesa piacevolissima remunerazione di uno sforzo che mi sono messo a fare per un altro motivo: perché ho una paura boja per me e soprattutto per i miei figli. Perché forse siamo ancora in tempo.

      Come disse un altro bastardo a un altro filosofo: "con un uomo intelligente anche due chiacchiere sono interessanti...".

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    2. Ah, e naturalmente è proprio perché sono "ancien régime" che apprezzo il XVIII secolo. Mettiamola così: se non devo scegliere io chi mi governa (che poi è quello che è sempre successo, diventando negli ultimi mesi solo un pochino più evidente), allora preferisco affidarmi alla lotteria della genetica piuttosto che al determinismo dei bottegai. Che poi è quello che Stendhal ripete tante e tante volte (rientrando nel XIX secolo, sono sicuro che avrà avuto modo di incontrarlo, magari di sfuggita...).

      Si va così, di provocazione in provocazione...

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    3. proprio stamattima pensavo ad un film O'fatalista di Bothelo
      tratto da Jacques le fataliste , credo di essere l'unico o uno dei pochissimi a cui sia piaciuto molto...ora prendo spunto e provo ad esplorare il libro...

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    4. allora preferisco affidarmi alla lotteria della genetica piuttosto che al determinismo dei bottegai

      perchè il sovrano risponde direttamente del benessere dei sudditi contrariamente al bottegaio deterministico...
      (da poco e grazie all'esperienza di altri 'blogger' illuminati sono giusto a conclusioni simili )

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  28. La ringrazio sentitamente per le sue osservazioni, è stato molto istruttivo e piacevole confrontarmi con lei e gli altri lettori del blog.
    Ora la (e mi-li) lascio in pace, risalendo la scala dalla pistis nella quale ci siamo incontrati verso la diànoia e la nòesis.
    Prima di congedarmi, le confesso un peccato mortale: ho apprezzato anche la filosofa del '900, oltre ad essere un appassionato di Platone (etc etc) ma se diffonde anche questo l'esprit di Spaventa tornerà a tormentarmi. Se fui figlio (il)legittimo dell'imperialismo culturale americano ne faccio ammenda. Tento - magna cum humilitas - infatti di comprendere la natura profondamente parassitaria e unilaterale della disciplina (?) che insegno (???) e ricordarmi che la vita vera, anche la mia, si svolge pur sempre nella caverna e che le previsioni non indicano sereno stabile (eccezion fatta per RCS & company s'intende).

    Torni pure a Lucrezia professore e mi perdonino lei e gli altri lettori se ho fatto perdere il filo della discussione. Io tornerò ancora a trovarvi nella caverna, ovviamente sempre muovendomi a tentoni.

    Grazie ancora e non dimentichi di offrire un gallo ad Asclepio.

    Schneider

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    1. Lo faccio ogni mattina, toccandomi con la sinistra (sarebbe la famosa manucaptazione apotropaica della quale parla il Gaddus nel Pasticciaccio), e devo dire che sono molto lusingato di essere da lei implicitamente considerato un corruttore di minorenni: credo di essere il primo economista al quale questo tocchi in sorte. Fosse vero! I minorenni, anzi, maggiorenni che frequento io sono per lo più assolutamente incorruttibili, direi proprio refrattari ad ogni corruzione... Ecco, sì, refrattari, inerti... Ma ogni tanto qualcuno...

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  29. Gentile professore,

    volevo personalmente ringraziarla per l'opera di divulgazione di temi e problemi che tutti noi riguardano ma che spesso sono trattati dai media in maniera parziale, se non addirittura propagandistica.
    Per persone che come me hanno ricevuto una formazione che non gli permette di capire autonomamente lo svolgersi dei processi economici, il lavoro suo, o quello di Cesaratto, per esempio, sono essenziali per decifrare un mondo che non può più essere compreso senza rudimenti di economia. Al contrario, a seguire la vulgata comune, sembriamo preda di un coacervo di forze impersonali (lo spread, i mercati, gli investitori stranieri, etc) che si intrecciano come un destino sopra di noi, nonostante noi. Una nuova mitologia moderna per il controllo sociale.
    Ecco, se c'è un merito vero in un'opera come la sua, e che prescinde dai contenuti e dalle analisi, questo merito consiste nel ricordare che i processi economici sono sempre il risultato di precise scelte politiche, mentre i media con i loro strilli rendono tutto opaco, confondono e camuffano deliberate decisioni politiche da scelte impersonali e, ovviamente improrogabili, come se "la macchina mondiale" ormai funzionasse autonomamente.

    Non ce ne sarà bisogno ma mi auguro che queste poche righe rafforzino il suo desiderio di continuare l'attività pubblicistica su questo blog.

    Con sincera stima,

    Cristiano Tesio

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    1. Ce n'è sempre bisogno. Ho bisogno di sapere che non sono solo, che non sto urlando alle pareti di una stanza imbottita. E non saprei trovare parole migliori delle tue per descrivere quello che mi ha spinto a uscire dalla torre d'avorio. Quanta falsità! E quanta poca cultura! Per una persona consapevole dei più elementari meccanismi della comunicazione, come sarebbe facile smontare certe "verità", anche senza bisogno del grimaldello "tecnico"... Certe verità sono palesemente false perché sono sgrammaticate e anonime come le lettere di Thénardier. Si vede, si tocca, non c'è bisogno di un master in economia internazionale, e non ci vuole una laurea in "Scienze della comunicazione", oh no, surtout pas! Bisognerebbe leggere Stendhal. E magari anche capirlo (anche se quest'ultima postilla ci porterebbe a parlare della Natura matrigna)...

      "Una nuova mitologia moderna per il controllo sociale."

      Perfetto.

      Impeccabile.

      Grazie.

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  30. Qui - in un'intervista condita alla melassa - c'è un'intervista alla Reichlin che dice "prendo la mia responsabilità. abbiamo sbagliato tutti a non vedere le cause della crisi".

    http://www.ft.com/intl/cms/s/2/32058148-c9b6-11e1-bf00-00144feabdc0.html

    (se non si riesce ad aprire il link per via dei contenuti ristretti del FT, basta cercare "At home: Lucrezia Reichlin" su google e aprire il primo link trovato dalla ricerca)

    Credo che di fronte alla catastrofe comincerà presto a emergere questa linea di difesa: è vero, abbiamo sbagliato, ma nessuno l'aveva azzeccata, quindi nessuno è colpevole.

    A parte che questo blog dimostra che non è affatto così (grazie mille!) - c'è chi diceva cose giuste e chi cose sbagliate, e chi si è ostinato fino alla fine a dire cose sbagliate -, la cosa peggiore è che la Reichlin perservare nello sbagliare a identificare le cause della crisi: "In retrospect, the banks should have been better regulated; this is a story in which everybody is guilty.”

    Cosa diavolo c'entra nella crisi dell'euro la regolamentazione delle banche?!

    Michele

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  31. Germania in surplus con la Cina. 12/2012.
    La Reichlin è "vendicata". Ora la Germania è davvero in surplus commerciale con la Cina di una cifra discreta e pure col Brasile.
    A mio parere è perchè la Germania è riuscita a costruirsi l'economia di scala giusta fregando i partner della UE vendendo prima a loro, e creando le infrastrutture giuste per quello che ora sfrutta per tutto il resto del mondo, ma così è.

    E ora pure l'Italia ha la bilancia commerciale positiva (non le partite correnti però).

    E ora chi li sente più i piddini... Io gli avevo fatto presente tutto quanto accadeva ma ora già mi rinfacciano: "Lo vedi che i tedeschi sono più bravi e fanno prodotti buoni che vendono in Cina? Siamo noi che produciamo schifezze con imprenditori incapaci e vorremmo svalutare per poterle ancora vendere. E mettere i conti in ordine ci ha fatto bene, ora abbiamo anche il risultato commerciale in positivo". Caro professore, temo proprio di vedere la scritta game over, non se ne esce. Nel frattempo nella mia zona un sacco di aziende stanno chiudendo (spesso perchè ricevono verbali stratosferici dall'agenzia delle entrate e Inps con pignoramenti, in quanto stanno dando la caccia a tutto, grazie alla "solidarietà" esistente tra tanti passaggi di appalto) e qualcuna si trasferisce all'estero.

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  32. Ottimo articolo, sempre attuale. Sono andato sul sito http://stats.oecd.org/Index.aspx dove ha preso i dati della Tabella 1. Ci sono i dati del Current account balance non capisco perche' sono molto diversi da quelli della Tabella 1. Dove sbaglio? Allego lo screenshot del grafico del sito: http://noeuro.org/images/current_account_balance_germany.png

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    1. Ma perché il current account balance non è il saldo commerciale, semplicemente! Nel saldo delle partite correnti sono inclusi anche i redditi, che non sono una componente trascurabile quando un paese è un forte creditore o debitore estero netto. Il problema però è che in questo post volevo fare un'analisi distinta per origine e provenienza dei flussi. Ora, questa si può fare per il commercio (perché ci sono i dati doganali), ma non per i redditi (le statistiche sono lacunose: in altri termini, non è sempre possibile trovare dati che ti dicano da dove incassi o a quale paese versi un certo reddito da capitale). Quindi dobbiamo accontentarci.

      Se invece trovassi un trade balance diverso da quello che ho usato io, ecco, lì ci sarebbe effettivamente un problema. Va detto che a due anni di distanza gli ultimi dati potrebbero essersi assestati, ma non credo che ci sia il rischio di un quadro drammaticamente diverso...

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    2. ah. ok. Sto imparando, non sono proprio un economista :-) E' un po' che sto cercando dei dati affidabili sui saldi commerciali degli stati mondiali. Vorrei rifare questa analisi, vedere chi importa e chi esporta. Ma non riesco a trovare un database affidabile. Mi piacerebbe scaricarlo localmente e fare degli algoritmi di elaborazione dati (che sarebbe un po' la mia specialita') ed appunto vorrei concludere che la Germania importa dalla Cina ed esporta nella euro zona. Dunque per la Germania c'e' un problema di globalizzazione mentre per euro zona e' un problema di Germanizzazione. A questo punto o ci danno la possbilita' di competere ad armi pari o chiudiamo le frontiere e facciamo rapporti bilaterali con i paesi che ci interessano e se ci conviene!!!
      Ho parlato con dr. Lucrezia Reichlin, dice di essere favorevole all'euro. Ed in rispota al suo articolo sul Fatto, dove cerca di smerdarla sul tasso di cambio fisso gia' 2 anni prima dell'euro, mi ha risposto che: "0. Ma si fa abdindolare da un articolo sul Fatto? 1. La ricerca empirica comunque dimostra che gli effetti di tasso di cambio sulla crescita sono piccoli. 2. paesi maturi come l’Italia competono soprattutto per qualita di prodotto e capacita di internazionalizzare. Noi abbiamo perso produttivita dall’inizio degli anni novanta e quindi competitivita. La competitivita ha a che fare con il tasso di cambio reale non quello nominale. Certo un po di svalutazione nominale aiuta nel breve periodo (lo ho anche scritto sul corriere) ma non nel medio/lungo."
      Sto cercando di organizzare un dibattito qui a Londra sull'euro con Lucrezia, (tutti gli accademici sono pro euro e del PD di Londra!!!) magari nella sua universita'. ma e' sempre impegnata...

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