sabato 5 novembre 2016

Il ritorno delle SS

La situazione del nostro paese non è semplice, e questo lo vediamo tutti. I motivi sono tanti, e qui ce n'è una lista esauriente. Volendo però "prioritizzare", credo che una chiave di lettura efficace ce la fornisca niente meno che la quarta carica dello Stato, Bruno Vespa, che nel suo ultimo libro pare si chieda: "Siamo italiani, siamo bravi. Perché non reagire?". Consiglio di leggere attentamente, e a seguire fornisco la mia risposta: non riusciamo a reagire perché siamo stati occupati dalle SS.

No, aspettate, non vorrei ci fosse un equivoco! Non sto parlando di quei buontemponi dalle divise impeccabili che arrivavano cavalcando rombanti moto con sidecar per commettere con la proverbiale efficienza germanica le efferatezze figlie (oggi ci dicono) del nazionalismobrutto. Le Schutz-staffeln non ci sono più, e, se ci fossero, sarebbero per noi meno distruttive delle nuove SS: le Sinistre Subalterne.

Salto l'ovvia premessa, che, oltre a non essere originale, credo sia familiare e condivisa dai lettori di questo blog e di Orizzonte48: il maggioritario, come mi pare avessero chiarito ex ante tanti politologi (ma io non sono un politologo, quindi non vi saprei dare un riferimento), è un modo per costringere gli elettori a scegliere fra due destre. Qui ci occupiamo della destra che fa finta di essere una sinistra, e che quindi, come ho chiarito fin dal mio primo intervento nel dibattito, e come è del resto piuttosto scontato, è quella che viene regolarmente incaricata di fare il lavoro sporco per il capitale. Ma attenzione: se il problema fosse che il maggioritario serve al capitale per canalizzare il dissenso verso una falsa alternativa, prevenendo la formazione di spazi politici alternativi, forse la soluzione sarebbe relativamente facile. Alla fine, la gente vota anche un po' col portafogli!

Solo che, vedete, se è il male che vince, e il bene che perde, è anche perché il male è piuttosto scaltro. In particolare, qui da noi questa scaltrezza si manifesta col fatto che di sinistre ce ne sono due: non c'è solo quella dei macellai dal grembiule rosa (impersonata dal compagno Renzi del jobs act, che poi è il compagno - di merende - del compagno Hollande della loi travail e del compagno Schroeder delle riforme Hartz). Alla sinistra di governo (che è una destra) si associa una sinistra "critica" (che non è una sinistra), accomunate entrambe da una caratteristica che non dovrebbe essere "di sinistra": la subalternità (al capitale).

Il motivo per il quale non reagiamo, come Vespa (giustamente) chiederebbe che facessimo, è perché siamo stati occupati dalle SS, le Sinistre Subalterne. Per dirla in modo più aulico: quella parte dello spettro politico che non si identifica con partiti conservatori (i quali, per definizione, non vogliono "reagire": vogliono lasciare le cose come stanno, conservarle), è occupata da partiti che obbediscono, in modo diverso ma ugualmente distruttivo, alle logiche più miopi del grande capitale.

Lo ripeto: sinistra "di governo" e sinistra "critica" sono entrambe subalterne, ma in modi diversi e con conseguenze diverse. In particolare, se la subalternità della sinistra di governo è più facile da smascherare e da combattere (quindi, potenzialmente, meno esiziale per quanto riguarda la possibilità di articolare un discorso di opposizione al sistema), la subalternità della sinistra critica è quella che effettivamente paralizza in questo momento qualsiasi capacità di reazione del paese.

Vediamo allora come si manifestano, queste due subalternità.

Quella della sinistra di governo, credo lo abbiate constatato tutti, si manifesta nell'idea che occorre piegarsi ai voleri di entità sovranazionali, in modo da acquisire la reputazione di paese disciplinato nell'osservare le regole, perché questo consentirà, in un indefinito futuro, di sedersi a un ipotetico tavolo di un fantomatico negoziato avendo una evanescente credibilità che consentirà di difendere con una improbabile risolutezza delle imprecise rivendicazioni.

Insomma, sarebbe il calendismo, dal nome del figlio d'arte: quello che vuole rispettare le regole per cambiarle. In realtà, chi vuole rispettare le regole lo fa perché vuole rispettarle, e vuole rispettarle perché, come sappiamo benissimo qui, avendo letto Featherstone, la medicina amara che le regole impongono va bene a lui per primo, dato che il risultato di queste regole è sempre e comunque una ridistribuzione del reddito dal basso verso l'alto, cioè verso gli strati sociali dove, comme par hasard, si trova chi queste regole vuole imporci. Faccio notare che il simpatico Calenda, pur avendo dato una veste piacevolmente dadaista a questa filosofia politica, non se l'è certo inventata: in fondo, l'idea di soggiacere a regole esterne, deprecandole, non è altro che il "paradosso della debolezza", teorizzato a metà anni '90 da Edgar Grande:


Insomma: nel balletto fra Padoan e Moscovici, tanto per capirci, si percepisce immediatamente che i due stanno dalla stessa parte, e che quella parte non è la nostra, ma (legittimamente) la loro!

Ora, questa subalternità è relativamente facile da smascherare. La letteratura scientifica l'ha teorizzata 20 anni or sono, come pezzo importante della strategia complessiva di espropriazione della democrazia, quella strategia che consisteva nell'attribuire ad organismi "al riparo del processo elettorale" la responsabilità di decisioni classiste e contrarie agli interessi della maggioranza. Inoltre, si dovrebbe capire (se si fosse di sinistra) che esistono i rapporti di forza, e che il piegarsi a chi ci vuole sottomettere non è il modo migliore di gestirli. Non lo è in generale, e non lo è riguardo alla Germania, dominus di queste regole, con la quale, come ci ha chiarito tanto bene Flassbeck (economista tedesco) semplicemente non si tratta. Si va lì, e si dice: "noi faremo così, e ti suggeriamo di cooperare". Non è possibile che un paese come il nostro, che ha una configurazione di fondamentali tutto sommato favorevole (surplus primario di bilancio statale, surplus di partite correnti, rischio da redominazione basso o addirittura, secondo stime recenti, inesistente), e che al contempo, se uscisse, farebbe saltare il banco, non usi questo potere negoziale.

O meglio: non sarebbe possibile, se chi ci governa non fosse convinto della bontà dell'agenda che ci viene imposta, perché da questa agenda trae vantaggi in termini di classe (spostamento della distribuzione del reddito a favore del capitale) e personali (Padoan che vuole andare a Bruxelles e Calenda che vuole tornarci, ad esempio).

Insomma: la sinistra di governo è subalterna perché persegue una politica di destra volendolo fare, e naturalmente facendo finta di non farlo, salvo attribuire all'"Europa" la responsabilità della marachella, quando viene scoperta!

Ma anche la sinistra critica è subalterna, perché si lascia dettare l'agenda politica dalla destra.

Il meccanismo, in questo caso, è diverso, ma il risultato è analogo. Il fatto è che, come D'Attorre ha onestamente ed efficacemente riconosciuto sul Fatto Quotidiano, la cosiddetta "sinistra" ha sostenuto per anni un progetto che di sinistra non era: l'euro. Lui la butta sul costituzionale, e fa benissimo: sono argomenti fondati. Ma qualsiasi economista "critico" dovrebbe porsi la domanda che ho posto ieri ai miei colleghi qui a Manchester: come avete potuto credere che fosse "di sinistra" un progetto che affida le proprie speranze di salvezza alle virtù riequilibratrici della mobilità dei fattori di produzione, cioè del capitale (Maastricht) e del lavoro (Schengen)? Credere che facilitando il gioco delle forze di mercato tutto vada a posto vi sembra di sinistra?

In effetti, non lo è, e il problema della sinistra critica è che sa di aver propugnato politiche neoliberiste, e se ne vergogna (forse anche perché ci ha guadagnato di meno di quanto ci abbiano guadagnato, a livello di classe e personale, gli esponenti della sinistra di governo): di conseguenza, vive una fase adolescenziale nella quale, come ogni adolescente (er Palla docet), deve costruirsi un'identità attraverso la negazione. Insomma: questa sinistra che per decenni è stata ottusamente, meschinamente e autolesionisticamente fascista oggi deve affermare non tanto il proprio essere "sinistra" (quindi patria di proposte critiche e consapevoli a difesa delle classi lavoratrici - da definire in modo coerente con la realtà attuale), quando, in modo disperato, grottesco, caricaturale, il proprio non essere "destra".

Invece di intraprendere una strada di riflessione seria, che oggi tanti testi potrebbero favorire, questa "sinistra" prende una strada più semplice, ma di più sicura presa su un elettorato che, pur percependo il tradimento ed essendo schiacciato dai suoi risultati, non riesce a spogliarsi dalla logica dell'appartenenza: semplicemente, negare che i problemi sollevati dal nemico di turno siano rilevanti.

Salvini dice che l'euro è un problema? E allora l'euro non è un problema. Salvini dice che l'immigrazione è un problema? E allora l'immigrazione (e la migrazione interna, da non dimenticare mai) non sono problemi.

E via così, con tutti i simpatici corollari: Bagnai ha parlato con Salvini? Allora non è di sinistra. Bagnai è amico di Borghi? Allora io non ci parlo.

Ora, partendo dalla fine: a me di non parlare con quattro coglioni scappati di casa potrebbe anche non interessarmi molto. Qui parlo con Marc Lavoie, con Malcolm Sawyer, con Tony Thirlwall, ecc. Non ho certo bisogno di trarre legittimazione né stimoli intellettuali dal dialogo con dei cretini. Il punto quindi non è questo e non è mai, per quanto mi riguarda, personale. Tutti i punti che sollevo sono sempre e solo politici, e se sembrano personali è solo perché, per motivi che non capisco, in Italia questo blog e la mia persona sono stati finora il dibattito sull'euro. Dato, questo, paradossale, perché, come vi ho sempre detto, le idee che ho portato in questo dibattito per lo più non sono mie, e tante persone, incluse quelle che oggi ragliano oscene imprecisioni dalle colonne di giornali eccessivamente compiacenti, avevano capito prima e meglio di me dove andasse a parare il progetto.

Il problema politico è evidente: se tu ti rifiuti di considerare come problematici dei temi che sono portati nel dibattito politico dal personaggio che hai eletto come nemico di riferimento per ricostruirti una identità, di fatto lasci che sia questo personaggio a definire (se pure in negativo) il tuo programma politico.

Ora, bisognerebbe capire una cosa, che, mi rendo conto, è difficile da capire per chi ha operato per tanti decenni nel perimetro ristretto della logica dell'appartenenza. Esattamente come gli elettori non sono "i nostri elettori", i problemi non sono "i nostri problemi". I problemi (la deflazione salariale imposta dall'euro, la gestione della migrazione funzionale a questo progetto di deflazione) sono di chi ne soffre, e chi ne soffre sono gli strati sociali più bassi (inclusi commercianti, professionisti, piccoli imprenditori manifatturieri e dei servizi non finanziari, coltivatori diretti, ecc.). Se vuoi essere di sinistra, devi risolvere i problemi di queste persone, che non sono risolvibili se non attraverso una ridefinizione complessiva del rapporto dell'Italia con l'agenda neoliberista europea (euro compreso, per i motivi spiegati sopra, ovvero perché l'integrazione finanziaria attribuisce al capitale un devisivo vantaggio sul lavoro, come ho spiegato con dovizia di dettagli il primo maggio scorso). Questa sinistra che non capisce che facendo favori al capitale non si fanno favori al lavoro dà un pessimo spettacolo di sé, e induce ai peggiori sospetti.

Associata all'idea che "non bisogna parlare di euro o di migrazione perché questi sono i temi di Salvini" (e non dei poveracci che ne soffrono) è anche l'idea che "noi dobbiamo ricominciare a parlare al nostro popolo" (espressa larvatamente da D'Attorre). Un'ottima idea, che incontra però due ostacoli: il primo è che è difficile rivolgersi a persone la cui vita è devastata da un problema, partendo dalla negazione della rilevanza di quel problema "perché è un tema di Salvini" (o "delle destre nazionaliste populiste xenofobe che fanno piangere la madonnina di Berlaymont"). Il secondo è che se i tuoi numeri sono il 5%, non fosse che per un fatto di aritmetica, devi attrezzarti per parlare anche agli elettori degli altri, e possibilmente per toglierglieli.

Non entro qui in un discorso più ampio, che ovviamente non sarebbe compreso: la patria è in pericolo (sì, lo dico apposta in un modo tale che i coglioni non possano capirlo: ma io non sono un politico...), e quindi occorrerebbe rivolgersi agli italiani, anziché al "nostro popolo" (fra l'altro, presupponendolo in tal modo etnicamente superiore agli altri popoli della penisola, e questo nel momento stesso in cui ci si scaglia contro il razzismo xenofobo!). Se ci fate caso, Bruno Vespa lo fa (da persona intelligente): si rivolge atli italiani, e questo è solo uno degli innumerevoli esempi di come la sinistra adolescenzialmente subalterna si lasci sorpassare a sinistra dalla destra (Vespa non credo possa essere visto come un pericoloso rivoluzionario: ma è, lo ripeto, una persona intelligente).

Supponiamo di non voler entrare quindi in un discorso di interesse nazionale (ma perché poi non farlo?). In ogni caso, il problema è che se dal 5% vuoi passare al 10%, e poi al 20%, e non hai dietro i capitali di qualche potenza politica o economica estera, come minimo devi cercare di allargare lo spettro del tuo consenso evitando di rivolgerti al tuo feudo. Ecco: proviamo a fare uno sforzo di immaginazione, proviamo a immaginare che in una democrazia rappresentativa gli elettori non siano i "tuoi" elettori (come nei romanzi russi le "anime" sono del proprietario terriero), ma siano una risorsa contendibile. A questo punto la domanda è: cerco di appropriarmene negando rilevanza ai loro problemi (perché sono "problemi della destra", in senso soggettivo), o cerco di capire che questi problemi sono oggettivamente frutto di una strategia capitalistica facilmente individuabile, e quindi elaboro una critica di questa strategia?

La sinistra critica subalterna non riesce a fare gli interessi della classi subalterne molto di più di quanto ci riesca la sinistra di governo subalterna, dalla quale però, almeno, non ci aspettiamo che voglia farlo.

Tornando quindi all'inizio, cioè alla domanda di Vespa: riusciremo a reagire quando la sinistra critica uscirà dalla fase adolescenziale, e invece di costruirsi un'identità "per negazione", il che la priva di qualsiasi spazio di reale proposta politica (perché i temi che affliggono le classi lavoratrici sono per troppo tempo stati lasciati alla destra, come avevo vanamente prefigurato nel 2011), si costruisca un'identità positiva, facendo proposte alternative che non siano "non ne parlo perché ne parla Salvini (ieri Berlusconi, domani chissà)", ma siano la costruzione di un modello di società più equo. Questa costruzione passa attraverso una consapevolezza che la sinistra critica non ha perché non vuole averla, e perché si è fatta scippare dalla destra i testi che la propongono. Non è stata una mossa molto intelligente, anche se forse alternative non ce ne erano. Il mea culpa di D'Attorre potrebbe essere il primo passo di un percorso diverso, di riscatto, quello che qui abbiamo chiesto fin da Eurodelitto ed eurocastigo. Alla fine, quattro anni dopo, ci siamo arrivati perché dovevamo arrivarci. Questo passo sarà efficace e indicherà un vero cambiamento di rotta solo se sarà seguito dalla scelta adulta di definire autonomamente (e non in negativo) i temi della propria proposta politica, partendo da una prassi che qui pratichiamo, ma che i partiti sembrano aver dimenticato: l'ascolto.

Solo definendo i problemi oggettivamente, strategicamente, rispetto a chi ne soffre, anziché soggettivamente, tatticamente, rispetto a chi li ha messi sul tavolo, una delle due sinistre (quella "di sinistra") riuscirà a liberarsi dalla sua subalternità. Se non lo farà, verrà fatalmente sorpassata a sinistra dalla sinistra "di destra". Il che, forse, ad alcuni potrebbe anche non sembrare un problema: non importa se il gatto è cremisi o scarlatto, basta che ci tiri fuori dalla trappola. E invece il problema credo ci sia: la mancanza di consapevolezza (che certi terroristi della sinistra "di sinistra" hanno finora attivamente fomentato) è il pericolo più grande che ci aspetta nella gestione del "dopo", come ci siamo già detti.

Speramo bene.

75 commenti:

  1. Risposte
    1. Facciamo fascioleghista e non parliamone più.

      Per me un fascioleghistasanfedista grazie... e una quattrostagioni.

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    2. no, scusate, si dice faSSSista! (alla romagnola)

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  2. “La signorina matura vive di rendita. Anche il giovanotto maturo vive di rendita. Fa degli investimenti di capitali. Con aria di dilettante disinteressato, si reca nella City, partecipa a riunioni di direttori generali, e compra e vende azioni. Come è ben noto alla nostra saggia generazione la compra e vendita di azioni è l'unica cosa da fare in questo mondo. Non c'è bisogno di antenati né di una buona reputazione, né di cultura, né di idee, né di bei modi: basta avere azioni. Avere abbastanza azioni da far parte del Consiglio Generale col nome in lettere maiuscole, viaggiare su e giù tra Londra e Parigi per affari misteriosi, ed essere grandi.
    Da dove viene quel tale? Dalle azioni. Dove va? Alle azioni. Che gusti ha? Azioni. Ha dei princìpi? Ha azioni. Che cos'è che lo manda al Parlamento? Le azioni. Forse da solo non è mai riuscito a nulla, non ha mai fatto nulla, non ha mai prodotto nulla! Ma le azioni spiegano tutto. O potenti azioni! Voi fate risplendere in alto quelle lucenti immagini per cui noi pidocchi insignificanti gradiamo notte e giorno, come per effetto dell'oppio o della cicuta: "Liberateci dal nostro denaro, sparpagliatelo per nostro conto, comprateci e vendeteci, rovinateci, soltanto vi preghiamo di assidervi tra le potenze della terra e d'ingrassare a nostre spese!"

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    1. Davvero bello: da cosa è tratto?

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    2. Dickens: "Il nostro comune amico".
      Googolando si trova (quasi) tutto.
      Grazie a Dragan, formidabile fonte di ispirazione per le letture.

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  3. "la mancanza di consapevolezza (che certi terroristi della sinistra "di sinistra" hanno finora attivamente fomentato) è il pericolo più grande che ci aspetta nella gestione del "dopo", come ci siamo già detti."

    Errore che la SSStoria ha già visto celebrarsi nel 1919-1922: anche lì la gestione di un "dopo" fu in sostanza delegata alla sinistra della destra capitanata da un ex socialista di Predappio; anche in quel frangente si rifiutò una politica attiva rifugiandosi nei comodi schemi del contro; anche allora i problemi delle masse non eran fatti di sinistra perché non riguardavano in partenza il "popolo".

    Dubito che vi siano oggi in politica dei Gramsci o dei Nenni: uomini della provvidenza, invece, se ne trovano in ogni stagione. E da socialista, nel senso magistralmente edotto da Orizzonte48, ho serio timore che il prossimo giro di giostra non sposti d'una virgola i rapporti di forza

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    1. Sono tristemente d'accordo. Unica differenza: qui lo abbiamo visto prima che succedesse, e abbiamo registrato a futura memoria i nomi di chi ci ha impedito di impedirlo.

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    2. Vero. Gli storici di Domani, se esisteranno ancora fondi sufficienti, troveranno nel blog un monumento di Resistenza e passione civile senza pari.

      "La violenza più forte può trionfare della violenza più debole, non del raccoglimento e della tenacia."

      https://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_su_Roma_e_dintorni



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  4. È davvero uno scritto ottimo.
    Sono sinceramente sempre più convinto che una Scuola di Formazione interna ai partiti/o di sinistra (Scuola Quadri?) sia di nuovo necessaria, se mai la sua necessità sia venuta davvero meno.

    In parte come il tentativo fatto dalla Lega, ma in forme e modi decisamente più intensi e di respiro più ampio.

    Se le élite nazionali hanno <>, se una sinistra critica (in generale, non necessariamente "questa sinistra critica") vuole avere speranza di recuperare / prendere fette di elettorato, deve impostare un percorZo che porti ad una nuova egemonia culturale (o almeno a condividerla, incrinando l'attuale monopolio), tornando a definire l'agenda politica nazionale.

    Per far questo deve necessariamente ri-costruire un bacino di intelligenze (e intelligenza) interno. Dal quale far scaturire idee, linguaggio, strategie rivolgendosi ai segmenti della popolazione colpiti (o che lo saranno o potrebbero esserlo) dagli effetti di queste politiche favorevoli al capitale.

    Anche nell'ottica della gestione del dopo, fase per la quale condivido le sue preoccupazioni.

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    1. Era: Se le élite nazionali hanno "tradito"

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    2. Se le élite nazionali hanno <>, se una sinistra critica (in generale, non necessariamente "questa sinistra critica") vuole avere speranza di recuperare / prendere fette di elettorato, deve impostare un percorZo che porti ad una nuova egemonia culturale (o almeno a condividerla, incrinando l'attuale monopolio), tornando a definire l'agenda politica nazionale.

      "nuova egemonia culturale" ????
      ma...

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    3. Si: perché lavorare con l'obiettivo di restare subalterni e sulla difensiva? L'obiettivo deve anche essere tornare a occupare il territorio mentale, dell'immaginario e della prospettiva futura dei cittadini e quindi dell'elettorato.

      Altrimenti, che si chiacchiera a fare? Meglio andare a gioca' a biliardo.

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  5. Vedremo...se D'Attorre segue il blog...

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  6. Nel mio piccolo assisto all'interiorizzazione del "mito del controfattuale fantastico" (cit. Pedante). Le persone - io per primo - temono che comunque sarebbe peggio, che sfidando banche e multinazionali, USA e Germania, non solo saremmo sconfitti con perdite, ma che pur vincendo poi non saremmo in grado di gestirci. La mancanza totale di leader di riferimento chiude il circolo vizioso TINA. P.S. ma oggi esisterebbero gli angeli del fango, i giovani che aiutarono Firenze nel post alluvione? Erano altri tempi, ricordiamolo.

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    1. Oggi manderebbero i profughi, strumentalizzandoli affermando : "hai visto che brava gente, Salvini? "

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  7. E’ sicuramente vero che la ‘sinistra critica’ trova oggi una identità solo in contrapposizione ad altre posizioni politiche ed appare tragicamente incapace di offrire una propria, specifica visione. Tuttavia, anche in base a qualche esperienza e conoscenza diretta di persone che vi militano, a vari livelli, credo di poter dire che il problema si presenti in questo modo: la sinistra del PD (ma il discorso si può estendere a SEL) ha sostanzialmente smesso di fare politica, le sue proposte sono solo intese ad acquisire una rilevanza interna al partito, in modo da garantirsi una forma di sopravvivenza, da tradursi in seggi parlamentari. E si parla di sopravvivenza personale, non politica, giacchè ormai nessuno di loro - da Bersani a Speranza a Scotto - crede realmente che vi siano alternative al dominio dei mercati e del capitalismo ordoliberista di impronta tedesca. Il loro NO al referendum è esclusivamente dettato dalla necessità di contrastare la leadership di Renzi, ma non implica alcun ripensamento sull’euro e sull’Europa, con la sola eccezione di D’Attorre e Fassina, che non a caso vengono isolati e tenuti ai margini di qualunque iniziativa. Per questo non c’è da nutrire alcuna fiducia in questi personaggi, ed anzi c’è da giurare che, in caso di successo del NO, proporranno subito un governo tecnico-politico (magari a guida Letta), per mettersi in linea con le direttive di Schauble e della Commissione europea, ed applicare nuovamente le stesse ricette del governo Monti, che tanto piaceva a Bersani. Detesto Renzi e tutto quel che rappresenta, ma dai suoi oppositori ‘di sinistra’ mi aspetto solo il peggio.

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    1. Io ho stima di D'Attorre.
      Credo però che il problema sia che lui (come altri?) non riescano a coagulare consenso e quindi forza.
      Diceva cose intelligenti all'assemblea del PD.
      Il problema di dire cose intelligenti e basta è che non porta da nessuna parte, se non riesce (ammesso che si sia tentata l'azione) l'aggregazione di persone, forze intermedie, ecc.

      L'azione è l'efficacia politica non discende necessariamente dall'essere e dire cose intelligenti, né dal capire prima degli altri.

      Questo credo sia un altro problema grande: se c'è qualcuno che ha cambiato idea tra i politici, non sembra che sia in grado di produrre risultati. Visto da fuori: io non conosco né persone interne né vita interna ai partiti.

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    2. A Bersani andrebbe fatto capire che non è perché il paese è stato sconfitto, per colpa di un tradimento del quale lui è stato parte attiva, che esso non voglia combattere e non possa aprirsi un suo spazio. Qui capiamo che questo mito della "fine della storia" è alimentato da certi figuri solo come comoda scusa per porre in secondo piano le proprie enormi responsabilità. Il che apre ovviamente al terzo passo per la costruzione di un'alternativa credibile (passo che NON verrà fatto): dopo aver chiesto scusa, dopo essersi riappropriata dei propri temi (la difesa del lavoro), per essere credibile dovrà liberarsi dei padri nobili. Ma a questo punto le dinamiche interne diventano le stesse: Bossi sta a Salvini come Bersani a D'Attorre, e quindi non se ne uscirà.

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    3. Sono curioso di leggere il Nuovo Contratto Metalmeccanico che, trionfalmente, sarà firmato a breve: scommettiamo che ci sarà un restringimento dei diritti? Ho visto con la firma del CCNL del turismo, a mia moglie, sono evaporati circa cento euro in una busta paga di 1400 lordi.

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    4. Infatti tra le proposte che ho letto ne trovo una che non passa inosservata: gli aumenti per i prossimi anni saranno la metà dell'inflazione programmata. Ergo, ciò significa diminuire lo stipendio ai lavoratori. Vediamo come andrà a finire, purtroppo fim e uilm non sono lontani dal dire di sì (come al solito pronti con la penna per firmare). L'altra invenzione sarà quella di pagare un centinaio di euro con i buoni (benzina, spesa o altro), che per il datore di lavoro sono detassati...

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    5. Al convegno "Costituzione italiana e trattati europei: convivenza possibile?" al quale ho assistito ieri a parte l'ottimo (al solito) contributo di V. Giacchè e l'intervento del prof. emerito dell'università Bocconi R. Artoni critico verso le politiche liberiste thatcheriane e reaganiane origine della libera circolazione dei capitali e della forza lavoro e quindi degli squilibri da essi provocati, mi ha colpito l'intervento post relazioni di un operaio precario.
      Questo invitava il coordinatore del comitato milanese per il no (Sel), il quale tra l'altro, aveva nel corso del suo intervento citato "non questa europa" (mantra), a cominciare a discutere di rifiuto di Euro e di UE.
      La base, almeno una parte, ha capito.
      I dirigenti a quanto pare ancora no.

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    6. @Battista Dotti
      E come puo' essere altrimenti? Per ottenere qualcosa si deve lottare, giustamente nessuno regala niente. Invece e' chiaro che avremo qualche cosmesi in piu' e bei soldi e diritti reali in meno. E dovremo pure ringraziare.

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  8. Purtroppo la stuazione non è nuova. Si ritorna sempre al rifiuto di accettare il conflitto, in prima battuta teorico.
    Tra l'altro visto come si sono messi i rapporti di forza sarebbe un primo passo riconoscere il problema senza dover per questo approntare da subito una strategia di azione conseguente ma almeno per evitare di farsi trascinare su posizioni contraddittorie e indifendibili. Vaste problème.

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  9. Secondo me è una causa persa, la sinistra critica sono vent'anni che ha smesso di avere proprie idee e fonda la sua esistenza sulla contrapposizione al nemico di turno. E tale scelta purtroppo adesso sta passando il conto, perché dopo anni passati a delegittimare i salvini di turno, adesso che costoro si sono appropriati delle tematiche di sinistra, si ritrovano senza via di scampo, impauriti di perdere anche quel misero 5% che gli rimane nel caso cercando di riapproriarsi dei propri temi i residui loro elettori li abbandonino.

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    1. Ma si sono battuti duramente per affittare gli uteri e accogliere tutti i diseredati della terra. Hanno lavorato per noi, poveri figlioli!

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  10. "Speramo bene."

    http://tass.com/politics/910602
    http://www.zerohedge.com/news/2016-11-05/us-military-hackers-prepare-battlefield-breach-russias-backbone-ahead-possible-elect

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  11. La perdita di salario subita dai dipendenti pubblici e quelli delle aziende private, artigianato , piccola industria e piccoli imprenditori in generale non e' stata uguale.
    Nel 2013 lo stipendio medio dei dipendenti pubblici e' stato di 35.000 euro , quello dei dipendenti privati 25.000 (circa) .
    I dipendenti pubblici hanno avuto i contratti bloccati ma non hanno perso il lavoro per poi troverne un'altro ad un importo della meta' o visto ridurre i fatturati del 50% con le banche che chiedono il rientro .
    Facendo due conti brutali :
    Costo dipendenti pubblici (dato 2013) 159 miliardi di euro
    PIL italiano 2013 1362 miliardi di euro
    Percentuale spesa per pubblici dipendenti su PIL 11,67%
    Costo dipendenti pubblici se prendessero come privati 113,57 miliardi di euro
    Differenza 45,43 miliardi di euro
    In % di pil 3,34%
    Le imposte sulla casa ed altro patrimonio sono in % di PIL nel 2013 il 2,7
    Conclusione:
    il governo Monti ha massacrato la classe media per mantenere costante il reddito (incomprimibile e base elettorale del PD ) del pubblico impiego .
    Se la compressione dei salari fosse andata tutta a favore del capitale avremmo la fila di gente che fa investimenti e nuove aziende.
    Io non vedo nulla del genere: vedo invece dipendenti pubblici sempre piu' grassi e sempre piu' dediti alla difesa di "diritti acquisiti" che sono privilegi.
    Non vi puo' essere solidarieta' con chi ti ruba nel portafoglio per mangiare anche la tua meta' del pollo di Trilussa .

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    1. Ricapitolando: dipendenti pubblici brutti e cattivi e crisi di domanda spacciata per crisi di offerta... Qualche altro luogo comune da rifilarci?

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    2. Al Sig. Masotti è stato gettato l'osso sul quale accanirsi per soddisfare la fame. Sbrana Masotti,addetta forte forte e muovi forte la desta.
      il ragionamento di gran parte dei teleimboniti è il seguente:siccome tu dipendente pubblico sei un pezzente fortunato (non ha fatto la fatica di trovarsi un lavoro)io che sono pezzente sfortunato ho sofferto tanto. Quindi è giunto il momento che tu soffra quanto me così saremo insieme così pezzenti che potranno fare di noi quel che vogliamo.
      Un dipendente pubblico che lavora 8 ore al giorno cercando sempre di farlo con dignità.

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    3. Questo è anche peggio di pippo yanez.

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    4. Crisi di domanda ... sì sicuro, se ci sono più soldi per far girare l'economia è sempre meglio, lo sa anche la mi nonna ... i soldi in passato li abbiamo avuti (parecchi anche presi a prestito) ... ma per rendere sostenibile il giochino bisognava usarli meglio ... non solo per sostenere i consumi e l'ingrasso di chi ti assicura i voti ... vanno investiti (ricorda qualcosa la storia della formica e della cicala?) ... altrimenti ci si trova così: un sistema produttivo che in gran parte deve affidarsi alla competitività di prezzo ... un numero sempre crescente di persone che retrocede ... un nocciolo duro di furbetti che si è fatto un bel gruzzolo (e l'ha portato all'estero) ... troppo tardi tentare di riconciliare gli interessi ? troppo complesso ? santa lira aiutaci tu

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    5. Non capisco: il sig. Masotti si lamenta perché i dipendenti pubblici non sono stati colpiti come i dipendenti privati? Se lo fossero stati sarebbe andata meglio per tutti? Quindi, p.es. un mare di dipendenti pubblici licenziati avrebbe giovato alla causa dei dipendenti privati? Siamo davvero alla frutta.

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    6. @unonessunocentomila
      Aggiungici pure lo scontro all'interno del settore privato: precari vs garantiti(per ora).

      I primi pensano che, trattando peggio i secondi, la loro condizione migliori

      #trattodaunastoriavera

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    7. Non credo che A. Masotti meriti risposte, è solo uno dei tanti teledipendenti che da Floris, Formigli e compagnia cantante ha subito il lavaggio del cervello per anni e si è convinto di una realtà che non esiste, ma fa molto comodo alle elite che ci governano. I talk show del resto servono ormai solo a questo, a orientare la gente all’odio sociale reciproco. Consiglierei a Masotti di scegliere altri blog e luoghi del web dove sfogare il suo livore anti Stato, e magari ricevere le risposte che si aspetta. Purtroppo molti, tropi italiani sono stati indottrinati in questo modo, e vedono gli insegnanti (i meno pagati in Europa, n.d.r.) o gli impiegati ministeriali come i nemici di classe, e i Briatore o i Davide Serra come gli eroici imprenditori che fanno crescere il Paese. Quanto all’affermazione “il governo Monti ha massacrato la classe media per mantenere costante il reddito (incomprimibile e base elettorale del PD) del pubblico impiego” se non è frutto di una momento di totale annebbiamento mentale, fa quasi ridere: basterebbe conoscere la storia e la cultura di Monti, quello che ha fatto nella vita, e ciò che ha sempre dichiarato, per capire che pochi altri detestano lo Stato e i dipendenti pubblici quanto lui.

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    8. E' una guerra tra po. Comunque, io spero che quei trentacinquemila euro , non vengano messi sotto il materasso. Ma spesi dal fornaio sotto casa, dal pizzicagnolo e dal fruttarolo. Questo mi basta.

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    9. Cazzo, non c'avevo pensato... il principio è talmente geniale che andrebbe applicato a livello planetario: basterebbe portare OVUNQUE (a cominciare dai paesi più 'sviluppati') quel PURO COSTO PER LA COLLETTIVITÀ CHE SONO I SALARI E LE TUTELE DEI LAVORATORI PUBBLICI al livello dei salari e delle tutele del sotto-settore privato più pezzente del Burkina Faso, e tutti i salariati del mondo (a cominciare da quelli privati) sarebbero massimamente felici e contenti: tutti perfettamente istruiti, curati, assistiti e tutelati dal crimine, tutti in posizione di massima forza nei confronti del capitale, e tutti senza più nulla da recriminare e rivendicare (a cominciare da un salario perequato a quello dei propri connazionali inopinatamente meno sfruttati)!

      A Maso', guarda che sei su GOOFYNOMICS, non su Scherzi a parte (a meno che il prof non sia Antonio Ricci, tu un suo complice e su Scherzi a parte ci siamo noi!)

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    10. @ mons Colombo

      Aggiungo anche che nel pubblico oramai l'aria è irrespirabile. da me hanno introdotto la valutazione "meritocratica" vale a dire,in sintesi, o fai quello che ti dico e come voglio io oppure ti faccio passare i guai.
      Sta diventando un tutti contro tutti e alcune anime pie dalla lingua sempre pronta a sollazzare il dirigente di turno passano il tempo a contare quante volte vai al cesso. Avrei milioni di cose da dire ma non è il luogo. Porto avanti la battaglia del prof e mi sento orgoglioso di essere considerato un "pazzo" perché dico le cose come stanno. Non immaginate i sorrisini inebetiti quando parlo delle cose che ho appreso qui.

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  12. La strategia della sinistra critica mi pare piuttisto chiara: stare alla sinistra del PD (alla minor distanza possibile). Dovunque il PD vada.

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  13. Anche se la sinistra moderata o radicale chiederà scusa sarà comunque spazzata nel cestino della Storia, dato che orami il tempo per redimersi è scaduto; non ce la farà mai.
    Infatti non è sufficiente avere del talento politico o economico per emergere se si è privi di una coscienza sociale; senza di essa si entra nel vasto mondo della corrente principale e dell'opportunismo che inevitabilmente conducono alla catastrofe, come più volte accaduto in passato.
    I tardivi lamenti di D'Attorre e compagnia bella , o meglio , i loro rantoli resteranno inascoltati dopo 30 anni di tradimenti alle spalle di un intera classe di lavoratori ,
    Oggi è venuto il tempo di un ampio e popolare partito di estrema destra; del resto, che cosa ci si può aspettare dopo 30 anni di tradimenti da parte da parte di una dirigenza sinistroide cialtrona e opportunista?

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  14. Tutto quello che ho sempre pensato senza l'affetto per D'Attorre e la sinistra e la presenza di una grazia e una maestria nell'esporre "pensieri" da far invidia ad ad Alberto Bagnai (ops...ah, già: l'articolo lo ha scritto lui!)

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  15. Quando penso alla "sinistra" italiana mi tornano in mente i primi versi della mia canzone preferita di Springsteen, The Rising: "Can’t see nothin’ in front of me, Can’t see nothin’ coming up behind...". Mi pare che descrivano bene il nulla nel quale si muove il simpatico D'Attorre.

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  16. Visto l'imminente #goofy5 e seguendola da poco, ho deciso di farmi una ripassata dei temi guardadomi su youtube il podcast del 2015 (purtroppo non ci sarò, vista la nascita di un mini-me). Da lì, dal libro (per il momento ho letto solo il tramonto dell'euro), da altri video sparsi per youtube, da questo e altri post, mi sembra di notare uno dei tanto famigerati riflessi pavloviani; mi spiego meglio.
    Fusaro dice "ho il timore che questo partito della sinistra sia un partito della coscienza a cui siamo tesserati io e lei"; e lo dice quando? Lo dice in risposta a Clericetti che in precedenza aveva puntualizzato "ma la sinistra che dico io è XXX" (tac! riflesso). Similmente lei spesso dice in giro "Io sono di sinistra, nonostante quello che dicono, etc etc"; parla spesso del tradimento della sinistra (nei libri e fuori) e in questo post leggo una nota di "dolore" o "sofferenza" o "livore"... non so bene come descriverlo.

    E' questo il riflesso di cui parlo; la difesa di una parola, "sinistra", da chi l'ha sporcata, l'ha distrutta e l'ha mandata e continua a mandare al macero.

    Questo riflesso ha un doppio effetto negativo nella causa "no-euro" (non so come chiamarla altrimenti). Il primo è che personaggi della cosidetta sinistra critica, secondo quanto lei ha scritto sopra, continuano a usare questo riflesso e questa parola "sinistra" per cercare di carpire voti (alla fine della fiera contano sempre i voit); è chiaramente questo il popolo al quale si riferiscono nel "noi dobbiamo ricominciare a parlare al nostro popolo".
    Il secondo effetto detrimentale è nella mente delle persone che hanno il contro-riflesso: i comunisti mangiano i bambini; l'ancorarsi al concetto, inesistente oggi, di sinistra aliena quella parte di persone che pur condividendo le nostre sofferenze, non condivideranno mai l'idea di associarci ai nipoti di stalin, dopo aver votato per anni DC e poi la margherita o zio silvio.

    A questo punto, le suggerisco, di prendere fortemente le distanze da questo modello linguistico (è difficile allontanarsi da quello che siamo stati in gioventù - Granville), ma reputo che sia l'unico modo per potere accettare e far accettare la comunanza di intenti tra persone dai bagagli e storie politiche molto diverse (Salvini per me che sono napoletano è l'antitesi... ma probabilmente lo voterò alle prossime).
    Qualche esempio
    - "no-euro", "anti-euro", anche se... sembra quasi "no-tav"; la negatività di sti tempi sembra non premiare.
    - visto il "gemellaggio" con il sito orizzonte48, da lì viene un ottimo spunto: "Costituzionalisti". Sà un pò di vecchio (sembra quasi "i monarchici" o "i repubblicani", ma almeno non è assimilabile agli schemi istintuali che ci appartengono; in più rappresenta esattamente tutto ciò che sta esprimendo nel suo dibattito, lei e le persone del gruppo di asimmetrie
    - oppure proprio dal nome "asimmetrie" può nascere qualcosa; "contro le asimmetrie", anche se diventa un pò troppo tecnico e sospetto che ci voglia più impegno per fare massa critica; in più ricade del problema "anti-", "no-" di cui sopra.

    Ci faccia una pensiero,
    Giuseppe

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    1. Caro, posso chiedere che chi pretende di dirmi cosa pensare lo faccia almeno nella mia lingua? Nella tua, invece, parlaci di te: cosa hai studiato? Che lavoro fai?

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    2. Io ho studiato materie "aride" (diceva una mia amica): le ingegnerie. Dopo una laurea in ingegneria elettronica mi ritrovo. da dipendente, nel famigerato mondo dell'informatica: un mondo di melma dove vige la contrattazione individuale (sempre più al ribasso ovviamente), pieno di aziende più o meno omologate agli standard americani dirigenziali e lavorativi (la competizione fratricida intra-moenia tra colleghi, il mobbing diffuso sui contratti deboli, e tutte le belle cose che chi è dentro sa perfettamente).

      Un commento al suo; le parla di "mia lingua": ma la lingua non è mutevole e collettiva? In sti giorni sento (e rabbrividisco) notizie sulla "portiera" morta annegata. L'ho letto prima su twitter tramite dei commenti e non capivo a cosa ci si riferisse (la portiera della macchina annegata? Forse la moglie di un portiere?), ma poi "ho unito i puntini" con altri commenti e ci sono arrivato; il comune dire ha sdoganato termini che suonano diciamo "cacofonici"(anche se qualche altro "cac" andrebbe bene): "ministra", "sindaca" e portiera, appunto. E un giorno come andrà a finire? Lei dirà un giorno "professora"? Quando si presenterà uno studente e le dirà "professora"? Quando una sua collega si impunterà e chiederà di essere chiamata "professora"?

      Un ultima riflessione sempre sulla parola "sinistra". Se la memoria non mi inganna la parola è nata in virtù del fatto che i sinistri si sedevano a sinistra nei parlamenti nazionali; infatti, nei libri su cui ho studiato si parlava anche di "sinistra storica" in italia nell'epoca post-unità, ma che di sinistra come la immaginiamo noi aveva niente a che vedere. Nel mio ragiomento, sarebbe più corretto dire che loro, essendo seduti fisicamente in parlamento a sinistra, si possono arrogare il diritto di cosa è sinistra (in senso identificativo beninteso: il tradimento di chi dice di fare una cosa e ne fa n'altra è fuori da ogni discussione qui, la accetto e condivido a-priori, caso mai non fosse chiaro) e cosa no, piuttosto che noi, io e lei?
      Forse anche la nostra è diventata un'altra "sinistra storica" che finirà sui libri di storia, non crede?
      Saluti

      PS. spero che non sia partito due volte, lo smartphone mi ha fatto strani scherzi; infatti sto scrivendo dal pc adesso

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    3. @GiuseppeC - Sì, vabbè, l'orgia di accenti e apostrofi a vanvera si può anche tollerare. "Detrimentale" però no, eh? C'è un limite a tutto. Chi parla male, pensa male e vive male, come è stato di recente ricordato in questo blog.

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    4. @Max Tuna, ha ragione; a mia moderata scusante ho cattive abitudini prese nel lavoro che faccio. C'è una continua commistione di termini inglesi in versione italianizzata: deliverare, pushare, fare challenge, etc etc, che si fa in fretta a dire detrimentale da detrimental, invece di deleterio.
      Per la questione accenti/apostrofi, se la tollera non dovrebbe poi farla pesare. Altrimenti tanto vale che dice quali sono gli errori che, io cerco di ricordarmeli per la prossima volta e magari fanno bene anche a qualcun altro che passa e si fa pure lui una ripassata di grammatica.

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    1. Ma da dove cazzo uscite? Ma sei il meritocratico Giannino che viene qui a trollare? Un dato? Sentite: io fin dall'inizio ho detto che questo non era un blog di massa. Ti ringrazio per l'interesse...

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    2. "perché questo consentirà, in un indefinito futuro, di sedersi a un ipotetico tavolo di un fantomatico negoziato avendo una evanescente credibilità che consentirà di difendere con una improbabile risolutezza delle imprecise rivendicazioni" : il teatro dell assurdo della sinistra di governo italiana non potrebbe essere rappresentato meglio!!

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    3. Ti rispondo con una frase che ho ripreso dal blog il Pedante che ha scritto tra le altre cose sul post Paura della paura. "Nel modello socio-economico contemporaneo la competizione non è solo nei fatti, ma è celebrata anche nei principi. Di più: è fabbricata e imposta anche laddove non dovrebbe esistere. La scarsità monetaria delle banche centrali indipendenti costringe le economie nazionali a strapparsi l'un l'altra le risorse per procrastinare il collasso, mentre la scarsità occupazionale crea guerre e invidie tra giovani e vecchi, alloctoni e autoctoni, dipendenti pubblici e privati, imprenditori e sottoposti, cittadini e politici, tutti a invocare l'impoverimento altrui nell'illusione di salvarsi pasteggiando sulle carcasse del prossimo." Ecco imparalo a memoria che non è mai troppo tardi.

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    4. Vedo che oggi è il giorno dei dipendenti pubblici, evidentemente fonte di ogni male. Contro di loro scrive un'intera legione di troll (quia multi sunt). Naturalmente, il fatto che l'ultimo contratto dei dipendenti pubblici sia scaduto nel lontano 2009 e che quando sarà rinnovato lo sarà certamente in peggio non suggerisce niente, vero?, alla legione di troll con la bava alla bocca di cui sopra? Proprio non capite che siamo tutti nella stessa tonnara? Nel ruolo di tonni, ovviamente: più o meno grossi, ma tutti tonni.

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    5. Trovo su almeno un paio di mailing list una irriducibile percentuale di questi invidiosi. Ovviamente, invidia sociale come instrumentum regni, ma probabilmente più diffusa di quanto segnalino questi pochi interventi - ci sarà da farci i conti.

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    6. Anche io ero ammorbato dalla propaganda liberista del meno stato più privato e casta cricca corruzione. Poi ho provato, e l'ho detto in un altro post, la sanità privata degli Stati Uniti per un incidente. Da allora ho rivalutato ampiamente il welfare (stato sociale) italiano. Grazie al mio essere italiano protetto da questo welfare ho ricevuto cura ampiamente gratuite, dal mio punto di vista. E ora, per fare un esempio, la vogliono distruggere. Ci saranno sempre coloro che ci marciano sia nel pubblico che nel privato, ma almeno, il loro stipendio (debito pubblico brutto) sarà reddito privato,speriamo, italiano.

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  18. penso che le persone siano (tra i tanti motivi) rimaste indietro ai tempi del pentapartito per cui ci si "collocava" (avendo più opzioni cmq).
    E allora si ragiona sempre per schieramenti (DAR) ma mai per idee

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  19. Non posso che condividere il pensiero der CAvajere e capisco le preoccupazioni,ma basta mettersi dalla parte dell'uomo della strada,di quello che non ha più niente ed ha perso tutto e vive costantemente sul filo del rasoio non credendo più nella possibilità di un futuro per lui e per i suoi figli,insomma quello sono io e non credo di essere il solo,non so da ora qual'è il problema del Paese ho conosciuto il Blog dopo che in rete cercavo altri che si opponessero all'€uro quindi sono anni che sono consapevole ed INCAZZATO e finora poco è cambiato,come posso aspettare che che il topo se ne esca di casa da solo,io arei disposto a mandargli contro uno,cento,mille gatti di qualsiasi colore essi siano (ma a questo punto MAI rossi) pur di tornare a vivere.
    Lo so che è sbagliato ma la pazienza ha un limite ed ha un limite anche la sopportazione umana.

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  20. Caro Prof. capisco il tuo impegno (oserei dire sentimentale) per la sinistra, hai spiegato loro per l'ennesima volta il "che fare". Purtroppo per tutti noi (cioè per la dialettica democratica) non definirei l'attuale compagine "sinistra critica" perché è evidente che, come il coraggio di cui pure difettano assai, chi non ha intelligenza politica non se la può dare.
    Perciò, come ci insegna il Poeta, "non ragioniam di lor, ma guarda e passa.".

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  21. Lui, di sinistra: "Dovresti essere meno superficiale nei tuoi giudizi!"

    Io: "Non ne vedo più il motivo. E' come nei film di zombie: come spari qualcosa prendi"

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  22. "E invece il problema credo ci sia: la mancanza di consapevolezza .... è il pericolo più grande che ci aspetta nella gestione del "dopo"."

    Diffondere consapevolezza non e' infatti lo scopo principale del blog?

    Anche perche' sara' solo una diffusa consapevolezza dei problemi che permettera' di gestire il "dopo" nel miglior interesse del lavoro: purtroppo, per quanto squalificati dalla loro entusiastica adesione al progetto EU/EZ, gli odierni tecnici, funzionari ed i vertici delle maggiori istituzioni economiche saranno piu' o meno gli stessi di domani (per formare un professionista ci vogliono molti anni e praticamente solo questo tipo di persone ormai 'passa il convento').

    L'arte del governo futuro consistera' proprio nell'ottenere il risultato politico chiesto dagli elettori, grazie alla loro consapevolezza, servendosi di quello che 'passa il convento'.

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  23. Grandioso post professor Bagnai. La seguo fin dall'inizio e non posso non esserle riconoscente per quello che ho imparato qui. Non capisco tutto quello che si discute (sa, sono di estrazione quasi- sottoproletaria, ho fatto le scuole medie e l'istituto tecnico serali), specialmente se si tratta di macroeconomia. Ma, con quel poco che ho assimilato faccio il culo a tutti quelli che mi stanno intorno. Mi guardano come fossi un marziano e in genere suscito un misto di stupore, invidia e rabbia. E io che sono passionale più di lei, alle loro obiezioni, il più delle volte, comincio a insultarli. Litigo con mia sorella, ex militante del PCI, e ora piddina dentro. Litigo con gli amici, quelli che fino all’altroieri votavano Rifondazione e adesso mi scassano la minchia col decrescismo, e che si comprano tutto quello che un decrescista non dovrebbe avere. Vivo da undici anni in Olanda e parlicchio olandese, una lingua ostica da imparare alla mia età. Volendo, me la cavo anche in inglese, francese e spagnolo. Pertanto, avendo anche molto tempo a disposizione (non sono in pensione, ma non lavoro. Vivo, felicemente devo dire, degli scampoli di welfare che la socialdemocrazia olandese - ancora per quanto? - offre), leggo molto di politica su internet, un po’ in tutte le lingue che mastico. Avendo anche un account Facebook, mi tocca sorbire i post patetici pro-Clinton degli “amici” di mezzo mondo. Proprio in questi giorni ho ricevuto un commento a un mio post sui guai giudiziari di Hillary da un’amica californiana che mi scrive, in italiano, letteralmente: “Dai, Daniele, qual è la fonte di questa informazione?” Gli risposto di dirmi quali sono secondo lei i criteri per definire se una fonte è affidabile o meno, su quello non mi ha risposto. Invece, dopo aver, presumibilmente, letto un articolo di Counterpunch sulla manipolazione e propraganda del main stream informativo che gli avevo proposto, mi scrive, questa volta in inglese: “Daniele, from what I can tell, this is a right wing, anti-semitic Web site and I bet Trump would love the articles written about Hillary.” No comment. Gli ho spedito un nuovo, lungo commento, perché la voglio mettere di fronte alla sua meschinità, fino alla fine del mondo, cioè fino a quando non potrà fare altro che cancellarmi dalla lista dei suoi amici, pena doversi vergonare come un ratto, anche perchè io ho volutamente mantenuto i nostri scambi nello spazio pubblico di Facebook. Poi ci sono pure gli “amici” olandesi. Loro sono tolleranti, progressisti, fanno infiniti lavori di volontariato caritatevoli per i “negretti”, ma non hanno mosso un dito, non hanno detto una parola del massacro dei greci. Perchè “die Grieken”, quei greci, sono pigri, corrotti, hanno votato quelli sbagliati e quindi si meritano l’inferno a cui gli abbiamo condannato. Adesso concludo, perchè ho mal di testa e voglio mangiare qualcosa. Solo un’ultima cosa. Ho letto poco fa la notizia sul blog del F.Q. e vorrei pertanto inviare un caloroso, affettuoso, grasso e grosso VAFFANCULO! a Gianni Cuperlo

    Grazie ancora professor Bagnai, lei col suo lavoro ha ottenuto molti più risultati di quello che può immaginare. Adesso non si ammazzi, rallenti, siamo entrati nella fase della guerra di trincea, sarà ancora lunga, ma la vinceremo.

    D.G.

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  24. Oggi ho incontrato un mio amico che ha raggiunto l'agognato traguardo della pensione,ha due figli poco più che ventenni che vivono con lui e sua moglie perché passano da un lavoro all'altro senza prospettive di continuità e possibilità quindi di mantenersi autonomamente.Parlavamo appunto della situazione politica ed economica attuale e ad un certo punto della discussione mi sono reso conto di avere di fronte un genuino in buona fede esemplare di piddino.Due indizi :
    "si perchè Renzi finalmente fa le riforme che nessuno ha mai voluto fare e quindi voterò sì al referendum perché è meglio fare le cose non bene che possono essere migliorate piuttosto che non fare niente"
    Secondo terribile indizio :"sì perchèè l'Europa che ci chiede le riforme!"
    A quel punto con orrore mi sono reso conto con chi avevo a che fare.....esperienza raggelante e triste,per la buona fede e la convinzione che questa cara persona simpegna a difendere e sostenere le sue (?)idee....

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    1. Spero che due paroline tu le abbia spese, bisogna essere più produttivi in questo campo.

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  25. "Il problema politico è evidente: se tu ti rifiuti di considerare come problematici dei temi che sono portati nel dibattito politico dal personaggio che hai eletto come nemico di riferimento per ricostruirti una identità, di fatto lasci che sia questo personaggio a definire (se pure in negativo) il tuo programma politico."

    In quattro righe, un capolavoro di sintesi ed incisività. Lo so che l'aveva già detto più e più volte, ma qui risulta di rara efficacia e concisione...

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  26. W l'ozio!
    Fanculo la produttività!
    (Scusami Prof, non ne posso più)

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  27. Chi dice di essere di sinistra, da circa un decennio tenta di convincere il suo elettorato che i mali che li coinvolgono dipendono dall'italiano, pigro, fannullone, mammone, bamboccione, imbroglione, disonesto...

    E con la complicità dei mass-media è probabilmente riuscito a convincere qualcuno, quell'elettorato piddino che esultava al golpe bianco del 2012, che ha amato Monti, che adora Renzi.

    Se sono riusciti a farsi votare da cosi tante persone, nonostante le evidenze, significa che ci sono cittadini pronti a credere che la colpa sia nostra, che ci meritiamo il job act perchè cosi diventeremo più produttivi, che per stare in questo mondo globalizzato bisogna rassegnarsi ad essere più poveri, che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità, che il nostro problema sono i politici corrotti (su questo sono d'accordo, ma l'unica corruzione che vedo io è quella delle lobbies, purtroppo ritenuta legale).

    Fino a che punto potrà quest elettorato credere alle favolette?
    Per me avrebbero dovuto svegliarsi almeno tre anni fa.

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  29. Buondì professore. Il suo pezzo è molto buono, mi spiace solo averlo letto oggi e non il giorno che è uscito. Se posso permettermi un'osservazione sola, anche lei rimuove un problema pretendendo che non sia un problema: il M5S. In tutto il pezzo non è mai citato, eppure è oggettivamente "un problema", se non IL problema. Perché la quasi totalità del "popolo" con cui cambiare le cose sta con loro. E questo è un problema che non possiamo esorcizzare dicendo "sicome sono ortotteri, non ci parlo". Certo, certo, so bene che lo ha fatto e so anche con quli risultati. Questo, però, non toglie che il problem ci sia e vada affrontato. Da politologo, per esempio, temo proprio che la presenza del M5S e la sua resilienza (ecco una delle poche occasioni in cui questo aggettivo torna utile) rendano impossibile immaginare alcunché senza fare i conti con loro. Quindi, per quanto sia un compito ingrato, bisognerà continuare a battere questo ferro finché non si scalderà. Se non ricordo male dalle lezioni di fisica al liceo, battendo un ferro a sufficienza, lo si scalda eccome...

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  30. Questo blog è come una cartina tornasole: chi proprio non riesce a fare a meno del proprio bisogno egoico di giudicare troverà qui ottime ragioni per continuare a farlo, chi vuole smettere l'attività compulsiva del giudizio trova invece una palestra eccezionale per allenarsi alla Libertà personale.

    L' insidacabilità dei numeri e delle conclusioni che ne derivano (esposte cosi bene da lei, professore) mettono a nudo chi siamo davvero, e forse è questo il regalo più bello che le sue fatiche ci portano ogni giorno.


    Un grande abbraccio,
    Olmo Costa







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