mercoledì 1 febbraio 2012

Le obiezioni del piddino: “ma in Germania i prezzi sono più alti”

Il genitivo soggettivo si porta molto nei titoli. Sapete, quelle cose del tipo “la solitudine del riccio”, o “l’eleganza dei numeri dispari”, o ancora “la convenienza del suino” – che però non è il titolo di un romanzo, ma di una promozione in corso presso un supermercato romano. Soggetto e complemento abbastanza intercambiabili, come vedete: al lettore basta percepire il genitivo soggettivo e “imbocca”, come si dice a Roma. Speriamo imbocchi anche qui. Questo è il primo di una serie di post che pubblico disattendendo totalmente la saggezza popolare della mia gente, la quale mi ricorda impietosa che “pe’ malati c’è la china, pe’ coglioni un c’è medicina”. Temo quindi che il mio e il vostro sacrificio sia inutile, perché ormai chi i mezzi per capire li ha dovrebbe aver già capito (S. Tommaso avrebbe capito già a fine 2007, per intenderci), e chi non ha capito non può o non vuole capire. In quanto tale merita comunque rispetto, il rispetto che ogni forma di vita merita, ma parlarci è inutile: meglio prenderlo per le ali e accompagnarlo fuori dalla finestra, reiterando il gesto profondamente umano dello zio Tobia nel Tristram Shandy di Sterne. Delicatamente. Eppure, anche capisse uno solo, gaudium fit coram angelis Dei super uno peccatore paenitentiam agente... E allora, nella speranza di salvare un’anima, tiriamo notte...


Amico piddino: ormai hai ventun anni, è tempo che tu sappia cos’è la competitività di prezzo (per gli amici, competitività). Ma anche nel caso tu ne abbia di meno, meglio comunque portarsi avanti col lavoro.

La competitività non è data, come certi simpatici “obiettori” tornano a “obiettarmi”, dal livello di un prezzo a una certa data. So, da vostri sconsolati referti, che questo errore è alla base di tante obiezioni vengono fatte anche a voi. Vediamo se riesco a darvi qualche argomento.

La competitività si misura confrontando due prezzi, cioè è data dal rapporto fra due prezzi, e il suo impatto si manifesta nel tempo, cioè è un fenomeno intrinsecamente dinamico. Quelli che continuano a dirmi “non è vero che la Germania ci fa concorrenza sui prezzi perché i prezzi tedeschi sono più alti”, oppure “sei un economista della domenica perché non sai che esiste anche una competitività non di prezzo”, ahimè, dimostrano solo di non capire niente di economia. Lo dimostrano immediatamente a me, che leggevo Fagerberg 20 anni fa. Ma fra meno di 20 minuti la loro vacua e petulante ignoranza si squadernerà in tutta la sua desolante estensione anche ai vostri occhi.


Il tasso di cambio reale
Partiamo da un esempio semplice. Supponiamo che la bilancia commerciale sia in pareggio. Supponiamo inoltre che i prezzi interni siano a pari 100 e quelli esteri a 200, per cui il rapporto fra prezzi interni e esteri (cioè “nostri” e “loro”), rapporto che gli economisti chiamano tasso di cambio reale, sarà 100/200=0.5.

Prima obiezione (sarà un percorso faticoso, vi avverto, perché la petulanza degli “obiettori” cresce col cubo della loro ignoranza: ma ce la faremo): “ma come fa la bilancia dei pagamenti a essere in equilibrio con prezzi così squilibrati? Se i beni degli altri costano il doppio, noi dovremmo essere in surplus, perché siamo più convenienti!”

Amico piddino, invece no, proprio perché la qualità conta. Te lo ricordi, caro? Me lo hai appena ricordato tu (che non sei, oh no! un economista della domenica).


I beni esteri possono essere più attraenti per motivi diversi dal prezzo: ad esempio, appunto, perché sono di migliore “qualità” (vedete, so che esiste!). In questo caso può darsi benissimo che noi si sia disposti a pagarli di più, e può quindi sussistere una situazione di pareggio dei conti esteri anche con livelli dei prezzi squilibrati. Esempio: noi compriamo 5 automobili estere a 200 (importazioni totali: 1000), e vendiamo 10 automobili nazionali a 100 (esportazioni totali: 1000). Il saldo commerciale sarà 1000-1000=0. Ci siamo? (Gli economisti della domenica come me sanno che comunque l’obiezione in termini statici non ha particolare significato perché ci stiamo riferendo a indici, ma questo ce lo diciamo fra noi happy few).

Il problema qual è? Semplice: se partendo da questa situazione i nostri prezzi aumentano, ma quelli esteri no, chiaramente non riusciremo a piazzare la stessa quantità di prodotti all’estero. Supponiamo che i prezzi interni passino a 150. Il nostro tasso di cambio reale (il rapporto fra i prezzi nostri e loro) si apprezza, cioè sale fino a 150/200=0.75 (un apprezzamento del 50%, da 0.50 a 0.75). Ma secondo voi, gli stranieri compreranno lo stesso numero di automobili? Credo proprio di no. Perché mai dovrebbero acquistare una macchina “meno buona” e che per di più è aumentata del 50%? Qualcuno continuerà a farlo, certo: nonostante quello che pensano gli “omo”-dossi, con i loro modellini fatti di ometti tutti uguali che vogliono tutti la stessa cosa nello stesso modo e nello stesso momento (cioè subito), gli individui sono “etero”-genei. E d’altra parte, anche alcuni di noi, nella scelta fra un’automobile nazionale non più a 100 ma a 150, e un’automobile estera a 200, si orienterebbero verso quella estera: spendere il 100% in più è un sacrificio considerevole, ma magari qualcuno potrebbe pensare che per scoattare con una Classe A potrebbe valere la pena di spendere il 50% in più.

Goofynomics, signori, pura, semplice, cristallina Goofynomics: una rivalutazione reale (aumento del cambio reale) non fa solo diminuire le esportazioni: fa anche aumentare le importazioni, e quindi porta in deficit per due motivi (vendi di meno e acquisti di più).

E adesso attenzione, qui c’è il primo cerchio di fuoco da saltare. E se invece sono “the others” ad abbassare i loro prezzi? Cioè: se partendo dalla posizione di pareggio, con i nostri prezzi a 100 e i loro a 200, invece di essere noi ad aumentare i prezzi da 100 a 150 (chiamiamolo caso A), fossero loro ad abbassarli, magari da 200 a 133.33 (chiamiamolo caso B), cambierebbe qualcosa per l’equilibrio esterno? Rullo di tamburo....

No. Non cambierebbe niente, rien de rien, deux fois rien. Perché esattamente come nel caso precedente (aumento dei prezzi nostri), il nostro tasso di cambio reale si rivaluterebbe (cioè il loro si svaluterebbe), ed esattamente nella stessa misura. Il nostro cambio reale aumenterebbe da 100/200 = 0.5 a 100/133.33=0.75 (che poi è anche 150/200). Il loro diminuirebbe da 200/100=2 a 133.33/100 = 1.33 (che poi è anche 200/150). Ce l’avete fatta? Sicuro? Sicuro sicuro sicuro?


E allora benvenuti nel mondo della Goofynomics: è strano come una rivalutazione vista dell’estero somigli a una svalutazione, ed è strano come un aumento dei prezzi “nostri” somigli a una diminuzione dei “loro” prezzi. Veramente... non è strano per niente, perché il problema è il rapporto. Mi rendo conto che all’inizio tutta questa aritmetica fa un po’ male. Ma poi ci si abitua, come diceva una mia amica. Quel giorno più non vi leggemmo inante...

Piddini: statici e dinamici
Ma lasciamo i bei ricordi e veniamo alle obiezioni del piddino.

Il piddino statico, ovvero Dana
È il caso (clinico) più semplice: “Ma cosa dici, i prezzi non c’entrano, non vedi che sono più alti all’estero, 200 invece di 150 (o 133.33 invece di 100)! Economista della domenica! Non sai che c’è la qualità? Noi siamo in deficit perché i nostri prodotti, anche se costano meno, non sono di qualità. Dobbiamo adunque fare le riforme (variante: le politiche industriali)”.

Risposta: ma tesoro caro, ma piccioncino mio, se vuoi parlare di competitività, il problema non è quanto è alto o basso un prezzo oggi. Il problema è la dinamica, cioè come è cambiato nel tempo il rapporto fra i prezzi. Vatti a vedere la Figura 2 del primo post di questo blog (la riporto per la tua fottuta comodità):



Lo vedi il grafico, tesoruccio caro: ecco, nel 1999 i prezzi tedeschi erano già più alti di quelli italiani, e ben più alti di adesso. Ma eravamo in pareggio. Nel 2007 erano “ancora tuttora” più alti, ma eravamo in deficit. Perché? Perché è cambiato il rapporto: pur essendo sempre i loro prezzi più alti in termini assoluti (es: 200) i nostri erano cresciuti (es.: da 150 a 200). E quindi se eravamo, come eravamo, in pareggio nel 1999, certo non potevamo più esserlo nel 2007. Il problema è la dinamica.

Variante: la Germania non fa competizione sui salari perché i loro operai sono pagati meglio dei nostri. Ne abbiamo già parlato. Questa affermazione, oltre a essere estremamente discutibile per i motivi che abbiamo più volte evocato e che l’ILO ci ricorda nel suo rapporto (nel senso che non è poi così vero che i salari medi tedeschi sono così tanto alti, e lo abbiamo anche più volte mostrato in questo blog, senza bisogno dell’ILO), è anche totalmente à côté de la plaque (fuori dal vasino), perché... il problema è la dinamica (Du mußt es dreymal sagen). Quindi, per chi a questo punto non avesse ancora capito, chiederei la collaborazione di Batjuska (affezionato lettore): gestisci ancora quei resort per sport invernali?

Il piddino dinamico: Tafazzi l'amatore
Non finisce qui. Nei due lavori che svolgo sono colpito dalla stessa maledizione: gli amatori. Chi sono gli amatori? Come i dilettanti, gli amatori non sono dei professionisti. Ma a differenza dei dilettanti, che comunque riescono abbastanza bene in quello che fanno da trarne un diletto, gli amatori nutrono amori pateticamente non ricambiati (per la musica, per l’economia, per quello che capita...). Differiscono in questo dagli amanti, il cui amore è ricambiato, e paiono sì al vento esser leggeri...  mentre gli amatori sono piuttosto pesanti. Sono un vero cancro! Hanno letto tutto, hanno ascoltato tutto, ti schiacciano con la loro erudizione, ma non hanno capito niente, e non sanno fare niente. Sapete il vicino che vi trincia i testicoli ripetendo al pianoforte la stessa frase, e inciampando sempre sulla stessa fottuta nota? Forse lui pensa di essere un dilettante, perché pensa di divertirsi. Invece è un amatore (non ricambiato). Ecco: il piddino dinamico appartiene a questa razza. Ovviamente non si occupa di musica: lui “ama” l’economia. Che sdegnosetta non lo ricambia.

Dimostrazione? La sua obiezione, che conosciamo già e cui abbiamo già risposto. Vale però la pena di ripetersi, perché qui incastra bene. Il Tafazzi di turno potrebbe dire: “be’, però ci sta bene se andiamo in deficit, perché se il cambio reale si è rivalutato la colpa è nostra, visto che abbiamo avuto tanta inflazione!”. Suona plausibile, riflette il piacevole e rassicurante moralismo dell’omodossia: ci sono buoni e cattivi, e in economia il giudizio morale ha (secondo gli amatori) una base oggettiva: buono è colui il quale esibisce un tasso di inflazione più basso. Dato che il più basso può essere uno solo, di buono ce n’è uno solo (la Germania) e tutti gli altri sono cattivi, con varie sfumature (birichini, cattivelli, perfidi). Cosa c’è che non va in questo ragionamento?

Tutto.

Intanto, la teoria economica non fornisce indicazioni univoche o condivise su quale debba essere il livello ottimale di inflazione, quindi fondare un giudizio “morale” (cioè moralistico) appellandosi a una simile base scientifica denota solo ignoranza. Anche perché gli economisti su una cosa sono d'accordo: la “stabilità dei prezzi” non può significare, come forse qualche sprovveduto pensa, inflazione zero. E questo per un motivo molto semplice: perché l’inflazione viene calcolata sul livello medio dei prezzi, e se questa media rimane stabile, ciò significa che mentre in alcuni mercati i prezzi crescono, in altri scendono, cioè c’è deflazione. La deflazione, cacciatevelo in testa, amatori, non è una bella cosa.

“Perché mai?” – obietta Tafazzi, con la petulante pervicacia del vicino pianista alla settantasettesima iterazione di  miremiremisiredola (poi entra la mano sinistra, e si ricomincia: nesciat sinistra quid faciat dextera tua) – “Perché mai, economista della domenica? (che sarei io, n.d.r.) La deflazione non avvantaggia forse il consumatore, che si trova così a pagare di meno?”. Certo, furbino mio, mio volenteroso amatore non ricambiato dell’economia. Solo che purtroppo non sei un professionista e quindi sei dinamico a metà. Perché il problema è che siccome ognuno preferisce un vantaggio più grande a uno più piccolo (noi professionisti la chiamiamo local nonsatiation), se i prezzi in un mercato scendono, il consumatore aspetterà che scendano ancora, per beneficiare di un vantaggio maggiore, e quindi non compra. “Be’, ma allora si rivolgerà ad altri beni, che problema c’è?”.

Deus in adjutorium meum intende! Il problema, caro piddino, è che se lui non compra, qualcun altro non vende. Capisci? Si chiama Goofynomics! Sorpresa (per i più sprovveduti, ovviamente): la Goofynomics prevede anche il lato dell’offerta! Se produci ma non vendi chiudi. E se chiudi non paghi gli operai. E se non paghi gli operai loro non hanno soldi. E se non hanno soldi non possono a loro volta comprare altre cose in altri mercati. E via così. Ecco perché la deflazione non è un bene.

Questo spiega perché l'accorta e sagace guardiana della nostra stabilità, la Bce (una prece), ha posto come obiettivo di stabilità dei prezzi un target di inflazione al 2%: perché lo riteneva compatibile con l’assenza di deflazioni settoriali dirompenti. In effetti, l’inflazione media dell’eurozona dal 1999 al 2007 ci è andata abbastanza vicina: 2.1% (torno a dire, a beneficio degli incurabili – vedi premessa – che mi fermo spesso al 2007 nei miei esempi perché quello è l’anno di inizio della crisi). Noi ci siamo scostati da questo risultato di 0.2 al rialzo (inflazione media 2.3%), la Germania di 0.5 al ribasso (inflazione media 1.6%). Come ha fatto lo sappiamo: disoccupazione, precarizzazione del lavoro, aumento della disuguaglianza sociale, tutte cose che ci racconta il report dell’ILO, non la Pravda (se esiste ancora). Ma indipendentemente da come lo ha fatto (il conto lo pagherà anche lei), rimane il fatto che in un sistema che si è dato un target del 2% un paese che deliberatamente si colloca quasi mezzo punto sotto il target sta praticando una svalutazione competitiva.

Quello che è successo in Europa, quindi, è molto più simile al caso B (loro abbassano i prezzi) che al caso A (noi alziamo i prezzi: ricordi, Tafazzino mio?). Dato che i prezzi comunque crescono in media, perché altrimenti sarebbe una catastrofe per i motivi detti sopra, chi sceglie deliberatamente di farli crescere di mezzo punto sotto la media non lo fa, come dice un’altra categoria di dilettanti, perché è “bravo” o per competere con la Cina (anche perché i dati dicono che non ci riesce): lo fa per fottere i vicini di casa. L’Italia, con tutti i suoi problemi, con tutte le cose che ci sono da cambiare, e delle quali parleremo quando si sarà creato il quadro macroeconomico che consenta di farlo, non si è discostata poi molto né dal target, né dalla media europea, per tanti motivi, incluso il fatto che ha contenuto la disoccupazione. Direi che con la sua struttura economica (che sicuramente può essere migliorata) e con l’obiettivo di riduzione della disoccupazione che ha conseguito l’Italia, con il suo 2.3%, ha fatto miracoli. Ed è stata leale col patto europeo. Ripeto per i non udenti: È STATA LEALE COL PATTO EUROPEO. LA GERMANIA NO. Non siamo noi che abbiamo avuto “troppa” inflazione. Sono loro che hanno voluto averne a tutti i costi (nostri, ma anche loro) troppo poca. E quindi quando usciremo e svaluteremo non lo faremo per “competere” slealmente, ma per difenderci legittimamente contro chi ha praticato una sleale svalutazione competitiva, al costo di politiche sociali al limite del suicidio (suo e nostro).

E ora se hai capito va bene, altrimenti evidentemente non puoi capire. Batjuskaaaaaaa! Ferma il treno che c’è un altro passeggero... A Novosibirsk c’è un piano verticale che ti aspetta, un po' scordato (ma tanto tu non te ne accorgi), magari dopo dieci anni di rieducazione la sinistra entrerà a tempo (la mano, ovviamente). Le faremo sapere.

Del resto, ci sono cose che se potessero essere capite non andrebbero spiegate. Per tutto il resto c’è Batjuska.

Ecco, cari amici: quante volte ci siamo sentiti dire da sedicenti economisti, che certamente non hanno insegnato mai in nessuna istituzione accademica, che molto probabilmente non ci hanno nemmeno mai studiato, e che non hanno mai condotto una ricerca che non fosse quella che conduceva alacremente anche il nostro ex-premier (con più mezzi e quindi con più successo): “mi’ cuggino alla Forcsvaghe guadagna ‘na cifra per cui nun è vero che a Germagna ce fa concorrenza su li prezzi”. Anche al netto degli errori di fatto (mi è capitato che una mi abbia fatto l’obiezione confrontando il lordo tedesco con il netto italiano: ti piace vincere facile!), questo argomento è sbagliato perché non è tanto importante quello che succede in un dato istante di tempo, ma come è andata evolvendo la situazione.  In altre parole, il problema, con la competitività di prezzo, è la dinamica, cioè la variazione nel tempo. I dati dicono esattissimamente questo, come vi ho a più riprese mostrato. La situazione dei conti esteri si è deteriorata in tutti i paesi periferici nei quali il rapporto dei prezzi rispetto alla Germania è aumentato. Non “è alto”: è aumentato. Eccolo qua (repetita juvant):



“Ma che dici! In Germania i prezzi sono più alti...”.



Un colpo di pistola sparato al momento giusto evita ogni penosa discussione. Il problema però resta aperto: a chi sparare? A se stessi o all'interlocutore? Nel dubbio, astenersi. Ma non venite poi a lagnarvi che le discussioni sono inutili.
Ennio Flaiano, La solitudine del satiro.


E non è un’istigazione al suicidio, sia ben chiaro.



Ma è proprio necessario esplicitare la dedica? Non è chiaro a chi è dedicato? Uno sforzo... Ebbene, sì, dedico questo post a colei “che come fior di fronda, così del mio pensiero tien la cima”. No... no... non Petra: Dana. Che però, come ormai sapete, qualcosa di petroso ce l’ha pure lei. Ha la dura madre in kevlar (la versione tecnologica del diaspro), sì ch’io non so da lei né posso atarme. E ora, Pippo, fai la spia... così poi vado su CDC a vedere quanto si incazza! L’amore non è bello se non è litigarello. Vorrei trovare un modo meno stronzo di dimostrarle il mio affetto. Ma non è nella mia bastarda natura! Come diceva una mia carissima studentessa: “non si può dire che lei sia molto amato dagli studenti”. E un motivo ci sarà: si vede che non me lo merito...

105 commenti:

  1. Spettacolare!

    Alex

    Inquietante l'ora del Post....

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  2. Ora sai cosa rispondere... e soprattutto come...

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  3. ecceziunale. soprattutto questo:

    Il genitivo soggettivo si porta molto nei titoli. Sapete, quelle cose del tipo “la solitudine del riccio”, o “l’eleganza dei numeri dispari”, o ancora “la convenienza del suino”

    mi ha divertito un bel po', assieme all'albertone. però un appunto, penso che dana sia fascista, così a pelle leggendo quello che scrive su CDC. quindi pensi che mito nostrano.

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  4. Dai! Infatti la prima volta che sono capitato su CDC, seguendo un mio articolo sulla Cina, mi son fatto un sacco di risate ai vari commenti estemporanei (del tipo: "chi è questo, ma nsegna in un'università di provincia, quindi sarà scarso...") e non riuscivo proprio a capire se fossero fascisti o cosa...

    Be', ma se è fascista allora le deve piacere il maschio un po' stronzo: sono sulla buona strada!

    Ora vado a letto a leggere "La convenienza dei numeri primi". Mi presti "L'eleganza del suino?"...

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  5. La più bella riguarda la local non satation. Temo non la capirebbe un amatore che ha letto tutto (tranne il Mas - Colell), sa tutto e vuole tutto. Tutta la mia stima. Ottima argomentazione. A me continuano a controbattere: "Sì, ma la qualità dei loro prodotti è più alta." L'ipotesi della svalutazione competitiva non li sfiora. Anche di fronte ai dati.
    Complimenti per il "pezzo".

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    1. A parte che anche sui prezzi, dopo 20 anni di differenziale di inflazione, ci sarebbe da discutere (come mi faceva notare un collega di Pescara molto sensato, attento lettore di Quattroruote da alcuni decenni...), il vero problema è che (come farò vedere nel seguito) TUTTE LE VARIABILI CHE ESPRIMONO LA COMPETITIVITA' NON DI PREZZO SONO RIMASTE SOSTANZIALMENTE STAZIONARIE NELL'ULTIMO DECENNIO E COMUNQUE LA LORO VARIANZA NON SPIEGA L'ESPLOSIONE DELL'EXPORT TEDESCO NE' L'IMPLOSIONE DEL NOSTRO EXPORT.

      Lo ho scritto così, un po' urlato, perché suggerisco appunto di urlarlo. So bene che è una strategia dialetticamente perdente: passi subito dalla parte del torto. E infatti qualcuno ogni tanto mi fa notare che se avessi meno verve, se fossi più pacato, sarei più convincente. Ma ormai a convincere i coglioni ho rinunciato. A sfogarmi no. Come diceva il grande Funari: "è tanto libbberatorio...". Dopo 15 anni, avrò pure il diritto, no?

      Grazie per la dotta osservazione! (io però ho studiato sul Takayama, sono più vecchio...).

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  6. Ho un amico che lavora a monaco da molti anni in un'industria farmaceutica, una delle più importanti al mondo, credo. Il classico "cervello in fuga" che ora ricopre un ruolo di responsabilità che probabilmente qua in Italia si sarebbe sognato e che ogni volta che ci si vede mi ha "sbrodato" con la grande competitività teutonica in confronto con l'inettitudine del lavoratore italico. L'ultima volta pero' mi ha dato da pensare perché mi ha detto che aveva notato - ma la cosa va avanti ormai da anni - che molti dei neo assunti provenivano da paesi emergenti, se non ho capito male dall'estremo oriente (India e dintorni). Mi pare che il lavoratore tedesco prima ha subito la diminuzione dei suoi diritti sul posto di lavoro, ma ora rischia proprio di perderlo per la concorrenza "importata" ad hoc. Finche' non si incazza e allora saran dolori per tutti...

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    1. Be'... ieri nel simpatico documentario di Artè sulla regina Elisabetta Hanif Kureishi diceva che una potenza imperialistica ha bisogno di lavoro a buon mercato. Ma sai, siccome lui non è un economista come certi che citate voi, a me è sembrata una fesseria... o no?

      Insomma: perché dico che la pegheranno i "piddini" tedeschi? Perché anche loro non hanno capito una cosa molto semplice: quella che si son fatti mettere dalla loro classe dirigente su un binario in fondo al quale il loro posto di lavoro se lo prenderà o un indiano (se è roba tecnica) o un cinese, o un portoghese, o un italiano.

      E loro finiranno a fare i badanti a 400 euro al mese (come sta succedende)...

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    2. Certo, è proprio quello che penso (e temo) anch'io.
      Ma la cosa incredibile è: perché nessuno ne parla?

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    3. Perché il sistema dell'informazione è saldamento controllato. Si chiama democrazia, ma non è una novità. Basta leggere Balzac.

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    4. Sì, scusa, la mia era una domanda oziosa, in effetti.

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  7. Che stile, ottimo articolo Alberto! :-)

    Però non riesco a chiarire una cosa: lo squilibrio commerciale deriva dalla dinamica dei prezzi...ma la bassa dinamica dei prezzi tedeschi non necessariamente deriva in gran parte dalla moderazione salariale...Charles Wyplosz ha rilevato che "dal 1999 ad oggi in Germania i salari sono cresciuti pochissimo rispetto alla produttività, per cui il costo unitario del lavoro si è ridotto e la competitività è aumentata rispetto agli altri paesi. Egli però ha aggiunto che il cambiamento relativo dei costi unitari non ha quasi mai superato i dieci punti percentuali. Date le evidenze esistenti sulla bassa sensibilità delle bilance commerciali all’andamento dei costi unitari,Wyplosz ha dunque concluso che le variazioni di questi ultimi sono state troppo modeste per poter essere incluse tra le determinanti principali degli squilibri intra-europei."
    Quindi se ho compreso bene, e se ammettiamo che la sua analisi sia giusta, la moderazione salariale dovrebbe aver influito poco sulla dinamica dei prezzi e sugli squilibri commerciali. Questo vuol dire che se la Germania la smettesse di tenere bassi i salari, nulla ci assicurerebbe un riequilibrio commerciale, se non in tempi lunghi.

    Per quanto rigurda l'inflation targeting, io ricordavo che la BCE dovrebbe alzare i tassi d'interesse una volta che i paesi sperimentassero un inflazione media superiore al 2%, per cui in teoria stiamo sbagliando, perché dovremmo essere al di sotto del 2%, o è la BCE a sbagliare perché non alza i tassi...cioè l' "essere bravi" dovrebbe consistere nell'avere inflazione minore o uguale al 2%, per cui a parte la svalutazione competitiva della Germania, non mi sembra che stia sbagliando ad avere quel tasso d'inflazione medio sotto il 2%.

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    1. Bravissimo Andrea: sei avanti. Questo infatto è il capitolo 2 del mio manuale di conversazione: la produttività!

      Il simpatico Charles secondo me non ha capito una mazza. Però gli piace il vino abruzzese. Cercherò di attirarlo sulle colline teramane per convertirlo. Nel frattempo, tornerò su questo spunto su uno dei prossimi post.

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    2. Una risposta a Wyplosz l'aveva data anche Brancaccio se non sbaglio: http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/uno-standard-retributivo-per-tenere-unita-leuropa/

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    3. Ma infatti Brancaccio, come continuamente ripeto, è uno dei primi ad aver affermato a livello scientifico prima e giornalistico poi l'idea che il problema derivava dagli squilibri esterni, e per questo merita molta considerazione e rispetto.

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    4. Si, ma Brancaccio si è limitato a fare ulteriori osservazioni, non ha negato affatto la validità di base dell'analisi di Wyplosz..

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    5. Me lo leggerò. Ora purtroppo devo occuparmi di altro. Grazie per l'indicazione. L'analisi di Wyplosw mi sembra meno appropriata di quella di De Grauwe, ma anche lì c'è da studiare prima di esprimersi. In questo momento non mi è possibile.

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  8. "Socrate o i campi di rieducazione? Analisi comparata delle strategie didattiche per le scienze sociali. Parole chiave: competitività; inflazione; Batjushka."

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    1. Diciamo che sono in generale per un approccio eclettico.

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  9. DOMANDAZZA PER IL PROF:

    Prendiamo due paesi, in uno dei quali l'infedeltà fiscale (tendenza ad evadere) e' molto maggiore che nell'altro. A parità di tutti gli altri fattori, in quale dei due paesi l'inflazione sarà tendenzialmente più alta? E perché?

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    1. Carissimo,

      io sono abituato a basarmi sui dati, e in questo momento non trovo un database sull'infedeltà fiscale. Puoi indicarmene uno?

      Comunque, un'altra cosa alla quale sono abituato è che generalmente uno studente non fa una domanda se non sa (o crede di sapere) la risposta. Quindi, forse è meglio se mi dai la tua risposta, così facciamo prima. Diciamo che la risposta in effetti è nella domanda, quindi mi interessa appunto il perché, cioè il meccanismo che lega i tuoi due potenziali nemici ideologici (se non capisco male).

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    2. Il mio intuito da amatore mi dice che l'evasione fiscale in qualche maniera favorisce l'inflazione. C'e qualche plausibilità scientifica in quello che ho appena inciso sullo schermo?

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    3. Sì, dove vuoi andare a parare mi è perfettamente chiaro. Mi avrebbe fatto piacere che tu argomentassi, ma se ci teniamo all'intuito, allora il mio intuito da professionista mi dice che ovviamente l'evasione è un problema, ma che nel contesto degli argomenti svolti in questo post credo che qualsiasi spiegazione tu stia cercando in realtà mischia statica e dinamica (come appunto fanno quelli nei quali tu ti classifichi, ma ai quali non appartieni, altrimenti non dialogheresti).

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    4. Proviamo ad argomentare.

      Prima mossa

      Seguitando nel mio hobby di consultare le statistiche economiche dei vari paesi del mondo (sono appassionato di geografia), ho notato una caratteristica che ricorre con una certa regolarità. I paesi del primo mondo (chiamiamoli così) tendono ad avere un'inflazione più bassa degli altri. I paesi in via di sviluppo tendono ad avere un'inflazione consistente, e di conseguenza il loro deflatore è quasi sempre maggiore di quello dei paesi sviluppati (due estremi: il mostruoso deflatore della Cina,più di 280, e quello del Giappone, meno di 90). Ma in Europa si riproduce lo stesso meccanismo, in piccolo, dentro e fuori dall'euro (Grecia, ma anche Romania).
      Mi sono detto: poffarbacco! Paesi così disparati hanno spesso qualcosa in comune! E allora ho cominciato a pensare a cosa, in genere, contraddistingue una economia non proprio avanzata.
      Mi sono risposto: tra le tante cose, ci sarà anche il peso dell'economia informale. La grande quantità di autonomi sul totale della forza lavoro. Le difficoltà delle varie pubbliche amministrazioni ad imporre la legalità, fiscale e non.

      seconda mossa

      anni fa rimasi abbastanza colpito da un fatto che si riporta qui
      http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/379.htm.
      I governi rivoluzionari fecero un grande uso, almeno tra il 91 e il 96, dell'assegnato. Il suo valore si basava su quello dei beni confiscati al clero. Tuttavia questa massa di carta non convinceva il contadino medio francese, e il risultato (parlo a braccio ma è quello che sostiene Soboul) era l'inflazione galoppante nei centri urbani. Il Comitato di salute pubblica tentò di combattere l'esplosione dei prezzi

      a) col calmiere
      b) intensificando le requisizioni dei beni degli emigrati e dei ribelli
      c) pene durissime per gli "incettatori"

      Il governo del Direttorio eliminò tutto questo, e stando a Soboul il risultato fu il riesplodere dell'inflazione. Il nuovo governo vi fece fronte, udite udite, con "l'imposizione di un nuovo tributo".
      Non ero già più nella mia fase dipetresca, ma questo non mi impedì di prorompere in un che "c'azzecca il tributo con la crescita dei prezzi?" Stesso sgomento lo ebbi quando, di lì a poco, rinvenni in alcuni siti un banner recante la scritta "Proteggi il tuo salario dall'inflazione. Denuncia un evasore fiscale. Chiama il 117".
      Brancolavo nel buio.

      Conclusioni

      Poi trovai questo
      www.dse.unive.it/workpapers/0104.pdf
      la tesi del cartalismo, se ben la interpreto, è che a conferire valore ad una moneta che di per sé non ce l'ha è proprio la necessità di disporre di quel mezzo per pagare le tasse- e a quanto pare anche Smith notò questo fenomeno, anche se ciò non basta a fare di lui un pre-cartalista.
      E allora, se colleghiamo i puntini, ben consci di correre il rischio di mischiare non solo la statica alla dinamica, ma anche la geografia alla metafisica e la storia al wishful thinking, non possiamo arrivare alla conclusione che:

      -dato che è il sistema fiscale a conferire valore alla moneta
      -dato la perdita di valore della moneta si traduce in inflazione (anche se non così automaticamente)
      -ciò che inficia il funzionamento del sistema fiscale, come l'evasione, contribuisce alla perdita del valore della moneta, e perciò all'inflazione?

      (sì, lo so che sono mesi che vai dicendo e dimostrando che l'inflazione dipende anzitutto dal mercato del lavoro, e che perciò dopo queste dotte argomentazioni potrebbero farti discretamente cascare le... braccia, tuttavia quel che ti chiedo è solo valutare la plausibilità di un'estemporanea intuizione. E ricordati che povertà non è vergogna!)

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    5. No, no, povertà non è vergogna. Diciamo che ho chiesto ai commentatori di considerare per un po' questo blog come zona dedonaldizzata e decartalizzata. Sarò grato a chi si atterrà e avrò comunque difficoltà a rispondere a chi non lo farà perché quando si entra nel cartalismo io mi perdo, come se si entrasse nella mistica sufi o nella gazzetta dello sport. Semplicemente: non me ne intendo, lo ammetto. E per il momento non me ne voglio intendere.

      Giustissimo ricorrere alla dimensione geografica e comparativa: lo trovo molto istruttivo. Occhio a non confondere il livello dei deflatori con quello del tasso di inflazione. Anche perché siccome i deflatori sono indici, in effetti un confronto fra livelli richiede che la base sia la stessa (e sono sicuro che lo sai), e poi in definitiva è comunque meno interessante di un confronto fra tassi di variazione.

      Ho fatto un paio di conti al volo: certo: esiste una moderata correlazione positiva (tipo 0.3) fra gli indicatori di governance del progetto "Governance matters" della Banca Mondiale e il tasso di inflazione. Bisognerebbe fare uno studio approfondito. E la correlazione la ho calcolata al volo su 150 paesi (Dall'Afghanistan allo Zimbabwe). Un lavoro molto ortodosso. Ma cosa ci dice? La questione richiede tempo per essere risolta.

      Quindi, se preferisci prima risolvere questa questione, il mio consiglio è: studia il tedesco... ;)

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    6. Altro breve flash: potrei chiamare questo blog come quello di Ugo Panizza "nooriginalcontent". Non c'è nessuna idea "mia", che io "dimostri" o "propugni". C'è solo economia standard (sicuramente troppo per alcuni). Ah, be', certo: standard in una prospettiva internazionale, non nella prospettiva del TG3.

      In questo senso, l'idea che anche sul mercato del lavoro ci sia una domanda e un'offerta, e che il salario sia il prezzo che si determina, e che se c'è eccesso di offerta (cioè disoccupazione) il prezzo si modera, mentre se c'è eccesso di domanda (piena occupazione) il prezzo sale, e che se salgono i salari salgono anche i prezzi, non è assolutamente mia. Viceversa, oltre a essere una cosa piuttosto pacifica e intuitiva, è un portato dell'economia keynesiana e anche blandamente eterodossa del dopoguerra. Fortemente avversata, certo, dai neoclassici. Infatti la controriforma è iniziata con l'articolo del 1968 in cui Friedman la contestava (o, se preferisci, con tre persone che si siedono intorno a un tavolo ecc. Del resto, l'una cosa non esclude l'altra, anche se io comunque ho letto il paper, ma non ho visto le tre persone).

      Solo questa idea i dati non la contestano. Tant'è che anche i previsori professionisti (cioè chi viene pagato per fare previsioni) la hanno incorporata nei loro modelli. Con buona pace dei neoclassici.

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    7. Tendenzialmente nel paese degli evasori?o forse dipende dove finisce quella moneta evasa(puo tornare in circolo stimolando il moltiplicatore keynesiano spontaneamente,ma anche no.../...puo finire all'estero) le variabili sono tante..ma il punto e'..tendenzialmente che succede?

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  10. Lo stile è l'uomo, diceva Lacan (credo via Buffon). E qui lo stile fa l'economista. Non si preoccupi, Profe, se l'omodossia mainstream fa pollice verso, c'è sempre la letteratura come bene rifugio.
    Per l'interrogazione potrebbe rimandare alla prossima settimana?
    roberto

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    1. Ma io non sono preoccupato, perché la mia attività non ha ambito locale (e all'estero quello che dico è assolutamente pacifico e banale anche agli omodossi: ad esempio, a nessuno di loro verrebbe in mente di contestare definizioni di contabilità nazionale o del manuale della bilancia dei pagamenti, come avviene da noi!). Inoltre non ho assolutamente intenzione di interrogarti. Le prossime interrogazioni per me sono a maggio, e non sai quanto ne farei a meno! Se proprio ci tieni, ci vediamo a PE!

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  11. Le idee mi sono sempre più chiare. Quando dico agli altri che la Germania fa un po’ la furba con le svalutazioni reali competitive mi si risponde che lo Stato sociale in Germania funziona e che i redditi sono più alti dei nostri. Credo sia vero, anche se chi parla pensa sempre ai dati stock e non ai flussi. Per documentarmi e imparare ad anticipare il nemico ho trovato questi indici dal sito OCSE http://www.oecd-ilibrary.org/economics/country-statistical-profile-germany_20752288-table-deu. Noto che la spesa sociale pubblica e privata dal 2003 al 2007 è diminuita, contro un aumento della produttività . Non ho però serie sui consumi totali delle famiglie. Ho trovato solo un dato (che comunque è importante). L “Household income or consumption by percentage share” è al massimo nell’anno 2000 (24%). https://www.cia.gov/library/publications/the-world-factbook/geos/gm.html . Potrebbe fornirci dei dati sul consumo delle famiglie tedesche dell’ultimo decennio? Vorrei utilizzarli per dimostrare la tesi “complotti sta” a quelli che mi dicono che Monti sta facendo la cosa giusta e che occorre imitare la Germania che è “la locomotiva d’Europa”.

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    1. Bravo: lotta per la giusta causa!

      Dunque, un paio di cosette che magari ti sono utili (mentre ascolto François Fillon).

      Non vedo nella pagina che mi hai indicato la produttività. La produttività in Germania è cresciuta ma sta rallentando.

      La fonte più esauriente e pratica (anche se non va troppo indietro) ve l'ho indicata diverse volte e secondo me è questa: http://stats.oecd.org/index.aspx?.

      Gli stock (in camera caritatis) qui c'entrano poco: finché parliamo di reddito siamo comunque nei flussi, cioè in grandezze che sono misurate su un arco di tempo (anno, mese) e non in un istante di tempo (al 31/12...). Non so se la distinzione è chiara, scusa se mi sono permesso ma penso che questi concetti di base servano a molti.

      I dati che citi mi confermano nella mia idea un po' maliziosa che la Germania abbia sforato lo SGP per ammortizzare le conseguenze delle sue riforme. Ma i consumi in questo quadro a cosa ti servono?

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    2. Ho il PIL pro capite http://www.indexmundi.com/g/g.aspx?c=gm&v=67&l=it ma non il salario medio.
      I consumi mi interessavano per scorporare la parte del reddito nazionale che viene spesa dalle famiglie, non avendo altri dati.
      Infine, non so se la lotta sia per la giusta causa, forse è una giusta battaglia di una grande giusta guerra. Intanto devo acquisire gli anticorpi per quelli che elogiano Monti e l’Europa alla Germania. Poi, dopo averli convinti che occorre uscire dall’Euro, devo acquisire gli strumenti e il canale comunicativo giusto per parlare di comunismo. Ma la strada è molto lunga e tortuosa.

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    3. Sul sito che ti ho indicato trovi tutto.

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  12. http://phastidio.net/2012/02/02/ma-quanto-e-facile-uscire-dalleuro/

    pane per i vostri denti.

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  13. Risposte
    1. si, certo. era un vostri riferito ai commentatori qui. vuoi la mia idea sul quell'articolo? dice cose ovvie, ovvero le difficoltà pratiche della riconversione in Lire (se si chiamerà così). ciò di cui non parla però sono i benefici del riacquisto della flessibilità fiscale e nel tasso di cambio.

      insomma, il ragionamento andrebbe fatto sui costi-benefici, non solo sui costi e non solo su quel tipo di costo. se hai notato molti proeuro (anche se di Seminerio non ho mai trovato produzione accademica per capire un po' i suoi contributi o studi) tendono a far passare l'idea che coloro che sono per l'uscita dall'euro presentino la cosa come se non avesse difficoltà. non è vero, è solo un ragionamento di costi-benefici.

      ed è su questo ragionamento che andrebbe fatto il dibattito, non su rappresentazioni fallaci delle idee della controparte.

      per esempio quando dice:

      "Dopo aver introdotto le nuove banconote, occorrerebbe poi modificare tutti i distributori automatici. Chi ricorda il tempo richiesto per queste operazioni nella transizione all’euro sa perfettamente che l’operazione inversa, che avverrebbe in modo caotico e panicato, provocherebbe un collasso dell’attività economica."

      insomme, attribuire il collasso dell'attività economica a questo problema a me sembra grossolano. certo, è un problema. ma stiamo parlando di stampare banconote. una cosa che puoi fare anche prima di prendere la fatidica decisione e poi rifornire ogni banca del dovuto e del richiesto. se poi contiamo che la maggior parte delle transazioni è in moneta elettronica, il collasso a me sembra una cosa eccessiva. semmai, Seminerio, avrebbe potuto far notare che andrebbero riorganizzati dei sistemi di pagamento interbancari in Lire dalla BC (e ne parlava anche la Bundesbank sui problemi TARGET dopo un'eventuale uscita di un paese), ma questo è veramente un altro discorso. In generale andrebbe studiato il procedimento posto in essere dai paesi che hanno fatto default e hanno rinegoziato i propri debiti in moneta differente.

      Non so, non ho mai approfondito le procedure tecniche. voi conoscete qualche lettura a riguardo?

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    2. Ciao Ist.C'e' molta consapevolezza in giro riguardo al "colonialismo moderno"tedesco..il problema e'l'impianto ideologico sull'approvazione di cio per sudditanza illusoriamente vista come protezione.Riguardo alle minchiate di chi spaccia il ritorno a moneta proprietaria fluttuante come indolore,al di la dell'ignoranza di chi lo grida (dove il punto importante e'proprio il rapporto costi/benefici che dicevi)esse sono sottolineate dai pro-germania proprio per minare la credibilita di chi sostiene sia meglio il ritorno alla lira,secondo me.

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  14. Sarebbe interessante dire che in Germania il sistema bancario è perlopiù pubblico mentre in Cina lo è totalmente, come in Iran, tanto per capire meglio la competitività che deriva da sovranità su credito e moneta. O è ancora un tabù ?

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  15. Ciao prof, grande articolo come al solito (anche se per le citazioni latine devo ricorrere a google, però quando sono così eleganti e sagaci e non sparate alla lotito sono fichissime)... Abbiamo ormai interiorizzate che la Germania attua svalutazioni compettitve a gogo e che l'euro è il concretizzarsi del suo imperialismo e del suo desiderio di egemonia in europa, cè solo un passaggio che sfugge alla logica della mia ignoranza:
    "Perché il problema è che siccome ognuno preferisce un vantaggio più grande a uno più piccolo (noi professionisti la chiamiamo local nonsatiation), se i prezzi in un mercato scendono, il consumatore aspetterà che scendano ancora, per beneficiare di un vantaggio maggiore, e quindi non compra."
    Per quale motivo un consumatore non comprerebbe a un prezzo reso oggettivamente vantaggioso dalla deflazione e aspetterebbe eventuali tendenze al ribasso (di cui non ha nessuna certezza)??
    Non ho capito il meccanismo se me lo potesse spiegare o se mi può dare qualche riferimeto nel caso la spiegazione fosse troppo lunga ...
    Grazie di cuore

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  16. scusi gli orrori sintattici e concettuali...

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  17. Ma perché il consumatore sa che se lui non compra, la domanda cala, e quindi perché la sua aspettativa non dovrebbe realizzarsi? Ma la deflazione non ha solo questo problema. Pensa ad esempio quanto è bello acquistare le materie prime a un prezzo, e vendere il prodotto finito a un prezzo inferiore (o tenerlo in magazzino)! E pensa ad esempio quanto dà gioia indebitarsi per un certo ammontare, e dover restituire il debito in moneta più "forte" (magari nel frattempo i salari si sono adeguati al prezzi, guadagni di meno, ma il debito quello è).

    Guarda che una volta queste cose venivano insegnate come curiosità teoriche. Dopo il 2008 si sono verificate e i consumatori non mi sembravano molto contenti...

    Scusa la sintesi.

    Comunque: se non fosse così, sarebbe difficile spiegare perché il target è 2 e non zero, non trovi?

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  18. Comunque, per fartela breve: tre anni or sono Pierluigi Ciocca tenne una prolusione alla nostra facoltà. Disse che l'inflazione è un male devastante, che anche quando è strisciante (2%) è un cancro che corrode le ossa del sistema, ma che naturalmente l'esperienza stava dimostrando che la deflazione era ugualmente temibile, cosa che da tempo avevamo dimenticato.

    Bene.

    Avendo pochi problemi, approfittai del question time per chiedere: "scusi, ma se l'inflazione è un male, come mai la deflazione che è il suo contrario è anch'essa un male? E se la deflazione è un male, come mai l'inflazione che è il suo contrario è anch'essa un male?"

    Vedi, qui bisogna capire se siamo nella logica o nell'etica. Perché se siamo nella logica vale il principio del terzo escluso (e quindi ci dobbiamo mettere da una parte o dall'altra: e nessuna persona sensata si metterebbe da quella della deflazione! Non dimenticare che i debiti li hanno anche le banche, soprattutto le banche...), se siamo nell'etica allora possiamo vedere la virtù come via di mezzo fra due vizi opposti (Nicomachea), ma è chiaro che in questo caso diventa difficile attaccarsi al valore di un numero (sia esso zero, due, o cento).

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  19. Ah... ovviamente aspetto ancora la risposta. O vos, qui intelligite, erudimini, qui iudicatis terram (potrei tradurtelo io, ma mi vengono in mente solo parolacce).

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    1. Sono stato poche ore fa ad ascoltare un discorso tenuto da P. Ciocca sulle "cause della crisi". Non vi è stata una sola parola in grado di suscitare una seria riflessione. Gli argomenti ed i relativi commenti sono stati: 1) le imprese italiane: troppe e inutili le piccole, le grandi sono di scarsa capacità innovativa, per il tipo di prodotto che realizzano (aveva un tono denigratorio); 2) la finanza speculativa non può avere tutte le colpe; 3) l'euro è solo una moneta e in più è forte, ci protegge ed è posseduto da molte Banche centrali nel mondo; 4) è allettante la proposta di Renzi di un alleggerimento dei margini fiscali imposti da Bruxelles; 5) ci vogliono gli investimenti pubblici, ciò farebbe crescere anche la domanda. Finito l'intervento ero incredulo. Avrei voluto intervenire, ma sono abbastanza emotivo e ho preferito fermarlo una volta alzatosi dal tavolo. Giusto il tempo di dire le parole spesa pubblica, elasticità delle importazioni, ulteriore debito estero e lui fa: <>. Ed io:<> E lui, accennando un sorriso:<>. Da quello sguardo si capiva volesse dirmi che aveva detto solo fandonie per assecondare una platea spenta e si vedeva anche che era rimasto colpito dal fatto che esistesse qualcuno che sapesse andare oltre e non credere ai luoghi comuni. La ringrazio immensamente per avermi dato la possibilità, per una volta, di accorgermi di venir preso per i fondelli e di non abboccare a certi discorsi. È una sensazione di sollievo. Davvero è impagabile il dono che ha fatto a certe persone. La Goofynomics forse non fermerà lo sfacelo, forse, ma ha fatto già grandissime cose!

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    2. Non sono apparse le parole nel commento. Ad ogni modo, ho accennato al rischio di accumulo di ulteriore debito estero, qualora venisse immessa nuova spesa nel sistema, data l'eslasticità delle importazioni maggiore di 1, e lui mi ha fatto quell'espressione. Di nuovo grazie!

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  20. Profe, ma a proposito dell'attesa del proverbiale consumatore che i prezzi scendano ancora: "se i prezzi in un mercato scendono, il consumatore aspetterà che scendano ancora, per beneficiare di un vantaggio maggiore, e quindi non compra", io però so che da consumatore quotidiano mi tocca comprare pane e companatico tutte le mattine, e magari anche un paio di pantaloni se i vecchi sono rotti, e il sapone per lavarmi ecc. ecc., per cui di certe merci non posso farne a meno. Semmai posso rinviare di un mese la cena al ristorante o di un anno il cambio dell'auto o del telefonino nell'aspettativa di fare un acquisto migliore. Però a natale o per il suo compleanno non vuoi regalare l'iphone o l'ipod al figliolino, o un orecchino alla fidanzata, a prescindere dal costo e dall'attesa? (Noi che viviamo nei paesi "ricchi", ci hanno fatto così, anacoluto compreso). Cioè, mi paiono esserci troppe variabili ed eccezioni in quella sua frase ipotetica. Beninteso, quisquiliando, o ragionando da ragioniere (tanto il libretto non lo trovo più, chissà dove l'ho cacciato)
    roberto

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    1. Certo, caro, concordo. Sai dirmi quanti chili di pane costa un appartamento?

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  21. Grazie prof, come al solito gentilissimo solo che ancora non mi è chiaro il meccanismo che mi sembra presupporre nel consumatore (le masse) un eccessiva scaltrezza ed intelligenza; inoltre come dice l'anonimo dopo di me come la mettiamo con i beni di prima necessità e non solo quelli di primissima necessità (abbigliamento,mezzi di locomozione etc)...

    p.s. col latino me stà a fà tornà al liceo (almeno recupero il tempo perduto con le lingue morte) e il latino si sà è la lingua di chi ha inventato la civiltà (più saggi de loro nn se pò)....

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  22. Sentite: io ho fatto l'esempio del consumatore, perché parlavo con un piddino. Ma per favore, cerchiamo di essere alla nostra altezza: in un'economia avvengono tante transazioni, e la deflazione ne ostacola parecchie. L'esempio della nonna che va al mercato a comprare le patate ovviamente non era alla vostra altezza. Penso che questo primer possa aiutarvi a capire perché anche le banche centrali non pensano che la deflazione sia una buona idea.

    La cosa divertente è che siete unanimi su posizioni che in fondo nel nostro simpatico paese sotto tutela possono sembrare eterodosse, poi però diventate molto sospettosi su cose che in realtà nella professione vedono (quasi) tutti d'accordo! Penso che sia colpa mia, mi spiego male, soprattutto quando vi sottovaluto.

    Comunque sì, se la nonna al mercato paga meno le patate è contenta, come lo sono io, et cela est juste et bon! (cambio lingua...).

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  23. Scusa, stavo guardando il Tg per sapere come va domani: male: -10!

    Dunque: l'inflazione appoggia una sòla al creditore, la deflazione quindi l'appoggia al debitore (che deve restituire una moneta "più pesante" di quella che ha preso in prestito). Leggi con questa chiave il link che ti ho fornito, e vedrai bene perché questo fenomeno, che per di più tende a manifestarsi quando l'economia è già fragilizzata da una recessione, non ha nulla di divertente.

    E mi dispiace (ovviamente) per la nonna!

    Pax et bonum (questa è facile)...

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  24. eh in effetti siamo entrati un pò troppo nei panni del piddino dimostrando scarsa elasticità mentale (Patientia animi occultas divitias habet... guardi che contro trick in latino che j ho fatto) e mi scuso per aver abusato del suo tempo...(non sono così padrone dell'economia politica ma mi sta affascinando molto quindi spero di recuperare)

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  25. Prof, mi è capitato sotto mano un articolo di Gianpaolo Rossini (Università di Bologna), che sostanzialmente dice le stesse cose che sta dicendo lei. > http://www.europressresearch.eu/html/commenti.php?id=5 (Titolo: La Germania si accorge degli squilibri delle bilance dei pagamenti, ma non fa nulla).

    In particolare, però, ad un tratto dice:

    "Il caso Italia A fine 2010 l’Italia ha, presso la BCE una posizione attiva (3.5 miliardi), inferiore a quella della Germania, ma migliore di quella francese (- 28 miliardi). E’ il risultato di buoni conti con l’estero e del successo dello scudo fiscale di Tremonti. Dal maggio 2011 si apre un buco nella nostra bilancia dei pagamenti per uscite di capitali spesso celate in operazioni commerciali. Cresce la posizione attiva tedesca alla BCE e peggiora specularmente quella dell’Italia (passa in 6 mesi da + 3.5 a -103 miliardi)."

    Le risulta? In caso, come mai quelle "inversione" in un colpo?

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    1. Aggiungo ulteriore domanda (se i dati riportati sono corretti): ciò vuol dire che "pria" del 2010 non v'erano problemi? Ossia: le svalutazioni competitive della Germania non sortivano effetto in particolare su l'Italia?

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    2. No Marco, purtroppo c'è un problema di "alfabeto economico" che del resto è il prossimo che volevo affrontare. Dopo la "A" di "affanculo i piddini" viene la "B" di bilancia dei pagamenti. Rossini fa un'analisi molto interessante di come è cambiato il finanziamento del deficit estero, ma non dice che prima non c'era! Il deficit c'era e lo vedi nei grafici riportati sopra. L'indebitamento estero coincide appunto col deficit delle partite correnti. Il problema è "cosa c'è sotto la linea", cioè nel conto finanziario. Ma di questo ormai è necessario parlare, altrimenti ci sarà sempre qualche coglione che se ne esce col dire "cosa c'entra il debito pubblico con il deficit commerciale" (e altre amenità del genere).

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  26. A proposito di altezze, dalla montagna di Rai News è scesa fresca fresca questa osservazione: giornalista (economico?) commentando lo sbarco della Regina Merkel in Cina assieme a una pletora di imprenditori: "le merci tedesche costano di meno non perché l'operaio tedesco viene pagato di meno, ma perché la Germania ha delocalizzato molta della sua produzione e si è tenuta le produzioni principali".
    L'azione della delocalizzazione sui prezzi delle merci... boh? A me viene in mente la Apple, che recentemente ha delocalizzato l'intera sua produzione ma i suoi computer li vende sempre cari.
    (Profe, non è che qui si fa la fronda, ma se un laboratorio deve essere, allora i risultati vanno testati)
    roberto

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    1. Ma io mica cerco consensi! Non sono un politico. Le delocalizzazioni sono state utilizzate pesantemente in Francia e in Germania come argomento di contrattazione: o vi fate tagliare i salari o ce ne andiamo. Perdonami se ti ricordo che nel prezzo che paghi non c'è solo il salario dell'operaio, ma anche il profitto dell'imprenditore!

      Comunque di questo volevo parlarvi alla prossima obiezione del piddino.

      Spero di non esservi sembrato risentito con la mia osservazione sul fatto che trovo strana la distribuzione delle vostre curiosità. Non è ovviamente una critica a voi: ognuno è curioso di quello che gli pare. Posso esternare una sorpresa senza che sembri suscettibilità? Vi assicuro che non sono suscettibile e penso di averne data prova (non mi fate riandare ai vari troll, lasciamo che dormano...).

      Anche perché, credimi, roberto, io ti voglio bene perché mi aiuti molto a chiarire il mio pensiero, ma trovo molto sano, alla fine della giornata, pensare anche ad altro... e sono sicuro che sei d'accordo con me!

      Comunque, scusate: di quanto viene pagato l'operaio tedesco parliamo dopo, ve lo prometto. Intanto: vi è chiaro che questo discorso sui livelli ("quanto viene pagato oggi") non ha alcun senso alla luce dei semplici argomenti svolti nel post? Altrimenti provo a spiegarlo meglio. Lui può essere pagato quanto vuole. Ma se il suo salario reale è sceso del 6% in quattro anni, come i media tedeschi tranquillamente ammettono, la Germania è diventata più competitiva. Mi dispiace per chi non ci crede.

      Dopo di che, in questa ottica, che è quella corretta in termini economici, è chiaro che i media cercano di sviare l'attenzione dal problema. Diciamo che è il loro lavoro, e che in Italia, nonostante quello che pensano i Tafazzi, la gente lavora bene. I giornalisti economici, evidentemente, non si chiamano così perché costano poco. Oh no! Tutt'altro!

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    2. Sì, che nel prezzo di una merce ci sia anche il profitto dell'imprenditore mi pare di averlo leggiucchiato nell'opera del Moro (in primis) - e per questo una volta mi ritenevo un m-l puro e duro -, per ciò e dunque:
      se, nel caso della Apple poniamo, il costo del lavoro per fabbricare un computer costa 22 dollari a Elk Grove (California), ma costa 6dollari a Singapore e 4,85 a Taiwan, e la Apple vende i tutti suoi computer, a prescindere da dove siano fabbricati, a 1500 dollari, a crescere (anche illecitamente, ammesso che nel capitalismo, avido ricordava il buon Smith, vi sia qualcosa di lecito, ma questo pertiene alla sfera etica) è il solo profitto dell'imprenditore. Dunque, la Germania più delocalizza con un costo del lavoro infimo, più tiene relativamente basso il prezzo delle merci, più consegue surplus. Ma anche noi, nel nostro piccolo, delocalizziamo. Dunque... non mi è chiara la faccenda

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    3. dimenticavo la firma (sul libretto)
      roberto

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    4. Sinceramente non capisco cosa via cercando.

      Riassumo il tuo discorso per come lo capisco io. In Germania si sta benissimo, è l'Eden (questa mi sembra la premessa), ma il sistema industriale tedesco però riesce a fare una svalutazione competitiva (questo mi pare tu lo abbia acquisito), perché delocalizza in paesi che sono ancora attorno all'80° posizione nella graduatoria dei redditi pro capite. Ma siccome questo lo facciamo anche noi, allora se noi non riusciamo ad avere una deflazione a -40 (che sarebbe desiderabile perché l'inflazione è un male terribile) è solo perché siamo dei terroni di merda e quindi ci meritiamo la fine che ci stanno facendo fare (perché naturalmente quando si parla di moneta il moralismo è di rigore).

      Ho riassunto bene? Eventualmente indicami gli snodi del ragionamento precedente che non condividi.

      Il costo del lavoro in Germania non è "infimo", e se lo fosse non sarebbe perché delocalizza. Eventualmente perché minaccia di farlo. Le delocalizzazioni oggi hanno senso soprattutto in quanto rivolte ai mercati ospitanti. La metà delle nostre importazioni dalla Germania sono nel settore automobilistico, meccanico e chimico. Non so di fabbriche della BMW in Cina (anche se magari ce ne sono nell'Europa dell'Est?).

      Ma soprattutto: se fosse giusto il tuo ragionamento (la Germania è l'Eden degli operai, ma il sistema paese riesce a fare prezzi bassi perché delocalizza), bene, allora delocalizziamo anche noi! Gli investimenti diretti esteri della Germania in uscita sono stati in media due volte e mezzo i nostri (come flusso annuale) dal 1980 a oggi.

      Poi dici che delocalizziamo anche noi...

      Sì: anch'io suono per Elisa (ma non come l'amatore)...

      Insomma: che vai cercando? Se vuoi un posto in Germania qui abbiamo tanti amici che ti possono aiutare!

      Se dimentichi la firma sul libretto tu non è grave. Il problema è che c'è sempre qualche svaporato che lo fa, e poi mi scrive in Francia dicendo che non può laurearsi. No comment (cioè il solito commento der Bufalo).

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    5. E soprattutto (ma vedo che non ce l'ho fatta) il discorso su "è alto, è basso" non ha senso, perché il problema è la dinamica, e che la Germania abbia svalutato in termini reali rispetto a noi lo dicono i dati di qualsiasi fonte ufficiale.

      Dopo di che, se le operaie tedesche fanno il bagno nel latte d'asina e gli operai mangiano con le posate d'oro, meglio per loro (avevo scritto l'oro). Sei anni fa le loro posate pesavano il 6% in più.

      Ma uno che deve fare...

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    6. Profe (e per i posteri): germanofilo non lo sono stato neanche al tempo in cui il Moro (alias Karl M.) andava di moda. Le mie erano solo riflessioni confuse.
      Quando la fureria distribuirà divise e gradi, io mi prenoto per una da caporale.
      roberto

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    7. Ma non c'è mica nulla di male a essere germanofili! Io, se mi fanno votare per l'Anschluss, voto ovviamente a favore. Ma se vogliono farlo senza farmi votare sono contro! Solo che non capivo cosa ti interessasse...

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  27. Comunicazione di servizio.

    Vi metto a parte di una conversazione avuta stamane via sms col prof. Santarelli:

    Lui: "Con l'accordo sul patto di bilancio appena firmato la banca centrale tedesca potrà sentirsi più rilassata... scusate, volevo dire Banca centrale europea". Parola di Super Mari&Monti.

    Io: "Devo ancora leggerlo questo accordo"

    Lui: "Quello fallo poi, la parte interessante è il lapsus del Supermarione..."

    Io: "Ma veramente lo ha detto? Poi me lo cerco"

    Lui: "Ieri sera (mercoledì 1, n.d.r.) in diretta davanti al tg5 durante la benedizione delle 20... con le mie orecchie golosamente tese a suggere il nettare ed a informarti, caro Goofy".

    Scusate: non vi offendete: ma c'è qualcuno che ha visto il Tg5 di ieri? Me lo confermate questo lapsus? Qualcuno lo ha notato e messo su YouTube? Io da qui non ho lo streaming dei telegiornali italiani, purtroppo...

    Daje, date 'na mano, che se è vero se la divertimo...

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  28. p.s. cmqe lei spiega benissimo(pure troppo)...

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  29. http://www.video.mediaset.it/video/tg5/full/281057/edizione-ore-2000-dell1-febbraio.html#tf-s1-c1-o1-p2
    minuto 6 e 05 ... freudiano lo definirei...
    co questo ripijo punti eh prof?

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    1. Non li hai mai persi! Sia chiaro. Voglio bene a tutti, soprattutto ai provocatori provocanti... Il video funziona, mo' se divertimo... Perché alla fine Donald un po' di ragione ce l'ha...

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  30. Che bell'intervista... Per tirarmi su il morale, dedico questo video a Berta, la dea dalla gamba aperta.

    Buona notte da Pdor (figlio di Khmer).

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  31. mario il grigio gioca col fuoco...
    p.s. altro trick dei suoi prof:
    Desertum fecerunt et pacem appellaverunt...

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  32. tristezza rara...notte prof e grazie di tutto... io esco sennò me deprimo...

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    1. Si vede che lo puoi fare! Qui con il vento "a percepita scenne a -12". Tappato in casa col video di Monti... Poi dice che uno sniffa la colla...

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  33. ahah fantastico il lapsus freudiano di Monti, adesso ci sentiamo anche noi un pò complottisti :-)

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  34. e bé? è un errore, e allora? vi attaccate a queste scemenze perché non sapete cosa criticare...

    chi sa cosa avrebbe detto berlusconi al posto di banca centrale europea, forse "mafia" o "bunga bunga". ehehehhehee.

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    1. Sintesi: abbiamo cacciato uno che voleva quello che molti di noi vogliono, per trovarci con uno che vuole quello che nessuno di noi vuole! Un capolavoro...

      Certo, i metodi del primo erano discutibili. Quelli del secondo invece sono impeccabili! ;)

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    2. sì esatto. spero si sia capito che quella era una rappresentazione in pillole dell'ironia dominante. perché non esiste solo un pensiero dominante, esiste anche un'ironia dominante.

      e quando si sarà ridimensionato questo pensiero dominante, bisogna passare all'ironia con vere e proprie deportazioni di chi fa ancora battute sul bunga bunga.

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  35. Per una soluzione così, sarei in gran parte d'accordo (anche se più che l'uscita dall'euro prevede l'istituzione di monete locali)
    (doppia tautologia notturna: ma acosta è acosta, come tafazzi è tafazzi)
    http://www.megachip.info/tematiche/kill-pil/7625-la-crisi-europea-vista-dal-sud-del-mondo.html
    roberto

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  36. Tutto impeccabile e tutto detto qui: la Bce sta applicando il WC a noi dieci anni dopo che la vicenda Argentina ne ha testimoniato il fallimento. Molto bella l'intervista. Coglie l'essenziale. Non capisco cosa c'entri con le monete locali, visto che l'intervistato parla da un paese dollarizzato, ma riflette esattissimamente come la pensiamo in tanti (lui, Frenkel, Rapetti, io, ecc.).

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  37. Un po' ambigua la frase "con la fine della convertibilità fu il disastro" (che sembra andare nella direzione di Megachip-Giulietto Chiesa-decrescisti vari, ovvero: non usciamo dall'euro che sarebbe un disastro).

    Io credo che l'intervistato volesse dire che la convertibilità fu un disastro. L'uscita un male necessario. Se non fosse così... perché non sono rimasti dollarizzati, gli argentini? Avevano voglia di farsi del male? Un attacco di masochismo?

    Ecco: vorrei leggere il testo in spagnolo. Questo potrebbe essere un bell'esempio di Castle hack.

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  38. Visto il grande acume e la verve ironica del professore, vorrei contribuire citando un'altra perla di Flaiano.

    "L'evo moderno è finito. Comincia il medio-evo degli specialisti. Oggi anche il cretino è specializzato." (Il gioco e il massacro)

    Mi piacerebbe molto che lei avesse il tempo di discutere ed analizzare il tema della decrescita (oltre all'articolo da lei già pubblicato in questa sede). E sarei entusiasta se potesse condividere le sue conoscenze e le sue critiche con il gruppo di Giulietto Chiesa, il quale potrà indubbiamente aver tenuto una posizione sull'euro che lei non condivide, ma che si contraddistingue di certo per apertura mentale e libertà d'opinione.

    Nell'Italia tendenzialmente votata al pensiero unico in cui ogni obiezione ragionata allo status quo viene soffocata dalla fallacia "Ad Berlusconem" (="Allora rivuoi Berlusconi?), mi sembra che l'atteggiamento generale del gruppo di Giulietto Chiesa rappresenti una significativa eccezione.

    Complimenti per il blog e buon lavoro.

    Marzio Salbanchi

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    1. Da lettore/studente fuori corso mi permetto di ricordare che le opinioni all'interno di Alternativa non sono tutte sulla riga di Giulietto. Ho seguito la faccenda dell'Argentina dall'inizio e posso solo dire che il ,licenziamento della economista statunitense ed il successivo richiamo in Argentina, è stata la salvezza della stessa. Avevano provato tutta la trafila e la situazione non aveva altra soluzione proponibile. Però avevano "buoni" vicini, quindi...
      Un dubbio però mi assale: Abbiamo gente laureata; è possibile che non si rendano conto della "vera" situazione? Ho il dubbio che sia tutto pilotato. Devo studiare ancora.
      Fortunato

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    2. Aspettate, mi sono perso. In Normandia è arrivata solo la notizia che er sor Giulietto ha bocciato o fatto bocciare la linea espressa da Marino. Mi dispiace per entrambi. L'economista statunitense non so chi sia né perché si sia salvata (lei o l'Argentina), ma la linea qui è di farsi i fatti propri, quindi proprio non vorrei entrare in un dibattito di un altro gruppo, che sicuramente, come ogni gruppo, non sarà composto di individui omogenei (ancorché a guida omodossa).

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  39. http://kelebeklerblog.com/2011/12/13/la-grande-crisi-la-germania-e-gli-stati-uniti/#

    A proposito di hacks; mi commentate (con concisione attica) il succitato testo? Mi riferisco alla parte in corsivo. Risale a due mesi fa. Vi prego, ho bisogno di qualcosa di salace e ofidico!

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    1. a me non convince neanche un po' tutto ciò che è scritto in corsivo. anzi, mi pare proprio il solito delirio del made in washington che non comprendo in questo momento.

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    2. Ci sono un paio di sesquipedali idiozie.

      La prima è che non è vero che i tedeschi hanno la "cultura della stabilità", altrimenti non ricorrerebbero sistematicamente a svalutazioni reali competitive per sostenere la loro crescita. Spero che questo post abbia contribuito a farvi capire il semplice risvolto tecnico di questo argomento.

      La seconda è che la dicotomia "tedesco/americano" è più apparente che reale, perché come spiego in "Crisi finanziaria e governo dell'economia" la "debitofobia" tedesca si spiega molto bene con la necessità di liberare ossigeno finanziario con il quale gonfiare le bolle.

      In subordine, è ovviamente un'idiozia ritenere a qualsiasi livello che una Bce lender of last resort (cosa che è già), o meglio acquirente residuale dei bond pubblici (che è quello che intendono oggi i dilettanti quando parlano di lender of last resort), possa risolvere, con una p.m. centralizzata più espansiva i problemi dovuti agli squilibri regionali.

      Direi che questi non hanno nemmeno iniziato a capire cosa sta succedendo.

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  40. Grazie.

    La frase di Flaiano (una delle mie preferite) è profetica. La distruzione della nostra cultura passa attraverso l'adozione del modello di iperspecializzazione americano: devi fare una cosa sola, e devi farla sulla frontiera (cioè devi ignorare, o almeno dimenticare, cosa hanno fatto gli altri, a meno che tu non sia uno storico, ma in quel caso ti devi ricordare solo la storia della quale sei specialista).

    Per questo cerco di fare male molte cose, piuttosto che bene una.

    Lo standard italiano poi è di fidarsi di chi ha fatto molto bene un'altra cosa (es.: perché intervistare sull'euro Boldrin, che non ha fatto nemmeno una ricerca in campi almeno lontanamente attinenti!). Diciamo che come al solito riusciamo a essere più realisti del re.

    Purtroppo per come la vedo io, non dimenticandomi la storia, la gestione dell'uscita dall'euro è una priorità e uno spartiacque.

    Chi non lo capisce sta dall'altra parte, e il massimo che mi sento di fare (vista l'inutilità dei tentativi di spiegare il problema, fatti da persone competenti e appassionate quanto e più di me come Marino Badiale), è di prometter loro che quando sarà successo quello che tanto dovrà succedere, eviterò (per eleganza) di additarli alla giusta ira di chi potrebbe ritenerli corresponsabil di una catastrofe che si potrebbe ancora evitare (gestendo anziché subendo il processo di uscita)!

    Perché una "decrescita" ci sarà... ma non come piace a noi! E comunque finora le mie esperienze coi decrescisti sono state molto istruttive. Certo: ne riparlerò!

    Grazie ancora e mi saluti er sor Giulietto, che ha fatto la cosa sbagliata al momento sbagliato...

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  41. Un grazie sincero della risposta professore.

    Ci tengo solo a sottolineare che non sono un giannizzero di Chiesa.
    Mi piace l'impostazione di base del suo gruppo, aperto al dialogo e alla discussione intelligente e politica (nel senso più alto del termine) di temi fondamentali per la società. Le divergenze sul tema euro tra Badiale e Chiesa stesso non mi vedono partecipe come tifoso e vorrei ribadirlo poiché non gradisco le etichettature.

    Condivido appieno le sue argomentazioni sull'iperspecializzazione moderna, come capisco la scelta di evitare discussioni inutili con chi non pensa minimamente a riflettere sulle tesi altrui, ma mira unicamente ad imporre il proprio giudizio, giusto o sbagliato che sia.

    Aristotele stesso sentenziò, a ragione, esser inutile il parlare a coloro che non condividono i principi di fondo di un discorso. La mia regola aurea vede nel dibattito il mezzo per l'approfondimento reciproco della conoscenza e non lo strumento di rivalsa intellettuale.

    Sulla decrescita io ho fatto quel che mi viene meglio: studiare. E nonostante questo non ho una risposta definitiva. Certo se avessi le sue conoscenze in materia economica partirei avvantaggiato (che vuole mai, mi consolo con le lingue straniere e la filosofia).

    Sono convinto però di una cosa, e con questo credo di poter intuire la dinamica delle sue conversazioni con i descrescisti: l'impostazione mentale della maggioranza degli italiani è imbarazzante (vomitevole mi pareva un po' troppo tranchant). Messianica, superficiale, sempliciotta. Al presentarsi di un problema, cercano la soluzione comoda e vi si aggrappano fideisticamente. C'è la crisi? Il cartalismo ci salverà! No, anzi la decrescita! Macché, mangiare la placente come vuole scientology è la risposta!

    I sostenitori delle idee più disparate non sanno nemmeno cosa implichino i concetti stessi di cui si fanno sostenitori e questa è una delle pesti del 21esimo secolo.

    Apprezzo sempre di più, luoghi come questo blog che cercano di fare opera di divulgazione in materia economica, ma senza scadere nell'arida semplificazione.

    Le rinnovo i miei ringrazimenti e per chiosare alla Flaiano le dirò

    "Certo. Certissimo. Anzi, probabile".

    Marzio Salbanchi

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  42. Dettaglio (rivelatore): ieri il tribunale di Parigi ha condannato Scientology per truffa.

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  43. http://www.emilianobrancaccio.it/2012/02/03/la-maggiore-precarieta-non-riduce-la-disoccupazione/

    pian pianino, altre due lettere e comincia con "sentite un po' razza di merde..."

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  44. E in effetti... Il problema di questo dibattito è che in effetti lui fa benissimo a metterla sul piano scientifico, perché così chiama il loro bluff. Ma... ce n'è bisogno? Gli sconfitti lo sanno come stanno le cose (e quelli che non lo sanno non capiscono i grafici). Noi lo sappiamo (e non contiamo niente). Chi conta lo sa (e se ne batte il belino). Però Brancaccio fa bene, almeno qualcosa resterà: qualcuno sapeva, qualcuno ha detto.

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  45. AnonimoJan 8, 2012 05:50 AM
    http://www.altramente.info/archivio/8-articoli/290-germania-quante-bugie.html

    Sottolineo i circa 7,5 milioni di tedeschi che hanno minijobs, con uno stipendio massimo di ben 400 euro al mese......

    SEGNALATO UN MESE FA...
    N.B. il tasso percentuale di disoccupazione tedesco è quasi doppio rispetto a quanto dichiarato.

    http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=67137113

    Mucchetti parla di debito tedesco al 97% del pil ......pare invece sia il 104%.....ma forse è oltre il 140%....

    Sarebbe interessante verificare se quelli di Kfw siano aiuti illegali di stato (lo sono, lo sono).....e se Deutsche Bank e Commerzbank non rischino di fare la fine di Lehman Brothers (rischiano, rischiano....).

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    1. Per forza rischiano: come ho più volte detto, la crisi del debito è una crisi per il creditore... Ma se facciamo finta di non accorgercene un motivo c'è, ed è tutto politico. Aspettiamo maggio...

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    2. che poi paradossalmente se si scoprisse che il debito pubblico della germania è del 140%, sarebbe un'ulteriore conferma che il debito pubblico non è il male insostenibile a cui si rivolge tutta l'attenzione sui giornali.

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    3. Io infatti parlavo del debito privato.

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    4. a mucchetti mi riferii, e che ce l'ho capito che di debito privato lei parlatte, suvvia.

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    5. Ma lo so, lo so che tu mi capisci... Mucchetti, uno dei grandi solisti dell'orchestrina di Lerner...

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  46. Ma non ascolti il Tg3? Noi dobbiamo diventare come loro (cioè peggio)! Qui in Francia Sarkozy perderà le elezioni per aver detto una cosa simile. Ma noi siamo Tafazzoidi...

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  47. anche in casa piddina c'è qualcuno che sbatte i tappeti col battipanni
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9806
    roberto

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  48. Io credo che senza la trappola del "voto utile" (che poi, secondo me, è stato l'esito e forse il movente di Tangentopoli: abbiamo votato per il "voto utile" - alias maggioritario - per fare un dispetto a Craxi!), questo dissenso si sarebbe espresso già da tempo, e credo anche che il fatto che il voto "utile" abbia costretto molti a votare delle persone che non stimavano non possa che creare, nel lungo periodo, una situazione dirompente.

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    1. si , con i die blocchi la politica va' giu' chiaramente...
      ma tornare all proporzionale della costituzione originale?
      troppa politica troppe discussioni troppe mediazioni
      troppa partecipazione...

      meglio disgustare la gente con gli scandaletti e le miserie
      dei politici e dei partiti , c'è una fortissima compagna di delegittimazione dei politici/partiti da parte della stampa legata alle banche/grandeindustria/caslte
      cosi' poi governano ^i tecnici^ che sono cosi' sobri e palatabili...(e aumenta l'astensionismo e i politici che rimangono gli si controlla meglio )

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    2. Impeccabile. Del resto, Tangentopoli cade subito a ridosso della liberalizzazione dei movimenti di capitali in Europa, e credo che qui da noi qualcuno avesse ostacolato qualche movimento (casualmente, in entrata da noi). Movimenti di capitali... e anche di Delta Force. O ricordo male? Capito chi ci tocca rimpiangere! Gli esecrandi ladri della "Prima Repubblica". Perché i politici che fanno da soubrette ai tecnici non sono ladri, oh, no!

      A proposito, ma chi è 'sto Lusi? Una cosa tipo il Penati di Rutelli? Mi sono perso qualche puntata...

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  49. segnalo sul tema condizioni di lavoro in Germania questo:

    http://vocidallagermania.blogspot.com/2012/02/il-lato-nascosto-del-jobwunder.html

    professore, mi permetta. A me pare che a volte si voglia dire che quando esportiamo noi italiani, siamo bravi, creativi, abbiamo stile e gusto, quando esportano gli altri fanno deflazioni salariali. Scusi ma in Italia negli ultimi 10 anni, con i contratti a progetto utilizzati in ogni campo, con il boom dell'interinale e delle partite iva bluff, e con la scomparsa del tempo indeterminato che cosa abbiamo cercato di fare?? semplice, deflazione salariale perchè sapevamo che non potevamo svalutare per recuperare competitività. L'artefice di tutto questo, il ministro Sacconi, non avrebbe alcun problema ad ammettere che l'obiettivo finale era contenere il costo del lavoro.

    Poi c'è chi c'è riuscito meglio di noi, perchè come dice un suo illustre collega, hai voglia a voler copiare i tedeschi, tanto loro a fare i tedeschi saranno sempre piu' bravi di te. Diciamo che per evitare le delocalizzazioni nell'europa dell'est, i sindacati al di sopra delle Alpi sono stati molto piu' collaborativi e buoni di quanto non abbiano fatto quelli al di sotto delle alpi.

    Dal mio modestissimo punto di vista, sono peraltro pienamente daccordo con lei che aver ridotto l'unione monetaria ad una guerra commerciale combattuta a colpi di deflazioni salariali porterà molto probabilmente alla sua dissoluzione.

    con stima

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    1. Carissimo, grazie per la segnalazione. Ieri sera ho visto in televisione un documentario sulle condizioni del mercato del lavoro in Francia. Interviste a economisti, inframezzate da interviste a gruppi di lavoratori della stessa azienda, scaglionati su tre generazioni. Non aggiungo altro...

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  50. E' bellissimo vedere i propri dubbi, o meglio, le proprie conclusioni elementari spiegate dal punto di vista economico. Tutto ciò è magnifico.

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  51. Ma Fur Elise è un pezzo difficilissimo!
    Quando ho appoggiato una volta la chitarra e ho provato ad improvvisarmi pianista autodidatta, mi sono fermato a pagina 1 del mio primo Bach, perché non sapevo nemmeno di avercela la mano destra...

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  52. Buongiorno prof. Bagnai. Volevo chiederle una cosa? Se la Germania non si fosse mantenuta al di sotto della media inflazionstica europea (2%), comportandosi in modo sleale rispetto ai principi enunciati nei vari trattati europei, i saldi esteri con l'Italia si sarebbero mantenuti all' incirca, in pareggio (come nel 1999)? Giusto? Grazie Mille.

    Pasquale

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